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lunedì 27 giugno 2016

INTERVISTA CON ANDREA "JAROK" VACCARO

Questa intervista nell'ambito del Progetto di collaborazione tra bloggers denominato "Pax Fantascientifica" uscirà in contemporanea sia su Nocturnia che sulla blogzine TrueFantasy ( qui )
L'intervistato di oggi è l'esperto ed editore Andrea "Jarok" Vaccaro, grazie a lui poniamo i riflettori su uno degli aspetti del fantastico più indefiniti e meno catalogabili: il weird!
Ringrazio Andrea per la sua gentilezza e per la sua disponibilità (ed anche per alcune chicche ricevute in anteprima riguardo alle future attività della Hypnos)
A tutti voi auguro, una buona lettura e vi ricordo che QUI trovate la mia scheda su Andrea Jarok Vaccaro

Nick:   Benvenuto Andrea, sono molto felice di  averti ospite di Nocturnia (e di TrueFantasy)  Anche se quest'intervista verterà molto sul tuo lavoro come fondatore e direttore della Casa Editrice Hypnos vorrei dedicare anche ampio spazio all' Andrea Vaccaro appassionato e al tuo lavoro come saggista e articolista. Cominciamo dunque con l'Andrea Vaccaro  appassionato. Mi piacerebbe sapere quando è nata in te l' amore per la narrativa fantastica e perché? 

Andrea Jarok Vaccaro:  Ciao Nick! Innanzitutto grazie per avermi voluto come ospite di Nocturnia. La mia passione risale a ormai molti anni fa. Come per molti tutto è nato dall’incontro con la biblioteca di casa. Mio padre era, ed è tuttora, appassionato di fantascienza, e il mio primo incontro con il genere è stato un numero di Urania, Mitologie di un Futuro Prossimo di Ballard. Un buon inizio, non c’è che dire! Da lì mi sono immerso nei vari volumi della collana della Nord, Cosmo Argento, dove ho scoperto uno degli autori che più mi hanno coinvolto quand’ero ragazzino, ovvero Robert Silverberg. Brivido Crudele, Mutazione, Torre di Cristallo, sono tra i romanzi che più mi hanno segnato. Da lì la passione si è estesa a tutto il fantastico, e poi è arrivato Lovecraft


Nick:  In particolare tu sei conosciuto edassociato al genere  "weird". Cosa ti ha spinto ad appassionarti proprio di quel settore particolare del fantastico? E soprattutto, ci daresti una tua definizione su cosa possiamo intendere quando si parla di "weird"?


Andrea Jarok:  Premetto che la mia passione coinvolge fortemente anche la fantascienza e una certa parte del fantasy, ma è vero che a un certo punto i miei interessi e la mia passione sono convogliate sul weird. Definire il “weird” è impresa non semplice, e come potrai immaginare è una domanda piuttosto ricorrente. Ci sono diverse definizioni interessanti, come quella di Giuseppe Lippi (cito a memoria) che così recita: “Prendete un racconto fantastico: se non è fantascienza, non è horror e non è fantasy, allora è weird!”. Secondo Joshi il racconto weird deve fondersi su una concezione della realtà strutturata. Nel volume Nuovi Incubi il curatore Laird Barron parla di come sia quasi impossibile dare una definizione univoca del weird e di come sia un genere estremamente fluido. In realtà non mi sento di dare una vera e propria definizione, è più qualcosa che si… fiuta, che si percepisce. Questo suo essere in un certo qual modo indeterminato forse ne è la sua stessa essenza. Credo che nel weird classico un aspetto fondamentale sia il senso di mistero, la curiosità e la paura verso l’ignoto, di cui parla Lovecraft.

Nick:  Si nota subito che tra le tue maggiori influenze letterarie ci sono autori -sia pur diversissimi tra loro come Lovecraft e Borges. Cosa ti ha affascinato della loro opera e perché? A parte i due che ti ho citato Quali sono gli autori che ti hanno più colpito come lettore?

Andrea Jarok:  Hai perfettamente ragione. Lovecraft e Borges sono stati senza dubbio due pilastri per la mia formazione. Entrambi sono caratterizzati da un punto comune, comunicare che la realtà intorno a noi può essere diversa da quella che i nostri sensi percepiscono. Lovecraft ci prende per mano e ci porta pian piano a questa scoperta. Confesso che Lovecraft non mi ha mai fatto paura, mai veramente inquietato. Anzi, la sua visione “cosmica”, in cui l’uomo è solo una particella quasi insignificante, è rasserenante. Le sue opere in realtà affascinano, non spaventano, e credo che questo sia un aspetto che abbia influito sulla sua diffusione e popolarità. Il mondo da lui creato in un certo senso, ci da sicurezza, ci fa sperare che non tutto sia come sembra.

