L'ospite di oggi è Davide Pulici (1964), critico cinematografico e autore di numerosi saggi dedicati al grande schermo. Assieme a Manlio Gomarasca è tra i fondatori della splendida rivista "Nocturno Cinema", all'interno della quale attualmente ricopre il ruolo di vice-caporedattore. L'occasione è ghiotta per un blog come Nocturnia che si occupa spesso anche di cinema di genere per avviare una informale (e speriamo piacevole) chiacchierata sul Cinema,sulla passione e sulle scelte di una vita vissuta sempre con estrema sincerità. Ringrazio Davide per la sua gentilezza e per la sua disponibilità (ed anche della pazienza che ha avuto con il sottoscritto) e lunga vita sia a Nocturnia che a Nocturno!
Nick: Benvenuto Davide, è un piacere averti ospite di Nocturnia. Se sei d'accordo vorrei dividere l'intervista in due versanti diversi:vorrei partire con il Davide Pulici appassionato e poi continuare parlando di quella grande rivista che corrisponde al nome di "Nocturno Cinema". Cominciamo con l' appassionato. Mi piacerebbe sapere quando è nata in te l' amore per la cinematografia e cosa ti ha avvicinato in particolare al cinema bis (espressione che peraltro voi di Nocturno avete creato e contribuito a diffondere)?
Davide Pulici: Sai che non so dire quando sia nata la mia passione per il cinema? Forse c’è sempre stata. Anzi, levo il forse. Perché ho imparato a leggere, a cinque anni o forse anche prima, è possibile, grazie alla pagina dei film sui quotidiani. Mi ricordo che volevo sapere che cosa dicevano le scritte sui flani e quindi la necessità mi ha aguzzato l’ingegno. La cosa strana è che io non arrivo da una famiglia di cinefili, neppure in senso lato, comprendendo zii o altro parentado. Quindi, davvero non so da dove mi sia entrata questa ossessione. Non parlo di passione ma di ossessione, perché tale il cinema è stato e continua ad essere nella mia vita. Ossessione assecondata dai miei, specie da mio padre che mi portava fin da piccolo a vedere i film che volevo. L’ordine di preferenza deve essere stato, se ben ricordo: western, film di mostri giapponesi, fantascienza. E da lì sono scivolato inevitabilmente dentro l’horror. Ma questo succedeva quando già avevo superato i dieci anni – sono nato nel 1964. Prima ero attratto dall’avventura in senso lato e dai mostroni, i Kaijū. Uno dei primi film che mi ha formato era Katango, visto da piccolissimo, mentre covavo il morbillo. Un sabato pomeriggio. Mi aveva sconvolto.
Il primo numero versione fanzine uscito nel 1994. |
Nick: Innanzitutto cosa intendete quando parlate di "Cinema Bis"? Spieghiamolo ai profani.
Pulici: Cinema bis non è una nostra invenzione, ma la definizione che danno i francesi al cinema commerciale o di genere o come diavolo vogliamo chiamarlo. Viene da lì la definizione che poi noi in Italia abbiamo diffuso. Da qualche parte, in una introduzione a un dossier di Nocturno celebrativo di qualcosa – forse il numero del decennale 1994-2004 –, cercavamo di spiegare che cosa fosse per noi il bis e sostenevamo che l’avverbio latino che significa “due volte”, per noi allude al valore in qualche doppio che questo cinema possiede rispetto al resto. Di solito bis sta per “di seconda linea, di seconda scelta”, dovrebbe essere un peggiorativo. Mentre noi lo interpretiamo invece come un magnificativo. Applicandolo al cinema che amiamo, intendiamo dire che vale doppio. Che è più prezioso. Per scendere al piano terra, per i profani, posso dire che il cinema dei generi è cinema bis. Ma non solo. Molti autori hanno fatto cinema bis. E se dico che Lucio Fulci, per fare un esempio, è un autore di bis, non gli levo nulla e anzi intendo fargli un complimento, coccolarlo e vezzeggiarlo come si deve fare con le persone che si amano. Bis potrei arrivare a dire che è il cinema che si ama profondamente, ma rischierei di dare una definizione troppo metafisica. In effetti, bis è amore. Nello stesso modo sottile in cui Pasolini, a proposito di Salò, diceva che comunismo è amore. Comunque, diciamo che è il cinema di genere che amiamo, semplificando e banalizzando.
Il numero 1 versione rivista del 2002 il primo stampato sotto l'egida della Cinema Bis Communication Srl |
Nick: Quali sono i registi, gli attori, i film ed i generi (o settori o cinematografie) che ti hanno maggiormente formato come spettatore ed appassionato?
Pulici: Nelle diverse fasi della vita, ho avuto diversi punti di riferimento. Da piccolo, il nome del regista che ripetevo più spesso era Ishiro o Inoshiro Honda, perché ero in paranoia con i kaiju. Poi, dopo, sono arrivati tutti i maestri della sci-fi americana, da Jack Arnold in giù o in su, come si preferisca. Gli italiani sono cominciati ad entrarmi nel cervello verso i dieci anni: primo film scioccante e ossessionante La corta notte delle bambole di vetro, visto in tv, in bianco e nero, nel 1976, un giorno che ero rimasto a casa da scuola perché avevo mal di stomaco. Da lì in poi si è rotta la diga. Argento l’ho scoperto nel 1979 con Inferno e mi sconvolse. Poi venne Fulci, subito dopo. Intanto mi ero fatto una cultura totale sul bis italiano grazie alle visioni compulsive sulle tv private che trasmettevano solo film italiani degli anni Settanta. Ho visto praticamente tutto. La scoperta di Fernando di Leo data a quegli anni. Anche di Cavallone, del quale nel 1980 vedevo in tv Blue Movie in una versione che non ho più ritrovato in giro. Il tizio parlava del suo periodo di studio matto e disperato: ecco, io gli anni che vanno dal 1977 al 1980 li considero quelli che mi hanno veramente formato il gusto. Mai stato in un cineforum, mai discusso con cinefili di Antonioni e compagnia cantando. I nostri argomenti caldi erano, appunto, Blue movie, Chi l’ha vista morire?, Il profumo della signora in nero, i gialli italiani, gli erotici più strambi. Ho studiato a questa scuola. E in questa decina di righe, se ci aggiungo Tony Arzenta e Il grande racket di Castellari, ti ho citato quello che per me esaurirebbe il novero di film e di autori italiani da portarmi sulla Luna… Attori idoli, dico la verità, non ne avevo. I protagonisti dei film che ho appena citato, magari con l’aggiunta di Richard Johnson di Chi sei?, altro film essenziale per capire la mia psiche e non certo in quanto rip-off dell’ Esorcista, ma per tutto il resto: il Diavolo, Dimitri, il protagonista appunto interpretato da Johnson. Poi Tony Musante nel quale mi sono identificato in maniera impressionante vedendo il film di Damiani Goodbye & Amen. Ma qui entreremmo nei miei labirinti mentali più tortuosi da percorrere e da illuminare. Comunque, all’inizio erano più gli attori delle attrici. Poi, le cose sono cambiate. Credo con Inferno di Argento, dove il personaggio di Irene Miracle aveva esercitato su di me uno strano incantesimo ed era come se avessi una sorta di co-incarnazione con questa donna. Roba da mescalina, penserete. Eppure è così. Le attrici belle ho cominciato ad apprezzarle tardi. La mia ossessione regina dei primordi di Nocturno per Antonia Santilli risaliva appunto a quegli anni. Adesso sono invece nella condizione per cui mi interessano solo le attrici. Come tutti quelli che mi leggono sanno…
Nick: Quando poi ti è capitato di incontrare e di conoscere personalmente (magari in veste di professionista) alcuni dei registi o degli attori che avevi apprezzato da appassionato a livello umano quali sono state le maggiori sorprese? (sia in senso positivo che negativo)
Pulici: Non ho mai fatto delle scoperte sconcertanti da questo punto di vista, credendo di trovare oro e scoprendo invece che c’era piombo. In genere la conoscenza è stata gratificante, per usare un termine banale. Di alcuni dei miei miti sono diventato amico, e questo non capita a molti. Non faccio nomi, perché dimenticherei qualcuno Non faccio nomi, perché dimenticherei qualcuno e non voglio. Non è un mistero che Fernando di Leo è stata una persona a me molto vicina e continua ad esserlo anche a molti anni dalla sua scomparsa fisica. Idem per Alberto Cavallone. Ma sono davvero tanti quelli che ho conosciuto e ai quali ho voluto bene. Ho continuato a volergliene artisticamente e ho imparato a volergliene umanamente. Poi, vabbè, qualche stronzo c’è stato pure, ma lasciamoli riposare in pace.
