QUANDO IL FANTASTICO SBARCO' SULLA RAI :IL SEGNO DEL COMANDO (1971).




Il giovane professore di Cambridge Edward Lancelot Forster ha in mano l'occasione della sua vita:
la traduzione dei diari d Byron gli ha permesso di rivelare al mondo una poesia inedita del poeta risalente al suo soggiorno romano del 1817. Proprio una lettera proveniente dalla città eterna inviatagli da Marco Tagliaferri, un pittore promettente clamorose rivelazioni, lo spinge a recarsi a Roma. ad attendere Forster nella città capitolina non ci sarà il pittore ma una sfuggente ragazza di nome Lucia da cui lo studioso sarà subito attratto. Ma due brutte sorprese attendono Forster : la prima è che il misterioso Tagliaferri è in realtà morto da almeno cento anni, e la seconda è che il pittore morto era perfettamente identico al professore.

E mentre le tenebre capitoline cominciano ad avviluppare sempre più l'uomo, la stessa Lucia si rivelerà essere un fantasma parte di una congiura ben più grande la cui posta in gioco è la vita stessa dell'uomo.
E tutto ruota attorno ad un misterioso oggetto: IL SEGNO DEL COMANDO.

Una macchina con targa inglese si ferma a Via Margutta 33, Roma. Da quella macchina, nel ruolo del Professor E. Lancelot Forster, scende Ugo Pagliai, uno degli attori dal volto più rassicurante che abbia mai lavorato per il Cinema e per la Televisione italiana.
Comincia così quel 16 maggio 1971 la prima puntata de IL SEGNO DEL COMANDO, uno degli sceneggiati più famosi trasmessi dalla RAI, di certo uno dei più seminali prodotti dalla nostra emittente di Stato.


Sono altri anni, però: due soli canali, che nemmeno trasmettono per tutta la giornata. Non è ammesso nessun tipo di concorrenza, il colore poi, a differenza del resto d'Europa è ancora di là da venire. Di quegli anni molti ricordano ancora le mortifere tribune politiche condotte dal giornalista Jader Jacobelli.
Eppure se c'è una cosa che  non manca in "quella" RAI è proprio la creatività.

-TRE ANNI PRIMA.

L'idea primigenia di una storia di fantasmi e reincarnazioni, di manoscritti e maledizioni da ambientare a Roma pare venga per la prima volta nel 1968 a due giovani sceneggiatori durante una serata a Trastevere. I due,  Dante Guardamaglia e Flaminio Bollini, quasi per gioco coinvolgono altri due amici, Lucio Mandarà e Giuseppe D'Agata.
Sempre per gioco i quattro propongono lo script alla RAI, che invece sembra voler fare sul serio e compra la sceneggiatura immediatamente.


Passeranno comunque tre anni prima che sia dato il via libera ad un effettiva realizzazione. (La RAI non si smentisce mai in fondo!) e dei quattro ideatori originali alla fine resta il solo D'Agata che riesce comunque a confezionare una sceneggiatura avvincente che più horror non si può.

IL SEGNO DEL COMANDO secondo le intenzioni dello sceneggiatore deve essere la storia di un incubo, un incubo che travolge un razionale uomo del nostro tempo, portandolo a scoprire di essere solo la terza ed ultima reincarnazione  di un antico negromante settecentesco in cerca del segreto dell'immortalità. Un segreto contenuto in un  artefatto andato poi perso; ogni cento anni l'entità reincarnata dovrà andare in cerca dell'artefatto.
Il fallimento significa una sola cosa: la morte e l'eterna ripetizione del ciclo di dannazione.

- DI FANTASMI, MALEDIZIONI E ALTRE SFIGHE.


L'idea vincente era in definitiva quella di utilizzare una narrazione da feuilleton utilizzando presenze canoniche del genere gotico quali fantasmi, zingare, maledizioni, manoscritti misteriosi, morti improvvise e sedute spiritiche.
Non era certo la prima volta in assoluto, del resto lo sceneggiato francese BELFAGOR realizzato nel 1966 aveva avuto un successo clamoroso anche nel nostro paese, però fu il modo con cui tutti questi particolari furono amalgamati a risultare innovativo per la televisione italica.


