"Con un’operazione sicuramente coraggiosa, sulle tracce di HPL torna ora a Innsmouth Claudio Vergnani – o meglio i suoi personaggi Claudio e Vergy, lo strano tandem che in pochi anni gli ha guadagnato un ricco seguito di lettori. Claudio introspettivo, reduce da un tentato suicidio e in faticosa ripresa, voce narrante; Vergy vitalistico e irascibile, intemperante per scelta (cibo, alcool, sesso, turpiloquio) e tuttavia dotato di ruvida saggezza, sempre capace a cavarsi d’impiccio grazie a doti da eroe folklorico, ma anche all’ironia e a un carico dolente di esperienza: due personaggi pronti all’azione, all’uso delle armi, al non tirarsi indietro anche sul piano sessuale, insomma piuttosto distanti dai classici protagonisti di Lovecraft. E infatti – diciamolo chiaro –tributando al Solitario un appassionato omaggio, il romanzo Lovecraft's Innsmouth mantiene però una sostanziale, voluta autonomia."
"Di estremo interesse dunque il ritorno dei due personaggi in questa nuova avventura (almeno virtualmente) teratologica. Li ritroviamo infatti come perplesse guardie del corpo di un professore – tal Franco Brandellini – in visita presso una specie di Disneyland lovecraftiana sulle coste del Massachusetts: una Innsmouth farlocca dove i turisti assistono a finti rituali e vagano sghembe comparse camuffate da uomini pesce. Possibile che sotto il velo della mascherata ci sia qualcosa di vero?"
Estratti della prefazione a Lovecraft's Innsmouth scritta da Franco Pezzini.
Ho già intervistato in passato il bravo
Claudio Vergnani per
Nocturnia (
QUI), oggi però tentiamo di fare un esperimento nuovo e diverso. Non solo per la prima volta nella storia di questo blog intervisto per la seconda volta un artista (e sono contento di cominciare proprio con
Claudio) ma l'intervista apparirà in contemporanea su
Nocturnia e su
TrueFantasy, il blog di
Alessandro Iascy. Inoltre -sempre per la prima volta- l'intervista sarà monotematica. Nello specifico sarà l'occasione per parlare del romanzo
Lovecraft's Innsmouth uscito recentemente per le
Edizioni Dunwich. Un romanzo in cui
Vergnani fa incontrare i suoi personaggi più conosciuti,
Claudio e
Vergy, i due cacciatori di Vampiri decisamente sopra le righe nati con il romanzo rivelazione
Il 18 Vampiro con i personaggi di
Lovecraft.
Con questo modo
Nocturnia e
TrueFantasy ritengono di poter far conoscere meglio il romanzo di
Vergnani, a tutti i lettori.
Se l'iniziativa avrà successo, niente vieta di poter ripetere e proporre delle Seconde Interviste più tematiche con autori e disegnatori.
Nel frattempo, buona lettura!
Attendo i vostri commenti!
INTERVISTA CON CLAUDIO VERGNANI.
Nick: Ciao Claudio, bentornato su queste pagine virtuali! L'intervista odierna si baserà principalmente sulla tua ultima uscita "Lovecraft 's Innsmouth", in cui fai incontrare i tuoi personaggi più famosi e cioè i cacciatori di Vampiri Claudio e Vergy con l'Universo Letterario di Lovecraft. Quanto è stato difficile unire i due mondi?
Claudio Vergnani: Grazie a te per avermi invitato :)
Non è stato difficile. I miei due personaggi principali sono abituati da sempre a lottare in primo luogo con la vita e subito dopo con le loro coscienze, e di conseguenza con le difficili scelte che ne derivano. Sono affiatati e abituati a muoversi in coppia. Gli avversari che di volta in volta si trovano ad affrontare (spesso di malavoglia) e che non sempre riescono a vedere come nemici veri e propri, ma più propriamente come compagni di sventura che si trovano a militare su fronti contrapposti) fanno parte, per loro, di quel mondo ostile che portano dentro di sé. Sono quindi visti come mali necessari, o comunque inevitabili, e in ogni caso da non demonizzare. Da eliminare, semmai, in alcuni casi, ma senza condanne ideologiche, che piuttosto vengono riservate ad altro. In questa chiave di lettura si capirà che tra un vampiro e un abominio della cosmogonia lovecraftiana non correranno tante differenze, se non puramente tecniche. Relative, cioè, al come sbarazzarsi di loro. Se è il caso di farlo.