Nick: Il momento in cui hai scoperto l'esistenza di un mondo fatto di altri appassionati come te?
Pulici: Ho scoperto che esisteva un mondo di persone a me simili – oddio, egocentrico come sono non ho mai pensato a dei miei simili, a dire la verità – fin da quando frequentavo le rassegne cinematografiche sulla fantascienza che a Milano venivano organizzate a partire dalla metà degli anni Settanta in alcuni cinema specializzati, come l' Argentina e il Vox. Lì capii che altra gente si poneva domande su film come Frogs e La notte della lunga paura, quello dei coniglioni giganti – e ti cito altri due titoli fondamentali nella mia testa, insieme agli Uccelli di Hitchcock, scoperto proprio in una di queste rassegne. Per quanto riguarda gli italiani, invece, la scoperta fu molto più tardi. Il bis italiano, come ossessione da condividere, venne fuori solo poco tempo prima che iniziassimo a fare Nocturno. Facevo scambi di copie di vhs con alcuni tizi, conosciuti tramite il mercatino di una rivista che si chiamava Video o qualcosa del genere. Questo giro di carbonari, peraltro, mi auspicò la conoscenza con Manlio Gomarasca.
Manlio Gomarasca, l'altro padre di Nocturno |
Nick: Veniamo ora un attimo a "Nocturno Cinema". Nel 1994 tu e Manlio Gomarasca create la prima versione della vostra creatura, inizialmente si tratta di una fanzine tirata in un centinaio di copie, il vostro obiettivo è parlare del Cinema di genere italiano.Vorrei che tu andassi indietro con la memoria alle iniziali intuizioni riguardo a quello di cui volevate parlare e al momento in cui vi siete trovati davanti alle prime copie pronte.Immaginavate che quella fanzine avrebbe avuto così tanto successo e che avrebbe impegnato una così grande parte delle vostre vite?
Pulici: La fanzine nacque per caso. Nel senso che dopo avere conosciuto Manlio Gomarasca, che già scriveva per alcune fanzine milanesi, tipo Dropout, decidemmo di divertirci a provare a fare anche noi un giornaletto in cui sfogare la nostra ossessione legata al bis italiano. Gomarasca quando lo conobbi, capii che era uno squilibrato come me. Quindi chi assomiglia si piglia. Facemmo il primo numero in 100 copie, ma così, per scherzo. Poi, quando lo mandammo in giro un minimo e avemmo risposte incredibili e fummo subissati di richieste, capimmo che non poteva essere uno schermo. E difatti, uno scherzo non lo è stato. Lo avevamo scritto, ad ogni modo, con la stessa attitudine con la quale abbiamo poi dato corpo alle nostre opere e operazioni maggiori. Nocturno, come Minerva, è saltato fuori (o saltata. Si dibatte se sia di genere maschile o femminile) già armato di tutto punto dalla nostra testa. Ovviamente allora non ci potevamo aspettare che Nocturno sarebbe diventato quello che è diventato. Quindi anche un mestiere. Però, già l’anno dopo il primo numero fanzine, parliamo del 1995, facevamo sostanzialmente solo quello, per cui era facile prevedere, a quel punto, che la cosa non si sarebbe esaurita nella semplice passione o in un passatempo.
Nick: Sin dall'inizio vi siete concentrati in particolare su alcune direttrici: da un lato vi siete concentrati sulle figure dei vari registi italiani dall'altra avete fatto parlare in prima persona i protagonisti della nostra cinematografia, affidandogli varie rubriche ad attori,registi o sceneggiatori. Si è trattato di scelte volute o sono nate per caso? E quali sono state le personalità che hanno aderito con maggiore entusiasmo?
Pulici: Il fatto di dare voce, come abbiamo cominciato a fare dal 2000, da quando cioè Nocturno fece il balzo nelle edicole, direttamente ai protagonisti del cinema di genere italiano, con rubriche gestite dagli stessi, è stata una naturale conseguenza dell’amicizia che ci legava alle persone che conoscevamo. Io adesso non ricordo bene chi fu il primo a proporci di scrivere sulla rivista, tenendo una rubrica fissa, ma credo fosse Fernando di Leo. Fernando scriveva in quella fase della sua vita, era diventato un romanziere, e quindi gli venne naturale proporsi come rubrichista. O glielo chiedemmo noi, a un certo punto, perché era nelle cose. Davvero non ricordo e bisognerebbe chiedere a Gomarasca che ha la memoria migliore della mia – su certe cose. Comunque, su Nocturno hanno scritto moltissimi, tra registi e sceneggiatori: da Dardano Sacchetti a Lamberto Bava, da Tinto Brass ad Aldo Lado, dal caro Corrado Farina a Francesco Barilli a Ruggero Deodato e Wolfango Soldati – i quali ultimi tre ancora scrivono. Per loro, abbiamo coniato il termine Nocturniani, sotto il quale vanno le loro rubriche mensili. Con questo materiale enorme, accumulatosi nel corso del tempo, sarebbe possibile scrivere un libro che sarebbe una meravigliosa, iridescente e divertente storia del cinema bis
Nick: L'anno successivo vi trasformate in associazione culturale, nasce così l' Associazione Nocturno Cinema e cominciano anche tutta una serie di attività parallele che andranno avanti fino ad oggi. Anche in questo caso ti chiedo di raccontarci i momenti della nascita dell'associazione (e magari qualche piccolo retroscena delle quali finora non avete mai parlato) A questo proposito sono incuriosito riguardo ai vari festival che avete organizzato o ai quali avete partecipato. Tutto comincia col primo Nocturno Film Festival del 1999. A quella edizione, se non ricordo male, furono ospiti una sempre splendida Zora Kerowa ed Umberto Lenzi. A quale dei festival siete più legati e perché?
