FdC come la chiamano gli appassionati è la più longeva rivista di critica e di informazioni relative al mondo del fumetto, in questi mesi sta festeggiando il suo quarantesimo compleanno, traguardo difficilmente raggiungibile in un mercato come quello nostrano.
Loris è stato tanto gentile da voler condividere questo traguardo con noi -e di questo lo ringrazio.
L'occasione ci permette anche di gettare uno sguardo informato sullo stato di salute del mondo del fumetto italiano.
Buona lettura a tutti quanti!
Nick: Ciao Loris, è un piacere averti ospite di Nocturnia. Questa intervista è dedicata ai 40 anni di “Fumo di China”. Se sei d’accordo vorrei iniziare dividendo l’intervista in due versanti diversi: vorrei partire anzitutto con l’appassionato e poi finire con il direttore editoriale della rivista e di “Fumo di China” nel suo complesso. Cominciamo con l’appassionato. Mi piacerebbe sapere quando è nato in te l’amore per la narrativa disegnata (i nostri amati fumetti) e perché?
Loris Cantarelli: Ciao e grazie a te! Come milioni di italiani ho imparato a leggere in stampatello maiuscolo su “Topolino” prima ancora di andare a scuola... e che in un intero Paese questo sia capitato a così tante persone credo sia un unicum mondiale, perfino considerando il Giappone!
Ancora alle elementari ho poi iniziato a seguire anche i fumetti dell’Uomo Ragno e il settimanale “il Giornalino” fino al liceo, intensificando via via la conoscenza di sempre più autori e personaggi.
Nick: Quali sono state le serie, i personaggi e gli autori che ti hanno maggiormente colpito e formato come lettore, prima ancora che come operatore del settore? Una mia curiosità, personale: quando poi ti è capitato di incontrare e di conoscere personalmente alcuni degli autori che avevi conosciuto da lettore, a livello umano quali sono state le maggiori sorprese?
Loris Cantarelli: Su “Topolino”, come molti amavo le storie di Giorgio Cavazzano anche senza saperlo perché fino al 1988 non venivano riportati i nomi degli autori, mentre su “L’Uomo Ragno” e “il Giornalino” sì, quindi seguivo sempre con piacere John Romita (padre), Attilio Micheluzzi e Gianni De Luca soprattutto, ma anche tanti altri anche oggi che nell’allora inimmaginabile disponibilità di conoscenze è sempre bello scoprire e riscoprire.
Direi che nella quasi totalità incontrare gli autori di persona è stato molto piacevole, anche quando si scopre che ovviamente sono persone con pregi e difetti come noi. Devo dire che in ogni caso mi rimane sempre un senso di gratitudine per le emozioni che mi hanno trasmesso, così come quando ci si trova a tu per tu con uno scrittore o un cineasta che segui da anni
Nick: Veniamo al Cantarelli professionista del settore: tu sei diventato direttore editoriale di “Fumo di China” nel 2012, quali invece sono stati i tuoi primi approcci con la rivista?
Cantarelli: L’ho scoperta nei primissimi mesi del 1991, attirato da una copertina in cui faceva capolino l’ Uomo Ragno... e mi ha aperto un mondo. Difficilmente chi oggi è abituato a trovare subito tutto gratis (o quasi) sul telefonino può capire che cosa significava trovare un tale concentrato di passione e competenza, in un’epoca in cui non era facilissimo trovare informazioni e immagini – al di là del fatto che bisognasse pagare comunque qualcosa – anche solo per sapere dell’esistenza di autori, personaggi o argomenti specifici...
Incontrando Art Spiegelman a Milano per un firmacopie del secondo volume del suo Maus nel 1992 ho conosciuto Sergio Rossi e nell’estate 1995 mi sono convinto a mandare all’allora redazione milanese di “Fumo di China” un mio primo articolo sulle parodie Disney, conoscendo così Marcello Toninelli e Davide Castellazzi, continuando a collaborare alla rivista anche dopo il passaggio nel 1998 al nuovo editore riminese Cartoon Club, partecipando dal 2002 alla mostra mercato Riminicomix e dieci anni dopo assumendomi l’onere e l’onore di curare direttamente la rivista.