Nick: Soffermiamoci per un istante sui tuoi personaggi. ci eravamo accomiatati da loro al termine della Trilogia Vampirica mentre vivevano una brutta fase della loro vita. Claudio in particolare nelle ultime pagine de "L'Ora più Buia" sembrava pronto a compiere una scelta irrevocabile mentre tu avevi fatto intendere che difficilmente avresti ripreso i personaggi. Cosa ti ha fatto cambiare idea?
Claudio Vergnani: La società che va a rotoli. Il mondo in preda a una deriva tanto più paurosa perché chiaramente incontrollata. Ai tempi cui fai riferimento ero ingenuamente convinto che le cose sarebbero andate diversamente, che il cambiamento della società, pur con inevitabili passi falsi e incoerenze, sarebbe avvenuto in meglio. Invece ci avviciniamo a grandi passi a un medioevo tecnologico che viene da più parti con forza negato, mentre di contro vengono messi all'indice coloro che lo riconoscono come tale. Questo scenario, che è reale e non un parto di fantasia, è in fondo il loro terreno naturale. Lo conoscono e sanno come affrontarlo, senza quelle ipocrisie che bloccherebbero le persone comuni. Quindi, sono in pratica tornati da soli.
Nick: Hai sempre dichiarato (lo hai fatto anche con me nella nostra precedente intervista) che la figura di Vergy si basa su quella realmente esistita, cioè quella di un tuo ex commilitone. eppure sappiamo bene che sia Claudio che Vergy sono diventati espressioni della tua personalità, del tuo carattere e delle tue passioni. Quanto di tuo c'è in Claudio e quanto c'è in Vergy?
Claudio Vergnani: Confermo quanto dissi; poi, inevitabilmente, la contaminazione con i personaggi, almeno per me che sono un autore per il quale l'attenzione al dettaglio e alla verosimiglianza fa parte dello stile narrativo, è quasi inevitabile. I miei due personaggi principali tendono a completarsi a vicenda, un po' come dice
Platone nel
Simposio, e dunque può essere che veda nel loro agire insieme un possibile sviluppo della mia personalità. Che poi ciò sia auspicabile... be', non mi sento di sostenerlo :)
Nick: In che momento del tuo percorso di lettore, hai cominciato a subire la fascinazione dell'opera e delle atmosfere lovecraftiane? E cosa ti affascina maggiormente della sua opera?
Claudio Vergnani: Come ho avuto modo di spiegare nel mio breve articolo (del quale accludo il link)
Note e curiosità su Lovecraft's Innsmouth, pur riconoscendone le indubbie doti, non sono mai stato un lettore troppo convinto delle opere di
Lovecraft. Lo stile non mi incantava e le soluzioni mi sono spesso apparse "
di comodo", con orrori quasi sempre troppo "
innominabili" per essere descritti o approfonditi. Il che non sarebbe poi questo gran male se l'indefinito fosse tratteggiato ad arte, cosa che per la maggior parte della sua opera non mi pare accada. Ma gli riconosco una forza visionaria probabilmente senza eguali nella storia della letteratura di genere e la costruzione di un universo immaginativo unico nella storia della letteratura (non “di genere”, in questo caso, ma proprio della letteratura tutta).
http://www.dunwichedizioni.it/wordpress/lovecrafts-innsmouth-note-e-curiosita/
Nick: Torniamo a "Lovecraft's Innsmouth" Tutto nasce con il racconto omonimo. uscito prima del romanzo. Quali sono le maggiori differenze tra racconto e romanzo? E cosa hai invece trasportato dal primo al secondo?
Claudio Vergnani: Il racconto è in pratica l'inizio di quello che sarà poi il romanzo. Nel romanzo tale parte è stata ampliata e rivista. Nel racconto si conoscono i personaggi, si descrive l'antefatto, il viaggio, l'arrivo a destinazione e appaiono... le prime difficoltà. Il romanzo, nelle successive
300 pagine, prende in esame lo sviluppo, il "
senso" della narrazione e la conclusione, che ho cercato di non rendere scontata, come troppe volte accade. Anche sapendo che tale scelta può “
spiazzare” un lettore, abituato il più delle volte, nella letteratura di genere, a finali o temi ridondanti.
|
Illustrazione di Luca Pezzini |
Nick: dove nasce l'idea del Parco a Tema?
