A PROPOSITO DELLA RIVISTA " ROBOT" : INTERVISTA CON SILVIO SOSIO !

Sin dai lontani tempi della prima mitica chiacchierata con lo scrittore americano Jack McDevitt,  le interviste sono sempre state una presenza costante di questo blog. L'anno scorso, per tutta una serie di motivazioni non sempre dipendenti dalla mia volontà, lo sono state un po di meno. Per questo 2020 però voglio riprendere questa sana abitudine, magari alternando i due "format" che già adotto ( quello ormai classico delle lunghissime "Interviste Carriera" dedicate ad un singolo artista e quello più recente delle "Interviste Colletive") con una terza variante, cioè degli incontri ricchi di domande mirate con curatori e direttori di alcune delle più importanti riviste  del settore fantastico italiano. Lo scopo è quello di far conoscere meglio alcune realtà importanti a chi non le conosce ancora, sia quello di tracciare un minimo di bilancio storico delle medesime.
Amo la letteratura dell' Immaginario, apprezzo ancora di più le riviste coi loro racconti ed articoli di approfondimento. Penso da sempre che la dimensione racconto sia quella da cui spesso siano venute le cose migliori della narrativa di fantascienza e di quella horror.
Voglio cominciare da "Robot" una rivista di fantascienza a cui sono particolarmente affezionato, così come ero affezionato al suo creatore Vittorio Curtoni . Per l'occasione oggi vi propongo questa intervista. L'intervistato è Silvio Sosio (spesso trovate in rete i suoi interventi firmati S*) del' Associazione Delos Books 
Sosio era già stato ospite di Nocturnia (la sua precedente intervista la trovate QUI) mentre alcuni dei miei interventi passati riguardanti"Robot" li trovate QUI.
Vi lascio adesso alla lettura dell'intervista. Ringrazio Silvio Sosio per la sua disponibilità e per la sua gentilezza mentre a voi auguro buona lettura!
Attendo i vostri commenti e le vostre impressioni.



Nick: "Robot" é una delle riviste più longeve del settore, scopre da sempre un mercato difficile in Italia come quello della fantascienza, quali sono -secondo te - i motivi di questa longevità'

Silvio Sosio ( S*):   Siamo testardi :-)
Robot esiste dal 1976, ma in effetti contando gli anni di attività (quattro della vecchia serie, diciassette di quella nuova) siamo a poco più di venti: Delos Science Fiction, la nostra rivista online, entra quest’anno nel ventisettesimo anno di attività, per dire (e per dare una misura della nostra testardaggine).
Numeri a parte, Robot è effettivamente molto amata, credo c’entri anche il ricordo del suo creatore Vittorio Curtoni, e le vendite/abbonamenti sono un po’ calati negli anni ma in misura molto ridotta. Ha vinto il Premio Italia come miglior rivista praticamente tutti gli anni in cui poteva concorrere. Robot cerca di dare uno sguardo abbastanza largo alla fantascienza: si parla molto di letteratura, con contributi dei maggiori esperti italiani che raccontano autori e fenomeni, ma si parla anche di cinema, di tv, dei personaggi della storia della sf nel nostro paese. Per chi si interessa a queste cose è un po’ una festa quando arriva un nuovo numero di Robot.
Nick:  Quanto è cambiata la rivista dalle sue origini negli anni 70 ad oggi? Ricordiamoci pure che è una delle rarissime pubblicazioni che è riuscita a tornare in vendita dopo un lunghissimo periodo di chiusura.

