Sono diversi giorni che penso a quest'articolo. Gli spunti li ho trovati un po ovunque. Se tutto nasce dall'iniziativa di
Angelo Benuzzi e dal suo tentativo di aggregare gli appassionati nostrani, sono state poi, da un lato, le
lamentatio di
Davide Mana sulla iniziale mancanza di partecipazioni al voto da parte dei lettori al concorso organizzato da
Angelo stesso per il logo e lo slogan della futura Associazione e dall'altro, il post dell'
Iguana che tentava di "contare" i siti e i forum in rete che trattassero dell'
argomento sci fi...con conseguente scoperta,
e sorpresa,almeno da parte mia, che al momento siamo davvero pochini a convincermi (
e a costringermi) a dedicare un pensiero sull'argomento.
In più, anche se apparentemente non sembrerebbe connesso al discorso in questione, l'ultimo tassello mi è arrivato da
QUESTO post di
Gianluca Santini sull'importanza dei Feedback dopo la lettura di un opera autoprodotta.
Insomma in parole povere:
questo post può vantare diversi padri.
Adesso parliamo un poco di Fantascienza.
Il genere, lo sappiamo, non ha mai avuto vita facile in Italia. Siamo un popolo di
scarsi lettori in generale, ma la Fantascienza ha avuto in se una sorta di
"peccato originario", quando
Fruttero & Lucentini, storici curatori di
Urania(e quindi in teoria proprio coloro che avrebbero dovuto aver cura di diffondere e tutelare il genere), trattarono la Fantascienza (ed i suoi lettori di conseguenza) come un qualcosa di infantile e inferiore.
Creando così tutta una serie di storture che paghiamo ancora oggi.
Ma volendo cercare qualcosa da leggere nella lingua di Dante, di cosa possiamo disporre adesso come adesso?
E sopratutto: quanti sono i lettori di Science Fiction ?
Proviamo a fare qualche numero.
-QUELLO CHE ABBIAMO.
La parte del leone la fa ancora l'
Urania della
Mondadori, testata a cui sono indiscutibilmente affezionato ma che presenta più di qualche ombra;
non ultima la questione traduzioni. Non sempre integrali, e quasi mai segnalate nella loro incompletezza.
Sia come sia, di
Urania escono dodici volumi l'anno, più qualche speciale, quasi tutti autori Anglosassoni tranne due\tre italiani (tra cui il vincitore del premio omonimo ) con una qualità altalenante. Esiste anche una testa consorella
Urania Collezione di ristampe di Classici veri o presunti con altre dodici uscite annuali, mentre ben più interessante è il trimestrale
Millemondi dedicato alle Antologie.
A parte questo in edicola non c'è praticamente niente altro.
Ora secondo dati, non ufficiali, del Forum
UraniaMania, la tiratura media di un numero di
Urania è di circa quindicimila copie, di cui almeno la metà vendute.
Questo, naturalmente,non significa che i lettori siano solo 7000\8000; probabilmente, sempre secondo i dati non ufficiali, ogni copia venduta ha, statisticamente, almeno tre lettori tra prestiti, scambi, rivendite nel circuito dell'usato e così via.
Questo ci darebbe una popolazione di lettori compresa tra le ottomila e le ventiquattromila unità.
Su una popolazione di sessanta milioni di abitanti.
Andando nel circuito delle librerie le cose non sono migliori: c'è la
Delos che ha una sua collana di agili tascabili e la
Odissea Fantascienza, che però traduce solo racconti e romanzi brevi, spesso selezionati tra i vincitori o comunque i finalisti sei vari premi d'oltreoceano. In più la
Delos pubblica
Robot,forse la migliore rivista del nostro paese, nuova incarnazione di una storica pubblicazione degli anni settanta.
Ma di Robot escono solo tre numeri l'anno. In più, nel 2003, al momento della ripresa, il recentemente scomparso Vittorio Curtoni dichiarò di avere al momento ottocento abbonati e che la soglia di sicurezza per poter continuare a mantenersi sarebbe stata almeno mille.
In seguito, nell'editoriale del cinquantottesimo numero,Silvio Sosio, ha scritto, che un racconto pubblicato sulla rivista raggiungono tra i mille e i duemila lettori.
E questo sempre su una popolazione di sessanta milioni di abitanti.
Poi abbiamo le pubblicazioni della
ELARA, che io non ho mai comprato, riguardo la quale tutti mi dicono bene a livello di cura e contenuti ma di cui si lamentano comunque per gli alti prezzi.
Poi ci sono piccole o minuscole realtà,attive solo su internet, spesso costruite da gruppi di appassionati come le
Edizioni Della Vigna; le
Edizioni Scudo con la loro rivista
Short Stories (più tutta una serie di altre pubblicazioni; nonchè ALIA della
CS_Libri di cui ho parlato abbondatemente e che contiene
anche fantascienza.
A parte questo a livello cartaceo c'è il nulla.
Per il digitale invece, è notizia di questi giorni la nascita della
PYRA Edizioni con la sua collana
Gemini, di cui conosco però ancora troppo poco per poterne parlare.
Quello che manca oggi, secondo me, è l'equivalente di quello che editori come la Gargoyle o la XII rappresentano per l'Editoria Horror cioè la Casa Editrice punto di riferimento per tutti lettori; appassionati ed operatori del Settore.
Ma le vecchie realtà di riferimento che fine hanno fatto?
-QUELLO CHE ABBIAMO PERSO.
Nord e
Fanucci praticamente non stampano più fantascienza.
Ecco l'ho detto.
E se il primo qualche scusa ce l'ha, con il fallimento nel 2002 di
Solaria,l'ultimo tentativo di creare una pubblicazione da edicola concorrente di
Urania( ci sarebbe voluta però una maggiore attenzione nei confronti della scelta delle opere da presentare, questo si)
, la milanese
Edizioni Nord con la sua acquisizione da parte del gruppo
Spagnol ha praticamente virato il suo catalogo verso narrative di confine, ben difficilmente inquadrabili in generi ben definiti.
Anche l'
Armenia in un paio d'anni ha visto fallire un suo tentativo di lanciare una sua collana da libreria, ma anche in questo caso probabilmente, la casa editrice ha scontato una politica editoriale fatta di scelte sbagliate a livello di testi e prezzi eccessivamente alti.
Per il resto i cosiddetti
editori generalisti, preferiscono puntare sempre e solo su bestesellers, spesso presunti e costruiti a tavolino; e anche quando, per errore, presentano un testo sci fi, preferiscono sempre
non presentarlo come tale, un caso lampante è quello del tedesco
Frank Shatzing, con il suo
IL QUINTO GIORNO, un romanzo indiscutibilmente fantascientifico pubblicizzato però dall'editore nostrano come un
thriller.
Espressione, detto tra noi, che io cancellerei per legge tanto viene ultimamente utilizzata a sproposito.
-AUTORI E CRITICI NEL' (EX) BELPAESE.
Una delle critiche rivolte spesso dai lettori occasionali, è che autori del Belpaese, manchino della preparazione tecnica per creare storie con solide basi scientifiche; questo a differenza dei loro colleghi anglosassoni, accusati però di essere eccessivamente
infodumposi e in qualche caso
"noiosi".
Insomma bella contraddizione.
Come se ne esce?