Pulici: Il Nocturno Film Festival del quale mi chiedi ebbe una sola edizione, nel dicembre del 1999, a Bologna. Il grosso se non l’intero merito di questa operazione fu di Giorgio Pulini, la persona che insieme a Manlio e a me ha creato la struttura di Nocturno delle origini. Anzi, direi che noi eravamo gli artisti mentre Giorgio era il manager e l’imprenditore. Era un uomo molto valido, Pulini, e mi tocca purtroppo usare il passato perché se ne è andato di recente da questa Terra. Lui aveva una visione davvero completa di ciò che Nocturno poteva essere e di cosa poteva diventare. Purtroppo, fu la persona giusta capitata nel momento sbagliato, perché ancora la rivista e tutto quello che le gravitava intorno non aveva ancora quel minimo di stabilità che le avrebbe permesso di spiccare il volo. Giorgio era, per così dire, un pilota di Formula uno costretto a guidare una utilitaria. Tornando al Festival, è stata la prima e unica edizione. Fu un’esperienza indimenticabile, con proiezioni in pellicola di film come Antropophagus, Milano Calibro 9 e Blue Movie. Oltre agli ospiti che tu citi, vorrei ricordare Barbara Bouchet, che accettò di intervenire alla nostra manifestazione per pura amicizia. Bevve un po’ troppo champagne, ma glielo perdonammo…
Il grandissimo regista Ferdinando Di Leo (1932-2003) |
Nick : Un altro anno decisivo è il 2000, "Nocturno rivista" diventa mensile e grazie alla collaborazione con l'editore Shendene & Moizzi curate diverse collane in VHS (io stesso ne conservo ancora parecchie nella mia collezione) all'interno delle quali presentate o ri-presentate numerosi capolavori o film dimenticati della cinematografia attuale. Quali sono stati i film più belli da curare e che vi hanno dato maggiori soddisfazioni (immagino che tra questi ci sia l'"Antropophagus" di Joe D'Amato) ? Quali invece vi hanno creato maggiori problemi o vi hanno procurato più critiche e per quali motivazioni (immagino sempre "Antropophagus" o sbaglio?)
Pulici: La Joint venture con la Shendene come giustamente ricordi, fu foriera, oltre che della distribuzione di Nocturno nelle edicole, di quella serie di collane dedicate al cinema di genere che spaziavano dai decamerotici ai gialli, dai sexy-morbosi ai western, fino agli horror e gotici più e meno famosi. Ricordiamo a coloro che oggi possono procurarsi qualsiasi film alla velocità della luce, che allora riuscire a vedere, faccio per dire, Nove ospiti per un delitto o La gemella erotica di Cavallone era impresa che andava dal livello di difficoltà più alto all’aperta impossibilità. Per cui quella mole impressionante di film che rendemmo disponibili sul mercato, tramite Shendene, fu una vera e propria rivoluzione. Io non ricordo di edizioni particolarmente complesse da pubblicare, non eravamo ancora nell’epoca dei dvd/Blu-ray e su nastro qualunque cosa uscisse, in quel contesto di penuria totale di titoli, andava bene. Ricordo che allegammo anche delle vhs a quell’epoca e fu l’unica circostanza in tutta la nostra storia in cui tentammo l’abbonamento editoriale. Se alzo la testa ho di fronte a me sullo scaffale in redazione tutte quelle uscite. E fanno ancora impressione, devo dire. Il 90% erano titoli inesistenti
Nick: Un paio di anni dopo, arriva l'ultima evoluzione, con la registrazione in tribunale "Nocturno Cinema" si trasforma in una vera e propria rivista,aumentando ulteriormente il parco collaboratori. Le nuove linee comportano da un lato l'ampliamento della sfera d'azione dal solo Cinema di genere italiano a quello internazionale e la presenza dei dossier tematici (prima separati e poi all'interno della rivista.) Quali sono state le motivazioni di queste scelte?
Pulici: Nocturno evolvette dopo il 2000 verso una formula che allargava gli interessi al cinema bis cioè di genere internazionale. E fui uno sbocco inevitabile, nella misura in cui avvitarsi sul solo bis italiano avrebbe comportato l’estinzione. Devo però dire che una componente fondamentale della rivista rimaneva concentra su quei temi che ci erano cari e che avevano presieduto alla nascita di Nocturno. Diciamo che abbiamo cercato di trovare e penso che abbiamo trovato in quegli anni l’equilibrio giusto al proseguimento dell’avventura nocturniana. I dossier, che all’inizio si chiamavano book, furono la formula messa appunto in questo periodo, che va dal 2000 al 2002, cioè alla fase di contiguità con la Shendene. Dopodichè ci siamo resi indipendenti, iniziando la fase terza, che è quella attuale e che è arrivata a 190 numeri. Ancora dieci e siamo a 200. Mi fa impressione pensarlo. Perché è una storia imponente alle spalle. L’anno prossimo sono 25 anni. E sono tanti, perché la vita delle riviste si misura sullo stesso metro di quella di certi animali. Per dare una risposta sintetica alla domanda, le scelte furono di carattere commerciale, economico ma anche culturale, se mi si passa il termine. Perché volevamo esplorare con i nostri strumenti altre cinematografie. Penso ci siamo in parte riusciti, se è vero come è vero che diversi dossier di Nocturno hanno fatto e continuano a fare storia. Un esempio? L’Eros France, sul cinema erotico francese, quello con la passera tricolore in copertina (idea mia, tra l’altro, che sono notoriamente un maniaco sessuale). Non credo che niente di simile fosse stato o sarebbe stato fatto. Non per gettarci i fiori addosso, ma per dire la verità. Eravamo e siamo forti sul bis italiano. Ma siamo forti anche su altro. Mentre scrivo, stiamo per produrre un dossier sugli Halloween, tutti i film della saga. Operazioni del genere, in un dossier, in Italia non li fa nessuno, né su carta né online. E nemmeno fuori dall’Italia vedo operazioni simili. Magari sono poco informato io, ma non credo…
Immagini dal perduto Maldoror Per altre info (Obsploitation) |
Nick: Una delle vostre iniziative consiste nella ricerca di alcuni film scomparsi, in particolare in questi ultimi anni vi siete concentrati su "Maldoror" girato da Alberto Cavallone in Turchia, nel 1975. Come mai vi affascina tanto quella pellicola? E a che punto è la ricerca?
Pulici: Su Maldoror io non posso che rimandare a quello che ho scritto nel corso degli anni su Nocturno. E’ una storia molto colplessa. Stiamo parlando della quintessenza dei misteri italiani, di un sacro Graal che non usurpa affatto la definizione, essendosi caricato nel corso del tempo di significati, di simboli, di un aura indefinibile che io stesso non so dire quanto sia rispondente a ciò che il film è o meglio potrebbe essere, visto che parliamo di qualcosa che nessuno di noi ha visto. Posso solo dire che allo stato attuale sappiamo dove si trova il girato del film, il girato grezzo, quindi non montato. Per poterlo visionare bisognerebbe compiere operazioni complesse, bisognerebbe avere il tempo e le risorse economiche da dedicare a questa impresa. Che non so, peraltro, a cosa potrebbe condurre, visto che il film come era stato montato da Alberto Cavallone non credo esista più nel mondo dei vivi. Certi misteri, come ceti miti, forse vanno conservati e venerati come tali. Non è una frase di resa, la mia, ma una considerazione obiettiva che faccio davanti al muro che il tempo e il destino hanno eretto intorno a Maldoror.
