NON SI SEVIZIA UN PAPERINO (1972)

Questo articolo è dedicato alla memoria di Tomas Milian.


Accendura.  Basilicata. Nelle vicinanze di una moderna e trafficata autostrada la natura brulla e selvaggia domina ancora i paesaggi. 
Una mano femminile scava tra le rocce, estraendone fuori lo scheletro di un neonato. Poco distante alcuni bambini del paese, appena usciti dalla locale chiesa si divertono a spiare l'attività di due prostitute. La stessa mano femminile che aveva disseppellito il corpicino morto adesso compie alcuni riti di magia nera nei confronti di alcuni pupazzi dalle fattezze infantili. 
Uno dopo l'altro i bambini di Accendura vengono uccisi in maniera sempre più brutale. I sospetti d si concentrano esclusivamente nei confronti di una "maciara", una donna ritenuta colpevole di stregoneria e per questo esclusa dal resto della cittadinanza. Il caso assume ben presto una rilevanza nazionale focalizzando l'attenzione delle grandi testate giornalistiche del Nord Italia.  Andrea Martelli, uno dei cronisti di "nera" giunti in paese comprende quasi subito che gli omicidi nascondono qualcosa di molto diverso e molto più grande. L'unico però che sembra dargli ascolto è il giovane prete del paese. I carabinieri infatti preferiscono concentrare tutte le loro indagini nei confronti di Patrizia, la giovane e bella figlia di un industriale milanese, con alle spalle un passato da tossicodipendente.
Ma il paese ha già parlato, i contadini sono convinti di aver già individuato il vero colpevole delle morti. 
Tutti gli indizi sembrano portare alla "maciara".

Nel 1972, Lucio Fulci crea uno dei suoi film più riusciti, una pellicola che lui stesso considererà "tra le sue più riuscite" e di cui si riterrà più soddisfatto  In quell'anno con Non si sevizia un Paperino il regista romano gira un thriller a tutti gli effetti che però col passare del tempo sarà molto apprezzato  sopratutto dagli appassionati  horror.
Non si sevizia un Paperino è infatti principalmente un thriller, uno di quelli duri e cattivi all'interno del quale "il Terrorista dei Generi" si diverte però, per l'ennesima volta, a rimescolare le carte, ad infrangere ti cliché della materia  trattata.
Ma anche a rompere con i canoni "argentiani", che all'epoca, non solo erano di moda  ma che venivano quasi considerati come i soli possibili.


Fulci trasporta infatti l'azione dalle grandi città del Centro- Nord quali Roma o Torino ad un piccolo borgo rurale del Sud Italia, da luoghi aperti e cosmopoliti ad una minuscola, infinitesimale comunità chiusa dove vigono regole immutabili da secoli. Inframmezza la sceneggiatura di rimandi e tentazioni degne di una pellicola del terrore e sopratutto mette in scena una vicenda carica di sadismo e violenza estrema.
Certo, per farlo si basa su alcuni casi di cronaca realmente accaduti, in particolare ai delitti di Bitonto ma Fulci e i suoi cosceneggiatori Clerici e Gianviti rendono propria la materia, gestendo in maniera perfetta un tema, quello della violenza nei confronti dei bambini, che in altre mani meno capaci o meno attente sarebbe franato come terra friabile scadendo nel becero più scabroso.
O peggio nel ridicolo.

Ma Non si sevizia un Paperino è anche uno dei film "fulciani" ad avere creato più grattacapi al suo regista, ad aver attirato l'attenzione della censura su di lui; questo a cominciare dallo stesso titolo nato originariamente senza l'articolo indeterminativo e cambiato in corso d'opera per non incorrere in beghe di copyright con la Disney e la Mondadori che pubblicava in Italia gli albi del colosso  statunitense fino allo stesso argomento trattato con diverse accuse riservate ai momenti delle varie morti delle giovani vittime.

Fu però una scena in particolare, quella di un nudo frontale totaleofferto da una giovanissima Barbara Bouchet qui davvero all'apice della sua bellezza,  davanti ad uno dei bambini a scatenare le ire della censura costringendo il regista e l'attrice a dover comparire nelle aule dei tribunali italiani.
Per la cronaca il regista ne uscì pulito in quanto dichiarò davanti ai giudici di aver girato la scena in momenti diversi in modo da non far mai incontrare la Bouchet nuda con l'attore bambino . Inoltre il regista dimostrò di aver anche utilizzato come controfigura, nei momenti in cui il bambino veniva ripreso di spalle, un adulto talmente di bassa statura da poter essere tranquillamente confuso con un minore.

