INTERVISTA CON ANDERS FAGER.

 Bentornati! mi ci è voluto qualche giorno in più ma oggi vi presento l'intervista che ho realizzato con lo scrittore Anders Fager. Fager è un autore horror ma anche un game designer molto bravo. Le sue opere si sono fatte spazio dalla natia Svezia a tutta Europa. Da noi due suoi romanzi appartenenti al ciclo dei "Culti Svedesi" ( una rielaborazione in chiave nordica e moderna dei lovecraftiani Miti di Chtulhu) sono stati editi dalle Edizioni Hypnos. Anders Fager mi ha concesso questa bella intervista, ringrazio l'autore per la sua gentilezza e per la sua disponibilità. Al termine della versione in lingua italiana troverete la versione originale in inglese.

Buona lettura e tutti! Fatemi sapere cosa ne pensate!

 (For english version, please scroll down )

VERSIONE IN LINGUA ITALIANA.

Nick: Benvenuto su Nocturnia, Anders Fager grazie per aver accettato l'intervista. E' un vero piacere averti come ospite  

 Anders Fager: Grazie a te per avermi invitato.


Nick: La mia prima domanda riguarda i tuoi inizi come game designer, raccontaci di quei giorni.

 A.F: È stato almeno quindici anni prima che fare il"game designer" fosse considerato come un vero e proprio lavoro. E' stato nei primi anni '80 quando i giochi di ruolo hanno cominciato afare la loro comparsa in Europa e alcuni ragazzi che più o meno conoscevo stavano lavorando ad un gioco di ruolo svedese (basato su "Basic Role Playing" della Chaosiums). Avevo diciassette anni quando scrissi quella che sarebbe stata la prima avventura mai stampata e pubblicata per un gioco di ruolo in lingua svedese. A distanza di 40 anni tutte queste cose  dovrebbero essere ormai andate cadute nel dimenticatoio , ma praticamente quasi tutte le persone che nei decenni successivi  che hanno fondato un'azienda di giochi per computer in Svezia hanno giocato a quei giochi. Quella che oggi è diventata un'industria da 4 miliardi di euro all'anno e che impiega quasi 10.000 persone, in parte ha iniziato con noi, pochi ragazzini nerd. È piuttosto umiliante a pensarci bene. E i giochi di ruolo svedesi stanno ancora andando bene, ad esempio con il gioco basato su "Tales from the Loop" dell'artista Simon Stålenhag che viene descritto come uno dei pochi giochi innovativi degli ultimi anni. 

Nick: Veniamo adesso alle tue influenze letterarie, cosa ti ha avvicinato alla latteratura fantastica e per finire: quali sono stati gli scrittori che ti hanno influenzato come lettore prima ancora che come scrittore? Naturalmente puoi inserire anche fumetti, film e tutto quello che ti viene in mente.

 A.F: Sono cresciuto in un sobborgo piuttosto tetro in un'epoca piuttosto tetra. E tutto ciò che era fuori dall'ordinario per me era interessante, sia che si trattasse di glam rock o di fumetti horror o di qualsiasi cosa in tv che non venisse dalla Svezia. Dato che prima di raggiungere i 40 anni non mi consideravo uno scrittore , ho un po' di problemi a distinguere gli scrittori da tutti gli altri tipi di arte che mi hanno ispirato. E ci sono così tante cose che galleggiano nella mia testa. Ancora oggi. I fumetti horror americani che leggevo da bambino. Tutta la musica degli anni '70 che ascoltavo da adolescente, che fossero gli Ultravox o Patti Smith o i Clash. Scrittori come Jerzy Kaczynski o Cathy Acker. Film come Alien o Allucinazione Perversa (Jacob's Ladder). Erotismo, Teatro e solo Dio sa che cosa. (Però non mi è mai importato molto di cose come Star Wars/Star Trek o del Signore degli Anelli. Credo solo che volessi roba che sembrasse un po' più rischiosa). Poi, naturalmente, è arrivato Clive Barker che ha incasinato completamente l'horror. Ha mostrato come si potesse fondere il sesso con l'horror in modo fantastico. Quando ho iniziato a scrivere più seriamente penso che Barker abbia avuto una grande influenza su di me, insieme ai classici scrittori hardboiled come Raymond Chandler (che ancora oggi penso sia un genio - la sua abilità nello scrivere dialoghi è pazzesca). Oggi per lo più o consumo intrattenimento piuttosto pigro su Netflix o roba che è molto lontana da quello che faccio io. Di recente ho visto delle belle fotografie. Tra queste una mostra molto interessante di Frank Ockenfels. Cerco anche di trovare collaborazioni con non scrittori. Mi mantiene intelligente e all'erta e molto più avanti degli scrittori che cercano solo di emulare Stephen King.


Nick: Parliamo di Lovecraft nello specifico, quando hai scoperto H.P. Lovecraft e quali delle sue opere ti hanno affascinato di più?  Puoi parlare  anche dei precursori e degli epigoni e contemporanei di H.P.L come, Howard, Chambers, Bloch, Kuttner e gli altri se vuoi.

