Con un poco di ritardo vi presento l'intervista con lo scrittore canadese Simon Strantzas ( QUI il suo blog personale). Simon, ottimo scrittore horror è uno dei massimi esponenti mondiali della nuova ondata di autori weird che sta praticamente ri-creando un genere.
Il nome di Strantzas comincia ad essere conosciuto anche da noi, grazie al lavoro della Edizioni Hypnos . Per chi volesse approfondire vi rimando alla mia scheda sull'autore pubblicata QUI Chi volesse approfondire sull'edizione italiana di Soli Carbonizzati può andare QUI.
Desidero ringraziare Simon Strantzas per la sua gentilezza nel prestarsi alle mie domande mentre a tutti voi auguro una buona lettura!
Attendo i vostri commenti!
(For english version, please scroll down )
Nick: Benvenuto su Nocturnia, Simon Strantzas e grazie per aver accettato questa intervista.
Come prima domanda ti chiedo di raccontarci dei tuoi inizi e del momento in cui hai deciso di diventare uno scrittore.
Simon Strantzas: Grazie a te per l'interesse che dimostri verso il mio lavoro! I miei inizi sono piuttosto banali, temo. Non ho certo trascorso buona parte della mia giovinezza a desiderare di diventare uno scrittore. Non mi sono nemmeno mai appassionato ai libri fino al' adolescenza, quando buona parte del Nord America era finita sotto l'incantesimo di Stephen King e abbondavano i libri horror. Ma anche allora il mio sogno era quello di diventare disegnatore di fumetti. Ci sono voluti anni prima che la mia attenzione si spostasse dalla lettura di storie dell' orrore allo scriverne di mie, e ancora non ho cominciato a farlo sul serio finché non ho raggiunto l' età di trenta anni ed ho capito che era a quello che volevo dedicarmi. Mi ci sono voluti ancora un altro paio d'anni prima che mi sentissi pronto a mostrare al mondo i risultati della mia scrittura, ed un altro paio senza nessuna comunicazione prima che cominciassi a guadagnarci. Penso di far parte dell'ultima ondata di scrittori che ha cominciato prima che i social media cambiassero tutto. Oggi come oggi, sembra molto più facile per gli scrittori alle prime armi riuscire a connettersi con i lettori.
Nick: Mi sembra di notare all'interno della tua narrativa alcune chiare influenze di autori come H.P. Lovecraft; Thomas Ligotti; Ramsey Campbell e Robert Aickman. E' una sensazione sbagliata la mia? Se invece è vero, cosa ti hanno lasciato questi scrittori come insegnamento ed influenza?
Strantzas: No, sei sulla strada giusta. Questi scrittori hanno esercitato un'influenza incommensurabile sulla mia narrativa. In Lovecraft ho trovato un autore che ha immaginato con tale portata che le mie idee sull'universo si sono ampliate. Al contrario, in Ligotti ho scoperto uno scrittore che ha condiviso e trasformato in parole i miei sospetti circa la malignità di quell'universo. In Campbell, ho trovato un amore per la parole e il loro potere d'implicazione, e in Aickman ho scoperto che la logica letterale non è necessariamente l'unica logica di una storia e che la logica del sogno più a volte essere più rivelatrice.
Nick: Volendo allargare il discorso, a parte gli autori citati, quali sono state le tue maggiori influenze? Quali sono stati gli scrittori e le opere che ti hanno formato come lettore prima e come autore poi ? Naturalmente puoi citare film, telefilm, comics,musica e tutto quello che ti viene in mente.
Strantzas: Esistono alcune pietre di paragone nella mia carriera di scrittore, molte di queste in qualche modo sono invisibili anche a coloro che hanno familiarità con il mio lavoro. Ho passato così tanto tempo a leggere fumetti prima di ogni altra cosa, che molte delle mie influenze vengono da lì. Autori come Frank Miller e Alan Moore. Neil Gaiman e Peter Milligan e il resto della British Invasion. Ma anche, e in maniera significativa, un autore come Dave Louapre che ha co-creato Beautiful Stories for Ugly Children, il mio primo vero assaggio di surreale. Al di fuori dei fumetti, ho trovato e continuo a trovare ispirazione dai film di David Lynch, e dalla musica di Leonard Cohen e Nick Cave. I miei interessi coprono una vasta area della narrativa speculativa, anche se quello che ho letto di più è il tipo di narrativa che si uniforma di più alle visioni dell'horror, anche quando non viene necessariamente etichettata come tale. per contro non amo guardare l'horror in televisione o al cinema. In questi media, le mie preferenze vanno più verso la fantascienza. (Mentre per quanto riguarda i mistery, in particolare quelli appartenenti al genere noir, mi piacciono e li apprezzo in qualsiasi forma)
Nick: Il tuo esordio professionale avviene nel 2005 con un diversi racconti pubblicati su varie riviste ed antologie. Da quel momento il tuo nome è stato sempre associato ai generi horror ma specialmente a quello del weird. Cosa ti piace in particolare nel weird?
