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lunedì 15 aprile 2024

RACCONTI CONTRO LA GUERRA: PAOLO ARESI..

LA DOVEROSA PREMESSA
Ben ritrovati!
Comincia davvero con oggi la nuova programmazione di Nocturnia, una programmazione che per forza di cose non potrà che essere episodica. Ma quelle poche cose che appariranno saranno tutte di altissima qualità. Con qualche novità rispetto al primo ciclo della vita  nocturniana.

L' amico Diego Rossi mi ha contattato qualche giorno fa con una di quelle proposte troppo ghiotte per poterle rifiutare.
 
In sintesi si tratta di una antologia di racconti contro la guerra, contro ogni guerra. Si tratta di opere scritte da autori ed autrici del nostro paese.
I primi tasselli del progetto sono stati ospitati nei mesi scorsi all' interno dello splendido blog La Bottega del Barbieri 

Ma ultimamente alcuni problemi personali di Daniele Barbieri hanno impedito la prosecuzione del progetto.
( Daniele, anche se non ci conosciamo personalmente ti auguro di cuore di riuscire a superare alla grande questo momento ! Dai che facciamo tutti il tifo per te!Forza roccia!)
Quindi per rispetto degli artisti e delle artiste coinvolti/e mi è stato chiesto se ero disponibile a proseguire la pubblicazione degli ultimi tre racconti che mancavano all' appello.

La mia risposta alla richiesta? Beh, la state per leggere qualche rigo più in basso.
Ecco a voi il primo racconto, scritto - come i precedenti ed i successivi- da un maestro del genere. Si tratta di un racconto molto classico, debitore di influenze illustri, già a partire dal titolo.
Lascio a voi il piacere di scoprirle e rintracciarle tutte.
Nel prossimo post inserirò tutti i link e la storia del progetto. 
Si tratta di una mera questione organizzativa : sto scrivendo col mio cellulare in attesa di far aggiustare il mio PC, quindi mi scuso per qualche svarione o incompletezza, ma ci tenevo a fare ripartire il progetto.
In fondo credo che anche questo faccia parte di quella maledetta passionaccia che ci anima tutti 
Buona lettura!

GUERRA ETERNA

Non racconto mai della guerra, non voglio ricordare l’odore della carne bruciata. Anche quando voi, miei nipoti, agitate la coda e me lo chiedete e insistete per sapere. Allora resto sul vago, dico che è una cosa terribile, che dobbiamo sperare che quegli alieni crudeli non tornino più, che restino lassù, nel cielo. Sono passati decenni e io sono vecchio, le squame si raggrinziscono e cadono, i miei arti si muovono lentamente, la lingua non guizza più scattante fuori dalla mia bocca. Vi racconterò un solo episodio. Uno solo. Ascoltate e pregate. Che restino lassù. Allora ero molto giovane, e pieno di forza. Eravamo molto più forti di loro, potevamo spezzare loro braccia e gambe. Ma loro erano astuti e avevano armi micidiali. Arrivavano dalle stelle.




 Noi indossavamo tute protettive che potevano fare poco contro proiettili e fasci di energie. Quanti compagni morti. Quanto sangue. L’odore della carne bruciata. La guerra non si può raccontare, perché non puoi trasmettere davvero l’orrore. Noi l’abbiamo fatta in trincea perché la nostra resistenza si è sviluppata nella terra e sottoterra, per sbucare all’improvviso tra le linee nemiche e allora cominciare a sparare, a uccidere. Noi eravamo la fanteria. Eravamo tutti amici, ma con qualcuno era nato un rapporto davvero fraterno.

 Condividevamo tutto: il cibo, il sonno, il sesso. Ci raccontavamo la nostalgia, i piatti che mangiavamo nelle nostre famiglie, le corse dei nostri figli, l’amore per le nostre compagne. Il mio vicecomandante rideva quando parlava dei suoi figli e qualche volta mi aveva raccontato l’emozione di vedere dischiudersi le uova e vedere quegli esserini emergere. I nemici arrivavano dal cielo con i loro dischi volanti e lanciavano bombe e missili e raffiche di energia pura ​ contro le nostre abitazioni. Non usavano ordigni radioattivi, volevano il pianeta tutto per loro, lo volevano pulito, puro. Volevano la nostra acqua e la nostra aria, volevano i nostri minerali e i nostri alberi, i nostri frutti. Per viverci.

 E’ una razza che si espande come un tumore. Non conosce limiti, né confini. Non conosce il rispetto. Ci mandavano contro le macchine, ma c’erano anche delle creature viventi, degli esseri biologici. Sono creature bianchicce e mollicce. Li chiamiamo Sszss-Zzzssz, che significa “La morte che viene dalle stelle”. Vivono nel nostro settore di galassia, piuttosto lontani dal centro, un settore tranquillo, che loro hanno sconvolto. Quel giorno il mio vicecomandante era particolarmente nostalgico, faticavo a scorgere la vita nei suoi occhi. Capitava nella trincea. Ma era un giorno importante. Gli chiesi: “Sei pronto?”. E lui rispose accendendo un poco le squame attorno agli occhi. Era un sì. 