Alberto Cavallone (1938-1997) |
Nick: Parliamo un poco del cinema italiano con qualche considerazione più generale. Un poco tutta la nostra produzione è nata grazie all'impegno di registi che erano davvero dei grandi artigiani, gente che suppliva alle carenze economiche con una grande dose di creatività e che spesso anticipava tendenze oggi ancora vitali o creava veri e propri filoni. Stiamo parlando di cineasti come Mario Bava (che lasciò sorpreso il produttore Dino de Laurentiis quando gli restituì parte del budget assegnatogli per girare il film "Diabolik"); Lucio Fulci (con la sua personale estetica dell' horror ma anche con la sua leggendaria cattiveria nei confronti delle attrici che lavoravano con lui), Riccardo Freda, Fernando Di Leo, Antonio Margheriti, Camillo Mastrocinque, Elio Petri e molti altri. Quali sono stati secondo te i film più rappresentativi e perchè di questa cinematografia?
Pulici: Ammazza, mi getti addosso una domanda macigno: quali sono stati i film più significativi, e gli autori, anche, della tradizione gotico-orrorifica italiana. E quale il loro peso? Avevamo fatto un bellissimo dossier, il numero 80 della terza serie, dedicato all’esplorazione del gotico italiano ed è giocoforza che io ad esso rimandi tutti coloro che vogliono immergersi in una trattazione nocturniana dell’argomento. Là c’è il punto della situazione più completo e chiaro. Io, per conto mio – e parlo a nome di Davide Pulici adesso e non di Nocturno – amo in maniera viscerale e totale un certo horror italiano, che non è tanto quello delle origini, di Freda e Bava, classici indiscussi e immortali ma che mi sono sempre parsi troppo perfetti nella loro stilizzazione. Parlo al plurale ma è ovvio che mi riferisco a Bava, sostanzialmente. Io vado più, come indole e come emotività, verso l’horror che ha fatto Lucio Fulci e mi piace moltissimo la sua fase sacchettiana, e intendo la fase dei film Fulvia che Dardano Sacchetti ha scritto e Fabrizio De Angelis ha prodotto. Sono forse noioso e monomaniacale in questo, ma secondo me in quel pugno di film c’è il telos, cioè destino finale di Fulci, quello che doveva arrivare ad essere e a fare. Ma sono cose che chi mi legge sa che ripeto e ripeterò fino alla nausea. Quei film toccano qualcosa cui nessuno degli altri autori che hanno fatto grande la tradizione horror italiani ha mai nemmeno sfiorato. Sono film con un background che mette i brividi, proprio perché non lo si riesce a individuare con certezza. Si avverte che c’è ma non cos’è. Queste cose in Bava non si percepiscono, o perlomeno io non le percepisco. Bava non credeva a quello che raccontava. Fulci, pure lui, era un cinico ma penso che girando cose come L’aldilà o Paura nella città dei morti viventi abbia sentito che stava toccando una sfera diversa, che stava costeggiando l’abisso. Il senso dell’abisso nessuno dei registi horror italiani è mai riuscito a trasmetterlo come Fulci. Forse suo malgrado, ma tant’è. Ciò detto, la tradizione del cinema fantastico italiano ha infleunzato e influenza tutti, ancora oggi. Hai idea di quanti furti fanno gli americani da quei nostri vecchi film? E se dapprima sembra impossibile che The Conjuring rubi da l’Aldilà o da Manhattan Baby, poi se vai a grattare scopri che le connessioni,anche le più impensabili, dietro esistono. D’altronde è inevitabile: molti film italiani del genere sono capolavori e i capolavori ispirano sempre e comunque.
Nick: In particolare il genere gotico prima ed horror poi hanno creato un'altra innovazione grazie ad interpreti come Gianna Maria Canale o Barbara Steele, cioè la caratterizzazione della figura femminile non più come semplice vittima ma come mostro. Quanto è stata importante questa caratterizzazione ai fini dello sviluppo del cinema di genere mondiale?
Pulici: Sulla donna come motore immobile degli orrori nel cinema italiano, mi pare che sia sotto gli occhi di tutti l’importanza di questo elemento. Il peso specifico del nostro gotico è la donna e l’immagine che meglio compendia tutto questo è la Steele angelo e demonio del film di Bava. Lì c’è la sintesi iniziale e finale di tutto, dalla Gianna Maria Canale de I Vampiri ai capezzoli insanguinati e duri come chiodi di Rosalba Neri che esce dal sepolcro nel Plenilunio delle vergini. Ne hanno scritto tutti in tutte le salse di questo. C’è della letteratura preziosa sull’argomento.
Nick: Questa domanda una sorta di continuazione della precedente: il nostro,oltre che digrandi artigiani è stato un cinema di grandi caratteristi Difficile nominarli e citarli tutti, ne ricordo qualcuno a caso, da Mimmo Palmara nei peplum a Nino Terzo nelle commedie, da Franco Ressel a Luciano Pigozzi,senza considerare i vari talenti stranieri che venivano a lavorare ben volentieri nel nostro paese (cito sempre a caso gli spagnoli Fernando Sancho ed Aldo Sambrell, i francesi come Marc Porel , Juliett Maynel e Raymond Pellegrin, gli anglosassoni come Catriona McCall e Richard Johnson o i vari americani calati a Roma per vedere lanciare -Thomas Miliam - o rilanciare -Lee Van Cleef-l a loro carriera. Erano loro stessi una testimonianza della grande forza attrattiva del nostro cinema
Ti chiedo quindi una tua personale classifica degli attori e delle attrici che ritieni più emblematici e\o rappresentativi del nostro cinema bis e, se ti va,qualche tuo ricordo personale in proposito.
Pulici: Una classifica davvero non riesco a fartela, è impossibile. Troppa gente, davvero e se ne cito dieci ne dimentico cento. Se ne cito cento, ne dimentico mille. Prendiamo tre uomini e tre donne, tre attori e tre attrici – tre è numero perfetto e divino. Come attori, dico Tomas Milian che hai citato, non solo perché era formidabile come interprete ma anche perché è stato un nostro amico e quindi consentimi questa scelta anche affettiva. Poi, già al numero due ho delle esitazioni: potrei dire Franco Nero, oppure Luc Merenda che a me è molto simpatico. Oppure, affettivamente Maurizio Merli. Ma non so, sono in serissima difficoltà a fare tre nomi. Posso dirti che non sceglierei dei comici ma degli attori di film d’azione, polizieschi, perché erano quelli con i quali mi identificavo più facilmente. Come attrici, dico per forza di cose la Fenech, anche se non è mai stata una delle mie preferite e a questo punto, le preferisco la bionda Bouchet. Ma poi, se seguo il mio solo istinto, dico Catriona MacColl per i film di Fulci e aggiungo come terza la Santilli, Antonia Santilli, che è un mio vecchio ma mai sopito amore e secondo me incarna bene l’ipostasi della starlettina anni Sessanta e Settanta che di un certo bis italiano era l’essenza.
Antonia Santilli, "La Bella Antonia" |
Nick: Ad un certo punto però tutto finisce, negli ultimi decenni in Italia praticamente si smettono di produrre film di genere. Quali ne sono stati, secondo te, i motivi? Perché non siamo stati più capaci di continuare una tradizione ultra-decennale?
