"IL MIGLIO VERDE" (1996).

 E' arrivato il momento per Paul Edgecombe di fare un bilancio della sua vita, ora Paul sta trascorrendo la sua vecchiaia all'interno di un ospizio dove vien bullizzato da un inserviente infedele, ma in gioventù l'uomo ha avuto una posizione importante. Durante gli anni '30s Edgecombe era stato il reponsabile del controllo dei condannati a morte del carcere di Could Mountain. Uno dei compiti di Edgecombe era quello di accompagnare i detenuti e di assisterli durante il loro ultimo viaggio, il famigerato "Miglio Verde" che li portava ad incontrare la Maledetta "Old Sparky", la sedia elettrica. Paul Edgecombe ed i suoi colleghi, a parte il raccomandato Percy, un uomo sadico e frustrato,  cercavano di svolgere il loro lavoro nella maniera più umana possibile. Senza però farsi troppe domande. Tutto però era cambiato il giorno in cui a Could Mountain era giunto John Coffey.
L'arrivo del gigantesco ed ingenuo afro-americano accusato, forse ingiustamente,  dell'omicidio di due bambine e dotato di poteri di guarigione distrugge tutte le sicurezze di Edgecombe costringendolo ad indagare sul caso, su sè stesso e su quanto fino a quel momento il responsabile della guardie ha considerato intoccabile ed immutabile.
Ma esiste un limite nel rapporto tra quello che è legale e quello che è semplicemente giusto oltre il quale non si può andare?  Fino a che punto ci si può spingere nella ricerca della verità senza poi provare sensi a causa delle proprie azioni passate ?

A volte la storia editoriale di un romanzo può risultare quasi altrettanto interessante del romanzo stesso. Nel caso de Il Miglio Verde è stato lo stesso King ha raccontarne la genesi del libro tramite le varie introduzioni e postfazioni disseminate tra i vari capitoli.
Volendo semplificare si può dire che Il Miglio Verde è il frutto di un disturbo e di una scommessa.
Già, un disturbo e una scommessa.
Il disturbo, ma volendo si potrebbe definire malattia, problema o scocciatura è l'insonnia della quale spesso soffre l'autore. Chiunque ci sia passato sa come possa essere una esperienza stressante, debilitante al punto da far innervosire chiunque ne soffra. Ma Stephen King è uno scrittore.
E cosa fanno gli scrittori di solito ?
Semplice, immaginano e raccontano storie.
Anche a loro stessi.
Durante le sue notti insonni l'uomo del Maine invece di contare le pecore o accendere la televisione fa qualcosa di più creativo, fino al momento in cui finalmente giuinge Morfeo o arriva l'Alba.
In entrambi i casi un momento salvifico.

Spesso capita che l'autore poi sfrutti nomi e trame venuti fuori da questi momenti nei suoi scritti destinati alla pubblicazione, questo è stato il caso di alcune delle intuizioni notturne che poi l'autore riverserà ne Il Miglio Verde.

Si perché certe cose non arrivano mai per caso. 

Molto più più spesso di quanto si pensi, un poco come nel gioco degli scacchi il movimento di un pezzo nella scacchiera ne determina altri, un'azione comporta diverse reazioni. Sopratutto quando in campo intervengono altri giocatori.

 Ralph Vicinanza (1950-2010)

  

Nel caso in questione gli altri giocatori in campo furono Ralph Vicinanza, lo storico agente di King per i diritti esteri e l'editor inglese Malcolm Edward.

 Nel corso di una conversazione tra i due cominciò a germogliare una idea folle, degna di un autore ancora più folle.

E disposto a rischiare.

I due sodali si chiesero se fosse ancora possibile proporre la pubblicazione di un romanzo a puntate o a episodi settimanali o mensili più o meno come si faceva nel diciannovesimo secolo. In fondo lo stesso Charles Dickens si era fatto le ossa con quel tipo di pubblicazioni.

I tempi erano cambiati da allora, il mercato era cambiato da allora. Lo stesso pubblico era cambiato. In quanti avrebbero avuto la pazienza di aspettare mesi o anni per conoscere il finale di una vicenda? Quanti dei compratori del primo numero avrebbero comprato il terzo o il sesto?

La sfida era interessante ma anche rischiosa e dispersiva.