 A.F: Ho scoperto Lovecraft attraverso il gioco di ruolo Call of Cthulhu. Quel gioco era una cosa piuttosto unica all' epoca e per molti ambiti ha fatto scoprire almeno a me qualcosa di più grande e molte volte migliore delle opere di Lovecraft in sè stesse. Per come la vedo io, l'ambientazione o "geist" che ha creato è molto più grande delle sue storie prese singolarmente. E penso che si debba separare la sua visione dal suo stile piuttosto orribile. Questo vale, credo, per la maggior parte dei "padri fondatori" della letteratura fantastica. Cerco di rivisitare i vecchi grandi di tanto in tanto e ne rimango purtroppo per lo più deluso. Da un punto di vista tecnico la loro scrittura è così datata. È soprattutto come guardare qualcosa in un museo. Alla fine sono più interessato a cosa si può ottenere grazie a quelle influenze e a quelle  idee che a scavare nel passato. Per usare un'allegoria musicale, non mi interessano i dettagli nei lavori dei diversi chitarristi del cosidettto Delta Blues degli anni '20, mi interessa di più cosa hanno fatto i Rolling Stones o i Led Zeppelin quando erano influenzati da quei musicisti. E cosa si può fare più avanti usando tutte quelle grandi idee. Bisogna andare avanti per essere interessanti. Almeno per te stesso. Non sono molto portato per la nostalgia.

Nick: Una cosa che a noi appassionati di H.P.L sconvolge sempre è lo scoprire in un secondo tempo il suo profondo razzismo e sessismo, personalmente più che le polemiche apprezzo molto il lavoro di autori come te, Kij Johnson o Victor LaValle che modernizzano il Mondo dei Miti di Cthulhu adattandone i personaggi e le amosfere in senso contemporaneo. Qual è la tua opinione in proposito ? E' questa l'unica strada per attualizzare il weird lovecraftiano?

A.F: Penso che bisogna rendersi conto che Lovecraft era una persona molto spaventata. Aveva paura dei crostacei, del sesso, della folla e di tutto quello che non capiva. E penso che sia stato il disprezzo dell'omino spaventato per tutte le cose che lo spaventavano e per tutte le persone che non lo riconoscevano che spesso lo ha fatto sembrare uno di quei tristi stronzi odiosi su Internet che abbiamo di fronte oggi. Però dobbiamo anche allo stesso tempo riconoscere che ha scritto guidato almeno in parte da queste paure e il suo lavoro non sarebbe stato lo stesso senza di esse. Alla fine è guidato dalla paura dell'ignoto di cui parla. Spesso mi viene chiesto se è difficile usare gli dei e i mostri di Lovecraft senza essere allo stesso tempo un bastardo razzista misogino. E non capisco come possa essere difficile. Duh? Non è scienza missilistica scrivere su Nyarlathotep senza adottare la triste visione del mondo di Lovecraft. Non è che la sua paura e il suo disgusto per la gente di colore siano contagiosi


Nick: In Italia conosciamo molto poco della produzione svedese horror, fantasy e weird. A differenza dei thriller svedesi che dai vari "Millenium"e "Wallander" in poi sono stati abbondamente tradotti, per quanto riguarda gli altri generi conosciamo sono alcuni nomi: Lindqvist per ominciare e adesso te e Karin Tidbeck. Cosa ci puoi dire della produzione svedese weird e horror? Quali sono i libri e gli autori più rappresentativi secondo te?

A.F : C'era questo tizio che si chiamava Strindberg qualche tempo fa, anche lui era abbastanza famoso. Ha fatto per il  teatro quello che Bergman ha fatto per il cinema. I romanzi gialli svedesi sono diventati in qualche modo un fenomeno globale e questo è un bene per me, perché hanno aperto un sacco di porte per tutti noi altri scrittori. E anche per molti attori e registi. Basta pensare a tutti i membri della famiglia Skasgård o al regista Johan Renck che ha fatto "Chenobyl". Detto questo, trovo molto difficile parlare di qualcosa di distintamente svedese. Ero intervenuto un paio di anni fa a una fiera del libro in Francia e la gente cercava di spiegarmi che tutta la letteratura svedese era un po' oscura e cupa e piena di violenti alcolizzati e io pensavo che stessero descrivendo la Finlandia. Penso che noi svedesi siamo bravi a imitare le cose fatte in altri paesi. Siamo quelli che vendono musica house e giochi per computer agli americani superando gli americani stessi  nell'essere americani. Il che è un po' strano. Ma penso che sia la miglior visione possibile della situazione. E Karin Tidbeck è un maledetto genio. La sua tecnica è pazzesca. E Mats Strandberg è bravo a scrivere di"gente comune che incontra cose strane" un poco come fa Stephen King. 