Per Borges il discorso è diverso. La profondità delle opere di Borges è come un pozzo senza fondo. La densità e la ricchezza delle sue opere sono ineguagliabili. Si tratta di una “realtà aumentata”, ma senza l’intervento della tecnologia. “Il giardino dei sentieri che si biforcano”, “La Biblioteca di Babele”, “Pierre Menard autore del Don Chisciotte”, esprimono delle “realtà”, non sono semplicemente racconti fantastici. Potrei stare a parlare (e a scrivere) ore su Borges. Per farti capire la mia passione per Borges recentemente, a una festa a tema letterario, il “personaggio” da me interpretato è stato proprio lui!


Passando alla seconda parte della domanda, sono molti gli autori che mi hanno colpito come lettore, rischierei di occupare tutto lo spazio dell’intervista con questa sola domanda! Di certo non posso non citare Robert Aickman, un maestro assoluto dell’arte del racconto, e non solo all’interno del genere fantastico. Un altro mio grande amore è Fritz Leiber, un autore che ha saputo affrontare tutte le sfaccettature del fantastico, e diventare punto di riferimento in ognuna di esse: ricordo con particolare affetto due racconti che mi hanno immediatamente conquistato “ I sogni di  Albert Moreland” e “La nave salpa a mezzanotte”. Rimanendo nel campo del fantastico apprezzo moltissimo la folle genialità di Raphael Lafferty, mentre tra gli autori contemporanei, per il weird  Thomas Ligotti, uno scrittore di un’intensità unica, e per la fantascienza  Greg Egan e Ted Chiang. Uscendo dal campo del fantastico ho una grande passione per uno scriba, come si autodefinisce lui stesso (anche se non macabro, come Ligotti) ma di grande finezza e intelligenza, Gianni Clerici. Chiudo questa bizzarra carrellata con l’autore che senza dubbio mi ha più conquistato da diversi anni a questa parte, di cui aspetto con ansia ogni nuovo romanzo, saggio o racconto che sia: Michele Mari, uno dei più grandi scrittori italiani contemporanei, autore di racconti e soprattutto di romanzi strepitosi (a volte anche con forti componenti weird).

Nick:  Se non ricordo male, cominci a debuttare e a farti notare nell'ambiente grazie a Lukha Kremo Baroncinj che all'inizio degli anni 2000 ti coinvolse nella fanzine Avatar. Ricordo male? 

Andrea Jarok:.  Ricordi benissimo! Eravamo a una cena a Milano, un incontro di membri della mailing list di fantascienza (mailing list tuttora esistente, ma all’epoca anche molto attiva). Se non sbaglio fu il mio primissimo incontro con il fandom e gli addetti ai lavori del mondo fantascientifico. C’era anche Giuseppe Lippi a quella cena. Lì conobbi Kremo, parlammo un po’, lui cercava collaboratori per Avatar, e subito capimmo che eravamo sulla stessa lunghezza d'onda e lui intravide in me un possibile collaboratore. Credo che all'epoca fosse già uscito il primo numero, e forse anche il secondo. A partire quindi dal terzo numero ho cominciato a collaborare con Avatar, inizialmente contribuendo con degli articoli, poi entrando in merito anche ad altri aspetti della rivista (scelta del materiale, grafica e via dicendo). Tuttavia, se Avatar era una creatura interamente di Kremo, gli speciali di Avatar sono stati un progetto comune, scritti e pensati da entrambi. Dal mio punto di vista l’esperienza con Avatar è stata fondamentale, sia perché ha segnato a tutti gli effetti la mia prima esperienza editoriale, sia perché ho avuto la possibilità di lavorare con una persona eclettica e preparata come Kremo. E soprattutto è stato molto divertente!

Nick:  Veniamo adesso al Vaccaro articolista e saggista, in particolare io da lettore ti ho scoperto grazie ad una serie di articoli scritti da te e da Baroncinj per la rivista Robot a partire dal 2003 . In quegli articoli, esploravate le trasformazioni del fandom, quelle delle fanzine (destinate a trasformarsi sempre più in clubzine e a perdere la versione cartacea) ricordo ad esempio titoli come "2002: L' odissea della carta"; "Fandom nel kaos" (2004) e "Fandomheit 451" (2005). Come vi dividevate il lavoro tu e Baroncinj?