In Italia esistono praticamente due correnti : quella
Ucronica e quella del cosiddetto
Connettivismo. La prima indubbiamente più
umanistica, la seconda più tecnica,entrambe con effettivi punti di forza ma, se alle volte vorrei vedere i primi variare un poco il menù, i secondi, spesso, passano più tempo a dover spiegare cosa è realmente il connettivismo che che a scrivere effettivamente.
Per quanto riguarda gli scrittori singoli, ci sono stati diversi nomi venuti fuori nel corso degli anni. Ma se gli autori della vecchia scuola, quella degli anni cinquanta-sessanta lentamente stanno scomparendo, tra le cosiddette nuove leve, pur in presenza di scrittori interessanti manca ancora il
nome o
l'autore simbolo come poteva essere il primo
Valerio Evangelisti.
però almeno su questa cosa mi sento di essere ottimista, si è cominciato un cammino qualche anno fa, un cammino che ancora non sappiamo dove ci porterà, ma almeno è un primo inizio.
Parliamo adesso della critica.
Esiste? E' sufficiente?
Pochi sono gli spazi a livello di pubblicazioni cartacee,qualcosa fa la
Delos con la rivista omonima e con la succitata
Robot, altro fanno le piccole case editrici,mentre le piccole
fanzine, vero e proprio sottobosco degli appassionati da cui poi in passato venivano fuori i futuri critici sono quasi totalmente estinte ma la sensazione generale è che il grosso, almeno nel nostro paese avvenga in rete.
E la rete è per sua natura anarchica, difficilmente controllabile.
Le case editrici fanno fatica a comprenderlo fino in fondo, dimostrando,a volte, di essere in profondo ritardo rispetto al fenomeno. Si pubblicano online i cataloghi, certo, si ordinano i libri online, certo.
Ma tutto viene ancora, com'è giusto che sia, dagli appassionati.
Ma quale critica serve?
Vi rimando al post di
IGUANA, però sappiamo tutti che esistono diversi tipi di approcci:si trova anche quello
distruttivo dello stroncare tutto e tutti, giusto per fare polemiche ma si trova anche una critica più ragionata, spesso migliore di quella che farebbe un professionista,
che è poi quella che cerchiamo di fare noi. Ognuno nel suo piccolo
Non so voi, ma il mio ideale di critico sarebbe l'
Elvezio Sciallis di MALPERTUIS, dove oltre alla passione si scorgeva la competenza e l'onestà intellettuale.
E dove anche nei post più apertamente cazzoni alla fine spuntava sempre il ragionamento o l'elemento che,
assieme al frizzo e al lazzo ti costringeva a fermarti a pensare.
Anche per questo ho appoggiato l'idea di Angelo, anche per questo ho inserito le considerazioni di
Gianluca sui feedback, perchè non so voi, ma...ho un po ovunque la sensazione di vedere sempre gli stessi nomi, a commentare, ad aggregarsi, anche a discutere tra noi,
perchè tra appassionati oltre che tra persone mature ci sta.
E anche se facciamo parte della minoranza di una minoranza, da qualche parte bisogna pur partire.
Il primo passo è sempre quello che conta,adesso e mi piacerebbe poter vedere in questo post partecipare tutti:
connettivisti; Ucronici;lettori di Urania e no; appassionati; commentatori; lurker; moderati e no; gamberettiani e no.
In una parola, voi cosa ne pensate?
Mi rendo conto, di essermi dilungato oltre le mie intenzioni, questa volta più del solito quindi adesso chiudo.
L'augurio che faccio, a noi tutti appassionati di fantascienza è quello di
poter ricominciare da qualcosa che c'era.
E che forse c'è ancora.
57 commenti:
Una facile previsione: questo post avrà pochi commenti. Non per i contenuti o per la forma ma perchè impone delle riflessioni e molti utenti non hanno proprio tutta quella voglia di analizzare un testo sopra la soglia di attenzione media.
A questo fanno eccezione i soliti noti a cui tu stesso fai riferimento. Si è creato, spontaneamente, un circolo di persone che hanno piacere di ritrovarsi e che lo fanno rilanciando le idee di uno o dell'altro. Benissimo. Ma potenzialmente pericoloso.
Forse è quello che è successo anche alla SF in Italia. Piccoli gruppi, piccole relatà, zero collegamenti. Fino all'asfissia per noia.
Siamo in assoluto pochi rispetto alla massa degl italiani a interessarci del genere, meno ancora a voler essere attivi, un numero ancora minore che scrive e/o elabora in maniera critica le letture che fa. Ma cosa vuol dire pochi? Decine? Migliaia? Sto cercando di capirlo da mesi e non ho una risposta da darti. Forse nella prossima fase troveremo più dati e inizieremo a vedere chi è disposto ad alzare la mano e dire 'io ci sono'.
E' tutto connesso. Leggere-scrivere-criticare-collegarsi-diffondere. Tutte parti della stessa macchina. Si chiama passione? Idea? Non mi interessa questo, ma devo capire a questo punto se c'è vita la fuori.
Potrei fregarmene. Leggo in inglese, ho connessioni soddisfacenti, mi diverto. Ho anche poco tempo libero, quasi zero. Ma sono qui. E vgolio vedere come va a finire.
@ Angelo.
Sono cosciente del fatto che questo post potrebbe avere pochi commenti, però come ho scritto da qualche parte si doveva cominciare. Poi serviva anche una riflessione come questa.
Almeno spero... ;)
Nick, quello che chiedi e cerchi di fare non è semplice.
La fantascienza non è per tutti, devi essere un vero lettore. Il lettore da spiaggia va sul thriller, sull'horror, ma per leggere fantascienza devi far parte di quello zoccolo duro che legge più di venti libri all'anno, e anche fra questi una buona percentuale si dedica ad altri generi.
Inoltre fra quelli che la leggono, in quanti avranno una parte attiva nel criticarla, nel promuoverla, nel parlarne, non lo so, ma pur sempre una minima parte.
La tua riflessione serve, eccome: a me serve molto per esempio, sono considerazioni che non avevo mai fatto e raccolgo volentieri lo stimolo ad avvicinarmi al genere. Stai muovendo le acque; quanto ci vorrà e cosa ne verrà fuori resta da vedere, ma (tanto per cambiare) stai facendo qualcosa di utile e personale.
@ Michela.
Mi rendo conto che non è facile, tu dici che la Fantascienza non è per tutti, può essere. Il fatto è che è un genere che amo, che non vorrei più vedere schiacciato nelle librerie da pile di ristampe dei libri di Corona e Vespa (con tutto il rispetto per Vespa) e sopratutto non vorrei più vedere dimenticati grandi capolavori della letteratura tout court come Fahreneit 451 e The Star che potrebbero rivaleggiare con tanti scritti sopravvalutati.
Io ho provato,nel mio minuscolo, a tentare una prima analisi, qualcuno ci sarà che raccoglierà.
Grazie sempre della vicinanza.
ottime riflessioni nick,la scifi è abbastanza bistrattata vedo, quasi un genere d'elite,ma credo sia il periodo...come per i 33 giri, materia da collezionisti...ma qnd arriverà qualcuno che la riporterà in auge, vedrai che le cose cambieranno ;)
Bell'articolo, Nick. :) Hai fatto una buona panoramica della situazione italica: uno sguardo al passato, uno al presente e un invito al futuro. Siamo sicuramente in un periodo in cui la narrativa di genere sta subendo un periodo di declino, penso ad esempio all'horror che sta venendo pian piano trasformato in romance, e la sci-fi vive nell'ombra dei soliti nomi perché non si presta a stravolgimenti commerciali come quello operato su vampiri e su, prossimamente, zombi.
