MIDNIGHT CLUB #8: LA VALLE DEI SETTE MORTI.

"Questo è il Midnight Club!
B
envenuti!
mettetevi comodi e raccontateci la vostra storia.
Questo è il Midnight Club!
Benvenuti!
Sentitevi a casa vostra.
Questo è il Midnight Club!
Benvenuti!
I bambini lasciati incustoditi saranno venduti come schiavi"




Brevi e strani post per brevi storie, in alcuni casi dei semplici flash.
 Storie macabre, fantastiche, dedicate a figure particolari della storia, eventi e personaggi "strani," a volte semplicemente fuori dalla norma ma incastonati in vicende troppo brevi da inserire nei normali
 Dossier Mysteri Notturni 
Questo post come tutti quelli futuri contrassegnati con questo banner  andrebbe letto sul finire del giorno, quasi verso la mezzanotte, un po come quei racconti sui fantasmi che i nostri nonni raccontavano  attorno ad un fuoco; figurine di un album,  tessere di un antico domino, ospiti non invitati delle vostre serate, desiderosi di raccontarvi la loro vicenda umana.

Ed anche le loro vicende inumane.
Chiudete bene la porta, assicuratevi di aver serrato correttamente le finestre e soprattutto lasciate accesa la luce.
Andiamo a cominciare.

LA VALLE DEI SETTE MORTI.

"Ogni Uomo Prima di Morire Vede il Diavolo"
Antico Proverbio Inglese.

Esistono leggende molto antiche.
Leggende che fanno parte del nostro passato ma che rischiano di andare perdute.
Quella che narrerò stasera risale alla fine del XIX secolo, negli anni immediatamente successivi all'Unità d'Italia: anni di conflitti e di povertà, anni in cui all'interno di una giovane nazione si cercava  di raggiungere un primo precario equilibrio
Equilibrio che, in parte cerchiamo di raggiungere, ancora oggi.
Ad ogni modo questa leggenda, questa storia era molto diffusa e popolare in tutta la Laguna di Venezia.

Chioggia.


A me è stata raccontata da un pescatore chioggioto durante una sera d'inverno mentre i crepuscolari vapori delle nebbie salivano dai canali della città e da lontano, molto da lontano giungevano gli echi delle sirene dalle navi che vagavano per la Laguna e ve la ripeto così come mi è stata riferita.
Ho abitato per qualche anno a Chioggia e se ripenso a quel periodo sfortunato della mia vita mi sembra di aver assistito ad un sogno fatto nemmeno da me ma da un altra persona.
Però questa storia merita di essere raccontata.

Era arrivato il giorno dei morti.
Un giorno in cui solitamente i marinai evitavano di scendere in acqua, si diceva che fosse un grande affronto andare a pesca proprio il 2 Novembre.
Un oltraggio nei confronti della religione, una mancanza di rispetto verso le anime dei morti.
E non è mai esistita categoria più superstiziosa di quella dei marinai.

Tuttavia ci fu un equipaggio che decise di sfidare la sorte.
Sette uomini che col loro bragosso ( o bragozzo, la tradizionale nave da pesca del luogo) andarono per mare proprio in quel giorno.
Se partirono da Chioggia o da Venezia, questo non è dato saperlo.
Quello che conta è che ognuno di quei sette marinai sembrava la rappresentazione di uno dei sette vizi capitali: dalla superbia rappresentata dal capitano, la lussuria rivestita da uno dei marinai pieno di donne in ogni porto fino all'avarizia di un altro dei marinai e così via.


Alcuni bragozzi in una vecchia foto ottocentesca.
Ancora oggi la forma non è cambiata.
Quel giorno c'era anche un giovane mozzo alle prime armi, un'anima candida ma non troppo intelligente ed in quanto tale perennemente vittima dei soprusi del resto dell'equipaggio.
Il ragazzo costretto a quel lavoro dalla famiglia nel tentativo di guadagnare qualche soldo si era portato dietro anche il proprio cane.
Che in quel giorno subì anche lui i maltrattamenti del resto della ciurma.