Andrea Jarok:   La mia memoria non è certo elefantiaca, però mi sembra di ricordare che io mi occupassi principalmente delle segnalazioni delle fanzine pubblicate, e Kremo della parte più generale (a volte c’erano dei box con dei focus su un argomento specifico). Altre volte le parti si invertivano, in ogni caso poi ce le scambiavamo, ognuno metteva le sue riflessioni e poi veniva fatta una revisione finale. Non ricordo se fu Vittorio (Curtoni) o Silvio (Sosio) a chiederci di occuparsi della rubrica. In quel momento con Avatar eravamo un po’ gli “esperti delle fanzine”, sia per il numero speciale di Avatar dedicato alle fanzine, sia perché io mi stavo occupando all’epoca del Fondo Sandrelli, che raccoglieva diverse centinaia di fanzine. Inizialmente il materiale su cui lavorare era molto ricco, c’erano diverse uscite da segnalare, poi pian piano il mondo delle fanzine e del fandom ha cominciato la sua frenetica evoluzione, e a un certo punto il materiale su cui lavorare è diventato sempre più scarno, tanto che negli ultimi tempi ormai la rubrica si era ridotta a dissertazioni generali sull’argomento vista la mancanza di nuove uscite. Fu allora che di comune accorto con l’editore la rubrica è stata chiusa.

Nick: Questa domanda è contestuale alle due precedenti: negli anni in cui ti sei occupato dell'argomento (ed anche rispetto ai tempi in cui TU ne facevi parte) come hai visto cambiare il mondo del fandom e quello delle fanzine? Quali sono le tue sensazioni e opinioni in proposito ?

Andrea Jarok:  Il cambiamento è stato profondo, sia nel fandom che nelle fanzine. Ora le possibilità per incontrarsi (virtualmente), pubblicare riviste amatoriali, creare luoghi di discussione è infinitamente maggiore. Il cambiamento più grande, però, riguarda il ”gap” tra fan e professionista, tra pubblicazione amatoriale e quella professionale, che ormai sotto molti punti di vista, è diminuito notevolmente. I vari social hanno permesso innanzitutto un avvicinamento tra appassionato e professionista. Molti sono gli scrittori che hanno pagine facebook, account twitter, e con cui è possibile parlare direttamente, funzione un tempo affidata quasi esclusivamente alle convention. Infine, in particolare per le pubblicazioni on line ormai è quasi impossibile trovare un confine netto tra pubblicazione professionale e amatoriale. Un tempo la distribuzione, la periodicità, c’erano diversi aspetti che differenziavano le une dalle altre, oggi è sempre più difficile fare una distinzione netta.


Nick:  Il tuo nome è da sempre associato alla rivista Hypnos, che però ha avuto due diverse incarnazioni, in particolare con questa domanda m'interessa approfondire la fase meno conosciuta : quella della fanzine .Se non ricordo male Hypnos intesa come fanzine nasce nel marzo 2007 ed ha avuto un percorso interessante. Ti chiedo di raccontare questo percorso ai lettori di Nocturnia che ancora non la conoscono

Andrea Jarok:  Sì, Hypnos nasce come fanzine, quasi per gioco, frutto di un personaggio (Andrea Giusto) facente parte del club dei “Vedovi neri” (ricorda qualcosa?), interpretato durante dei ritrovi conviviali con alcuni amici. Il personaggio fittizio, editore di una rivista di nome Hypnos, si è presto trasformato in realtà (mantenendo però il nome del personaggio stesso). Così nel 2007 nasce Hypnos. Alla base c’era ovviamente una grande passione e il desiderio di condividere questa passione. Come detto l’esperienza con Avatar (che proprio in quegli anni si stava esaurendo) è stata fondamentale, ed è stata messa a frutto con la creazione di Hypnos. Per la fanzine, tranne che per le traduzioni e le illustrazioni, mi occupavo di tutto io: tranne in casi rarissimi, la scelta dei testi è stata esclusivamente mia, e mi sono occupato persino dell’impaginazione, campo su cui ero del tutto a digiuno, con risultati direi più che accettabili. Il riscontro è stato per me sorprendente, facendomi capire come la “fame di weird” fosse questione non solo privata. Hypnos fanzine è uscita per nove numeri tra il 2007 e il 2011, con un’impostazione ben definita: pubblicazione di racconti di autori classici perduti, per lo più inediti, una parte critica o comunque di presentazione dei vari autori, riferimenti bibliografici, attenzione alla parte grafica, la presenza di un racconto italiano ogni numero, tutti elementi che poi si ritroveranno nella rivista. So che ora sono diventate delle vere rarità nel mercato del collezionismo.