Cover di FdC # 9 Quando la rivista era ancora una fanzine. L'anno è il 1980 ed è il debutto ufficiale del nome Fumo di China dopo che nei primi numeri era stato chiamato il Bollettino del CGAF |
Nick: Cominciamo a parlare meglio proprio di “FdC”. Da tempo è la più famosa rivista di critica del settore, difficile pensare che sia nata nel 1978 come bollettino di un Club bolognese. Ti va di tracciare per i lettori di Nocturnia una breve cronistoria della rivista e delle fasi che ha attraversato?
Cantarelli: Certo, dopo le versioni da Bollettino del Club “Giovani Amici del Fumetto” (9 numeri, 1978-80), fanzine e prozine che proseguì la numerazione (19 numeri, 1980-87), trimestrale in fumetteria con doppia numerazione grazie ad Alessandro Distribuzioni (8 numeri, 1987-89) a novembre 1989 siamo sbarcati anche in edicola, divenendo mensili dal 1995 e producendo in parallelo anche un tradizionale “Annuario del Fumetto” (21 numeri, 1995-97 e 1999-2017), un solitario “Annuario dell’Animazione” (1997) e perfino un “Manga Giornale” (17 numeri, 1997-2001). Riuscire a realizzare tutto questo e perfino un’ulteriore trentina di cataloghi di mostre – tutto rintracciabile sul nostro sito www.fumodichina.com – in modo professionale, pur non essendo la nostra professione principale, è un risultato che lascia tuttora senza parole. Il merito è tutto del centinaio di collaboratori e le migliaia di lettori che hanno contribuito negli anni a raggiungerlo.
FdC # 1 del 1987 La versione "balenottero" pubblicata da Alessandro Distribuzioni per il circuito delle librerie specializzate |
Nick: Ricordiamo un attimo i 4 fondatori di “Fumo di China”?
Cantarelli: Anche più di un attimo... Senza Franco Spiritelli, Andrea Magoni, Mauro Marcheselli e Andrea Plazzi oggi non saremmo qui! I primi due hanno continuato a i rispettivi lavori, mentre Mauro è entrato in Bonelli fino a diventarne il direttore editoriale oggi in pensione e Plazzi è ancora uno dei più attivi e rispettati operatori del settore.
Senza contare che nel corso del tempo “FdC” è stata una palestra per molti appassionati, come Franco Busatta (che ideò il nome “Fumo di China” nel 1980, dopo i primissimi bollettini in trenta copie ciclostilate, oggi redattore Bonelli) e Marco M. Lupoi (oggi direttore editoriale Panini Comics).
E poi ci piace ricordare i tanti validissimi autori che, quando pubblicavamo fumetti più lunghi delle strisce come negli ultimi tempi, hanno esordito sulla rivista: Giuseppe De Nardo, Giuliano Piccininno, Guglielmo Signora, Vanna Vinci, Alessandro Bignamini, Walter Chendi, Alfio Buscaglia, Federico Memola, Teresa Marzìa, Maurizio Rosenzweig, Luca Enoch, Max Bertolini... più qualche “comparsata” qua e là che capita ancora di autori che poi diventano noti a un pubblico più vasto.
FdC #1 del 1989 il primo nel formato "lenzuolo" (24x33 cm) L'anno è il 1989 , l'editore è la NED 50La rivista sbarca anche nelle edicole. |
Nick: Magari negli anni, è stata compiuta anche qualche svista o fatti degli errori... Con il senno di poi, che cosa non rifareste o magari realizzereste in maniera diversa?
Cantarelli: Anzitutto, va dato atto a Marcello Toninelli di aver azzeccato il formato 24 x 33 cm, che ancor oggi va “svettare” la rivista nelle edicole e nelle fumetterie!
Poi, certo, la natura amatoriale dei primi tempi ha portato ad alcune visioni parziali che non a caso suscitarono polemiche, come la scelta di parlare raramente di supereroi – la prima copertina fu nel 1987, con un Batman di Bill Sienkiewicz – per concentrarsi sul fumetto cosidetto “d’autore”, o ancora nel 1993 ci fu la celebre stroncatura del fumetto “Faust” in una recensione di Spiri celebre per la sua brevità: “Merda pura”... In realtà, come sempre va tutto contestualizzato: in un panorama molto diverso dall’attuale (dove chiunque può postare un’opinione sul web, spesso senza nemmeno argomentare) capitava di avere discussioni anche accese ma che poi arricchivano entrambe le parti e soprattutto i lettori.