La navigazione però non fu facile e la pesca estremamente scarsa, giusto qualche anguilla, il sole stava calando e quello che era peggio è che all'orizzonte si stava avvicinando una tempesta. Il capitano però mosso da non so quale intuizione diede l'ordine di gettare le reti un'ultima volta in mare. Quello che pescarono però non fu un carico di pesce bensì il corpo di un uomo, probabilmente un altro marinaio annegato in mare da chi sa quanto tempo.
Altro avvenimento, di certo non raro a quei tempi, ma che nella mentalità dei marinai di ogni epoca ed ogni luogo ha rappresentato un altro segnale di imminente sfortuna.

L'unico a non accorgersi del rinvenimento fu proprio il giovane mozzo impegnato a giocare col proprio cane; il comandante diede così ordine di sistemare il corpo dello sconosciuto sotto una coperta a prua della nave. Nel frattempo era giunto il buio e con esso la tempesta.
Impossibilitati a tornare indietro i sette marinai decisero di fermarsi presso un "cason"  ( un casone, una di quelle costruzioni sorte in laguna presso le varie isolette o gli scogli costruite proprio dai pescatori come rifugio per evenienze come quelle) per passare lì la notte.

Ruderi del Casone Millecampi vicino Chioggia
Secondo molti sarebbe quello il vero
"Casone dei Sette Morti
"

Appena giunti all'interno del casone gli uomini si diedero immediatamente a preparare quel po' di pesce pescato e una robusta dose di polenta a mo' di cena rifiutandosi però di condividere il pasto con il ragazzo ed il suo cane. Il giovane sempre più affamato ed infreddolito scongiurò i compagni di ricevere anche lui qualcosa da mangiare ottenendo però come risposta sempre e solo risate di scherno ed ingiurie.
Il comandante a quel punto per divertire la ciurma disse al giovane che lo avrebbero fatto mangiare solo se fosse riuscito a svegliare quel "loro amico che gli aveva fatto visita e che adesso dormiva sopra la barca"
Ovviamente il ragazzo provò più e più volte a svegliare il cadavere senza però ottenere nessun risultato e ad ogni tentativo la cattiveria dei marinai aumentava esponenzialmente.
Finché a notte fonda all'ultimo disperato tentativo del ragazzino avvenne qualcosa che nessuno si aspettava.
Quello che sarebbe dovuto essere solo un corpo vuoto, un morto senza nome improvvisamente aprì gli occhi.
Occhi acquosi carichi di alghe e semi masticati dai pesci e dai granchi.
E seguì il bambino all'interno del Casone.


Un altra immagine del "Cason dei Sette Morti"

Cosa avvenne poi?
Il giorno dopo in quel luogo giunse un altro bragozzo.
Si trattava di un equipaggio di soccorso partito alla ricerca della nave scomparsa il giorno prima.
All'interno del casone però non trovarono alcuna traccia del cadavere pescato in mare.
In compenso ne trovarono altri sette.
Sette corpi, sette morti.
I marinai del bragozzo partito nel giorno dei morti erano tutti defunti.
Sembravano tutti morti nel terrore.
Solo il bambino ed il cane risultavano ancora in vita. Il bambino raccontò che era stato il cadavere pescato in mare ad uccidere i marinai con la sola forza della sua voce come punizione per i loro peccati; il ragazzo e l'animale erano stati risparmiati dalla furia omicida in quanto erano gli unici due esseri senza peccato all'interno del luogo.
Questo almeno fu quello che raccontò il giovane.
 Ai soccorritori non restò nient'altro da fare che caricare i morti sulla nave e riportare il giovane mozzo ed il suo cane dritti dritti tra le braccia della loro famiglia.
Da quel momento in poi quel tratto d'acqua tra Chioggia e il mare aperto fu ribattezzato come "la Valle dei Sette Morti."