S* :   Quando l’abbiamo rifondata, nel 2003, il nostro obiettivo era rifare qualcosa il più possibile simile all’originale. Per cui siamo andati a cercare i collaboratori dell’epoca, a partire da Vittorio Curtoni. Una grossa differenza naturalmente era che se la serie originale, di Armenia, poteva permettersi di pubblicare su ogni numero cinque o sei racconti tradotti selezionati dal meglio della fantascienza, oggi non è più così facile, sia perché la rivista è venduta su abbonamento e online, quindi ha un budget molto inferiore, sia perché è più difficile avere certi grandi autori. Da molti anni seguiamo la formula di due racconti tradotti e quattro o cinque italiani, il che ci permette sia di tenere uno sguardo sul meglio della sf internazionale sia di promuovere i migliori autori del nostro paese. Dal punto di vista della saggistica e delle rubriche forse la Robot attuale ha contributi un po’ più di spessore, quello che manca davvero sono le rubriche della posta e delle news. Quelle rubriche davano alla rivista una dimensione sociale, perché la trasformavano in un centro di aggregazione del fandom che attraverso di essa (come anche attraverso il famoso Cosmo informatore della Nord) si ritrovava, discuteva, promuoveva le proprie iniziative. Oggi naturalmente non avrebbero più senso; la rivista è trimestrale e le notizie hanno altre sedi (come Fantascienza.com) per arrivare agli appassionati, e soprattutto la dimensione sociale è stata totalmente inglobata da Facebook e soci, che però la banalizzano, la radicalizzano, la trasmettono senza le necessarie mediazioni. Ma qui si va su un discorso lunghetto che esula dal tema.

Nick:  Facciamo un passo indietro: quando è che il Sosio lettore ha scoperto per la prima volta l'esistenza della rivista?

S*: Nel 1978, quando purtroppo era nella sua fase finale, quella nominalmente curata da Lippi con la copertina argento. Mi entusiasmò l’idea, e recuperai ben presto i numeri precedenti sulle bancarelle. Nel 1981 con il mio socio di allora Paolo Pavesi andammo alla Armenia a intervistare Curtoni (l’intervista uscì poi sulla nostra fanzine La Spada Spezzata), era un periodo in cui, terminata Robot e non ancora nata Aliens, Vic curava una sorta di imitazione di Urania, Omicron.

Nick: Non si può parlare di "Robot" senza parlare del suo fondatore e direttore storico Vittorio "Vic" Curtoni. Ti va di tracciare un ricordo di Curtoni per i lettori di Nocturnia?

S*:   Vic è stato un grandissimo personaggio, e per me uno dei miei tre “mentori”, insieme a Vegetti e Viviani. Dopo la “litigata” col fandom che culminò col famoso editoriale Avviso ai necrofili Curtoni aveva smesso di dirigere riviste e si era dedicato alla traduzione, sparendo dal fandom. All’inizio degli anni Novanta però ricomparve su FidoNet, una rete di BBS (un po’ l’equivalente degli attuali social, ma tecnicamente più complicato) nelle conferenze in cui si parlava di fantascienza, insieme a Valerio Evangelisti e altri. Poco dopo cominciò a organizzare cene a Piacenza, alle quali partecipavano tanti appassionati di fantascienza; riallacciammo così i rapporti, e cosa dopo cosa questo portò alla rinascita di Robot. Curtoni era il classico duro dal cuore tenero, faceva tesoro delle amicizie, era generoso e disponibile. Quando gli proponemmo di rifare Robot la sua risposta fu un “no” secco e risoluto: ma bastò che l’idea gli rimbalzasse in testa qualche giorno per cambiare idea e aderire con grande entusiasmo. Mi manca molto.

Nick: Facciamo un gioco: quali autori e quali racconti invidi a Curtoni (o comunque ti sarebbe piaciuto essere tu a pubblicare) tra quelli presentati a suo tempo da lui sulla rivista ? E viceversa quali tra quelli della tua gestione pensi Curtoni avrebbe invidiato a te?

 S*:  Ah, sulla vecchia Robot Curtoni ha pubblicato una marea di autori fondamentali. Alcuni anche diventati fondamentali negli anni seguenti, perché Vic aveva fiuto. Gliene invidio tantissimi, anche se quelli che forse invidiavo di più, come Le Guin, Delany, Vance, Ellison, Pohl, poi li ho pubblicati anche io. E tieni conto che fino al 2011 ha curato anche la nuova Robot. La nuova Robot ha pubblicato gente come Neil Gaiman, Ted Chiang, China Miéville, Paul Di Filippo, Charles Stross che davvero non sono niente male, penso e che Vic apprezzava o avrebbe apprezzato.