 Nick: Hai debuttato nel 2009 con la raccolta "Svenska Kulter"( "Culti Svedesi" in Italia).  Il primo volume della cosidetta trilogia del "Mondo dei Culti".  All'interno dell'antologia  racconti veri  con le loro storie autoconclusive si intervallano con i cosidetti "Frammenti"(Fragment) , che poco a posco disvelano una macrostoria più estesa e che ti fanno capire come i vari racconti facciano parte di una vicenda più complessa che li racchiude tutti. In questo mi è sembrato di ritrovare degli schemi tipici della moderna serialità televisiva, sbaglio? E come ti è venuta l'ispirazione per questa forma di narrazione incrociata?

 A.F: A distanza di 15 anni, non ho alcun alcun ricordo di come sia iniziato esattamente Swedish Kults (in parte perché su quel punto non mi è mai stato chiesto nulla in un'intervista dopo l'altra). Non mi sono svegliato una mattina e ho pensato "sì, farò questa epopea horror di sette libri che abbraccia quattro secoli e ha qualcosa come 500 personaggi". La costruzione del mondo è stata ovviamente in parte ispirata dal "Sandman" di Neil Gaiman e da come sembrava costantemente rivelare un universo sempre più grande. E in parte dalla costruzione del mondo realizzata in grandi e complessi giochi di ruolo come "Vampire the Masquerade". Scrivere una sorta di storia lovecraftiana moderna era qualcosa che avevo pensato di fare per molto tempo. (E alla fine sono arrivato a scrivere questo piccolo libro pubblicato da un editore molto piccolo che poie è esploso). Ma onestamente non riesco a ricordare come ho deciso che ogni libro doveva essere strutturato allo stesso modo e che ogni racconto doveva essere seguito da un piccolo frammento. Mi è stato chiesto più volte in passato e non ho ancora una "risposta di routine".

Nick:  Parliamo dei singoli racconti: "Le Furie di Borås" (Furierna från Borås)  comincia come una normale serata in una discoteca di periferia, con delle ragazze che apparentemente cercano solo di divertirsi, la scoperta della verità arriva solo in un secondo momento. Possiamo dire che per te il vero horror è quello che si insinua nella quotidianità, stravolgendola?  E nel caso ci potresti dare una tua definizione di Horror e di quello che significa per te?

 A.F: Sono due domande insieme, giusto? Swedish Kults è ambientato in un mondo molto realistico. È  un po' molto svedese, con cose come i mobili IKEA, le macchine Volvo, asili nido e tutto il resto. Anche se non ci ho mai pensato molto, credo che la mia intenzione fosse quella di far accadere l'orrore in un mondo assolutamente credibile. Fare in modo che tutto, tranne i tentacoli, sembrasse assolutamente normale, la vita di  tutti i giorni e vedere dove mi avrebbe portato. A quanto pare ha funzionato piuttosto bene, nonostante io lavorassi quasi nel vuoto in quel momento. (Insegnare scrittura creativa mi ha aiutato a risolvere queste cose). Ho anche capito che se tutto in una storia, tranne il mostro, è credibile al 100%, alla fine anche il mostro sembrerà più credibile. Non ho assolutamente idea di cosa significhi "horror" per me. Forse ho anche cessato di descrivermi come uno "scrittore dell'orrore". Scrivo piuttosto storie strane o qualsiasi cosa mi venga in mente. Alla fine credo di essere molto attento ad evitare le etichette.

 Nick: Il racconto che mi ha colpito di più è "Il Viaggio della Nonna" (Mormors resa), mi sembra uno dei racconto più politici della raccolta, leggendolo mi è sembrato di trovare una metafora delle contradizioni delle società moderne, con le crescenti migrazioni e la nascita di movimenti nazionalisti che stanno sorgendo un poco in tutta Europa, sbaglio nel vederci tutti questi aspetti?

A.F: Per quanto riguarda il "Viaggio della Nonna" non l'ho mai considerato neanche per un secondo come un qualcosa di politico. ("Per sempre felici a Östermalm" è stato interpretato dalle persone in modo simile) Ma mi sono reso conto che la gente ci legge un sacco di roba politica e questo funziona un po' come un trucco da prestigiatore. Guardate questo mentre faccio... quello che non dovreste vedere. La gente presume che ci sia una sorta di dichiarazione politica in corso e questo fa si che i due personaggi principali siano resi in maniera simpatica, nonostante questi due personaggi siano a malapena umani e in realtà piuttosto selvaggi. Quando ci rendiamo conto che questi due "poveri immigrati" (come li abbiamo etichettati) stanno in realtà andando a sfamare la nonna con delle prostitute russe, abbiamo già investito troppe emozioni in loro per vederli davvero come mostri. Quel trucchettino non era intenzionale e mi sono reso conto solo dopo di quanto sia stato geniale. Vorrei poter dire che era intenzionale. Davvero.

Nick: Nei tuoi libri si nota una cura sia per le atmosfere sia per la costruzione dei personaggi, per la riuscita di una buona storia quale di questi due elementi conta di più?

