IL DIAVOLO FA SEMPRE I PONTI SENZA COPERCHIO.

Qualche giorno LadyGhost ha raccontato con la sua solita grazia, la leggenda del DIAVOLO SUL PONTE DI RIALTO, leggenda, peraltro molto commovente.
Però dentro di me si è accesa una luce...anzi più di una. Non conoscevo la leggenda del Patto col maligno per la costruzione del ponte di Rialto, però ne conosco di molto simili.
In altri tempi e in altri luoghi
Il che significa due cose: o che l'inferno ha veramente una sua impresa di costruzioni, o che quella del "patto col diavolo" è uno dei più diffusi archetipi della razza umana.

Se me lo permetterete vi racconterò io adesso una leggenda, avete voglia di seguirmi?
Bene mettetevi comodi, adesso si parte.


- IL PONTE DEL DIAVOLO.


Cividale del Friuli, situata vicino Udine è una citta antica, molto antica.
Si dice che sia stata fondata da Giulio Cesare in persona, ma sono state trovate tracce risalenti al popolo dei Celti.
Sia come sia la bella Forum iulii e il suo fiume, il Natisone hanno veramente visto scorrere la storia attorno a loro. Dopo i Romani sono arrivati i Longobardi. Poi i Franchi, ma ogni conquistatore come è venuto poi se n'è andato.
Tante cose sono cambiate.
Ma c'è sempre stato un ponte a Cividale. ma le deboli strutture in legno degli inizi vengono spesso travolte dalla furia delle acque.
Il Comune decide di costruire un ponte in pietra, qualcosa che sia durevole e che riesca a resistere alle frequenti piene del fiume.

-STORIA DI UN FALLIMENTO.
Anno 1441.
L'incarico della costruzione viene affidato a Jacopo Dugaro; Dugaro è un architetto in gamba, ha esperienza.
Eppure sin da subito si verificano numerosi intoppi, i lavori vengono funestati da diversi incidenti.
Il costruttore muore quattro anni dopo senza poter vedere il "suo ponte" terminato. Secondo alcuni è stata la peste a portarselo via, secondo altri è semplicemente fuggito per la disperazione.

Anno 1445.
A Dugaro subentra Erardo da Villaco, ma i lavori proseguono male lo stesso.
Ci sono tanti, troppi ritardi.

Anno 1453.
Anche Erardo muore senza che i lavori siano completati. Altri arriveranno ma
Altri, ma solo nel 1501 l'opera sarà terminata.

Ed è a questo punto che la storia comincia a puzzare di zolfo.

-UN BEL GIORNO UNO STRANIERO ARRIVERA'...



Al consiglio comunale si presenta uno straniero, dichiara di essere in grado di costruire il ponte entro una sola notte.
I maggiorenti della città accettano.
Ma c'è un prezzo da pagare. C'è sempre un prezzo da pagare.
In cambio lo straniero vule l'anima del primo cividalese che attraverserà il ponte.
I cividalesi accettano.
La madre stessa del diavolo fa apparire la grossa roccia su cui ancora oggi poggia il pilone del ponte.
L'opera viene conculsa nel tempo stabilito.

Ma il demonio vuole la sua anima.
Ma il diavolo sarà un ottimo costruttore, ma di certo è un pessimo affarista.
Almeno nel Medio Evo, adesso tra banche ed assicurazioni di sicuro ha imparato.

Come in molte storie simili, gli abitanti fregano il maligno: sarà un animale il primo ad attraversare il ponte.
Un cane, secondo altri un gatto, secondo altri ancora un incolpevole maiale.
Secondo alcune varianti il maligno prometterà vendetta, dichiarerà che distruggerà la costruzione prima o poi.
Ma una processione religiosa con contorno di croci benedette riuscirà a cacciarlo.
Per il momento.
Il diavolo non ha fretta.


- NON PASSA LO STRANIERO.
Passano i secoli, la gente nasce, vive, muore.
Qualcuno dichiarerà nel corso degli anni di sentire degli strani grugniti mentre attraversa il ponte.
Comincia il ventesimo secolo. E con esso la grande Guerra.

