Le cose si complicano quando Giordani inizia ad intrecciare una relazione con Anna la ribelle figlia di Terzi.
Mentre i gli omicidi diventano via via sempre più efferati diventa ormai chiaro a tutti che nessuno al'Istituto Terzi è quello che sembra.
E l'assassino è in mezzo a loro.
Quando venne girato, nel 1971 Dario Argento era passato nel giro di pochi anni dall'essere un bravo e (abbastanza) rispettato critico cinematografico che scriveva per il quotidiano Paese Sera allo status di regista emergente. Da intellettuale difensore delle produzioni horror e thriller della nostra cinematografia Argento aveva proseguito il suo percorso di vita fino a diventare la giovane promessa del medesimo settore.
Eppure la fine degli anni 60 e l'inizio del decennio successivo non erano stati comunque un periodo facile per l'artista romano preso com'era tra la ricerca di una propria personale visione creativa e le sempre imminenti censure, critiche e tentativi di ingerenza da parte dei produttori.
In un certo senso proprio questo film fu quello che più di tutti visse queste vicissitudini e permise all'artista romano di ottenere una sua vera e propria autonomia
Ma Il Gatto a Nove Code è anche un film di passaggio, stretto com'é tra il fulminante successo de L'Uccello dalle Piume di Cristallo (con le ovvie conseguenti paure di non riuscire a ripetere lo stesso exploit ai botteghini) e i veri e propri uragani stilistici e creativi che verranno con i successivi 4 Mosche di Velluto Grigio e Profondo Rosso.
Argento con la creazione de Il Gatto a Nove Code sembra così quasi prendere le misure, cercare di capire fino a dove potersi spingere, fino a dove "osare".
Karl Malden e James Franciscus |
Il risultato finale, il prodotto che ne viene fuori è un film decisamente più classico rispetto sia al capostipite sia rispetto alle pellicole che seguiranno; Il Gatto è un ancora quasi del tutto thriller a tutto tondo, un giallo da manuale dove la sceneggiatura conta ancora molto rispetto alla perfetta visionarietà delle singole sequenze ( non che queste manchino ma quando ci sono risultano funzionali allo sviluppo della trama, che per la maggior parte del film scorre precisa come un violino appena accordato).
Proprio perché in questo scorcio del 1971 Argento sta ancora cercando di decidere cosa "fare da grande" il suo secondo film è "ancora" quasi del tutto un thriller però contiene più di un presagio anticipatore di quanto verrà poi, non è "ancora" un horror però si diverte a titillare le aspettative e la pazienza del pubblico con qualche avvisaglia di elementi soprannaturali (per la verità più sussurrati che altro ed in particolare nelle scene iniziali con la visione di Arnò riguardante il primo omicidio, trattato per il resto del film quasi come un vero e proprio "profiler ante litteram)
Un film nemmeno troppo amato dal regista, che per anni lo ha considerato come l'anello debole di tutta la "Trilogia degli Animali" ma che rivisto oggi riacquista una sua sorta di dignità
E perfino di fascino.
Proprio in questa sua spuria natura di film di "passaggio" risiede buona parte del fascino della pellicola, all'interno del post dedicato a 4 Mosche di Velluto Grigio che ho pubblicato qualche settimana fa, ho rimarcato più volte quanto il mio preferito all'interno della Trilogia degli Animali sia invece proprio questo Il Gatto a Nove Code.
Ed i motivi sono semplici ma molteplici.
In primo luogo perché questa pellicola è l'espressione di una promessa che si sta mantenendo, di un baco da seta che si sta evolvendo in farfalla- e noi stiamo lì, comodamente seduti in prima fila, ad osservare le ali che spuntano. Fateci caso, sin dalle prime scene, sin dal prologo che ci mostra il cieco che passeggia di sera con la nipote per la città deserta Argento dimostra di saperci fare con la macchina da presa, certo non mancano i suoi virtuosismi, le sue predilezioni per le geometrie ariose e monumentali ( il film infatti venne girato tra Torino e il quartiere romano dell' Eur) o le sue piazze vuote talmente disturbanti da apparire quasi come scenari alieni ma si tratta di un unico biglietto di presentazione, un unico immenso messaggio verso critici, produttori e pubblico per dimostrare le sue capacità.