 A.F: Le storie risultano  interessanti, secondo me, o per i loro personaggi o per la loro trama o per l'ambientazione. Specialmente in un racconto breve ce la si può giocare con uno solo di questi tre elementi. Personalmente non ho un metodo preferito, ma preferisco provare a farlo in modi diversi. Attaccarsi ad un solo metodo ti rende prevedibile. E questo sarebbe una noia per me. Mi annoio facilmente e dopo dieci anni che faccio lo scrittore mi ritrovo a cercare di evitare di annoiarmi da solo.
 

Nick:  "Il Viaggio della Nonna", mi sembra abbi anche vinto dei premi. Quanto ritieni siano importanti i premi  per uno scrittore ?

 A.F: Quei piccoli premi tra i nerd sono ovviamente molto belli ed è stato piacevole in quel momento, ma non contano molto nel quadro generale. Onestamente è un'altra cosa essere nominati per il Prix de l'Imaginaire francese, e rendersi conto che in precedenza lo hanno dato sia a Stephen King che a Clive Barker. In patria sono stato nominato per il più prestigioso premio letterario svedese (per la graphic novel "The Crows" disegnata da Peter Bergting che ha lavorato molto con Mike Mignola su "Hellboy"), ed è stato interessante uscire dall'"angolo dello strano". Improvvisamente ho avuto un sacco di nuovi amici nel circuito mainstream e tra la gente di "alta cultura".

Nick: Una domanda personale, se vuoi puoi anche non rispondere: leggendo i vari racconti ho notato che il nome Lena ricorre spesso nei tuoi personaggi femminili, è per caso un omaggio a tua moglie Lena? Posso chiederti cosa pensa tua moglie di questi regali? Si diverte? Ti chiede di cambiare qualcosa? O fa finta di niente?

A.F: Per quanto io e Adobe siamo riusciti a contare c'è solo una Lena nei primi due libri. (C'è anche "Lena la cuoca" nella storia di Liam, ma lei non conta.) Quindi no. No, no, no. Non hanno niente a che fare con mia moglie. Cerco di evitare di ritrarre me stesso o le persone che mi circondano nelle mie storie. (Anche se penso che se si trovasse in una situazione di ostaggio con un mostro, mia moglie probabilmente farebbe cose intelligenti proprio come fa la Lena de"Il Viaggio della Nonna". Ma ho scritto quella storia prima che diventassimo una coppia). Lena è comunque fantastica, e ha avuto molta influenza sulla mia scrittura come una sorta di partner artistico. Ha lavorato molto con il cinema e la drammaturgia e cose del genere e ci piace molto parlare di storie. Essendo lei più abituata a "pensare all'arte" mi ha aiutato molto a trovare tutti questi pensieri e tutte quelle risposte che ora pretendo siano mie.

Nick:  Recentemente sono stati tradotti in lingua italiana i primi due libri del ciclo: Culti Svedesi (Svenska Kulter) e Relazioni Interspecie ( Artöverskridande Förbindelser) sono stati tradotti in italiano dalla casa editrice Hypnos. C'è un messaggio che vuoi lanciare ai tuoi lettori italiani?

A.F: Mi sono divertito molto a Milano quando ci sono stato un paio di anni fa. E non ho mai mangiato così tanto in così poco tempo. Mai. È stato pazzesco. Ai miei fan italiani mi piace dire: questa primavera verrò pubblicato in America e potrete dire ai vostri amici americani che "ah questo Fager! Lo conosciamo da un paio d'anni, mio caro. Recupera!". Speriamo di riuscire a far uscire in Italia "You can't Live" la terza parte di Culti Svedesi l'anno prossimo.

Nick: Sono molto incuriosito dai tuoi lavori dedicati all'universo del gioco di ruolo Kult, come il romanzo  För Gudinnan (2017)Ti va di parlarcene?

A .F: L'universo di Kult è una delle ambientazioni di gioco di ruolo più conosciute mai concepite. Non ho ancora capito bene perché, ma è glorioso, spettacolare, eclettico e pieno di ganci per la carne ed estremamente anni '90. Scrivere "For Gudinnan" dopo aver scritto cinque libri del mio consueto super-realistico Universo dei Culti Svedesi  è stato un bel cambiamento. Tutto in " För Gudinnan" è un'opera gotica in piena regola senza la minima nozione di "less is more". È tecnicamente e mentalmente la cosa più " fuori" che io abbia mai scritto. Spero che raggiunga un pubblico molto al di fuori del mondo degli appassionati dei giochi di ruolo. Se lo merita, perché è scritto così bene.


Nick: Progetti futuri: a cosa stai lavorando ora e cosa dobbiamo aspettarci da Anders Fager nel prossimo futuro?

