Ne approfitto per ringraziare Fabrizio per la sua disponibilità.
A tutti voi come sempre auguro buona lettura
Nick: Ciao Fabrizio, benvenuto su Nocturnia, è un piacere averti qui: ti andrebbe di presentarti ai lettori di Nocturnia?
Fabrizio Borgio: Un saluto a tutti i lettori di Nocturnia. Mi chiamo Fabrizio Borgio, sono nato prematuro ad Asti il 18 giugno 1968 e scrivo romanzi e racconti fin dall’adolescenza, come, immagino anche tanti altri. Solo con il proseguire della vita e delle esperienze, mi sono reso conto che lo scrivere non era soltanto più un espediente per risolvere l’adolescenza. Come sovente scrivo sui miei profili in rete, Lavoro per mangiare e scrivo per vivere, il che, credo sia una situazione ben nota alla maggior parte delle persone che si dilettano in questa magnifica ossessione. Ho fatto un po’ di tutto, nella mia vita, dal soldato allo sguattero, dal tecnico all’impiegato, dal giardiniere al cantiniere e sempre, lo scribacchino.
Nick: Mi sembra di aver letto da qualche parte una tua dichiarazione sul fatto
che la lettura prima e la scrittura poi ti abbiano salvato la vita (o comunque resa molto migliore la stessa). Ricordo male?
Fabrizio Borgio: Salvato la vita forse è un termine eccessivamente drammatico. Come ho detto sopra, mi hanno fatto passare l’adolescenza indenne attraverso un mondo che negli anni ’80 sembrava istradato verso un positivismo tanto idiota quanto contagioso. La verità è che da classico ragazzino chiuso, timido e taciturno, senza amici e senza una vita sociale degna di tal nome, l’evasione che leggere prima e scrivere poi rappresentava, era ai miei occhi un’ancora di salvezza. Sono fermamente convinto che se non fossi diventato forte lettore e scribacchino, ora, sarei una persona molto diversa e senz’altro peggiore.
Nick: Quali sono state le tue maggiori influenze letterarie, gli autori che ti hanno formato come lettore prima che come lettore? Naturalmente puoi inserire anche film, telefilm e quant'altro ti venga in mente.
Fabrizio Borgio: Inevitabile, per chi come me aveva 12 anni nel 1980, non esser stato influenzato da cinema e televisione. Questi due media ritengo che abbiano trasformato profondamente e drasticamente la narrativa successiva. Parliamo di anni dove i primi computer facevano capolino nelle nostre vite, nei bar ci si accalcava davanti ai video giochi e al cinema uscivano film come Alien, Blade Runner di Scott e La Cosa di Carpenter. Erano anni d’oro per il cinema di genere e anche le televisioni erano generose in tal senso. Ricordo per esempio Phantasm di Don Coscarelli e La Città Verrà Distrutta all’Alba di Romero trasmessi all’ora di pranzo, il sabato, su un’emittente regionale! Al di la delle letture d’infanzia, ricordo il primo romanzo “vero” che avevo letto, Cristalli Sognanti, di Sturgeon, nell’edizione Cosmo Oro della Nord. Un romanzo di certo non banale, non convenzionale ma era stato un colpo. Una storia di fantascienza soffusa, molto letterario, come romanzo e proprio con la fantascienza, avevo iniziato il mio viaggio. Ero vorace e onnivoro, avevo l’abbonamento con la Nord ma setacciavo le bancarelle, le edicole, mi riempivo di Urania... Ricordo con passione particolare le Space Operas di Poul Anderson e, inevitabile, Herbert con il ciclo di Dune, una lettura invero impegnativa per un tredicenne ma la carica di fascino era talmente forte da non avermi scoraggiato. Dovessi comunque tratteggiare un Gotha ideale, metterei senz’altro Lovecraft, perché era stato un autore unico e cerniera tra fantascienza e horror (infatti, l’avevo scoperto grazie a un’antologia di Urania) Leiber, perché era un grande autore, prima ancora che autore di fantascienza, Joyce, perché è stato il primo autore fondamentale del XX secolo che ho imparato a conoscere e apprezzare a scuola e da lui ho spaziato da Svevo a Mann, da Camus a Tolstoj. Ovviamente Stephen King, chi non si è imbattuto in King, leggendo narrativa di genere? Barker, che per alcuni versi preferivo al Re per un approccio più intellettuale ed europeo e poi, da piemontese, non potevo evitare Pavese e Fenoglio, due padri della nostra letteratura, nati e cresciuti a pochi km da dove sono io. Mi hanno aiutato ad accostarmi alle mie radici in maniera alta.Tra gli autori contemporanei, non posso non ricordare Peter Høeg e David Grosman. Mi dispiace solo per la valanga di altri nomi che non ho citato.