Anno 1917.
Gli uomini potranno anche andare d'accordo tra loro, ma i popoli no.
Italia ed Austria hanno dei conti in sospeso tra loro, così come l'intera Europa.
Le cose stanno andando male per il nostro paese: nel 1917 c'è la sconfitta di Caporetto, gli Asburgici dilagano sulle terre italiane.

La linea del fronte arriva anche a Cividale, e il regio esercito sabaudo per impedire danni peggiori fa saltare numerosi ponti.
Tra questi c'è anche il Ponte del Diavolo.
Ironia della sorte saranno proprio gli architetti tedeschi a ricostruire il Ponte in tempi brevi.

Anno 1945.
I popoli non riescono a stare senza guerre, vero?
Cambio di scenario: stavolta sono i Tedeschi a bombardare il Ponte, ma senza risultati, per fortuna.
La sciagurata guerra voluta da un imbianchino pazzo volge al termine, ma i Tedeschi sono lo stesso capaci di compiere pericolosi colpi di coda.
E Cividale ne fa le spese.
Il Ponte però resiste.
Tempi duri per il Diavolo.

-OGGI.


Il Puìnt dal Diàul esiste ancora oggi, ha sfidato il tempo.
Ha resistito alla follia dei popoli. Con gli anni è diventato il vero simbolo di Cividale del Friuli
E naturalmente queste sono solo storie, belle storie, certamente, ma solo leggende da raccontare nelle lunghe sere invernali.
Recentemente in un restauro sono stati trovati due cippi di Epoca Romana: i popoli potranno anche farsi le Guerre, ma gli uomini quando si affezionano ad un posto ci rimangono a lungo.




Questa è la storia, così come l'ho sentita ve l'ho raccontata.
E ve l'ho raccontata solo come esempio di folklore locale; il Diavolo non esiste perchè l'unico male è quello compiuto dagli uomini, dai popoli.
Sono gli uomini a costruire i ponti, sono gli uomini che li abbattono.

IL mondo è pieno di storie simili, anzi sono sicuro che in tutte le Regioni dal Piemonte alla Calabria si narrano leggende che ricordano molto questa.

Raccontate voi le vostre.

37 commenti:

Michela ha detto...

Che bella storia Nick.
Bello anche come spazi così dai film ai libri alle leggende, Nocturnia è un bel posto :)

gelostellato ha detto...

già già
mi affascinò fin a bambino, quella storia, poi un po' mi smonai quando scoprii che ce n'è altri 4 o 5 in italia con più o meno la stessa leggenda, però basta fare un giro a Cividale e la poesia riacquista subito vigore.
Tra l'altro, a pochi metri dal ponte, entrando in città, sulla sinistra, consigliatissima la pasticceria/panificio, tra le migliori che conosca, consigliati gubana strucchi soprattutto, artigianali, ma anche tutto il resto,
poco più avanti, sulla destra, c'è un ottimo bar per l'aperitivo :D

Unknown ha detto...

ebbravo lo zietto Nick!! sn lieta che il mio post ti abbia ispirato questo post,sei come sempre bravissimo!

Unico appunto...quel tempi duri per il Diavolo che hai scritto verso la fine....ehm....credo sia stato di cattivo auspicio per il mio Diavolo, quello rossonero...e infatti abbiam visto com'è finita ieri sigh sob...
Bravo cmq!

Ferruccio Gianola ha detto...

Bella e affascinante:-)

Nick Parisi. ha detto...

@ Michela.
Mi fai arrossire. :)
@ Gelo.
E credo che non ci sia mai stato dentro quel bar ? LOL
@ Ginevra.
Ma io il post l'ho scritto stamattina. :)
@ Ferru.
Grazie.

Frank Spada ha detto...

UNA BATTUTA SILENZIOSA


Qualche parola, nell’intermittenza delle goccioline spazzolate via dal parabrezza, poi la periferia di Udine. E quella sera, quando l’interferenza incidentale andò in scena al cineforum, proiettavano “La morte corre sul fiume” di Charles Laughton, il solo film che vide un grande attore, corpulento e sornione, dietro la macchina da presa.

