RITORNO A ROANOKE: LO STRANO CASO DELLE DARE STONES. - Espansione!

I primi due post sono apparsi  QUI e QUI.

"Alcuni luoghi sono un enigma, altri una spiegazione."
F. Caramagna

 "Se tutti gli enigmi sono risolti, allora le stelle si spengono. Se tutto il segreto è restituito al visibile, e più che al visibile, all'evidenza oscena, se ogni illusione è restituita alla trasparenza, allora il cielo diventa indifferente alla terra. " 

Baudrillard

 C'è qualcosa di sottilmente perverso e nascosto nella mente umana, per parecchi tra noi prima o poi scatta quello spunto che si trasforma in un ossessione, è un fuoco che divora dall'interno e che solo al momento dei bilanci finali potremo dire se è stato benefico o distruttivo. Per il professor Haywood Pearce Jr e per i suoi familiari quell'ossessione è rappresentata dalla ricerca di prove del passaggio dei coloni perduti di Roanoke sul territorio americano. 

Lo studioso, sulla base degli indizi forniti dalla pietra del Chowan River, si dice sicuro di aver individuato il luogo dove i sette coloni superstiti si sarebbero diretti.

Edenton nel North Carolina.

Comincia così una ricerca che cambierà il corso di parecchie vite. 

 - ARRIVA LA VALANGA.

L'intera famiglia Pearce trascorre lunghi periodi di ricerca e di scavi ad Edenton a cavallo tra il 1938 ed il 1939. Lucille , la matrigna di Pearce si spinge perfino al punto di offrire agli abitanti delle locali comunità una considerevole cifra in denaro, circa cinquecento dollari, a chiunque possa fornire ulteriori prove del passaggio di Eleanor Dare in quei luoghi. Delle tombe magari, o nuove iscrizioni.

E se c'è un'altra cosa che abbiamo ormai compreso dell'animo umano è che nulla più del denaro riesce a motivare le persone a farsi avanti.

Un paio di abitanti delle cittadine del circondario escono allo scoperto, sostenendo di aver trovato altre pietre contenenti iscrizioni interessanti. Una nella zona di Tyrrell e un'altra nel paese di Tyner. Ma alla prova dei fatti nessuna di queste affermazioni risulata verificata e verificabile.

Appare anche una terza persona, un signore chiamato Bill Eberhardt nel maggio del 1939 bussa alle porte del museo di Brenau per avvisare i Pearce di aver rinvenuto su un terreno collinare di sua proprietà delle nuove nuove pietre. 

Tante nuove pietre.

 

William "Bill" Eberhardt e Haywood Pearce Jr.

Inizialmente non viene creduto, ancora troppo forte è la delusione per gli insuccessi di Edenton, poi però dopo trascorsi un paio di giorni si ripresenta trasportando con sé una roccia vagamente simile ad un monolite curvo stracolma di scritte. L'incisione, sul davanti recita: "Heyr laeth Ananias & Virginia Father Salvage mvrther Al save seaven names written heyr mai God hab mercye Eleanor Dare 1591" , invece sul lato posteriore presenta una lista di diciassette nomi, diciassette coloni di Roanoke morti durante l'attacco indiano, in più di lato una ulteriore frase avverte: "Father wee goe SW" ("Padre ci siamo diretti verso Sud Ovest)", completa l'iscrizione la firma, stavolta intera e non in veste di sigla "Eleanor Dare 1591." Da quel momento in poi quel monolite curvo sarà conosciuto come la Dare Stones Number Two

 

La Dare Stones 2

 Il luogo del ritrovamento sarebbe tra i paesi di Pelzer e di Greenville, nel South Carolina. E sempre, secondo Eberhardt, in suo possesso ci sarebbero altre dodici di questi macigni incisi. A questo punto sorge una discussione tra i ricercatori, lo stile della scrittura è molto diverso rispetto alla grafia della prima "Pietra", i caratteri più grandi, inoltre, il ritrovamento è avvenuto a parecchia distanza, non solo rispetto al ritrovamento originario ma anche rispetto al percorso che avrebbe potuto compiere un piccolo gruppo di scampati ad un massacro (tra cui anche dei bambini ), spaventati e con pochi mezzi a loro disposizione.