Ed anche di riuscire a raccontare una storia senza intromissioni.
Infatti se il film poté essere realizzato fu grazie all'interesse manifestato da produttori americani e da investitori europei rimasti impressionati dalla riuscita del precedente L'Uccello dalle Piume di Cristallo, non certo grazie ai capitali italiani; l'italiana Titanus, che all'epoca distribuiva i film di Argento non credeva più di tanto nel progetto e più volte il capo della stessa, il produttore Goffredo Lombardo intervenne nei confronti del regista manifestando insoddisfazione rispetto alla pellicola considerata inadatta sia come thriller, sia come horror e perfino come poliziottesco.
Estremamente lontana da tutti i cliché.
Solo l'intervento dei coproduttori francesi e della Germania dell'Ovest permise lo sblocco della situazione e la possibilità per il film di essere distribuito nelle sale
Il conseguente successo della pellicola spianò la strada, i grossi incassi fecero il resto: da quel momento in poi per anni nessuno si arrischiò più ad interferire con le scelte "argentiane"
Certo ad Argento vennero comunque consigliati due attori americani per i ruoli principali, al fine di essere competitivo su quel mercato, ma si trattò di due ottimi interpreti. Per il ruolo di Franco Arnò venne contattato il veterano Karl Malden, considerato un interprete adatto per quel tipo di performance, mentre, per quanto riguarda il vero protagonista, il reporter Carlo Giordani, al regista venne praticamente suggerito il belloccio James Franciscus che aveva il merito di essere reduce da una serie di enormi successi commerciali, tra cui L'Altra Faccia del Pianeta delle Scimmie e quindi di essere un "nome" molto popolare per l'epoca.
Argento in fondo non fa altro che prendere una società- quale quella di inizio degli anni 70s figlia del boom economico- a suo modo ancora fiduciosa ( non ingenua ma certamente fiduciosa) nel futuro, nel progresso e nella scienza ...e ne mostra le prime crepe, le prime forti dissonanze. Non è infatti un caso che tutto nasca da una teoria scientifica, oggi completamente sconfessata ma in quel periodo in gran spolvero, quella della sindrome 47, XYY che ipotizzava come si potesse individuare la propensione di una persona verso la criminalità semplicemente in base alla sua combinazione cromosomica
E negli anni 70 s davvero ci si illudeva che la Scienza da sola potesse dare la risposta a tutte le domande.
Catherine Spaak nel ruolo di Anna Terzi e James Franciscus in quello del giornalista Carlo Giordani |
Solo che Argento prende la Logica, prende la Scienza e la sporca con le sue paure, con le proprie pulsioni e fissazioni, così facendo i membri dell ' Istituto Terzi si dimostrano dietro la loro apparente facciata di rispettabilità come una masnada di esseri preda essi stessi dei peggiori istinti umani: ricattatori, assassini, morbosi senza contare che ad un certo punto viene nemmeno troppo velatamente ventilato il fantasma dell'incesto.
Essi stessi si dimostrano come il male nei cui confronti la società dovrebbe solo guardarsi alle spalle.
