Franco Battiato e la Fantascienza I. - Guest Post di Jacopo Berti

Torna anche la rubrica Visti da Lontano, in questo caso vi propongo una tripletta di post scritti da Jacopo Berti.  L'occasione è duplice, da un lato si è parlato molto del recente premio Nobel a Bob Dylan e quindi mi sembrava appropriato parlare dei rapporti tra musica e letteratura, in questo caso segnatamente tra musica e fantascienza.  In secondo luogo, recentemente questo post di Miki Moz ha riaperto il dibattito sullo strumento blog, sulla sua vita e sul perché molti blog poi vengano abbandonati.
Il Meme Egoista è stato  un blog molto interessante, da tempo non viene aggiornato ( a proposito Jacopo, sicuro di non voler tornare a bloggare? Non vuoi ripensarci?) però nella sua breve vita ha pubblicato articoli interessanti ed anche se sapete come io non ami molto i guest post lo scopo di questa rubrica è anche quello di recuperare dall'oblio cose interessanti.
Come questo articolo (pubblicato originariamente QUI)
Ci rivediamo tra qualche giorno, con un post scritto da me e dedicato ad un mistero della storia russa, che intervallerà la tripletta dedicata a Berti e a Battiato.

INTRODUZIONE

La scomparsa, qualche mese fa, di David Bowie e la conseguente – non nuova e senza dubbio legittima – associazione del suo nome alla science fiction mi hanno portato a ragionare su quali siano le forme d'arte o, più in generale, i tipi di media per i quali si può parlare di fantascienza.
Per quanto possano essere diversi i criteri definitori e motivate le rinunce a una definizione, nella maggior parte dei casi siamo in grado di riconoscere come fantascientifici un romanzo o un racconto, un film o un fumetto; una qualsiasi produzione apertamente narrativa. Certo, non si ci sono solo opere che costituiscono il “centro” del genere e che vi vengono ascritte col più ampio consenso: esistono anche opere meno inquadrabili, che suscitano dibattiti sui sottogeneri e sulle “periferie” del genere stesso; discussioni che non necessariamente approdano a un punto fermo. Ma, in entrambi i casi, si sa almeno a cosa guardare: in primo luogo ai contenuti (temi e topoi, immaginario, personaggi…); in secondo luogo – secondarietà sulla quale si può comunque discutere – alla forma (stile, struttura, linguaggio…).

Con queste premesse, che dire dunque della musica? Può essa definirsi fantascientifica in senso stretto, prescindendo dai testi e dai contesti ai quali è associata? Arte difficilmente oggettivabile, arte che esiste solo quando è eseguita o riprodotta, la musica sembra insofferente a qualunque caratterizzazione tematica forte. Persino il fatto che “tema” sia un termine musicale autonomo suggerisce che, tema a se stessa, la musica possa accogliere solo in un certo senso temi che siano altro da sé.
Se è vero che la musica può avere una profonda vocazione narrativa e descrittiva, bisogna anche dire che la narrazione e la descrizione musicale sono veicoli di senso e di significato che però non giungono a individuare un referente.
Difficilmente riconducibile alla fantascienza in modo diretto, la musica ne è però degnissimo complemento. Penso ovviamente alle canzoni e alle colonne sonore e noto come, in effetti, alcuni generi musicali siano “più fantascientifici” di altri, nel senso che sono più spesso abbinati a contenuti legati alla science fiction. Penso al “rock”, alla musica “classica” a quella “elettronica” (perdonate l’uso spudorato delle virgolette per evitare la complessità: consideratele apposte ogni volta che ricorrono questi termini). Per questi tre generi, credo che le caratteristiche intrinseche non possano essere distinte da considerazioni storiche.
Se associo la musica classica (o comunque l’impianto orchestrale classico) alla fantascienza non riesco a decidere se sia più perché entrambe hanno gli strumenti per accedere all’attrattiva di un’epica fuori dal tempo o se sia invece perché, intuìto quanto sopra, tale genere musicale sia stato legato indissolubilmente alla science fiction attraverso le fanfare di Strauss in 2001 Space Odissey o attraverso la colonna sonora di Star Wars, composta da John Williams alla maniera de I pianeti di Holst.
Se vi associo il rock di un Bowie (per non parlare dello “Space rock”), oltre all’evidenza dei testi, è perché in un dato contesto storico fantascienza e musica rock furono tra le manifestazioni più di spicco di un anelito ribelle e anticonformista e finirono naturalmente associati? O perché vi è invece un legame più profondo, preesistente, di ethos, forme e strutture?
Se penso alla musica elettronica e sperimentale come colonna sonora perfetta per un film o per la lettura di certa narrativa di fantascienza – e qui il discorso è ancor più complesso – sono debitore della colonna sonora del Pianeta proibito e dello straordinario Vangelis di Blade runner? Oppure è perché una certa musica sperimentale è estrapolazione rivolta al futuro del mondo sonoro contemporaneo allo stesso modo in cui la fantascienza è estrapolazione del contesto sociale, antropologico e tecnologico? O, ancora, per il sottile piacere dell’ambiguità tra la funzione diegetica o extradiegetica del suono in un film di fantascienza? In altre parole: ciò che sentiamo nelle due colonne sonore sopra citate è il possibile rumore di ciò che vediamo o la sua trasposizione simbolica? E, per tornare alla classica e a SW, il ripetuto frizzare, quasi un suono bianco, delle spade laser è in primo luogo nella sceneggiatura o nella partitura?
Poche certezze, tanti interrogativi. Che rivolgo a me stesso e a chi ha avuto la pazienza di leggere fin qui. Una cosa invece posso dare per assodata: ovvero che più ancora di Bowie e delle colonne sonore di film amati, il mio punto di riferimento a cavallo tra musica e fantascienza è Franco Battiato.