Nick: Nei tuoi romanzi inserisci spesso il folklore della tua terra, il Piemonte (in particolare l' Astigiano) e in questo penso sopratutto ai due romanzi "Masche" e "La Morte Mormora". Quanto influenza ha nel bene o nel male il rapporto con la tua terra nella tua narrativa?
Fabrizio Borgio: Il rapporto con la mia terra è come spesso accade, contraddistinto da una forma di amore/odio. Il Piemonte è una regione splendida, con una varietà territoriale più eterogenea di quel che ci si può aspettare ma i piemontesi sono un popolo difficile, o forse, lo erano. Stendhal durante i suoi viaggi lungo lo stivale aveva scritto che non aveva conosciuto popolo europeo più cattivo dei piemontesi. Il fatto è che stiamo parlando di un popolo che dai primordi del popolamento della regione fino al 1800 circa, ha subito continuamente invasioni, incursioni e guerre. A questo aggiungiamoci un territorio fondamentalmente difficile, dove realtà aggrappate esclusivamente all’agricoltura, dovevano lavorare su terreni duri e difficili, un clima non propriamente mite e infine il governo dei Savoia, monarchi duri e inflessibili. Tutto questo concorre oltre a peculiarità caratteriali complesse come la chiusura, la diffidenza, la parsimonia e l’inflessibilità, a forgiare uomini duri e caparbi. Un proverbio dice “piemontese falso e cortese” illustra forse in maniera un po’ eccessiva un modo di fare sì diplomatico ma determinato nei propri fini. A questo aggiungiamoci lo spirito terribile della provincia. Spesso mi si accusa di voler dipingere la mia gente con eccessiva severità ma io la vedo come la critica che si fa a qualcuno cui si vuole comunque molto bene.
Nick: Possiamo anche dire che nella tua narrativa cerchi di fare tua la lezione di Pavese e Fenoglio, sul "cercare l'Universale nel particolare"?
Fabrizio Borgio: Assolutamente sì
Nick: A livello più generale ritieni che l'utilizzo del folklore regionalistico possa rapresentare l' arma giusta per una via italiana al fantastico ?
Fabrizio Borgio: Non saprei dire se sia l’Arma giusta ma senz’altro è Una delle armi che abbiamo a disposizione. Tutte le figure classiche dell’horror, dal vampiro al lupo mannaro, dalle streghe agli zombies, sono, alla radice, figure originate da un qualche tipo di folklore. Io ad esempio ho voluto fare altrettanto, costruendomi un pantheon personale che affondasse le radici nel folklore piemontese. Il mio conterraneo Danilo Arona ha fatto qualcosa di simile, ben prima del sottoscritto, utilizzando anche suggestioni territoriali più sottili ma non meno inquietanti. Sicuramente, la varietà e diversità che l’Italia possiede, tra regione e regione è un potenziale da non sottovalutare.
Nick: La tua carriera letteraria comincia con un racconto dal titolo "Arcane le Colline", da cui poi si originerà il tuo romanzo " Masche". Hai voglia di ripercorrere con la memoria a quel periodo e di raccontare i tuoi primi passi?
