Dalla Sinossi Ufficiale: " Magniverne è un paesino sperduto fra le montagne di un Piemonte cupo dove i bambini giocano nei prati accanto a incubi che attendono nelle profondità dei fiumi e si nascondono nel ventre buio delle foreste. Magniverne è un luogo di predestinati, di memorie, di sdoppiamenti. Magniverne e i suoi confini che sono luoghi del passaggio verso l'età adulta, il suo cuore di fiaba fantasiosa e terribile, i suoi esorcismi e le sue avventure. Magniverne è il versante gelido, in ombra della provincia italiana: le case stregate non si contano e i luoghi innominabili sono invasi dai rovi, e ogni pietra nasconde una storia dimenticata."
In passato ho parlato spesso di Maurizio Cometto sul blog (QUI e QUI), il motivo è presto detto, lo scrittore piemontese appartiene a quel ristretto novero di autori, all'interno del genere perturbante dell'attuale panorama italiano, dotati di una loro personale poetica e di un proprio riconoscibilissimo stile narrativo. Si tratta spesso di una linea poetica affabulatoria che preferisce sottintendere i particolari, creare empatia verso i personaggi che delinea, magari anche verso quelli meno positivi, tesa a descrivere l'incontro verso un mondo "altro" ma comunque parallelo e vicino al nostro. Si, Cometto scrive storie fantastiche, ma che sono a loro modo anche la versione moderna delle fiabe che raccontavano le nostre nonne Ricordatevi questo particolare, ci torneremo al momento giusto.
Ed in un certo senso le storie scritte dall'autore cuneese sono tutte fiabe moderne.
Magari fiabe dark ma pur sempre di storie con una delicata struttura fiabesca si tratta.
La stessa linea si ritrova anche in Magniverne, l'ultima fatica di Maurizio Cometto.
Magniverne, uscito sul finire dell'anno scorso per i tipi dell'Associazione Culturale Il Foglio, include sei racconti (due già apparsi in altre pubblicazioni, altri quattro totalmente inediti) che condividono anche la stessa ambientazione fittizia.
Magniverne è infatti un immaginario paese della provincia piemontese creato dallo scrittore come ambientazione privilegiata di molte sue storie. Si tratta di una cittadina persa nel tempo, che mantiene i suoi legami con un ormai morente mondo contadino (altra costante delle opere comettiane,questa). lo scrittore sceglie di fornire poche e centellinate informazioni riguardo alla sua creazione, la più importante è che l'aggregato urbano di Magniverne viene lambito da un altrettanto inesistente corso d'acqua, il Labironte che spesso e volentieri avrà un ruolo attivo nelle vicende narrate.
Un luogo che conserva segreti, nasconde ricordi e sensi di colpa per un passato non sempre piacevole, mantiene orgogliosamente l'anima della provincia.
Anzi delle provincie italiane.
Nelle trame comettiane la provincia, il piccolo paese rappresentano in fondo il simbolo della continuità e dei legami tra passato e futuro.
Il simbolo probabilmente universale.
Proviamo a sostituire il nome di Magniverne con quello dei tanti paesini realmente esistenti sul territorio dello stivale che abbiamo conosciuto nella nostra vita o dove magari noi o qualcuno della nostra famiglia ha risieduto e comunque avremo la sensazione di riconoscerlo.
Riconoscere il luogo ma anche i suoi abitanti.
Ed è questa sensazione di appartenenza che rende comunque preziose le sei storie raccolte in Magniverne.
In passato ho avuto modo di definire buzzattiana la narrativa di Cometto ed anche in questo caso si può confermare le precedenti impressioni.
C'è una paura sempre descritta, anzi rappresentata in maniera in maniera da diventare il simbolo stesso dell' orrore nelle storie scritte da Maurizio Cometto.
Ed è la paura di crescere.
Paura intesa anche nel senso di trasformarsi, di cambiare in maniera talmente definitiva e permanente da non riconoscersi più. Di diventare un alieno o un mostro davanti ai nostri stessi occhi.
Non solo paura di perdere l'innocenza infantile, di non poter più gioire delle semplici cose davanti alle quali gioivamo fino al giorno prima.
Ma anche la paura che quel cambiamento ci faccia perdere le radici col mondo e con la natura che ci ha formato.
Ed è una natura misteriosa quella presente in Magniverne, una natura fatta di creature incantate ma non incantevoli, a volte provenienti dal folklore a volte provenienti da distorsioni della natura, a volte ancora frutto delle menti dei vari personaggi
Un fil rouge discreto ma continuo racconto dopo racconto.
Così come discreta, narrata con voce apparentemente sommessa ma ferma risulta essere la narrazione, scelta questa che lascia molto spazio all'immedesimazione del lettore che comprende, sia a livello conscio che a livello inconscio, l'universalità di questa narrazione.