Da lì il passo non fu certo breve, ma qualche tempo dopo lo stesso Vicinanza propose al suo amico King un ventaglio di idee, tra cui quella del romanzo a puntate. Cinque o sei piccoli tascabili, nulla di più. L'uomo del Maine ha sempre detto -e lo ha confermato nella stessa introduzione al romanzo di aver trovato interessante l'idea principalmente per un semplice motivo, quello di doversi confrontare puntata dopo puntata con una trama della quale lui per primo non conosceva il finale esattamente come i suoi lettori. Stephen King da tempo voleva scrivere una storia ambientata all'epoca della grande depressione,  ancora di più desiderava  mettere al centro della vicenda la famigerata sedia elettrica, la"Old Sparky", come l'infernale strumento veniva informalmente chiamato da guardie e carcerati. Così, l'ultimo miglio, la passeggiata che i condannati a morte compivano nel percorrere il tragitto fino alla sedia, diventa a suo modo protagonista del racconto. Come detto lo scrittore americano ricicla molti dei nomi e delle idee delle "storie di letto" partorite nel corso delle sue notti insonni. Così il romanzo in America prima e poi in Italia e negli altri paesi in cui è stato tradotto a cavallo tra il 1996 e il'97 è uscito in sei agili volumetti a puntate e solo in un secondo momento è uscito in edizione economica.

Se ho abbondantemente ricordato la genesi del romanzo è perché il risultato complessivo ne risente. 

Nel bene come nel male.

 Il Miglio Verde è la summa delle capacità narrative kinghiane al loro meglio, lo scrittore ancora una volta mette in campo le sue doti affabulatorie, la sua narrazione empatica. L'autore americano sin dai suoi esordi si è dimostrato in grado di costruire personaggi a tutto tondo, traboccanti di carica umana pur con tutti i loro difetti, i loro errori e le loro mancanze.

Inoltre l'autore, pur con tutte le inesattezze del caso ricostruisce il clima che si respirava negli States nell'anno 1932. King infarcisce il romanzo con diversi richiami alla cultura popolare del periodo, i programmi della radio prima fonte di aggregazione familiare, le riviste pulp come Argosy e perfino con l'invenzione di una artigianale ed illegale parodia porno dei fumetti di Popeye. 

Mi soffermo un attimo su questo particolare, perché se da un lato si tratta di elementi che aiutano uno scrittore a definire meglio gli scenari e le ambientazioni e a impreziosire i romanzi fornendogli un tocco in più dall'altro-come racconta divertito lo stesso King- possono correre il rischio di venire contestati da qualche lettore o critico.

Versioni porno realizzate in materia amatoriale e illegale dei vari personaggi del fumetto americano circolavano in materia sotterranea per tutto il periodo intercorso tra le due guerre, lo stesso Alan Moore ne inserisce uno nel suo fondamentale Watchmen, solo che parlare di uno con Popeye, senza sapere se esistesse davvero poteva rivelare rischioso.

 La parodia poi è risultata realmente esistente, grazie alle ricerche di un lettore, ma questo la dice lunga sui problemi della scrittura e della ricostruzione storica (1). Lo stesso autore segnala alcuni errori che è stato obbligato a correggere nel corso delle sue revisioni Ma sopratutto lo scrittore rimanda al clima che si respirava in America negli anni successivi alla crisi del 1929, con le persone che perdevano lavoro da un giorno all'altro, con le migliaia di sbandati in cerca di sistemazione o semplicemente in cerca di qualcosa da mettere sullo stomaco. E con una società, che pur avendo abolito la schiavitù decenni prima viveva ancora sulla sua pelle grossi fenomeni di apartheid e dove un personaggio come John Coffey viene apertamente discriminato solo per il colore della sua pelle. King aveva scritto il romanzo nel 1996 in un periodo non dico prospero e senza problemi ma dove quegli stessi problemi apparivano tutti meno esplosivi rispetto ad oggi e dove pareva ci stessimo avvicinando ad un vero e proprio melting pot, mi chiedo cosa penserebbe oggi e come  riscriverebbe le sue pagine in un clima come quello attuale di crisi economica, di epocali pandemie e di Black Lives Matter.  

L'attuale società americana quanto è figlia di quella degli anni '30 s che King descrive nelle sue pagine?

Risulta difficile non affezionarsi ai personaggi descritti nelle varie pagine, perfino ai vari criminali in attesa della morte.

Alla maggior parte di essi perlomeno.

Già perché se i vari Edouard Delacroix e il lo stesso John Coffey si dimostrano figure in grado di strappare un moto di pietà e di umana simpatia, il male la malvagità pura non manca mai di mostrare il suo volto.

Può essere un altro criminale, un assassino vero come William Warthon; può avere il viso e le vesti di un carceriere o un inserviente (alla guardia dai piccoli uomini che hanno potere sugli altri uomini), può essere il sistema stesso che manda a morte i poveri graziando invece coloro abbastanza ricchi da permettersi gli avvocati migliori. Può essere la stessa Old Sparky che ad un certo punto sembra parlare con le voci di tutti quelli che si sono seduti sopra per l'ultima volta.