Strantzas: Ad essere onesti, in realtà non penso a me stesso come ad uno scrittore "weird". A mio avviso, tutto quello che scrivo appartiene al genere dell'orrore, e viene semplicemente classificato come "weird" solo perché la popolarità di questo termine è cresciuta tantissimo nel corso di questi ultimi anni. A mio parere, la narrativa weird, è semplicemente horror d'avanguardia, grazie al quale l'horror guarda meno al passato, invece guarda a quanto può crescere e cambiare, quanto può incorporare modalità e idee e stili diversi per creare qualcosa di fresco ed interessante. Alla luce di quanto detto, questo stile di horror mi affascina, perché come lettore voglio essere sfidato e voglio sorprendermi. Anche se non ho niente contro quelle persone che vogliono un horror familiare e sicuro, che desiderano un po di intimità da quello che leggono, io non sono mai stato una di quelle persone. Ho sempre voglia di vedere cosa succede dopo. Credo che questo valga per un gran numero di altri lettori, così è capitato che quando questi lettori si sono parlati tra loro è diventato naturale la ricerca di una definizione per indicare le loro preferenze per differenziarle da tutte le altre. Così, è stata adottata la definizione di "narrativa weird"
Strantzas: Penso di aver delineato la materia qui sopra, ma per chi è interessato parlo più approfonditamente del mio punto di vista sulla narrativa weird nella mia introduzione a "Year's Best Weird Fiction, Volume 3", il libro che ho curato assieme a Michael Kelly per la Undertow Publications. Qui si va direttamente al cuore del dibattito Weird vs Horror, e delinea il motivo per cui ritengo l'idea che il weird sia "un genere fantomatico" è provi che non sia davvero un genere a sé stante. Ma non preoccupatevi il libro contiene anche l'eccellente prefazione di Michael Kelly, che ribatte il mio punto di vista e presenta un'alternativa che , a modo suo, non è meno discutibile.
Cover di Hypnos #4 che ha presentato per la prima volta in Italia due racconti di Simon Strantzas. |
Nick: Nel 2008 ti fai notare quando il tuo racconto "The Other Village" viene scelto dal grande antologista Stephen Jones per"The Mammoth Book of Best New Horror #19"Adesso vorrei che tu andassi con la memoria e ci raccontassi delle sensazioni che hai provato vedendo il tuo racconto pubblicato
Strantzas: Ho ricevuto da parte di Stephen Jones la comunicazione che il mio racconto stava venendo selezionata per Best New Horror, più o meno nello stesso momento in cui avevo saputo da Richard Chiara che stava comprando Out of Touch, un altro mio racconto per la rivista Cemetery Dance. Entrambi questi eventi sono stati profondamente emozionanti per me. "Best New Horror" e "Cemetery Dance" sono state pubblicazioni che avevo letto avidamente durante i miei anni di formazione e ne avevo immediatamente compreso la storia e la posizione che avevano ( e conservano tuttora) nei loro rispettivi ambiti. Erano posti dove molti dei maestri che avevo letto in passato avevano pubblicato, il che significava che stavo camminando sulle orme dei giganti. Stava probabilmente accadendo la cosa che più consideravo impossibile da realizzarsi per il sottoscritto. Da allora ho ricevuto un certo numero di accettazioni per i miei lavori, i miei racconti sono comparsi su tantissime riviste ed antologie diverse, ma nessuno probabilmente mi farà mai rivivere le emozioni provate quando il mio nome è comparso su quelle due pubblicazioni. Ho i brividi nel ripensarci, ancora adesso.
Nick: Gli anni della svolta per te sono proprio il 2008 e il 2009 quando prima in Inghilterra e poi negli Stati uniti vengono pubblicate le tue antologie Beneath the Surface" e "Cold to the Touch". Nei tuoi racconti mi sembra di notare alcune caratteristiche comuni: tanto per cominciare l'orrore che descrivi è un orrore della quotidianità, quasi d'atmosfera che s'insinua lentamente nella vita dei tuoi personaggi. Inoltre al tua è una narrazione che gioca molto con gli enigmi dell'inconscio. Per la seconda volta ti chiedo se la mia è una ricostruzione sbagliata.