Pulici: Guarda, trovare la chiave che spieghi il crollo del cinema di genere italiano è davvero come cercare la pietra filosofale. Un sistema produttivo e distributivo crollato sotto il peso dello strapotere della televisione, spiega questa apocalittica fine dei tempi. Ma è anche vero che la vena dei registi, a un certo punto, cominciava ad estinguersi e ai vecchi maestri non si sono sostituiti degni eredi. Soavi, che ha ereditato il regno horror italiano, si è messo a fare la televisione, perché lì si faceva e si guadagnava. Ci ha pure tentato, Michele, di tornare al genere, con Arrivederci amore ciao!, ma non ha portato a casa nemmeno i soldi per ripagare le brochure del film. Dario Argento, che pure era dio in Terra, da un certo punto in poi ha fatto solo film morigerati e brutti, perché anche lui si uniformava alle esigenze della tv. Non lo so, non ho la formula che spieghi perché il cinema di genere è morto – parlo di un cinema degno di questo nome, non dei prodotti più o meno underground, che bordeggiano l’invisibilità. Mi viene quasi da dire che la morte sia avvenuta per consunzione, perché un’epoca storica si chiudeva, per molte ragioni, e perché le cose hanno un inizio e una fine. Ma in ultima analisi sono solo giochi di parole. C’è sempre bisogno di trovare un colpevole, ma spesso un colpevole non c’è.
Nick: In diversi paesi la maggior parte delle produzioni avvengono a livello televisivo (e più recentemente tramite realtà online come Netflix; Hulu ed Amazon) eppure in Italia, nonostante il successo di prodotti sia pur diversissimi tra loro come Coliandro; Gomorra e pochi altri pare che non si riesca o non sivoglia uscire dai soliti binari:polizieschi loffi e buonisti, vite di santi, preti e suore. Cosa manca secondo te perché si arrivi a produrre ottimi prodotti di genere ? O mancano proprio il coraggio e la volontà di arrivarci?
Pulici: Anche spiegare come mai il genere non decolli più è difficile. Poi non è nemmeno vero che il genere non decolla. In fondo, i grandi successi degli ultimi anni, nella serialità televisiva italiana, sono tutti di genere. Tu citi Gomorra, io mi spingo fino al recente Il Miracolo, su Sky. Si tratta di genere, noir, poliziesco, malavitoso-camorristico, chiamiamolo un po’ come vogliamo, ma genere è. Sono prodotti che si vedono bene, che sono, per usare un aggettivo di merda, godibili. Non puoi dire quando guardi Il Miracolo che non ti coinvolga. Il problema nasce quando, vedendo cose del genere, ti domandi perché in Italia non si facciano più film come negli anni Ottanta; perché non ci sia qualcuno che ti fa vedere una donna con la faccia bruciata dalla fiamma ossidrica come ha fatto Fulci in Luca il Contrabbandiere con Ofelia Mayer. Ma se ci mettiamo per questa strada non ne usciamo più: perché nessuno ci mostra qualcosa come i primi quindici minuti del Suspiria di Argento, con tutto che il remake di Guadagnino sia un bellissimo film. Capisci che all’interno della nostra comunità, ragioniamo su cose che non hanno senso. Di Suspiria – dico quello per dire un titolo miticizzato – ne è stato fatto uno, così come la Divina Commedia è stata scritta una sola volta. Dobbiamo accettare, anche noi ossessionati, fanatici, maniaci, chiamiamoci come vogliamo, che alcuni fenomeni si sono prodotti e non si ripeteranno. Argento è stato. Fulci è stato. Bava è stato. Di Leo è stato. Forse ne arriveranno altri. Forse. Stefano Sollima è andato in America a girare un bellissimo film come Soldado, ma è un gioco e una misura diversa rispetto, faccio per dire, a Revolver che diresse suo padre quaranta anni fa. Oggi ci sono altre cose, oggi ci sono altri valori cinematografici. Dobbiamo anche storicizzare questo cambiamento. Ma è ovvio che se l’occhio è fisso a Suspiria o a l’Aldilà, esasperando il concetto, l’oggi appare il Nulla.
Nick: Quali sono adesso le tendenze più importanti nella cinematografia mondiale di settore?
Pulici: Sulle nuove tendenze di settore, come dici tu, non so cosa potrei dire di preciso. Mi pare che un dato evidente sia il predominio dell’ horror come “genere”. Ovunque, l’horror domina e proprio in questi giorni registriamo gli incassi stratosferici di un film come The Nun, che indipendentemente dal fatto che sia un buon prodotto o meno, ribadisce che il genere funziona. Anche la fantascienza che qualche anno fa era declinante, ha ripreso forza e quattro film su cinque distribuiti da Netflix ormai sono produzioni sci-fi. Registro, invece, il progressivo e preoccupante calo delle tematiche erotiche in senso lato. Anche nei film mainstream le scene sexy si fanno sempre più rare e castigate. Qui ci dovremmo addentrare nei meandri del #metoo eccetera, ma la tendenza obbedisce a una più generale eclisse dell’erotismo cinematografico che ha spiegazioni eterogenee. Peccato. I film d’azione tengono bene e il sopracitato Soldado di Sollima depone a favore della possibilità di fare cose originali anche in quest’ambito.
Nick: Torniamo un attimo al Davide Pulici autore di libri e di documentari. In particolare sono molto incuriosito da opere come "Calibro 9: il cinema di Fernando Di Leo" (2003) e da " Le porte sul buio: il cinema, la vita, le opere di Dario Argento"(2004) scritte con Manlio Gomarasca e dai vari "Misteri d'Italia". Altrimenti scegli tu le opere delle quali preferisci parlare. Inoltre a cosa stai lavorando adesso e cosa dobbiamo aspettarci sia da Davide Pulici singolarmente sia da Nocturno Cinema nel prossimo futuro?
Pulici: Più che di quello che ho scritto, che è il passato, ti accenno brevemente al futuro. Ho in canna, pronto a essere sparata, la biografia di Alberto Cavallone, dal titolo www.gambala.com (1) Sono quattro o cinque anni che mi sono accinto all’impresa impossibile di raccontare Cavallone, i suoi incredibili film e la sua ancora più incredibile vita. Avevo scritto una specie di enciclopedia che sono ansato nel tempo limando e accorciando. Ora ha la forma e la dimensione giuste. Spero entro la prossima primavera di poterlo pubblicare. Poi ho un altro libro in produzione, a tempi brevissimi, su Milano calibro 9 di Fernando di Leo. E poi, naturalmente, ci sono i dossier di Nocturno che al ritmo di uno al mese vanno ormai da decenni scrivendo la storia segreta del cinema bis mondiale. Quanto ai Misteri d’Italia, l’ultimo mi pare fosse l’ottavo e l’anno prossimo ci sarà il nono. La materia per riempirli non manca mai. Come Nocturno, posso dire che ci saranno in tempi brevissimi novità per quanto riguarda la nostra attività on line con il sito, che da qui a un paio di mesi andrà incontro a uno sviluppo esponenziale grazie a una serie di ampliamenti importanti. Ma non voglio anticipare nulla…
Nick: Una piccola curiosità personale: cosa avete (cosa hai ) pensato scoprendo che esiste in rete un piccolo blog col nome come "Nocturnia" molto simile a quello della vostra rivista e che parla (anche ) di argomenti relativi al Cinema? Avete pensato cose del tipo: "Oddio eccone un altro!" oppure "Ma che vuole questo qui?"(risata)
Pulici: Allora, quando scoprii l’esistenza di Nocturnia, pensai fosse uno scherzo. Poi ho visto la tua attività e l’ho apprezzata – e dico sul serio. Mi resta la curiosità di capire da dove nasca il nome. Il nostro, come molti sanno, deriva dal titolo del film di Giorgio Bontempi, con Maurizio Merli protagonista, Notturno. (2)
Nick: Bene, Davide, è tutto. Ti ringrazio per la tua disponibilità, nel salutarti ti rivolgo la classica domanda finale di Nocturnia: esiste una domanda alla quale avresti risposto volentieri, una questione di cui avresti parlato senza problemi e che io invece non ti ho rivolto?