Il nocciolo di appassionati è frammentato: ci sono realtà come NASF, Fantascienza.com e le altre che hai citato tu, ma sono, da quel che vedo, tutte slegate tra loro e ognuna se la canta e se la ride da sola (purtroppo). L'obiettivo della chiamata alle "armi" di cui stiamo parlando da qualche settimana a questa parte è proprio cercare di tirare le fila, e diffondere agli altri, ignari che esista un sottobosco sci-fi, nuove opere, creare ciò un'offerta.
Ed è qui che mi ricongiungo all'elemento chiave che hai sottolineato nel tuo post: manca una casa editrice seria e diffusa che faccia della sci-fi il suo marchio. È ovvio che se non c'è offerta, non c'è domanda e non c'è interesse da parte del mercato.
Offrire, offrire, offrire. Anche GEMINI della Pyra si muove in questo senso, ad esempio.
Ciao,
Gianluca
@ Liber@.
Io credo molto nel principio dei corsi e ricorsi storici, adesso magari è un periodo di magra ma spero che prima o poi tornino le "vacche grasse".
Sperem...
@ Gianluca.
Hai centrato bene il nocciolo del problema: la frammentarietà del settore, e io ho scritto questo post anche per evitare il pericolo che succeda anche a noi.
A questo punto invito Glauco, se ci sta leggendo ad intervenire e a parlarci della sua GEMINI.
Ciao e grazie ad entrambi per essere intervenuti.
Come sottolinei nel tuo articolo (complimenti perchè è una bella analisi della situazione nel nostro paese) la Fantascienza rispetto a generi più commercializzabili è sempre stata presa a pesci in faccia.Credo che ancora oggi questo sia uno dei fattori alla radice del problema.(non l'unico però)L'ideale sarebbe riuscire a rendere la Fantascienza un enomeno di costume anche da queste parti,un qualcosa che rimane inciso anche presso i lettori non abituali.Ci riusciremo?Io spero di si.
@ Fra.
La Fantascienza è stata sempre trattata come un genere "minore", un altro esempio lampante è la costrizione agli autori italiani ad americanizzarsi il nome negli anni cinquanta-sessanta, l'esempio classico è quello della povera Roberta Rambelli costretta a firmarci come Robert Rambell.
Naturalmente, anche io mi auguro che qualcosa si "smuova", altrimenti non avrei nemmeno scritto quest'articolo.
Buongiorno a tutti.
Bella discussione, davvero.
Mi permetto di proporre velocemente due aspetti del tema che forse meritano qualche ulteriore riflessione.
A) La fantascienza trova spunto e temi dalla scienza, sia intesa come scienze «dure» (fisica, matematica, biologia ecc.) che come scienze «morbide» (storia, sociologia, psicologia ecc.). Diffile poter apprezzare la sf senza essere profondamente interessati a una scienza e avere un rapporto in ultima analisi razionale con il reale. Come siamo messi, ultimamente, in Italia nel rapporto con le scienze?
B) la sf è una proiezione del reale in un futuro (possibile / prossimo / remoto). Mi pare il nostro rapporto con il futuro sia ultimamente un po' difficile. Si immaginano senza problemi distopie d'ogni genere, ma risulta un po' difficle immaginare un futuro di pacifica (o meno) invasione della galassia.
Questo significa, evidentemente, che siamo rimasti in pochi - sia per formazione che per speranza nel futuro - ad apprezzare la sf.
Sarebbe necessario un altro programma spaziale per rilanciare la sf. O la riapertura di una discussione sulla scienza realmente aperta.
Caro Nick, bravo come sempre, è vero in Italia non è un genere molto amato, a me invece piace molto, se ad buon livello....
Poi non è detto che la fantascienza non si trasformi in realtà a volte può accadere, che la fantascienza anticipi una scoperta del futuro...
Gli anticipatori del futuro, i visionari, il mondo della fantasia a volte è sorprendente.... l'idea!!! Tu sai come la penso al riguardo...
Ciao Angie
Rieccomi quà! Mi fa piacere che la discussione prenda piede. Direi che ognuno di voi sta ponendo il dito su vari aspetti del problema, pian piano stiamo quindi inquadrando l'ambito. in italia si legge poco in genere, figuriamoci poi per quello che riguarda un settore che, per sua stessa natura richiede uno sforzo di attenzione sopra la media.
Ecco le risposte singole a Maxciti e ad Angie.
@ Maxciti.
Ecco, hai identificato un altro dei peccati originali. La Sf è connessa alle scienze (e lo dice un appassionato della corrente "hard" della sf), nel nostro paese, per cultura, tradizione ma anche per semplicità siamo abituati ad un approccio "umanistico", niente di male, però facciamo fatica a "masticare" concetti come quelli che espone un Vinge; uno Stross o un Doctorow.
Secondo aspetto: una parte delle predizioni Sf si sono avverate: computer casalinghi; cellulari altre sono fallite o non si sono realizzate: conquiste spaziali; sicurezze sociali.
Risultato: non abbiamo una base Alpha sulla Luna ma siamo tutti più chiusi all'interno delle nostre case a digitare sms.
Personalmente auspico un nuovo programma spaziale, anche se dubito avverrà tanto presto,anche perchè sulla discussione sulle scienze, non me l'immagino tanto possibile in Italia, ora come ora.
@ Angie.
La sf è sempre statauna delle porte dell'immaginazione, poi qualcosa si è rotto.Probabilmente sarà anche l'eccessivo carico di terminologia (il cosidetto tecnobubble o infodump), però non è detto che prima o poi tornino gli autori che riescano a sfondare il muro della comunicazione verso le menti e i cuori dei lettori.
Qualche sera fa, Sergio Fanucci, in TV, mi ha spiegato che dopo Philp K. Dick non ci sono più stati "veri" scrittori di fantascienza.
Ho riso fra le lacrime.
Se questa è l'editoria...
Me la sono persa, ma del resto Sergio Fanucci sono anni che sostiene che la fantascienza è morta.
Il problema è che fuori nell'editoria anglosassone ci sarebbe tutto un mondo che gli darebbe torto.
Non qui da noi, evidentemente.
C'è poco da aggiungere, hai fatto una completa disamina della "piazza".
Oltre al fatto che si legge poco, e al di fuori dei best seller è ancor peggio, concordo con chi dice che la sci fi può risultare ostica per un non habitué, e la sua poca produzione, causa natura profonda, rispecchia una certa diffusa mediocrità; quanto quest'ultima è molto presente, così si produce poco un genere tosto e che necessiti di dedizione.
Io sono un saltuario, compro fra le varie edizioni che citi, anche se non sistematicamente. Questo perché non sono un super appassionato, apprezzo comunque molto, e mi farebbe piacere una maggior diffusione di genere.
Hai citato l'horror puro, e lì la situazione non è di certo migliore! Ottimi i due punti di riferimento da libreria che hai nominato, ma collane/pietre miliari in edicola, invece? Dopo la chiusura di Epix, che comunque racchiudeva anche fantasy e fantastico, che punto di riferimento rimane? Di riviste tematiche non ne parliamo, ottime fanzine a parte... Ah, lasciamo stare i succhiasangue commerciali, parlo di VERI appassionati. Comunque non voglio sporcarti il posto con questo OT, era solo un parallelismo, magari ne parlerai in seguito. :)
@ Occhio.
