Il Rijksmuseum e la scritta simbolo di Amsterdam |
2008: mi trovo ad Amsterdam. Tra una passeggiata tra i Canali ed una visita al Rijksmuseum ci perdiamo volentieri tra i viali della città.
Dico perdersi per modo di dire.
Amsterdam è una cittadina piccola e ben organizzata,anche fin troppo turistica se vogliamo: una volta arrivati a Piazza Dam in poco tempo si attraversa tutto il centro.
Secondo la Storia dove adesso si trova la piazza una volta sorgeva una diga.
Ed è questo che significa il nome Amsterdam in fondo: Diga (Chiusa) sul fiume Amstel.
Amsterdam: canali affollati, abitazioni caratteristiche, abitanti gentili, tra cui molti che parlano un discreto italiano. Mentre la maggior parte degli altri turisti preferiscono affaccendarsi in altre faccende io con Venusia ne approfitto per cercare qualcosa della cultura e della cucina locale: ottime birre, interessanti liquori come lo Jenever (la versione olandese del Gin), buoni formaggi, grandi dolci ma piatti insoliti per gli standard mediterranei (però lo stamppot, una sorta di piatto unico con salsicce affumicate o, in alternativa carne stufata, patate e verdure non è male).
Piazza Dam |
Assieme alla gentile consorte, vado in cerca di qualche fumetto olandese da aggiungere alla mia collezione.
Solo che non ne trovo.
Nelle edicole trovo qualcosa di belga, perfino i fumetti Disney in circolazione sono realizzati da una casa editrice del paese confinante.
Eppure, tanto per dirne una, fino agli anni 70 nei Paesi Bassi era presente una discreta scuola di autori disneyani, certo non al livello di quella italiana o danese, ma esisteva.
Così come esistevano, tutta una serie di artisti, che producevano fumetti per bambini.
Lo stesso Dick Maas, il regista di film horror come L' Ascensore ( De Lift -1983) e Amsterdamned (1988) aveva cominciato proprio come disegnatore di fumetti e sempre dall' Olanda proviene Joost Swarte uno dei maestri della ligne clair.
Eh si! Ci tornerei ancora. |
Di librerie e fumetterie non parliamo nemmeno: tanti manga, tanti comics americani, tanto materiale franco-belga.
Eppure, mi chiedo, possibile che con due paesi vicini con una grossa produzione di fumetti come la Francia e il Belgio, i Paesi Bassi siano invece così sforniti?
O, invece è proprio questo il motivo?
Però, ad Amsterdam si trova anche Lambiek quella che probabilmente è la più antica fumetteria d' Europa essendo nata nel 1968. I ragazzi di Lambiek, tra le altre cose, sono responsabili della Comiclopedia , una delle maggiori enciclopedie online dedicate al fumetto.
Però la vicenda andrà in maniera profondamente diversa.
Da Lambiek finisce che non ci vado nemmeno.
E questa è una mancanza che prima o poi conto di recuperare.
Lambiek: un istituzione in Olanda |
Mentre passeggio per le strade di una zona del centro, nel quartiere di Zeedijk, trovo Gojoker una fumetteria molto più piccola, che francamente ignoro se esista ancora oggi.
Il proprietario mi mostra tre volumi, tutti e tre di fumettisti olandesi. Mi spiega anche che fino a qualche decennio prima la situazione nei Paesi Bassi era molto più florida, finchè la crisi dell'editoria e delle grandi riviste-contenitore (la stessa vissuta nel nostro paese ) vissuta negli anni 90 ha ridotto di molto gli spazi, diminuendo anche le possibilità di lavoro per la maggior parte degli artisti. Artisti che continuano ad esserci, che continuano a lavorare ma che la maggior parte delle occasioni professionali adesso arrivano da strisce su quotidiani.