A.F: Sto scrivendo una storia ambientata nel circuito gay della Stoccolma del 1890. Non ha elementi soprannaturali e assomiglia molto a film come"LA Confidential" o "Chinatown". Purtroppo è un incubo per quanto riguarda le ricerche. Tanto per fare un esempio ormai so tutto su quelle che erano sulle linee del tram a Stoccolma nel 1892. Sto anche lavorando al capitolo finale dell'universo dei Culti Svedesi . Come al solito ci sono discussioni su film e serie TV e questo paga bene nonostante le idee non decollino mai. Sono anche coinvolto nell'assalto in America che inizierà in primavera con la prima parte di Swedish Kults pubblicata da Valancourt e la graphic novel "The Crows", pubblicata da Dark Horse.

 Nick: Bene questo è tutto, grazie ancora per esserti sobbarcato questa lunghissima intervista. Ti saluto rivolgendoti la classica questione finale di Nocturnia: c'è una cosa di cui avresti parlato volentieri, una domanda a cui avresti risposto con piacere e che io, invece, non ti ho fatto?

A.F.  Possiamo parlare di stile. Nella scrittura. Non nei vestiti. Visto che non ne ho idea. O piuttosto potremmo parlaredelle storie.

  INTERVIEW WITH ANDERS FAGER! - THE ENGLISH VERSION.

 Welcome back! It took me a few more days but today I present the interview I made with the writer Anders Fager. Fager is a horror author but also a very good game designer. His works have made space from his native Sweden to all over Europe.  Anders Fager has granted me this beautiful interview, I thank the author for his kindness and his availability. At the end of the Italian version you will find the original English version. I dedicate this interview to all Italian, Swedish, European and world-wide readers and fans of great fiction.
Enjoy your reading!

Nick: Welcome to Nocturnia, Anders Fager thanks for accepting the interview. It's a real pleasure to have you as a guest.

 Anders Fager: It is nice of you to have me. 

 Nick: My first question is about your beginnings as a game designer, tell us about those days. 

 A.F: This was at least fifteen years before “game designer” was a real job. It was in the early 80s when role-playing games started to show up in Europe and some young guys I kind of knew was working on a Swedish role-playing game (based on Chaosiums ”Basic Role Playing”). I was seventeen when I wrote what was to be the first ever printed and published adventure for a role-playing game in Swedish. 40 years later this ought to have been forgotten, but almost every swede that started a computer game company the following decades played those games. What is now a 4 billion euro a year industry employing close to 10,000 people in part started out with us few nerdy kids. It is kind of humbling. And Swedish role-playing games are still doing well with the game based on artist Simon Stålenhag’s ”tales from the loop” being described as one of the few innovative games in later years. 

 Nick: Let us now come to your literary influences, what brought you closer to the fantastic literature and finally: which were the writers who influenced you as a reader even before as a writer? Of course you can also include comics, movies and everything else that comes to mind.

A.F:  I grew up in a rather bleak suburb in a rather bleak time. And everything that was out of the ordinary was interesting, be it glam rock or horror comics or anything on tv that wasn’t from Sweden. Since I did not think of myself as a writer before I was well past 40 I have a bit of trouble differencing writers from all other kind of art that inspired me. And there’s so many things floating around inside my head. Even to this day. American horror comics I read when I was a kid. All the 70s music I listened to when I was a teenager, be it Ultravox or Patti Smith or The Clash. Writers like Jerzy Kaczynski or Cathy Acker. Films like Alien or Jacob’s Ladder. Erotica, theatre and god knows what. (I never cared much for Star Wars/Star Trek or Lord of the rings, though. I think I wanted stuff that felt a bit more risky.) Then, of course, Clive Barker came along and messed up horror totally. He showed how you could merge sex with horror in a fantastic way. When I started to write more seriously I think Barker had a great influence on me, along with classic hardboiled writers like Raymond Chandler (which I still today think is a genius - his skill at writing dialogue is insane). Today I mostly either consume rather lazy entertainment on Netflix or stuff that is far away from what I do myself. I’ve seen some great photography recently. Among them a very interesting Frank Ockenfels exhibition. I also try to find collaborations with non-writers. It keeps me smart and on my toes and way ahead of writers just trying to emulate Stephen King.

Nick:  Let’s talk about Lovecraft specifically, when you discovered H.P. Lovecraft and which of his works fascinated you the most? You can also talk about H.P.L’s forerunners and epigones and contemporaries such as, Howard, Chambers, Bloch, Kuttner and others if you like.

A.F:  I discovered Lovecraft through the role playing game Call of Cthulhu. That game was a pretty unique thing at the time and it in many ways turned at least me on to something bigger and many times better than Lovecrafts works. As I see it the setting or “geist” he created is far greater than his own stories. And I think you have to liberate his vision from his rather horrible style. That holds true, I think for most of the “founding fathers” of fantastic literature. I try to revisit the old greats from time to time and I’m sadly mostly disappointed. From a technical standpoint their writing is just so dated. It is mostly like looking at something in a museum. In the end I’m more interested in what can be done with those influences and ideas than digging around in the past. To use a musical allegory, I’m not that interested in the fine details in the works of different Delta blues guitarists from the 1920s, l am more interested what the Rolling Stones or Led Zeppelin did while being influenced by those players. And what can be done further on using all those great ideas. You have to move on to be interesting. At least to yourself. I’m not much for nostalgia. 