La dirigenza RAI, forse eccessivamente spaventata della deriva horror della trama, per poter giocare sul sicuro fece quello che in RAI sarebbe stato fatto decine di altre volte nel futuro, in pratica impose una sottotrama gialla, anzi quasi da film di spionaggio.  La rete quasi impose anche il personaggio di un investigatore, il Commissario Bonsanti  (interpretato comunque dal bravissimo attore Andrea Checchi ) , che pur citato spesso dagli altri personaggi appare praticamente solo verso il finale della storia, giusto per dare un impronta razionale alla trama.


La produzione in sè stessa va bene,  felicissima risulta la scelta di ambientare l'azione nella capitale, di cui viene data un impronta magica quasi esoterica, lontana per fortuna dalle ruffianerie di tante produzioni successive.  La regia viene affidata a Daniele D' Anza, uno dei registi più tecnici e dotati tra quelli a disposizione dell'emittente di stato, le riprese in studio delle cinque puntate dello sceneggiato vengono effettuate tra gli studi di produzione di Roma e Napoli,  e sopratutto vengono scelti tutti ottimi attori oltre ai già citati Pagliai  e Checchi.


- IL CAST.

Carla Gravina.

Nel ruolo di Lucia, il fantasma che "strega" in tutti i sensi il Professor Forster venne scelta Carla Gravina.
La Gravina, originaria di Gemona del Friuli era stata attrice teatrale e cinematografica nonchè tra le altre cose, anche valletta nello storico programma IL MUSICHIERE di Mario Riva. L'attrice riuscì a creare nel suo ruolo di Lucia una presenza quasi distaccata ma pur nel suo disincanto, rese il suo ruolo quasi materno e protettivo nei confronti del protagonista.
Un vero e proprio spirito guida, quasi il deus ex machina di tutta la storia.
In seguito l'attrice,da sempre militante nelle file del P.C.I per alcuni anni sarebbe perfino diventata Deputato in Parlamento.

Il Veterano Massimo Girotti venne invece selezionato per il ruolo del comprimario più importante ai fini della trama: l'addetto dell' ambasciata britannica  George Powell  inizialmente presentato
Massimo Girotti.
come spalla ironica dell'eroe ma anche come figura ambigua e -forse doppiogiochista.
Girotti,  di origine marchigiana ma ferrarese d'adozione, dopo un inizio come atleta aveva debuttato nel cinema nel 1939 prima in ruoli positivi in seguito dopo
aver lavorato con Luchino Visconti in OSSESSIONE si era specializzato in personaggi di uomini tormentati e fragili, spesso perfino negativi.
Grande talento drammatico Girotti nonostante fosse stato riscoperto prima di morire da registi come Ozpetek e Benigni non avrebbe mai avuto grossa fiducia nelle sue (indiscusse, secondo me) capacità attoriali.

Franco Volpi.
Ulteriore scelta azzeccata fu quella di Franco Volpi, nel ruolo dello squattrinato Principe Raimondo Anchisi, il nobile romano appassionato dell' occulto e dell esoterico.Talmente ossessionato da Byron  e dalla leggenda del Segno del Comando. da rendersi perfino ridicolo.
Volpi assieme a Girotti e a tanti altri è uno dei grandi dimenticati della storia della televisione italiana.
Nato a Milano era in grado di interpretare sia ruoli brillanti che drammatici, non disdegnando anche il lavoro di doppiatore. Insomma la vecchia scuola dei caratteristi italiani al suo meglio.

Paola Tedesco.

Per il character di Barbara l'assistente italiana di Powell, venne scelta la romana Paola Tedesco. Barbara, chiaramente attratta da Forster sarà uno dei pochi personaggi dello sceneggiato veramente positivo dall'inizio alla fine della trama, uno dei pochi a non avere secondi fini. L'unica poi ad accettare il suo ruolo d'ingranaggio, quasi di pedina in un gioco più grande di lei.
La Tedesco non avrebbe avuto grande fortuna come attrice: un paio di anni dopo aver girato IL SEGNO DEL COMANDO sarebbe diventata una delle tante vallette di Pippo Baudo mentre in seguito sarebbe stata assorbita dal poco rutilante mondo della Commedia all'italiana.