Pulici: Siamo arrivati a 25.000 battute di risposte, che sono tante. Dieci pagine o forse di più, di un Nocturno. Un articolone importante. Credo di avere risposto a tutto e se non l’ho fatto, perdonatemi perché sono diventato da qualche giorno più vecchio e anche più rincoglionito. Non c’è una che avrei voluto mi venisse fatta più di quelle che mi avete sottoposto. Sto scrivendo da quattro ore, di getto e senza freni. Direi che va bene così. Grazie e in bocca al lupo alla sorella figa di Nocturno, Nocturnia…
INFO UTILI:
-SITO NOCTURNO
- NOCTURNO SHOP (Per i numeri arretrati. Per quelli correnti la rivista -e mai acquisto sarebbe più meritato- esce in edicola tutti i mesi)
NOTE:
(1) In rete troverete un sito russo con lo stesso nome e le stesse coordinate online, le due cose (sito russo e biografia cavalloniana) ovviamente non c'entrano niente l'una con l'altra.
(2) Un giorno o l'altro racconterò l'origine del nome Nocturnia, per adesso vi anticipo la versione breve, diciamo che c'entra molto il Notturno di Chopin, una delle mie prime passioni musicali. Quella fu l'ispirazione iniziale, da lì nel momento in cui cominciai a pensare ad una rivista-contenitore che inserisse tutte le mie passioni (film, telefilm, libri e fumetti ad orgomento fantastico) venne normale pensare ad una cosa come "Nocturnia".
32 commenti:
Bella e interessante intervista. Non conoscevo nulla di tutto ciò. Grazie.
sinforosa
@ sinforosa c
Grazie a te per essere passata.
Dunque dunque dunque: intervista che ho divorato. Moltissime cose le sapevo, visto che leggo Nocturno da anni (oggi ahimé saltuariamente, ma chissà che non mi abboni di nuovo)...
Grandissimo Pulici, la sua passione per il cinema mi ha ricordato la mia per il fumetto.
E comunque anche io amo il cinema bis, anche se il mio amore per questo ha origini diverse... ma ne parlerò a breve da me.
Di Nocturno amo soprattutto una cosa: i misteri italiani. La ricerca costante di film perduti, sconosciuti, tra cui i capolavori di Cavallone ma non solo.
La storia di Maldoror mi colpì talmente tanto che fu il deus ex machina di un mio racconto sul blog, oltre 10 anni fa, pensa tu :D
Moz-
@ MikiMoz
Condividiamo sia la passione per Nocturno che per la ricerca dei film perduti. Io tutte le volte che trovo la rivista in edicola la compro volentieri e finora mai una volta ne sono rimasto deluso.
Ignoravo il particolare del racconto. Molto bello, sono quelle cose che fanno capire che davvero è tutto sempre collegato. ;)
Complimenti all'intervistato e all'intervistatore ^_^
Scalda il cuore sapere che un prodotto nato in quel grande momento fertile per l'editoria cinematografica come i primi anni Novanta sia passato indenne per la nefasta svolta del Duemila e il consequenziale scioglimento del fronte italiano.
Ne approfitto per far notare come nel mio piccolo, e senza osare fare confronti, nel Zinefilo faccio anch'io Dossier (a puntate) su grandi filoni, recensendo tutti i titoli. Mi auto-assegno l'onore di fare on line quello che Nocturnia fa su carta ;-)
Scherzi a parte, ancora complimenti.
Sai, più volte a qualche mio amico era venuta l'idea di trasformare quel mio racconto in un cortometraggio... nel caso -vorrei farlo sul serio- anche lì inserirei i film perduti come elemento **
Moz-
@ MikiMoz
Sarebbe davvero una gran bella idea secondo me.
@ Lucius Etruscus
Hai fatto un lapsus interessante....hai confuso Nocturnia con Nocturno. Lol
Venendo alle cose serie, è vero: il valore di Nocturno si nota anche dal fatto che la rivista sia riuscita ad uscire indenne dai vari cambiamenti e trasformazioni del settore senza mai tradire le ispirazioni degli inizi. Ho visto nascere e morire molte riviste (anche valide) sul cinema bis ma gli unici che hanno resistito contro tutto e tutti sono stati sempre e solo quelli di Noctueno
Ah, il mio subconscio ti pensa sempre! :-D
@ Lucius Etruscus
Lo sospettavo. :D
Ottima intervista, complimenti. E complimenti anche all'intervistato per la passione che mette nel suo lavoro :D
@ Babol
Grazie! devo dire che era tempo che stavo dietro al Pulici per ottenere una sua intervista, il risultato finale è andato perfino oltre le mie più rosee aspettative.
E' stata una intervista rinfrancante per tutti noi appassionati di Cinema. :D
Un'intervista inevitabile, che prima o poi doveva arrivare... fratello e sorella che si ritrovano dopo essere stati separati per anni dai casi della vita ;-)
Ovviamente ho quasi solo apprezzato (il quasi riguarda la mia storica avversione per l'horror fulciano che ormai credo ti sia nota). Ho sentito una fitta di dolore alla parola Cineforum, perché io sciaguratamente ho contribuito a organizzarne uno negli anni '70... uno solo, per fortuna, perché poi è subito arrivato il pentimento e la relativa promessa di non fare più in futuro così tanto male né a me né al mio prossimo.
Per il resto, potrei scrivere anche io per quattro ore di fila, dicendo la mia su ogni singolo punto di questa intervista... il che potrebbe anche trasformarsi in un nuovo post per la sesta stagione, il secondo che mi ispiri in pochi giorni.
Per intanto, mi limito a condividere qua e là. Oltre a ringraziare intervistatore e intervistato per le rispettive opere di divulgazione di un cinema detto bis perché... doppiamente più bello!
Intervista-fiume fra due esperti di cinema-bis (io scopro oggi questa definizione, lo ammetto, ero fermo all'anglofilo "B movies").
Mi ha colpito il riferimento insistito alla "scoperta" avvenuta nell'infanzia, con la conseguente domanda che mi pongo: ci appassioniamo alle prime cose curiose che scopriamo da bambini o "scopriamo" proprio quelle (e non altre) perché siamo congenitamente attratti da quelle specifiche cose curiose?
Credo sia superfluo sottolineare quanto abbia apprezzato questo tuo ennesimo colpaccio, zio Nick, e con quanto fervore abbia letto l’intervista dall’inizio alla fine senza nemmeno prendere fiato.