Sempre per la cronaca la controfigura in questione altri non era che Domenico Semeraro, di professione imbalsamatore, un contatto di Fulci , meglio conosciuto come "il nano della stazione Termini" a causa della sua altezza di un metro e trenta.
Semeraro anni dopo fu vittima e protagonista di un caso di cronaca ( di cui prima o poi parleremo su Nocturnia) che fece molto scalpore e che diede spunto a Matteo Garrone per il suo film L'Imbalsamatore.
Questo elemento aggiunge dettagli in più sul clima che vigeva nell'Italia di quel periodo.
E anche sul suo Cinema.

Non nascondiamocelo, il tema è uno di quelli che disturba, ancora oggi, nonostante tutta l'assuefazione al male da cui siamo costantemente bombardati, nonostante il fatto che sappiamo che stiamo osservando solo un film eppure mettere in scena l'omicidio di un gruppo di bambini è un qualcosa che fa veramente male.
Perfino ai recensori più incalliti.


Eppure, anche in questo, Fulci dimostra la sua bravura, anche nel suo scegliere soluzioni creative per rendere il tema il meno ostico possibile.
Tanto per cominciare per i ruoli delle vittime del misterioso assassino sceglie bambini dai volti il più possibile lontani dallo stereotipo dell' "infante innocente", i bambini del suo film hanno tutte facce da adulti, inoltre li tratteggia come figure brutte, sporche, perfide e già corrotte nell'animo.
Perfino i loro atteggiamenti lo sono, dal momento che risultano crudeli, sadici, pieni di tutta la cattiveria della loro giovane età: risulta difficile solidarizzare con personaggi come questi.
Eppure rimangono bambini, immolate ad un mondo più grande di loro.
Fulci non smette mai di ricordarcelo.


Il regista romano mette in scena un mondo di poveracci, di figure moralmente ambigue, di sadismo e pedofilia, però lo fa alla sua maniera, utilizzando la sua "poetica"; non è un caso che alcune delle scene più violente siano accompagnate - quasi per contrappasso- da Quei Giorni assieme a Te, una delle canzoni più dolci mai cantate da Ornella Vanoni ( scritta dal compositore Riz Ortolani e dalla sceneggiatrice Iaia Fiastri) cosa che finisce per conferire un aspetto straniante a tutta la pellicola.

Barbara Bouchet e Tomas Milian
Due intrusi nella società di Accendura

Nel farlo, nel mettere in scena la sua "umana commedia" il cineasta si affida ad un parterre di attori internazionali, un cast cosmopolita fatto di volti all'epoca molto popolari nel nostro paese; alcuni di questi avevano già lavorato col regista romano, altri ci avrebbero ancora lavorato in futuro. Ma nel farlo, nello sceglierli ancora una volta Fulci utilizza una personale sensibilità privilegiando attori di estrazione mediterranea come i francesi Marc Porel e George Wilson e la greca Irene Papas; o comunque latina come la brasiliana Florinda Bolkan o il cubano Tomas Milian.
L'unica eccezione pare rappresentata dalla scelta di una attrice e modella nata nell' Europa dell'Est come Barbara Bouchet nel ruolo della ricca ed annoiata Patrizia, quasi a volerne rimarcare la lontananza del per personaggio dalla società e dalla realtà di Accendura.
E la sua estraneità dai ritmi di vita del paese dove è costretta a vivere.
Certo, non deve essere stato un effetto voluto, dal momento che alcuni ruoli all'inizio erano stati pensati per ben altri attori, però è comunque interessante che l'effetto finale sia stato questo.



Ma sono in particolare Florinda Bolkan e Tomas Milian ad esprimere la reale cifra stilistica del film, la prima nel ruolo della "maciara", la strega del paese si permette di andare contro le iniziali disposizioni del regista che avrebbe desiderato per quel personaggio un trucco da donna povera, sciatta, sporca e gretta mentre l'attrice Sudamericana preferì optare per una mise che, pur lasciando intravedere la povertà economica del personaggio, ne lasciasse intatta tutta la bellezza.
Il risultato fu che le espressioni allucinate ma comunque sensuali e selvagge della Bolkan risultano
 tra le cose che si ricordano meglio di tutta la pellicola ancora adesso.