Strantzas: Penso che tu abbia ragione, anche se io non trascorro molto tempo ad analizzare i modelli e i temi nascosti del mio lavoro. Detto questo, io sono certamente molto interessato alla *esperienza personale, visto che si presta molto bene agli orrori di tutti i giorni e di tutti i tipi che strisciano addosso ad un ignaro personaggio o addirittura, a volte addosso all'ignaro lettore. Ma *contrariamente alla storie dove la quotidianità diventa qualcosa di orribile, quello che faccio io spesso, ritengo, sia il mostrare come la quotidianità sia solo una maschera che celi qualcosa di orribile. Anche se i miei personaggi sperimentano la stessa realtà del lettore, loro riescono però anche ad intravedere il velo infranto che nasconde ciò che sta realmente accadendo. Questi tipi di rivelazioni si prestano naturalmente a modi di narrazioni tortuose ed offuscate. Nascondere le informazioni in bella vista e\o rallentarne la diffusione rendendole frammentarie, mette il lettore nella stessa posizione dei personaggi e gli permette di adattarsi meglio in uno scenario sempre in movimento. Suppongo che la mia mia speranza, sia quella che mettendo il lettore in relazione con la realtà vissuta dal personaggio, il lettore stesso si possa sentir parte di quel mondo, in modo che quando quella realtà viene esposta alla luce, anche il lettore inizia a mettere in discussione le sue sicurezze e a domandarsi se quella che sta leggendo sia solo una storia inventata.
Nick: Un ' altra costante della tua narrativa è rappresentata dai tuoi personaggi: molto spesso tu poni al centro dei tuoi racconti persone che hanno appena subito un lutto, una perdita o che comunque stanno vivendo uno stato di crisi fisica o psicologica. Cosa ti affascina in questo tema?
Strantzas: Non ho risposte per questo. Suppongo possano esistere storie interessanti su persone felici, che vivono una vita felice, che siano immerse in uno stato di stabilità emotiva, ma non riesco ad immaginare di poterne mai scriverne una. E' nella mia natura non riuscire a credere nella felicità totale ma piuttosto ritengo che ognuno di noi si porti dietro una sorta di malcontento personale, che ribolle sotto la superficie. Il dramma di una perdita è un elemento perfetto per le storie dell' orrore e del terrore - le emozioni dei personaggi ne escono intensificate, e spesso la causa della loro perdita è evidente a tutti, ma sotto un' ottica individuale, e questa cecità volontaria si trasforma in una meravigliosa tana del coniglio in cui cadere ( da una prospettiva puramente narrativa, ovviamente).
Anche se volessi provarci non so se sarei capace di scrivere una storia che non fosse imperniata anche su una crisi psicologica. Penso che svilirebbe ogni cosa che provassi a scrivere. Esiste qualcosa di più meravigliosamente bello di un' anima in pena? Si potrebbe osservarla per l'eternità e ancora non riuscire a scorgere tutto quello che ci sarebbe da vedere.
Nick: Ai fini della riuscita di un racconto cosa è più importante: la costruzione dell'atmosfera o i personaggi?
Strantzas: Nel complesso sono entrambi ugualmente importanti, anche se in alcuni racconti il primo elemento può avere un peso maggiore rispetto all'altro, mentre in altri racconti può avvenire il contrario. E, occasionalmente, entrambi gli elementi si equivalgono. In realtà tutto dipende dal tipo di storia che si va a raccontare. Direi che nella narrativa contemporanea, nella maggior parte dei casi viene dato un valore maggiore alla caratterizzazione dei personaggi, così di solito questo viene considerato come più importante, ma questo solo perché abbiamo avuto diverse generazioni di scrittori che si sono ripetuti più volte l'un con l'altro questa convinzione.
Quanto più ci si sposta dalle propagini del mercato di massa, più si nota l'esistenza di forme di narrazione che trattano Temi ed atmosfere cui danno lo stesso valore ( se non di più) rispetto alla caratterizzazione dei personaggi. Questa disparità indica che spesso la narrativa maggiormente basata sui personaggi è piacevolmente dimenticabile a causa del grande volume di scrittori della medesima più commerciali, che ciclicamente perpetuano l'idea che contino solo le storie costruite sui personaggi, qualsiasi narrativa che non sia all'avanguardia tende ad essere scritta da quegli autori troppo inesperti per rendersi conto che c'è poco mercato per loro al di là di un piccolo sottoinsieme di lettori sparsi per tutto il mondo.
