Non parlare del passato.
Non parlare della tua vita precedente.
Rispondi sempre al telefono se squilla.
Lavora sodo, sii felice.
Goditi la vita a Wayward Pines"
Tutto comincia con un incidente di macchina, un uomo Ethan Burke, di professione agente federale sopravvive a stento ad un grave scontro mentre è alla ricerca di due suoi colleghi recentemente scomparsi, tra cui la sua ex amante. Ethan si risveglia nell'ospedale di una piccola cittadina nel centro dell' Idaho. Ad unaprima impressione Wayward Pines sembra un luogo come tanti altri ma ad uno sguardo più approfondito molti tra i maggiorenti della città, a cominciare dallo sceriffo Pope, dal medico cittadino Dottor Jenkins e dal' infermiera Pilcher, nascondono altre intenzioni. Diversi tra i residenti si comportano come se fossero prigionieri ed onnipresenti telecamere spiano in continuazione ogni momento della giornata.
Wayward Pines è una prigione animata da proprie regole e la fuga è punita con la morte, ben presto anche Ethan e la sua famiglia, che nel frattempo lo ha raggiunto, entrano a far parte dell'ingranaggio.
Chi detiene le chiavi della verità: chi ha in mano la verità? Coloro che vogliono scappare? O quelli come il misterioso David Pilcher che vorrebbero tenere tutti dentro?
Fuori Wayward Pines c'è un mondo più grande, ma è ancora il nostro mondo?
Esistono numerosi punti di vista da cui partire per raccontare una buona Storia, tanti esattamente quante sono le persone coinvolte nella Storia medesima. E' un ragionamento, anzi un concetto narrativo che può considerarsi valido per qualsiasi tipo di racconto corale, però per una serie televisiva vale anche in maniera più immediata, più agilmente assimilabile.
Nel bene come nel male, per gli aspetti positivi così come per gli aspetti negativi.
Wayward Pines quantomeno nella sua prima stagione ha rappresentato una sorta di summa tematica e teoretica di tutte le attuali tendenze narrative contemporanee, uno strano ibrido testuale che, nel corso delle dieci puntate della sua prima stagione ha rappresentato una interessante cavalcata tra i generi narrativi. Lo show, infatti comincia come il più paranoico e complottista dei thriller, regalandoci le atmosfere cupe ed uggiose di una realtà piena di segreti, presentandoci anzi un microcosmo costituito da un minuscolo ed autosufficiente paesino sperduto tra le cime delle Montagne Rocciose in cui quasi nessuno sembra esservi giunto di propria volontà e dove sembra impossibile fuggire. Il climax, forse non innovativo, sicuramente tradizionale e già visto visto centinaia di volte risulta comunque decisamente di effetto. Certo, il tutto sembra preso di petto da serie di culto come; Lost; Twin Peaks o The Prisoner o, in alcuni momenti con echi debitori film come il The Village di M. Night Shyamalan.
Dopo i primi episodi di assestamento, però ecco spuntare prepotenti riferimenti horror. Anche questi visti decine di volte,ma utilizzati decisamente bene. Le atmosfere si trasformano, così come le psicologie dei personaggi.Particolari che all'inizio avevamo giudicato in un determinato modo vengono ripresentati in maniera diametralmente opposta. Chi sembrava stare dalla parte dei cosidetti "Buoni" adesso appare sotto tutta un'altra luce, lo stesso vale per quei personaggi che erano stati frettolosamente assegnati nello schieramento dei villains. Insomma, tutte le assegnazioni effettuate all'interno dello scacchiera della trama vengono ulteriormente ridefinite. Sennonché quando tutto sembra apparire finalmente chiaro,una terza ed ultima scomposizione stravolge ancora una volta quello che ormai avevamo dato per definito e scontato con l'aggiunta degli ultimi particolari e Wayward Pines si dimostra come una serie dal'ispirazione fantascientifica, in cui prepotenti risuonano echi apocalittici e survivalisti
Perché niente all'interno di Wayward Pines viene lasciato al caso, ogni più piccolo dettaglio, ogni singolo particolare si dimostra rivelatore dell'immenso gioco a cui i personaggi vengono sottoposti, tutto è chiaro sin dal primo istante a cominciare dall'evocativa sigla che mostra i vari protagonisti e gli ambienti della cittadina nelle vesti di soldatini disposti sopra una tavola da modellismo.