Nick: Veniamo ora alla tua attività editoriale vera e propria: i due momenti di svolta  sono arrivati nel 2010 quando hai fondato la Casa Editrice Hypnos e nel 2013 quando hai riproposto una nuova incarnazione di Hypnos come rivista. Lo scopo dichiarato da te e dai tuoi collaboratori è quello di portare alla luce  autori ed opere (sia classiche che contemporanee) rimaste inedite e sconosciute nel mercato italiano. A che punto pensate di essere con la vostra opera di diffusione? 

Andrea Jarok:  Fortunatamente c’è ancora molto materiale da scoprire e riscoprire. Da questo punto di vista credo che il mercato sia potenzialmente molto ricco. Molti sono ancora i progetti in cantieri, e molti sono gli autori che mi vengono anche proposti dai miei collaboratori o semplicemente dagli appassionati. Il primo volume pubblicato fu Il Re in Giallo, di Chambers, allora ancora una curiosità per gli appassionati e non trainato dal successo televisivo. Quando ho cominciato ad appassionarmi al weird e al fantastico uno dei miei punti di riferimento fu la collana di Theoria (1)Biblioteca di Letteratura Fantastica”, caratterizzata da una veste grafica sobria (colore rosso, con spesso un disegno nero molto essenziale in copertina), che presentava omnibus dei classici del fantastico insieme alla scoperta di autori meno noti. La mia intenzione con la collana “Biblioteca dell’Immaginario” era di creare qualcosa di simile, e spero, anche se in minima parte, di essere riuscito nell’intento. Mentre la casa editrice era già avviata uscirono gli ultimi due numeri della fanzine Hypnos, e poi nel 2013 Hypnos ha ripreso le pubblicazioni come rivista a tutti gli effetti grazie soprattutto al prezioso e fondamentale contributo di Ivo Torello. La pubblicazione della rivista ha poi inaugurato una nuova strada della nostra casa editrice, setacciare il terreno, sino a quel momento inesplorato in Italia, del weird contemporaneo: Laird Barron, Simon Strantzas, John Langan, Nathan Ballingrud, Scott Nicolay (nel sesto numero in uscita a breve) sono tra i più importanti autori contemporanei di questo genere, vincitori di svariati premi e riconoscimenti, e siamo molto fieri di poterli ospitare sulle nostre pagine.

Nick:  Come editore vi state dedicando (tra le altre cose) alla proposizione dell'opera omnia dell'inglese Robert Aickman. Aickman è stato un autore fondamentale della letteratura fantastica internazionale ma in molti paesi come il nostro è stato ingiustamente dimenticato (o sottovalutato) . Ti va di dedicare due righe su questo autore per i lettori di Nocturnia?


Andrea Jarok:  Va bene, mi limiterò a poche righe, eh eh. Inglese, erede della tradizione degli autori di ghost stories, Aickman è stato autore quasi esclusivamente di racconti (solo due romanzi brevi, uno dei quali privo di alcun elemento fantastico), oltre che curatore per anni delle celebri Fontana Book of Great Ghost Stories. I racconti di Aickman non sono facilmente classificabili e sono spesso spiazzanti per il lettore. Diversamente dalla maggior parte dei racconti fantastici, nelle sue storie si attua quasi un ribaltamento dei canoni delle storie di fantasmi: nelle ghost stories tradizionali la vicenda evolve sino ad arrivare a una soluzione più o meno sovrannaturale, in Aickman invece a un estremo realismo dell’ambiente si accompagna progressivamente la percezione di “stranezze” che minano le convinzioni dei protagonisti (e dei lettori), situazioni che poi nella maggior parte delle volte, non trovano spiegazione alcuna, lasciando il lettore con un senso di spaesamento e insicurezza, come pochi altri autori del fantastico hanno saputo fare. Tra i punti di riferimento troviamo sicuramente Walter De La Mare, maestro del weird psicologico. Inoltre credo che a livello di scrittura Aickman sia il più grande autore weird del dopoguerra. Di certo non lascia indifferenti, spesso irritante, ai limiti della sopportazione, è un autore che si ama o si odia. Inutile dire quale sia la mia posizione.