Per tagliare la testa al toro e per provare a verificare la buona fede del suo interlocutore, il professor Pearce Jr offre un compromesso a Eberhardt: invece di pagare il prezzo inizialmente concordato da Lucille con gli abitanti di Edenton, gli offre una cifra infinitamente minore, più una percentuale per ogni futuro ritrovamento, l'uomo potrà cercare altre tracce, però ogni cosa che verrà trovata da quel momento in poi però, non dovrà essere toccato, dovrà essere lasciato in loco per essere analizzato da esponentidella famiglia Pearce o da loro collaboratori.

Eberhardt accetta, anche se sostiene di aver già prelevato tutto quello che era presente in loco. Per dare ulteriormente prova delle sue affermazioni consegna nelle mani dello studioso tutte le altre 12 pietre. Da quel momento tutto questo primo gruppo di rocce verrà ribattezzato con i numeri dal due al 14.

Non passano che poche settimane che l'esistenza di un'ulteriore pietra, la quindicesima, viene segnalata nello Stato della Georgia, da un abitante di Atlanta, un certo Isaac Turner.

Haywood Pearce Jr e suo padre sono sempre più convinti di essere vicini alla rivelazione del secolo.

La valanga ha ormai infranto tutte le dighe ed il diluvio è pronto per essere scatenato...

- LA TEMPESTA PERFETTA.

Si sviluppa così un nuovo sfiancante gioco.

Con cadenza quasi periodica, per tutto il corso del biennio 1939-40, Bill Eberhardt consegnerà numerosi dei suoi nuovi ritrovamenti al Museo di Brenau, a volte da solo, a volte in compagnia di Turner e di altri personaggi  tra i quali l'agricolore T.R. Jett. Ovviamente si farà pagare. In un altro caso sarà un altro abitante di Atlanta, un certo  William Bruce a consegnare una delle pietre , la Numero 36 ai professori di Brenau . Alla fine dei conti saranno 47 le pietre istoriate vendute alla famiglia Pearce (conosciute ufficialmente come le Dare Stones 2-48) e tutti ci guadagneranno qualcosa sopra. Una goccia non certo devastante  ma continua di soldi continuerà ad sfuggire via dalle tasche della famiglia Pearce. Il solo Eberhardt quando i giochi saranno chiusi avrà ottenuto in tutto qualcosa come 2000 dollari, cifra non certo disprezzabile per gli anni '40s

I luoghi di origine dei ritrovamenti saranno i più vari, quasi esclusivamente in Georgia, un blocco di sassi dalla Contea Habersham, un altro blocco di iscrizioni dalla Contea di Fulton, una pietra solitaria salta fuori da una grotta nelle vicinanze del fiume Chatahoochee.  Nel caso dell'agricoltore Tom Jett, l'uomo sostiene che sia stata da sempre di proprietà sua e di suo fratello, avendola rinvenuta in un campo coltivato quando erano piccoli.

La trafila è sempre la stessa: il professor Pearce Sr e sua moglie Lucille, probabilmente stanchi di perderci continuamente denaro per seguire le inclinazioni del figlio, ordinano a William si lasciare in loco tutti quello che viene rinvenuto per poterlo analizzare meglio, il loro contatto promette di rispettare la cosa, poi però puntualmente trasgredisce alla parola data e porta personalmente le rocce con le iscrizioni adducendo come motivazione la fretta e la paura che qualcun altro possa trafugare il prezioso reperto archeologico. Qualcuno comincia a farsi domande in proposito, non certo però il professor Haywood Pearce Jr che , anzi, si dimostra sempre più motivato, sopratutto dopo che, a seguito di alcune insistenze dei familiari, Eberhardt  conduce lo studioso all'interno della ormai famosa grotta sul fiume Chatahoochee dicendosi oltretutto certo che lì ci siano celate altre potenziali sorprese.  Non è certo il solo: da più parti saltano fuori persone che si dicono certe di ricordare racconti e leggende ascoltate dalla voce dei loro nonni sull'abbondare di ritrovamenti simili in zona praticamente da sempre. 