Fabrizio Borgio: Ho cominciato a nutrire qualche ambizione in più grazie a un paio di concorsi letterari andati a buon fine e che hanno visto una limitata pubblicazione di due miei lavori, Arcane le Colline nel 2006 e La Voce di Pietra nel 2007. Il salto di qualità è avvenuto nel 2011, dopo che mi sono sposato e ho preso casa sulla cima di una collina, dalle mie parti, in Piemonte, quando per tutta una serie di articolate circostante, grazie a un signore, Riccardo Sedini, presidente di un’associazione culturale chiamata GIALLOMANIA, il mio primo romanzo, Arcane le Colline, arriva alla Fratelli Frilli Editrice. La storia piace ma a seguito di una lunga telefonata, sono stato convinto a modificare il libro al punto da renderlo “altro” rispetto alla prima pubblicazione. Esce così in edizione riveduta e corretta, sempre nel 2011 col titolo Masche. Nel 2012, pubblicano il secondo romanzo, La morte mormora e ora andiamo avanti.
Nick: Nei tuoi romanzi compare spesso il personaggio di Stefano Drago, una sorta di investigatore del paranormale: quanto hai preso da personaggi di investigatori del paranormale preesistenti come Carnacki e quanto invece hai riversato di te stesso nel personaggio?
Fabrizio Borgio: Chi mi conosce sa che in Stefano Drago, c’è parte di me. Mi preoccupo sempre di specificare però che non è un alter ego. Fortunatamente, Stefano Drago ha preso vita autonoma. Certo, nel crearlo, ho preso alcuni miei aspetti caratteriali e li ho utilizzati per dare uno spessore psicologico più credibile ma in lui sono ravvisabili caratteristiche vicine anche ad altri personaggi. Citi giustamente Carnacki e io potrei rilanciare con Harry Dickson, August Dupin, Jules De Grandin... Sentivo molto vicino l’agente Cooper di Twin Peaks e infatti, soprattutto ne La Morte Mormora, le atmosfere lynchiane, a mio avviso sono ampiamente citate. Mi sono preoccupato di accentuarne una certa, austera e fuori dal tempo piemontesità, che è sicuramente una vera e propria cifra stilistica che contraddistingue il tratteggio dell’agente speciale del DIP
Nick: Sono incuriosito dal "Libro del Comando", ti andrebbe di parlarcene?
Fabrizio Borgio: "Il Libro del Comando", nel folklore piemontese sarebbe il testo magico sul quale sono trascritte le formule magiche che usano le Masche. Fin qui niente di nuovo, un classico grimorio che porta lo stesso nome di un analogo testo messo all’indice dalle autorità vaticane nel XVI secolo e attribuito ad Agrippa Cornelio di Netteshein, un alchimista. Esiste un’aneddotica piuttosto vasta e interessante, sul Libro del Comando piemontese, tanto da avere un suo filone di storie. Oltre che di uso alle Masche, spesso era utilizzato da parroci e religiosi corrotti o nobili sapienti. Mi pare evidente l’aura di mistero che qualsiasi conoscenza assumeva agli occhi di una popolazione rurale a bassissima scolarizzazione. Permetterebbe la realizzazione di malefici, dispetti, malattie e trasformazioni.
Nick: Dal momento che in quello che scrivi spesso ibridi elementi noir ad elementi gotici, se non propriamente horror, ti chiedo secondo te quel' è lo stato di salute sia del gotico che del noir italiano?
Fabrizio Borgio: Credo che il problema principale consista in una saturazione di pubblicazioni che portano questa etichetta. Io stesso, per quanto mi premuro sempre di specificare che i miei sono fondamentalmente degli horror che sfruttano il meccanismo d’indagine del giallo, sono venduto come giallo/noir. La verità è che il termine noir è abusato e inflazionato. Qualunque libro che contenga un omicidio e un elemento d’indagine è automaticamente etichettato come “giallo/noir” senza tener minimamente conto delle differenze sostanziali che esistono tra i due generi. Come sempre, in questi casi, il pericolo, sovente confermato, è che a scapito di un’alta quantità si vada incontro a una bassa qualità. Altro problema, in conseguenza di quanto detto sopra è che moltissimi editori non hanno nessuna voglia di rischiare e così ci si ritrova tra i piedi miriadi di prodotti strutturalmente simili e con pochissima originalità.