Ruoli di supporto vennero affidati a Rossella Falk; Silvia Monelli e Carlo Hintermann.
In più ci sarebbero da aggiungere un paio di curiosità.
Pur essendo ambientato a Roma, molti degli interni vennero girati presso il Centro di Produzione Rai di Napoli, per questo motivo all'interno dello sceneggiato si possono riconoscere in piccoli ruoli molti caratteristi del Teatro napoletano, sto parlando di caratteristi come Gino Maringola, Amedeo Girard ( qui in una delle sue ultime interpretazioni) o Franco Angrisano ( diventato molto popolare  tre anni prima all'interno di un altro sceneggiato I RAGAZZI DI PADRE TOBIA) gente abituata a lavorare nelle piece di Scarpetta o di Eduardo de Filippo. Oppure a fare da spalla ai giganti del nostro Cinema e dei nostri palcoscenici come lo stesso Eduardo o come Nino Taranto

In più la RAI  si tolse lo sfizio di auto citarsi, sapendo di giocare in casa, l'ente fece intervenire alcuni dei suoi personaggi che interpretarono sé stessi: nella prima puntata compare infatti nel ruolo del telecronista che effettua il servizio dal British Council, il giornalista Luciano Luisi, un professionista che in quel periodo realmente collaborava con l'emittente di Stato, in altre scene compare invece  Ferruccio Scaglia, all'epoca realmente direttore dell'Orchestra della RAI.

- QUANDO IL GIOCO SI FA DURO...


L'alone di mistero della storia finì per condizionare tutta la troupe,al punto che secondo alcuni, durante le riprese la produzione insistette per eliminare alcune scene ritenute troppo forti. Nonostante tutto l'impegno profuso, molti temi quali lo spiritismo e l'accettazione dell' occulto, vennero ritenuti inadatti per il pubblico di inizio anni Settanta. Furono però molti membri della troupe stessa compresi diversi tra gli attori coinvolti a riuscire a convincere Daniele D'Anza a girare un finale che, quantomeno, invece di dare una spiegazione razionale all'intera vicenda potesse preservare l'impostazione e l'atmosfera fantastica ed onirica della miniserie.
L'operazione per fortuna degli appassionati riuscì.

In una fase iniziale la RAI non considerò IL SEGNO DEL COMANDO come uno dei suoi maggiori successi, per un motivo molto semplice: in quel periodo venivano presi in considerazione dalla Dirigenza Televisiva come programmi "simbolo" solo quelle trasmissioni che superavano i diciotto milioni di telespettatori.
IL SEGNO DEL COMANDO ne raggiunse "solo" quindici milioni.
In seguito però l'emittente ebbe modo di rivedere la sua posizione ed avallò la produzione di numerosi sceneggiati e miniserie di argomento fantastico, trasmissioni come RITRATTO DI DONNA VELATA ; L'AMARO CASO DELLA BARONESSA DI CARINI o IL FAUNO DI MARMO tutti più o meno che ricalcavano l'impostazione di base maledizione-reincarnazione- vendetta del capostipite, tutti o quasi interpretati da Ugo Pagliai, che per anni capitalizzò così il successo de IL SEGNO DEL COMANDO.


Una porta era stata aperta, alcuni tabù televisivi erano stati infranti. Le cinque puntate della miniserie furono solo l'inizio di un periodo fortunato per la produzione televisiva di stampo fantastico.
Un periodo fatto di fantasmi, di leggende, di tesori maledetti, di incubi notturni.
E gli spettatori furono ben felici di farsi trasportare da quegli incubi catodici.

- NOTE:
Questo post mi ha perseguitato per mesi, cioè avevo tanta voglia di scriverlo, ancora di più di parlarne, ma non mi sentivo pronto.
Avete presente quando vi piace talmente qualcosa, al punto da sentirvi inadeguati nel parlarne?
Elvezio Sciallis , che per me siede ad un livello leggermente più basso della perfezione in quanto a capacità critica, mi disse che a lui succedeva ogni qualvolta tentava di scrivere sui  romanzi gialli del ciclo marsigliese di Jean-Claude Izzo.
Ecco a me è capitata la stessa cosa con IL SEGNO DEL COMANDO. Il post era lì fermo: m'irrideva, mi spernacchiava quasi.
Mi ci avvicinavo e poi lo lasciavo fermo. Perfino adesso che l'ho terminato ho paura di aver scritto solo boiate.
Però l'articolo andava finito. Giudicate voi il risultato, anche se avrei ancora tante cose da dire: ci sarebbe da parlare di "Cento Campane" la sigla finale, ci sarebbe da citare che durante l'ultima puntata c'erano in contemporanea delle elezioni importanti a Genova e gli scrutatori si portarono le televisioni da casa direttamente all'interno dei seggi perchè nel 1971 non era come oggi, non c'erano repliche, internet o possibilità di registrare le cose, una volta che avevi perso una puntata l'avevi persa quasi per sempre.
ma credo che sia il momento, per davvero di accomiatarmi, in un modo o nell'altro, nel bene o nel male...questa volta siamo davvero arrivati alla...

