Seconda parte della lunga ed appassionante disanima compiuta da Jacopo Berti (alias Timetrapoler) sui rapporti tra fantascienza e la musica di Franco Battiato.
Vi ricordo che questo articolo fa parte della serie Visti da Lontano.
Visti da Lontano è una rubrica di guest post che ospita- alternativamente- interventi di autori famosi, oppure articoli scritti da persone che non siano frequentatrici abituali del mondo della fantascienza o dell'horror. Oppure come in questo caso specifico, un modo per salvare dall'oblio post interessanti apparsi in precedenza su siti ormai chiusi.
Questo post è infatti già uscito QUI sul bel blog Il Meme Egoista.
Se invece cercate la ristampa della prima parte la trovate QUI.
GLI ANNI SETTANTA
FETUS
Nel 1972 un Franco Battiato noto forse per l’irriverente pubblicità dei divani Busnelli (vedi post precedente) pubblica con l’etichetta Bla Bla il suo primo LP: Fetus.
Cominciamo bene: l’album è, come recita il retro della copertina, “interamente dedicato alla persona e all'opera di Aldous Huxley”. Si tratta di musica sperimentale, elettronica (“uno dei primi dischi italiani elettronici”, spiega il Maestro), progressive rock e quant’altro. Un’orgia di musiche, suoni e rumori, lontana tanto dal cantautorato dei singoli degli anni precedenti quanto dal pop a tratti ironico-cinico del decennio successivo. L’utilizzo della strumentazione, piuttosto nuovo per l’arretrata scena musicale italiana, è spesso smaccatamente esibizionista, così come provocatoria è la copertina, che molti negozianti preferirono non esporre.
I testi (mi soffermerò principalmente su questi), di Battiato e di Sergio Albergoni (con lo pseudonimo di Frankenstein), sono abbastanza criptici, ma un ascolto alla luce dell’opera di Huxley e del misticismo battiatesco rivela un disegno, una possibile narrazione che si dipana tra le varie canzoni. I punti in comune con Mondo nuovo sono specialmente quelli relativi alla riproduzione, che nell’opera di Huxley è produzione in serie, del genere umano. Battiato, che crede nella trasmigrazione delle anime, vuole probabilmente indagare la possibile intersezione tra questa dottrina e le distopie o utopie genetiche come quelle descritte da Huxley. Il concepimento “naturale” e la vita prenatale intrauterina – sembra dire Battiato – sono esperienze fondanti l’umanità, la spiritualità e la mistica degli individui: la loro sostituzione in favore di qualcosa di più tecnologicamente efficiente può avere dei risvolti negativi per la “vita” intesa come qualcosa di più grande della sua oggettivazione in un individuo. Nei testi non c’è traccia di Huxley (ma un riferimento diretto sarà presente nell’album successivo), quindi quanto detto e quanto segue è una mia liberissima estrapolazione: mi piace fantasticare, fantascientificheggiare.
Nel brano d’apertura Energia, Battiato canta:
“Se un figlio si accorgesse che per caso è nato fra migliaia di occasioni capirebbe tutti i sogni che la vita dà, con gioia ne vivrebbe tutte quante le illusioni”
[NB: i testi sono tutti trascritti con una punteggiatura che mi pare consona] Il concepimento che preveda una componente del caso sembra essere, al contrario di quello programmato nei laboratori di Mondo nuovo, una base antropologica più solida sulla quale il nascituro può fondare la propria felicità.
Il testo del brano successivo, Fetus, è solo questo:
“Non ero ancora nato che già sentivo il cuore, che la mia vita nasceva senza amore. Mi trascinavo adagio dentro il corpo umano, giù per le vene verso il mio destino”
Qui, come in alcuni brani successivi, il narrato sembra essere focalizzato su una sorta di coscienza, spirito o energia vitale. Il punto di vista di chi parla non è quello del feto che si muove nel grembo materno, ma di una sostanza spirituale che si trascina per le vene in formazione del feto stesso. La prima frase va interpretata ovviamente come “sentivo il cuore (e sentivo) che la mia vita nasceva senza amore”. Si tratta dell’amore familiare, negato dalla permanenza extrauterina e dalla società Huxleyana del venticinquesimo secolo che non prevede alcun legame di parentela?