Muniti di neutralizzatore di vibrazioni siamo passati da un tunnel profondo e siamo arrivati con il nostro plotone sotto uno dei loro avamposti. Ho acceso le squame per dare il via all’assalto. Siamo risaliti e li abbiamo trovati del tutto impreparati, i macchinari combattenti spenti, soltanto le difese di routine attive. Avevamo bombe e mitragliatrici con i proiettili esplosivi: ogni proiettile poteva fare terra bruciata in un raggio di cinquanta metri fino a cinque chilometri di distanza. Terribile. Abbiamo devastato tutto l’avamposto. C’erano centinaia di quelle creature mollicce, che tuttavia come noi camminano su due gambe, hanno una bocca, due occhi. Loro le squame non le hanno, la loro pelle è debole. La loro pelle bruciata mandava un odore che non ho più dimenticato. Sconvolgente. Una devastazione terribile. Le macchine fuse come acqua. Morte dappertutto. Anche fra i nostri. Ricordo i volti nostri e i loro, rivolti verso il nulla.​ Il mio fratello vicecomandante mi ha guardato, si muoveva, eppure non c’era più vita nei suoi occhi. E’ successo in un attimo, ha preso la mitragliatrice e ha cominciato a sparare di nuovo, contro tutto e tutti e ha ucciso diversi dei nostri e ho dovuto alzare l’arma e puntarla contro di lui.


 Non si possono raccontare certe cose. Ho dovuto sparare. Un attimo soltanto. Basta, tutto è finito, si è fatto subito silenzio. Silenzio. Silenzio. Odore di carne bruciata. La guerra. In quell’attimo ero invecchiato di dieci giri attorno ai nostri soli. Avevo le squame tutte scure, come se volessero staccarsi da me. Non racconto mai della guerra perché non si può capire, ma ho fatto un’eccezione prima di perdere le squame per sempre, prima che la mia lingua non saetti mai più fuori dalla mia bocca. Ho sempre pregato per lo spirito del mio vicecomandante, perché possa perdonarmi. Prego per voi che quegli esseri senza squame che abbiamo sconfitto non tornino mai più, ma che rimangano fra le stelle a cercare altre prede, fino a quando una specie più vorace non li divorerà. Prego per voi che questa brezza possa soffiare sempre leggera, e diffondere il profumo del nostro mondo senza portare più, mai più, l’odore della carne bruciata.​

  PAOLO ARESI

17 commenti:

  1. Grazie Nick e Paolo, viva la bella fantascienza, quella che ci aiuta a riflettere e che combatte con la fantasia e non con l'odio e le bombe. Un abbraccio forte anche a Daniele.

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  2. Ma che bel progetto. Messo via il racconto che me lo leggo con calma.

    ps: se riesci (capisco la difficoltà, visto la mancanza di PC) metti i link anche agli atri racconti, grazie!

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  3. Come disse Mosconi... Sono sempre Eddy ma blogger adesso mi dice che sono "Boh non so mah" :)

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  4. @ Diego
    È stato un piacere, anzi grazie a te per avermi coinvolto. Un grande abbraccio a Daniele Barbieri.

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  5. @ Eddy
    Il primo momento libero che avrò scriverò un post dedicato al progetto con tutti i link del caso.
    Ciao

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  6. Nobile progetto letterario, ideale per il blogger che gestisce questo blog ;-)

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  7. Ti riapro un blog a caso tra i miei millemila e chi ti ritrovo? Nick che riparte! Non vorrei sbagliare ma mi sembra di aver letto tempo fa un racconto simile. O era proprio questo? Illuminami, a tempo e luogo.

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  8. @ Ariano Geta
    Grazie e ben ritrovati amico mio!

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  9. @ Temistocle Gravina
    Credo che l' autore abbia voluto omaggiare il racconto " La Sentinella", uno dei più belli di tutta la fantascienza.
    Ciao.

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  10. Certamente! Il bravissimo F. Brown, un racconto brevissimo e intenso, ora ricordo.

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  11. Mi piace questo senso universale della guerra.
    Vista con occhi che non sono i nostri.
    E'un valore assoluto la pace che non ha genere , razze e colori.
    Ottimo racconto e bravo Paolo e te che l'hai pubblicato.
    Ciao Nick

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  12. @ MAX
    Grazie a te per aver apprezzato.
    Ciao alla prossima!

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  13. Bello vedere ribaltato il classico stereotipo da film degli alieni cattivi. Qui gli invasori siamo noi. Ma d'altra parte in guerra c'è solo violenza...

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  14. @ Riky Giannini
    La guerra è una sconfitta per tutti, anzi penso sia la cosa peggiore che un uomo possa fare ad altri uomini
    Ciao e grazie!

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