Ricordatevi però della Grotta sul fiume, perché ci torneremo presto.

La vicenda parrebbe instradarsi verso il suo giusto epilogo, quando nell'ottobre del 1940 nel corso di di una affollata conferenza viene fornito un immenso palcoscenico alle Dare Stones, sono presenti archeologi, geologi, etnolinguisti di fama internazionale. Ospite d'onore un entusiasta Tom R. Jett  che racconta il ritrovamento della "sua"pietra. Tra gli altri il rispettato presicdente del dipartimento di Storia Americana dell'Università di Harvard Samuel Eliot Morison tiene un discorso che rimarrà nella storia con l'affermazione che la scoperta delle Dare Stones potrebbe rivelarsi tanto la più clamorosa beffa archeologica del XX° secolo tanto la più meravigliosa  delle scoperte. In questo frangente come in parecchi momenti successivi Morison, forse peccando di eccessivo sensazionalismo quanto di scarso rigore dirà che i primi studi sulle pietre, per quanto prelimininari, stanno già fornendo ottime risposte.

Per i giornalisti presenti in sala basta sentire questo, molti quotidiani e riviste, con una fretta ancora più eccessiva di quella di Morison pubblicheranno la notizia che le Dare Stones sono autentiche.

In seguito saranno in parecchi a rimpiangere quel momento.

La fretta alle volte sa esser la peggior nemica della logica.
 
Ma cosa c'è scritto sulle Dare Stones

- SCRIPTA VOLANT, VERBA MANENT. (1)

Messe in fila l'una dopo l'altra le 47 Pietre di Dare vendute da William Eberhardt svelano una storia interessante, un racconto commovente, a tratti poetico sul destino finale dei sette sopravvissuti della colonia di Roanoke.

Quattro adulti, due bambini  (o adolescenti)  ed un'unica donna.

Eleanor Dare White, per l'appunto.

 Suo è il nome che  compare sulla maggior parte delle pietre, sua è l'ipotetica voce che prenderà per mano i lettori svelando una vicenda straordinaria, coinvolgentee a tratti, commovente.

Pietra dopo pietra, Eleanor racconta della fuga dei sette coloni sfuggiti al massacro, del loro rifuggiarsi in una località chiamata Hontoaoase dove si sarebbero fermati tra il 1591 ed il 1593. Eleanor dopo i vari lutti, le vicissitudini subite  descrive questo periodo come un vivere in un bellissimo primeval splendor ( splendore primordiale).La donna parla anche dell'incontro con una amichevole tribù di nativi, di un capo indiano ricco di umanità e di compassione che li accoglierà non come ospiti ma come amici e membri della famiglia. Eleanor sposerà quell'uomo e quel loro amore darà vita ad una nuova bellissima vita: Agnes, la seconda figlia di Eleanor, dopo la scomparsa e rimpianta Virginia.

Purtroppo però, proprio la nascita di Agnes interromperà quel breve e felice periodo di quiete, alcuni tra gli indiani cominceranno a guardare con sospetto quegli inglesi che ormai vivono tra loro. Per questo la donna e la sua famiglia si trasferiranno nelle vicinanze ( o perfino all'interno) della ormai famosa grotta del Chatahoochee River. Con un altro messaggio datato 1598 l'ex dama elisabettiana chiede a suo padre John White che, semmai un giorno dovesse trovare Agnes di portarla immediatamente in Inghilterra per sottrarla a quella vita.