Nick: One thing that we HPL fans always upset is the discovery of its deep racism and sexism at a later time, personally more than the controversies I really appreciate the work of authors like you, Kij Johnson or Victor LaValle who modernize the World of Myths of Cthulhu adapting its characters and amospheres in a contemporary sense. What is your opinion about this? Is this the only way to update the Lovecraftian weird?

A.F:  I think you have to realise that Lovecraft was a very scared person. He was scared of shellfish, of sex, of crowds and of everything he did not understand. And I think it was the scared little man’s contempt for all the things that scared him and all the people that did not acknowledge him that often made him sound like one of those sad hateful fucks on the Internet we face today. We must also at the same time acknowledge that he wrote driven at least in part by these fears and his work would not have been the same without them. He is in the end driven by the fear of the unknown he talks about. I often get asked if it is hard using Lovecraft’s gods and monsters without at the same time being a racist misogynist bastard. And I do not understand how it could possibly be hard. Duh? It’s not rocket science to write about Nyarlathotep without adopting Lovecraft’s sad world view. It is not as if it his fear and loathing of coloured people is contagious. 

 Nick: In Italy we know very little about Swedish horror, fantasy and weird production. Unlike the Swedish thrillers that have been widely translated from the various “Millenium” and “Wallander” onwards, as far as the other genres are concerned, we know a few names: Lindqvist to begin with and now you and Karin Tidbeck. What can you tell us about the Swedish weird and horror production? What are the most representative books and authors in your opinion?

 A.F : We had this guy called Strindberg once, he was pretty famous as well. Did to the theatre what Bergman did to movies. Swedish crime novels has somehow turned into a global phenomena and that is good for me, because they have opened up a lot of doors for us other writers. And for a lot of actors and directors as well. Just think of all the Skasgårds or Johan Renck that did ”Chenobyl”. That said, I find it very hard to talk about something distinctively Swedish. I sat a couple of years ago at a book fair in France and people were trying to explain to me that all Swedish literature were sort of dark and brooding and full of violent alcoholics and I thought they were describing Finland. I think we Swedes are good at imitating stuff that’s done in other countries. We are the people selling house music and computer games to Americans by outdoing the Americans in being American. That it’s sort of weird. But I think that is a better view of the situation. And Karin Tidbeck is a bloody genius. Her technique is insane. And Mats Strandberg is good at writing ”everyday people meting weird shit” the same way Stephen King is.

 

Nick: You debuted in 2009 with the collection “Svenska Kulter”. The first volume of the so-called “World of Cults” trilogy. Within the anthology, true stories with their self-contained stories are interspersed with the so-called “Fragments” (Fragments), which little by little reveal a more extensive macro-history and which make you understand how the various stories are part of a more complex story. that encompasses them all. In this I seemed to find typical patterns of modern television series, right? And how did you get the inspiration for this form of cross storytelling? 

A.F:  I have, 15 years later, no recollection of exactly how Swedish Kults started (partly because I at that point never was asked about that in interview after interview). I did not wake up one morning and think “yes I will do this seven-book horror epic spanning four centuries and having something like 500 characters.” The world building was of course partly inspirited by Neil Gainman’s ”Sandman” and how it constantly seemed to reveal a bigger and bigger universe. And part from the world building in large complex role-playing games such as ”Vampire the masquerade”. To write sort of modern lovecraftiana was something I’d thought of doing for a long time. (And eventually I got around to write this little book published by a very small publisher and it exploded.) But I honestly can’t recall how I decided that each book should be structured the same and that every short story should be followed by a small fragment. I have been asked this before and I still don’t even have a ””routine reply”. 

Nick: Let’s talk about the individual stories: “The Furies of Borås” (Furierna från Borås) begins like a normal night out in a suburban nightclub, with girls apparently just trying to have fun, the discovery of the truth only comes later. Can we say that for you the real horror is the one that creeps into everyday life, upsetting it? And in case could you give us your own definition of Horror and what it means to you? 

 A.F: That’s two questions, right? Swedish Kults is set in very kitchen sink realistic world. It’s sort of very Swedish with furniture from IKEA and Volvos and daycare and all that. Though I never thought much of it, I think that my intention was to make the horror happen in an absolutely believable world. To make everything but the tentacles seem absolutely everyday normal and see where that took me. It turns out it worked pretty well despite me almost working in a vacuum at the time. (Teaching creative writing has helped me sort these things out.) I have also realised that if everything in a story but the monster is 100% believable, the moster will be more believable. I have absolutely no idea what ”horror” means to me. Perhaps I’m even done describing myself as a ”horror writer”. I’m rather writing weird stories or whatever catches my fancy. In the end I think I’m a lot about avoiding the labels. 

Nick: The story that struck me the most is “Il Viaggio della Nonna” (Mormors Resa), it seems to me one of the most political stories of the collection, reading it I seemed to find a metaphor for the contradictions of modern societies, with the growing migrations and the birth of nationalist movements that are rising a little throughout Europe, am I wrong in seeing all these aspects? 