Strantzas: Per onestà, bisogna dire che non esiste una vera e propria scena weird canadese. Ci sono dei singoli scrittori che stanno davvero facendo molto per contribuire a migliorare il settore, questo indubbiamente si, ma non so dirti se esista qualche cosa che li unisce in un unico gruppo. Tieni presente che il Canada per lungo tempo si è posto nei confronti del mondo esterno senza mostrare una sua forte identità. Naturalmente abbiamo una storia passata e disponiamo di peculiarità uniche che hanno fatto di noi quel che siamo, ma in termini di letteratura gran parte di questa unicità di superficie, ha influenzato quasi esclusivamente, la narrativa tradizionale. Quando si tratta di narrativa di genere - specie se si tratta di horror e di weird- gli autori tendono a protendete verso una sensibilità americana o britannica. Tuttavia anche se non vedo in circolazione molte tendenze che possano essere definite come unicamente "canadesi", vedo comunque in circolazione una manciata di scrittori che fanno un lavoro importante e interessante nel campo e, penso che ognuno di essi possa apportare qualcosa che nessuno tra i loro omologhi britannici o americani possa offrire.
Per chi non lo sapesse, mi piacerebbe indicare alcuni nomi ai lettori e cioè citare scrittori come Gemma Files, Richard Gavin, Helen Marshall, David Nickle, e Silvia Moreno-Garcia tanto per cominciare.
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Strantzas: C'è in circolazione diverso ottimo materiale pubblicato da scrittori come Jeffrey Ford, Paul Tremblay, e Nathan Ballingrud; per non parlare del lavoro di scrittori venuti fuori più di recente come Jon Pagett, Christopher Slatsky, e Michael Griffin. E questa è solo la punta dell'iceberg di tutto il grande lavoro svolto in questo momento, soprattutto nelle zone al di fuori del Nord America e della Gran Bretagna. Per gli appassionati dell' horror weird, non v'è stato come un periodo fertile come questo da quasi trent 'anni, ed è quasi impossibile riuscire a tenere il passo con tutto quello che esce.
Nick: Recentemente accanto all'attività di scrittore hai affiancato anche quella di curatore. Ti andrebbe di raccontare qualcosa dell'antologia "Shadows Edge" (2013) da te curata al pubblico italiano?
Strantzas: Ho curato due antologie di tranquillo ed inusuale horror: la prima è stata "Shadows Edge" per la Gray Friar Press e la seconda è "Aickman's Heirs" per la Undertow Publications.
"Shadows Edge" si ispira al concetto dei thin places, i posti sottili - quei punti del mondo in cui la realtà che conosciamo ne incrocia un'altra provocando il verificarsi di strani avvenimenti. Questo tipo di storie in cui quello che crediamo di conoscere si rivela completamente sbagliato fanno parte di uno dei miei generi preferiti, così ero entusiasta di fare un libro su di esse. In " Aickman's Heirs" d'altra parte, ho chiesto agli autori coinvolti di ricordare le loro esperienze con il lavoro di Robert Aickman e di utilizzarle per plasmare delle storie che mostrassero come quel lavoro li avesse influenzati.
Quella di Aickman era una voce così unica che non sarebbe stato interessante ripetere a pappagallo il suo stile, ma avrebbe portato a grandi risultati invece il cercare di utilizzare i suoi stessi strumenti per scrivere qualcosa di unico. Entrambi i volumi sono stati riempiti dagli autori che ho seguito e letto da vicino ed entrambi, ritengo, siano delle buone vetrine, di quanto il nostro genere sia capace di produrre.
Nick: Ti chiedo la stessa cosa riguardo alla raccolta "Year' Best Weird Fiction Volume 3"
Strantzas: Michael Kelly della Undertow Publications aveva compreso che quel tipo di narrativa chiamato weird non aveva mai ottenuto l'attenzione o catalizzato l'interesse dei principali redattori delle antologie del tipo " Best of...". Michael riteneva che ci fosse tanto ottimo materiale che cadesse nel vuoto e che fosse necessario correggere tale mancanza di attenzione. Dopo che i primi due volumi sono andati incontro ad un buon successo ( il primo è stato anche già tradotto in italiano, col titolo "Nuovi Incubi" dalle Edizioni Hypnos ) mi ha chiesto se fossi interessato a editare il terzo e a dare alcune delle mie opinioni riguardo alla selezione. Inizialmente volevo sfruttare l'occasione per focalizzare l'attenzione dei lettori sul tipo di weird che non aveva trovato ancora spazio all'interno dei primi due volumi - il genere di storie che invece avevo coperto nelle mie antologie precedenti- ma appena ho cominciato a leggere le storie da selezionare ho capito che c'erano cose più interessanti da dire, tipo da dove arriva il weird e in che direzioni penso stia andando, nel senso che gli scrittori contemporanei stanno iniziando a produrre dei lavori che non trovano radici nel precedente periodo di crescita avvenuto circa trenta anni fa. Adesso i generi si fondono e si incrociano senza soluzione di continuità e le divisioni tra loro sono molto più sfocate.