Solo che siamo talmente presi dalle atmosfere e dai riferimenti a decine di produzioni già fatte, già avvenute, già viste da lasciarci traviare e da non accorgerci dove conduce il gioco.
Solo che non era una cosa così scontata.
Non era così scontato che così tante ispirazioni, così tanti "padri nobili" potessero produrre un "buon figlio".
Tutto in Wayward Pines sembra già visto (perché lo è, intendiamoci), tutto sembra già avvenuto in decine di altri film e serie perché non c'è niente di veramente originale ed innovativo. Perfino la maniera in cui tutti gli elementi e le trame di cui finora abbiamo parlato vengono mescolati è decisamente sa di già "visto"
Però, come dicevo, funziona.
Uno degli attuali logo della FOX |
Perfino i paragoni che ho ricordato anche i, i nomi che ho citato risultano decisamente voluti, a cominciare da quello relativo a Twin Peaks. E' stata infatti la stessa FOX, la rete americana a presentare al mondo Wayward Pines come l'erede della famosa serie realizzata dalla rivale ABC negli anni '90 s
Singolare cammino quello della FOX, chiunque bazzichi almeno superficialmente le cronache americane lo conosce: politicamente si tratta del network più provocatoriamente fazioso e spostato su posizioni repubblicane e conservatrici d' America, una rete dove lavorano fior di anchomen pronti a giurare sopra una montagna di Bibbie ereditate dal proprio bisnonno sassone che George W. Bush ha fatto bene ad invadere l' Iraq e che le armi di distruzione di massa di Saddam esistevano veramente ma che a livello televisivo è riuscita comunque a produrre un fenomeno di culto quale X-Files, anche quello a suo tempo proposto- almeno all'inizio ed in maniera del tutto involontaria- quale erede di quel successo che fu il Twin Peaks di David Lynch e che da allora ha sempre cercato di ritrovare con scarsi risultati quel successo globale di pubblico e di critica per le sue serie di argomento fantastico ( con la parziale eccezione del Fringe di J. J. Abrams).
In quanto poi all' ex fenomeno Shyamalan, non solo il suo nome figura tra i produttori, ma il regista si prende lo sfizio di dirigere anche il primo episodio, fornendo così le coordinate che lo show sarà obbligato a seguire per tutte e dieci le puntate della prima stagione. Il cineasta di origine indiana dopotutto anche nei suoi giorni peggiori è sempre stato un maestro del sottintendere, del sussurrare invece che del mostrare apertamente e per questo durante la sua gestione si dimostra abilissimo nel depistare, nel farci credere davvero di ritrovarci davanti in tutto e per tutto ad un altro The Village.
Il coinvolgimento di Shyamalan d'altra parte è stato fortemente voluto dal vero creatore della serie, il bravo Chad Hodge, da sempre appassionato di fantascienza e in passato responsabile di produzioni quali Veritas: the Quest e Runaway e che per l'occasione ha adatto l'omonima trilogia letteraria composta dall' autore americano Blake Crouch, (i cui libri però non ho letto e quindi non sono in grado di dire quale sia il grado di fedeltà seguito dalla serie televisiva rispetto ai romanzi )
Ma Wayward Pines si trasforma ben presto in molto altro.
In una sorta di apologo sull'eterno scontro tra "verità" e "libertà", sul come anche quella che vorrebbe partire come la più illuminata delle democrazie possa trasformarsi nella peggiore delle dittature, sui sogni che degradano lentamente fino a trasformasi in incubi
O su come i veri mostri siano le creature che premono oltre la barricata che protegge i confini della città o siano anche gli Umani rinchiusi al suo interno.
Wayward Pines E quando si credeva di aver capito tutto.... |
Questo è rappresentato in particolare dalle figure di alcuni personaggi: da David Pilcher, l'uomo che mette in piedi l'intero progetto di Wayward Pines ed interpretato in maniera sorniona, addirittura quasi soave dal britannico Toby Jones, caratterizzato fino all'ultimo istante in maniera tale da non riuscire a comprendere si si tratti di un brillante idealista animato da buone intenzioni o di un pazzo maniaco del controllo.