Dritta a prender posto per entrambi, Gloria aspettò finché i titoli di testa scomparvero oscurando il volto del compagno, irragionevolmente; poi legò gli occhi allo schermo in preda alla vertigine. Orecchi tesi, sequenza dopo sequenza, trattenne per un’ora e mezza l’angoscia tra le mani, mordicchiandosi le dita.

All’uscita dalla sala – lui per primo, come le altre volte – Gloria attraversò la strada correndo nella pioggia e entrò da Pierino il marinaio – “una margherita, e per me una con le acciughe” – ordinò l’uomo come sempre e parlarono del film.
La discussione, attorno alle ragioni messe in luce in bianco e nero da un noir incentrato su un predicatore affascinante, con le nocche tatuate con le parole amore e odio, degenerò subito affrontando il tema della sempiterna debolezza della donna – Shelley Winters nel ruolo di una madre, Willa Harper, vittima della protervia del reverendo Harry Powell, interpretato da Robert Mitchum.
Gloria s’infiammò, stravolse i fatti, li personalizzò.
Lui per un po’ lasciò fare, poi le parlò dei suoi impegni per il prossimo weekend e, più spazientito che accomodante, chiedendole ripetutamente di abbassare il tono della voce, provò a distrarla accennando a una gita, forse uno shopping.

Conto a forfait. Fuori e dentro con i saluti di Pierino accompagnati dallo sfoggio di un ombrello e, appena arrivati nel piazzale – vuoto per il diluvio e l’ora ormai tarda – Gloria caricò le sue parole di violenza. Lui provò a calmarla, le parlò di tutto e di niente, e attorcigliando i pensieri finì per predicare i suoi miti letterari – invertì ruoli, sentimenti, azioni e destini, tentando ancora d’ingannarla.
Gloria lo implorò, spiegò le sue ragioni. Lui trovò le sue infuriandosi e inveì, alzò una mano…
Fu allora che lei vide il buio riflesso dai suoi occhi, la vanità di una catena inesistente, il rivelarsi ancora di un anello inesistente – mancante dalla catena della fede nella vita. E divincolandosi, girandogli le spalle, lo trattò com’era giusto per se stessa.
Lui lasciò il posto con l’ombrello, sgommando; lei… sotto una tettoia, ammutolita, a riascoltarsi la voce singhiozzante che diceva che era certa e che questa volta lo voleva, minacciandolo.

Gloria rientrò a Cividale del Friuli in treno – le luci dei paesi al finestrino, l’angoscia nei labirinti dei rivoli sul vetro... rinunciare a quel bambino! La condizione imposta a un amore vissuto di sfuggita in qualche camera d’albergo, tra gli intervalli delle gite poco oltre confine, in Austria o in Slovenia. Un amore interpretato da Gloria con le attese, magari con le caldarroste in mano e il vino stretto tra i denti, i baci rubati negli androni di una cittadina di provincia, in primavera, le promesse di quell’uomo ripetute nuotando nelle pozze verdi di un fiume, in ombra, tra gli anfiteatri estivi delle pendici Giulie; il cineforum a Udine, d’inverno, per accontentarla nella sua passione per il cinema d’autore.
Lei lo aveva amato tanto. Lei non voleva, lei... “no, non può essere, Dio non lo permetterebbe” pensava affrettando i passi verso casa, rasentando le ombre dell’antica porta, il Chiostro delle Benedettine, il lungofiume rumoreggiante per l’imminente piena, il ponte del Diavolo, il gran salto; aggrappando la speranza ai brividi di quella battuta silenziosa, nascosta da James Agee, lo sceneggiatore, dietro a una sequenza di quel film di Laughton – quando unì la sua incredulità a Willa Harper, prima di morire per mano di un predicatore che aveva amato tanto.

ps - la versione in friulano (Une batude silenziose) è stata pubblicata sul sito Contecurte (ma questo Gelostellato lo sa già :)

Fra Moretta ha detto...

Io su due ponti del diavolo ci sono stato,il primo è il ponte di Pavia il secondo invece è il ponte gobbo di Bobbio, cosi chiamato per la sua forma storta simile ad una gobba.Pare che il diavolo lo costrui cosi perchè la fatica di attraversarlo spingesse i viaggiatori a disertare la messa in favore di un pò di ristoro alla taverna.