Oggi naturalmente diamo più suggerimenti specifici e approfondimenti che non si trovano altrove, più che dare notizie, tanto più in un panorama enorme che comprende anche artbook, film, telefilm...
Nick: Il mercato italiano ed internazionale in questi ultimi anni ha subito diverse trasformazioni, alcune davvero epocali. Penso ad esempio alla Marvel Italia nel 1994 divenuta presto Panini Comics, all’avvento della Planeta de Agostini per i diritti della DC nel 2006 (e alla loro perdita dopo 5 anni), fino alla più recente acquisizione di “Topolino” da parte della Panini. Quali sono state, secondo te le trasformazioni più dirompenti per il mercato italiano e che previsioni fate per il futuro?
Cantarelli: Quelle che hai appena ricordato sono le maggiori, a cui aggiungerei l’attuale fase di rinnovamento che sta passando la Sergio Bonelli Editore, nel cercare finalmente di “capitalizzare” le sue proprietà intellettuali che credo farà bene all’intero sistema italiano. Le bocche restano per lo più cucite, ma la sensazione è che ne vedremo sicuramente delle belle.
Nick: Come scegliete gli argomenti da trattare numero per numero? Che criteri utilizzate a livello redazionale?
Cantarelli: L’uscire ogni mese ci spinge inevitabilmente sull’attualità, però cerchiamo di non perdere mai di vista uno sguardo generale, attento a quanto succede nelle grandi aree del fumetto USA, franco-belga e giapponese che con le tempistiche di oggi ovviamente influenzano molto più velocemente il panorama italiano. Vedi ad esempio il crowdfunding, a cui dedichiamo spazio fin dal 2013, protagonista del nostro primo dossier di copertina di quest’anno. Ormai mainstream e indipendente s’intrecciano sempre più, e non soltanto nel fumetto. La distribuzione in edicola è in affanno e quella da libreria alterna grandi ristampe di lusso a esperimenti interessanti ma con qualche scompenso... Ogni giorno ci sono tanti aspetti da tener d’occhio e, senza voler essere tuttologi, cerchiamo di offrire un servizio almeno per orientarsi: le vendite costanti (di questi tempi, merce preziosa più che mai!) ci dicono che i lettori apprezzano, anche perché non creiamo doppioni con la pagina Facebook, l’account Twitter, il sito e il blog. Ognuno svolge il suo compito e rilancia l’altro.
Nick: Tra le trasformazioni del settore, c’è appunto la sempre più massiccia invadenza della Rete che – tra le altre cose – ha cambiato totalmente il concetto di news. Come vi approcciate alla Rete? Qual è il rapporto di “FdC” con il web?
Cantarelli: Da tempo abbiamo ridotto le pagine di news a due sole pagine per le quattro aree principali di produzione nel mondo (e conforta vedere che l’Italia rimane una delle “superpotenze”, pur con le inevitabili differenze), anche se segnaliamo soprattutto notizie poco viste o piccole esclusive sulle uscite dei mesi successivi.
Poi, diversifichiamo l’offerta, abbinando al cartaceo e ai rilanci sui social network alcuni “extra” su sito e blog, come l’index 1978-2017 di tutti gli autori e i personaggi di cui abbiamo parlato fin qui in questi decenni (qui) o l’elenco degli oltre 300 film dal vero tratti da fumetti (qui:), un Calendario 2018 stampabile (qui:) o un’intervista inedita a corredo di un dossier della rivista (qui). Insomma, le forme sono tante e l’offerta è talmente ampia che le idee non mancano. Quello che manca è sempre il tempo!
Nick: Di solito a questo punto domando sempre al mio intervistato una sua impressione sull’attuale stato di salute del fumetto italiano e su cosa si potrebbe fare per riportare lettori al media. Rigiro anche a te la stessa domanda. Con una aggiunta, però... che riguarda che valore e che funzione può avere una rivista di critica come “FdC” nell’attuale situazione editoriale.