Claudio Vergnani: Il parco a tema
horror (sia come soggetto/oggetto di trame che come realtà) mi ha sempre affascinato ma anche molto deluso, perché non ne ho mai trovato uno - letterario, cinematografico o esistente - che anche solo si avvicinasse alle mie aspettative e dunque fosse in grado di interessarmi. Solitamente – nella realtà come nella finzione - si tratta di luoghi pacchiani, atti a procurare al cliente frettoloso e distratto e alla propria riluttante famiglia spaventi da due soldi e qualche inevitabile, sarcastico commento sulla natura grossolana dei trucchi messi in campo. E così mi è venuto da pensare che, al contrario, un parco a tema raffinato, calibrato e gestito con cura da appassionati capaci, poteva essere un argomento avvincente per un romanzo (o almeno per l'inizio di un romanzo). Naturalmente,
Lovecraft’s Innsmouth non esiste (o almeno non esiste ancora). Esistono invece altri parchi a tema
horror, più o meno curati, più o meno convincenti. Di solito, tuttavia, si tratta di realtà che chiedono al fruitore infinita indulgenza nel giudizio di ciò che vedranno e e che, anche nei casi più articolati, si rivolgono a un pubblico di bocca estremamente buona. Non si tratta di strutture “
polivalenti” come quelle descritte nel romanzo, e quasi tutte promettono molto e mantengono poco (come dice un personaggio del romanzo:
«…un’idea come Lovecraft’s Innsmouth o è perfetta in ogni suo meccanismo oppure è solo ridicola.») Anche perché un luogo del genere non deve “spaventare” (in fondo è pacifico sin dall'inizio che si tratta esclusivamente di trucchi) ma incuriosire e affascinare. Per quel che ne so, ad oggi non esiste nulla del genere. Tuttavia chi volesse approfondire l’argomento può andarsi a vedere il seguente link (e poi, eventualmente, spulciarsi i vari filmati su
YouTube per farsi un’opinione):
http://www.bonsai.tv/articolo/divertimento-da-paura-i-parchi-a-tema-piu-spaventosi-di-tutto-il-mondo/78671/
Nick: Leggendo molte tue dichiarazioni, sembra di capire che "Lovecraft's Innsmouth" nasce anche da una sorta di frustrazione, quella tua di lettore nei confronti di altre opere precedenti, che pur utilizzando gli armamentari lovecraftiani e le sue creature spesso non sono riusciti a comprenderne la vera filosofia di fondo. E' una ricostruzione sbagliata la mia?
Claudio Vergnani: La tua ricostruzione è giusta, e infatti , come spesso capita, tutto è iniziato appunto da un libro. Si trattava di un’antologia firmata da molti autori, alcuni celebri (
King), altri meno. Racconti uniti dal filo conduttore del mondo, delle creature e delle suggestioni create da
H. P. Lovecraft. Come ho spiegato, pur riconoscendone le indubbie doti, non sono mai stato un lettore troppo convinto delle opere di
Lovecraft, ma quell’antologia mi attirava, perché supponevo offrisse una visione recente di un universo immaginativo unico nella storia della letteratura .Era il libro che avrebbe potuto dirmi come
Lovecraft era “
sopravvissuto” nel tempo, se era “
invecchiato” o meno e come era stato “
traghettato” tra i
lettori 2.0.
Non senza delusione scoprii ben presto, tuttavia, che tale libro non esisteva. Almeno non quello che avevo creduto io. Gli autori (non so se per scelta personale o editoriale) si limitavano a imitare lo stile di
Lovecraft con il torto però… di non essere lui.
Poiché volevo anche il parere di un appassionato, ho fatto leggere l’antologia a un amico (un vero talebano degli
Old Ones) e anche lui – pur tributando il doveroso e mistico rispetto al suo idolo – ha ammesso che
“i racconti non dicono molto”.
