WAYWARD PINES - Seconda Stagione (2016)

Il matrimonio tra Theo e Rebecca Yedlin è in crisi profonda,  Theo è un chirurgo molto bravo ed è ancora profondamente innamorato della propria compagna. Ma Rebecca estremamente presa dalla sua attività di architetto e pare essersi rassegnata alla fine del matrimonio. Durante una vacanza, estremo tentativo di riappacificazione, Theo viene avvicinato da uno strano individuo che dopo averlo drogato lo fa sparire nel nulla.
Al suo risveglio il medico si ritroverà  prigioniero, come molti altri, dentro Wayward Pines.
La città è sull' orlo di una guerra civile, un conflitto tra due diverse fazioni, quella dei Primi Nati che regge il luogo con pugno di ferro ed i ribelli di Ben Burke. Yedlin ci finisce giusto in mezzo, ritrovandosi l'uomo ad essere l'unico medico rimasto in città. Il luogo inoltre è circondato da impenetrabili mura costruite con lo scopo sia di tenere dentro gli abitanti di Wayward Pines, sia quello di tenere fuori imprecisate minacce  come gruppi di mutanti definiti come le "Aberrazioni".
Come se non bastasse incontrando nuovamente Rebecca, l'incredulo Yedlin scopre non solo che il suo matrimonio sembra non avere più speranze ma anche che la moglie potrebbe aver avuto un ruolo nella creazione della città prigione.
Già, perché sono passati 2000 anni dalla fine del XX secolo e Theo Yedlin si è risvegliato nell'anno 4032.

Nelle intenzioni originali Wayward Pines sarebbe dovuta rimanere una miniserie di solo dieci episodi, i creatori della prima run, lo sceneggiatore Chad Hodge ed il regista e produttore M. Night Shyamalan , pur non negando a priori la possibilità di eventuali seguiti in futuro, ci avevano ben tenuto a chiarire - che nella loro visione- le vicende della cittadina di Wayward Pines e dei loro abitanti si esaurivano lì, con una semplice ed unica stagione. Gli eventi a dir poco apocalittici del decimo episodio (Vedi QUI) chiarivano fin troppo bene il concetto.


Sennonché, visto il buon successo di critica e di pubblico l'emittente FOX, contrariamente ai desideri degli autori, aveva deciso di ordinare una seconda stagione che però partisse da presupposti differenti rispetto a quanto prodotto fino a quel momento.
Sostituito Hodge col più malleabile Mark Friedman e relegato Shyamalan nel ruolo meramente rappresentativo di produttore esecutivo (che a livello di gestione del comando significa avere un potere decisionale uguale a quello del ragazzo che consegna le pizze) il Network losangelino aveva dato il via ad altri dieci nuovi episodi.
Con più di qualche problema da risolvere.
Tanto per cominciare i personaggi.

Proprio perché ipotizzata come miniserie a sé stante, la prima stagione aveva visto la conclusione definitiva della storyline di alcuni personaggi fondamentali, a cominciare dal protagonista assoluto: lo sceriffo Ethan Burke (interpretato dal legnosissimo Matt Dillon), molti altri attori poi nell'intervallo avevano accettato altri lavori risultando indisponibili per la ripresa dei ruoli.

Non potendo (e tutto sommato non volendo nemmeno) disporre del cast originale nella sua interezza Friedman ha optato per una soluzione spuria: riprendere le vicende qualche anno dopo la conclusione della vicenda fin lì narrata inserendo nuovi personaggi, nuovi punti di vista da affiancare a quelli di alcune delle precedenti storyline.
 Ecco quindi un nuovo protagonista: il medico chirurgo Theo Yedlin, interpretato dallo statunitense Jason Patric - un attore discreto che dopo qualche anno di appannamento, sembra stia vivendo una nuova stagione positiva e che rispetto a Dillon sembra perlomeno dotato di quelle due\ tre espressioni facciali tali da costituire il minimo sindacale recitativo per un attore.
Ecco quindi nuovi comprimari, quali la moglie di Yedlin, Barbara (una donna con molti segreti ma profondamente umana) interpretata dalla convincente Nimrat Kaur, il membro della ribellione Xander Beck ( l'australiano Josh Helman già visto in X-Men -Giorni di un Futuro Passato) e sopratutto il bravissimo Djimon Hounsou che interpreta il ruolo di C.J. Mitchum, l'agronomo della cittadina, personaggio dotato di forte carisma personale e spessore umano