All'inizio del post sostenevo che con Il Gatto a Nove Code il cineasta comincia a prendere le misure del proprio "stile" e della propria "cifra narrativa" ed è in questo senso che intendevo il concetto; ecco quindi che nella pellicola ritroviamo molti degli elementi che poi ricorreranno spesso nella poetica argentiana: personaggi dichiaratamente gay ( il Dottor Braun interpretato dall'attore tedesco Horst Frank), altri portatori di handicap ( il già citato Arnò ); riferimenti biografici ( la scelta del nome Franco Arnò fu ispirata alla figura di un sensitivo conosciuto da Argento durante il suo soggiorno torinese, ma anche le scene in cui vengono mostrate copie di Paese Sera); i sadici omicidi ripresi in maniera stilizzata e quasi coreografata, l'abilità policromatica nelle riprese,
l'impiego di ninna nanne come colonna sonora ( in questo caso composte da Ennio Morricone) e per finire l'impiego di attori specializzati in ruoli brillanti all'interno di ruoli drammatici o, in alternativa, in parti che parodiano grottescamente un ruolo drammatico. Nello specifico oltre alla scelta di Catherine Spaak per il personaggio di Anna Terzi basterebbe ricordare i comici Vittorio Congia e Ugo Fangareggi, il primo reduce da tanti musicarelli impiegato stavolta nella parte di un fotografo, il secondo nella parte di un ladro particolarmente sboccato e sopra le righe (e per una volta non gli venne nemmeno chiesto di sacrificare il suo accento genovese)
Ma è proprio dal lato attori che proviene il terzo motivo di fascino di questo film.
Perché, probabilmente senza rendersene conto, il regista chiama vicino a se diversi nomi tipici delle produzioni televisive, attori provenienti dagli sceneggiati Rai e per questo volti rassicuranti per il grande pubblico.
Per questo la pellicola finisce per assumere il valore di una testimonianza, di un modo quasi teatrale di concepire la recitazione sia cinematografica che televisiva, una sontuosità d'altri tempi lontana dal minimalismo di certe recitazioni svogliate e quasi biascicate tipiche da talent show.
Capita così di scoprire nella parte del Dottor Casoni uno dei medici coinvolti nelle indagini il volto apparentemente rassicurante di Aldo Reggiani qui in una delle sue rarissime apparizioni cinematografiche ma che tre anni prima era stato la star dello sceneggiato La Freccia Nera, lo stesso primario Terzi si garantisce il fisico e la voce importante di Tino Carraro, una presenza costante sia della prosa televisiva Rai sia delle sue produzioni a puntate. tra le altre cose Carraro era reduce della serie d'anticipazione Oltre il Duemila e l'anno dopo sarebbe stato coinvolto, in quello che senza dubbio è una delle migliori incursioni che l'emittente di stato avrebbe mai fatto in territorio fantascientifico, sto parlando naturalmente di quel' A Come Andromeda a cui ho già dedicato spazio in passato. Per trovare tracce di Carlo Alighiero ( Calabresi, un altro dei medici dell' Istituto Terzi) bisogna addirittura scavare nella preistoria del servizio radiotelevisivo, tornando indietro fino al 1959, quando l'attore divenne uno dei comprimari di Giallo Club, l'antesignano dei tanti quiz televisivi improntati alla soluzione di un delitto , il programma fu anche il primo a presentar le indagini del Tenente Sheridan interpretato da Ubaldo Lay, di cui Alighiero era per l'appunto uno degli aiutanti. Infine una piccola citazione per Pier Paolo Capponi che in questo film veste i panni di uno dei tanti commissari da lui interpretati nel corso della sua carriera ( e l'apoteosi di questo tipo di ruoli sarebbe arrivato per Capponi nel 1975, proprio con un altro sceneggiato: Dov'è Anna?)
Fa uno strano effetto, sopratutto per chi era bambino proprio in quegli anni, vederli tutti assieme.
Un altra foto di scena. Il momento è quello della morte del Dottor Calabresi ( l'attore Carlo Alighiero) |
Come tale merita di essere rivisto.
NOTA:
"Del cinema di Dario Argento si sta occupando anche l'amico Ivano Landi. Questi sono i post finora pubblicati:
Ah! Che film! Purtroppo come dici, appartiene a un'epoca che non esiste più.
RispondiEliminaHo solo dei vaghi ricordi di questo film, ed è strano visto che di altri suoi film li conosco a memoria tutte le battute. Ho impresse in mente alcune scene ma nulla di più. Non ricordo nemmeno il finale, meno che meno il nome dell'assassino. Mi sa che è tempo di riguardarmelo...
RispondiEliminaAnch'io, come TOM, non ricordo quasi nulla di questo film. Della trilogia degli animali ricordo bene "L'uccello dalla piume di cristallo" e così così le "Quattro mosche". Chissà perché...
