INTERVISTA CON DARDANO SACCHETTI.

Benvenuti! Oggi vi propongo una piccola intervista con Dardano Sacchetti, uno dei principi della sceneggiatura in Italia (e non solo)! Sono infiniti i soggetti e le sceneggiature che questo autore nato nel 1944 a Montenero di Bisaccia ha scritto per il nostro Cinema. I miei preferiti sono il poliziottesco Squadra Volante (1974) regia di Stelvio Massi ed il thriller Sette Note in Nero (1977) di cui ho parlato QUI. Ma incommensurabile è stato in generale l'apporto dato da Dardano Sacchetti al mondo della celluloide. Un piccolo esempio della sua vita e della sua grande carriera li trovate QUI. L'intervistato mi aveva chiesto di provare a fargli qualche domanda diversa rispetto a quelle che gli fanno di solito. Il risultato della nostra chiacchierata lo trovate nelle righe di sotto. Ringrazio Dardano Sacchetti per la sua gentilezza e per la sua disponibilità e sincerità. Buone letture a tutti.

Nick: Benvenuto su Nocturnia Dardano Sacchetti, è davvero un grande piacere averti ospite del mio blog. Vorrei tornare un attimo con te al momento dei tuoi inizi, sappiamo che hai cominciato con il soggetto de "Il Gatto a Nove Code " per Dario Argento, cosa ti ha affascinato in particolare nel'operazione della scrittura e cosa hai provato quando per la prima volta hai visto alcune delle cose che trasposte sullo schermo alcune delle cose che avevi scritto?

 Dardano Sacchetti: Dal 1966 scrivevo poesie, articoli di cinema, saggi, teatro, quindi il cinema e Dario Argento non mi hanno fatto mai nè caldo nè freddo. Credevo che non si sarebbe stato alcun seguito a quell'esperienza non particolarmente eccitante

 Nick:  quali sono stati gli autori e le opere ( romanzi, fumetti, film, serie televisive) che ti hanno maggiormente influenzato come appassionato prima ancora che come professionista ?

Dardano Sacchetti: Ho cominciato a leggere che avevo 5 anni e da allora non faccio che leggere, dalla mistica alla quantistica, dai saggi di filosofia, alla qabbalah. Ho più di 19.000 libri, ho visto qualsiasi tipo di film, di teatro, di arte in genere. Non amo i fumetti e, per dirla tutta, mi stanno sui cabasisi quelli che vanno per la maggiore. Parlo a ragion veduta perchè nell'ottanta stavo lavorando su tre personaggi della Marvel a New York, nel grattacielo della Paramount.

Nick: Hai lavorato un po per tutti i generi ma dato che Nocturnia è un blog che si occupa principalmente di horror, fantastico e di giallo mi piacerebbe soffermarmi in particolare su questi argomenti Che elementi non possono e non devono mai mancare perché si possa dire che si è realizzato un buon soggetto horror? E quali non possono e non devono mai mancare per un poliziottesco?

 Dardano Sacchetti:  Non ho mai scritto film di genere. Ho scritto favole, ovvero grandi metafore sulla società, sulla politica, sull'umano usando spesso degli stereopiti classificati di genere da altri, ma il mio intendo era ben altro. Solo qualche regista imbecille non se ne è accorto, banalizzando storie che avevano altri spessori, bersagli. Ciò che conta in un horror è l'inquietudine esistenziale, la crepa il reale e il trascendente. In un crime (categoria che raggiude una serie di sfumature) ciò che conta è la risposta (e come ci arrivi) che chiarisce il trauma sociale.

 Nick: In "Reazione a Catena" (1971) realizzato dal grande Bava compare per la prima volta una tematica che tornerà altre volte nei tuoi lavori (penso ad esempio a "Quella Villa accanto al Cimitero" del 1981) cioè quella della perdita o della totale mancanza dell'innocenza. Da cosa nasce l'interesse per questo argomento?