Marc Porel nel momento più emblematico
di tutta la pellicola.

Milian, dal canto suo, si trovava allora nel pieno della sua esperienza italiana ma ancora lontano anni luce dai personaggi der Monnezza e di Nico Giraldi  che l'avrebbero quasi imprigionato in quei ruoli(che, ripetiamolo, nonostante qualcuno lo creda  sono due personaggi molto diversi). La sua è  ancora una recitazione molto  misurata, direi perfino in sottotraccia, quasi per sottrazione. Milian con buona professionalità veste bene i panni del reporter Andrea Martelli, forse l'unico personaggio davvero lineare di tutta la vicenda, uno dei pochi che cerchi di conservare una parvenza di umanità dal primo all'ultimo istante.
Certo, si tratta di un Milian ancora grezzo, che magari non sente il film fino in fondo, ma che riesce comunque a fornire una buona prova recitativa, reggendo molte scene sulle sue spalle finendo così nel mettere in ombra tutto il resto.
Anche quello in fondo è una testimonianza del grande talento dell'attore e dell'uomo Milian.


Non si sevizia un Paperino mette in scena due universi diversi, due modelli di  società apparentemente inconciliabili, da un lato l' Italia del boom economico, che nel 1972 stava vivendo una delle sue ultime stagioni, dall'altro quella dell' Italia rurale, dei borghi contadini chiusi su sé stessi e dominati da regole ferree ed immutabili. Mondi antitetici che, nel film difficilmente riescono ad incontrarsi se non in rari casi. Uno può essere rappresentato dalla figura dolente del maresciallo dei carabinieri interpretato da Ugo D'Alessio, certamente uomo delle  istituzioni, rappresentante di quello stesso mondo "di fuori" da cui provengono le autostrade, le leggi; il boom economico ma che vivendo in quel mondo rurale ormai da anni conosce (e comprende) i cuori e le menti degli abitanti del piccolo mondo antico e marcito di Accendura.
Magari senza condividerle, magari senza giustificarle ma conoscendole sicuramente.
Ma, rimaniamo comunque oltre il tempo massimo e-a suo modo- con Non si sevizia un Paperino Lucio Fulci confeziona e testimonia il suo personale de profundis ad entrambi quei modelli di società.


BONUS CARD: IL RICORDO DI DAVIDE PULICI.

Per l'occasione ho chiesto a Davide Pulici  della rivista Nocturno un ricordo testimonianza su Milian e sul film. Pulici ha acconsentito di buon grado e per questo lo ringrazio.
Nocturno senza ombra di dubbio è " la rivista" di Cinema e sul Cinema di genere per antonomasia, la vera bibbia del settore, se cercate informazioni su un attore, un autore, un film o un genere ben preciso Nocturno è il luogo dove troverete tutte le risposte che cercate.
Davide Pulici, è stato uno dei fondatori della storica rivista nata nel 1994 e ne è tuttora il vice-caporedattore, specializzandosi su quelle pagine in particolare nel campo dei Misteri cinematografici e nella creazione di numerosi dossier tematici.
E' un grande piacere ospitarlo qui su Nocturnia.

Davide Pulici:
"Non si sevizia un paperino lo si può inserire tra i film di routine fatti da Tomas Milian, tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta. Il suo non è un ruolo che richieda particolare carisma o attenzione. Fa il maschio, bello e buono, ed è un nome di chiamata da mettere accanto al personaggio di Barbara Bouchet. Niente di stratosferico, come interpretazione richiesta. Mi sono sempre domandato, peraltro, come mai Fulci non avesse usato Tomas per il personaggio del prete, spostando Porel sul protagonista buono. Non riesco a immaginare che cosa sarebbe riuscito a tirare fuori Tomas da quel pretino convinto che per preservare i bambini dal peccato l’unico modo fosse ammazzarli. Tra l’altro, Tomas aveva appena incarnato un prete in quello straordinari e assurdo film che fu The Last Movie – Fuga da Hollywood, girato in Perù con Dennis Hooper. Ma forse Fulci cercava un giovane con una faccia pulita (pare che prima dell’attore francese avesse pensato a Massimo Ranieri). Comunque, per il film in cui richiamò Tomas a lavorare con sé, I 4 dell’Apocalisse, Fulci capì che un attore di razza come Tomas avrebbe dato il meglio in una corsa difficile e quindi gli affidò la parte dello spregevole Chaco, con il risultato eccezionale che tutti conosciamo."