Può essere il razzismo stesso.

 

Immagine dal film "Il Miglio Verde", prima o poi ne parleremo sul blog.
Presto parleremo anche del film.

 

Così come può essere l'ignavia dei cosidetti "Buoni", o la mancanza di dubbi delle persone convinte di fare sempre la cosa giusta e di essere sempre dalla "parte della ragione".

Paul Edgecombe, il narratore di tutta la vicenda, si trova a dover compiere delle scelte, a dover poi convivere con le conseguenze delle sue decisioni. 

In questo viene forse facilitato dagli eventi, dalle scelte e dalle decisioni di altri, ma concetti come bene e male e come giusto e sbagliato, pur senza mai essere troppo sfumati, non stanno mai da una parte sola.

E la consapevolezza di quello che decidiamo di fare o di "non" fare non finirà mai di accompagnarci. Di questo parla in fondo "Il Miglio Verde", di scelte e di conseguenze. Senza trascurare ovviamente l'aspetto soprannaturale e magico che, trattandosi di un'opera a metà tra l'horror e il dark fantasy, non possono mancare, così come non mancano per nulla i consueti punti forti della narrativa kinghiana come la nostalgia, la fine dell'infanzia, i fantasmi della mente e il rapporto tra padri e figli. Ma stavolta l'autore rimescola le carte, la maggior parte di questi elementi pur rimanendo presenti sono posti in secondo piano se non messi totalmente in disparte.

 Nel post precedente (QUI) rimarcavo come l'elemento nostalgico fosse una caratteristica fondamentale nella poetica kinghiana, stavolta però lo scrittore del New England non parla di quegli anni 50 e 60's a lui tanto congeniali,in questo frangente l'elemento nostlagico ha una mera funzione di accompagnamento, per traghettare il lettore fino alla naturale conclusione della vicenda. Inoltre, complice la natura a puntate della storia, la trama a volte risulta poco corposa e ogni tanto perde in coesione e i continui riepiloghi a cui l'autore è costretto rischiano di rallentare la lettura.

 Stephen King però dimostra di avere mestiere, di essere riuscito a mantenere le promesse fatte nei confronti dei lettori e riesce a trasformare le imperfezioni in punti di forza, le difficoltà in stimoli quindi alla fine non solo trova la quadra, ma finisce per costruire un'ottima storia, un'opera forse popolare (nel senso migliore del termine) ma onesta e perché no, anche coinvolgente, forse ruffiana ma commovente.

Sopratutto riuscita. Cosa non facile viste le premesse. 

In anni recenti, l'autore ha provato a ripetere l'esperienza con una nuova pubblicazione a puntate, stavolta approfittando dei mezzi concessi dalla rete. Nel 2000 ha comminciato l'esperimento The Plant mettendo online i vari capitoli una volta al mese uno dopo l'altro.

Beh, dopo un poco ha dovuto interromperne la pubblicazione. 

La maggior parte dei lettori, fans o meno, scaricava le puntate senza pagare.

A quanto pare certe cose non succedono solo da noi.

O forse semplicemente i tempi sono cambiati e certe operazioni non sono più possibili.

Peccato. Peccato per tutti.

BONUS CARD: LE ORIGINI DI POPEYE.

Mi sono soffermato in particolare sul particolare delle strisce di Popeye perché il particolare è sintomatico di quanto sia importante il lavoro di ricerca per uno scrittore anche per i dettagli di contorno o apparentemente secondari. I rischi sono sempre dietro l'angolo, una volta lo scrittore di fantascienza Larry Niven raccontò, ai suoi inizi, di aver scritto un racconto o un romanzo (adesso non ricordo bene) nel quale utilizzando le conoscenze dell'epoca aveva parlato in dettaglio di un pianeta del nostro sistema solare, ebbene aveva appena venduto la sua opera che delle nuove scoperte avevano reso obsoleta e non più esatta una certa parte di quanto aveva scritto.  

E questo è solo un esempio tra tanti.

Inoltre le origini di Popeye sono interessanti anche per un altro motivo. 