Cantarelli: Be’, ormai è un decennio che i comics sono dappertutto, quindi per un appassionato è il Bengodi... anche se a volte il troppo stroppia e ci si chiede fin quando si potrà andare avanti con centinaia di titoli che vendono sempre meno, in un Paese che legge sempre troppo poco, e che da sempre fatica a guardare al di là del proprio naso. Credo che a “FdC” basti continuare a stare nel mondo cercando di raccontarne la complessità, per quanto riguarda il proprio ambito: continuando a segnalare i prodotti migliori più che quelli da evitare. Come dico sempre, la vera battaglia è quella contro la superficialità, che ognuno di noi deve portare avanti ogni giorno.
Nick: E che opere e quali autori possono essere considerati come i maggiormente rappresentativi di questi ultimi anni in Italia? E quali sono le tendenze che vanno per la maggiore?
Cantarelli: Sarebbe facile dire Zerocalcare e Sio, almeno guardando i numeri e le scelte lungimiranti dei rispettivi editori Bao Publishing e Shockdom (ma non soltanto). In realtà ci sono molti aspetti interessanti nel mercato italiano, dalla nuova vitalità dei grandi editori nel mercato delle librerie alle personalità di autori come Ratigher a capo di Coconino Press, così come l’attenzione della Bonelli a sperimentare e contaminare linguaggi ma anche l’attivismo di piccoli editori ad ampio raggio come Tunué (allargatasi da tempo a saggistica e romanzi) e Lavieri (sempre attento al pubblico dei bambini e dei libri illustrati). Poi personalmente amo molto le opere di Leo Ortolani e la coppia Teresa Radice & Stefano Turconi, ma c’è davvero l’imbarazzo della scelta.
Nick: “FdC” sta concludendo i suoi primi 40 anni e quasi in ogni numero uscito nel 2017 avete celebrato la ricorrenza con articoli e interviste, è previsto qualche festeggiamento speciale con il “botto”?
Cantarelli: Come sempre abbiamo preferito limitare le autocelebrazioni, cercando di dare ai lettori qualcosa in più: quando abbiamo intervistato amanti del fumetto o autori che hanno iniziato con noi abbiamo parlato di loro più che di “FdC”.
Sul n.271 in uscita a fine febbraio abbiamo una copertina inedita e un’intervista esclusiva a Vittorio Giardino in occasione della conclusione dopo vent’anni del suo Jonas Fink, poi incontriamo Franco Spiritelli proprio per chiudere simbolicamente quest’anno di festa dal suo punto di vista e abbiamo il consueto reportage dal Festival di Angoulême dell’esperto Giorgio Zambotto... il primo dopo la scomparsa del compianto Salvatore Oliva, che ci ha lasciato a 58 anni lo scorso 18 luglio, che insieme a lui realizzava fin dal 1994 le celebri corrispondenze dalla Francia. Una coincidenza incredibile, che rende il numero ancora più particolare.
Nick: E più in generale, quali sono i vostri progetti futuri? Ci puoi fare qualche anticipazione?
Cantarelli: Stiamo preparando a rendere disponibili in pdf sul sito i primissimi numeri ciclostilati della rivista, ma soprattutto siamo entrati nella grande famiglia della società cooperativa Doc Servizi, pur rimanendo legati al festival riminese Cartoon Club. Con il nuovo editore stiamo pensando a ulteriori “salti di qualità” che vadano a vantaggio di tutti, quindi ci saranno sicuramente sviluppi.
Nick: Torniamo per un attimo a parlare di te: parlaci del tuo sito illustrAutori...
Cantarelli: Ahimè, per ora è fermo da un po’... anche se l’idea di costruire mappe della presenza nel web di autori italiani che amo e ringrazio tutti i giorni di aver incontrato è tutt’altro che sparita. Ormai è sempre più chiaro che il principe di Dostoevskij era tutt’altro che “L’Idiota”: solo la bellezza salverà il mondo!
Nick: Bene, è tutto. Ti ringrazio ancora per la tua disponibilità e ti saluto rivolgendoti la classica domanda finale di Nocturnia: c’è una domanda a cui avresti risposto volentieri e che io invece non ti ho rivolto?
Cantarelli: Accidenti, è la stessa che rivolgevamo ai nostri intervistati negli anni d’oro e a volte ancora adesso! Non è che leggi anche tu “Fumo di China”...?
10 commenti:
Fumo di China è una pietra miliare per il fumetto italiano, un'intervista interessantissima.