O di entrambe le cose.
Da sua sorella Pam (interpretata dalla brava Melissa Leo) che invece compie praticamente il cammino opposto, fino ai diversi ruoli minori ( e solo apparentemente secondari) , dall'ex agente ed ora prigioniera della città Kate Hewson ( la splendida veterana di tante serie Sf Carla Gugino)
Il tutto arricchito da un cast decisamente di ottimo livello,con la ciliegina sulla torta fornita dalla presenza nei primi episodi dell'attrice e cantante Juliette Lewis ( ve la ricordate nel primo Dal Tramonto all'Alba?) e da Terrence Howard nei panni dello sceriffo Pope.
Wayward Pines E quando si credeva di aver capito tutto....( e due!) |
Quella che invece lascia perplessa è la performance decisamente monocorde e poco comunicativa dell'attore chiamato a vestire le gesta del protagonista Ethan Burke.
C'è stato un periodo lontano, più o meno a cavallo tra la fine degli anni '70s e l'inizio degli '80S in cui Matt Dillon incarnava la figura dell'adolescente di buon cuore ma insofferente alle regole, del rebel without a cause ben prima che altri come Rob Lowe o Tom Cruise facessero propri il ruolo, ma a differenza di questi ultimi, con il passare del tempo, con il raggiungimento dell'età adulta Dillon non è riuscito a rinnovarsi e a trovare una sua strada alternativa.
Ed anche in Wayward Pines la sua recitazione legnosa conferma tutti i suoi limiti.
Limiti che, riscontriamo in misura se possibile più accentuata, anche nel giovane attore Charlie Tahan, che nella serie interpreta Ben il figlio di Burke
Sono loro due i veri punti dolenti all'interno di un riuscito cast.
Santo o Folle? Genio visionario o criminale senza coscienza? Decidetelo voi. |
Puntata dopo puntata Wayward Pines senza aggiungere niente di nuovo riesce a raccontare la sua storia in maniera coerente, chiude dignitosamente e con pochi buchi, tutte le sotto-trame cominciate (lasciando anche aperte le porte per possibili sviluppi futuri)
Niente di innovativo ma raccontato bene, per l'appunto.
Nelle intenzioni originali dei suoi produttori Wayward Pines sarebbe dovuta durare una sola ed auto conclusiva stagione con un finale ben definito, visto il buon successo di pubblico ( le reazioni della critica sono stata invece abbastanza discontinue con alcuni recensori che parlavano senza mezzi termini di capolavoro ed altri che hanno stroncato senza appello lo show criticandone il riciclo continuo dei soliti temi) la Fox ha invece deciso di prorogare la serie per almeno una seconda stagione con un cast parzialmente rinnovato. Ciò ha prodotto tutta una serie di dissidi con il reparto creativo culminati con le dimissioni di Hodge e la sua sostituzione.
The Future's so Bright! |
Nel panorama statunitense ci sono cose che cambiano ed altre che rimangono sempre uguali.
Una di queste è il poco rispetto che i vertici della Fox - da sempre - nutrono per gli ideatori ed i produttori di serie televisive.
22 commenti:
Dico senza vergogna che è una serie che seguo. Con tutti i limiti che hai descritto è uno scacciapensieri molto gradevole. Sei stato molto duro in certi passaggi, sopratutto nei riguardi di Dillon, però, in effetti ...
Non guardo quasi più la tivù ma quello che hai scritto mi ha riportato alla mente un vecchissimo telefilm di secoli orsono. Non ricordo il titolo adesso.
Forse era inglese.c'era un protagonista solo senza famiglia e si era ritrovato in una città simile
Se mi torna in mente la serie te lo scrivo
@ massimiliano riccardi
So di aver scritto una rece molto dura, magari ho posto l'enfasi più sui limiti che sulle cose positive. La serie è piaciuta molto anche a me, se non altro per il modo in cui in "Wayward Pines" si utilizzano bene tutta una serie di cliché tipici dell' horror e della fantascienza. Però è vero, ammetto che la recitazione di Matt Dillon non mi ha convinto, l'ho trovata troppo monocorde. Invece rimango sempre piacevolmente sorpreso dall'alta qualità della recitazione degli attori inglesi, come Toby Jones.