RispondiEliminaFacciamo di nuovo lo scambio di link?
Non ricordo niente di questo film, eppure sono sicura di averlo visto, come i primi.
RispondiEliminaRicordo abbastanza le "4 mosche...", mi era piaciuta l'idea finale.
Poi il mio interesse per i film di Argento è andato scemando. Mi sembravano troppo inverosimili, truculenti e scarsi nella realizzazione delle scene macabre.
Cristiana
Cit. Il Gatto a Nove Code è un prodotto di un 'epoca che non c'è più.
RispondiEliminaProprio vero. Questo film mi era piaciuto tantissimo. Bisogna guardare quel tipo di cinematografia contestualizzando. Il valore c'è e si vede. Argento, resta un precursore. Purtroppo non ha saputo andare avanti, mi riferisco a tempi più recenti.
@ Silvia Leggiamo
RispondiEliminaCiao e benvenuta sul blog!
Guarda mi rendo conto che potrò sembrare un retrogrado e sicuramente c'entreranno molto i ricordi d'infanzia però comincia a mancarmi quell'epoca e quel modo di concepire il Cinema e l'arte in generale.
Alla prossima!
@ Obsidian Mirror
RispondiEliminaSi tratta del film meno "argentiano" di tutti, con una struttura molto classica, lo stesso Dario Argento fino a qualche tempo fa ha sempre dichiarato di aver apprezzato poco. Inoltre rispetto agli altri due capitoli ha anche circolato meno nel circuito degli appassionati, probabilmente per questo lo ricordi di meno.
Una visione se la meriterebbe, poco ma sicuro.
So che lo vidi ma sinceramente ricordo più la paura di ragazzina che il resto. Forse l'ho volutamente cancellato dalla memoria perchè allora la paura era stata tanta
RispondiElimina@ Bara Volante
RispondiEliminaC'entra molto il fatto che si tratti del secondo capitolo e come tale ha subito il destino di sottovalutazione dei secondi capitoli, inoltre in questo caso preciso la gente si ricorda del primo film " L'Uccello dalle Piume di Cristallo" perché ha rivelato in maniera esplosiva il talento del regista, del terzo " 4 Mosche di Velluto Grigio" se ne parla per via delle vicissitudini della pellicola che scomparse per anni dalla circolazione. "Il Gatto a Nove Code" invece ha avuto una vicenda più classica, più normale anche per questo se n'è sempre parlato poco.
Ciao!
@ Ivano Landi
RispondiEliminaMa certo che lo facciamo! Stasera inserisco il tuo link, anzi scusami se non l'ho fatto prima!
Come scrivevo prima, io credo che si parli di più degli altri due film della trilogia (e la gente se li ricordi di più) soprattutto perché c'entra molto il fatto che si tratti del secondo capitolo e come tale ha subito il destino di sottovalutazione dei secondi capitoli, inoltre in questo caso preciso la gente si ricorda del primo film " L'Uccello dalle Piume di Cristallo" perché ha rivelato in maniera esplosiva il talento del regista, del terzo " 4 Mosche di Velluto Grigio" se ne parla per via delle vicissitudini della pellicola che scomparse per anni dalla circolazione. "Il Gatto a Nove Code" invece ha avuto una vicenda più classica, più normale anche per questo se n'è sempre parlato poco.
Inoltre lo stesso Dario Argento solo recentemente ha detto di aver rivalutato questo suo secondo parto, fino a pochi anni fa anzi quasi ci è mancato poco che lo disconoscesse.
In effetti si tratta della pellicola meno "argentiana" e più classica di tutte.
Ricordo di averlo visto molti e molti anni fa, ma ne ho un ricordo assai vago. Dovrei proprio rivederlo per giudicarlo meglio.