Il brano successivo s’intitola Una cellula:
“Cambieranno le mie cellule e il mio corpo nuova vita avrà […] Sarò una cellula fra motori”
La focalizzazione è di nuovo la coscienza/forza vitale di cui sopra. Il soggetto di “cambieranno” mi sembra essere “essi”, non le cellule, che invece è complemento oggetto. Si parla, qui, di manipolazione genetica e crescita dell’embrione in vitro; nella fabbrica di esseri umani con cui si apre il capolavoro di Huxley. Poi prosegue:
“Viaggeremo più veloci della luce intorno al sole. Come macchine del tempo contro il tempo che non vuole”
Di difficile interpretazione. Il viaggio intorno al sole è quello delle coscienze, che attendono di essere reincarnate? Quel che si legge è un’idea di forzatura: “contro il tempo che non vuole”.
In Cariocinesi (che a quanto pare è sinonimo di mitosi) forse si parla semplicemente della formazione dell’embrione a partire dalla cellula uovo. Ma – visto che il quadro di riferimento è sempre Huxley – si può pensare al processo Bokanovsky, col quale vengono moltiplicati i membri delle caste gamma, delta e epsilon. Verso l'inizio di Mondo nuovo troviamo un addetto che spiega a degli studenti le peculiarità della tecnica riproduttiva in uso:
“Un uovo, un embrione, un adulto: normalità. Ma un uovo bokanovskificato germoglia, prolifica, si scinde. Da otto a novantasei germogli, e ogni germoglio diventerà un embrione perfetto, e ogni embrione un adulto completo. Far crescere novantasei esseri umani dove prima ne cresceva uno solo. Ecco il progresso”
E in Cariocinesi Battiato canta:
“Un nucleo si divide e due sono le vite e quattro e otto ancora, in giusta progressione. Processo di magia, processo forse cieco o forse illuminato da memoria senza passato”
Il brano successivo, Fenomenologia è una canzone fondamentalmente tripartita, sia a livello di musica che di testo. La prima parte delle parole si riferisce probabilmente alla materializzazione, al farsi fenomeno (di qui il titolo) misurabile e apprezzabile di quell’unità di coscienza di cui si diceva sopra. Mentre ciò si verifica, la coscienza perde consapevolezza, perde se stessa:
“Ho già scordato la mia dimensione e forze sconosciute mi strappano da me”
Segue una sorta di wordpainting o grammelot chimico (se anche soltanto si avvicina a significare davvero qualcosa avvisatemi):
“L’esotomia, l‘ibiemmazione de-cloro-de-fenilchetone, ST-etilizzazione han dato vita alla biogrammazione (o “programmazione”)"
Il testo si conclude con la ripetizione cantata di queste funzioni:
“x1 = A*sen (ωt), x2 = A*sen (ωt + γ)”
che riportate in un grafico risultano essere delle sinusoidi che, sovrapposte, possono costituire una rappresentazione stilizzata del DNA. L’insistenza su queste linee di testo ben rappresenta lo scorrere, il perdurare di questa linea biologico-melodica.
Meccanica è la prima traccia del lato B del vinile di Fetus. Unico testo scritto dal solo Battiato: inaspettatamente, il testo più semplice:
“Meccanici i miei occhi, di plastica il mio cuore. Meccanico il cervello, sintetico il sapore. Meccaniche le dita, di polvere lunare. In un laboratorio il gene dell’amore”
Altro riferimento alla “fabbricazione” dell’uomo. Qui sembra che l’individuo sia presente e pensante, o forse è ancora la “forza vitale” che parla stavolta dall’esterno. Questo brano è il punto attuale e concreto della coscienza rappresentata nel suo divenire attraverso l’organismo-meccanismo che è l’essere umano.
Anafase: per quanto l'anafase sia soltanto una procedura biochimica della replicazione cellulare, l’accento va messo sulla scissione o separazione, che caratterizza questa fase. Dopo una vita “meccanica”, la coscienza si separa dal corpo, che muore, per andare a reincarnarsi altrove, su altri mondi:
“Varcherò i confini della terra verso immensità sopra le astronavi verso le stazioni interstellari”
Il testo di Mutazione è tra i più criptici:
“Millenni di sonno mi hanno cullato. Ed ora ritorno: qualcosa è cambiato. Non scorgo segnale che annunci la vita eppure l'avverto ci son vibrazioni. Che cosa vedranno fra poco i miei occhi? Magari saranno dei corpi di pietra. Li sento arrivare. Magari saranno dei corpi di pietra. Li sento arrivare, li sento arrivare”
In chiusura, assistiamo a questa “anima” che, attraversati per millenni gli spazi siderali, giunge alla prospettiva di una reincarnazione su un altro pianeta o in un'altra dimensione. La attendono “dei corpi di pietra”. È una riproposizione allegorica del corpo “meccanico” di due brani prima? È una generica attestazione di immane alterità? Oppure una risultante, nell’ottica del karma o del contrappasso, della vita precedente: progettata a tavolino e vissuta meccanicamente, ingranaggio di un meccanismo sociale distopico? Per concludere adeguatamente il percorso, avvalorerei l’ultima ipotesi.