Nick:  Su Robot pubblicate spesso racconti vincitori o finalisti di vari premi internazionali, vogliamo dedicare un attimo all’omonimo Premio Robot? introducilo per quei lettori che ancora non lo conoscono.

 S*:  Il Premio Robot esisteva anche all’epoca della prima Robot; ci furono due edizioni, vinte da Morena Medri e Mauro Gaffo. Il racconto di Gaffo (bellissimo tra l’altro) uscì proprio sull’ultimo numero di Robot.
Col nuovo premio siamo ripartiti dall’edizione uno, e in questo momento sto leggendo i racconti (una novantina) della tredicesima edizione. Credo sia un premio importante perché mette in luce tanti autori che poi proseguono le loro carriere nel settore (ora che finalmente c’è un settore in cui proseguire la carriera), e non vale solo per i vincitori ma anche per i finalisti che vengono pubblicati. L’iscrizione al premio è gratuita (premi.delosbooks.it/robot) ma occorre essere abbonati alla rivista; se non lo si è ancora, è una buona occasione per abbonarsi…

Nick: Da qualche anno hai riproposto la storica rubrica "Polemiche", quali sono stati i motivi di questa scelta?

 S*:  Era una rubrica storica della vecchia Robot, all’epoca vista la maggiore dimensione “social” della rivista generava grandi dibattiti. Oggi la utilizziamo quando abbiamo articoli su qualche tema forte, che chiederebbe una discussione; non c’è tanta eco, però, devo ammetterlo. E tutto sommato una polemica continua è poi il mio stesso editoriale, anche se spesso tende all’ironia.

Nick: Col senno di poi c'è qualche scelta riguardante la rivista della quale ti sei pentito \ vi siete pentiti? O che comunque avreste effettuato o gestito in maniera diversa'?

S*:   L’errore più grosso l’abbiamo fatto proprio all’inizio, mettendoci in società con una persona che poi si sarebbe mostrata del tutto inaffidabile. Lì Robot rischiò di chiudere già dopo il primo numero. Stringemmo i denti, uscimmo dalla società e creammo l’associazione Delos Books, onorando tutti gli abbonamenti raccolti fino ad allora anche se i soldi erano rimasti dentro la vecchia società.
Un’altra importante decisione, che lasciò perplessi alcuni lettori, fu quando decisi di cambiare l’illustratore della copertina, che fino ad allora era stato il bravissimo Giuseppe Festino. Nonostante il suo talento, soprattutto sul bianco e nero, non ero molto soddisfatto delle copertine. Giuseppe poi comprensibilmente decise di smettere di collaborare anche per l’interno. Da allora, ogni anno le copertine di Robot sono affidate a un illustratore diverso: abbiamo avuto star di prima grandezza dell’arte fantastica internazionale come John Picacio, Stephan Martinière, Julie Dillon, Galen Dara l’anno scorso, e anche italiani come Manzieri, Brambilla, Barbieri, e Karel Thole – decidi tu se includerlo tra gli stranieri o gli italiani. Anche la copertina è diventata un modo per aprire una finestra sulla fantascienza mondiale, che è lo scopo della rivista, e direi che le perplessità sono ampiamente rientrate.
I momenti più difficili sono stati i lutti. Nel 2011 se ne è andata la nostra bandiera, Vic Curtoni, a cui Robot deve tutto. Nel 2017 uno degli artisti che aveva sostituito Festino per le illustrazioni interne, il grandissimo Giacomo Pueroni. Uno stile che a me ricordava il grande Frank Kelly Freas, storico illustratore di Astounding. E l’anno scorso Giuseppe Lippi, che aveva collaborato con Robot fin dal primo numero (fin dalla serie originale, in realtà) e aveva continuato a scrivere la sua rubrica fin negli ultimi giorni, dal letto d’ospedale. Erano tre persone profondamente legate alla rivista. Senza nulla togliere ad altri grandi personaggi che abbiamo perso, come Riccardo Valla o Frederik Pohl, che avevano collaborato meno assiduamente.