RispondiElimina@ cristiana2011
RispondiEliminaDario Argento purtroppo negli ultimi anni, anzi diciamo dalla seconda metà degli anni 90 purtroppo è sempre più scivolato in basso. I motivi sono tanti e non del tutto chiariti fino in fondo; ne abbiamo parlato anche nel post dedicato a "4 Mosche di Velluto Grigio" ma aldilà di come la si pensi purtroppo c'è da dire che prevale la delusione ed il rimpianto verso un'epoca che non esiste più, ed anche per un tipo di Cinema che non fosse solo il "Cinepanettone Natalizio" o il noiosissimo film "realista".
@ massimiliano riccardi
RispondiEliminaMi fa piacere che qualcuno se lo ricordi questo film! Hai ragione amico mio, il film va visto e va contestualizzato. E' lo specchio di un epoca esattamente come lo furono gli sceneggiati Rai ed altre cose.
Riguardo alle ultime fasi Argentiane, io credo che la cosa abbia deluso tutti quanti gli appassionati...che dire?
Speriamo che prima o poi il regista ritrovi l'ispirazione e che possa regalarci altre zampate!
E soprattutto auguriamoci che recenti esperimenti come "Lo Chiamavano Jeeg Robot" possano regalarci il ritorno di una Cinematografia di genere viva e produttiva nel nostro paese
@ Patricia Moll
RispondiEliminaPotrebbe essere, so che il genere horror non è propriamente il tuo preferito.
Considera anche che questo film ha avuto meno pubblicità rispetto a molti altri realizzati dallo stesso regista.
Probabilmente dipenderà anche da questo il fatto che se ne ricordino in pochi.
@ Ariano Geta
RispondiEliminaNon sei il solo a ricordarsi poco delle scene di "Il Gatto a Nove Code", il film è uno dei meno ricordati della filmografia di Dario Argento ed è anche forse il meno innovativo e meno precursore rispetto ai suoi "confratelli".
Vero Nick. In merito a Jeeg, raccoglierò gli strali dei critici raffinati, io lo ritengo un capolavoro. Uno scrollone al mortorio che circola ultimamente.
RispondiEliminaMetterò anch'io il link entro stasera.
RispondiEliminaMa hai intenzione di fermarti qui con Argento o prosegui? Il mio appuntamento mensile con la Trilogia delle Madri andrà avanti ancora per un bel po'.
@ massimiliano riccardi
RispondiEliminaE' piaciuto molto anche a me, non ne ho ancora parlato sul blog perché ci hanno pensato (meglio di quanto avrei potuto farlo io) tanti bravissimi bloggers. Inoltre, da abitudine mia personale, aspetto sempre che passi il momento diciamo così di "moda" di un film o di un libro che ha fatto tanto parlare di se prima di affrontarlo anche io.
Tra qualche mesetto però, gli dedicherò una bella puntata del mio "Nocturnia Rewind"
@ Ivano Landi
RispondiEliminaGuarda, non l'ho ancora deciso, al momento ritengo di aver esaurito tutto quello che avevo da dire sul Cinema di Dario Argento, magari per una sorta di ideale completezza il mese prossimo potrei dedicare un piccolo spazio a "L'Uccello dalle Piume di Cristallo", però ancora non ho preso una decisione definitiva....
In linea di massima no, però mai dire mai.
Il Gatto a Nove Code fu il primo film di Argento che vidi al cinema, ai bei tempi in cui esistevano ancora le "seconde" e addirittura le "terze" visioni! (Le persone più giovani sicuramente non sanno di cosa sto parlando ^__^). Complice il fatto di dimostrare più dei miei 12-13 anni - e complice soprattutto il mestiere di mio padre che gli consentiva di avere molti biglietti gratuiti per le proiezioni cinematografiche - potetti assistere al cinema in prima fila a molti capolavori della cinematografia di quei tempi. Tra i quali proprio Il Gatto a Nove Code, che segnò l'inizio del mio immenso amore per Dario Argento. Questo film l'ho visto e rivisto molte volte (ecco perché lo ricordo perfettamente, finale compreso) e pur non essendo il mio preferito in assoluto di Dario, ha per me l'enorme importanza di aver segnato l'inizio di un mio percorso.