Caro Luigi. Non aver paura di andare O.T, hai fatto benissimo a tracciare un parallelismo, e infatti nonostante le apparenze, anche l' horror ha i suoi problemucci.
Di questo, ne riparleremo in futuro, senza se e senza ma.
Epix, purtroppo era nata già con tutti i presupposti del fallimento (anche se la sua chiusura mi è comunque dispiaciuta) senza una precisa linea editoriale e con alcuni errori di percorso notevoli. Di Epix salverei certo alcuni numeri come MALARAZZA di Samuel Marolla, ma troppi errori sono stati fatti, nonultimo secondo il mio modesto parere il voler mescolare horror, fantasy e fantastico nelle varie uscite.
Sempre parer personale.
Mi hai chiamato ed eccomi qui... anche se in ritardo.
@Michela:
Tu dici "La fantascienza non è per tutti, devi essere un vero lettore."
E io ti domando: Perché mai?
Non sono proprio convinto di ciò che affermi. Al cinema la SF spopola. In TV spopola... e anche serie come il Dr Who hanno ascolti notevoli, nonostante si debba avere un certo Know How per comprenderli appieno. E che dire di Lost? Quello non è certo un Thriller, e neppure un Horror.
Siamo davvero convinti che la fantascienza non è per tutti? Io ho cominciato a leggere fantascienza quando avevo 8/9 anni... di sicuro non avevo nozioni scientifiche molto elevate, eppure ero conquistato da queste storie ricche di avventura, fantasia... e anche nozioni (che ho assorbito e che mi hanno incuriosito, e che mi hanno convinto a studiare determinate materie...).
@Maxciti:
Non sono d'accordo con riguardo al punto A... anche per ciò che ho scritto a Michela. Non c'è bisogno di essere scienziati per poter affrontare un buon romanzo di sF. Tutt'altro... un buon romanzo di sF potrebbe far nascere la curiosità verso determinate scienze.
A ogni modo nel tuo punto A c'è qualcosa di vero. Il Connettivismo, suo malgrado, ha prodotto un certo distacco tra il lettore non preparato e la SF. Diciamo che dalla nascita del Cyberpunk in avanti si è preteso spesso che il lettore avesse conoscenze tecniche superiori a quelle del lettore comune. Ciò ha allontanato sicuramente degli appassionati... che comunque frequentano cinema sf e serie tv sf con molta attenzione (basti pensare ai numerosi forum online dedicati a serie televisive e/o a film di sf).
Sono invece perfettamente d'accordo su quanto affermi nel punto B. E' una cosa che vado spesso dicendo anche io. La SF, per essere apprezzata, ha bisogno di menti aperte all'ottimismo e alla visione del futuro prossimo. In Italia, oggi, già si fatica a pensare all'anno prossimo... figurarsi al prossimo ventennio, o al prossimo secolo!
Altro problema è la proposta al pubblico. I grossi editori non vogliono rischiare. I piccoli traballano. E... i lettori solitamente si affezionano troppo, si schierano, si isolano... la famosa diatriba tra amanti di Star Wars e amanti di Star Trek dovrebbe essere d'esempio.
E... infine... erroneamente... la sf è da sempre considerato un genere "minore", come ho già letto in qualche altro commento. Nessuno che le dia il giusto spazio. E' sempre relegata in un angolo, sia nelle librerie, sia nelle fiere, sia nel mondo reale. Sembra la reietta della narrativa... e dire che molti autori sf fanno ancora parlare di sé dopo tanti anni. Penso a Orwell, o addirittura a Wells, ma anche ad autori recenti. Quando si parla di intercettazioni si cita Orwell come se fosse conosciuto da tutti, come se tutti leggessero sf... e poi? E poi vai in libreria e 1984 non lo trovi neppure, lo devi ordinare!
Bah!
Vedo con piacere che la discussione va avanti, Glauco ha posto in essere alcune considerazioni interessanti.
Mi permetto di rispondere al punto comune:
@ Glauco.
Io credo che la Fantascienza nel nostro paese, sia considerato un genere minore, perchè si sia voluto farlo diventare tale. In parole povere non si è voluto investire nel settore. Per questo molti pensano che non siano per tutti i libri di fantascienza. Io penso, ad esempio, al Connetivismo, genere che avrebbe indubbie potenzialità, ma che ha finito per allontanare ilettori, stessa cosa alcuni esempi di Cyberpunk. Poi ci sono le librerie, gli editori, alcune frangie di lettori.L'esempio di Orwell che fai, è calzante, ma non è un caso isolato.
Che dire?
Bah, purtroppo...
Bene, Nick, sono contento che darai spazio alla cosa! Epix più che un punto di riferimento era una caso di uscita, per l'horror è difficile inquadrare punti fermi da edicola.
Sulla fantascienza ha fatto bene Gloutchov a puntualizzare certe cose, io mi schiero a metà via, e spiego perché: in alcuni casi si richiede, più che maggior conoscenza, maggior profondità, una superiore volontà di accogliere letture più profonde. In altri casi, la maggior parte, la fruibilità è di sicuro più grande, vedi appunto serie televisive più leggere ed altri esempi. Diciamo che, rispetto ad un genere comico, l'insieme delle opere più ostiche è maggiore (ovvio che in tutto i generi c'è qualcosa di più facile e più difficile).
Non concordo invece, sul fatto che la sci fi richieda menti aperte all'ottimismo soltanto, anzi, una visione di un futuro cupo (purtroppo) può essere ancora più creativa. Per me questo genere richiede tanta sensibilità, quella sì, cosa che disse anche Lovecraft nel suo saggio, riferendosi al fantastico tutto.
@ Occhio.
Se vuoi, la mia posizione è ancora più "moderata" della tua. Io credo che sotto il termine fantascienza, si possano indicare tutta una serie di tematiche che però con la scusa del futuro parlano di noi e del nostro presente. In più, io credo, che la science fiction richieda una mente aperta e basta. Probabilmente è stata anche tutta una serie di opere ostiche, come sottolinei tu ad allontanare la gente, ma queste opere fanno parte del peggio del genere, non del meglio.
La discussione rimane aperta.
E voi cosa ne dite?
Che qualcosa sia più ostico e richieda maggior attenzione voleva essere più che altro una constatazione, mentre penso che il motivo più grosso di allontanamento o mancanza di avvicinamento è il PREGIUDIZIO, ahimé! Quello che definisce lo sci fi troppo tecnico, troppo nerd! Pensa che esiste chi dice di non apprezzare la fantascienza solo perché non gli piace Star Wars o filoni che racchiudono battaglie fini a se stesse fra terrestri buoni ed alieni cattivi!
@ Occhio.
Si, hai ragione. Il pregiudizio ha ammazzato la considerazione della sf in Italia. Ma pregiudizio a tutti i livelli: dalla Rai, alla Scuola e perfino da parte di alcuni personaggi nel settore editoriale.
Ottimi come sempre i tuoi interventi.