Si potrebbe pensare che il settantenne cantautore siciliano, eccentrico sperimentatore di forme e linguaggi eccetera, abbia solo sporadicamente incrociato la fantascienza, nelle sue peregrinazioni pop e mistiche; che, tra una visita a Teheran, un Disco d’oro e una Targa Tenco, abbia a volte trovato il tempo di fantasticare alzando gli occhi al cielo, molto prima di sapervi orbitante l’asteroide 18556 che porta il suo nome. Invece la prospettiva fantascientifica è tra le costanti della sua produzione cantautoriale, ed è alla base di alcuni suoi album.
Grande artista, musicista, interprete, intellettuale, “personaggio” a tutto tondo, Franco Battiato è, solo dopo diverse altre definizioni, “cantante” nel senso più comune del termine. Qualche mese fa, a un concerto, poco dopo la prova dell’esistenza delle onde gravitazionali – chiunque ami il Maestro, in quell’occasione pensò a La cura – ne ho avuto la riprova: con poca voce, senza falsetto e, ad essere onesti, neanche tanto pronto di riflessi, ma non importa, anzi. Battiato si è dimostrato quel che è sempre stato: poeta e narratore. Si siede, accompagna la sua performance con gesti delle mani lenti, misurati, espressivi; va fuori tempo e non si sa se lo faccia di proposito; se non arriva a prendere le note delle canzoni della sua gioventù, senza scomporsi, passa a un recitativo o a un parlato.
“Parlami dell’esistenza di mondi lontanissimi – canta, o dice – di civiltà sepolte, di continenti alla deriva. Parlami dell’amore che si fa in mezzo agli uomini, di viaggiatori anomali in territori mistici. Di più: seguimmo per istinto le scie delle comete come avanguardie di un altro sistema solare…”
Dinamiche di vasta antichità letteraria: la narrazione inizia con l’invito a narrare…
Ma non è il caso di affrettarsi. Mi fermo qui, per riprendere nel prossimo post, per cominciare dall’inizio.

Nel Frattempo a "StraniMondi 2016". - Seconda Parte.

La prima parte di questo folle ed inutile resoconto è uscita QUI.

Sottotitolo: Paura e Delirio a Milano!
Ovvero...Cronache semiserie e semi-no della Mia Incursione alla Manifestazione Longobarda...


- DI ESPOSIZIONI; LIBRI E PORTAFOGLI SVUOTATI....

Mentre fuori ricominciava a piovere e i visitatori all'interno della struttura dell' UESM si riempivano sempre più, io ed Eddy, che nel frattempo - per puro sadismo personale- avevo promosso fotografo ufficiale della spedizione, ci siamo divertiti a girare uno per uno i vari stand.
Cito in puro ordine casuale gli editori e gli espositori presenti quest'anno : Acheron;  La Ponga;  EKT; Delos; Vincent Books; Wyrd; Plesio; Nero Press; Alia Evo;  Cicap; DBooks; Future Fiction;  Della Vigna; Hypnos;  Kipple; Runa Editrice; Milena; I Sognatori Casa Editrice; Tabula Fati; Solfanelli; Watson; Ultimo Avamposto; La Bancarella di Gort; Zona 42 e l'usato di Fantascienza e....