Tutto ciò è fantascienza? Sì, se lo sono la fantascienza metafisica, le visioni mistiche di P. K. Dick, tutte le estrapolazioni in cui la componente “scienza” del composto “fantascienza” non sia una cosiddetta “scienza dura” ma sia invece il suo opposto. Ma è anche pseudoscienza, e pure – se ne può trovare conferma in lavori successivi – “teoria degli antichi astronauti” e cose simili. Può non piacere, ma secondo me la speculazione antropologica ed esistenziale è una delle tante possibili e accettabili in questo genere.
POLLUTION
Dello stesso 1972 (dicembre) è anche il disco successivo: Pollution, dalle sonorità più rock-progressive, ma non privo di ulteriori sperimentazioni “elettroniche” e “sintetiche”. Anche nei testi di questo album, scritti sempre da Albergoni-Battiato, vengono riprese (stavolta anche esplicitamente) tematiche fantascentifico-Huxleyane, mistiche e pseudoscientifiche. È a queste ultime che Battiato sembra pagare il tributo maggiore: l’album – recita il retro del vinile – è un “Gesto sonoro in sette atti dedicato al Centro Internazionale Studi Magnetici”.
Se anche alla pseudoscienza può essere riconosciuta la dignità di una storia, il Centro Internazionale Studi Magnetici di Pier Luigi Ighina ne fa assolutamente parte. Non mi dilungo sul personaggio e sulle sue idee (divertitevi su wiki): basta dire che nell’LP di Pollution era contenuto questo “AVVISO:
il 14 settembre 1972 in una località della Francia, si è tenuta un’assemblea di quasi tutti i Centri Internazionali Studi Magnetici i quali hanno rilasciato il seguente comunicato: il 12 settembre 1972 ad Imola (BO) Italia, è stato inaugurato il più grande stroboscopio magnetico esistente sul globo terrestre ed ha già dato esiti positivi. Da questi primi risultati positivi si è venuti alla determinazione di eseguire in data da destinarsi, un nuovo esperimento così concepito: 18.000 persone provenienti dai nostri centri di studi magnetici dislocati in tutte le parti del mondo (scienziati, tecnici, collaboratori, ecc. ) si spargeranno su tutto il suolo italiano e con apparecchiature magnetiche eseguiranno concordemente fra di loro l’esperimento di bloccare per 24 ore tutti i veicoli a motore a scoppio e diesel circolanti in Italia. Questo secondo esperimento di portata mondiale servirà a far conoscere, riflettere e far prendere in considerazione, il principio del ritmo magnetico sole-terra, per poter deviare l’umanità dalla catastrofe in cui sta per precipitare. Imola, 25 settembre 1972”
Il tema del disco, Pollution, sembra essere quello dell’inquinamento (atmosferico? idrico? forse proprio magnetico? metafisico?) di cui l’uomo è responsabile.
Il primo brano s'intititola Il silenzio del rumore:
“Il silenzio del rumore delle valvole a pressione i cilindri del calore serbatoi di produzione. Anche il tuo spazio è su misura. Non hai forza per tentare di cambiare il tuo avvenire per paura di scoprire libertà che non vuoi avere. Ti sei mai chiesto quale funzione hai?”
Certamente si tratta di sfruttamento del lavoro operaio e da alienazione da catena di montaggio, a cui il soggetto è incapace di reagire, forse per mancanza di stimoli e di strumenti. Ma, con la memoria a Huxley, possiamo pensare alla condizione delle classi inferiori in Mondo nuovo, progettate e deprivate delle loro facoltà per essere utili ingranaggi, incapaci di ribellarsi.
Ad ogni modo, questa condizione sembra essere l’anticamera del cataclisma di cui sopra, infatti…
...il brano successivo è 31 dicembre 1999 ore 9. Venti secondi di esplosione e dei suoi vari echi. Il “testo” qui, evidentemente, è il titolo. Il Battiato mistico e profetico s’inquadra bene nelle varie teorie millenaristiche.
