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mercoledì 13 luglio 2016

LA SECONDA INTERVISTA CON FRANCESCO TROCCOLI

Come penultimo post prima della chiusura, vi propongo una nuova intervista a Francesco Troccoli, l'occasione è data dall' uscita per i tipi di Delos del suo romanzo Mondi senza Tempo, l'ultimo della Trilogia degli Insonni. l'intervista nell'ambito del Progetto Pax SF, è uscita anche su Andromeda. (la trovate QUI)
Con la presente intervista cessa anche il mese dedicato al fantastico italiano 2016. Quest'anno mi sono concentrato principalmente sul weird , quindi sentivo il bisogno di chiudere con la mia amata fantascienza.



Dall'anno prossimo  il "mese italiano di Nocturnia" tornerà alla sua naturale programmazione di marzo, max aprile e non più in estate. Mentre da settembre le interviste torneranno (sia per nei confronti di italiani che stranieri ) al numero abituale di una o due al mese, intervallate da altri post.
Sto già preparando delle succose interviews destinate ad autori stranieri, quindi stay tuned!   
Però per ora si conclude alla grande con il bravissimo Francesco Troccoli, un grande talento della fantascienza, un nome venuto meritatamente alla ribalta in questi ultimi anni.
Per l'occasione vi ricordo :

- La recensione di Ferro Sette.

-Il "Talking About...." dedicato a Francesco Troccoli

-La mia precedente intervista allo scrittore.

Buona lettura! Attendo i vostri commenti e le vostre impressioni.  ;)




Nick:  Ciao Francesco, bentornato su queste pagine virtuali! L'intervista odierna si baserà principalmente sulla tua ultima uscita "Mondi senza Tempo", che conclude-idealmente e praticamente- la tua saga degli "Insonni". So che è difficile farlo, ma se tu oggi dovessi tracciare un bilancio, a livello professionale ed umano di questa tua esperienza, quali sarebbero le sensazioni più importanti provate e quali sarebbero i termini che useresti per descriverle? 

Francesco Troccoli:  Direi che è stata ed è tuttora un’affascinante e intensa avventura che, attraverso l’esplorazione dello spazio profondo di un remoto futuro, mi ha consentito di esplorare lo spazio profondo all’interno degli esseri umani che ne sono personaggi ricavandone, per parafrasare il protagonista Tobruk Ramarren, la “conoscenza come unica ricchezza”. Dal punto di vista professionale si è trattato di un percorso in continua crescita e sono felice della differenza che oggi noto per primo rileggendoli, dal primo, al secondo e infine al terzo libro, quello appena uscito.
Nick:  La trilogia, ricordiamolo, parte da un presupposto interessante, quello di una cultura futura in cui la maggior parte della razza umana per motivi politici e per il profitto di poche elite è stata privata del sonno. Quando ti è nata per la prima volta questa idea e quali sono state le ispirazioni maggiori su cui ti sei basato.

Francesco Troccoli:  L’idea di fondo è nata nel 2009 da un racconto, che prolungai finché divenne il primo dei tre romanzi. Avevo appena lasciato la mia “vecchia vita” di manager in un’azienda multinazionale e penso che la necessità di “riappropriarmi” del tempo sia stata determinante nella rappresentazione di un mondo immaginario in cui la libertà di godere della propria vita, soprattutto della sua parte più profonda (sonno, sogni, arte) è stata del tutto soppressa. L’immagine del protagonista che, da singolo individuo angosciato e cinico, “gettato” in questa condizione drammatica, diventa parte di un progetto di ribellione fruttuosa e persegue un suo equilibrio nuovo, in un collettivo, ha risentito molto delle letture dei romanzi di fantascienza di Ursula K. Le Guin, i cui protagonisti sono veri e propri “Ulisse”, ciascuno travolto dalla sua Odissea attraverso mondi futuri. La mia “Oikos delle Genti”, la grande Alleanza di mondi che comunicano attraverso l’ansible, è esattamente una rivisitazione dell’“Ekumene”.