Il problema è spinoso e difficile, ho poche risposte (forse nessuna) e spero mi perdonerete se sollevo altre domande. La prima che mi salta in mente è come mai di fronte al crescente interesse per la s-f su grande e piccolo schermo non corrisponda un proporzionale aumento dell'interesse per la s-f scritta, mi sarei aspettato che di fronte a tutto ciò qualche editore lungimirante "fiutasse l'affare" tentando di lanciare qualche autore (anche non nostrano) con potenzialità commerciali, il recente lancio di autori fantasy (indipendentemente dalla qualità proposta) ha dimostrato che con le dovute operazioni di marketing anche la letteratura di genere può vendere. Ed il fantasy si è sicuramente visto meno in TV o al cinema. Certo, sicuramente una S-F "commerciale" difficilmente incontrerebbe i favori di appassionati come noi che animiamo la rete dei blog, ma sicuramente avvicinerebbe molti nuovi lettori: alle case editrici il compito di richiamarli creando una "moda" alle community di appassionati il compito di indirizzare ed educare le nuove leve verso autori con contenuti più "alti" (e di conseguenza costringendo in parte gli editori a virare, anche solo parzialmente, su pubblicazioni con maggior spessore).
Un altro dubbio che mi pongo riguarda il "fandom" di popolari serie o saghe come Star Trek, Star Wars o Battlestar Galactica: mi chiedo se il nutrito gruppo di persone che vi aderisce (quelle che vedi ai raduni in costume o che popolano i siti monotematici in questione) sia un sottogruppo degli appassionati della s-f scritta (quindi già compresi in quei numeri stimati nel post di Nick) o se lo sia solo parzialmente, se quindi non ci sia un bacino di potenziali lettori non sfruttati e su cosa si possa eventualmente fare per avvicinarli.
E' pur vero che, per quanto ad esempio adori Star Trek, non mi permetterei mai di avvicinarlo per contenuti ad un Vonnegut o ad un Lem, tuttavia è proprio da questa s-f più "abbordabile" che si dovrebbe cominciare a cercare nuove leve, sia per la ovvia diffusione sia per le potenzialità aggreganti che hanno questi fandom.
Ricordo il Delos Day/Italcon a Milano, immagino che molti di coloro che leggono qui ed erano in zona ci siano andati. Nonostante la scelta di "dividersi" dalla realtà della Sticcon abbia creato una manifestazione molto più "seriosa" (che tra l'altro io ho apprezzato moltissimo) dall'altro ha forse peccato di un certo "elitarismo": a ben vedere vi erano moltissimi addetti ai lavori e pochi "lettori comuni" (bastava guardare i vari badge appesi, quelli dei visitatori erano in netta minoranza,ad esempio credo di essere stato l'unico ad aver seguito le relazioni dei Connettivisti che non fosse in qualche modo un "addetto ai lavori") e cosa ancora più inquietante aveva un range di età in cui io,nonostante trentenne, sembravo lo "sbarbato della situazione". Vedo comunque che per l'anno prossimo le manifestazioni verranno (saggiamente) riunite: forse sarà una manifestazione un po' più caciarona e meno intellettuale, ma sono certo che sul lungo termine porterà maggiori vantaggi per tutti (sia appassionati che addetti ai lavori)
Temo inoltre che ci sia stata una certa difficoltà degli autori moderni di "adeguarsi ai tempi" se ai tempi il Cyberpunk era d'avanguardia mi sembra leggermente retrò (ora che il world wide web è parte integrante della vita di tutti) fossilizzarsi ancora su certe tematiche: la forza della s-f è sempre stata quella di analizzare il presente parlando del futuro. Senza delle tematiche aggiornate ai tempi attuali è ben difficile secondo me creare qualcosa in cui non ci si identifichi solamente come lettore ma appunto come appartenente a qualcosa di più ampio che trascende le semplici ore che passiamo a leggere e in qualche modo pervada anche altri aspetti della vita andando a creare quello che può correttamente essere denominato un "movimento". Qualcosa che possa far appassionare non solo per la qualità di ciò che si legge (o in generale per un puro e semplice amore per la letteratura) ma che crei anche una sorta di "identificazione in un gruppo" (o in termini più terra-terra che crei una moda) e che sostanzialmente è il movente primo che fa aggregare le persone in gruppi più ampi e che è fondamentale per attirarne ulteriori.
Mi scuso se sono saltato di palo in frasca da un argomento all'altro (e anche se in alcuni punti non risulto sufficientemente chiaro), se sono andato forse fuori tema rispetto alla questioni poste e soprattutto se sono stato leggermente logorroico ma come dicevo all'inizio il problema è davvero spinoso e intricato.
Sorry per l'inconveniente tecnico, questo era il testo del post erroneamente cancellato in precedenza
Caro Marco. Sposto anche la mia risposta.
Innanzitutto, benvenuto sul mio blog.Solleva pure tutte le domande che vuoi, a me fa piacere che ci sia discussione.
Allora che dirti...io credo che in questi ultimi (quanto, venti anni? quindici?)sia stata fatta una politica da parte degli editori tutta tesa ai grandi numeri e poco alla qualità; in questo senso la fantascienza è stata lentamente tagliata fuori. Personalmente non credo che il problema sia una fantascienza popolare, anzi secondo me è il contrario.
Sulla seconda questione se il fandom faccia parte dei numeri che ho fatto, effettivamente...me lo chiedo anche io. Penso, che in molti casi la risposta debba essere positiva. Io per primo, ho le collezioni di BATTLESTAR GALACTICA; BABILON 5 come anche SMALLVILLE (ebbene si, lo ammetto), sono andato a vedere AVATAR così come leggo Stross.
Sono un eccezione?
Può darsi, ma sarebbe triste se fosse vero. Poi sicuramente nel fandom ci sono molti che si fermano li, più o meno come (è il primo paragone che mi viene in mente) quei lettori di manga che leggono solo manga e senza avere curiosità per la Bede francese o i fumetti italiani. C'è anche l'aspetto deteriore, quello che hai fatto notare tu, cioè le diatribe sterili e inutili tra fan di Star Trek e fan di Star Wars. Insomma, c'è spazio per entrambe le cose, no?
Un altro aspetto è l'autoreferenzialità della scena nostrana. Se ti sei sentito lo sbarbato della situazione al convegno dei connettivisti un motivo ci sarà stato, e tieni presente che chi ti scrive apprezza molte cose del connettivismo. Però ritengo anche che a distanza di decenni dalla nascita del Cyberpunk no si possa rimanere fermi lì.
Bel contributo il tuo, veramente interessante.
Ciao.
17 ottobre, 2011
@ Marco.
Grazie anche per aver ripostato il tutto.
Spiego meglio il mio commento sui connettivisti. I Se ti sei sentito uno sbarbato al convegno die connettivisti, io ritengo che alle volte il movimento sia troppo pesante, troppo rigido per poter attrarre qualcuno che non sia un addetto ai lavori. Serve adesso qualcosa che sappia parlare al cuore e alle menti dei lettori. E non sempre questo avviene con il connettivismo, come ti dicevo nel commento di prima, alcune cose di quel movimento mi piacciono anche, ma non la lor tendenza a continuare a comportarsi come se dopo
il Cyberpunk non fosse avvenuto niente.
Ho tenuto a rispiegare tutto perchè temevo che il mio precedente commento non fosse troppo chiaro. Questo intendevo in quel caso forse ti sarai sentito lo sbarbato della situazione perchè non solo perchè eri l'unico non addetto presente, ma perchè forse in quel caso non parlavano a te pubblico, ma si parlavano tra loro.