Nel Frattempo a "Stranimondi 2016". -Prima Parte

Sottotitolo: Paura e Delirio a Milano!
Ovvero...Cronache semiserie e semi-no della Mia Incursione alla Manifestazione Longobarda...

Sabato come detto sono andato a Milano, da tempo mancavo da Manifestazioni e Convention varie, però StraniMondi era l'occasione giusta per conoscere diversi amici frequentati finora solo in rete ed anche per rivedere altre persone come il "gruppo dei blogger milanesi".
Prima di continuare una premessa doverosa: di norma sono una persona timidissima, inoltre nonostante (o forse proprio per questo) io sia nato in una famiglia numerosa, caratterialmente sono un vero e proprio "orso". A volte però in pubblico, per nascondere la mai timidezza effettuo battute su battute, magari esagerando, quindi nel caso dovessi aver esagerato o essermi preso qualche libertà di troppo con qualcuno  me ne scuso abbondantemente, capite però che si è trattato di battute senza alcuna malizia e compiute in assoluta buona fede, ok?
E allora cominciamo?
Ma andiamo per ordine.
A dirigerci verso l'ex capitale morale d'Italia, altrimenti detta Malaaano! ( Milano, a beneficio dei non autoctoni milanesi) eravamo in due: il sinceramente vostro ed il suo pard Eddy altrimenti conosciuto su Facebook come Iain M. Scalzi proveniente da Treviso.
Passione tanta, speranza molte di più

E Domani a "Stranimondi 2016"....


E così  sembra certo che riuscirò ad esserci anche io a Stranimondi2016.
Fino all'ultimo momento, per una serie di situazioni che non sto qui a raccontarvi ero stato profondamente in forse. Pur amando molto la fantascienza e la letteratura fantastica in tutti i sensi, nel corso degli anni passati più volte pur essendo pronto a partire (ad esempio per Bellaria) mi erano sempre capitati all'ultimo momento degli imprevisti che mi avevano impedito di partire. Inoltre come sapete il B.V.Z.N  ( il Buon Vecchio Zio Nick, traduco per i non nocturniani) è nel suo intimo una personcina molto timida, uno di quelli che si sottovalutano sempre.

Però Stranimondi è Stranimondi, un festival di fantascienza organizzato da chi la fantascienza la ama veramente. L'occasione giusta per incontrare ( e re- incontrare) un sacco di gente in gamba.
Il tutto tenuto in una due giorni ricca di grandi  ospiti ( Alastair Reynolds; Ramsey Campbell; Tricia Sullivan; Gianfranco Manfredi; Alan D. Altieri; Maurizio Manzieri; Chiara Montanari e Massimo Polidoro del CICAP ) nomi che, se bazzicate le latitudini letterarie di Nocturnia  dovreste conoscere da tempo ; una ricca esposizione editoriale con una valanga di bei libri; conferenze; kaffeeklatsch e tanta altra bella roba

Ma, come dicevo, sarà un' ottima occasione per incontrare un sacco di bella gente, magari autori, magari blogger già incontrati come quelli del "gruppo milanese"; magari blogger ancora non incontrati; magari ancora alcuni dei miei precedenti intervistati o quelli del gruppo UraniaMania o amicizie facebookiane.
Io dovrei esserci il sabato pomeriggio assieme ad Eddy Mazzarini ( quel bizzarro folletto trevigiano che una volta aveva un blog che rispondeva al nome di Direzione Errata e che parlava di Cinema.)
Insomma, tra tante belle facce ci sarà anche il brutto muso di un quasi cinquantenne leggermente in sovrappeso che si aggirerà tra gli stands quasi come se fosse nel Paese delle Meraviglie.
Un saluto a tutti gente.
Magari al ritorno vi farò una sorta di resoconto della manifestazione.

INTERVISTA CON ALASTAIR REYNOLDS!






Nel fine settimana a Milano ( e precisamente nei giorni tra il 15 ed il 16) si terrà la seconda edizione di Stranimondi , manifestazione dedicata ai libri fantastici, con contorno di presentazioni, di mostra mercato; dibattiti, Kaffeklatsch  (QUI il programma completo ) ed una nutrita selezione di ospiti nazionali ed internazionali (QUI). L'appuntamento è decisamente di quelli importanti, anzi che dico? Di quelli fondamentali! Lo Zio Nick, notoriamente un gran timidone non sa ancora se parteciperà, certo l'occasione sarebbe fantastica per incontrare un gran bel numero di amici quindi voi andateci che ne vale la pena e chi sa mai se tra tanta bella gente all'ultimo minuto non possiate incrociare anche il brutto muso dello Zio Nick?
Nel frattempo, per festeggiare degnamente la manifestazione Nocturnia pubblica una bella (e come da tradizione nocturniana lunghissima) intervista ad Alastair Reynolds uno dei grandi ospiti di Stranimondi 2016.