Nick:  Quando ti intervistai per la prima volta due anni fa, ti chiesi visto che in "Ferro Sette" avevi proiettato un tema molto sentito in questi tempi di crisi , cioè quello della produttività ad ogni costo e delle conseguenze che questo comporta per i lavoratori che importanza avessero questi temi per te. Ti rivolgo nuovamente questa domanda adesso per vedere se per te è cambiato qualcosa nella tua visione

Francesco Troccoli:  L’ulteriore “involuzione” verificatasi in questi quattro anni è una conferma della tendenza di allora: le cose sono persino peggiorate. Se ieri la produzione e l’economia erano il motore unico del mondo, oggi permeano l’aria che respiriamo. L’oligarchia dominante vuole ridurci a numeri: codice fiscale, conto corrente e, soprattutto, carta di credito. Manca solo che ci imprimano sul polso un codice a barre, come accadeva in un film. Il credito umano è ridotto a moneta, a ciò che abbiamo, mentre ciò che siamo, chi siamo, nel profondo della nostra individualità, è secondario. Il che ha prodotto la degenerazione della “diversità” umana da ricchezza interiore, culturale, a pretesto per sbandierare un pericolo, ove quella diversità non si traduca in un consistente apporto di denaro. Ribellarsi a tutto questo, anche solo nelle scelte di vita quotidiana, è imperativo. E viene naturale farlo anche scrivendo e leggendo.


Nick:  I tre romanzi della trilogia si differenziano l'uno dall'altro per diversi motivi. Il primo "Ferro Sette" è più attento allo sfondo generale e agli scenari, il secondo "Falsi Dei" contiene molta più azione. Invece come possiamo definire " Mondi senza Tempo"?

Francesco Troccoli:   “Mondi senza Tempo” è una storia di azione che parte da un nuovo e imprevisto stato di solitudine estrema di Tobruk. La necessità di cambiare radicalmente la realtà in cui si trova diventa così il motore per un’ulteriore trasformazione di se stesso. In questo modo l’azione, movimento nello spazio, diventa vita, movimento interiore. L’assenza di Tempo, che si riferisce a una dimensione di annullamento e negazione (individuali e collettivi), diventa una condizione da far sparire per recuperare il corso degli eventi, il progresso, la storia dell’Umanità e la propria, e quindi anche la vita, gli affetti. Ritrovare il Tempo, ancora una volta, è l’obiettivo ultimo.

 Nick:   E' stata una scelta cosciente quella di far evolvere continuamente e completamente la saga ed i suoi personaggi (anche quelli in continua trasformazione) oppure è avvenuto tutto in maniera causale?

Francesco Troccoli:  No, non è stata una scelta cosciente. Ma questo non significa che sia stata casuale. Le scelte che facciamo, le cose che scriviamo, pur essendo frutto di movimento spontaneo, non progettuale, sono coerenti con chi siamo e ciò che pensiamo, il che impedisce che siano frutto del caso. Venendo ai miei romanzi, spero che sia proprio così che è andata, ma se ho ragione o no non potranno che giudicarlo i lettori, perché solo se il romanzo piacerà vorrà dire che il “meccanismo non cosciente” ha funzionato, per così dire.

Nick:   Cosa conta per te di più ai fini della riuscita di un romanzo o di una serie, il world building, la trama, lo stile o i personaggi?

Francesco Troccoli:  Tutti questi fattori sono egualmente importanti. L’esigenza di fondo è che concorrano a sviluppare un’immagine valida, verosimile, in cui identificarsi per la sola durata della storia e da cui separarsi arricchiti e, magari, con il desiderio di riprenderla in seguito.

Nick:  La Delos che ha proposto "Mondi senza Tempo" ha riproposto  anche i due precedenti romanzi . Come sta andando quest'operazione? E soprattutto Come risponde il pubblico? 

Francesco Troccoli: È un po’ presto per dirlo. Però sono rimasto sorpreso da quanti hanno apprezzato la disponibilità dei primi due romanzi in e-book, sia fra chi li conosceva che da parte di chi ancora non li aveva letti. Evidentemente la fruizione di questi formati si sta finalmente affermando e diffondendo. Sono contento che Silvio Sosio abbia apprezzato la trilogia, anche perché Delos sta svolgendo un lavoro fondamentale per la fantascienza italiana.