Non hai paura di nulla, eh, Nick? :-)
Sullo stato della fantascienza in Italia ho già detto tutto quel che penso in svariati post, e non c'ho mica voglia di tornarci sopra.
In questi ultimi anni mi ero illuso che qualcosa fosse cambiato, che effettivamente fosse possibile una via italiana alla fantascienza scritta, però le utlime cose lette non mi fanno più ben sperare come un tempo. Quel gap tra sf italiana e anglosassone, che mi pareva stesse chiudendosi, mi pare sempre più incolmabile. Anche quelli che ritenevo i nostri migliori autori appaiono dei dilettanti in confronto ai migliori nomi della fantascienza internazionale. (ma forse è solo il periodo: sto leggendo Toxic@ e beh… mi aspettavo ben di meglio)
In effetti sono arrivato alla conclusione che gli editori italiani facciano benissimo a non pubblicare più fantascienza.
Quando tutti se la saranno dimanticata, allora sarà il momento di presentare i Banks, gli Stross, i McDonald e compagnia bella. Sarà roba tanto diversa, talmente nuova, da far saltare sulla sedia una nuova generazione di lettori.
@ Iguana.
Accidenti, e sarei io quello che non ha paura di nulla, eh? ;)
Sulla fantascienza italiana, effettivamente siamo tornati un poco indietro rispetto a qualche anno fa. Però mi sento di essere un poco ottimista, qualche autore buono c'è, penso a Pierfrancesco Prosperi o a Lanfranco Fabriani...e poi ti consiglio di leggere UCRONIE IMPURE, credimi sono stato giudice di quel concorso e tra i dieci racconti ce n'è stato più di qualcuno che mi ha ben impressionato.
Se fra i migliori nomi della fantascienza internazionale c'è anche l'autore di quel racconto sulle balene spaziali che ha vinto il Nebula (e credo sia stato tradotto nell' ultimo Robot) mi pare difficile la qualità media degli scrittori italiani sia inferiore.
Forse in Italia bisognerebbe guardare anche alla fantascienza pubblicata fuori dal genere, come Avoledo, o da case editrici indipendenti, come quel romanzo di Erica Moak di cui parlavano bene in molti - anche su Lipperatura e blog non di genere - che dalla descrizione io avevo dei dubbi, ma non si sa mai.
Discorsi generali non riesco a farli - a me piace la fantascienza che mi piace, molta fantascienza non mi piace, o mi piace come mi piacciono molti gialli - letta senza tante pretese può andar bene, ma comprare a priori magari a prezzi esosi per fedeltà alla causa non fa per me.
E molta della fantascienza che mi piace di più non fa poi tantissimi soldi neanche in patria - per cui pubblicarla in italiano diventa passione, non commercio.
@ marco: e dagli con 'ste balene spaziali. A forza di citarlo in lungo e in largo m'hai fatto venir voglia di leggerlo! :-)
(BTW tu sai chi sono i migliori, seocndo me)
"…bisognerebbe guardare anche alla fantascienza pubblicata fuori dal genere…"
Credo anch'io che sia una delle poche speranze rimaste per poter leggere qualcosa di buono che sia almeno limitrofo al nostro genere preferito.
(Ma la Moak non è mica italiana, vero? Comunque ti comunico che mi sono messo alla ricerca del suo romanzo…)
@ Marco.
Non ho ancora letto il racconto in questione, adesso sto recuperando il numero precedente di ROBOT, quello con lo speciale autori canadesi.
@Iguana.
Magari proverò anche io a recuperare la Moak.
Articolo molto interessante!
Con il vostro permesso vorrei inserirlo - citando la fonte - nel nostro piccolo magazine on-line "Edizioni Scudo News - novità dal mondo del fantastico" (http://edizioniscudo.splinder.com)
Per quello che riguarda le Edizioni Scudo ci tengo a precisare che non realizziamo in cartaceo solo la rivista di narrativa fantastica Short Stories, ma abbiamo diverse collane che oramai contano un centinaio di opere di autori noti e meno noti.
Cari saluti,
Per le Edizioni Scudo
Luca Oleastri
@ Luca Oleastri.
Rngrazio la Scudo per l'interesse, ne sono felice; il premesso è ovviamente dato, mi basta la citazione della fonte. Accolgo anche la precisazione.
Cordiali saluti.
@ Nick
Grazie!
Articolo inserito nel nostro magazine on-line "Edizioni Scudo News - novità dal mondo del fantastico" (http://edizioniscudo.splinder.com)
Cari saluti,
Per le Edizioni Scudo
Luca Oleastri
Addendum... ho segnalato il post su Facebook, il quale ha generato molti commenti su FB (più che sul blog)... io su Facebook sono "Short Stories".
Cari saluti,
Luca Oleastri
@ Luca Oleastri.
Io, purtroppo non sono su Facebook, però se mi puoi far pervenire i commenti, perlomeno un sunto del senso dei vari interventi, te ne sarei grato.
COPIO E INCOLLO DA FB I PRIMI COMMENTI (CE NE SONO DI 50):
Di Marino Stefano mah, guarda come sai non sono un grande appassionato di fantascienza anche se ho lavorato in redazioen a Urania. le cifre che riporti però,considerando il campo editoriale, non sono poi così disastrose. In questo caso la mia risposta è sì. Di fattoil problema vero è che gli italiani leggono poco o pochissimo ma questo vale per tutti i generi e anche per la narrativa tout court...
3 ore fa · Mi piace · 4 persone
Francesco Troccoli concordo, anzi aggiungo che l'impressione è che il lettore di fs sia più costante e sistematico della media della narrativa mainstream...
3 ore fa · Mi piace
Short Stories 10/12mila lettori che principalmente comprano SOLO Urania se lo vedono in edicola... in realtà la metà lo compra sul mercato dell'usato; quindi quali spazi di diffusione? a voi la parola...
2 ore fa · Mi piace
Cristiano Pugno ok i lettori sono pochi, ma che offerta c'è mai stata a parte Urania negli ultimi anni?
2 ore fa · Mi piace · 2 persone
Francesco Troccoli gli spazi di diffusione ci sono. Se nelle librerie la fs è ridotta a uno scaffale sepolto dai vampiri e dai noir, dipenderà anche dalle scelte editoriali. Da un lato abbiamo grandi editori che non puntano sulla fs e ne avrebbero i mezzi, dall'altra editori piccoli quando non microscopici che lo fanno ma non hanno i mezzi per arrivare a quegli spazi. Se alla Feltrinelli o alla Mondadori ci fossero pareti di libri di fs, i lettori sarebbero molti di più. Gli stessi che oggi leggono Harry Potter e Twilight.
2 ore fa · Mi piace · 2 persone
Cristiano Pugno ...appunto
2 ore fa · Mi piace
Short Stories Nell'articolo di Nick riportato su "Edizioni Scudo News - novità dal mondo del fantastico" http://edizioniscudo.splinder.com/ vi è un riassunto di quale offerta editoriale di genere esisteva fino a qualche anno fa e cosa è rimasto...
2 ore fa · Mi piace
Francesco Troccoli con una campagna come quella su Harry Potter ti vendo Cronache Marziane a tutta Italia.
2 ore fa · Mi piace · 1 persona
Ezio Cavazzini Di fattoil problema vero è che gli italiani leggono poco o pochissimo ma questo vale per tutti i generi e anche per la narrativa tout court... purtroppo l'analisi di sdm è drammaticamente corretta, potrei dire che gli editori italiani sono quattro cani (e non sempre in senso metaforico) che si contendono un osso spolpato (ovvero dei crani vuoti...)