Un rinnovamento quasi obbligato del parco personaggi che serve gattopardescamente per non cambiare niente: Yedlin si ritroverà a percorrere lo stesso cammino attuato nella stagione precedente dal personaggio di Burke: da elemento di rottura e di ribellione alle regole a rappresentante dell' establishment; da nemico a difensore della comunità.
Scelta forse altrettanto obbligata per non allontanare troppo gli appassionati abituali della serie, ma che non paga fino in fondo.
E la seconda stagione dopotutto non fa altro che alternarsi tra i binari della continuità e quelli dello stravolgimento senza mai decidersi completamente su quali direzioni prendere.
Con molti episodi che sembrano essere delle mere scuse per far uscire di scena (spesso in maniera forzata e forzosa) personaggi sopravvissuti dalla prima stagione.
Lo stesso Friedman sembra esserne cosciente e - quasi a titolo di risarcimento- utilizza molte scene in misura di flashback per svelare i dietro le quinte relativi alla nascita di Wayward Pines, soluzione questa che consente il ritorno sulla scena della figura di quel meraviglioso attore che risponde al nome di Toby Jones col suo dottor Pilcher \ Jenkins.  
Jones in queste scene, in pochi attimi riesce a tratteggiare in maniera sorniona la figura carismatica ed al tempo stesso mefistofelica del fondatore dell'esperimento "Wayward Pines" Certo si tratta di una Wayward Pines cadente, in cui si notano diverse crepe. Scordatevi pure la caricatura di cittadina perfetta vista durante la prima stagione.
Qui troviamo un luogo in cui la lotta per la sopravvivenza è all'ordine del giorno ed in cui si fa fatica ad andare avanti.

Ma anche quando l'attore non è fisicamente sulla scena il suo personaggio risulta dominare completamente gli eventi, a cominciare dal culto della sua personalità imposto dai suoi eredi, i ragazzi della Prima Generazione guidati da Jason Higgins
Higgins, personaggio già presente nella prima stagione sia pure in misura minore, ha instaurato un regime che in tutto e per tutto- dalle uniformi al già già ricordato "culto della personalità" ricorda le peggiori dittature della recente Storia umana ed il suo interprete, il sorprendente Tom Stevens riesce a creare un personaggio sfaccettato, sicuramente imperfetto, decisamente un malvagio molto poco stereotipato.



Aldilà di alcune recitazioni decisamente convincenti ( Honsou e Jones su tutti ), nonostante un buon comparto tecnico ed  il coinvolgimento di registi di primo piano come l'eccellente Ti West; il bravo Vincenzo Natali e la Jennyfer "degna figlia di cotanto padre David" Lynch ( una che alle cittadine piene di atmosfere malsane dovrebbe esserci abituata) Wayward Pines conferma tutti i dubbi già provati nel corso della prima stagione.
Il verificarsi di alcune evidenti ingenuità narrative, per cominciare.
Mi riferisco in particolare ad un episodio, il settimo, dal titolo Time Will Tell ( da noi passato come Ogni Anno, per Duemila Anni) in cui, in uno degli ennesimi flashback che compongono il cammino dello show, ci viene spiegato come uno dei personaggi costruttori di Wayward Pines si sia risvegliato periodicamente nel corso dei secoli per identificare il momento giusto per svegliare anche gli altri e dare il via al lavoro di edificazione.
Idea alla base indubbiamente molto buona, recitazione del dato personaggio (ancora una volta il C.J di Honsou) ispirata e commovente.

Peccato che in quello stesso episodio venga mostrato come l'inglese parlato e le tecnologie di trasmissione e ricezione televisive rimangano sostanzialmente le stesse, senza nessuna variazione dal XXI Secolo fino al XXVI e come lo stesso personaggio non abbia problemi a comunicare con individui di quel periodo.
Non male per una serie che parla -o che  dovrebbe parlare con cognizione di causa- di "evoluzione", vero?


Ma se sotto diversi versanti Wayward Pines fallisce clamorosamente è sotto altri aspetti che la serie raggiunge un suo inaspettato successo.
E' nel ridefinire la figura degli Abbies della Aberrazioni che il fulcro del racconto si fa interessante.
La specie che ha preso il posto della razza umana, partendo da una sua deviazione genetica viene lentamente trasformata da quegli esseri selvaggi e minacciosi della prima stagione a creature più sfaccettate dotate di una loro cultura e stratificazione sociale e che tutto sommato possiedono più di un valido motivo per avercela con gli esseri umani che hanno invaso parte del loro territorio.

Ma è sopratutto la domanda di fondo che perseguita i protagonisti per quasi tutto lo svolgimento della vicenda, quel dubbio morale che -inizialmente in sottofondo e poi via via sempre più urlato - si ripercorre puntata dopo puntata a tirar fuori le cose migliori della seconda stagione.
Ed è in questo caso che torna in gioco il termine "evoluzione".

Chi sono le vere aberrazioni? Gli esseri umani del XX secolo trasportati dal sogno \ incubo di Pilcher trasportati in un tempo ed in un luogo che non è più il loro? O gli Abbie, che tutto sommato sono il frutto di un lavoro di evoluzione e che magari potranno non piacerci per quello che sono diventati ma che in fondo vivono nel loro tempo ed in una natura che dimostrano di saper comprendere più di noi?
Alla fine chi detiene il diritto alla sopravvivenza? E soprattutto possiamo veramente giustificare il diritto a giocare con concetti come la vita e la morte- o peggio il voler ritenere una specie o una razza superiore alle altre-  da parte di un singolo individuo o di un singolo gruppo?