Segue Areknames. Le parole sembrano incomprensibili come il titolo:
“Atenoip arret el evoun sisohprammatem ereitnorf alled etnem”
Assieme alla parola del titolo “Areknames” e a qualche altra sillaba, tale testo è ripetuto decine di volte, come un mantra. Letto al contrario (ma parola per parola) troviamo: Pianeta terra. Le nuove metamorphosis. Frontiere della mente. “Areknames” al contrario è “Se mancherà”. L’ipotesi è che si parli della possibile mancanza del pianeta Terra, condizione che richiederebbe all’uomo nuove metamorfosi al limite dell’immaginabile”. Il brano è tra i migliori e più innovativi di questa prima discografia di Battiato, vale la pena di ascoltarlo.
Coll’ultimo brano del Lato A di Pollution si ritorna prepotentemente al Mondo nuovo. Il titolo è Beta, e Battiato recita, con tono fanciullesco e idiota:
“Son felice di essere un beta! Il mio giorno non è duro. Dentro il mare mi posso vestire, dai gamma e dai delta farmi ubbidire! Quando gioco non rompo mai niente: la violenza non ho nella mente”
La beta, nella distopia di Huxley, è la classe sociale destinata ai lavori impiegatizi, non faticosi, senza grosse responsabilità. Battiato la dipinge come una classe sociale immatura che, soddisfatti i suoi bisogni primari di benessere e di minima affermazione personale, anche a discapito di altri, non ha bisogno d’altro, né può rivendicarlo. (Non riesco a cogliere il riferimento al mare, se non come anticipazione del successivo Plancton) Dopo uno stacco, parte una registrazione da La Moldava di Smetana, sulla quale Battiato recita ieraticamente:
“Dentro di me vivono la mia identica vita dei microrganismi che non sanno di appartenere al mio corpo... Io a quale corpo appartengo?”
Seguono i brani Plancton, Pollution e Ti sei mai chiesto quale funzione hai?, quest’ultimo soltanto strumentale. Plancton ritorna alle imprevedibili metamorfosi di prima e canta:
“Sto vivendo da due secoli in oceani: ho imparato come respirare mare, le mie mani diventano squame, sotto il mare sta cambiando la mia struttura e il mio corpo è sempre più uguale ai pesci; i miei capelli diventano alghe”
Il brano è tra i più suggestivi dell’intero album e ricorda, per parole e atmosfera, alcuni versi della Tempesta di Shakespeare: la canzone di Ariel che comincia con le parole Full fathom five thy father lies. Per quanto tutto possa essere letto in modo simbolico, la lettera mi pare qui preponderante: a causa di sconvolgimenti climatici, la vita umana si sta evolvendo fisicamente per vivere sott’acqua. Conseguentemente, Pollution inizia col rumore delle onde del mare (quasi un accenno a un “concerto per sintetizzatore e onde”). Segue un inatteso e straordinario coretto “progressive-psichedelico” (scusate, non sono un critico musicale) e poi, accompagnato solo dalla sua eco, Battiato intona, queste linee di testo:
"La portata di un condotto è il volume liquido che passa in una sua sezione nell'unità di tempo: e si ottiene moltiplicando la sezione perpendicolare per la velocità che avrai del liquido. A regime permanente la portata è costante attraverso una sezione del condotto”
Laddove è palmare (anche per visto il brano precedente) che la descrizione fisica della misura della “portata” è metafora per un’inondazione. Infine, ancora un grammelot chimico-fisico:
“Atomi dell'idrogeno campi elettrici ioni-isofoto radio litio-atomico gas magnetico”
Pollution è il secondo e ultimo disco a tematica fortemente pseudo/fanta-scientifica che Battiato ha realizzato negli anni Settanta. In questo decennio il cantautore siciliano lavorerà a molte altre opere ma di natura quasi sempre strumentale e sperimentale. Ancora musica elettronica, "musica cosmica", sperimentazioni classiche, un premio Stockhausen per "L'egitto prima delle sabbie": praticamente sette anni senza un testo.
Del 1979 è L’era del cinghiale bianco, il ritorno, o meglio l'approdo, di Battiato alla musica cantautorale. Musica pop con qualche sperimentalismo; testi colti, stavolta senza riferimenti fantascientifici. Nel Cinghiale bianco compare una delle canzoni a mio avviso migliori del Maestro: Il Re del mondo. Prima di passare, col prossimo post, agli anni Ottanta, per una fantascienza tutta inner space, non posso che citarne un verso che ho sempre ritenuto illuminante, ovviamente anche in chiave apocalittica:
“E il giorno della fine non ti servirà l’inglese”.