Questa la leggenda, affascinante ma imprecisa come tutte le leggende.
Già, perché ne esistono numerose varianti in tutta la zona ed ognuno vi racconterà la sua; dipende solo da chi incontrate.
La più diffusa è che il ragazzo non fosse neanche il mozzo della barca partita il 2 novembre ma che fosse stato abbandonato da un'altra barca  in quel casone in mezzo al mare assieme al cane numerosi giorni prima che vi arrivassero i sette pescatori.
E quella versione è perfino più macabra di quella che vi ho raccontato.
Avrebbe senso, vero? Pensateci un attimo, renderebbe il comportamento dei sette pescatori ancora più perfido: rifiutare di dar da mangiare ad un bambino abbandonato ed affamato da giorni è uno degli atti più esecrabili che possano esserci; raccontare una versione del genere significa rendere ancora più "cattivi, più "antipatici" i  marinai della vicenda agli occhi di chi ascolta la storia.
Ma questa versione racconta di come ancora oggi il luogo risuoni delle voci dei morti che chiedono il perdono per i peccati commessi in vita e di come durante la notte all'interno dei ruderi si accendano strane e fluttuanti luci

C'è qualcosa di vero in tutto questo?
Probabilmente no. O forse, ancora più probabilmente la voce popolare si è impossessata di una delle tante tragedie nate in mare nei secoli scorsi trasformandola in un racconto per spaventare i bambini.

Ma si tratta solo di leggende, racconti di pescatori, per l'appunto.
Storie narrate mentre la nebbia sale tra gli antichi palazzi di Chioggia.

25 commenti:

Massimo Citi ha detto...

L'abbiamo letto insieme, io e mia moglie, lei già pronta ad andare a scuola. E ci siamo divertiti, anche se era una mattina d'estate e non una sera d'inverno. Comunque la superstizione di chi lavora sul mare è un dato sacrosantamente vero. Abbiamo conosciuto qualcuno dei cantieri di Riva Trigoso impegnati, anni fa, a costruire navi da guerra per Saddam Hussein. Ma erano tutti d'accordo, senza un motivo preciso, sul dire che «...Tanto quel tizio non riuscirà mai a metterci piede sopra». Infatti.

Ivano Landi ha detto...

La seconda versione, del bambino abbandonato nel casone, in effetti è più verosimile e spiega meglio il comportamento crudele dei sette marinai.
Sai che non sapevo che Chioggia fosse fatta in quel modo... mi ricorda vagamente Manhattan.

Elisa Elena Carollo ha detto...

Questa non la conoscevo, ma ha senso perché io abito dalla parte delle montagne, non del mare.
Il dettaglio che ha aggiunto un brivido alla storia è che stavo ascoltando Spotify e che, proprio nel momento del ritrovamento del cadavere, è partita una canzone che parla della morte (vabbè, una delle tante canzoni che parlano di morte che ascolto io, ma ha aggiunto atmosfera).

Lucius Etruscus ha detto...

Le storie di orrore in mare mi sono sempre piaciute, e visto che misteriosamente l'Italia è un paese marittimo che non ha una narrativa marittima, almeno abbiamo le leggende che parlano del mare e dei suoi misteri.
Avevo 14 anni quando lessi di un bambino ritrovato su una barca piena di cadaveri, alla deriva nel mare in tempesta. Un bambino dagli occhi terrificanti. Un bambino che chiamarono... Diabolik! Negli ultimi anni si sono inventati mille origini diverse per lo storico re del terrore, ma fino agli anni Novanta la sua origine si perde là dove nascono le leggende: in mare...

cristiana marzocchi ha detto...

Bentornato a te e alle tue storie affascinanti.
Cristiana

Nick Parisi. ha detto...

@ Massimo Citi
Effettivamente questa Storia sarebbe stata adattissima per il periodo autunnale, magari come post per Halloween ma era da un paio di anni che ne volevo parlare, quindi non ho resistito.
In quanto alla leggendaria superstizione dei marinai debbo dire che essendo nato in una città di mare (Napoli) ed avendo abitato per qualche anno proprio a Chioggia di cui almeno una buona metà degli abitanti lavora proprio in mare non posso che confermare questo dato.