Nick :  Sin dalla sua ripresa nel 2003 l'ossatura generale della rivista è costituita dalle opere di autori italiani, quanto siamo vicini (o lontani) dal momento in cui gli scrittori italiani possano venir considerati dai lettori alla stregua di quelli stranieri? E cosa si dovrebbe ancora fare da parte degli editori, dei lettori e degli scrittori stessi perché questo avvenga in maniera abbastanza compiuta?

S*:   Come dico spesso, non credo che ormai esista ancora un pregiudizio verso l’autore italiano, se non in qualche raro tradizionalista sovranista al contrario. L’unica differenza che esiste, adesso, è che gli autori italiani non sono abbastanza famosi.
Se pubblico un romanzo di Jack Vance probabilmente venderà meglio che se pubblico un romanzo di Nino Martino, ma non perché Nino è italiano, ma perché è meno famoso di Vance (faccio questo esempio apposta, perché il romanzo di Nino Martino che abbiamo pubblicato in realtà ha venduto molto più dei romanzi di Jack Vance).
Ma se pubblicassi un romanzo di, che so, Anthony Linebarger, venderebbe più di un italiano solo perché ha un nome straniero? Non lo comprerebbe nessuno, perché sarebbe altrettanto sconosciuto quanto un italiano esordiente (e farebbero male, perché Linebarger è il vero nome di Cordwainer Smith).
Ma continuando a pubblicare italiani, a farne parlare, a pubblicare antologie, riviste, romanzi, i nomi cominciano a circolare. Io credo che, almeno nell’ambito degli appassionati, un certo numero di autori italiani abbia già un nome abbastanza noto. Penso a Tonani, a Vallorani, Kremo, Farris, ma anche Conforti, Del Popolo Riolo e altri. Ora ci sono numerosi spazi in cui mettersi in luce e una scala ancora un po’ ripida ma percorribile da salire. Per questo penso sia una delle epoche migliori per la fantascienza italiana.

Nick:  Quali sono le maggiori sfide e le maggiori difficoltà che s'incontrano nel pubblicare fantascienza (e soprattutto fantascienza italiana) nel nostro paese e quali sono invece le maggiori soddisfazioni che capitano nel farlo?

 S*:   Be’, il problema maggiore è che il mercato è quello che è. La gente che legge in Italia è poca, e quella che legge fantascienza ovviamente ancora meno. Per cui noi editori siamo tutti pesci che si dibattono in una pozzanghera. Ma chissà, magari le cose in futuro cambieranno: magari un’eruzione solare brucerà tutta l’elettronica della Terra e dovremo tornare a leggere libri, invece di cazzeggiare sui social, guardare la tv e giocare ai videogame. Peccato solo che spariranno anche i miei ebook…

Nick: Più in generale ritieni che ci sarà ancora spazio per le riviste (cartacee o digitali che siano) nel mondo della fantascienza?

 S*:  Il genere della fantascienza ha sempre avuto questa particolarità di funzionare bene sulla lunghezza del racconto. È stata la fortuna delle riviste “classiche” come Astounding, Fantasy & Science Fiction, Galaxy, e ora il loro testimone è stato raccolto dalle riviste online come Clarkesworld, Uncanny, Lightspeed, Fireside, Strange Horizons, Tor.com. Che pubblicano straordinaria narrativa breve che vince i premi Hugo e Nebula e mette in luce i grandi autori di domani. Questo ricambio mi dice che sì, le riviste avranno sempre un ruolo, perché è connaturato al genere.

Nick: la rivista sta per raggiungere l'invidiabile traguardo del 90 numero, cosa ci dobbiamo aspettare dalle prossime uscite di "Robot"?