2 ore fa · Mi piace
Denise Bresci ho letto l'articolo... ulp! Voglio aggiungere solo qualche nota che metto solo per completare la vostra analisi e non certo per criticare, considerando quale compito difficile sia riassumere la storia della sf in italia :-) tra le edizioni non ho visto la kipple edizioni, che invece ha anche suoi premi oltre che pubblicazioni cartacee e non. "Fanucci non pubblica + sf" mi sembra un'affermazione un po' forte... Armenia prezzi alti? per avere portato Stross, con una traduzione di eccezione e la cura dell'ottimo Proietti non direi...
2 ore fa · Mi piace
Short Stories @Ezio Cavazzini - quindi in pratica non c'è un mercato vero e proprio?
2 ore fa · Mi piace
Per avere maggiore audience al tuo blog ti consiglio di iscriverti a FB, dentro FB di iscriverti ai gruppi tematici e poi di mettere i link al tuo blog... in questa maniera raggiungerai migliaia di persone interessate :)
Noi facciamo così.
Ciao,
Luca
@Luca Oleastri.
Ti ringrazio. Mi fa piacere che la discussione sia partita. Rispondo a Denise Bresci: naturalmente la mia non aveva la pretesa di essere una trattazione completa, quindi qualcosa può non essere nominata. Sulla Fanucci (casa editrice che ho apprezzato molto in passato) direi di confrontare quello che faceva fino a dieci anni fa e quello che fa oggi.
Ringrazio tutti per i commenti.
Mamma mia quante risposte! Vuol dire che è un argomento caldo, alla fine!
Sono appassionata di fantascienza da quasi tutta la vita. Di tutti i generi, scritta, raccontata, televisiva, cinematografica.
In Italia il genere SF non va per svariati motivi:
Non è roba nostra. Nel senso che non possiamo competere con Houston, con l'Area 51, con le stazioni spaziali, satellitari. Sono altrove. Per l'immaginario collettivo dici "atronauta" e pensi ad americani e russi.
Si è mai pensato ad un alieno che va a prelevare che so a St.Andrews in Scozia o a Mola di Bari? Naaa.
Non c'è un motivo. E' così e basta, sarebbe meno affascinante, come Godzilla a New York. Non ci sta. Stona.
Personalmente (non mi linciate per questo) preferisco tutto ciò che non è italiano.
Mi affascina di più, specialmente se penso che molti libri sono tradotti parzialmente, coi piedi o coi nomi cambiati.
Ma sono anche una che in passato era nello Star Trek Italian Club. Partecipando a numerose Sticcon vi posso garantire che a parte qualche fissato (ma ce ne sono ovunque) sono tutti molto interessati di fantascienza, sia reale che di narrativa.
Il punto è che il panorama italiano è deprimente.
E' colpa di chi non investe o di chi non compra?
Secondo me entrambi.
La fantascienza è "roba da geek" o da adolescenti.
Non è un genere letterario serio, qui in Italia.
E' roba da ragazzini. E tutti contribuiscono a fomentare questa idea.
Ho scritto per diverse riviste in passato, Eco di Marte, ma erano fanzine o webzine come Star Trek Zone, tutta roba di appassionati per appassionati.
Moltissime hanno chiuso, nonostante il riconoscimento persino nei volumi STORIA DEL CINEMA DI FANTASCIENZA di Fanucci, come pubblicazioni specializzate.
Io ho smesso di scrivere perchè era desolante.
Per la mancanza di pubblico interessato.
Probabilmente se i libri di fantascienza italiana avessero tre belle poppe aliene in copertina venderebbero di più.
Il pubblico legge poco, è ostico, s'interessa del librio di Cassano più che di roba seria, cosa pretendiamo?
Che si mettano lì dopo una giornata di lavoro a leggere di velocità warp e ponte di Einstein-Rose???
Siamo noi appassionati che possiamo fare la differenza.Bloggando, scrivendo, producendo articoli, come sempre.
Se speriamo nel pubblico più vasto in Italia la vedo dura.
@ Luca Oleastri.
Per il momento non credo che m'iscriverò su Facebook, non per snobismo ma per tutta una serie di considerazioni mie.
Saluti.
@ Lady.
Io credo con te che alcune delle colpe siano da distribuirsi esattamente a metà tra i vari soggetti interessati, probabilmente, se si fosse voluto si sarebbero potute sfruttare alcuni elementi del folklore italiano per costruire storie interessanti, non è detto che non si possa fare in futuro.
Ti ho detto che ero iscritto a Moonbase 99 vero?
Peccato che non ho mai partecipato alle convention e no ho foto da esibire.
Ciao.
forse non aggiungo nulla, ma il mio contributo lo voglio dare.
intanto, pur essendo un novellino, noto che gli allarmismi sulla morte della fantascienza si susseguono con una certa periodicità. quindi, in realtà, credo che sia una caratteristica stessa del genere, che forse proprio perché è per sua natura orientato al rinnovamento pare ogni tanto sparire quando sta solo cambiando. o forse sono solo capricci del fandom... sappiamo tutti di cosa sono (siamo!) capaci, qualcuno ha già fatto degli esempi.
per quanto riguarda gli scrittori italiani, sono d'accordo sui due filoni che hai individuato: ucronia e connettivismo (anche se la definizione di quest'ultimo mi pare molto labile, e preferisco parlare una specie di post-cyberpunk). se prendiamo ad esempio tutti gli ultimi italiani pubblicati su urania, sono di un tipo o dell'altro. ma in effetti, anche guardando nel passato, non mi pare che siano mai state scritte space opera o hard sf da autori italiani, almeno non in modo rilevante. quindi forse anche questo dipende da un problema di fondo, forse un orientamento della formazione scolastica molto più attento alle discipline umanistiche? non lo so, è un'ipotesi forse semplicistica, ma non mi viene in mente altro.
dal lato opposto, abbiamo una platea di lettori affezionati, forse un po' chiusa in se stessa. che la grande editoria non si interessi alla fantascienza credo sia un fatto tanto affermato che ormai è inutile discuterne. quello su cui non sono d'accordo è che i lettore non-sf "scartino" la fantascienza perché è un genere troppo impegnativo. questo è un discorso da élite culturale, come se chi non legge fantascienza sia troppo stupido per apprezzarla. in molti casi, credo che semplicemente non la conosca (proprio perché non viene proposta in modo massivo come altri generi). ma quando ogni tanto viene fuori un bestseller chiaramente di sf, il pubblico non lo snobba (hai fatto l'esempio di shatzing, io penso anche a niffeneger).
infine, per quanto riguarda la critica. ecco, qui secondo me c'è qualche problema. da anni vedo un sistema molto chiuso e autoreferenziale. se sei dentro vieni considerato, se sei fuori non esisti. mi pare che vengano esaltati e promossi lavori mediocri (che di certo non aiutano a dare un'immagine chiara delle potenzialità del genere) ed oscurati altri più validi.
in conclusione, credo che sostanzialmetne la situazione sia quella che è sempre stata. forse qualche cambiamento potrà venire dallo sviluppo dell'editoria digitale, ma siamo ben lontani dalla diffusione massiccia degli ebook (per dire, nemmeno io ho ancora un reader...). quindi, se anche sarà, ci vorranno ancora degli anni.