@ Patricia Moll
Molto probabilmente ti stai riferendo a The Prisoner, una serie degli anni '60 con protagonista Patrick McGoohan. Ne ho parlato molto spesso anche io in passato.
Vero Nick, Toby Jones è stato una piacevole sorpresa. Dillon... eeeh Dillon o si riprende un po' come è sembrato con Crash, oppure mi sa tanto che abbia più poco da dire. Peccato perché è uno di quegli attori "generazionali" di cui conservo un bel ricordo. Ti ricordi? Eravamo pivellini quando ai tempi dei ragazzi della 56 ma strada son partiti tutti verso il successo.
Non mi ha mai ispirato e probabilmente non la vedrò. Però... anche questa abitudine di prolungare una serie in base agli ascolti... io capisco cosa muove tutto, però in certi casi sarebbe meglio non azzardare e concludere a tempo debito (qui il finale è stato già deciso, voglio dire).
Mi piacciono le serie tv, ne vedo e anche quelle più gradite vorrei durassero non più di 2-3 stagioni. Anche una soltanto XD
Poco rispetto vero gli autori, ma anche verso gli spettatori!!!
Non l'ho visto, anzi l'ho quasi "evitato" (anche stupidamente) proprio per la presenza di Mr. Shyamalan, con il quale non ho un buon rapporto. Però ora sono curioso, il luoghi comuni e i cliché sono sempre più difficile da evitare, ma sono d'accordo con te, se la storia "prende" è possibile passare sopra a certe cose, più o meno. Eh, il vecchio Matt sembra un po' un tonno anche lui ultimamente, come molti colleghi della sua generazione pare avere (o almeno pare a me) quell'espressione da "non me ne frega un cazzo, basta che mi fate lavorare e soprattutto mi pagate", come se avesse perso il "fuoco sacro". Ottima recensione.
Un grande saluto!!!
Carine le prime puntate, poi arriva la "cazzata col botto" tipica Shyamalana con spiegone annesso e crolla tutto come un castello di carte. Ma la seconda stagione è anche peggio XD
Non l'ho vista (d'altronde non sono uno che segue tante serie tv, lo ammetto) però se mi dici che c'è dietro Shymalan non credo che la vedrei... Intendiamoci, "Il sesto senso" e "Unbreakable" sono ottimi film per la tensione che creano, ma dopo questi due film mi ha progressivamente deluso, è un ottimo creatore di scene, sa usare stupendamente la macchina da presa e sceglie sempre la fotografia giusta e l'inquadratura più riuscita, però la sceneggiatura ormai è diventata il suo punto debole...
Vista per sfida con un amico: io critico Shamalayan (o come si chiama) e lui lo stima. Alla celebre quinta puntata ho gridato al capolavoro, perché davvero è un colpaccio di scena di quelli da far tremare il mondo, ma paradossalmente lo considero un punto a mio vantaggio. Smahalayan fa film unicamente per i colpi di scena, tolti i quali resta pochissimo. Infatto già dalla sesta puntata mi sono annoiato.
Per me la stagione aveva un buon finale conclusivo, invece la seconda non fa che riciclare cose già dette così ho mollato subito.
Tecnicamente è un ottimo prodotto, ma tolto il colpo di scena secondo me rimane pochissimo...
Sul tema "personaggi che si risvegliano in una città e non possono lasciarla" preferisco di gran lunga "Persons Unknown" (2010), meno blasonata ma molto appassionante.
Non la seguo anche perché guardo poco la tv.
Saluti a presto.