Al di là della mia antipatia istintiva per Battiato che assolutamente non seguo, il tuo post al solito è invece interessante!
RispondiEliminaBacio Nick
@ Patricia Moll
RispondiEliminaGrazie davvero, vedrai che Battiato a suo modo è sorprendente,
Grazie per l'apprezzamento, Patricia.
RispondiEliminaBattiato è un cantautore difficile non soltanto nel senso che i suoi testi e le sue musiche richiedono un ascolto critico, ma anche - da qui magari viene la tua antipatia istintiva - perché l'artista si presenta come tale, come intellettuale, come mistico, come oracolo. Nell'idea che mi sono fatto di lui, trovo che sia una persona che si prende sul serio ma che finga di prendersi ancora più sul serio. Anche in questa mia analisi ho trattato la sua musica molto seriamente, ma non ho messo abbastanza in evidenza la dimensione ludica e leggera della sua produzione.
@ Timetrapoler
RispondiEliminaProbabile che sia così, anche io penso che Battiato in definitiva si prendo meno sul serio di quanto voglia far apparire all'esterno.
Come già detto, conosco tutta la produzione di Battiato: penso che, al di là di gusto personale musicale e possibile antipatia verso il personaggio (ché la persona sarà altro, come sempre), sia uno dei pochi artisti/musicisti italiani che abbia veramente osato con i testi.
RispondiEliminaConosco Pollution, adoro Fetus e soprattutto il brano Cellula: ma come si fa a spiegare un brano simile? Bisogna soltanto lasciarsi travolgere. Siamo al confine con quello che è l'ignoto, quello che non sappiamo afferrare. Vero che si tratta anche della prima produzione di Battiato (in senso musicale), che però trovo molto suggestiva e genuina, rispetto a esperimenti maturi un po' troppo intellettualistici a volte.
Molto bello l'articolo, pieno di suggestioni *_*
Meraviglia... Adoro questo primo periodo di Battiato; amo anche tutto il resto, ma per i primi quattro album provo un amore sviscerato e ogni volta che li ascolto mi emozionano e mi stupisco. Io con la musica ci ho avuto abbastanza a che fare e mi ritengo fortunato ad avere gusti ampli e variegati, stupirmi non è facilissimo insomma; eppure Battiato - a mio parere soprattutto coi suoi primi album - era così avanti da risultare incredibile ancor oggi. A differenza di Glò io ho una preferenza per Pollution, che ho conosciuto nello stesso suo anno di pubblicazione, grazie a un amico di famiglia musicofilo che prestava ai miei fratelli più grandi un sacco di album. Nonostante fossi poco più di un ragazzino amai immediatamente quell'album e da allora non smisi mai di seguire Battiato, che ho avuto la fortuna di vedere dal vivo in tutte le sue incarnazioni, da quella più sperimentale a quella più "pop" (avercelo del "pop" del genere!) a quella "operistica" (che è la sua dimensione che faccio più fatica ad apprezzare...). Questo per dire che questi articoli per me sono delizia pura anche perché, se mai ce ne fosse bisogno, mi offrono il "pretesto" per riscoltare per l'ennesima volta questi dischi meravigliosi :) Grazie e complimenti!
RispondiEliminaUn caro saluto.
Sono costretto ad ammettere che ho scoperto solo grazie a te dell'esistenza di album precedenti a quello del cinghiale bianco. Sono stato un ascoltatore piuttosto distratto, lo so...
RispondiElimina@ Glò
RispondiEliminaMolto bello e pieno di suggestioni anche il tuo commento, mi credi se ti dico che mi hai commosso?
Comunque hai ragione, Battiato è uno dei pochi in Italia che abbia mai osato con i testi e che, a differenza di altri, non si è mai limitato alle rime "cuore-amore". ;)
@ Fumetti di Carta (Orlando Furioso)
RispondiEliminaBellissimo anche il tuo commento, si vede che sei un grande appassionato di musica e di Battiato in particolare.
@ Obsidian M
RispondiEliminaNon sei il solo amico mio, pure io avevo dato per scontato fin troppe cose, anche per questo ho voluto ristampare i post di Berti.
Sono contento di aver suscitato commenti così accorati! Ringrazio ancora Nick per il repost, e vi aspetto con la terza e ultima parte :)
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