Nick:  Da sempre per le tue pubblicazioni collabori con bravissimi illustratori come Ivo Torello (che se non erro è anche l'art director della Casa editrice), Gino Andrea Carosini e Cristiano Sili. Ti propongo un gioco: un aggettivo o una frase per descrivere lo stile di ognuno di questi illustratori

Andrea Jarok:  Risposta molto difficile! Vediamo… Ivo direi “geniale”, Ginus passionale”, Cristiano raffinato”. Sono tre artisti molto diversi tra loro, ma sono senza dubbio tre grandi professionisti.

Nick:.  Questa domanda è legata alla precedente: Ai fini del coinvolgimento e dell'immedesimazione del lettore, quanto conta il connubio tra narrazione e immagine?

Andrea Jarok:   Forse ti stupirò con questa risposta, ma a mio parere credo che non conti poi tanto, e ti spiego il perché.  Attenzione, non sto dicendo che non do importanza all'illustrazione, anzi; il discorso è un altro. Un buon scrittore è quello che stuzzica l’immaginazione del lettore, ed è in grado di coinvolgerlo, di far “vedere” al lettore attraverso le sole parole (la centralità del testo rispetto a tutti i corollari è, come puoi immaginare, l’assunto base della grafica della nostra collana “Biblioteca dell’Immaginario”). Non per nulla abitualmente romanzi e racconti non sono supportati da illustrazioni, se non dall’immagine di copertina. Per me un’immagine, un’illustrazione è in primis un momento creativo, una manifestazione artistica di per sé, e, anche se in questi casi è stimolata da una storia narrata, l’illustrazione (quando ha una sua forza interna) è in grado di suscitare emozione e raccontare. Ti faccio un esempio: l’illustrazione di Cristiano Sili per il racconto di Oliver OnionsBenlian”, pubblicato sul primo numero di Hypnos, descrive sì un personaggio presente nella storia, ma è così forte, così emozionante che potrebbe cominciare a vagare e diventare essa stessa “storia”. Da tempo mi stuzzica l’idea di proporre una serie di storie ispirate da una singola illustrazione, non so bene se sotto forma di concorso o che altro, però credo possa essere molto stimolante.

Nick:  Pur essendo una CE relativamente giovane, la Hypnos ha al suo attivo diverse pubblicazioni interessanti, come la già ricordata Hypnos rivista,  o le collane "Modern Weird" ( di cui in passato ho recensito il volume "Nuovi Incubi"), "Biblioteca dell'Immaginario" e "Mirabilia".Quali sono le collane che vendono di più e quali i singoli volumi che potete considerare come i più venduti?

Andrea Jarok:  Non è facile paragonare come vendita le varie collane, anche semplicemente per il numero di uscite differenti. “Biblioteca dell’Immaginario” è la nostra collana principale, con all’attivo al momento undici titoli, ed è certamente quella che ha dato i risultati migliori. Per quel che riguarda “Modern Weird” non è facile fare delle statistiche, essendo sinora usciti solo due titoli, però i primi risultati sono stati incoraggianti, considerando anche il fatto che si tratti di autori totalmente sconosciuti al pubblico italiano.

Tra i singoli volumi, oltre al Re in Giallo, di Chambers, in assoluto il nostro titolo più venduto, uno dei titoli più venduti è stato, sempre nella collana Biblioteca dell’Immaginario, Il Villaggio Nero, di Stefan Grabinski, un risultato veramente sorprendente per un autore mai pubblicato in Italia sino a quel momento. Anche la rivista ha buone vendite, e questo personalmente mi fa molto piacere, perché ritengo che sia, in un certo qual senso, la “bandiera” della nostra casa editrice.

Nick:  Un' altra iniziativa che avete attuato come casa editrice è stata l'istituzione dell Premio Hypnos, ormai giusto alla terza edizione. Raccontaci Quali sono stati i motivi che vi hanno spinto a creare questo premio e tracciaci un bilancio di questa esperienza.