A.F: As for ”grandmothers journey” I have never for a second thought of it as political. (”Happy forever on Östermalm” has been interpreted in similar ways.) But I have realised that people read a lot of political stuff into it and that works a bit like a magicians trick. Look at this while I do… what you are not supposed to see. People assume there is some kind of political statement going on and that makes them sympathetic with the two main characters despite that these two characters are barely human and actually quite savage. When we realise that these two ”poor immigrants” (as we have labelled them) are actually going to feed grandmother russian prostitutes we have already invested too much emotions in them to really see them as monsters. That mindfuck wasn’t intentional and I’ve only later realised what a brilliant thing it was. I wish I could say it was intentional. Really.

Nick: In your books you notice a care both for the atmosphere and for the construction of the characters, for the success of a good story which of these two elements counts more? 

 A.F: Stories are either, I think, interesting because of its characters or the story or the setting. Especially in a short story you can get away with just one of these three being interesting. Personally I don’t have a favourite method but I rather try to do it different ways. Just sticking to one method makes you predictable. And that would be a bore for me. I get bored easily and after ten years of being a writer I find myself trying to avoid being bored by myself.

  Nick: ”Mormors resa”, it seems to me that you have also won some prizes. How important you think awards are to a writer? 

A.F: Those little awards in between nerds are of course very nice and was great at the time, but they don’t matter much in the big picture. It is honestly another thing to be nominated for the French Prix d’imaginarie, and realising that they previously have given it to both Stephen King and Clive Barker. At home I’ve been nominated for Sweden’s most prestigious literary prize (for the graphic novel ”The Crows” drawn by Peter Bergting who has worked a lot with Mike Mignola on ”Hellboy”), and that was interesting coming out of “the weird corner”. Suddenly I had a lot of new friends in the mainstream circuit and among the ”high culture” people.

 Nick: A personal question, if you want you can also not answer: reading the various stories I noticed that the name Lena often recurs in your female characters, is it by chance a tribute to your wife Lena? I can ask you what does your wife think of these gifts? Are you having fun? Does he ask you to change something? Or does he pretend nothing has happened?

A.F:  As far as I and Adobe has managed to count there is only one Lena in the first two books. (There is also ”Lena the chef” in the story about Liam, but she doesn’t kind of count.) So no. No no no. They have nothing to do with my wife. I try to avoid portraying myself or the people around me in my stories. (Though I think that if being in a hostage situation with a monster, my wife would probably do clever stuff just like Lena does in ”grandmother’s journey”. But I wrote that story before we became a couple.) Lena is fantastic though, and she had a lot of influence on my writing as a kind of artistic partner. She has worked a lot with movies and dramaturgy and stuff like that and we really like to talk a lot about stories. Bening more used to ”think about art” she has helped me a lot coming up with these thoughts and answers I now pretend to be my own.

 Nick:  The first two books of the cycle: “Culti Svedesi” (Svenska Kulter) and “Relazioni Interspecie” (Artöverskridande Förbindelser) have recently been translated into Italian by Edizioni Hypnos . Is there a message you want to send to your Italian readers? 

A.F:  I had a great time in Milan a couple of years ago. And I’ve never eaten so much in such short time. Ever. It was insane. To my Italian fans I like to say: this spring I’ll be released in America and you can tell your American friends that “ah this Fager guy! We have know about him for a couple of years, mio caro. Catch up!” We will hopefully get around to get the third part of Swedish Kults out next year. ”You can not live.”

  

Nick: I am very intrigued by your works dedicated to the universe of RPG Kult, such as the novel” För Gudinnan “(2017) Would you like to tell us about it?

 A.F: The Kult universe is one of the most notorious role-playing settings ever devised. I still don’t quite understand quite why, but is it is glorious and spectacular and eclectic and full of meat hooks and extremely 90s. Writing ”for the love of goddess” after writing five books in my normal super-realistic Swedish Kults-universe it was a nice change. Everything in ”goddess” is full blown gothic opera without the slightest notion of ”less is more”. It is technically and mentally the most ”out there” thing I’ve written. I hope it reaches an audience way outside the RPG nerd world. It damn well deserves it, because it is so well writte 


Nick: Future projects: what are you working on now and what should we expect from Anders Fager in the near future? 

A.F: I’m writing a story now set in the 1890s gay circuit in Stockholm. It has no supernatural elements anNick: Progetti futuri: a cosa stai lavorando ora e cosa dobbiamo aspettarci da Anders Fager nel prossimo futuro? d feels a lot like the movies ”LA Confidential” or ”Chinatown”. Unfortunately is a nightmare of research. By now I now know everything about tram-lines in Stockholm in 1892. I also work on the final instalment in the Swedish Kults universe. As usual there is discussions about movies and TV series and that pays well despite the ideas never getting off the ground. I’m also involved in the assault in America that will start in the spring with the first part of Swedish Kults published by Valancourt and the graphic novel ”The Crows”, published by Dark Horse.