In Olanda infatti, tutti i giornali, dal conservatore -e vagamente populista - De Telegraaf fino al progressista De Volksgrant ospitano una mezza pagina destinata ai fumetti. Almeno la metà tra questi sono di artisti locali.
ogni anno, mi spiega il mio gentile interlocutore riescono comunque ad uscire un ristretto numero di albi di artisti locali.
Ma, di questo parlerò più diffusamente nel prossimo articolo..
In quel giorno del 2008 faccio comunque la mia scelta e, nel ristretto gruppo di albi propostimi, ne scelgo uno.
- RAMPOKAN JAVA.
L'edizione olandese. |
Da quello che comprendo il fumetto è stato scritto nel 1998, ma ha avuto diverse rielaborazioni ed aggiunte nel 2005.
La cosa che mi colpisce è che il volume è edito grazie ad una collaborazione tra due editori diversi:
La Oog & Blik di Amsterdam, che si occupa di fumetti e di volumi di illustrazioni, e la De Harmonie di Rotterdam, che invece di solito si occupa di libri di saggistica e di poesia (oltre che nella pubblicazione di una sorta di versione locale di Harry Potter)
Peter Van Dongen, autore sia dei testi che dei disegni utilizza una linea chiara semplice e pulita, a leggere bene mi sembra di riscontrare appieno la lezione di grandi maestri del fumetto franco-belga come Hergè e Yves Chaland.
Ma la storia non ha niente di ingenuo, niente di consolatorio.
Rampokan Java è infatti, il racconto della lunga guerra d'indipendenza dell'Indonesia e delle altre colonie olandesi dell' Asia avvenuta a cavallo tra gli anni 40 e 50 del secolo scorso.
L'autore utilizza ricordi di famiglia, in particolare quelli della madre indocinese, li mescola ad eventi storici e al folklore locale raccontando una storia cruda che non fa sconti a nessuno.
Nè ai colonizzatori europei nè ai rivoltosi. C'è anche molto simbolismo, ed infatti lo stesso titolo richiama il Rampokan Macan, una cerimonia giavanese destinata a guarire dal morso delle tigri e degli altri animali selvatici.
E la tigre nel fumetto esiste ed è libera ed è un intero popolo in cerca della sua indipendenza.
Peter Van Dongen |
Il punto di vista in Rampokan Java è quello di un soldato olandese si, ma nato a Giava.
Johan Knevel ha dei ricordi idilliaci della sua infanzia, in più si è arruolato per cercare la sua nutrice, una donna che per lui è una sorta di seconda madre.
Peccato che la donna sia pasata dalla parte dei ribelli.
Knevel dovrà fare delle scelte difficili.
e con lui il lettore.
L'opera apre un certo dibattito nei Paesi Bassi, dibattito che continua anche col successivo Rampokan Celebes del 2004 rispolverando in tutto questo uno dei due periodi della storia recente che tanto ossessionano gli olandesi (l'altro è la Seconda Guerra Mondiale con l'occupazione nazista).
Con questo vi saluto, nel prossimo post vi proporrò una piccola scheda su Peter Van Dongen e sulla situazione dei Comics in Olanda.
16 commenti:
Ottimo flashback! e quel piatto lì che hai nominato....uhm...mi fa venir fame!
@ Donata
Lo stumppot?
Si, non è male. Ne esiste una variante, sempre con la carne, chiamata Hutppot.
Anche, se ti dirò la cosa migliore della cucina olandese sono i dolci: veramente fantastici! :D
Anch'io durante i miei periodi di permanenza a Stoccolma ho fatto come te, Nick. Mi sono messo a indagare sulla situazione fumetto in Svezia. Anche là non c'è quasi nulla di autoctono. Ho trovato una fumetteria nella Città Vecchia ma è tutta roba importata.
Però esiste nella Casa della Cultura, che si trova nella piazza più centrale di Stoccolma, una biblioteca, anche ben fornita, di soli fumetti.