Wayward Pines nel suo profondo, nonostante le sue varie imperfezioni dà risposte a questi quesiti morali
L'idea di Pilcher e degli altri fondatori di Wayward Pines è sbagliata e il principio viene ribadito più e più volte, tuttavia proprio perché adesso esistono entrambe le specie e proprio perché la vita -ogni vita- è importante entrambe le razze, gli Umani e gli Abbie, presi come singoli individui avrebbero diritto ad esistere.
Non solo a sopravvivere ma ad esistere.
Il fatto però che gli individui, che gli esseri viventi riescano a trovare un equilibrio tra loro, beh quello è un altro discorso e ci accompagna sin da quando esiste la razza umana sulla Terra.



Di questo in definitiva parla Wayward Pines
 La si ama proprio per i suoi difetti, e ci si affeziona alle sue vicende nonostante tutto.
E proprio per questo credo proprio che quanto prima assisteremo anche ad una terza stagione.
Che forse stravolgerà ancora di più le cose.

10 commenti:

Unknown ha detto...

Chissà perché ero convinto che avessero cancellato la serie dopo la prima stagione, vivo in un mondo tutto mio ormai ;-) Cheers

Massimiliano Riccardi ha detto...

La seconda serie perde un po' dell'originalità che avevamo trovato nella prima, però, son sincero, hai detto giusto: la si ama anche per i suoi difetti. Un po' come the walking dead, hai il rifiuto ma tant'è la guardi. Ottima recensione Nick.

Lucius Etruscus ha detto...

Non sono riuscito a finire neanche la prima puntata della seconda stagione, per me la serie finisce con la prima. Ma è un mio problema, che ormai sono intollerante ai misteri misteriosi...

MikiMoz ha detto...

Già mi sembrava strano che avessero concesso una seconda chance a un prodotto che non aveva brillato, ovviamente come la prima stagione l'ho saltato senza remore.
Troppo fantascientifico per i miei gusti. Peccato solo che lo abbiano accostato a Twin Peaks.
Dalla tua rece capisco che è fantascientifico nel modo che non sopporterei, quindi amen^^

Moz-

Nick Parisi. ha detto...

@ Bara Volante
I network americani sono strani, spesso e volentieri cancellano senza ritegno serie che potrebbero andare avanti tranquillamente per qualche altra stagione, mentre invece prodotti come "Wayward Pines" per cui si ipotizzava una sola miniserie con un numero preciso di episodi vengono prorogate per altre stagioni, sia pure stravolgendone la natura profondamente.

Nick Parisi. ha detto...

@ massimiliano riccardi
Di difetti "Wayward Pines" ne ha diversi, specie in questa seconda stagione, molti episodi infatti sembrano solo una scusa per togliere di mezzo personaggi sopravvissuti alla prima stagione. Quello che però risulta divertente è il fatto che perlomeno adesso -a differenza di altre serie come, per l'appunto "TWD", gli sceneggiatori ci provano se non altro a risolvere i vari problemi.
E forse, risulta divertente anche il fatto che davvero non sai cosa aspettarti durante la visione dei vari episodi.

Nick Parisi. ha detto...

@ Lucius Etruscus
In realtà ti capisco, troppo è lo strappo tematico tra la prima e la seconda stagione e poi immagino anche che non sia facile per tutti ritrovarsi davanti ad un cambio quasi totale, non solo del protagonista ma anche di quasi tutti i comprimari.

Nick Parisi. ha detto...

@ MikiMoz
Mah, è fantascienza intesa come viaggi nel Tempo però non ci sono astronavi nello Spazio, non ci sono alieni sarebbe perfettamente apprezzabile (specie la prima stagione) anche da parte di appassionati horror.
Però capisco le tue obiezioni.

Babol ha detto...

Alcune idee non erano male, come quella di una società di "abbies" che alla fine non sono malvagi ma lo sono diventati dopo essere stati presi a calci in culo dalla gente del passato, per il resto l'ho trovata inferiore alla prima, già abbastanza tirata per i capelli dopo il "twist" del midseason.
E la trovata dell'incesto temporale mi ha quasi fatto rigettare la colazione, giuro XD

Nick Parisi. ha detto...

@ Babol
Ah beh di quello non ne ho parlato per non togliere il "piacere" alla gente di scoprirlo da solo vedendo la serie, però fa parte di di quelle ingenuità in fase di sceneggiatura che ho citato: vuoi mettere che un maniaco del controllo come viene descritto Pilcher si lascia sfuggire una informazione come quella? XD
Una serie tirata per i capelli è il termine giusto, eppure il contesto per far venire fuori una cosa decente ci sarebbe stato: la società degli "abbies" che hai citato tu, da quella se gli sceneggiatori ci avessero insistito un poco di più ne sarebbe venute fuori di idee buone....e invece....
Vabbé vediamo cosa tireranno fuori dal cappello per la terza stagione, se la faranno davvero.

Ricordando il passato

Ricordando il passato
 
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