La "Dare Stone" N. 15
 

Le sabbie della clessidra del Tempo però trascorrono inclementi, il Tempo, si sa, non fa sconti a nessuno ed anche cinque dei sette europei abbandonano per sempre le loro spoglie terrene. Nel 1599 è la volta della stessa Eleanor.

L'eroina di tutta questa vicenda esce definitivamente di scena,

Che si tratti di malattia, di vecchiaia o di omicidio per mano di un indiano, questo non è dato saperlo.

Le ultime "Pietre di Dare" conosciute porteranno la firma di Griffen Jones l'unico sporavvissuto dei coloni originari e, a volte, della stessa Agnes. Entrambi  nel 1603 lanceranno il loro finale appello nel vuoto con l'iscrizione rinvenuta all'interno della grotta.

Una vicenda straziante, commovente e coinvolgente.

Però completamente falsa. 

Già, perchè Bill Eberhardt si è praticamente inventato tutto.

E quando la cosa viene scoperta è come se si assistesse alla caduta degli Dei.

Gli Dei dell'Archeologia e dell' Insegnamento universitario perlomeno 

-LUPI PER AGNELLI.

Sin dall'inizio non tutti si sono fidati ciecamente delle parole di Bill Eberhardt, di sicuro non si erano fidati di lui i giornalisti del Saturday Evening Post, forse uno dei pochi organi della Stampa a rimanere sempre scettici riguardo alle notizie che arrivavano sulle Dare Stones, la direzione del giornale affida a Boyden Sparkes, uno dei suoi migliori cronisti investigativi il compito di indagare sulla questione. E Sparkes scopre diverse cose interessanti.

Viene fuori che Eberhardt, non solo ha lavorato a lungo come scalpellino ed intagliatore ma che in passato è stato coinvolto in alcuni tentativi di frode: nel corso di un caso eclatatante l'uomo ha tentato di imbrogliare alcuni collezionisti spacciando per veri alcuni falsi reperti indiani da lui creati ad arte. Inoltre, il cronista scopre che il falsario conosce da anni sia Turner che Jett e che il gruppo ha sempre collaborato in queste attività poco chiare. Infine, sui sassi portati dal terzetto risultano presenti  termini o intere fraseologie non ancora comparse nel XVI ° Secolo, parole che nessuncittadino  inglese dell'era elisabettiana avrebbe potuto conoscere. Perfino alcuni dei nomi scritti sulle pietre non corrispondono ai quelli dei coloni presenti a Roanoke.

Succede anche qualcosa d'altro.

Lo stessso  Pearce, al momento ignaro delle ricerche del Post e in maniera totalmente indipendente, chiede ad un suo amico, un geologo chiamato C. Dillon Gibson, di dare un'occhiata alla caverna di Chatahoochee, così giusto per levarsi qualche dubbio. Nell'antro anche Gibson ha la sua rivelazione: il geologo tornerà dalla sua escursione portando con sé una bottiglia di acido solforico, un preparato molto probabilmente utilizzato da Eberhardt per invecchiare le sue Pietre. 

L'apice di tutta questa triste vicenda si raggiunge quando il 26 di aprile del 1941, con un articolo di fuoco Sparkes rivela al mondo la falsità dei ritrovamenti della Dare Stones dalla 2 alla 48. Pur non muovendo accuse specifiche nei confronti della famiglia Pearce e pur riconoscendone la buona fede condanna la faciloneria e il sensazionalismo del Professor  Haywood Jr.

- APRES MOI LE DELUGE.

 Si scatena il diluvio. La comparsa dell'articolo di Sparkes sul Post infrange gli ultimi precari equilibri . Il 13 maggio di quello stesso anno William Eberhardt si presenta a casa di Lucille Pearce,  la famiglia non ha mai visto prima quello che ormai hanno compreso essere solo un imbroglione, così infuriato. Il falsario prima cerca di ricattarli sostenendo che se non riceverà altro denaro dichiarerà che anche loro erano a conoscenza del suo imbroglio e della falsità delle Pietre . Poi cerca di arrivare ad un accordo con Pearce Jr. 