Ringrazio Al Reynolds per la sua gentilezza e disponibilità, per chi volesse approfondire vi segnalo il blog personale del grande autore di fantascienza.
A fine intervista troverete anche una bio dello scrittore.


(For english version scroll down )

Nick:  Benvenuto su Nocturnia Al, è davvero un grande piacere averti ospite del mio blog.
Come prima domanda ti chiedo di raccontarci dei tuoi inizi e del momento in cui hai deciso di diventare uno scrittore.

Alastair Reynolds: Non so se ci sia stato un momento preciso. Sin dalla più tenera età mi sono sentito attratto dalla scrittura, ma non l' ho mai considerata come una vocazione se non molto più tardi nella mia vita. Quando avevo circa 16 anni mi ricordo che presi la decisione consapevole di prendere la scrittura nella maniera più seria possibile, ma ancora una volta non pensavo certo di diventare uno scrittore professionista.

Nick: quali sono stati gli scrittori e le opere ( romanzi, fumetti, film, serie televisive) che ti hanno maggiormente influenzato come appassionato prima ancora che come scrittore (Alcune credo di averle indovinate, sbaglio se dico che mi sembra di notare influenze di scrittori come Arthur C. Clarke e Larry Niven; di serie come Dr Who e dei fumetti di Dan Dare?)
 E cosa ti ha avvicinato alla fantascienza e alla narrativa fantastica in generale?

Reynolds:  Hai ragione nel menzionare Clarke; lui probabilmente è stato il primo scrittore di fantascienza i cui lavori in prosa io abbia mai letto. Prima di quel momento però io avevo sviluppato la passione per la fantascienza televisiva come Star Trek e Doctor Who ed alcuni dei miei primi ricordi riguardano la visione di film di SF come The Time Machine e Fantastic Voyage. Dan Dare, l'ho scoperto tramite un vecchio annual della Eagle appartenuto a mio padre che conteneva alcune avventure del personaggio - ma è successo molti anni prima che m'interessassi veramente a Dan Dare. Niven è stato uno scrittore che mi ha fortemente appassionato durante gli anni della mia adolescenza; la sua influenza è stata fortissima sui miei primi due ( ancora inediti) romanzi. Ancora oggi io amo molto i suoi romanzi e racconti che compongono il ciclo dello "Spazio Conosciuto".

Parte del cast di Doctor Who durante
l'"era Pertwee" ( 1970-1974)

L'INTERVISTA INTEGRALE CON DANILO ARONA !

Oggi vi presento la mia intervista con il grande Danilo Arona, uno di quegli scrittori che hanno rilanciato l'horror in Italia. L'intervista davvero molto corposa rappresenta, nelle mie intenzioni, una sorta di celebrazione per la carriera di Arona.
Ringrazio veramente di cuore Danilo per essersi sottoposto a quella che lui stesso ha riconosciuto come la più lunga intervista a cui gli sia mai capitato di dover rispondere.
Lo ringrazio anche per la sua sincerità e per aver voluto condividere con i lettori di Nocturnia i suoi ricordi, il suo presente ed i suoi progetti per il futuro.
Come sempre vi auguro una buona lettura, mentre per i lettori che volessero approfondire vi segnalo il link del blog personale dell'autore ( QUI)
Al termine dell'intervista troverete come BONUS CARD, una breve bio sullo scrittore presa proprio dal sito ufficiale dello scrittore.

Nick:  Ciao Danilo, benvenuto su Nocturnia. È un piacere averti come ospite. Come prima domanda ti chiedo di parlarci dei tuoi inizi e del momento in cui hai deciso di diventare uno scrittore.