DS:  E' vero, bravo sei uno dei pochi che l'ha colto. La perdita dell'innocenza o la sua mancanza totale è la mia poetica. Quando mi hanno incaricato di scrivere la sceneggiatura del "Sangue dei vinti" (regia Michele Soavi) avevo proposto di vedere l'intera vicenda (da una cosa che appariva nella prefazione di Pansa) attraverso gli occhi di un bambino che la notte tra il 24 e il 25 aprile del 1945 esce di casa per andare a cercare il fratello di qualche anno più grande perchè teme per lui. Così quel bambino vede gli orrori di quell'orgia di sangue. Li vede crescere, esplore, rubargli l'innocenza, forse il futuro. Questo per dire che da Reazione a catena e Il sangue dei vinti ho raccontato sempre di quel bambino. Per questo sostengo di non aver mai scritto genere e tantomeno horror. 

 Nick: Un' altra caratteristica che torna più di una volta nei tuoi soggetti è la presenza del finale aperto.Tu sei uno dei primi ad utilizzarli nei film di genere, come nasce questa pratica?

DS:  L'interesse nasce per aver letto Piaget e tanti altri psicologi, per aver parlato con psichiatri, per aver sposato una psicologa dopo essere stato con lei in un centro di igiene mentale ma soprattutto per essermi posto una serie di domande fra i nove e i dodici anni che mi hanno spinto a cercare di capire chi siamo e perchè stiamo qui. L'età evolutiva è la più importante del mondo, è in quel determinato momento che scegliamo di essere benefattori dell'umanità, ovvero travet che vogliono solo un lavoro sicuro e una pensione oppure serial killer


 

 

 Nick: Ho una curiosità riguardo al finale di "Demoni" (1985) mi riferisco alla famosa scena dell'elicottero che sfonda il tetto del cinema,personalmente ci ho sempre visto un certo simbolismo,quello della modernità e della tecnologia che irrompono nel mondo dell'irreale. Un modo per rompere i ponti con l'horror classico E' una ricostruzione sbagliata la mia?  

DS:  Nel microcosmo di un cinema (luogo fisico ma anche onirico dove si possono vivere finzioni) irrompe anche la realtà, la tecnologia che è altrettanto malata quanto la fantasia o il sogno. Uso sempre cose che vengono dalla vita reale concreta, al settanta per cento mie esperienze personali, trenta per cento dalla quotidianeità. C'era un momento che compravo sette, otto giornali di tutti i tipi e ritagliavo gli articoli che mi incuriosivano o mi stimolavano magari per un piccolo dettaglio, ovvero per una storia. 

  Nick:  Una cosa che mi sembra di aver letto che in molti dei tuoi lavori, specie in quelli ambientati all'interno di antiche abitazioni (penso ad esempio a "Quella Villa accanto al Cimitero" del 1981),hai utilizzato dei tuoi ricordi d'infanzia ? Dal momento che anche a me è capitato di vivere per un periodo in una casa dove accadevano cose strane, ti chiedo di raccontare la cosa ai lettori di Nocturnia.

DS: Quanto alla mia esperienza personale il film ha due o tre cose particolari, ma in realtà qualsiasi bambino che RICORDI tutto dei suoi primi passi si porta dietro un bagaglio di esperienze utili nel momento in cui volesse riutilizzarle.

Nick: Una cosa che si fa fatica a comprendere oggi dove le produzioni televisive la fanno da padrone mentre di film se ne producono pochi è l'atmosfera di quel periodo. Si fatica  a comprendere che ambiente fosse quello del Cinema, dei produttori, dei registi, degli autori e degli attori di quegli anni. Eppure, quel mondo ad un certo punto è finito, si è parlato a lungo dei motivi che hanno portato alla crisi e poi alla morte del Cinema di genere italiano ( censura, ostilità della critica, difficoltà di competere con i mezzi economici degli americani, cambio dei gusti del pubblico etc, etc) Ma avendolo tu vissuto dall'interno quel periodo che idea ti sei fatto? Come andarono le cose?