Secondo i testimoni ad un certo  il confronto diventa talmente teso che i presenti si punteranno le armi da fuoco addosso l'uno contro l'altro, però sul chi minacci chi con un fucile, la versione cambierà in base ai presenti. 

A quel punto il professor Haywood Pearce jr, avendo già perso credibilità e rispetto scientifico compie l'unica scelta possibile per confermare almeno un briciolo di umana dignità. 

Si presenta davanti ai cronisti dell' Atlanta Journal e ammette di essersi sbagliato, di aver preso un solenne cantonata  riguardo alle Pietre di Dare e di essere stato vittima di un imbroglio

Il sipario sembra calare definitivamente almeno su 47 delle 48 Pietre, con una vicenda che crea più di un imbarazzo non solo nelle università di Emory e di Brenau ma per parecchi tra gli esperti ( o presunti tali ) che le avevano analizzate. O che avevano creduto, senza nessun tipo di verifica,  alle parole di un ciarlatano.

E nemmeno uno di quelli troppo bravi, se è per questo.

 Ma il Caso delle Dare Stones è ancora ben lungi dall'essere concluso. Rimane ancora in piedi la questione della prima Pietra, quella trovata dal turista californiano Louis Hammond, scritta con un linguaggio diverso, più credibile ed aderente al periodo degli eventi.

E che potrebbe confermare quanto sostenuto dalla prima delle tante persone che avevano cercato di comprendere quanto successo a Roanoke.

Già, perché forse il Mistero del destino finale dei coloni di Roanoke era già stato risolto nel 1600. Perlomeno in parte.

Comincia così una porzione ancora meno conosciuta del Mistero della Colonia Perduta.

Una Storia persa tra le brume del passato e che comincia con un uomo che fa un sogno. Un sogno che però contiene al suo interno anche un presagio di morte.

( Continua e finisce nella prossima puntata...)

 NOTE.

(1) No, non è un errore! Si, lo so che la frase latina corretta è: "Verba volant scripta manent". Ho voluto scrivere così volutamente. I motivi saranno chiari leggendo il post fino alla fine , sopratutto sulla base dei comportamenti di Bill Eberhardt.

33 commenti:

Riky Giannini ha detto...

Te l'ho detto..sembra una serie tv! Mamma mia, il falsario..era veramente abile. In effetti la "sua storia" mi sembrava un po' così...i sopravvissuti che si rifanno una vita, tra gli indiani...il colpo di scena finale della morte e la pietra dell'ultimo sopravvissuto.
Beh romanzesca anche la storia del falsario, senza dubbio!
Curioso di sapere l'epilogo

Obsidian M ha detto...

In realtà, così a prima vita, non mi pare che il falsario sia stato davvero così abile. Mi sembrano davvero incisioni fatte alla buona, almeno a giudicare dalle foto che vedo. Sembrano quei sassi che ti vendono a pochi euro nei piccoli shop turistici in giro per la Valcamonica, come ricordo della visita a siti delle incisioni rupestri...

Long John Silver ha detto...

Certo che il professore doveva essere veramente preso dal progetto per non accorgersi che qualcosa non quadrava, anche se immagino i mezzi a disposizione all'epoca erano molto limitati (47 Pietre sono veramente tante per delle persone che dubito avessero mezzi adatti e tempo a disposizione).

Aspetto con interesse il seguito, visto che una pietra risulta ancora non definita.

MikiMoz ha detto...

Che ci fosse puzza di imbroglio lo avevo capito... La figuraccia l'hanno fatta un po' tutti, spero che il falsario truffatore alla fine abbia pagato per la sua sfrontatezza (ovviamente, però, i fessi sono stati tutti gli altri... questo trovava pietre incise come fosse niente... Ma io dico, un minimo il dubbio non ti viene?)