Nick Parisi. ha detto...

@ Frank.
Gran bella storia. ;)
Il Ponte del Diavolo è uno scenario perfetto, complimenti anche per la citazione dal film con Mitchum.
@ Fra.
Grazie per aver aggiunto altri due ponti al conteggio. Bello il particolare del Ponte Gobbo.

Ariano Geta ha detto...

Ne avevo sentito parlare di questa leggenda del ponte edificato dal diavolo, poi fregato con un'anima non proprio di suo gradimento.
Chissà come è nata...

Frank Spada ha detto...

... forse dal nome della protagonista: Glória in excélsis Deo!

Lisa Corradini ha detto...

Bella storia
non la conoscevo!
Ma quante ne sai!

Klodin ha detto...

Bella storia davvero,quando entro qua e da Tata è sempre un piacere!
Ciao Nicola,sono a Torino adesso ma non vi ho dimenticati!
Saluti da Klodin

Nick Parisi. ha detto...

@ Ariano.
Io credo che leggende come queste nascano come per una sorta di panspermia un po ovunque in Italia ed in Europa, causa origini culturali e religiose comuni.
Un po come la storia della Locanda abitata da Fantasmi. Quante varianti ne abbiamo sentite che differivano da regione e regione o da stato a stato solo di pochi elementi?
@ Frank Spada.
E vero !:)
@ Lisa.
Obbligatissimo.

Nick Parisi. ha detto...

@ Klodin.
Nemmeno noi, nemmeno noi ti assicuro.
A presto.

Judka ha detto...

Hi Nick! :D
Nice pics ^^
Why You wrote "LOL" in my post? xD
Ha ha :D

Nick Parisi. ha detto...

@ Judka.
Because I was glad that you were happy. :)

Melinda ha detto...

E' vero anche da me in Molise ne gira una simile, solo che non si tratta di un ponte bensi di chiese: il re Bove è innamorato di sua sorella e vuole sposarla, ma suo padre accetterà solo se lui in una notte costruirà 100 chiese. Lui stringe un patto col diavolo e alla novantanovesima chiesa si pente, ma oramai è troppo tardi ed il diavolo fa cadere sopra di lui un grosso masso che lo uccide.
Alcune chiese molisane hanno un simbolo comune, mi pare proprio la testa di un bue, e si dice che facciano parte delle 99...

Nick Parisi. ha detto...

@ Melinda.
Bella anche la tua segnalazione, tra parentesi avendo una casa a Roccaraso, mi sa cha avevo sentito una cosa del genere.
grazie per il tuo contributo.

Frank Spada ha detto...

@ Nick - vorrei contattarla via mail (?) - grazie.

Nick Parisi. ha detto...

@ Frank.
Diamoci pure dle tu, ieri sera mi ha cercato Michela per lo stesso motivo.
Fatti dare pure da lei la mail.
Cosa posso fare per te ?

Frank Spada ha detto...

@ Nick - si prepari ad essere punito!
ps 1 - sarà lei a scegliere... :)
ps 2 - lei o tu sono solo convenzioni, l'importante è essere liberi e se stessi.

Nick Parisi. ha detto...

@ Fank.
Vabbè, aspetto.

occhio sulle espressioni ha detto...

Ne ha prese di forme il Diavolo in questa storia, eh?

Nick Parisi. ha detto...

@ Occhio.
Infinite, mi sa.

Lisa Deiuri ha detto...

Caro Nick, io e te abbiamo una sorta di singolare "affinità elettiva": in questo periodo sto scrivendo alcuni racconti su luoghi "misteriosi" di Trieste e relative leggende e... zac! mi becco l'aggiornamento del tuo blog con la leggenda del ponte del diavolo. Comunque, se può interessare, qui da noi, oltre a dame bianche e castelli maledetti c'è la faccenda della Camera Rossa sotto la chiesa dei Gesuiti...si dice fosse adoperata dall'inquisizione per "interrogare" i sospetti di stregoneria... Ciao!

Nick Parisi. ha detto...

