La Storia della letteratura è fatta di incontri, di persone che stimolano ed influiscono sulla vita, sui destini e sulla creatività di altre persone. Un flusso infinito lungo come il corso dell'esistenza della razza umana che può alternativamente essere benefico oppure distruttivo, il più delle volte, un misto di entrambe le cose.
E Paul Verlaine, il Fiore del Male, l'ultima uscita di Angelo Berti in un certo senso parla proprio di incontri, di quelli che cambiano un intero destino. Di incontri, sempre in senso lato, parla anche la collana Ritratti della Casa editrice Watson.
Ma, come dico sempre, andiamo per ordine.
L'idea di base della collana Ritratti è quella di affidare ad autori contemporanei il compito di creare romanzi brevi di ambientazione fantastica con protagonisti personaggi famosi della storia, della letteratura e della cultura mondiale, una sorta di biografia in chiave horror -fantasy degli stessi personaggi mantenendone però le caratteristiche fondamentali. Compito certo non facile, il rischio di cadere nello stereotipo o di ridicolizzare le figure trattate può essere sempre dietro l'angolo. Un' altra incognita sta che non sempre si riesce a dosare in maniera ottimale gli eventi della vita reale dei personaggi scelti con quelli decisi dalla fantasia dell'autore.
Sempre parlando in senso generale gli altrettanto eventuali vantaggi di questo tipo di operazioni invece consistono- in caso di successo- nel riuscire a dire qualcosa di nuovo nel non sempre florido e salubre settore della narrativa italiana di genere.
Fatte tutte queste considerazioni si può dire che il romanzo di Berti presenta degli indubi pregi e che riesce a schivare i rischi elencati producendo un romanzo non certo perfetto ma interessante e riuscito.
C'è da dire che la decisione di scegliere uno dei più famosi Poeti Maledetti della storia come protagonista della sua opera ha sicuramente fornito all'autore emiliano (ma romagnolo d'adozione come ama dire lui stesso) più di uno spunto veramente degno di una ricostruzione horror.
Angelo Berti. |
Paul Marie Verlaine è stato indubbiamente una figura complessa e tormentata, uno di quelli che si sarebbe detto "nati con un destino già segnato", ma che comunque ci mise molto del suo per complicarsi la vita. Come parte di quel destino già segnato potremmo citare un unico ma inquietante e risolutivo dettaglio: il fatto che sua madre per gran parte della sua vita avrebbe conservato chiusi in un barattolo e posti sul camino del salotto di casa i feti dei suoi precedenti aborti. Costringendo il piccolo Paul Marie a salutarli ogni giorno.
Particolare questo che Angelo Berti sfrutta abbondantemente ai fini della sua trama.
Se già nelle note finali Berti spiega i motivi della sua scelta, improntando oltretutto una interessante analisi su cosa possa essere la poesia oggi e sulla difficoltà per nuovi poeti di emergere in un mondo dominato dai social media, suppongo che buona parte della sua fascinazione verso l'autore dei Poèmes Saturniens derivi da questo primordiale e seminale elemento. Il rapporto che il poeta francese ebbe con la figura materna, le sue frequenti cadute nell'alcolismo, la sua sessualità incerta, la controversa relazione che ebbe con Arthur Rimbaud, gli altrettanto combattuti tentativi che l'artista fece per riavvicinamento alla religione risultano tutte conseguenze di quei primi anni di vita e di educazione.
Verlaine e Rimbaud assieme. |
Berti ovviamente -senza spoilerare troppo- ricostruisce tutti questi avvenimento dandogli una sfumatura decisamente luciferina, talmente luciferina che -nella realtà alternativa immaginata dall'autore italiano-le vicende terrene della mente deviata di Verlaine si collegano ad uno dei maggiori enigmi criminali irrisolti del XIX° Secolo. Il romanzo di Berti si rivela una bella immersione nel'oscurità, negli abissi di una mente già malata e fragile di suo quale quella del poeta d'oltralpe, ma che s'imbatte nel soprannaturale. Quello che ne verrà fuori è un patto col demonio che lascerà ben poco di salvifico.
E, credetemi, nel romanzo gli elementi soprannaturali, le incursioni in tutte le sfaccettature del Male non mancheranno per niente.