Arona:  Beh, tecnicamente il mio inizio risale ai primi anni '70 quando, tra musica itinerante e università a Genova, presi a collaborare con una fanzine di fantascienza che si chiamava Kronos, diretta da un indomito pioniere, Piero Giorgi, autore di una monumentale opera di 1000 pagine su Jack Williamson. Tenevo una rubrica dal titolo Cronache cinematografiche e lì me la tiravo da critico saccente e nuvolone su quei pochi film di fantascienza che uscivano allora. Dato che Piero ospitava anche i raccontini dei fanzinari di allora, ne mandai un paio anch'io e lui me li pubblicò quasi subito (subito, si fa per dire, Kronos usciva un paio di volte all'anno, nonostante il suo nome beneaugurante...). Mi ricordo che mi scrisse (allora si comunicava per lettera...) più o meno: “Te li passo anche se sono horror”. In effetti il mio immaginario era quello. Racconti con titoli come Il pozzo, Le macchie sul muro, Quando sussurrano le ombre, Il giorno dei cristalli..., nulla a che fare con astronavi, distopie o alieni. Ma per me, sono sincero, erano poco più che dei giochini. A me interessava il cinema, al punto tale che su Kronos pubblicai “La storia del cinema di fantascienza” a puntate, con inserti staccabili e relative schede da rilegare poi alla fine dell'opera. Questo, come accennavo, fu l'inizio “tecnico”. Però un immaginario tarato quale il mio si forma molto prima e in questo mi tocca ancora citare la leggendaria zia Piera che, di nascosto da suo marito e dai miei genitori, mi portava al cinema di pomeriggio a vedere le cose che piacevano a lei, ovvero film horror e thriller. Ne avrei da citare, ma ti basti sapere che mi vidi (si fa per dire, stavo sotto la sedia...) Psyco a 11 anni. Poi, in modo disordinato, arrivò tutto il resto. Ancora per merito della zia, conobbi l'antesignana e seminale collana “I Racconti di Dracula”, affiancata da un'altra che si chiamava “KKK – I Classici dell'Orrore”. Pubblicazioni da edicola, però con un loro perché, e intanto crescendo mi si affinava il gusto gotico e la passione per la paura sullo schermo. Poi, va da sé, l'incontro con i classici (Poe, Lovecraft...) e un altalenarsi, piacevolissimo, tra pratiche “alte” e materiali erroneamente considerati “bassi” (fumetti, come l'indimenticabile rivista Horror edito da Gino Sansoni). Nel '75 Vittorio Curtoni lesse le mie recensioni su Kronos e mi chiamò a Robot, che stava giusto uscendo per Armenia, a dividere il podio della rubrica di segnalazioni cinematografiche con Vanni Mongini, Andrea Ferrari. Fabio Pagan e altri. Iniziò un periodo bellissimo. Conobbi personaggi straordinari (Lippi, Nicolazzini, Caimmi e altri) e iniziai a frequentare i Festival di Trieste, di Parigi e di Sitges. Vittorio e io diventammo amici al punto tale che un anno, all'inizio degli anni '80, andammo in vacanza assieme a Bobbio – per inciso, tornai ingrassato di 10 kg. In questo lungo periodo, purtroppo destinato a finire con la chiusura di Robot e l'audace quanto troppo in anticipo tentativo di Aliens, io non pensai affatto alla narrativa e a me stesso come scrittore. Restavo molto determinato sulla saggistica cinematografica, avendo pubblicato una fortunata Guida al Fantacinema per Gammalibri e tentando di essere sempre all'avanguardia nel “captare” la musica che girava intorno - presumo di avere scritto uno dei primi articoli italiani su John Carpenter, La notte del Grande Cocomero, nel leggendario, ultimo numero di Robot, il 40, ad agosto nel '79.




 Da lì a poco però capitò che un amico del giro triestino, Luciano Comida, pensasse da par suo di assemblare la prima antologia italiana di rock fiction, L'hotel dei cuori spezzati, un prodotto ancora insuperabile per genialità con quest'idea grandiosa di declinare le mitologie del rock in chiave fantastica, e mi chiedesse di partecipare. Ovvio che sì e, dato che come chitarrista mi ispiravo a Jimi Hendrix, pensai di cimentarmi con la sua figura, non tanto con la sua misteriosa e indecifrabile morte quanto con i suoi esordi sui quali si poteva spaziare con l'immaginazione. Così, nel 1984 uscì in quella profetica antologia La musica di Sam Hain e quello fu il mio battesimo narrativo da professionista, tralasciando in verità di citare diversi racconti pubblicati in precedenza su altre fanzine oltre a Kronos. Ma, vedi... Io non ho mai “deciso” di diventare uno scrittore. Mi vedevo – e tutto sommato ancora oggi, con la maturità degli anni e le modificazioni del tempo, la penso così – come un appassionato, reso esperto dalla passione, in grado di produrre libri, ora di critica cinematografica ora di saggistica “di confine” a volte di fiction, che in qualche modo fossero tutti parte integrante di un “tutto” coerente, con un leggibile percorso interno alla caccia del Lato Oscuro, tra horror e fantascienza. Peraltro, per completare il quadro, devo ricordare che, quando uscì La musica di Sam Hain, mi ero appena sposato e a tutto pensavo, meno che alla scrittura.