Sono convinto che questo tipo di cambiamenti potranno solo continuare col passare del tempo, in particolare grazie ad internet che permette una migliore mescolanza delle tipologie di horror provenienti da tutto il mondo. Il campo si appresta a vivere una trasformazione esplosiva entro breve tempo. Non ho dubbi in proposito e sono entusiasta di vedere ciò che passa attraverso l'altro lato.
Strantzas: Attualmente ho un certo numero di progetti in vari stadi di lavorazione. Il primo di
questi sarà probabilmente una nuova raccolta di racconti, che spero andrà in stampa il prossimo
anno. Una volta fatto, ho altre due antologie in corso di preparazione, così come un romanzo breve. Spero di terminare uno di questi lavori quanto prima.
Quando questo avverrà però al momento è ancora da vedere..
Strantzas: Ci sono più domande senza risposta che stelle nel cielo. Come potrei io cominciare anche solo ad elencarle tutte quante?
INTERVIEW WITH SIMON STRANTZAS! THE ENGLISH VERSION!
Welcome back!
Today I propose you my interview with canadian author Simon Strantzas.
Simon is one of the new master of the horror and weird genre. I would like to thank Simon for his kindness and availability..
Happy reading to All!
Nick: Welcome to Nocturnia, Simon Strantzas and thank you for accepting this interview. As a first question I ask you to tell us about your beginnings and the moment when you decided to become a writer.
Simon Strantzas: Thank you for the interest in my work! My beginnings are rather mundane, I’m afraid. I didn’t spend much of my youth fantasizing about being an author. I didn’t even really fall in love with books until I was a teenager, when much of North America was under the spell of Stephen King and horror books were plentiful. But even then I dreamed of drawing comic books for a living. It took years before my attention shifted from reading horror stories to writing my own, and even then I didn’t begin in earnest until I was in my thirties and realized it was what I really wanted to dedicate myself to. It took me a few years before I felt I was ready to show my writing to the world, and a few more to gain any notice, but I think that was true of the time. I may be part of the last wave of writers who began before social media transformed everything. Nowadays, it seems a lot easier for fledgling writers to connect with readers.
Nick: It seem to me to see inside your narrative some clear influences of authors like Lovecraft; Thomas Ligutti; Ramsey Campbell and Robert Aickman. Is it a bad feeling this mine? If it is true, what did these writers left you as teaching and influence ?
Strantzas: No, you’re correct. These writers wielded immeasurable influence on my fiction, each in a different way, each at a different time. In Lovecraft I found an author who thought with such scope that my own ideas of the universe were expanded. Conversely, in Ligotti I discovered a writer who shared and put into words my suspicions about the malignancy of that universe. In Campbell, I found a love of words and the power of implication, and in Aickman I discovered that literal logic isn’t necessarily a story’s only logic, and that dream logic can at times be more revealing
Nick: Enlarging the discussion, apart from the authors cited, what were your main influences? Which were the writers and the works that have formed you before as a reader and as a writer then? Of course you can quote movies, TV series, comics, music and everything that comes to your mind.
Strantzas: There are a few touchstones for my career as a writer, many of them somewhat invisible to those familiar with my work. Spending so much time reading comic books before anything else, many of the influence come from there. Authors like Frank Miller and Alan Moore. Neil Gaiman and Peter Milligan and the rest of the British Invasion. But also, and significantly, the author Dave Louapre, who co-created “Beautiful Stories for Ugly Children”, my first real taste of the surreal. Outside comics, I found and continue to find inspiration in the films of David Lynch, and the music of Leonard Cohen and Nick Cave. My interests cover a large area of speculative storytelling, though what I read most is fiction that hews close to a horror outlook, even if that work isn’t necessarily classified as such. Conversely, I don’t enjoy watching horror on television or film. In those mediums, my interests lie closer to science fiction. (While mysteries, especially the Noir sort, I enjoy in all forms of media.)