Ottimo lavoro come sempre!
@ Ariano Geta
Fumo di China è da sempre una delle mie letture preferite ed è anche uno dei pochi motivi per cui- assieme all'altra rivista Nocturno vado ancora in edicola, da anni desideravo riuscire a realizzare questa intervista. Sono particolarmente felice oggi.
Ottima e interessante intervista.
Saluti a presto.
Bella intervista, Nick. Provo a diffondere un poco...
@ Cavaliere oscuro del web
Lieto che tu abbia apprezzato.
Alla prossima!
@ Ivano Landi
E di questo te ne sono profondamente grato.
Questo tipo di post ha bisogno del maggior sostegno possibile.
Non ho mai letto FdC ma potrei iniziare dato che sono un grande fan di Memola.
Avevo letto "pornzine" anziché "prozine" (è un medicinale?) 😲
Comunque complimenti per l'intervista!
@ Emanuele Di Giuseppe
No, non è un medicinale. LOL :D
Diciamo che le fanzine e le prozine erano un prodotto pre-internet, una maniera per gli appassionati di una data materia per comunicare tra loro prima che esistesse la rete.
Le fanzine abbreviazione di "fanatic magazine" erano riviste cartacee realizzate da appassionati per altri appassionati.Di solito erano realizzate con scarsi mezzi, inizialmente le pagine erano ciclostilate ed in seguito fotocopiate. Venivano realizzate in pochissime copie (se raggiungevano le centinaia era tutto grasso che cola) e non le trovavi in edicola o in libreria, ma al massimo alle fiere del settore o in qualche fumetteria. Non avevano uscite fisse ma uscivano quando si poteva e voleva. Le fanzine potevano essere musicali, letterarie,di cinema o sui fumetti oppure essere l'house organ di qualche fans club).
Quando una di queste pubblicazioni cominciava ad essere realizzata con mezzi economici maggiori(tipo la stampa tipografica al posto delle fotocopie); usciva con maggiore regolarità e conteneva articoli meno da fans e maggiormente da professionista, allora passava di grado e diventava una pro-zine, una pubblicazione quasi professionale.
FdC ha passato entrambi i gradi prima di diventare la rivista che è oggi.
Un caro saluto e grazie per i complimenti!
Bellissima intervista, Nick!
Come sai, non sono un’assidua frequentatrice del mondo dei fumetti. Anzi, oggi non lo frequento affatto, mentre ero solita bazzicarlo da bambina e nei primi anni dell’adolescenza, ma ora sto iniziando ad apprezzarlo e a riscoprirlo di nuovo, seppure in via indiretta, leggendo post belli e motivanti come i tuoi e quelli di Ivano.
Del tuo ospite, a cui invio i miei più sinceri complimenti e un grande in bocca al lupo per la sua brillante attività, mi ha particolarmente colpito il racconto dell’apprendimento della lettura in età prescolastica, attraverso lo sfoglio di Topolino. È un’esperienza che condivido. Per la precisione il mio apprendimento è avvenuto grazie a più testate che finivano tra le mie mani, dopo esser passate in quelle di mio fratello, di qualche anno più grande: Topolino, Tiramolla, Geppo, Nonna Abelarda. Non mi ero mai soffermata troppo a riflettere su questo passaggio, ma quest’intervista mi ha permesso di farlo, svelando un’importantissima sfaccettatura di questi piccoli testi illustrati. Il fatto, cioè che possiedano una rosa di significati molto più ampia di quella tradizionalmente riconosciuta. Essi, prima ancora di svolgere un ruolo di intrattenimento/divertimento, sono così impattanti da riuscire ad attivare quelle “molle” che consentono al bambino di fare uno dei più importanti salti cognitivi, come quello della lettura.
Chapeau!
@ Clementina Daniela Sanguanini
Quella dichiarazione ha risvegliato molti ricordi, anche perché quel tipo di formazione attraverso i fumetti, anzi attraverso i "giornaletti" come si diceva in quel periodo è stata anche la mia. Ricordo con affetto (e molti ne ho ancora conservati) non solo i vari "Topolino" ma tutti quei titoli che hai citato.
Quelli sono stati davvero il primo insegnamento alla lettura per un paio di generazioni di italiani.
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