Nick Parisi. ha detto...

@ Ivano Landi
Chioggia è una città molto simile a Venezia, anche Chioggia ("Ciosa" come la chiamano i suoi abitanti secondo il dialetto locale) è stata costruita su isolotti in mezzo alla laguna; ha i suoi canali e -come Venezia- subisce gli effetti nefasti dell'acqua alta. Per via di questa similitudine in tutta Italia Chioggia viene definita come "La Piccola Venezia", tranne proprio in Veneto dove è conosciuta con l'appellativo de" La Piccola Napoli". Il motivo di questo soprannome sarebbe originato dal fatto che gli abitanti della città, persone molto passionali, ricorderebbero nel bene come nel male i napoletani. Io a Chioggia ci ho abitato per quasi tre anni (tre anni molto difficili) e ti posso dire che questa similitudine è molto esagerata: napoletani e "ciosotti" sono due popoli molto diversi.
Ad ogni modo Chioggia è una città architettonicamente molto bella, è un posto molto antico (la leggenda la fa risalire addirittura all'arrivo di Clodio un soldato troiano scampato alla distruzione omerica) ed ha anche degli stabilimenti balneari molto conosciuti in zona grazie al legame amministrativo con un altra città: Sottomarina, stavolta sita in terraferma.

Nick Parisi. ha detto...

@ Elisa Elena Carollo
Si, è perfettamente logico che tu non conosca questa leggenda. Si tratta di un racconto popolare esclusivamente nella zona della laguna di Venezia e segnatamente tra il capoluogo e Chioggia, già se si va Caorle, per fare un esempio, dubito che la conoscano. Si tratta di un mito locale, esattamente come quello delle "anguane" è un mito prettamente vicentino e che qui in riviera del Brenta dove vivo io pochi conoscono.
Leggende locali, per l'appunto.
Fantastico il particolare della musica mentre leggevi. ;)

Nick Parisi. ha detto...

@ Lucius Etruscus
Ho voluto raccontare proprio questa leggenda proprio perché tra tutte è una di quelle più vicine ai racconti che circolano nel Nord Europa sul genere del' Olandese Volante; sono sicuro che magari in ogni nazione affacciata sul mare esisteranno varianti locali di questa della "Valle dei Sette Morti".
Lieto che ti sia piaciuta. :)

Nick Parisi. ha detto...

@ cristiana2011
Grazie! :)
Anche per me è bello ritrovarti. ;)

Obsidian M ha detto...

Pare ovvio che l'assassino dei sette sia stato il bambino stesso. Magari è riuscito in qualche modo ad avvelenare tutti durante la notte e, all'arrivo dei soccorsi, in qualche modo l'ha fatta franca.

Nick Parisi. ha detto...

@ Obsidian M
E' la prima cosa che ho pensato anche io, dopotutto se questa invece di essere una leggenda fosse stata una vicenda realmente avvenuta l'ipotesi del bambino assassino sarebbe quella più logica e credibile.
P.s
Mi ero dimenticato di scrivere nel post che ci sono versioni della leggenda che raccontano che il bambino (che si sarebbe chiamato Zuanin o qualcosa del genere) dopo questo evento passò una vita molto lunga e felice ed altre che sostengono invece che dopo quella lunga notte il suo equilibrio psicofisico fosse stato completamente compromesso, a punto che il poveraccio passò il resto della sua esistenza tra le mura di un manicomio.
Ognuno si scelga il finale che preferisce.

Missartemisia1984 ha detto...

Che carina questa rubrica mi ricorda Piccoli Brividi un telefilm per ragazzi di ''un po''' di anni fa... :)In questo clima precocemente autunnale è un piacere leggerti con la mia tazza di te fumante :)

Patricia Moll ha detto...