Andrea Jarok:  Parto da una considerazione. Uno dei grandi problemi dell’editoria contemporanea (e non mi riferisco sono alla situazione italiana) e della diffusione dei nuovi talenti nel campo del fantastico è la mancanza di criticità. Grazie alle nuove tecnologie ormai pubblicare testi sia digitali che cartacei è molto semplice, e qualsiasi scrittore può pubblicare il proprio testo, diffonderlo, e via dicendo. Questo fenomeno a mio parere va a detrimento della persona che è per me il punto di riferimento in un progetto editoriale, ovvero il lettore. Al di là del fenomeno dell’autopubblicazione, purtroppo (e questo invece è un grosso problema soprattutto italiano) molte case editrici si occupano di soddisfare più le esigenze proprie e degli scrittori rispetto a quelle dei lettori, che una sola esigenza devono avere: leggere testi validi e ben curati. La mancanza di un punto di riferimento e di uno spirito critico è forse la più grave lacuna sotto questo punto di vista. Proprio per questo sono sempre stato molto cauto nella pubblicazione di autori italiani, per un senso di rispetto verso il lettore. Quando ho pubblicato volumi di autori italiani è stato perché ero convinto dell’altissima validità di quei testi, che non avevano nulla da invidiare a quelli di autori stranieri.

L’idea del premio Hypnos è nata dalla convinzione duplice della presenza di autori validi nel panorama italiano, da una parte, e della necessità di uno strumento critico di valutazione, per poter offrire ai lettori opere (in questo caso racconti) di valore assoluto. Io, Ivo Torello e Danilo Arrigoni, i tre membri della giuria, abbiamo spesso gusti e visioni differenti in fatto di weird e fantastico, e questo ci permette di mantenere una certa varietà nelle scelte.

Il bilancio direi che è molto positivo, sia da un punto di vista numerico, che, soprattutto, da un punto di vista qualitativo, con una qualità sempre maggiore di anno in anno. La buona riuscita del progetto è testimoniata anche dalla nascita di una collana digitale dedicata interamente ad autori italiani, SpiraglItalia, e a un progetto in lavorazione, con un volume, sia cartaceo che digitale, in cui sarà presentato il meglio dei racconti delle prime tre edizioni.


Nick:  Come mai il weird ha avuto poca diffusione in Italia? 

Andrea Jarok:   Domanda da un milione di euro. Credo più che altro che in Italia non ci sia consapevolezza di cosa sia il weird (cosa comprensibile se noi stessi abbiamo difficoltà a definirlo), e che su questa strada si debba lavorare ancora molto.

Nick: Più in generale come vedi lo stato di salute della narrativa fantastica nel nostro paese ?

Andrea Jarok:  In un mercato, quello dell’editoria, in crisi a livello mondiale, la situazione italiana non è certo rosea. Tuttavia come detto le potenzialità ci sono, a partire da autori talentuosi. Forse dovremmo avere più consapevolezza, soprattutto di una tradizione letteraria molto ricca (Landolfi, Buzzati, Calvino, per citare solo i nomi più importanti) e toglierci di dosso quel senso di “sudditanza”, sia come autori di letteratura fantastica che come autori italiani.

Nick:  Quali sono, secondo te, gli autori italiani su cui puntare?

Andrea Jarok:  Ho come l’impressione che sia una domanda trabocchetto! È chiaro che qualsiasi nome non fatto si sentirà offeso, ah ah ah. Scherzi a parte, non è semplice, perché autori con grande potenzialità ci sono. Ho letto diversi racconti molto belli, il problema è quando si passa ai romanzi. Al momento sono pochi gli autori che hanno scritto romanzi di livello, almeno per quel che riguarda il weird. Nicola Lombardi è un autore che ha scritto tanto, e tutto quel che ho letto l’ho trovato di grande qualità. Tra i romanzi più corposi, Pan di Francesco Dimitri è stata una vera rivelazione, passando su un fronte più squisitamente horror ho trovato eccezionale Il Diacono, di Andrea Colombo.

Tuttavia se devo fare un nome, pensare alle qualità e alle potenzialità di mercato di un singolo autore, malgrado non sia di “primissimo pelo” e abbia già scritto romanzi e racconti, quel nome è Ivo Torello. Predatori dall’Abisso (tra l’altro titolo che ha venduto molto bene) è a mio avviso (ma non solo mio) il miglior romanzo weird italiano degli ultimi decenni, una storia che unisce al meglio le principali caratteristiche del weird classico, e che sa coinvolgere il lettore magistralmente. Tieni conto che il libro è stato acquistato e letto da un pubblico molto più eterogeneo rispetto ad altri titoli della nostra casa editrice, e il responso non solo positivo, ma addirittura entusiasta, è provenuto dalle più diverse fasce di pubblico; una garanzia questa delle sue potenzialità.