Lo scrittore emiliano sceglie di far parlare in prima persona Verlaine (salvo un' unica eccezione nel capitolo 9) e per farlo adotta un linguaggio immediato, alto ma senza ricorrere adeccessivi fronzoli, periodi brevi e concisi, una scrittura asciutta e a volte perfino secca. I dubbi interiori dell'uomo Verlaine, le sue azioni e lo scenario orrorifico nel quale sprofonda arrivano così immediatamente al lettore, senza passaggi interlocutori, senza nessun tipo di intermediazioni.
Verlaine nei suoi ultimi anni di vita. |
L'unica piccola veniale critica che mi sento di poter fare è che a volte nella fraseologia si assiste ad una certa ripetitività, ma questo non inficia la validità dell'opera in generale.
Un buon romanzo breve, una bella prova.
Una lettura consigliata, magari associandola a qualche raccolta delle poesie scritte da Verlaine.
Perchè, oltre alla predilezione per gli autori del presente, recuperare la buona letteratura del passato non fa mai male.
AUTORE: ANGELO BERTI
TITOLO: PAUL VERLAINE, IL FIORE DEL MALE.
EDITORE: WATSON.
ISBN: 978-8887224757
PAGINE: 140 EURO: 12,OO.
14 commenti:
Ma è vera la storia dei feti morti sotto spirito? Agghiacciante.
@ Obsidian M
Si è vera, purtroppo è vera.
Bah, se avere in casa delle mostruosità del genere ha contribuito alla vena creativa del poeta allora se ne può parlare. Anche se non mi spiego come mai quelli che nella pratica sono rifiuti ospedalieri siano potuti finire su una mensola...
La copertina mi sembra un po' paracula, non trovi? Qualcuno particolarmente può ordinare con un click il libro pensando sia tutt'altro. Io stesso a prima vista mi sono detto: "Ma i fiori del male non era di Baudelaire?". Poi ho letto bene. ^_^
Certo che se ogni giorno che entro in salotto, mi trovo i feti sulla mensola..capisco pure l'assenzio..altro che limoncello!..
Riconosco che non ho mai approfondito la sua poesia né quella di Rimbaud. Ricordo di avere visto un film, diversi anni fa in cui si affrontava il tema della loro relazione piuttosto tempestosa. Ma non avevo idea di quel che era la sua famiglia, capisco molto di più adesso! Il libro sicuramente è interessante e mi stuzzica visto la passione che ho per questo tipo di letture.
Ps: credo che nella sinossi ci sia una duplicazione di paragrafo. Prova a controllare. Buona giornata Nick!
Avevo studiato Verlaine all'università ma ignoravo del tutto questo dettaglio dei feti conservati dalla madre. Già da se questo è uno spunto ultra-macabro per un romanzo horror.
@ Obsidian M
Ti dirò, la copertina lascia perplesso anche me, è la cosa che ho apprezzato di meno di tutto il libro.
In quanto al particolare dei feti, considera che ai tempi della madre di Verlaine non esistevano tutte quelle regole che oggi diamo per scontato, considera poi che partorire in casa era quasi la normalità, di conseguenza penso fosse più facile per molti fare quello che gli pareva sfuggendo a tutti i controlli...
@ Franco Battaglia
Io avrei fatto anche di peggio, altro che assenzio...penso sarei diventato schiavo di tutte le droghe possibili...e magari ne avrei inventata perfino qualcuna di nuova!
@ Mariella
Ho verificato, in effetti la ripetizione c'era. Avevo utilizzato (una delle poche volte che l'ho fatto) la sinossi ufficiale invece di scriverne una io. Si vede che per errore l'ho inserita due volte, grazie per la segnalazione.
@ Ariano Geta
Fino a qualche anno fa lo ignoravo anche io, non credo che sia quel tipo di particolari che quei parrucconi di baroni universitari che ci ritroviamo come docenti delle nostre università amino insegnare. ;)
Non leggo horror, ma... non sapevo di questo aspetto terribile della madre di Verlaine. Ci credo che poi il figlio abbia avuto una vita tormentata!
@ Grazia Gironella
Mi stupisco anzi che il povero Verlaine non abbia fatto di peggio nella sua vita.
Come detto anche da altri la storia dei feti morti sotto spirito è veramente agghiacciante. Non oso immaginare il danno psicologico che ha subito l'autore.
Comunque l'idea della collana della Watson è molto carina. Mi segno il titolo per un possibile recupero.
@ Long john Silver
Io una madre come quella di Verlaine, non la augurerei nemmeno al mio peggior nemico, quella donna veramente ha rovinato l'infanzia a suo figlio.
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