S*:  Be’, la rivista Robot è fatta numero per numero, non c’è una programmazione sull’anno. Ho qualche trattativa in corso per racconti internazionali, ma non le anticipo. Posso dire però che l’artista 2020 sarà Jon Foster, artista straordinario che ha lavorato per HBO, Dark Horse, Star Wars, ha fatto carte di Magic e copertine di libri eccezionali.


la cover del futuro #89
a firma Jon Foster


Nick:  Bene Sosio è tutto, grazie per aver accettato questa intervista,nel salutarti ti rivolgo la classica domanda finale di Nocturnia. esiste una questione di cui avresti parlato volentieri, una domanda alla quale avresti risposto volentieri e che io non ti ho rivolto ?

 S*:  Grazie a te Nick! La domanda che potevi rivolgermi è “qual è per te la cosa più difficile nel fare Robot?”. E io ti avrei risposto: scrivere l’editoriale. Ma è anche quella più divertente e anche gratificante perché, con mio stesso stupore, spesso i lettori si congratulano con me per quello che ho scritto. È un compito che mi spetta dal numero 63, e all’inizio è stato difficile proprio per la grandezza delle scarpe in cui dovevo camminare, che erano quelle di Vittorio Curtoni che scriveva editoriali splendidi. Alla fine ho preso un po’ la mia misura, credo. Un paio d’anni fa ho raccolto tutti i miei editoriali in un libretto, Cartoline dal futuro: chi è interessato a leggerli può comprare il libretto, oppure tutti i numeri di Robot. Consiglierei la seconda, comunque.


LINK UTILI:

Per chi volesse approfondire la lettura di Robot ( che- ricordo- è disponibile via abbonamento sia nella versione cartacea che digitale ) o recuperarne gli arretrati (come detto attualmente la rivista è trimestrale e siamo arrivati al numero progressivo 88) vi consiglio questo link:

ROBOT \DELOS STORE

Per quanto riguarda la Delos nel suo complesso:

DELOS BOOKS

DELOS STORE.

17 commenti:

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Rivista storica, davvero bella.Intervista interessantissima!

Nick Parisi. ha detto...

@ Daniele Verzetti il Rockpoeta®
Grazie per i complimenti! Li rigiro anche all'intervistato.

Ariano Geta ha detto...

Quando una cosa è fatta con tanta passione si può solo fare i complimenti a chi la porta avanti con tanto impegno.
E complimenti anche al blogger che divulga con tanto entusiasmo il mondo editoriale della SF a beneficio di noi profani ;-)

Grazia Gironella ha detto...

Fa piacere ricordare che non c'è solo l'editoria brutta e cattiva, che non offre spazio ai nuovi autori e pubblica solo i libri dei calciatori, ma anche quella che fa il suo lavoro con entusiasmo e serietà. Complimenti per la resilienza, e a te, Nick, per le informazioni che fai circolare. :)

MAX ha detto...

Belle le copertine , davvero!
Come dice Sosio rispondendo ad una delle tue domande ..una triste verità, e cioè che in Italia si legge molto poco mi verrebbe da chiederti a te che ne pensi che la sua rivista sia leggibile solo su abbonamento ?
Da una parte io la trovo una buona cosa perché comunque è una specie di termometro di gradimento del tuo lavoro e sicuramente avere un pubblico pagante è ancora di più gratificante.
Dalla altra parte però contribuisci in questo modo a fare una selezione, diventa un limite a chi ad esempio vorrebbe avvicinarsi al mondo della fantascienza.
Ciao

Nick Parisi. ha detto...

@ Ariano Geta
"Robot" fa ormai parte della storia della fantascienza in Italia sia perché come ricordato nell'intervista ha permesso di pubblicare nel nostro paese spesso per la prima volta,tanti autori stranieri poi diventati famosi negli anni successivi, sia perché ha dato la possibilità a diversi scrittori del nostro paese di "farsi" le ossa. Insomma,per me, "Robot" è un patrimonio da conservare al pari di tanti monumenti presenti nelle piazze delle nostre città.

Nick Parisi. ha detto...