Nick:  Una domanda più generale: come vedi adesso nel 2016 lo stato di salute della scena italiana  nel settore fantascientifico ? Quali ritieni che siano i suoi punti di forza, quali i limiti? E quali gli autori e le opere su cui puntare maggiormente?

Francesco Troccoli:  Mi pare che nella Fantascienza italiana in molti stiano lavorando per varcare le frontiere e pubblicare in altre lingue, il che è assai positivo. A me piacerebbe molto se, restando in Italia, uno sforzo simile venisse compiuto anche per varcare il (labile, a mio parere) confine con il  “mainstream”. Non è un caso se ho lanciato l’hashtag #Fantascienzapertutti, che adesso è anche una pagina Facebook. Voglio dire che la fantascienza può interessare tutti, purché l’autore e/o l’editore abbiano interesse a coinvolgere tutti. Se c’è un limite oggi, è questo. I vampiri, gli zombie e l’aldilà vendono più di navi spaziali e viaggi nel tempo perché la gente s’identifica facilmente con i personaggi di quelle storie. Bisognerebbe far lo stesso anche con la fantascienza, come avveniva una volta. Tentare di coinvolgere. I punti di forza sono soprattutto nei tanti bravi autori, anche giovani, che stanno facendo un grande lavoro. E le nuove realtà editoriali come Future Fiction e Zona 42. A mio parere, infine, è necessario cercare di passare, tutti, sempre più, dalla concezione della scrittura come “hobby” a vera professione. Con tutto quel che comporta, comprese le ovvie difficoltà economiche.

Nick:  Progetti futuri: a cosa stai lavorando adesso e cosa ci dobbiamo aspettare da Francesco Troccoli nel prossimo futuro?

Francesco Troccoli:  Ora sono impegnato nel lancio di questo romanzo, la cui realizzazione ha richiesto molto impegno da tutti i punti di vista, comprese numerose e lunghe revisioni, e sono in fase progettuale sia nella scrittura che nella traduzione. Vorrei anche scrivere qualcosa che esuli dal genere. Strizzandogli comunque l’occhio.

Nick:  Ci sei già passato e quindi sai che ti tocca: nel salutare i lettori, ci puoi dire se esiste una domanda alla quale avresti risposto volentieri e che io invece non ti ho rivolto?

Francesco Troccoli:  Be’ uso volentieri le ultime righe per pubblicizzare il concorso letterario “Fantasticamente” (so che lo hai già rilanciato su Nocturnia e te ne ringrazio), organizzato dagli amici dell’Associazione “Vele di Carta”, quindi la domanda è: “Francesco, ce ne vuoi parlare?” La giuria è composta da Luigina Sgarro, Stefano Sacchini, Flavio Alunni e me. L’associazione non si occupa precipuamente di fantascienza e fantasy, e proprio per questo trovo che lo sforzo divulgativo che sta facendo sia importante, anche considerato che è prevista la pubblicazione dei trenta finalisti in un volume. Il link al regolamento è questo: http://www.veledicarta.it/fantasticamente-2016. E questa invece è la premiazione della scorsa edizione, alla Fiera romana Più Libri 2015: https://www.youtube.com/watch?v=9082U9D4nf4. 

13 commenti:

  1. Credo che Francesco sia uno dei primi, se non il primo, ad utilizzare la tua ultima domanda proattivamente. Ottimo.

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  2. Ovviamente il commenti di prima era mio.... dannati account multipli.

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  3. @ Italia Seve \ @ Obsidian Mirror

    Ebbene si, caro uomo dagli account multipli.....il buon vecchio Francesco è stato davvero uno dei pochi a sfruttare completamente la mia ultima domanda.
    Il Troccoli ha capito davvero il senso della domanda finale.
    Ciao caro Obsidian Seve!
    o dovrei dire Italia Mirror?????