È buffo a questo punto notare quanto le origini cinefile raccontate da Davide siamo simili alle mie, al di là del non trascurabile particolare che lui ha fatto di una passione la sua vita, mentre io sono rimasto il ca##one che ero (sebbene stia cercando di recuperare un po’ del tempo perduto scribacchiando su un blog che conoscono in pochi).
Ho iniziato a comprare Nocturno secoli fa, quando era una rivista di dieci pagine “in bundle” con il dossier (separato) che rappresentava il 90% del totale. Dopo aver recuperato gli arretrati che ritenevo più interessanti, oggi continuo imperterrito a comprarlo nonostante i tempi siano cambiati e nonostante, mi perdonerà il tuo intervistatore, alcune cose mi piacciano un tantino meno che in passato. Ma non ne faccio una tragedia: immagino, da profano, che ad un certo punto nella storia di una rivista così longeva un’evoluzione (o devoluzione, dipende da come la sia vede) sia necessaria per poter adattarsi ai nuovi contesti. Venticinque anni sono un quarto di secolo (con buona pace di Lapalisse) e tutti noi siamo cambiati in questo lasso di tempo.
La differenza tra il prodotto attuale e quello di vent’anni fa è peraltro evidente andando a leggere le firme in calce agli articoli: un tempo erano sempre e solo quelle due; oggi sono molte di più. Spiace che sia venuta a perdersi quella continuità di pensiero che solo una “one-man-band” può garantire, ma è ovvio che arriva il momento in cui uno ha bisogno di staccare e decida di delegare.
Sono sicuro che il duo Pulici/Gomarasca ne abbia sentiti migliaia di pareri in tutti questi anni, a favore o a sfavore di una scelta o dell’altra; diciamo che, se Nocturno esiste da così tanto tempo, probabilmente hanno sempre avuto ragione loro.
Sui dossier, che conservo in salotto, religiosamente riposti all’interno di appositi contenitori a prova di proiettile, ho lasciato buona parte delle mie diottrie e delle mie serate, appassionandomi ai misteri d’Italia (tra i dossier, i più attesi) come fossero dei gialli di Agatha Christie. Anni dopo la maggior parte di quei dossier avrebbe forse bisogno di un aggiornamento, ma capisco che gli argomenti sono talmente tanti che sarebbe sciocco replicare ciò che già stato fatto in passato. Noi stessi blogger torniamo di malavoglia su argomenti già trattati e considerati chiusi…. a maggior ragione ci torna malvolentieri una rivista cartacea, i cui utilizzatori il più delle volte non hanno accesso alle “puntate precedenti”.
Potrei stare qui altre sei ore a occupare spazio sul tuo blog, ma mi fermo e torno a rifugiarmi là da dove sono venuto. Grande Nick! (PS: ma sai che ero convinto che Nocturnia fosse un omaggio proprio a Nocturno?)
@ Ivano Landi
Beh, ti posso assicurare che quella con Pulici di Nocturno era una delle interviste che avrei voluto realizzare sin dalle origini del mio blog, una delle primissime tra quelle ipotizzate. Ci è voluto qualche tempo in più, ma alla fine siamo riusciti a trovare il momento per realizzarla, con soddisfazione di tutti.
A questo punto se vuoi potresti fare anche questo secondo post, di argomenti interessanti ce ne sarebbero.
P.s
Ricordo la tua avversione fulciana. ;)
Dovendo io scegliere tra Bava e Fulci,direi invece che apprezzo il Bava degli esordi (tipo "La Maschera del Demonio" e meno quello degli ultimi anni, tipo "La Venere d'Ille"). Cosa inversa per Fulci, apprezzo molto la trilogia "Gatesof Hell" e meno certi prodotti della fase comica del regista.
Ad ognuno il suo, suppongo. ;)
Un abbraccio.
@ Ariano Geta
Interessante la tua domanda, se dovessi rispondere io direi che nella vita non si fa altro che "riscoprire" in continuazione quello che abbiamo scoperto ed apprezzato da piccoli.
Almeno per me vale così: certe cose come i film di Bava o Fulci, l'horror o i fumetti li ho scoperti da piccolo, lo stesso vale per la fantascienza dei kaiju, di "UFO", Spazio 1999 o "Guerre Stellari", adesso non faccio altro che espandere quelle conoscenze aggiungendone altre.
Ma è la "MIA" risposta, non so se vale così per tutti, a questo punto rigiro volentieri la tua domanda anche agli altri nostri commentatori. ;)
Gente, avete voglia di dire la vostra?
P.s
Cinema Bis o B Movie sono entrambe due definizioni bellisime e molto azzeccate. Anzi, si possono usare come sinonimi.
@ Obsidian Mirror
No, in realtà quando ho coniato il nome "Nocturnia"-sarà stato nel 1998- non sapevo nemmeno che esistesse la rivista "Nocturno"
Nocturnia sarebbe dovuta essere una fanzine che si sarebbe dovuta occupare di fumetti e libri horror, di serie televisive e di film, ma non ci sarebbero dovute essere solo recensioni ed articoli informativi ma anche racconti e fumetti scritti per la rivista.
Il nome derivava dal Notturno di Chopin, dalle mie visioni notturne di trasmissioni come "Fuori Orario", che trasmettevano i film di Bava o di Franco e tantissime chicche horror e dalla mia ossessione del gotico.
In momenti diversi avevo ricevuto due offerte per la pubblicazione e la distribuzione, la prima da un libraio napoletano e la seconda da un auto-nominatosi editore....per motivi diversi nessuna di queste due offerte si concretizzò, anzi ritengo che non ci credessero nemmeno quei due tizi neppure nelmomento nel quale me la fecero.
Io poi mi ero stancato di quel mondo, avevo imparato una prima grande lezione di vita e lasciai perdere.
Solo un paio di anni dopo quando mi ero trasferito a Chioggia, in una edicola di quella cittadina m'imbattei in un numero di "Nocturno" edizione Shendene,credo fosse il numero sulla blacksploitation e fu davvero una meravigliosa scoperta!
Da quel momento diventai un grande estimatore del lavoro di Gomarasca e Pulici e soci comprandone tutti i numeri che potevo e collezionandoli con cura.
Solo qualche anno dopo nel 2011 quando lasciata anche Chioggia e trasferitomi a Mira quando mia moglie mi propose di fare un blog, come nome non ebbi dubbi e pensai a "Nocturnia"
Ma come vedi davvero è un caso che i due nomi si assomiglino così tanto.
E con questo ho anche raccontato la storia delle origini di Nocturnia. ;)
Non credo nemmeno venisse distribuita nelle edicole napoletane,
@ Ariano Geta
Sai che poni una domanda davvero spinosa? Il giorno che ho notato che le mie passioni più cocenti erano tutte riconducibili ai giorni d'infanzia, mi sono detto che non andava bene, che così avrei fatto la fine di mio padre, che sente ancora oggi le canzoni che ha amato da ragazzo. Eppure alla fin fine posso far finta di essere "moderno", ma è innegabile che passioni come il cinema mi sono nate dalla meraviglia provata da bambino davanti a spettacoli che riempivano di stupore gli occhi e il cuore. Sarebbe concepibile oggi la nascita di una "passione adulta"? Penso di sì, ma avrebbe lo stesso trasporto e metterebbe le stesse radici di quelle passioni che ci hanno segnato da piccoli, e che ci faranno compagnia per tutta la vita?