@ Grazia Gironella
Hai utilizzato il termine più adatto, resilienza è proprio la parola giusta per definire un certo approccio all'editoria moderna. Anche da parte dei lettori, non solo degli editori. L'importante è continuare senza mai arrendersi.

Nick Parisi. ha detto...

@ MAX
Ti racconto prima un paio di cose del passato e poi ti rispondo.
Quando "Robot" nacque negli anni '70s i numeri della sua prima edizione si trovavano tranquillamente nelle edicole. Del resto quello era l'unico sbocco (a parte le librerie dove però tantissime cose come"Robot" o la stessa "Urania" non entravano). Le copie vendute andavano nell'ordine delle decine di migliaia a numero. C'è da dire che negli anni 70s si leggeva comunque molto di più rispetto ad adesso. E c'è anche da dire che nel nostro paese in quegli anni qualsiasi cosa, anche la fantascienza ed i fumetti, veniva analizzata sotto un occhio politico: si discuteva fino alla nausea se quel determinato autore e quel certo romanzo fossero di "Destra" o di "Sinistra"; tanto per farti un esempio Tolkien (ma un poco tutto il fantasy) veniva considerato una lettura mooolto di "Destra". I giovani del Movimento Sociale organizzavano delle manifestazioni chiamate "Campi Hobbit". E quando s'incontravano lettori di fantascienza di Sinistra con quelli di Destra (per esempio quelli che leggevano uno come Poul Anderson che era favorevole alla guerra del Vietnam finiva sempre che se la davano di santa ragione ) Ma quello era lo Spirito dei Tempi, la politica pervadeva ogni cosa. Il lato buono del periodo stava nel fatto che la fantascienza era un genere molto popolare, perfino la Rai non si faceva problemi a realizzare serie di fantascienza invece che le cose di preti e suore che fa oggi. Ripeto un mondo in cui la visione politica spesso veniva usata a sproposito però più attivo e partecipato, un mondo nel quale le pubblicazioni in edicola erano tantissime,e non mi riferisco non solo di fantascienza . Quando invece hanno rilanciato "Robot" nel 2003 si sono ritrovati davanti ad una realtà editoriale (ripeto editoriale) del tutto svuotata:nelle edicole sopravviveva -e non sempre benissimo- la sola "Urania" mentre nelle librerie la fantascienza praticamente non esisteva più. All'inizio hanno anche provato a vendere nelle librerie e fumetterie(io per esempio i primi anni della ripresa) compravo"Robot" da Supergulp a Mestre). Poi però la Delos si è ritirata dalle librerie preferendo la vendita in rete. Penso sia dovuto alle diverse vendite, lo stesso Curtoni quando ha rilanciato la rivista aveva dato come numero di sicurezza per poter continuare le mille copie vendute a numero e aveva detto che già come abbonamenti erano arrivati ad averne 800. Ti rendi conto? Mille copie su una popolazione di 59 milioni di abitanti!Significa che in Italia davvero non legge più nessuno. Ora io ignoro quante siano le copie attualmente vendute di "Robot",su questo potrebbe risponderti meglio Sosio, ma di sicuro non siamo certo ai livelli degli anni '70s.
Veniamo ora alla mia risposta: certo che preferirei che la rivista fosse venduta nelle edicole e nelle librerie, questo darebbe la possibilità di farla conoscere a più gente possibile, purtroppo però non vivo in un mondo perfetto e mi devo accontentare.Un altro editore (non Sosio, un editore di un'altra casa editrice) recentemente mi ha confidato che preferisce vendere i suoi libri solo su Amazon e non nelle librerie perché Amazon una volta fatto le vendite lo paga nei termini e fino all'ultimo centesimo, cosa che le librerie non fanno. Alla fine comunque è un cane che si morde la coda, anche se comprendo le ragioni di chi fa impresa e rischia in proprio. Quello che posso fare io nel mio piccolo è continuare a leggere certe produzioni("Robot"; Hypnos" e tante altre )e continuare a farle conoscere. Poi dipenderà sempre dalle sensibilità personali dei lettori decidere se quella determinata pubblicazione li può interessare o meno e semmai cominciare a leggerla. Ad ogni modo io continuerò ad insistere e a sperare che il settore aumenti i suoi lettori.