FINE !

 EDIT del 07/03/2015
Vi segnalo questa bella recensione del mio amico bradipo dedicata allo stesso sceneggiato.

27 commenti:

Iguana Jo ha detto...

Bel lavoro Nick.
Io non l'ho mai visto, perà m'hai messo un po' di curiosità.

Obsidian M ha detto...

Finalmente !!!!! Grazie di aver parlato di uno dei più grandi sceneggiati RAI anni 70. Hai ragione quando dici che a scrivere un post su un argomento del genere si abbia paura di sentirsi inadeguati. E’ un po’ come voler scrivere un post sulla Divina Commedia. Cosa si può aggiungere? E come si può recensire un’opra universalmente nota come capolavoro? Capisco le tue titubanze, ma mi sembra che te le sei cavata proprio bene (come avrebbe potuto, d’altra parte, essere altrimenti?). Le trasmissioni Rai in quegli anni erano davvero qualitivamente eccezionali, ma c’è da dire che in Italia avevamo a disposizione ATTORI VERI, del calibro di Ugo Pagliai e Carla Gravina, protagonisti del “segno”. Ma ricordo anche con rimpianto Paolo Stoppa, Giampiero Albertini, Paola Pitagora, Luigi Vannucchi, Tino Carraro. CHE MITI!!!! Non avremo mai più gente come loro. Oggi ci spacciano come attori la Canalis, la Arcuri, la Ferilli e tutto l’immenso immondezzaio degli ex-gieffini. Che skifo!

C’è una chicca imperdibile su Youtube, nel caso non la conoscessi: un piccolo extra di 15 minuti sulle locations del segno del comando . Trovi qui la prima parte e qui la seconda parte.

Nick Parisi. ha detto...

@ Iguana.
Come direbbe il Mana: lieto di essere stato utile.
@ Obsidian Mirror.
Per come la vedo io la Rai è caduta in una spirale negativa nel momento in cui si è passati dalla gestione dei funzionari interni a quella dei dirigenti nominati dalla politica.
O nel momento in cui certi imprenditori si sono dati alla politica.
A costo di passare per retrogrado devo dire di avere una grande ammirazione per quegli attori come Albertini, Carraro,Buazzelli e Vannucchi che lavoravano in quel periodo.
Quelli usciti dal G.F dovrebbero solo andare a studiare!
Grazie per il link.
Se t' interessa, a suo tempo parlai anche di A COME ANDROMEDA.

Aislinn ha detto...

Mi hai fatto venire in mente il gruppo che si chiama così, "Il Segno del Comando." Ricordo un loro disco bellissimo, se non sbaglio self-titled...

Nick Parisi. ha detto...

@Aislinn.
Sai che ho scoperto il gruppo solo mentre preparavo questo post?
(Vergogna su di me!) Penso che si siano chiamati così proprio in omaggio allo sceneggiato.

Unknown ha detto...

Davvero bello questo post, certo che la Rai prima di decidersi a fare tv spazzatura era davvero quello che ci si aspetterebbe da una Tv di Stato, faceva davvero tv...bravo davvero!

Ps. post@!

Fra Moretta ha detto...

Ottimo articolo Nick:-)

Lucrezia Simmons ha detto...

Non hai scritto affatto boiate! Ma sai che me lo riccordo vagamente? Hai riportato alla memoria titoli di sceneggiati che non ricordavo più...
Vedi che la RAi era capace di fare cose serie una volta?

L'articolo è bellO!

Argonauta Xeno ha detto...

Però!
Io neanche sospettavo che la RAI producesse sceneggiati di questo tipo, all'epoca. Chiederò ai miei, anche se penso che all'epoca non l'abbiano seguito.
Ah, povero me che vivo in un'era di declino artistico (in RAI, almeno)!

Nick Parisi. ha detto...