Nick: Your professional debut was in 2005 with several stories published in various magazines and anthologies. Since that time your name has been always associated with horror genres , especially to that weird. What do you like in particular in weird?
Strantzas: I don’t really think of myself as a weird writer, to be honest. To my mind, everything I write is horror, and it’s only classified as “weird” because that name has grown popular in recent years. *Weird fiction, in my estimation, is simply the leading edge of horror, by which I mean horror that is less about looking backward, but instead looking at how it can grow and change,* how it can incorporate different modes and ideas and styles to provide something fresh and interesting. In that light, this style of fiction is fascinating to me because when I read I want to be challenged and surprised. Though I have nothing against those who want their horror familiar and safe, who want some coziness from what they read, I’ve never been one of those people. I always want to see what’s next. I think this is true of a significant number of other readers, and when they talk to one another it’s only natural they look for a way to describe their likes that differentiates itself from everything else. Thus, the classification “weird fiction” is adopted.
Nick: As we know the weird, by its nature, is an elusive genre. Can you give usa your own personal definition of what the "weird" is?
Strantzas: I think I’ve outlined the meat of it above, but for those interested I speak more about how I view Weird fiction in the introduction to “Year’s Best Weird Fiction, Volume 3”, the book I co-edited with Michael Kelly for Undertow Publications. This gets to the heart of the Weird vs Horror debate, and outlines why I think the notion that the Weird is “an elusive genre” is proof that it’s not really its own genre at all. But don’t worry: those who disagree with me will find the book also contains Michael Kelly’s excellent foreword, which rebuts my view and presents an alternative that is no less controversial in its own way.
Nick: In 2008 you become notice when your story “The Other Village” is chosen by the great anthologist Stephen Jones for “The Mammoth Book of Best New Horror # 19” Now I want you go back with the memory and talk us about the feelings you experienced seeing your story published.
Strantzas: I received word from Stephen Jones about my story being selected very near to the time I heard from Richard Chiara that he was taking “Out of Touch” for “Cemetery Dance”. Both of these events were profoundly exciting for me. “Best New Horror” and “Cemetery Dance” were venues I’d read extensively during my formative years, and I understood all too well the history and cache each had (and continues to have) in its respective corner. These were places where many of the master authors I read had once published, which meant I would be walking in their giant footsteps. I was quite possibly the most impossible thing I could have considered happening. I’ve received a number of acceptance since then, and appeared in a number of different journals and anthologies, but none will likely ever live up to being accepted into those two places. I get a chill thinking about it, even now.
Nick: The years of the turning point for you are just 2008 and 2009, when as first in England and then in the United States are published yours anthologies “ Beneath the Surface “and” Cold to the Touch”. In your stories It seems to notice some common characteristics : for first the horror that you describe is an everyday life’s horror, almost an atmosphere that slowly creeps into the lives of your characters. In addition, this yours is a narrative that plays a lot with the unconscious riddles. For the second time I ask to you if mine is a wrong reconstruction.
Strantzas: I think you may be right, though I don’t spend a lot of time dissecting my own work for patterns and hidden themes. That said, I’m very interested in the personal experience, which lends itself well to everyday horrors and the sort that creep up on an unsuspecting character or even, sometimes, reader. But unlike stories where the everyday become horrific, what I do often I think is show how the everyday is instead a mask for something horrific. Though my characters experience mundane reality just as the reader does, they also get to see the veil peeled back to reveal what’s really going on. These sorts of revelations lend themselves naturally to circuitous and obfuscated narratives. Hiding information in plain sight, and/or slowing revealing information piecemeal, puts the reader in the same position as the characters, and allows them to better inhabit a world that’s constantly in flux. It’s my hope, I suppose, that by relating to the character’s reality, the reader feels a part of that world, so when that reality is exposed, the reader too begins to question just how sure she or he is that it’s all just a story.
The Mammoth Book of Best New Horror # 19 |
Nick: Another constant in your fiction is represented by your characters: very often you put at the center of your stories people who have just suffered a bereavement, a loss or that are experiencing a state of physical or psychological crisis. What does fascinates you in this matter?
Strantzas: I don’t have an answer for that one. I suppose interesting stories can be told about people who are happy, who lead happy lives, who exist in a state of emotional stability, but I can’t ever imagine writing one. It’s my nature to disbelieve in fundamental happiness, and instead assume everyone carries their discontent with them wherever they go, bubbling under the surface. The drama of loss is ripe for stories of horror and terror – characters’ emotions are heightened, and often the cause of their loss is obvious to everyone but themselves, and this willful blindness is a wonderful rabbit-hole to fall into (from a storytelling perspective, of course). I don’t know if I could write a story that isn’t about psychological crisis even should I want to. I think it would bled through into everything I wrote. Is there anything as wonderfully beautiful as a soul in torment? I could stare at it forever and still not see all there is to see
Nick: What is more important for the purpose of the outcome of a story? The construction of the atmosphere or the characters?