26 commenti:

l'angolo di cle ha detto...

Anzitutto, ti faccio i complimenti per l’ottimo articolo, sia per la scelta di un tema fuori dai soliti schemi finalizzato a celebrare la memoria dell’attore recentemente scomparso, che per l’esposizione chiara e intrigante. La testimonianza di Pulici, inoltre vale come ulteriore valore aggiunto. Pur non avendo mai seguito con attenzione il percorso cinematografico di Milian, ho sempre avuto l’impressione che il suo potenziale attoriale fosse andato “sprecato” in ruoli caricaturali e limitanti, sottraendogli l’opportunità di rivelare le qualità di un vero “cavallo di razza”. Del resto, non conoscevo nemmeno questa pellicola e leggendo il tuo pezzo sembra plausibile immaginare che nell’incontro di Milian con registi controversi come Fulci – a lungo considerato dalla critica italiana come un regista di B-movies – risieda la causa della sua débâcle (a prescindere dal nutrito gruppo di fans di Er Monnezza). Per sillogismo, mi dico che sì, sia pure con rammarico, questa potrebbe essere la chiave di lettura.

Nick Parisi. ha detto...

@ Cassidy Bara Volante
Penso anche io che Milian in un altro ruolo si sarebbe mangiato il film. Tuttavia parte del fascino della pellicola sta nella scelta del cast...però Miloan nel ruolo del prete ...che genialata sarebbe stata.
Grazie a te per i complimenti

Nick Parisi. ha detto...

@ Clementina Daniela Sanguanini
Effettivamente Milian prima di arrivare a quei ruoli caricaturali attraversò il Cinema mondiale impreziosendo con la sua presenza molti western politici e tanti poliziotteschi.Questo però non gli ha impedito di rimanere sempre affezionato al ruolo di Nico Giraldi che comunque gli ha regalato fama imperitura.
Grazie per il tuo splendido commento e a prestissimo.

Ariano Geta ha detto...

L'ho sentito spesso nominare, ma non l'ho mai visto. A questo punto alla prima occasione utile voglio proprio vederlo.

Nick Parisi. ha detto...

@ Ariano Geta
Attenzione che il film contiene momenti considerati scioccanti ancora oggi.
Superato questo scoglio però la visione il film la merita

Lucius Etruscus ha detto...

Caso ha voluto che poco prima della sua morte io abbia iniziato a riscoprire i millemila film con Milian: dopo averti letto, questo film passa subito in pole position di visione!

Massimo Citi ha detto...

Esattamente come Ariano Geta ne ho sentito a suo tempo parlare ma senza mai vederlo. Possibile che sia per la mia ritrosia (leggi: fifa) a vedere i film horror? Scopro qui che non si tratta propriamente di un film horror e, a questo punto, cercerò di vederlo. Grazie, Nick.

Nick Parisi. ha detto...

@ Lucius Etruscus

La stessa cosa sta accadendo a me. Io finora conoscevo solo i film della serie di Nico Girardi.Solo da un paio di anni sto scoprendo gli altri.

Nick Parisi. ha detto...

@ Massimo Citi
È una bella scoperta.
Lo è stato anche per me.

Arwen Lynch ha detto...

uno dei migliori film di fulci, questo senza ombra di dubbio ^^

Nick Parisi. ha detto...

@ Arwen Lynch
Bentornata su Nocturnia!
Sono d' accordo, assieme alla trilogia dell' Inferno e "Sette Note in Nero" è uno dei film migliori di Lucio Fulci.

Arwen Lynch ha detto...

Grazie, ho adorato sette note in nero, e la trilogia è il suo picco più alto, tanto da mettere Fulci tra i miei registi preferiti, e sono di gusti difficili io :)

Nick Parisi. ha detto...

@ Arwen Lynch.
A me piacciono molto anche alcune cose di Bava e di Margheriti.
Che bei registi che avevamo un tempo.