 DS: Il cinema è un'arte che ha finito la sua spinta propulsiva. E' accaduto alla scultura (nessuno scolpisce più), alla pittura più recentemente, al teatro completamente scomparso. Sta accadendo al cinema. Questione di cicli e ricicli storici, un po' come il clima che sta cambiando. Viviamo un'epoca nella quale l'arte non è più uno stimolo necessario, perchè tutte le risposte arrivano tramite wikipedia e un cellulare. Sta cambiando tutto, il cinema non è esente. La musica, apparentemente, si salva nella sua versione canzonettistica, di pronta beva, ma anche lei per stare a galla ha bisogno di barare coi videoclip che sono sempre a sfondo o sessuale o brutalmente onirico. Censura, critica, mezzi economici non c'entrano niente. Sta cambiando il nostro modo di vivere. L'occidente è in declino, si sta sgretolando, si stanno disfando i modelli istituzionali. C'è casino o apatia, e giù con ogni tipo di droga od alcool.


 

10 commenti:

fperale ha detto...

Sai che il nome non mi diceva nulla? Invece ha scritto veramente un centinaio di cult del nostro cinema :) Bellissima intervista!

Nick Parisi. ha detto...

@ fperale
E' uno dei giganti del nostro cinema. Penso che abbia scritto le sceneggiature della maggior parte dei miei film preferiti. Infatti lui stesso mi ha chiesto se riuscivo a fargli delle domande diverse da quelle che gli fanno di solito. Usualmente le persone gli chiedono di "Zombi2" o dei film con er Monnezza interpretato da Thomas Miliam. Comprensibilmente Sacchetti aveva voglia di parlare anche d'altro. Mi sembra che il risultato sia abbastanza soddisfacente. Tu che ne dici?

Ivano Landi ha detto...

Finale d'intervista apocalittico che collima in gran parte con le mie stesse convinzioni (ti avevo anche scritto un commento in tema, tempo fa, citando Cioran). Forse c'entra anche il fatto che, in base al suo elenco di interessi e letture, abbiamo avuto analoghi stimoli culturali.

Nick Parisi. ha detto...

@ Ivano Landi
Probabile, infatti ero convinto che tu saresti stato uno di quelli che avrebbe apprezzato di più l'intervista.

Ariano Geta ha detto...

Decisamente combattivo. Appartiene a una generazione che certamente non può apprezzare nulla di questo presente decadente che stiamo vivendo.

Babol ha detto...

Che autore interessante e che bell'intervista, complimenti.
Lui, ovviamente, non finirò mai di ringraziarlo per aver contribuito alla nascita de L'aldilà.

Nick Parisi. ha detto...

@ Ariano Geta
Dardano Sacchetti appartiene davvero ad una generazione importante. E' anche quella generazione che ha reso grande il nostro cinema. Non a caso dei film che ha sceneggiato lui se ne parla ancora oggi in tutto il mondo.

Nick Parisi. ha detto...

@ Babol
L'Aldilà è un grande film. Dardano ha scritto le sceneggiature di molti dei miei film italiani preferiti. Una stagione del nostro Cinema irripetibile.

Anonimo ha detto...

Splendida intervista nick. Il miglior sacchetti a parer mio è quello della serie fulciana per Fulvia film,non solo la trilogia della morte ma anche il sottovalutato lo squartatore di new York.ottima su carta ma mal sviluppata quella di Manhattan baby.

Nick Parisi. ha detto...

@ Unknown
Sapevo che questa intervista ti sarebbe piaciuta! A parte il fatto che concordo con il tuo parere sulle varie pellicole, credo che tutto il cinema italiano debba essere grato a sceneggiatori come Dardano Sacchetti che hanno letteralmente arricchito vari generi cinematografici come il thriller e l'horror.
Un caro saluto.

Ricordando il passato

Ricordando il passato
 
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