Nick: Dovendo dare dei consigli ad un giovane intenzionato a cominciare la carriera di scrittore, tu che consigli gli daresti?
Fabrizio Borgio: E’ una richiesta che mi mette sempre un po’ in imbarazzo perché mi sento ancora un esordiente io stesso. Quel poco che mi sento di dire è: leggere leggere leggere e ancora leggere. E’ la scuola migliore. Scrivere, correggere, correggere e correggere: l’errore è dietro l’angolo. Sempre. Alla larga dalle editrici a pagamento. A loro interessa soltanto vendere le copie all’autore e raramente distribuiscono. Ricordarsi che nessuno nasce come Francis Scott Fitzgerald e che raramente si scrivono capolavori, la prima volta. Quindi lettura, lavoro, umiltà (anche se chi scrive non lo è mai) e poi armarsi di pazienza e proporre a tutte le editrici che vengono in mente. Prima o poi, qualcuno può prenderti in considerazione se susciti l’interesse e l’interesse lo fanno la storia, lo stile e la cifra chi si da alle parole che scriviamo. Ecco.
Nick: Tra gli scrittori tuoi colleghi quali segui con maggiore attenzione ed interesse?
Fabrizio Borgio: Sono sempre un onnivoro e leggo volentieri le opere dei “colleghi”. Una menzione speciale la dedicherei a Claudio Vergnani, un autore schietto, dalla prosa fluente e dai concetti mai banali e scontati. Seguo anche con grande interesse un cartello di autori che hanno scelto l’autopubblicazione in formato elettronico, lottando per continuare a fare narrativa fantastica. In particolare, devo citare Alessandro Girola , Davide Mana e Marco Siena. Tra i tradizionali, devo ricordare anche Samuel Giorgi. Il suo romanzo d’esordio, Il Mangia Teste è un interessante esempio di moderno thriller nostrano e poi la nostra signora del genere, Simonetta Santamaria.
Nick: Progetti futuri: a cosa stai lavorando adesso e sopratutto, rivedremo presto Stefano Drago?
Fabrizio Borgio: Il nuovo romanzo dovrebbe uscire, sempre per Frilli Editori, verso aprile 2014 e sì, sarà un nuovo caso dell’agente Drago. Attualmente invece sto abbozzando un noir senza componenti paranormali e dovrebbe essere l’esordio di un nuovo personaggio, slegato dall’universo di Drago e del DIP. Sto anche meditando un romanzo a sfondo erotico ma con elementi soprannaturali.
Nick: Bene Fabrizio, è tutto, per ringraziarti della tua gentilezza: ti chiedo se c'è una domanda a cui ti sarebbe piaciuto rispondere e che io invece non ti ho rivolto?
Fabrizio Borgio: Innanzitutto sono io che ti ringrazio per l’interesse e l’attenzione. Francamente, l’intervista mi è parsa così completa e competente che non mi viene in mente altro, complimenti.
Per maggiori informazioni il sito personale dell'autore è QUI.
15 commenti:
Al di là dell'apprezzamento per essere stato citato, unisco intervistato e intervistatore nel piacere di leggere un'intervista piacevole, informata, ponderata e ben strutturata. Cosa rara, a mio parere. Andrebbe incorniciata e tenuta per i posteri, perchè molti nomi (non il mio) citati stanno scomparendo dalla memoria collettiva. Grazie di nuovo, e ottimo lavoro.
poi, per chiudere, ribadisco quanto già detto: a mio parere Fabrizio è "scrittore d'altri tempi", quando scrivere significava ancora "cercare" e "inventare".