MikiMoz ha detto...

Per me questo è forse il più bello del trittico degli imprescindibili gialli all'italiana (assieme a Profondo Rosso e La Casa dalle finestre che ridono).
Bellissimo articolo, grande anche Pulici di Nocturno.
La Bolkan superba, Milian lo vedo meglio come giornalista che come prete (e hai ragione: è voluto il fatto che i bambini fossero tutti brutti, dai tratti sporchi e "cafoni").
Un film che ha appunto tutte queste chiavi di lettura, anche per la stessa milanese che arriva da lontano e lontano continua a vivere, rispetto ai bifolchi di Accendura.
Milian pure viene da lontano, infatti. E risolverà lui l'arcano (da estraneo).

Moz-

Massimiliano Riccardi ha detto...

Voglio vedere se riesco a recuperarlo, ha fatto bene a ricordare questo film. Tra l'altro un cast con i contro...

Nick Parisi. ha detto...

@ MikiMoz
Io aggiungerei a quella lista anche un film bellissimo di cui però si parla molto poco: "Mio Caro Assassino" di Tonino Valerii, un ottimo artigiano che viene ricordato meno di quanto meriterebbe. In quanto a "La Casa dalle Finestre che Ridono" penso che entro i prossimi due mesi dovrei dedicargli un piccolo articolo, uno dei miei.
La Bolkan in " Non si sevizia un Paperino" è davvero stupenda, una grande interpretazione, non c'è che dire.

Nick Parisi. ha detto...

@ Massimiliano Riccardi
Se ben ricordi ci facemmo un discorso simile all'epoca dei due post dedicati ad Argento, una cosa che invidio e che ricordo con nostalgia dei film italiani dei decenni 50-60-70 la ricchezza dei cast, la maggior parte dei film western; poliziotteschi, horror e perfino le commedie di Totò erano piene di ottimi caratteristi italiani e stranieri che impreziosivano
i vari film con la loro presenza
Oggi, salvo rare occasioni come "Lo Chiamavano Jeeg Robot" il cinema italiano di genere è quasi totalmente morto, qualcosa la fa la televisione ma gli anni d'oro sono lontani ormai.

Arwen Lynch ha detto...

Nick, sono daccordo con te, di Bava ho visto un bel numero di film, ancora devo terminare di vedere la sua filmografia, comunque è un grande pure lui ^_^

Nick Parisi. ha detto...

@ Arwen Lynch
Se t' interessa presto dovrei partire anche di Bava.

Marco L. ha detto...

Non l'ho mai visto e questo post mi ha fatto venire voglia di andare prima o poi a prenderlo in prestito nella biblioteca della mia città.
Però non ho ancora capito il titolo!

Nick Parisi. ha detto...

@ Marco Lazzara
Lo capirai guardando il film.
Ti dò un aiutino comunque: quelli erano gli anni in cui si usavano titoli lunghissimi e poi ad un certo punto appare un pupazzetto di Paperino.
Guardando il film sarà tutto più chiaro.
Ciao

Massimiliano Riccardi ha detto...

Sì, ricordo la discussione. È tristemente vero quello che dici, ma anche allora si guardava al "genere" con la puzza sotto il naso, oggi, per fortuna si riscopre la qualità e l'innovazione di quelle strade tracciate da veri e propri pionieri del cinema.

Nick Parisi. ha detto...

@ Massimiliano riccardi
Concordo.
Film come " Lo chiamavano Jeeg Robot" sono una speranza

Ivano Landi ha detto...

Post che ho letto con grande piacere e interesse. Il cinema di genere italiano/europeo degli anni '70 è una delle mie passioni e questo rientra sicuramente nella mia lista dei cento preferiti, nonostante non mi piaccia il Fulci successivo, quello più propriamente horror.

Nick Parisi. ha detto...

@ Ivano Landi
Il cinema italiano degli anni settanta è qualcosa di meraviglioso,produttori, registi e attori hanno realizzato un piccolo capolavoro che ancora viene ricordato in tutto il mondo. Mi piange il cuore a pensare che poi questo mondo non esiste più.

Arwen Lynch ha detto...

@Nick, Ooooh perfetto, ti verrò a leggere allora ^_^

Ricordando il passato

Ricordando il passato
 
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