Rientro col botto Nick.
Belle queste leggende che cambiano a seconda di chi la racconta pur avendo una radice comune. Magari anche di realtà
Ciao

Nick Parisi. ha detto...

@ Miss Artemisia
Una tazza di Te fumante ci sta sempre bene con il Midnight Club, specie se l'autunno sembra precoce. ;)

Nick Parisi. ha detto...

@ Patricia Moll
Io penso che una radice di realtà ci sia: probabilmente tutto nasce dai racconti di naufragi e di incidenti capitati a qualche barca di pescatori. Magari a Chioggia ne saranno capitate molte in passato ed avranno romanzato la vicenda creando la leggenda della Valle dei Sette Morti....dopotutto a Chioggia, tanto per raccontarne una, nella chiesa di S. Domenico è presente un crocefisso ligneo che fu trovato in mare da una barca di pescatori, quindi di storie di mare in quella città ce ne è a bizzeffe.

Glò ha detto...

Si riparte alla grande! Molto bella questa leggenda, i luoghi di mare hanno sempre spiriti che aleggiano... Non credo di averla sentita prima, però... durante la lettura ho avuto una specie di déjà-vu (non per partecipazione alla strage XD): ci penso sopra e se ricordo qualcosa torno a commentare ;)

Nick Parisi. ha detto...

@ Glò
Allora aspetto le tue reminiscenze, hai visto mai che riesci a suggerirmi una nuova leggenda da raccontare? XD

Massimiliano Riccardi ha detto...

Bello. Ho sentito raccontare leggende simili. Quando ero piccolo leggende di mare se ne sentivano. A Genova abbondano, sia di mare che di carruggi, fantasmi e fatti misteriosi. Bel post. Bravo Nick.

Nick Parisi. ha detto...

@ masimiliano riccardi
Perché non ne racconti qualcuna sul tuo blog? Sarebbe interessante un post sulle leggende di mare genovesi!
Tra parentesi- e questo spiegherebbe le similitudini che notavi- la stessa Chioggia per un breve periodo, mi sembra un paio di anni , tra il 1379 ed il 1380 la città cadde in mano alla repubblica marinara di Genova, feroce rivale di quella di Venezia che la utilizzò come una sorta di testa di ponte nel, non riuscito tentativo, di sottomettere la Serenissima. Venezia logicamente riconquistò subito Chioggia ma i segni del passaggio genovese si notano ancora oggi. Si notano nel peculiare dialetto ciosotto ma anche in tanti altri piccoli particolari: un esempio è dato dalla forte diffusione del genovesissimo cognome Doria all'interno della città lagunare assieme ai venetissimi Boscolo; Tiozzo o Ravagnan, tanto per dirne uno....

Massimiliano Riccardi ha detto...

Guerre tremende, Genova ha dato battaglia in tutto il mediterraneo e c'erano teste di ponte in tutto l'Adriatico. Terra di mercanti, di pirati e di mercenari la mia genova. Non posso parlarne qui ma anche in tempi recentissimi, alludo ai mercenari. Tanto per rimanere sullo storico, basta ricordare che fu un genovese, tale Giovanni Giustiniani Longo, ha comandare la difesa di Costantinopoli dall'attacco dei mussulmani nel 1453.
In merito alle leggende, potrei tentare, però è anche bello leggere sui blog degli amici e godersi lo spettacolo della narrazione.

Nick Parisi. ha detto...

@ massimiliano riccardi
Capisco, tu comunque pensaci perché secondo me ne verrebbe fuori un gran bel post.

Ariano Geta ha detto...

Trascritto in italiano arcaicizzante potrebbe sembrare un racconto di Tarchetti o di un altro scapigliato.

Nick Parisi. ha detto...

@ Ariano Geta
Debbo dirti che mi hai dato un'idea, la prossima storia cercherò di raccontarla con uno stile alla Tarchetti.

Unknown ha detto...

Conoscevo già questa leggenda, ma è sempre bello risentirla :) complimenti

Ricordando il passato

Ricordando il passato
 
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