Perché se c'è una cosa che accomuna davvero tutte ma proprio tutte le persone è che quel momento, quel rito di passaggio lo hanno attraversato davvero tutti, a volte con desiderosa aspettativa, a volte con nascosto timore.
Più spesso con una combinazione di entrambe le sensazioni.
Può trattarsi della nonna che rievoca vicende del passato col nipote di Magniverne Sommersa, (ricordate il particolare con cui ho iniziato il post?). Può trattarsi del manager ultra competitivo protagonista di Un Ragazzo Solitario. Oppure può trattarsi di primi amori e di persone e cose che non sono quello che sembrano del racconto Il Costruttore di Biciclette ma questo è il senso nascosto e rivestito di toni fantastici ed orrorifici di tutte e sei le storie contenute nell'antologia per un volume impreziosito anche da una evocativa copertina realizzata dal bravo Giulio Rincione.
Una lettura decisamente consigliata.
Titolo: MAGNIVERNE
Autore: MAURIZIO COMETTO.
Editore: IL FOGLIO
Anno Pub: 2018
Pagine: 310 p., Brossura
Prezzo: 16,00 EURO
EAN: 9788876067532
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2 ore fa
14 commenti:
Bentornato Nick!
Interessante recensione, mi incuriosiscono le fiabe moderne in stile dark e la copertina del libro è molto bella! :)
Buona giornata!👋
@ Vanessa Varini
Ciao Vanessa! :)
La cover in effetti è splendida ed è un bel biglietto da visita per le storie altrettanto belle contenute nel volume.
Grazie per il bentornato!
Come sempre prendo nota delle tue segnalazioni :-)
@ Ariano Geta
Gentilissimo come sempre! :)
Io l'ho letto, come anche le altre opere di questo importante autore nostrano, e confermo le parole di questa bella recensione: i toni apparentemente sommessi e sobri fanno di questi racconti delle vere e proprie fiabe dark, di estrema delicatezza e poesia per le atmosfere e la narrazione, ma che prendono al contempo allo stomaco per il sostrato di inquietudine, orrore mai urlato, malinconia pervasiva e sussurrata, che rende sempre tutto ciò che Cometto scrive così meravigliosamente e terribilmente familiare, eppure alieno...
Il suo racconto "La macchia" mi aveva catturato all'istante ma era finito troppo presto. Forse questo titolo potrebbe essere la scusa per rituffarmi nel mondo di questo interessantissimo nome della letteratura nostrana...
@ Gaya
Ciao Gaya e benvenuta su Nocturnia.
Hai ragione, quello di Cometto è un orrore mai urlato ma che agisce per sottrazione e proprio per questo ci risulta più familiare e vicino a noi eppure così alieno
Un abbraccio.
@ Obsidian M
Avevo recensito "La Macchia" a suo tempo e ti posso dire che anche questa raccolta di racconti conferma la buona impressione che mi ero fatto sulla sua narrativa.
Piemonte calling!
Che strana coincidenza ...poco tempo fa ho letto la recensione sul blog di Patricia di un romanzo di Clara Colombato "Il canto d’amore dei grilli" ambientato proprio in Piemonte .
Sul canavese per l'esattezza , che racconta (seppure in forma romanzata)le vicende generazionali di una famiglia contadina dal 1900 fino alla fine della seconda guerra mondiale.
E te adesso mi torni a parlare di questa regione , di un suo paesino (seppur inventato)e di storie magiche legate comunque alla tradizione piemontese e al suo folklore come scrivi benissimo te.
La copertina è splendida.
Due libri , questo e quello consigliato da Patricia da recuperare prima possibile .
Ciao
Grazie a Nick per la splendida e profonda recensione, e a tutti sia per i commenti sia per i suggerimenti di lettura. 🙂
Anzitutto bentrovato.
Questo libro intriga da subito, dalla copertina che è già di per sé una finestra aperta sul mistero. Bello.
Buona giornata.
sinforosa
@ MAX
Dal Piemonte stanno arrivando molti scrittori validi, oltre a Cometto te ne potrei citare almeno una decina che sfruttano il loro folklore locale per scrivere opere perturbanti o noir. Mi piacerebbe che anche qua in Veneto che è ricchissimo di tradizioni accadesse lo stesso. Anni fa a Vicenza era comunque uscito un romanzo intitolato "L'Ultima Anguana", sarebbe bello che trovare altre opere del genere scritte da autori locali. Da sempre penso che sfruttare il folklore regionale sia la strada vincente per valorizzare l'horror italiano, in alcune regioni come Piemonte, Emilia Romagna e Campania lo fanno da tempo con ottimi risultati, auspico che arrivino anche tantissimi scrittori veneti che riescano a fare la stessa cosa
@ Maurizio
Grazie a te per essere passato.
@ sinforosa c
La copertina è davvero splendida, spero di vedere tante altre cover dello stesso autore nel prossimo futuro, secondo me è un artista bravissimo.
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