Strantzas: They’re both equally important overall, though in some stories one has greater weight than the other, and in other stories the opposite is true. And, occasion, both are weighted the same. It really depends on the story being told. I’d say in contemporary fiction, characterization is given the greatest weight most often, so it’s usually considered the most essential, but it’s only because we have generations of writers telling each other so. The further one travels from the massmarket vanguard, the more often one sees fiction that embraces theme and atmosphere alongside (or ahead of) characterization. This disparity means that often character-based fiction is pleasantly forgettable because of the sheer volume of it written by our most commercial writers, and by cyclically perpetuating the idea that only character-based fiction matters, any fiction not at the vanguard tends to be written by those writers too inexperienced to realize there’s little market for it beyond a subset of readers spread across the globe.
Nick: In Italy we know very little about the weird and horror literature of Canada. Your has started to be translated in our country from a few years. Can you tell us something about the major literary trends and authors and publishers more representative of Canadian horror and Canadian weird?
Strantzas: The Canadian Weird scene is non-existent, to be honest. There are only a handful of writers really doing much to contribute to the field, and I don’t know if anything binds them into a single group. Canada has long been a country without a strong identity to the outside world. Of course, we have a history, and unique quirks that make us who were are, but in terms of fiction much of that uniqueness surfaces in other, more traditionally literary fiction. When it comes to genre fiction – more specifically, horror and weird genre fiction – we tend to either lean toward an American sensibility or a British one. Nevertheless, though I don’t see many trends that I’d call uniquely Canadian, there are certainly a handful of writers doing interesting and important work in the field, and I think each of them brings something none of their American or British counterparts can offer. For the uninitiated, I’d point readers to writers like Gemma Files, Richard Gavin, Helen Marshall, David Nickle, and Silvia Moreno-Garcia just for a start.
Nick: More generally, which one of your fellow writers (no matter which country) do you follow with greater attention and interest?
Strantzas: There is some great material being published today by writers like Jeffrey Ford, Paul Tremblay, and Nathan Ballingrud; not to mention the work of newer writers like Jon Pagett, Christopher Slatsky, and Michael Griffin. And that’s only scratching the surface of all the great work being done right now, especially in areas outside North America and Britain. For fans of weird horror, there hasn’t been as fertile a time in almost thirty years, and it’s nearly impossible to keep up with it all.
Nick: Recently you have joined your activity as a writer with a curator one. Would you like to tell something of the anthology “Shadows Edge” (2013) edited by you to the Italian audience?
Strantzas: I have edited two anthologies of quiet and strange horror: the first was “Shadows Edge” for Gray Friar Press; and the second, “Aickman’s Heirs”, for Undertow Publications. “Shadows Edge” approaches the field from the vantage of thin places – those spots in the world where the reality we know touches another, causing strange things to occur. These sorts of stories where what we understand is revealed to be utterly wrong are one of my favorite sorts, and I was excited to edited a book of them. In “Aickman’s Heirs”, on the other hand, I asked writers to take their experiences with Robert Aickman’s work and use them to mold a story that shows how they have been affected. Aickman was such a unique voice that parroting his style wouldn’t be interesting, but trying to use the same tools to write something unique to the author paid great dividends. Both books are stacked with authors I’ve followed and read closely, and both I think showcase some of the great material our genre is capable of.
Nick: I ask you the same thing about the collection “Year ’Best Weird Fiction Volume 3”
Strantzas: Michael Kelly of Undertow Publications realized that the corner of writing called Weird fiction didn’t have the ear or focus of the major “best-of” editors. Michael felt that because there was such great material falling through the cracks, needed to correct that lack of attention. After the first two volumes were successful, (the first book has already been translated into Italian as “Nuovi Incubi” by Edizioni Hypnos) he asked if I’d like to edit the third and bring some of my own opinions to the selection. Originally, I thought I would use the opportunity to focus readers’ attention on the sort of weird that didn’t get covered enough in the first two volumes – the sort I covered in my earlier anthologies – but as I began to read I realized there were more interesting things to say about where the Weird has been and where I think it’s going—namely, that younger writers are starting to produce work not anchored in what happened during the growth period of thirty years ago, and that’s allowing them to remake the field in new and interesting ways that we haven’t seen before. Where genres crossover and merge is more seamless now, the lines more blurred. I think these sorts of changes will only continue over time, especially as the internet allows a better intermingling of horror from all over the world. The field is about to experience an explosive transformation very soon. I have no doubt about it, and am excited to see what comes through on the other side.