@ Lady Ghost.
Guarda io ho avuto modo di vedere la Rai anni settanta quando ero bambino e ti posso assicurare che tra "quella" RAI e la RAI odierna c'è un vero e proprio abisso. C'erano negli anni Settanta anche molti programmi estremamente noiosi, però c'era anche più qualità e un maggiore rispetto del pubblico.
@ Fra.
Grazie fratello!

Nick Parisi. ha detto...

@Lady Simmons.
Sono felice per i tuoi complimenti, adesso che mi ci fai pensare è che un altra differenza tra il vecchio modo di fare televisione e quello attuale, e che con l'unica eccezione de I RACCONTI DI PADRE BROWN, una volta non avrebbero nemmeno pensato di fare fiction su preti, suore o su tutto il calendario dei santi, cose che obiettivamente hanno un poco scocciato.

Nick Parisi. ha detto...

@ Salomon Xeno.
Non sei il solo, molti si sorprendono nello scoprire un modo diverso di produrre fiction...e anche un modo diverso di recitarvi. ;)

Roberto ha detto...

Un articolo stupendo!

Temistocle Gravina ha detto...

finalmente hai esaudito il mio desiderio! e alla grande! la televisione di una volta, pur dovendo necessariamente strizzare l'occhio all'auditel (e sottostare molto più di oggi alla censura!) riusciva ancora a infilare dei contenuti ai propri programmi, anche perché la maggior parte degli sceneggiati erano tratti da opere classiche della letteratura. Pur senza generalizzare mi sembra che oggi si badi esclusivamente alla spettacolarizzazione e al gusto del torbido (in ogni fiction c'è sempre qualcuno che va a letto con qualcun altro, e tutto ben in mostra!). Quanto al cast quoto in pieno quello che dice TheObsidianMirror: che schifo. Ora non ti resta che parlare (o l'hai già fatto?) della baronessa di Carini e della villa di Palagonia!

Nick Parisi. ha detto...

@ Roberto Paglia.
Grazie! :)
@ TIM.
In linea di massima quello che scrivi è purtroppo è vero, aggiungerei che nella Televisione di una volta negli sceneggiati c'era più varietà, di sicuro non ci sarebbero state solo fiction su papi, santi, preti, suore, poliziotti, investigatori o con un mix di tutti questi elementi.
In più le trame erano meno buoniste, meno "vaticanizzate" il lieto fine non era per niente assicurato tanto per dirne una.
Ne approfitto anche per rispondere alla tua ultima domanda ti garantisco che piano piano parlerò di tutti i vecchi sceneggiati, magari alternandole magari a serie Tv più recenti, LA BARONESSA DI CARINI sarà proprio una delle prime di cui uscirà l'articolo, assieme al francese I COMPAGNI DI BAAL.

daniela ha detto...

Io l'ho vista e mi è piaciuta....bellissimo post
Angie

Nick Parisi. ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Nick Parisi. ha detto...

@ Angie.
Grazie anche a te! :)

Nick Parisi. ha detto...

@ Lisa.
E' un piacere risentirti. :)
Alla prossima e spero che tu riapra presto "IL RIFUGIO DEI CALZINI SPAIATI".

occhio sulle espressioni ha detto...

Eh beh, sicuramente il più famoso sceneggiato RAI, e concordo che gli altrettanto famosi e da te nominati seguono la scia stilistica.
Trama parallela da prima serata del tempo, era in voga il giallo certo, fortunatamente qui si è incastrata benissimo, vere e proprie scatole cinesi.
Anche a me capita di non riuscire a parlare delle cose forse preferite in assoluto, penso che non riuscirei a scrivere un articolo sul Caligari o una Corazzata.
Per rara volta, plauso all'uscita dei cofanetti, almeno questi titoloni sono ben considerati!

Nick Parisi. ha detto...

@ Occhio.
Quindi "La Corazzata" e "Caligari" sarebbero i tuoi kult belli e impossibili per una rece?
Me lo aspettavo! ;)
Hai ragione che almeno in questo caso la sottotrama gialla si è incastrata alla perfezione nel plot dello sceneggiato, o fiction che dir si voglia, in molti altri casi purtroppo non è stato così.
Un caro saluto.

Patricia Moll ha detto...