Moz-

Ariano Geta ha detto...

L'unica giustificazione che posso dare è che a quei tempi avevano meno mezzi per i riscontri. Ai giorni nostri sarebbe difficile spacciare un'incisione fatta oggi per una risalente a tre secoli fa.

Nick Parisi. ha detto...

@ Riky Giannini
In realtà più che abile il falsario, mi sembra che sia stato fin troppo credulone il professor Pearce Jr, sicuramente sarà stato in buona fede, perlomeno voglio pensarlo. Di sicuro però si è fatto infinocchiare come un pollo. Magari erano altri tempi, si era più fiduciosi, però un minimo di analisi e di test avrebbe potuto farli invece di gridare subito al miracolo.
Oddio, io parlo così, però forse al posto suo avrei fatto anche di peggio....:)

Nick Parisi. ha detto...

@ Obsidian Mirror
Sono d'accordo, oltretutto la grafia è completamwnte differente da quella sulla prima pietra, qualche investigazione in più da parte di Pearce jr e degli altri professori suoi colleghi avrebbe giovato.

Nick Parisi. ha detto...

@ Long John Silver
I mezzi erano molto più limitati rispetto alle tecnologie odierne, poco ma sicuro. Certo che la superficialità di Pearce vista con il senno di poi è quantomeno imbarazzante. Ha dimostrato molta ingenuità...studiando il caso, tanto per dirne una, ho scoperto che la famiglia Pearce molto probabilmente era a conoscenza sin dall'inizio del passato di falsario di Eberhardt, però nonostante tutto hanno creduto alla parola di quel persoanggio senza nessuna verifica, mi sa tanto dell'"Ahò, mò ce provo e speriamo che a nessuno venga in mente di fare domande". ;)

Nick Parisi. ha detto...

@ MikiMoz
Infatti! Io penso che Pearce fosse in buona fede, credo che lui volesse davvero svelare il mistero della Colonia Perduta, magari diventare anche famoso, perché no? Niente di male, però si è comportato in maniera troppo superficiale, è stato parecchio ingenuo. Però ripeto, magari al posto suo ci sarei cascato anche io che sono notoriamente un tipo molto ingenuo, chi lo sa? ^^

Nick Parisi. ha detto...

@ Ariano Geta
Vero anche questo, negli anni '40s avevano meno mezzi tecnici a disposizione, logico quindi che tanti falsi che oggi sarebbero scartati a priori, a quei tempi invece avevano più possibilità di "passare".

Patricia Moll ha detto...

I furbetti son semre esistiti e i soldi han sempre fatto gola a tutti.
Peccato! Poteva davvero essere una scoperta sensazionale ma forse nella loro ingordigia hanno esagerato :)
Adesso aspetto il finale perchè son propriocuriosa!
Bravo Nick!

Nick Parisi. ha detto...

@ Patricia Moll
Infatti, i furbetti sono sempre esistiti, in questo caso specifico però i cosidetti "esperti" gli hanno reso la vita fin troppo facile. Un po come è successo con lo scherzo delle sculture di Modigliani,anche allora molti studiosi vennero tratti in inganno alla grande solo che in quel caso si era trattato di goliardia qui si è trattato di una truffa bella e buona.

MikiMoz ha detto...

Beh, ma penso che Pearce fosse proprio annebbiato, altrimenti non me lo spiego.
Annebbiato dalla voglia di scoprire il mistero, ovvio... ma è stato fesso.

Moz-

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Nooo tutto falso, peccato era così avvincente. Un po' il sospetto lo avevo anch'io solo che era una storia così avvincente che ho voluto sperare fino all'ultimo di sbagliarmi.

Nick Parisi. ha detto...