Nick: Projects Future: what are you currently working on and what can we expect from Simon Strantzas in the near future?
Strantzas: I have a number of projects in varying stages of completion at the moment. The first of these will likely be a new collection of short stories, which I hope will see print sometime next year. Once that’s done, I have another two collections in progress, as well as a short novel. I hope to have one of those in print shortly thereafter. When that will be, though, is anyone’s guess at this point.
Nick: Well Simon that’s all, thank you for your kindness. Greeting you, I ask to you the classic Nocturnia final question: is there a question that you would have responded willingly and that instead I have not asked to you?
Strantzas: There are more unanswered questions than there are stars in the sky. How could I even begin to list them?
12 commenti:
Beh, è la dimostrazione che c'è sempre tempo per buttarsi nella scrittura.
E complimenti al blogger per l'ennesima intervista non banale e molto esaustiva sull'argomento narrativa weird.
@ Ariano Geta
Grazie per i complimenti! Sei un grande!
Speravo di capire meglio che cos'è il «weird» ma anche stavolta non poaao dire di essere riuscito a comprenderlo fino in fondo.
Personalmente sono convinto che si tratti di un genere che nasce quando cominci a sospettare che il soffitto della tua camera si abbassi ogni giorno di un millimetro, ovvero un genere che allude a un livello di realtà altro e che coinvolge - distruggendola - la propria percezione del mondo, ma sono disponibilissimo a prendere in considerazione altre possibilità.
In ogni caso, ottima intervista.
@ Massimo Citi
Direi che la tua definizione di weird è una delle migliori tra quelle che ho finora sentito.
E credo che tu abbia azzeccato in pieno il punto.
Ah, l'annosa questione del dover trovare una definizione al weird. Chissà se tra cinquant'anni qualcuno ancora si ricorderà di quella parola...
Credo non serva rinnovarti per l'ennesima volta i miei complimenti, perché diventerei noioso e ripetitivo (e poi già lo sai). Come tanti altri ho conosciuto Simon da quel numero quattro della rivista Hypnos, seguendo poi più o meno tutto ciò che la stessa CE ha tradotto... ma quel famoso racconto di cui ti parlavo la volta scorsa l'avevo già letto in inglese diverso tempo fa, senza fare troppo caso al nume dell'autore (me ne sono accorto poi nel momento in cui mi sono trovato a rileggerlo in italiano su "Soli carbonizzati").
Detto questo..... inizio a prendere appunti. Il tuo ospite ha citato diversi nomi che sono curioso di andare a scoprire.
@ Obsidian Mirror
Ho intenzione di contattare alcuni di quei nomi per future interviste, incrociamo le dita. In quanto alla definizione do weitd come sai, io sono un fan degli scrittori degli anni 30. Per me quello è il capostipite di tutto.
Ed è anche quello che trovo più geniale nonostante il tempo passato.
Parecchio interessante il discorso fatto a proposito della "fusione" e mescolanza, qui riferite al genere horror in senso stretto - ma secondo me... - che si produrranno a breve anche grazie a internet.
Il weird come "horror d'avanguardia" non è mica male!
Bellissima intervista! *__*
@ Glò
Infatti è un bel concetto, a cui io per primo non avrei certo pensato fimo al momento in cui Strantzas non me lo ha fatto notare. Però ha ragione lui: si può mescolare arte e narrativa commerciale con ottimi risultati e lui èla dimostrazione che questo connubio è possibile.
Altra bella e interessante intervista.
Saluti a presto.
@ Cavaliere oscuro del web.
Grazie e a presto anche a te
Wow! Che rivelazione l'esistenza del concetto di Thin Places, che credo di utilizzare molto io stesso. Grazie per la bella intervista, Nick. Ti perdono anche l'incremento delle spese per il collirio ;-)
@ Ivano Landi
Ahahah
Perdonami per questa spesa imprevista. ;)
La buona notizia è che nell' immediato futuro il collirio ti servirà molto meno visto che ho trovato un lavoro che mi terrà occupato tutti i pomeriggi di aprile. La cosa influirà ( o potrebbe influire) sulle attività del blog..Comunque lo comunicherò a breve.
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