Il fumettista Elzie C. Segar creò la striscia Thimble Teatre verso la fine del 1919, il titolo in italiano si potrebbe tradurre come il "Teatrino del Ditale", la creazione avvenne di fretta e furia per sostituire in corsa un'altra striscia appena chiusa. Il personaggio di Popeye, il nostro Braccio di Ferro però non apparve fin dall'inizio. Per i primi dieci anni il vero protagonista della serie fu il piccolo, bizzoso e irascibile Castor Oyl, sua sorella Olive e il suo primo fidanzato Harold Hamgravy detto Ham Gravy, un segaligno ma pacifico compare di avventure di Castor. C'erano infiniti altri personaggi minori come i genitori di Castor e Olivia e buona parte delle prime storie erano incentrate sui tentativi di Castor di arrivare al successo e alla ricchezza e sull'incostante rapporto tra Ham e Olivia minato dal caratteraccio della seconda e dai tradimenti del primo costantemente attratto da donne magari brutte, magari anziane ma ricchissime. Popeye venne introdotto nella striscia solo a partire dal 1929 a metà di una avventura già avviata (Bernice la Gallina Fischiona) come mero personaggio comico di supporto. Nelle intenzioni iniziali di Segar, il marinaio guercio sarebbe dovuto scomparire subito dopo.Inutile dire che il personaggio era molto diverso rispetto a quello che sarebbe diventato, tanto per cominciare, il fatto che gli spinaci gli dessero la superforza venne introdotto molti anni dopo.


Frank" Rocky" Fiegel ( 1868-1947), l'uomo che servì da spunto per creare il personaggio di Popeye.


 

Si è sempre discusso riguardo alle ispirazioni di Segar, le teorie in merito sono tante, molto probabilmente il fumettista si ispirò ad una sua conoscenza, un certo Frank Fiegel detto "Rocky", un ex marinaio ridottosi a fare il buttafuori, realmente guercio e dotato di una certa forza che aveva l'abitudine, forse per risparmiare, di mangiare per pranzo quasi esclusivamente verdure in lattina che si portava da casa, spinaci compresi. Il successo di Popeye fu tale che in poco tempo eclissò tutti gli altri diventando il vero mattatore assoluto della serie nonchè fidanzato ufficiale di Olivia. Ham sparì quasi interamente mentre Castor poco a poco finì per avere sempre meno spazio riducendo sempre più le sue apparizioni. 

 


 Altri personaggi come J. Wellington Wimpy ( Poldo) e Bluto apparvero subito dopo sostituendoli. Nel 1932 quindi un illegale e sotterraneo fumetto porno con Popeye sarebbe potuto tranquillamente esistere, anche se l'autore in questo caso ha veramente giocato d'azzardo, dato che il personaggio in quell'anno stava accrescendo la sua fama, ma se King avesse ambientato la vicenda qualche anno prima, diciamo nel 1930 o nello stesso '29 la cosa sarebbe stata molto meno giustificabile. 

Il mestiere di un bravo autore si vede anche da questi dettagli e King è stato in grado di gestire bene la  cosa. Una certa dose di fortuna poi non guasta, serve molto anche questa.

20 commenti:

Ariano Geta ha detto...

Questo genere di "rischi" li corrono quasi tutti gli autori. Nel caso di King, vista la fama, il suo libro viene letteralmente vivisezionato e quindi ogni minimo errore viene più facilmente identificato. È un prezzo da pagare alla fama, più che accettabile direi ;-)
Ma allora Popeye non è stato creato dai produttori di spinaci per le loro pubblicità?

Unknown ha detto...

Gran post, le origini di Popeye poi sono un notevole chicca grazie! ;-) Cheers

Nick Parisi. ha detto...

@ Ariano Geta
No, fu Segar ad inventare Popeye ed in realtà pare che gli spinaci arrivarono solo nel 1931, molto probabilmente Segar per la creazione del personaggio si ispirò ad una o più persone che conosceva nella realtà, le fonti danno nomi diverse ma la cosa più probabile è che il fumettista trasse ispirazione per creare Braccio di Ferro basandosi su un certo Frank "Rocky" Fiegel, un ex marinaio veramente guercio e fortissimo, che spesso per pranzo si portava da casa delle verdure in scatola, spinaci compresi. Quello che è vero è che i produttori americani di spinaci grazie ai fumetti e in particolare ai cartoon di Popeye ebbero un ritorno pubblicitario fenomenale (come ben sai in America non è che amino molto le verdure e gli spinaci non è che siano in cima alle preferenze dei bambini) perché le vendite di spinaci spiccarono un gran balzo e ne furono sempre grati verso Segar e non persero occasione per dimostrarglielo, credo anzi che in una città i coltivatori eressero una statua del marinaio come segno tangibile di gratitudine.

Nick Parisi. ha detto...

@ Cassidy
le origini di Popeye erano troppo ghiotte per non narrarle. Era da tempo che cercavo una occasione per farlo. ;)

Sabriel ha detto...