 Nick: Well that’s all, thank you again for talking on this very long interview. I greet you by addressing Nocturnia’s classic final question: is there a question that you would have gladly talked about, a question that you would have answered with pleasure and which I, on the other hand, did not ask you?

 We can talk about style. In writing. Not clothes. As I have no idea. Or more about the stories.

14 commenti:

Ariano Geta ha detto...

Interessante dal mio punto di vista anche per la vicinanza anagrafica e i riferimenti alle decadi ormai lontane di quando ero ragazzino. La prova che una certa "globalizzazione" esisteva già allora, anche se un provinciale che seguiva glam rock o giochi di ruolo passava per strano, a quanto pare non solo in Italia ma anche in Svezia.
Mi è piaciuto in particolare quando dice "Cerco di rivisitare i vecchi grandi di tanto in tanto e ne rimango purtroppo per lo più deluso. Da un punto di vista tecnico la loro scrittura è così datata. È soprattutto come guardare qualcosa in un museo. Alla fine sono più interessato a cosa si può ottenere grazie a quelle influenze e a quelle idee che a scavare nel passato". É qualcosa che, nel mio piccolissimo è capitata anche a me, leggere autori dei primi del novecento, magari restarne deluso, eppure riuscire a trattenere qualcosa che poi mi ha ispirato nella scrittura.

Nick Parisi. ha detto...

@ Ariano Geta
Intanto grazie per aver aperto i commenti.
Venendo all'intervista credo che Fager abbia dato a tanti di noi parecchie cose a cui pensare, è interessante questo particolare sui maestri del passato. Mi domando cosa penseranno i lettori del futuro degli autori nostri contemporanei, chi lo sa, ad esempio cosa penseranno dei vari King, Barker o magari dello stesso Fager?

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Una ulteriore dimostrazione di come esista un filone scandinavo di artisti molto interessanti e Fager dimostra di farne parte a pieno titolo. Intervista davvero interessante

Nick Parisi. ha detto...

@ Daniele Verzetti il Rockpoeta
Vero, il mondo degli artisti scandinavi è una costante fonte di sorprese e scoperte positive. Grazie per i complimenti

Caterina ha detto...

Un'intervista davvero interessante, pur non conoscendo l'autore, perchè mi offre la possibilità di approcciarmi al panorama letterario svedese che ammetto di non conoscere. Grazie, Nick. Buona giornata.

Nick Parisi. ha detto...

@ Farfalle Libere
Della narrativa svedese sappiamo solo da alcuni anni ed è tutto merito della trilogia Millennium, se non ci fosse stata quella temo davvero che avremmo continuato ad ignorare quanto pubblicato in quel paese. E credo che l'intervistato abbia ragione nel dire che senza il successo del thriller svedese non ci sarebbe stato il successo dell'horror svedese. Grazie a te e buona giornata.

Ariano Geta ha detto...

Vero. Chissà se saranno ancora letti o se finiranno nel dimenticatoio?

Nick Parisi. ha detto...

@ Ariano Geta
Questione davvero molto stuzzicante...

Clarke è vivo ha detto...

Mi sa che è ora che legga i suoi culti svedesi. A quando l'intervista a Lisa Tuttle? O l'hai già fatta? :-)

Nick Parisi. ha detto...

@ Clarke è vivo
La Tutte purtroppo mi manca ancora.:( Anzi mi hai dato un'idea, di lei comunque parlerò presto a proposito della famosa controversia....la prossima intervista ad uscire sarà quella con Elisabeth Vonarburg e ti preannuncio che sarà perfino più lunga di questa.

Luz ha detto...

Ecco, m'è venuta voglia di leggere finalmente Lovecraft (mi sono ostinata per molto tempo a ritenere Poe inarrivabile, per questo mi manca all'appello). In particolare per come lo descrive, per tutte le fisime mentali e le sue morbosità. Se era realmente così, devo fare la conoscenza del suo celebre Tchulu. Autore interessante costui, non lo conoscevo. Chissà se prima o poi sarà pubblicato da Iperborea.

Nick Parisi. ha detto...

@ Luz
Ciao Luz!!! :) Per ora almeno per quanto ne so da noi Fager sta pubblicando solo con la Hypnos, però mai dire mai....
Lovecraft ha uno stile molto diverso da Poe ed oggi molte sue idee potrebbero essere, anzi sono, considerate razziste. Però rimane insuperabile nella costruzione di atmosfere horror ineguagliabili.
Alla prossima. :)

Obsidian M ha detto...

Grande intervista con un grande autore! IL racconto "Il viaggio della nonna" non l'ho trovato politico, anzi, per certi versi mi ha ricordato il viaggio della Sora Lella per andare a votare in "Bianco, Rosso e Verdone"... Annamo bene!

Nick Parisi. ha detto...

@ Obsidian M
La cosa bella delle letture è che ognuno ci può vedere quello che vuole .

Ricordando il passato

Ricordando il passato
 
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