Nick:  Invece all'estero -come abbiamo detto- esiste un mare magnum di autori, case editrici e pubblicazioni di cui noi non sappiamo quasi niente. Qualche indicazione per orientarsi nelle letture in lingua inglese?

Andrea Jarok:  Nella primi cinque numeri della rivista Hypnos Andrea Bonazzi ha curato la rubrica Weird New World, un panorama sulle uscite weird in lingua inglese. A partire dal prossimo numero della rivista questa rubrica verrà sostituita con recensioni di testi inediti in Italia, proprio con l’intento di offrire un seppur ristretto panorama su quanto accade all’estero. È un po’ quello che stiamo cercando di fare con la collana Modern Weird e con la presenza costante di autori contemporanei su Hypnos. Inoltre ultimamente è nato un blog, legato alla nostra casa editrice, Weirdiana, che, tra le altre cose, segnala le principale uscite weird anche in lingua inglese.


Nick:  Ho aspettato di essere arrivati quasi alla fine dell'intervista per rivolgerti questa mia domanda, più che altro è una curiosità personale: precisamente qual è il significato di quel "Jarok" che accompagna il tuo nome ?  :)

Andrea Jarok:  Ah ah ah…È una curiosità che hanno in molti, e la cui risposta poi spesso delude. Devi sapere che io sono un grande fan di Star Trek, e Alidar Jarok era il nome di un Romulano in una puntata di Star Trek TNG, protagonista di una delle mie puntate preferite. Facendo parte di un club trekker, necessitavo di un nick, e così è nato Andrea Jarok. Cosa ti avevo detto? Meglio il fascino del mistero, del weird   :)

Nick:  Progetti futuri: a cosa stai lavorando adesso e cosa ci dobbiamo aspettare da Andrea Jarok Vaccaro e della Hypnos nei prossimi mesi?

Andrea Jarok:  Progetti in lavorazioni ce ne sono tanti, fortunatamente. Oltre al già annunciato secondo volume dedicato ai racconti marini di Hodgson, ecco un paio di novità in esclusiva per questa intervista  :)   È in lavorazione sempre per la collana “Biblioteca dell’Immaginario” un secondo volume di racconti inediti di Stefan Grabinski, sempre curato da Andrea Bonazzi. Poi è prevista per il 2017 la tanto attesa ristampa dopo oltre un secolo di “La Mandragora” di Hans Heinz Ewers, con una nuova traduzione di Alessandro Fambrini, già curatore di Der Orchideengarten. Si tratta di un’operazione molto impegnativa, ma che potrebbe darci molte soddisfazioni. Danilo Arrigoni sta curando invece un volume, in uscita dopo l’estate, con il meglio dei racconti pervenuti nelle prime tre edizioni del premio Hypnos, un progetto che speriamo possa dare ancor maggior forza al movimento italiano. E non sarà l’unica sorpresa su questo fronte. Infine per la collana “Impronte” stiamo lavorando a un volumetto su Erckmann-Chatrian, autori francesi di fine ottocento di cui in Italia sono usciti sinora solo pochi racconti sparsi. Infine è in progettazione una nuova collana, dedicata ai romanzi brevi, alla novella, per dirla all'americana, la dimensione a mio parere più adatta per la narrativa weird.

Nick:  Bene, Andrea è tutto, ti ringrazio per esserti sobbarcato questa lunga intervista. Nel salutarti ti rivolgo l'ormai classica domanda finale di Nocturnia: esiste una domanda alla quale avresti risposto volentieri e che io invece non ti ho rivolto?

Andrea Jarok:  Moltissime, ma so che le tieni in serbo per la prossima volta! :) Grazie per la bella intervista e un saluto a tutti i lettori!


NOTE:
(1) Theoria: era un editore con sede sia a Roma che a Napoli specializzato nel riproporre classici del fantastico e del romanzo gotico di fine ottocento ed inizio novecento. Era specializzato nel produrre volumi di piccolo formato, dei veri mini-libri. L'editore nato nel 1982 ha chiuso i battenti nel 1995

15 commenti:

  1. Vedo che non sono il solo a ricordare la Biblioteca di Theoria. Ma direi che Andrea e i suoi collaboratori stanno facendo qualcosa di duraturo e di importante, qualcosa che lascerà il segno e si ricorderà come è stato per Theoria. In ogni caso i libri di Hypnos sono finiti nella mia libreria di vetro, proprio accanto a quelli di Theoria, con prefazione di Malcolm Skey...