@ MikiMoz
Certo che lo è stato! Di livello galattico anche! Penso che se ne sia reso conto anche lui. ;) Oltretutto Miki la sua superficialità (ed uso questo termine invece di altri per non infierire troppo) è stata dannosa in maniera dirompente perché ( ALLARME SPOILER) uno dei motivi-non certo l'unico ma uno dei tanti- per cui per decenni le ricerche su Roanoke hanno languito molti storici ed archeologi seri hanno avuto paura di vedere i loro nomi associati a quello della Colonia Scomparsa. Dal loro punto di vista lo si può anche capire, dopo gli errori di Pearce, il nome di Roanoke era diventato radioattivo.

Nick Parisi. ha detto...

@ Daniele Verzetti il Rockpoeta®
Aspetta, aspetta non è il momento di cadere nello sconforto....le storia delle Dare Stones non è ancora finita, all'appello manca ancora la prima. ;)

Mirtillo14 ha detto...

Interessante e misteriosa questa storia che, alla fine si rivela essere tutto un imbroglio !!! Saluti. Ciaoo

Nick Parisi. ha detto...

@ Mirtillo14
E ti assicuro che l'ultimo capitolo della vicenda rimescolerà ancora le carte in tavole. Ciao!!!!!

Temistocle Gravina ha detto...

Altro che Clive Cussler e Wilburn Smith! Qui siamo al top delle storie e della sua narrazione! A questo punto la storia potrebbe anche completamente inventata (da te!) e starebbe in piedi perfettamente lo stesso. Aspetto il finale!

Nick Parisi. ha detto...

@ Temistocle Gravina
Non ho abbastanza fantasia per creare cose del genere,magari fossi così creativo. Qui si tratta veramente di uno di quei casi in cui la realtà supera di molto qualsiasi immaginazione. :D

Mariella ha detto...

Certo che affidarsi ad uno sconosciuto e prestargli fede senza accurate ricerche, rende ben più di un credulone uno del livello di Pearce. Un sempliciotto e uno stupido. Davvero incredibile che si sia fidato così. Rischiando di compromettere per sempre la stima che l'ambiente aveva di lui come studioso. Poi questa era davvero una truffa molto semplice da smascherare, ci sarei riuscita pure io ahahah
Siamo quasi alla fine e la storia è sempre più avvincente! Bravo Nick!!!

Pia ha detto...

Non so, io ho trovato tutto molto strano.
Perché se ha indagato sulla persona che gli indicava e trovava le finte pietre, visto che sapeva quanto fosse un imbroglione, avrebbe dovuto avere mille dubbi sulla veridicità della cosa. Non capisco e non credo nella ingenuità di tutti.
Ora, la prima pietra per me è altrettanto strana e può appartenere a tutt'altra persona che non ha niente a che vedere con la famiglia scomparsa.
Ma continuo a seguirti, magari sono solo troppo sospettosa.
Abbraccio Nick, alla prossima!

Nick Parisi. ha detto...

@ Mariella
Infatti Pearce Jr poi ebbe la carriera segnata da questa vicenda, l'unica cosa a cui posso pensare è che sotto sotto il professore si vedesse già come un nuovo Heinrich Schliemann o un novello Howard Carter, invece mal gliene incolse.
Grazie per i complimenti!

Nick Parisi. ha detto...

@ Pia
Per qiuanto riguarda la prima pietra, ne parleremo la prossima puntata e vedrai che non sarai delusa, la storia è ancora lunga....
In quanto a Pearce indubbiamente si è comportato come un idiota, è vero che i tempi erano più semplici e tutti erano più fiduciosi, però è stato fin troppo sempliciotto. La risposta che mi sono dato io è che si sia lasciato abbagliare dal miraggio di diventare famoso per aver risolto uno dei più grandi enigmi della Storia americana, però in effetti i dubbi su di lui rimangono.

Luz ha detto...

Mi ricorda la storia di quei falsi Modigliani, la ricordi?, anche se in questo caso le pietre non mi sembrano granché.