Nick, aqrrivo con mooooolto ritardo ma arrivo ancch'io!!!!
Bellissimo post e nuovi bellissimi ricordi,
Io ero piccola ma ero incollata alla tivù. Dovevo sapere, dovevo scoprire.
Eh, sì! Una volta la rai sapeva fare dei bellissimi programmi e non disdegnava soprattutto i grandi nomi del nostro mondo cinematografico.
Oltre a quelliche hai citato tu. Nando Gazzolo, Arnoldo Foà, Rascel in Pdre Brown... Aldo REggiani in La pietra di Luna oppure La freccia nera... si lo so che forse sono di anni successivi però belli lo stesso!

Che peccato che tutto questo ben di Dio sia stato sprecatto! Che sia finito nel dimenticatoio... Io li rivedrei volentieri...

ps E Andrea Giordana nel conte di Montecristo??????

Nick Parisi. ha detto...

@ Patricia Moll
Per me è stato lo stesso, da piccolo
rimanevo sveglio fino alla fine di "Carosello", ero appassionato di programmi come "La Tv dei Ragazzi" e vogliamo parlare poi della prima mtrasmissione di "Goldrake"?

Degli attori che hai citato tu: Nando Gazzolo, Arnoldo Foà; Renato Raschel (uno dei pochi che al cinema sia riuscito a rubare la scena al grande Totò) sono stati a lungo molti dei miei eroi quando ero bambino.
A questi aggiungerei anche nomi come Ubaldo Lay, Paolo ferrari; Renzo Palmer; Gianpiero Albertini; Enzo Cerusico e moltissimo altri.
C'era solo l'imbarazzo della scelta all'epoca. Molti di qesti attori provenivano dal mondo del teatro, per non parlare dei registi....dei veri e propri giganti.
Non so, che ne dici?
Ti farebbe piacere se in futuro scrivessi un articolo su " I Racconti di Padre Brown"?
Potrebbe essere quello il nuovo intervento di Nocturnia sui vecchi sceneggiati RAI?

Recenso ha detto...

Finalmente un altro appassionato dei vecchi sceneggiati Rai!
Ne ho recensiti alcuni, incluso questo, anch'io ogni tanto sui miei blog.
"Il segno del comando" ti ha perseguitato per farsi recensire; me mi perseguita da quando, bambina, lo vidi in TV, l'anno in cui uscì. Mai perso una replica.
Una sceneggiatura talmente bella da farmi desiderare che fosse una storia vera. E poi, diciamolo: impossibile dimenticare Lucia che fugge leggiadra tra i vicoli di Roma inseguita da un allucinato Ugo Pagliai.

Valeria Barbera

Nick Parisi. ha detto...

@ Recenso
Ciao Valeria, benvenuta su Nocturnia!
Mi fa molto piacere che tu abbia apprezzato anche perché sono particolarmente legato ad "Il Segno del Comando", io lo vidi la prima volta assieme ai miei genitori e a mia sorella nel 1971 quando è uscito e nemmeno io ne ho mai parso una replica. Questo sceneggiato, assieme a poche altre cose, come Spazio 1999 e Ritratto di Donna Velata è stato responsabile della mia iniziazione verso il fantastico sia letterario che cinematografico.
Era un altro tempo ed era un altro modo di fare televisione. Un modo che mi manca tantissimo, soprattutto se confrontato con certe fiction insipide che la Rai, ma non solo (la qualità media delle fiction Mediaset, è spesso imbarazzante, a dir poco...) manda in onda attualmente. Fiction il più delle volte girate e recitate in maniera dilettantesca.
Insomma vorrei che tornasse quel modo di produrre ed anche quel tipo di trame, invece dei soliti preti, carabinieri, santi ed orfanelli....
Ciao e grazie per il tuo commento.

Recenso ha detto...

Eh sì, anch'io sono stata iniziata dagli stessi programmi TV. Che nostalgia. Alla prossima :)

Valeria Barbera

Innassia ha detto...

Trovato e letto. Sai che anch'io non riuscivo a scrivere, avevo una paura matta, e poi c'è mia madre che lo conosce a memoria, una fan dello sceneggiato, e le critiche le avevo a casa... Però, oltre ad avere una trama complessa, è anche anche coperto da interessanti aneddoti, alcuni li conoscevo, ma la storia del seggio è da diffondere (mai sentito) un particolare troppo simpatico. Ciao Nick.

Ricordando il passato

Ricordando il passato
 
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