E se non dicono molto che racconti sono?
Quantomeno non dicono nulla che
Lovecraft non avesse già detto, ma con ben altro piglio e freschezza.
Iniziò la discussione che si può riassumere in poche parole: è possibile oggi scrivere
“su” Lovecraft dicendo qualcosa di nuovo senza tradirne lo spirito?
Si poteva perlomeno tentare. Ecco quindi
Lovecraft’s Innsmouth.
Naturalmente, io ho descritto una mia personale preferenza del modo moderno di affrontare i temi del
Solitario di Providence. Ovvio che si possano vedere le cose in modo differente.
Nick: Secondo te, da scrittore, come mai è così difficile affrontare i Miti ? Come mai spesso chi li ha affrontati ha fallito miseramente limitandosi ad "imitare Lovecraft senza essere lui"?
Claudio Vergnani: Come dicevo, sono io che ho trovato fallimentare un certo tipo di approccio. A tanti altri lettori forse sarà invece parsa un'idea vincente. Diciamo che io tendo più dalla parte dell'innovazione che da quella (che oggi nel nostro paese pare dettare legge) della ripetizione. Di qui una possibile discordanza di giudizio.
|
Illustrazioni di Luca Pezzini |
Nick: Anche in questo lavoro impieghi il tuo classico stile fatto di humour quasi cinico, horror estremo e azione incalzante. Come è stato accolto dai lettori più "tradizionalisti" o comunque più legati alla visione classica dei Miti?
Claudio Vergnani: Il romanzo è stato accolto molto bene, anche perché sono stati colti il rispetto e l'amore per l'opera di Lovecraft di cui è permeato. Ma c'è stato anche qualcuno (pochi, in verità) che mi ha criticato, sostenendo che avevo mancato di rispetto a un grande autore. Qualcuno mi ha anche accusato di razzismo, e non ho capito il perché, facendo confusione, immagino, tra autore e personaggi. Cosa posso dire? Le grandi passioni smuovono grandi sentimenti, e il fondamentalismo non è solo religioso. Ne esiste un altro – tipico di questi nostri tempi difficili - meno evidente ma forse più pericoloso. Quello che induce tanti a credere di essere gli unici depositari dell'unica Verità.
Nick: Progetti futuri: a cosa stai lavorando adesso e cosa ci dobbiamo aspettare da Claudio Vergnani nel prossimo futuro? E sopratutto dedicherai altri interventi a Claudio e Vergy? Magari seguiti di Lovecraft's Innsmouth?
Claudio Vergnani: Uscirà a breve per
Nero Press un
noir con gli stessi personaggi. Gli avvenimenti di tale avventura si collocano tra la fine de
L'ora più buia e
Lovecraft's Innsmouth. Anche in questo caso si tratta di un esperimento, di un tentativo di innovare
noir e
pulp, con rispetto per i classici, ma uscendo dai binari predefiniti che sembrano connotare un certo genere di letteratura. Qualcuno lo apprezzerà, altri meno. In ogni caso rimango convinto che valga la pena di scrivere un romanzo solo se questo si ritaglierà un posto, piccolo o grande non importa, nell'immaginario dei lettori. Se così sarà, allora si tratterà di un libro che continuerà a vivere anche una volta terminato di leggere. In caso contrario avremo solo moltiplicato stilemi e concetti già detti e già visti. Che di questi tempi possono aiutare a vendere in un paese in chiaro regresso come il nostro, ma che appaiono già vecchi appena usciti dalla stamperia. Anche per questo cercherò più spazio all'estero. Inutile cercare di proporre storie nuove a chi preferisce leggerne di vecchie.
Nick: Ci sei già passato e quindi sai che ti tocca: nel salutare i lettori, ci puoi dire se esiste una domanda alla quale avresti risposto volentieri e che io invece non ti ho rivolto?
Claudio Vergnani: Più che di una domanda e relativa risposta ho un desiderio da esprimere. Essere ricordato, un giorno, come un autore, sia pure di modesta caratura, che amò a tal punto la scrittura e la costruzione di storie e personaggi da infischiarsene delle mode e da aver dato un apporto personale e genuino a un panorama troppo spesso orientato alla ripetizione di ripetizioni di ripetizioni.