Ciao Piscu!
Mi fa piacere anche il tuo intervento, non è affatto vero che giungi tardi e non temere di non aggiungere niente,ogni intervento è importante.
In linea di massima concordo con quello che dici, è vero che la morte della fantascienza viene proclamata ad intervalli variabili e poi siamo sempre qui a parlarne, come è vero che esiste alle volte anche una forma di autoghettizzazione, di alcune frange di appassionati. Sulle correnti anche io preferirei parlare di post-cyberpunk, definizione che trovo calzante, ma dato che sono gli esponenti di quel movimento a volersi definire connettivisti allora ho lasciato la definizione.
Non so se il digitale cambierà le cose, però credo che nel nostro paese arriverà un po in ritardo rispetto ad altri.
@ Tutti.
Rileggendo alcuni miei commenti, ho notato che potrebbero dare l'impressione di una mia tendenza anti connettivismo, vorrei chiarire che , pur non essendo il mio genere preferito, non è assolutamente così.
Grazia ancora a tutti per la partecipazione, naturalmente il post, come i precedenti,rimangono aperti ai commenti, potrete commentare anche tra dieci anni su questo post.
Non temiate mai di arrivare in ritardo.
Non so come mai ma mi ero perso questo articolo che definirei fondamentale, specialmente nell'ottica di quello che stiamo cercando di realizzare.
Per fortuna che Michela ha segnalato, così sono finito qui anche io! :)
Non saprei cosa aggiungere, sia da te che da tutti gli altri commentatori è stato dato un quadro della situazione piuttosto completo.
Che dire, per adesso siamo ancora nella fase iniziale, ma speriamo che il progetto partito da Angelo possa concretizzarsi e dare il via a qualcosa di positivo.
Se non altro, se la cosa funzionerà, potrà servire ad arginare un pò la dispersività e a fare conoscere fra loro anche realtà diverse.
@ Sekhemty.
Lo vedi che devi seguire i blog degli amici con maggiore costanza? LOL
Muahhahhhahhhhahhhh! ;)
Scherzi a parte, i primi segnali ci sono e sono positivi e adesso sta a noi continuare a costruire i ponti.
Buongiorno,
solo alcune precisazioni:
1. Urania, secondo Lippi, vende 5-6000 copie "stabili" ed è a rischio chiusura o forte riduzione.
2. Robot, secondo S*, si barcamena sotto le 1000 copie ed è anche lui a rischio.
La realtà è che siamo pochi, pochissimi e frammentati in mille rivoli: sf tecnologica, fil e telefilm, steampunk, sf-fantasy, ecc.
Bene caro anonimo, non mi sembra che tu abbia detto niente di diverso da quello che ho scritto io. Su Robot mi sono basato sul' editoriale scritto da S. per il numero 58 e che invogliava alla partecipazione al premio Robot.
I dati purtroppo non sono incoraggianti.
Mi rimane solo un dubbio e lo esprimo in maniera ingenua e bonaria: come mai sei rimasto anonimo?
Su questo blog non si mangia nessuno. ;)
E tutti i pareri sono bene accetti. ;)
Per l'anonimo
I dati economici delle collane, più o meno, sono tutti in calo o tali da metterne a rischio il futuro. Proprio la frammentazione che citi è una delle cause che ha emarginato il genere SF nel mercato italiano, insieme a politiche editoriali scriteriate e ad altri fattori citati da Nick.
E' proprio per questo che stiamo cercando di creare un'alternativa. Rimani con noi e se te la senti dacci una mano.
Ok, Nick, il link l'ho trovato (forse l'altro era sbagliato)ed eccomi qua. Mi hai chiesto un parere da scrittore, ma io te ne voglio dare due: uno da lettore e uno da scrittore.
Da lettore ti dico che c'è del marcio in Danimarca; qualcosa non mi convince. La fantascienza è un genere per sua natura cosmopolita, racconta l'Uomo non l'italiano o l'americano e chi la ama lo ha capito e forsa l'ama anche per questo. Io non mi sono mai posto il problema di scegliere una lettura in base al nome straniero o nostrano dell'autore e presumo che valga per tutti i veri appassionati. L'esempio lampante lo abbiamo avuto col fantasy. Quando mi venne voglia di scriverne uno, di cimentrarmi per la prima volta con questo genere, lo dovetti fondere con la fantascienza perchè allora era impensabile che in italia ti pubblicassero un fantasy. Poi è arrivata la Troisi... E oggi devi fare il contrario. E' un problema di scelte secondo me e di coraggio.
Da autore ti dico che non è facile scrivere fantascienza. Ci vuole passione e basi scintifiche. In più certe cose devi darle per scontato, perchè sai che il lettore è uno svezzato, che conosce già certi termini. Questo è un vantaggio all'estero, non qui in Italia, dove spesso magari ti leggerà chi non ha mai aperto un sci-fi in vita sua. Ognuno di noi autori di sci-fi italiani, ogni volta che scrive qualcosa si sente come un pioniere, uno che sta iniziando un nuovo percorso innovativo, che deve "educare" alla visione scientifica o umanistica del futuro. Ed è assurdo visto che parliamo di un genere inflazionato ormai da circa un secolo...
Dici: "i lettori dicono che gli italiani non hanno basi tecniche e gli anglosassoni fanno troppo infodump". In Italia non c'è una cultura tecnico-scientifica. Anzi, questa non è considerata neanche cultura: poi ci inorgogliamo tutti quando scopriamo che il microprocessore l'ha inventato un italiano.
Chi riempie più di mezza pagina di infodump è un pessimo autore, Nick. La sinottica (ossia la capacità di esprimere concetti anche complessi con il minimo delle parole)è qualità fondamentale per uno scrittore.
Le considerazioni "critiche" poi lasciamole agli "esperti". Come chi affermò che l'aria non avesse peso. O chi pronosticò ad Einstein un grave ritardo mentale che gli avrebbe impedito di frequentare la scuola. Basta il coraggio di una scintilla: per questo l'idea dell'associazione mi piace.
A proposito, condividerò questo link su un mio gruppo FB "l'Italia del fantastico". Qui:http://www.facebook.com/groups/italiafantastico/
Ciao.
Post interessante. Non ho il tempo di leggere tutti i commenti, perciò spero di non ripetere cose già dette.
Il fenomento della mancanza di interesse in Italia, per la fantascienza si è aggravata negli ultimi anni, quando prima il fantasy e poi i vampiri innamorati hanno occupato gli scaffali delle librerie occupate un tempo dai volumi fantascientifici.
Alla radice, però, penso ci sia una scarsa stima nei confronti del genere, considerato una lettura per ragazzini brufolosi, ancora più in basso nella stima degli italiani, dei fumetti (sdoganati vent'anni fa da Dylan Dog).
Eppure credo che in Italia siano pochini quelli che non hanno visto almeno il primo Matrix...
Forse ci vorrebbe un equivalente FS di Harry Potter, per riavvicinare le generazioni più giovani al genere?
@ A.D.
Ti ringrazio moltissimo per le tue considerazioni sia come lettore che come scrittore.
In particolare sull' infodump sono condivisibilissime. :)
@ Angelo.
Benvenuto.
Da tempo la fantascienza aspetta il suo nuovo capolavoro, o almeno il libro che possa ricreare interesse.
Speriamo arrivi presto.
Ciao, alla prossima.
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