Poi esiste una specie di culto per la striscia inglese Modesty Blaise. La rivista che porta il suo nome è la più diffusa e anche nelle librerie la striscia si trova raccolta in una serie eleganti volumi (io ne ho comprati per ora due).
Anche la mia ex compagna svedese, la prima volta che abbiamo parlato di fumetti, mi ha nominato subito Modesty Blaise.
@ Ivano Landi
Ti ringrazio per questa tua testimonianza. M' interessa molto questa tua reminiscenza svedese, come te quando vado all' estero cerco sempre alcune cose prodotte localmente: tra questi ci sono i fumetti.
Da quello che mi racconti la situazione svedese non è molto florida in confronto a realtà vicine come la Danimarca e la Finlandia. Quando approfondirò quel paese ti chiederò delle "dritte".
Interessante il particolare su Modesty Blaise.
Ah, quanti ricordi!
@ Obsidian
Anche tu sei stato ad Amsterdam?
Due volte. La prima volta ci sono andato con gli amici(avrò avuto si e no 25 anni). In seguito ci sono tornato con la consorte (4 o 5 anni fa). Non sapevo nulla delle fumetterie. Mi sono concentrato sulle mete classiche, tipo il Rijksmuseum, il Van Gogh e la casa di Anna Frank (oltre che ovviamente sul Red District e su altre robe)
@ Obsidian
Quello è il giro classico: Rijksmuseum, Van Gogt, Oude Kirche, Sint Nikolaus, Vondelpark....senza contare il Red District. Bella città, gente gentile (se posso avanzare una critica, mi sembrano un po troppo attaccati al denaro e magari un peletto tirchi, ma questa è solo una mia impressione)
Diciamo che ci sono andato perchè mia moglie desiderava andarci, però ci tornerei subito anche adesso.
Ci tornerei subito anch'io, nonostante quelle maledette biciclette che rischiano di travolgerti ad ogni passo. Ecco, i ciclisti olandesi sono una cosa che non mi manca per nulla: loro basta che fanno blin-blon col campanello e si puliscono la coscienza.
@ Obsidian
Le bici....quelle le ho odiate anche io. Passavano ovunque e dovunque e pretendevano la precedenza anche col verde a favore dei pedoni. A sentire una coppia di olandesi con cui facemmo amicizia sembra che sia un abitudine di Amsterdam che le bici abbiano la precedenza e che passino sempre per prime.
Io comunque le ho odiate, e non avevano per niente pazienza con i pedoni. Sono quei misteri dei paesi esteri che rovinano il piacere di visitare un dato paese: un po come quando si va a Parigi ed i parigini fingono di non capire l' inglese.
Interessante come presentazione che parte da un ricordo personale.
Il fumetto sembra interessante.
@ Ariano Geta
Oggi mi metto a scrivere il seguito, con qualche dato in più.
Dai, non era mica così sciocco questo dettaglio personale! Io l'ho trovato divertente, è stata una piacevole lettura! (Le avventure olandesi di Nick Parisi alla ricerca del fumetto introvabile)
@ Marco Lazzara
Potremmo farlo diventare una sorta di serie regolare! :)
Ottimo il Jenever! L'ho preso in uno di quei posti tipo "pub" ma con un altro nome, con i tappeti al posto della tovaglia. Ce ne sono due varietà, quella "chimica" che "piace ai giovani" (così mi è stata presentata dalla proprietaria) o quella tradizionale. Inutile dire che ho optato per la seconda. Un po' più aromatizzato rispetto al gin. Diamine, adesso ho una folle voglia di ritornarci, ad Amsterdam!
@ Salomon Xeno
Si, il Jenever è molto più forte rispetto al Gin inglese. Tra parentesi anche in Olanda non lo chiamano in un unico modo: chi dice Genever, chi invece Jenever ...o in una terza variante di cui non ricordo il nome.
P.s
Anche io ho assaggiato la variante tradizionale.
P.s 2
Anche io avrei voglia di tornarci in Olanda, anche adesso.
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