@ massimiliano riccardi
Grande film che fu quello! "I Ragazzi della 56 Strada"! :)
C'erano proprio tutti! Tanti giovanissimi attori di grande talento che sembravano destinati ad avere una grandissima carriera! Alcuni come Swayze e Tom Cruise poi l'hanno effettivamente avuta, altri come Ralph Macchio poi si sono un po persi per strada! In quanto a Dillon, credimi quelle cose sulla sua recitazione le ho scritte con dispiacere perché è un attore davvero "generazionale", che cioè assieme ai suoi film appartiene alla "nostra" di generazione. Ma davvero come recitazione non è stata "convinta", sembrava stare da un'altra parte in certi momenti. :(
@ Glò
I Network spesso sbagliano con le serie, alle volte hanno talmente poca pazienza giungendo ad interrompere subito la produzione al primo abbassarsi degli ascolti ( un esempio " Firefly" che avrebbe meritato più fiducia) oppure vanno avanti per anni oltre quella che dovrebbe essere la loro naturale conclusioni ( un esempio semplice: "Supernatural" che si sarebbe dovuta interrompere alla 5 Stagione, nelle intenzioni del suo autore ma che la rete ha poi prolungato con tutta quella menata della guerra degli Angeli), Comunque, per fortuna che di tanto in tanto ci sono serie che riescono a raggiungere un finale ben definito.
Poche rispetto alla gran massa, ma per fortuna ci sono.
@ Belushi
La serie, quantomeno nella sua prima stagione una visione la merita, perlomeno per il fatto che rispetto a tante altre serie da 10-13 episodi, le cosiddette serie da "mid-seasons" riesce a chiudere tutte le sotto trame aperte nel corso degli episodi. Poi, certamente non dice niente di nuovo, però perlomeno lo fa bene.
In quanto a Dillon, sono anni che non indovina un ruolo, purtroppo per lui.
@ Babol
Sto vedendo adesso la seconda stagione e oltre al cambio di protagonista quello che mi lascia perplesso è il fatto che stanno utilizzando le prime puntate come scusa per togliere di mezzo quasi tutti i protagonisti della prima stagione che erano sopravvissuti alla mattanza finale dell'ultimo episodio.
@ Ariano Geta
Concordo in pieno! Shyamalan è un grandissimo conoscitore del mezzo tecnico, però le sceneggiature -tolti i suoi classici colpi di scena -sono davvero pochi, purtroppo molti dei suoi ultimi film ( io ho parlato molto de molto "E Venne il Giorno") sono davvero deludenti. Comunque la mano di Shyamalan si vede moltissimo principalmente nei primi episodi, poi anche lui sembra disinteressarsi dallo show e si cominciano a vedere molte altre influenze.
@ Lucius Etruscus
"Persons Unknown" è davvero una gran bella serie, forse un poco troppo sottovalutata ma bella.
Concordo anche sui colpi di scena forse un poco troppo forzati che Shyamalan pratica all'interno delle sue produzioni, quelli sono al tempo stesso la sua grande forza che la sua maggiore debolezza.
@ Cavaliere oscuro del web
Saluti anche a te. ;)
Ho visto e apprezzato la prima stagione, mentre sono fortemente in dubbio sul vedere la seconda. Pure con tutti i limiti che hai evidenziato, sono d'accordo con la tua chiave di lettura. Forse il punto forte di Wayward Pines sono proprio la capacità di sorprendere là dove ti sembra che tutto sia stato già visto e la mescolanza ben riuscita di generi diversi.
Quello che invece non mi è piaciuto affatto è stato il finale della prima stagione e da qui la mia perplessità nel vedere la seconda. L'ho trovato fastidiosamente forzato. Che io sappia questa serie è stata tratta da una serie di romanzi, ma (se non ricordo male) la storia finisce in modo diverso. In ogni caso una visione molto piacevole.
@ Maria Teresa Steri
Non ho letto i romanzi, però alcune persone che conosco che li hanno letti mi hanno detto che la prima stagione più o meno è la trasposizione di tutta la trilogia mentre la seconda stagione sarebbe tutta farina del sacco degli sceneggiatori. Non so se è vero, però questo spiegherebbe molte forzature viste nella seconda stagione.
Io ho abbastanza apprezzato la prima stagione nonostante i vari limiti, ma adesso che sto vedendo la seconda debbo dire che mi sembra molto inferiore alla precedente e non so se continuare la visione.
Effettivamente la prima parte della trama mi ricorda qualcosa, non so se fosse The village, ricordo comunque che era un film nel quale il numero di abitanti non cambiava mai...
Interessante..solo che dovrò aspettare un po' prima di cominciare a vederla, almeno che facciano 3/4 stagioni! XD
@ Miss Artemisia
I primi episodi ricordano davvero molto The Village. XD
Sinceramente non so se Wayward Pines riuscirà ad arrivare a 3\4 stagioni XD
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