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  2. Un'intervista dovuta e a dir poco interessante. Ciao!

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  3. Lunghetta ma letta con interesse e piacere. Una nuova traduzione di "Alraune"? Bel colpo!

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  4. E io che speravo in una definizione più illuminante del termine weird.. ahahaah.... beh.. almeno ho capito cosa NON è... per il resto cercherò di orientarmi seguendo, come suggerisce Andrea, il fiuto.... Alle brutte potrei salvarmi in corner dicendo che è "weird tutto ciò che è Hypnos"!
    Un nuovo Grabisnki? Bella lì. Spero tanto ci sia anche “Il treno fantasma (Leggenda ferroviaria)” [Bledny pociag (Legenda kolejowa), 1919] perché vorrei finalmente godermelo decentemente (c'era un vecchio link che mi aveva passato a suo tempo Andrea Bonazzi ma la leggibilità non era delle migliori).

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  5. "molte case editrici si occupano di soddisfare più le esigenze proprie e degli scrittori rispetto a quelle dei lettori"
    Degli scrittori direi proprio no, però.

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  6. @ Massimo Citi
    La Theoria era una gran bella casa editrice, nel corso dei primi anni 90s pubblicarono diversi classici del gotico, mi è dispiaciuto quando hanno chiuso.
    Infatti ho rivisto qualcosa del loro stile nelle pubblicazioni Hypnos che ho comprato recentemente.

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  7. @ Jeff Leboffe
    Felice che tu abbia apprezzato. Queste interviste mi sono utili per cercare di fare luce sul mondo editoriale italiano e ne arriveranno altre in futuro!

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  8. @ Ivano Landi
    Ormai dovresti essere abituato alle mie interviste lunghissime, però visto che dritta quella di "Alraune"?

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  9. @ Obsidian Mirror
    Ah ah ah ah
    Qui mi sa che alla fine la definizione di "weird" più completa forse è proprio quella che ho dato io nel post su "Nuovi Incubi".
    Sapevo che ti avrebbe fatto piacere la notizia su Grabinski. ;)

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  10. @ Marco Lazzara
    Vero anche questo, ci sono alcuni editori che non si preoccupano molto nemmeno delle esigenze degli scrittori....

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  11. Obsidian M, puoi leggere "Il treno fantasma" nella raccolta Il demone del movimento uscita presso Stampa Alternativa nel 2015. Io invece spero che la nuova raccolta di Grabinski contenga solo inediti ed esca presto... spero esca presto anche il terzo volume di Aickman (Sub Rosa) del quale nell'intervista non si parla....

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  12. @ Anonimo
    Caro Anonimo ti dispiacerebbe identificarti? Non per altro ma mi piacerebbe poter associare un nome al tuo commento. ;)

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  13. A me del weird ha "sempre" incuriosito che ne esistesse uno "nuovo", il new weird. Da lettore di narrativa fantastica, in effetti sono venuto a contatto con questo genere proprio leggendo in una qualche introduzione o postfazione dell'esistenza di questo new weird; solo successivamente ho scoperto che tutta una serie di racconti e autori diversamente catalogati li avrei potuti ascrivere a questo genere... se poi è un genere vero e proprio, o una corrente del fantastico che si può effettivamente incrociare con l'horror o altri sottogeneri più conosciuti. Credo che a seconda della storia sia più vera l'una o l'altra ipotesi.
    Ottima intervista!

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  14. @ Salomon Xeno
    Ti ringrazio per i complimenti!
    Riguardo alla distinzione tra "weird" e "new weird" credo che questa sia nata solo per esigenze temporali, il "weird" classico per indicare gli scrittori fino all'epoca dei pulp e l'altra definizione per indicare quelli arrivati negli ultimi anni.
    Ma potrei sbagliarmi, questa è solo una ricostruzione che ho fatto io adesso.

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  15. @ Anonimo... Eh sì, ho visto quella pubblicazione a cui tu ti riferisci... sono comunque un po' combattuto, visto che molti di quei racconti sono già presenti nella raccolta della Hypnos che già posiedo...

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