ALTRI VOLTI DA FILM.

Ho sempre amato molto il Cinema, ma con questo non intendo certo parlare di quei film di moda, quelli dei quali "bisogna" parlare per forza o di quei grandi capolavori che fanno epoca ( purtroppo sempre di meno ogni anno che passa) No io intendo quelle cinematografie minori, quei generi considerati secondari, che però sovente regalano vere e proprie perle. Ma se siete qui a leggermi, credo che questo lo sappiate già, starei ore ed ore a discutere e a scrivere di produzioni horror o di fantascienza ed un giorno anche di peplum, spaghetti western  o perché no?  Anche delle loro coeve varianti spagnole e tedesche  ( eh già! Sono esistite anche cose come il paella western o il kraut western ). Allo stesso modo rimarrei ore ed ore ad ascoltare discussioni sulla vita professionale delle britanniche case di produzione Hammer o Amicus.

Immagine da ¿Quién Puede Matar a un Niño? (1976)
di
Narciso Ibanez Serrador ( Spagna)

O da quelle dell'americano Roger Corman. O ancora dal nostrano Mario Bava.
Si tratta di film impreziositi dall'opera di tanti attori non sempre ricordati quanto meriterebbero, volti e nomi non sempre in primo piano ma che hanno impreziosito il Cinema di genere italiano, europeo e mondiale, visi che siamo abituati a vedere in più di una produzione, magari riconoscendone le sembianze ma senza mai ricordarne i nomi.
Volti da Film, per l'appunto
Vogliate seguirmi in questa serie di articoli, mettetevi comodi, allacciate le cinture e riprendiamo il lungo viaggio attraverso la lunga storia del Cinema.
(QUI trovate il precedente post della serie)

- HUGO STIGLITZ       MEXICO   ( 1940/ .....)

Sembra quasi strano a pensarci oggi, ma c'è stato un periodo in cui anche in paese come il Messico esisteva una fiorente industria cinematografica dove si realizzavano fior fior di horror o di thriller.
Certo, i risultati finali variavano molto: si andava da pellicole decisamente naif come le serie di Santo o di Blue Demon, in cui i vari wrestler, anzi luchadores per utilizzare l'espressione locale, veri e propri eroi nazionali in quel paese finivano per scontrarsi contro invasioni aliene, mummie, scienziati pazzi e sanguinari vampiri fino a giungere ad exploitation di tutto rispetto come quelle del vulcanico René Cardona Jr in grado di rivaleggiare con quelle più blasonate e più ricche di mezzi provenienti dagli States o dall' Europa Occidentale.

WAYWARD PINES - Prima Stagione (2015)

"Non provare ad andare via. 
Non parlare del passato.
 Non parlare della tua vita precedente.
 Rispondi sempre al telefono se squilla. 
Lavora sodo, sii felice. 
Goditi la vita a Wayward Pines"

Tutto comincia con un incidente di macchina, un uomo Ethan Burke, di professione agente federale sopravvive a stento ad un grave scontro mentre è alla ricerca di due suoi colleghi recentemente scomparsi, tra cui la sua ex amante. Ethan si risveglia nell'ospedale di una piccola cittadina nel centro dell' Idaho. Ad unaprima impressione Wayward Pines sembra un luogo come tanti altri ma ad uno sguardo più approfondito molti tra i maggiorenti della città, a cominciare dallo sceriffo Pope, dal medico cittadino Dottor Jenkins e dal' infermiera Pilcher, nascondono altre intenzioni. Diversi tra i residenti si comportano come se fossero prigionieri ed onnipresenti telecamere spiano in continuazione ogni momento della giornata.
Wayward Pines è una prigione animata da proprie regole e la fuga è punita con la morte, ben presto anche Ethan e la sua famiglia, che nel frattempo lo ha raggiunto, entrano a far parte dell'ingranaggio.
Chi detiene le chiavi della verità: chi ha in mano la verità? Coloro che vogliono scappare? O quelli come il misterioso David Pilcher che vorrebbero tenere tutti dentro?
Fuori Wayward Pines c'è un mondo più grande, ma è ancora il nostro mondo?

Ricordando il passato

Ricordando il passato
 
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