Nick Parisi. ha detto...

@ Luz
Ricordo molto bene i falsi di Modigliani, ci sono parecchie similitudini con la vicenda della Dare Stones, anche con i finti Modigliani ci sono stati diversi esperti che si sono giocati la reputazione prendendoli per originali, l'unica differenza tra i due casi è che i ragazzi che avevano creato i falsi modiglianeschi lo avevano fatto, per l'appunto con uno scopo goliardico, volevano fare uno scherzo mentre Eberhardt & soci invece lo hanno fatto per scucire quanti più soldi possibili.
Comunque, tra le varie reminiscenze, ricordo benissimo una puntata di "Portobello" con Enzo Tortora, all'interno della quale i ragazzi dei falsi Modigliani per dimostrare come avevano fatto hanno scolpito una statua in diretta televisiva. te lo ricordi anche tu questo particolare?

Luz ha detto...

Uhm... non lo ricordo in via diretta. Credo di averlo visto riproposto. Portobello è una cosa lontanissima nel ricordo, potevo avere 6 o 7 anni che arrestarono Tortora.
A proposito di falsi, mi pare che Sgarbi abbia decretato come tali anche la scultura degli sposi etruschi, quelli sdraiati su un letto anch'esso di pietra.

Nick Parisi. ha detto...

@ Luz
Sai che non conosco il caso in questione? Recentemente ho letto di un caso simile in Israele, di un reperto considerato come uno dei più rappresentativi dell' archeologia di quella nazione e che poi si è scoperto essere un falso, ma del resto io sono convinto che se si facessero delle analisi in molte collezioni private e nei musei del mondo si scopirerebbe più di un reperto falso.

Cristina M. Cavaliere ha detto...

Ma che storia appassionante!!! A parte la prima pietra, a me è sembrato subito che la narrazione delle pietre successive fosse un po' troppo lineare per essere autentica... come delle pagine di un libro che si succedono con eccessiva regolarità o scene che hanno dietro una regia troppo precisa.
Mi chiedo come mai non siano stati chiamati più paleografi per esaminare a fondo i "reperti", in questi casi proprio il peer-reviewing è il metodo migliore per avere un riscontro incrociato o perlomeno evidenziare il dubbio. O forse in questo caso proprio la fretta è stata cattiva consigliera.

Nick Parisi. ha detto...

@ Cristina M. Cavaliere
La fretta, senza alcun dubbio....credo che il professor Pearce in cuor suo già si vedesse come l'uomo che aveva risolto il più grande enigma della storia americana, sono sicuro che pensava di aver "svoltato"...e invece proprio a causa sia della sua fretta che della sua ingenuità ha finito per deragliare...

Ema ha detto...

Una bella fregatura! Aveva pure recitato la parte del "non credo che ne troverò altre" e poi ne ha rinvenute 47. Capisco che all'ora i mezzi per decifrare il periodo fossero meno efficienti ma sono state truffati un po' facilmente. Sarà per l'ossessione che aveva Pierce, boh?
Peccato perché la vicenda dei coloni era molto interessante, seppure inventata.

Nick Parisi. ha detto...

@ Ema
Rimane ancora la prima, vedrai che ci saranno ancora delle sorprese. ;)

Andrea87 ha detto...

avevo letto la prima parte e adesso sto recuperando questi "aggiornamenti".

be', le pietre che spuntano come funghi dovevano davvero far suonare qualche campanello, ma poi a livello filologico non le avevano sgamate subito? Cribbio, in Italia durante il Rinascimento il Valla aveva dimostrato che "La donazione di Costantino" era un falso storico (perché usava un latino troppo successivo rispetto al periodo storico in cui sarebbe stato composto), figuriamoci 500 anni dopo se non avevano gli strumenti per riconoscere l'equivalente di un "bella zio!" nel famoso telegramma di Garibaldi...

Ricordando il passato

Ricordando il passato
 
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