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  4. OT: TOM è un mito XD

    Allora, le tematiche accennate, presenti nel lavoro dell'autore, dalla solitudine dell'individuo alla schiavitù dal lavoro, sembrano prospettare letture molto stimolanti *__*
    Sono un po' perplessa relativamente alla questione dei generi: continuo a pensare che sarebbe meglio iniziare a utilizzarli come categorie a un livello immediato ed essenziale. La penalizzazione parte anche dal voler insistere su determinate chiusure, che sono anche quelle di chi legge, parliamo di essere prevenuti se vogliamo.
    Un libro è bello o meno, è scritto bene o no, piace o non piace a livello soggettivo. Ma vende "il genere"? Siamo certi che sia così? Ho i miei dubbi.
    Bell'intervista e segno tutto *__*

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  5. @ Glò
    Quella sui generi letterari è un'annosa questione, da un lato ci sono i teorici della classificazione ad ogni costo che amano la divisione e la categorizzazione per poter meglio descrivere la natura di un' opera, dall'altro ci sono coloro che contrattaccano dicendo che così in certi casi ci si finisce per ghettizzare dei generi ( come la fantascienza, ritenuta -a torto- un genere per bambini e per amanti dei disegni animati giapponesi) a vantaggio di altri.
    Io credo che l'unico vero discrimine sia solo dire se un'opera è brutta oppure no, se ci arricchisce leggendola oppure no. Detto questo ritengo che un minimo di classificazione bisogni farla ma solo come indicazione, come consiglio non certo in maniera rigida e talebana.
    Che i generi vendono.....avrei anche io i miei dubbi però noto che molti editori -convinti di vendere molto di più- definiscono molti loro libri, anche di fantascienza, come thriller anche quando non lo sono.
    Grazie per i complmenti, a presto.

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  6. Nick, ovviamente sono d'accordo e sottoscrivo tutto quello che hai scritto! ;)
    Buon pomeriggio ^_^

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  7. @ Glò
    Buon pomeriggio a te. ;)

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  8. Sempre interessante, Troccoli sa dove colpire e fa male. Inutile dire che condivido le sue parole sull'attuale condizione umana fino ai punti e alle virgole.

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  9. @ Massimo Citi
    Credo che, assieme a quelle di Vergnani, quelle di Troccoli siano state le riflessioni più lucide che mi sia capitato di ascoltare recentemente sullo stato della condizione umana.
    Le condivido anche.

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  10. "I vampiri, gli zombie e l’aldilà vendono più di navi spaziali e viaggi nel tempo perché la gente s’identifica facilmente con i personaggi di quelle storie".

    Io ho sempre pensato, fin dai seventies, che il grande paradosso della fantascienza sia proprio quello di rendersi più universale nel momento in cui toglie spazio all'elemento tecnologico o scientifico a favore di quello umano, quindi, in un certo senso, nel momento in cui rinnega se stessa (o almeno la seconda metà della sua etichetta).

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  11. @ Ivano Landi
    Il problema della fantascienza tecnologica è che rischia sempre di essere superata dalle scoperte scientifiche. Molte opere di Clarke; Asimov e Niven -pur essendo ancora leggibili narrativamente parlando- sono oggi obsolete dal punto di vista scientifico, invece un romanzo come "Fahrenheit 451" con le sue implicazioni culturali risulta ancora perfettamente attuale.
    Non mi fraintendere io apprezzo la fantascienza tecnologica, è il mio genere preferito di sf però presenta questo limite indubbio.

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  12. Ciao a tutti e grazie Nick dello spazio su Nocturnia (e Andromeda).
    @Gio: Sono d'accordo e aggingo che le etichette dovrebbero servire solo a trovare e non a perdere le storie, ovvero mi importa poco se una narrazione sia definita "di genere" o non lo sia. L'importante è se mi piace o no, e amo il genere a prescindere dal fatto che lo si classifichi come tale. @Ivano: sono d'accordissimo. La FS migliore, per me, è quella di stampo umanistico ed è questo, e solo questo, a renderla universale e farle travalicare l'epoca in cui è stata scritta e la classificazione dei generi. La componente tecnologica dovrebbe essere solo un mezzo narrativo e non il fulcro di una storia. Esattamente come la tecnologia nella vita quotidiana, oggi, è uno strumento e non ciò che ci rende umani.

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  13. @ Francesco Troccoli
    Grazie a te per la bella intervista che mi hai concesso, alla prossima!

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