Molto interessante la parte sulla nascita di Popeye!
A proposito di John Coffey, ricordo di aver letto in uno dei saggi di King sulla scrittura - non ricordo se "On writing" o "Dance macabre" - che il Re scelse di chiamarlo in quel modo perché le iniziali JC sono le stesse di Jesus Christ; il suo intento era quello di creare un personaggio innocente (in tutti i sensi), che muore come tale.

Nick Parisi. ha detto...

@ Sabriel
Non conoscevo il particolare delle iniziali, mi piace tantissimo! Grazie per questa stupenda agiunta. ;)

Romina Tamerici ha detto...

Ho visto solo il film, sono sincera, però la considero una storia estremamente forte e bella pur nella sua tragicità. Non so avrei lo "stomaco" per leggere il libro.

Obsidian M ha detto...

Lessi "Il miglio verde" quando uscì a puntate mi pare in edicola, in quei preziosi sei volumetti successivamente raccolti nell'apposito contenitore (offerto mi pare già con la prima uscita). Non ho mai percepito punti deboli e, se è vero che King ha dovuto inserire dei reminders per collegare un volume all'altro (è passato tanto tempo, dovrei rileggermelo per confermare) non mi è parso un problema. Diciamo anzi che è stato bravo a interrompere al punto giusto costringendomi a comprare anche il volume successivo.

Nick Parisi. ha detto...

@ Romina Tamerici
Io ti consiglierei di leggerlo il libro, è molto più soft di quanto si possa pensare. Un abbraccio.

Nick Parisi. ha detto...

@ Obsidian M
I reminders ci sono all'inizio di ogni capitolo, King è stato bravo a gestirli bene, se ho scritto quello che ho scritto è perchè lo stesso scrittore nell'edizione in volume (io ho quella della Pickwick che credo sia l'uscita più recente) ammette che il romanzo per l'edizione unitaria avrebbe bisogno di essere rivisto.
Un abbraccio.

Pirkaf ha detto...

Io ho una vecchia edizione dei primi anni 2000, eppure non rammento i reminders.
Mi sa che dovrò rileggerlo.

Romina Tamerici ha detto...

@Nick: Lo metterò in lista, allora, chissà... un giorno ;)

Ema ha detto...

Quante curiosità su Braccio di Ferro!
A inizio anno ho raccolto qualcosa per il suo compleanno ma qui ho trovato altre cose che non sapevo! 😁

Nick Parisi. ha detto...

@ Pirkaf
Ci sono all'inizio di ogni puntata, quando Paul Edgecombe ormai anziano dall'ospizio dove è andato a vivere rievoca i giorni del '32, sono le sue memorie. Lieto che il libro ti sia piaciuto.

Nick Parisi. ha detto...

@ Romina Tamerici
Quando lo leggerai fammi sapere le tue impressioni. ;)

Nick Parisi. ha detto...

@ Ema
Ricordo di aver letto il tuo bel post, tra parentesi, se non ricordo male la prima vera apparizione di Braccio di Ferro nei cartoon dei fratelli Fleischer fu come ospite in un cartone animato di Betty Boop, dovrebbe essere proprio "Popeye the sailor" del 1933, la scelta di inserire Betty avvenne per garantire un maggior successo alla nascente nuova serie animata. :D

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Post di spessore, sono rimasto molto interessato dal tema principale su King ed il Miglio verde. Incuriosito anche dalle origini di Popeye che non conoscevo per niente. Complimenti.

Nick Parisi. ha detto...

@ Daniele Verzetti il Rockpoeta®
Grazie di cuore!

Long John Silver ha detto...

Molto interessante, sopratutto non sapevo della storia di Popeye (a volte i fan sono fin troppo pignoli con i dettagli).

Prima o poi mi piacerebbe recuperare il romanzo intero, da qualche parte ho ancora un volumetto della storia (credo il penultimo o l'ultimo della serie). Il film è veramente molto bello, cosa con le pellicole tratte dai suoi racconti non sempre accade.

un vero peccato che il successivo esperimento di romanzo a puntate sia andato male, purtroppo oggi con internet siamo stati abituati male e a credere tutto debba costare poco o gratis.

Nick Parisi. ha detto...

@ Long John Silver
Io avevo credo il primo ed il secondo volumetto, purtroppo sono andati persi durante il mio trasloco da Napoli a Chioggia, anche per questo ho voluto appena possibile comprare il volumetto completo.
Riguardo al film, anni fa lo stesso King ha riconosciuto che l'adattamento cinematografico de "Il Miglio Verde" è uno dei migliori mai tratti da uno dei suoi libri assieme a quello di "Misery".
Un abbraccio.

Ricordando il passato

Ricordando il passato
 
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