@ Lisa.
Ciao Lisa!
Ne parlerò sicuramente, grazie per la bellissima informazione.
Tra qualche giorno ti comincio a mandare il mio parere per quella cosa che sai. :)

angie ginev ha detto...

Mi è piaciuta e concordo, il diavolo è qualcosa di intimamente legato a noi, è il buio, la non conoscenza, la fatalità, la nostra mostruosità...
che non accettiamo come parte di noi e non la integriamo, uno psichiatra direbbe che invece di portare luce, versiamo letami di buio, a chi meglio scaricare le nostre responsabilità se non al diavolo, o ai diavoli...nati per l'occasione....
Costruire è difficile occorre tanto tempo, distruggere è facile e in un istante accade...

Portare luce dove esiste ombra, accettare le ombre, le nostre imperfezioni, le nostre mostruosità, portare amore ...a noi stessi, poveri e fragili esseri umani, eppure con talenti incredibili e volte nascosti sotto chilometri di fango...

Il diavolo si trasformerà in un bellissimo angelo...che sarà comunque parte di noi.

Bacioni da Angie.

Lucrezia Simmons ha detto...

Nell'Alta Murgia pugliese c'è una storia legata allo Jazzo del diavolo...
Mi documento e ti mando due righe.
A quanto pare la Devils inc. ha costruito ovunque!

Nick Parisi. ha detto...

@ Angie.
Giudizio profondo ed indovinato come sempre.

@ Lady Simmons.
Mi farebbe piacere ricevere notizie sullo Jazzo del Diavolo.
Devil's inc. ?
Mi piace.

Argonauta Xeno ha detto...

Chissà se nascerà una leggenda sul ponte di Mostar. Facile che il diavolo ci metta il suo zampino!

Nick Parisi. ha detto...

@ Solomon.
Intanto qualche mese fa, un episodio di Dampyr è stato ambientato propio sul ponte di Mostar, e credo sarà la prima di tante narrazioni simili.

Lisa Deiuri ha detto...

@Angie e Nick (che per inciso avete due nomi che più adatti di così non si può: la radice del primo è la stessa di angelo e il secondo, nelle lingue anglosassoni è uno dei soprannomi del diavolo...):
http://violange.blogspot.com/2009/03/nota-di-demerito-scherzo-in-forma-di.html

ciao!

Nick Parisi. ha detto...

@ Lisa Deiuri.
Adesso mi spiego molte cose in più su me stesso. ;)
A parte gli scherzi, grazie di questa informazione, mi sa che potrei usarla in una storia.

Lucrezia Simmons ha detto...

guarda tu cosa scateni con questi post...adesso m'hai messo il tarlo e piano piano faccio un po' di ricerche. Googlando DEVIL'S BRIDGE viene fuori che in Armenia c'è questo http://armeniapedia.org/index.php?title=Satanayi_Kamurj


che in UK ci sono delle cascate http://www.devilsbridgefalls.co.uk/

a cui ci si arriva anche così
http://www.rheidolrailway.co.uk/

e questa leggenda non somiglia in modo impressionante a quella di cui sopra? Leggete un po'

http://www.devilsbridgefalls.co.uk/index.php?page=103

anche in Francia ce n'è uno

http://fr.wikipedia.org/wiki/Pont_du_Diable_(C%C3%A9ret)

poffarbacco! Ce ne sarà uno in ogni nazione?

Nick Parisi. ha detto...

@ Lady Simmons.
Conoscevo il particolare in Armenia e un giorno potrei anche raccontarla; tutte le altre invece no, quindi doppiamente grato per averle scoperte.
A questo punto, credo proprio che in ogni paese ci siano leggende su Ponti del Diavolo, mi sa davvero che la Devil's Inc. si sia data molto da fare.

Argonauta Xeno ha detto...

Sai, ho appena trovato un'altra versione del ponte del diavolo. Ambientata in Provenza, senza troppi risvolti demoniaci - qui la moglie dell'architetto riesce a "fregare" il diavolo.

Nick Parisi. ha detto...

@ Salomon.
Un altra variante in Francia?
Interessante! :)
Ce ne sono talmente tante. Ti va di mandarmi il link ?

Ricordando il passato

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