Per questo molte volte nelle mie recensioni mi scaglio contro molto cinema post-Duemila perché ha rinunciato del tutto alla "meraviglia": sono bei salvaschermi colorati, perché avere pacchi di effetti speciali non serve a niente se i cineasti non hanno una visione filmica da comunicare, non hanno sentimenti da far trasudare al film: se non hanno loro stessi la meraviglia dentro di sé, o se le rispettive case di produzioni non consentono di veicolarla, rimangono videogiochi noiosi. I ragazzini di oggi sapranno farsene conquistare con quella passione cocente che rimane per tutta la vita?
@ Lucius Etruscus
Grazie per la tua splendida risposta ad @Ariano
@ Lucius : il tuo commento è azzeccatissimo. Sarà che io questa cosa la sto vivendo proprio in questi ultimi tre mesi in cui sono letteralmente "impazzito" (nel senso positivo del termine) per un software 3D che mi ha permesso di coronare quello che era il mio sogno da bambino: creare un fumetto in stile manga.
Mi devi credere, sto vivendo questa cosa con un entusiasmo che non credevo di poter ancora provare alla mia quasi semisecolare età. Sono tre mesi che trascorro tutte le serate lavorando con questo software, ho già creato un centinaio di pagine e ne ho altrettante in mente, quasi vado in fibrillazione perché vorrei essere ancora più veloce a crearle dato che le idee corrono assai più svelte del pur rapido software che permette di maneggiare fondali, personaggi, ballons e dettagli vari con grande facilità.
Questa "follia" di mezza età, perché? Perché sto finalmente facendo, dopo trentacinque anni di "rassegnazione", quel che sognavo di fare da bambino. E quindi, sì, probabilmente la prima "meraviglia" che proviamo nell'infanzia in qualche modo diventa un nostro mito personale, la nostra Età dell'Oro privata. E portarla avanti anche da adulto mantiene vivo il ricordo di quella sensazione e risveglia un entusiasmo di cui, dopo tutto, perché dovremmo fare a meno?
Le monografie di Nocturno sono sempre state imprescindibili, lette, rilette e stralette. Complimenti, al solito, per l'intervista. Ribadisco che le tue, sono le migliori, precise, puntuali, mai banali e ben documentate.
@ Diego
Concordo sull'importanza delle monografie di Nocturno, adeso sono molto curioso di leggere quella imminente sugli Halloween che si prospetta davvero interessante.
In quanto alle interviste, ti ringrazio di cuore,come dico sempre il 90% del merito è sempre degli intervistati, se non dessero risposte interessanti e complete, se non fossero interessanti di loro e se non si mettessero a disposizione delle domande ...ebbene per quanto potrei fare io non riuscirei a fare quasi niente da solo.
Merito quindi sempre degli intervistati che decidono di fidarsi di questo piccolo oscuro blogger....e merito vostro che continute a seguirmi. :)
Complimenti per l'intervista!
Molto interessante la definizione che dà di bis, che condivido in pieno.
Un vero peccato per la pellicola di Cavallone. Possibile che né lui e né i suoi eredi abbiano conservato una copia? Assurdo!
Resto in attesa di conoscere l'origine del nome di questo blog!
@ Ariano Geta
Ti capisco benissimo, anch'io mi lascio catturare da passioni che spesso mi infiammano e occupano ogni briciola del mio tempo, e se vado a vedere alla fin fine possono tranquillamente risalire a "scintille" scoccate nell'infanzia. (O al massimo adolescenza.)
Mettici poi che molte delle mie passioni di bambino erano riferite a cose poi scomparse nel nulla, questo vuol dire che c'è anche il "brivido della caccia" che rende tutto ancora più appassionante :-P
@ Emanuele Di Giuseppe
Ciao e bentornato!
Il problema di "Maldoror" è si tratta della classica pellicola che ha avuto problemi sin dall'inizio ha avuto problemi, tanto per cominciare non ci sono informazioni complete sui luoghi dove si è girato, alcuni dicono in provincia di Roma altri in Turchia, poi pare che non sia nemmeno sicuri se se il film sia stato completato o meno. Si dice abbia avuto una sola proiezione in Turchia e poi sia sparito nel nulla.
Erano gli anni 70 e registi geniale come Cavallone -che avevano una concezione molto artistica e creativa della loro opera-lavoravano su diversi progetti, spesso in contemporanea, spesso uno subito dopo l'altra. Magari si trattava di produzioni con budget piccoli od inesistenti .
Insomma, era normale che i progetti si arenassero, che il girato di un film venisse utilizzato per rimpinguarne un altro.
O che andasse perduto o distrutto per vari motivi.
Alle volte poi erano gli stessi registi a ritirare un film e a nasconderlo, un poco come è successo con "L'AutoUomo".
Inoltre "Maldoror",dato il suo particolare soggetto era una pellicola che narrava temi controversi ancora oggi, figuriamoci negli anni '70.
Da quello che ho capito, adesso si è capito dove si trova il girato grezzo, rimane da fare il passo successivo.
Grazie per il bentornato ma in realtà non me ne sono mai andato, ho il difetto di fare un salto di tanto in tanto recuperando 2-3 post.
Una curiosità, dato che rispondi sempre ad ogni commento, per caso ti sono sfuggiti questi due commenti a post un po' più vecchi, qui e qui, che avevo recuperato sul finire del'estate ma che tu avevi pubblicato prima?
Per il resto, grazie mille per i chiarimenti, sono cose che ignoravo e che ho iniziato a conoscere da quando ti seguo.
Ricchissima intervista, piena di spunti di riflessione interessanti e di informazioni preziose anche per gli addetti ai lavori, Nocturnia sta diventando sempre più una fonte preziosissima di notizie sul fantastico, meglio di Wikipedia :)
Mi ha affascinato il concetto di Cinema Bis, inoltre la mole di citazioni e di autori a cui si fa riferimento mette alla prova la preparazione anche dei più incalliti :)
L'atmosfera d'insieme mi ha rimandato ai gialli a sfondo cinematografico di Cristiana Astori, in particolar modo la pellicola "maledetta" Maldoror. Poi mi sento un po' "di casa" avendo inventato anch'io una cinematografia fittizia nel racconto La disciplina dell'occhio, senza certo raggiungere i livelli di competenza e di passione dei Nocturni tutti. Continua così, Nick, grande cartografo dell'immaginario :-)
Fabio L.
@Fabio L.
Contentissimo di trovare un altro estimatore della narrativa della Astori e delle inquietanti atmosfere cinematografiche che sa creare ;-)
@ Emanuele Di Giuseppe
In effetti me li ero lasciati scappare, sorry, cercherò di recuperare.
Comunque entrambe le risposte arriveranno presto, anzi del casino successo recentemente con le accuse di razzismo nei confronti di H.P.L da parte di alcuni attori afroamericani e del conseguente cambiamento della statuetta del World Fantasy Award che ritraeva Lovecraft ne parleremo prestissimo in occasione dell'intervista a Kij Johnson.
A prestissimo e scusa ancora.
@ morbidiapprodi
La Astori è una cara amica oltre ad essere una validissima autrice.
Riguardo a Maldoror sono convinto che ne continueremo a parlare per tantissimi anni ancora, questo a prescindere che sia ritrovato oppure no. ;)
@Lucius Etruscus @morbidiapprodi
Presto riparleremo di Cristiana Astori, con una bella sorpresa in merito!
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