Ottima intervista di un autore che merita davvero. Lo stile e le storie di Fabrizio hanno una marcia in più nel genere noir tinto di paranormale.
Grazie per la menzione e riconfermo la stima che ho per Fabrizio.
@ claudio
È sempre un piacere averti da queste parti, quando posto un intervista nuova mi auguro sempre di riuscire a creare un angolo d' incontro tra scrittori , lettori ed appassionati. È bello vedere che in questo caso grazie sopratutto a Fabrizio ci sono riuscito.
Complimenti di nuovo a te per le tue opere.
@ Marco Bango Siena
Benvenuto su Nocturnia, è un piacere averti qui.
Forse parlo di corde a casa dell'impiccato ma non posso esimermi dal lodare l'attività di Nick, la passione e la competenza con la quale gestisce il blog e l'onestà d'intenti, a fronte di miriadi di blog che trattano variamente di letteratura di genere e non. Sempre una splendida occasione, per chiacchierare di cose che tutti noi appassionati amiamo.
@ Fabrizio Borgio
Ecco, a questo punto sono rosso come un peperone e non so più cosa dire...a parte ringraziare ancora una volta Fabrizio per la sua gentilezza. :)
Come dico sempre, il merito delle interviste per quanto mi riguarda va sempre dato agli intervistati. ;)
Ti sono molto grato Fabrizio.
Ottima, ottima intervista.
Nick quale libro mi consigli di leggere per primo? Qual è il tuo preferito?
Concordo pienamente sulla cultura degli anni 80. Molti di noi credo siano stati salvati da letture e film di un certo tipo, definite allora con disprezzo "per nerd" in maniera semplicistica e fuorviante.
E il popolo piemontese, per me che sono barese trapiantata qui da pochi anni, è difficile a volte, lo posso confermare.
Il folklore italiano è sempre fonte di meraviglia per me. Non serve andare a pescare per forza nelle storie estere (che io adoro), qui abbiamo un patrimonio del fantastico, dell'horror pingue ed inquietante quanto basta.
Grazie Nick per il tuo lavoro, insisto perché tu raccolga le tue interviste in un libro.
@ Lady Simmons
Io ti consiglierei di cominciare da Masche, che in un certo senso dà il via a tutto.
Ah gli anni 80s! Quanto hanno contribuito alla cultura pop mondiale!
Riguardo al popolo piemontese io finora ne posos parlare solo bene. ;)
Grazie per i complimenti.
@Nick grazie per l'accoglienza ;-)
splendido ritorno, una intervista bellissima e lo scrittore non è da meno.
Sono felice che tu sia tornato, e non sono sola....
Un salutone affettuoso
Angie
Angie
Un affettuoso saluto anche a te amica mia.
Bella intervista, davvero! L'autore non lo conosco, ma l'ho già incrociato come commentatore e blogger.
@ Salomon
Si Fabrizio è molto attivo come commentatore e come blogger ed è abbastanza conosciuto anche sotto queste due forme.
SCopro per caso solo oggi questo post, Nick.... capperi!!!! Piemontese lo sono, astigiana pure e ho letto i libri di Fabrizio.
Così, per caso! Non ne avevo mai sentito parlare. L'ho trovato, leggiucchiato e portato a casa.
Ci ho ritrovato tante delle "listorii" (storie) che mi raccontava mia nonna.
Ci ho trovato quella piemontesità paesana che purtroppo ormai sta scomparendo o quasi.
Ci ho trovato la mia terra e la mia gente.
Bellissima sensazione!
Grazie a te e a Fabrizio
ps mi manca solo l'ultimo libro come lettura.
Certo che Stefano Drago è unico!
Ciao
@ Patricia Moll
Grazie davvero.
Commenti come il tuo sono il vero motivo per cui continuo a bloggare!
Grazie anche a nome di Fabrizio a cui ho mandato il tuo commento.
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