RispondiEliminaRicordo che mi colpì molto il fatto che Cinzia de Carolis raccontò in molte interviste che non potè vedere la pellicola per diversi anni, in quanto quando la interpretò aveva poco più di 10 anni; oltre a ciò mi colpì il fatto che interpretò la sua parte senza ben sapere cosa stesse facendo in quanto non potè leggere il copione nella sua interezza e men che meno assistè alle scene girate in cui non era prevista la sua presenza :)
Scusa il divagare...
Un caro saluto e come sempre complimenti per i tuoi articoli interessantissimi e così ben realizzati!
@ Fumetti di Carta (Orlando Furioso)
RispondiEliminaMa scherzi? Nessun divagare, anzi! Hai aggiunto due bei particolari, sia quello della Cinzia de Carolis che ignoravo e che aggiunge una informazione in più al post sia quello tuo personale che è bellissimo! Le seconde e terze visioni!^^
Mi hai fatto ricordare di quando con mio padre e mia madre leggevamo il giornale il giovedì per trovare un Cinema di seconda visione (sia perché costava meno ed il budget familiare era quello che era sia perché c'era sempre meno folla rispetto alle sale di prima visione) per recuperare qualche film che ci era sfuggito appena uscito.
Di norma il film scelto era o l'ultimo Disney o l'ultimo uscito con Bud Spencer e Terence Hill oppure un western, genere adorato da mio padre. Con mio nonno invece accadeva la stessa cosa con i film di 007, sempre nelle seconde e terze visioni! ^^
Ecco vedi?
Adesso sono io quello che ha divagato.... ;-)
Fatto!
RispondiElimina@ Ivano Landi
RispondiEliminaAnche io!
Merci :)
RispondiElimina@ Ivano Landi
RispondiEliminaGrazie anche a te, in fondo ci facciamo un favore reciproco. :)
Ahimé, temo proprio di essere una pecora nera ma non ho visto il film. Ho visto il primo e il terzo ma, per la verità, ma li ricordo molto poco. In generale devo ammettere di non aver mai particolarmente amato Argento, anche se gli riconosco l'enorme merito di aver tentato di fare del cinema in Italia e di avere avuto un accento del tutto personale. Aggiungo che, a onor del vero, conosco poco anche il cinema di Mario Bava anche se qualcosina in più l'ho visto e debbo ammettere di preferirlo. Ma probabilmente è solo perché Bava ha girato un paio di buoni film di sf...Vogliatemi bene lo stesso.
RispondiElimina@ Massimo Citi
RispondiEliminaNon sei per niente una pecora nera, come hai visto sei un ottima compagnia!
Riguardo a Dario Argento, lui ci ha provato a fare davvero del Cinema di qualità ed in maniera personale in Italia come hai detto tu, secondo me ad un certo punto ha smesso di provarci (o non si è saputo\voluto adeguare alle novità)
In quanto a Fulci e a Bava, abbi pazienza prima o poi parleremo anche di loro su Nocturnia.
Principalmente di Bava. ;)
Ciao Nick,
RispondiEliminaHo aperto il post convinta che parlassi di un libro, anche perché non avevo idea dell'esistenza di questo film... questo ti fa capire quanto conosco il genere XD ahahahahah
Buona notte :*
@ Poiana
RispondiEliminaAhahahahahah
Sei fortissima! XD
@Nick
RispondiEliminaMi prendi come mascotte? 😆
@ Poiana
RispondiEliminaMolto volentieri. ;)
Io invece questo film me lo ricordo bene perchè l'ho visto la prima volta qualche anno fa.
RispondiElimina@ Marco Lazzara
RispondiEliminaE cosa ne pensi in proposito?
Beh, mi era piaciuto. Era un altro Argento, al suo meglio. Ho trovato interessante la conclusione "scientifica" finale sulle motivazioni del killer, quasi una sorta di Edipo costretto suo malgrado a seguire e far avverare una profezia dettata dalla sua stessa genetica.
RispondiElimina@ Marco Lazzara
RispondiEliminaConcordo, non solo era un altro Argento ma erano anche altri tempi cinematografici, non so se migliori ma certamente più creativi di quelli di adesso.