Ivano Landi ha detto...

Non ho resistito e sono andato a curiosare negli scaffali della mia libreria, per vedere quali numeri di Robot anni '70 sono sopravvissuti ai cataclismi del tempo. Sono il 15, 16/17, 25 e 30, quest'ultimo già con la copertina argentata. Poi ho il secondo dei libri di Robot: "Progetto Stelle" di Gunn. Non li riaprivo da una vita, ma devo dire che erano davvero belli, sia come veste estetica che come contenuti.

Ivano Landi ha detto...

P.S. Gran bella intervista! (Il tuffo nel passato mi aveva fatto dimenticare il presente).

Obsidian M ha detto...

Tu e Silvio oggi mi avete fatto sognare, giuro! Non capita spesso di potersi tuffare in questo modo nella storia della FS italiana, quella veramente storica.
Leggere tutti quei nomi, gente che, anche se non ho mai conosciuto di persona, fa parte di quel bagaglio di sogni che palpita da qualche parte dentro di me, è un'emozione unica.
Peccato solo che, a parte te e pochi altri eletti, siano poche le persone a cui un nome come quello di Curtoni ancora dica qualcosa.
Ma si sa, oggi l'italiano medio legge al massimo lo scontrino del supermercato, per vedere se ha raggiunto i diecimila punti che gli servono per portarsi a casa la friggitrice.

MAX ha detto...

Supergulp ..Madonna che ricordi Nick!
Penso sia stata la prima fumetteria in cui sono entrato.
Chissà se ci sarà ancora a Mestre.
Grazie per la tua risposta.
Ciao

Nick Parisi. ha detto...

@ MAX
Si, "Supergulp" c'è ancora a Mestre, da diversi anni ha cambiato sede, adesso è a Via Rosa, un poco più vicino a Piazza Ferretto in uno spazio più grande e a due piani, però c'è ancora. Rispetto al passato riesco ad andarci di meno però una o due volte l'anno ci passo ancora.
Ciao.

Nick Parisi. ha detto...

@ Ivano Landi
Tienili da conto quei vecchi numeri di "Robot" anni '70 s che sono una bella testimonianza del passato. Io ancora rimpiango di aver prestato anni fa ad un "amico" alcuni dei miei che poi non mi sono più tornati indietro. Da quel momento non ho mai più prestato niente in vita mia.
Grazie per i complimenti.

Nick Parisi. ha detto...

@ Obsidian Mirror
Senza contare che quella friggitrice di norma il Supermercato prima di dartela, oltre i diecimila punti realizzati un punto ogni dieci euro di spesa e validi solo nei giorni dispari degli anni bisestili pergli acquisti effettuati in territorio bulgaro (capitale Sofia esclusa per motivi fiscali) , poi ti chiede anche un contributo, per le spese, di soli cinquanta euro. Insomma la friggitrice si farebbe prima a comprarla, spendendoci anche di meno. :D :P LOL
A parte gli scherzi, come dico sempre, il nostro è un paese senza memoria. Non solo si legge poco rispetto ad altri paesi, ma tendiamo a rimuovere e a dimenticare il passato. Curtoni è solo uno dei tantissimi dimenticati ( o comunque non ricordati come meriterebbero) della Cultura italiana, anche per questo cerco di parlarne ogni volta che posso.

Lucius Etruscus ha detto...

Complimentissimi all'intervistatore e all'intervistato ^_^
Sono orgoglioso di essere finito anch'io fra le pagine robotiche, mentre conservo ancora lo storico numero 1 che esordiva con un racconto di fantascienza scacchistica: quale modo migliore di iniziare? ;-)

Nick Parisi. ha detto...

@ Lucius Etruscus
Non sai quanto t'invidio per quel numero 1. ;)

Ricordando il passato

Ricordando il passato
 
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