Primo giorno di primavera e terzo post su Nocturnia. Per la seconda volta parlo di libri. Dal prossimo intervento allargherò il campo d'intervento. Promesso; giurin giuretta.
Ovunque in rete non si fa altro che parlare dei due ultimi parti delle Edizioni XII : tutti fremono per Keene (anche io, se per questo, confesso ) e per il primo romanzo di quel Corà di un Corà. Tutti non fanno altro che recensirli.
Ed io , il vostro Nick, per non essere da meno, sapete cosa faccio ?
Parlo di due libri usciti mesi fa.
Fantastico, vero ?
E del resto, non guardatemi così. Sono una di quelle persone, che quando qualcuno a una festa racconta una barzelletta comincia a ridere dopo mezz' ora.
In realtà credo, che in alcuni casi, faccia bene riparlare di un libro, o di un film qualche tempo dopo la loro uscita.
E', in parte , come un secondo appuntamento, senza i dubbi e gli impacci del primo incontro. Oltre che un modo per notare a freddo , e spesso apprezzare, i particolari rimasti nascosti , o sottovalutati al primo sguardo.
Dopo questa introduzione che vi avrà già sfrantumato, torno in argomento. I libri, sempre della XII, sono molto diversi tra loro.
Il primo SIX SHOTS del Salernitano Alfredo Mogavero, o come recita il sottotitolo : SEI RACCONTI DEL WEIRD WEST, è una buona raccolta. Sei racconti sottilmente collegati tra loro e con alcuni personaggi ricorrenti abbastanza indovinati. Non aspettatevi un capolavoro, ma sicuramente ha una trama simpatica e godibile, uno stile onesto e senza tanti fronzoli. Tra i racconti centrali, ce n' è almeno uno : LA NOTTE DEL POKER, che da solo giustificherebbe l' acquisto.
Il secondo libro è un altra storia. Con LA CORSA SELVATICA di Riccardo Coltri, mi sono trovato immerso in uno scenario affascinante : l' Italia post-unitaria, di fine ottocento. Non solo un' ambientazione poco sfruttata dagli scrittori e sceneggiatori, ma Coltri saccheggia abbondantemente, e felicemente, il Folklore Italiano.
No. Non sto parlando di Arlecchino e Pulcinella, ma di tradizioni come i Filò, cioè le Riunioni attorno ai falò dentro le stalle, che nelle zone del Delta del Po, avvenivano nelle rigide sere invernali. E dove tra un lavoro di filatura ed uno di rammendo, le donne raccontavano ai loro figli per tenerli buoni, storie di fantasmi e di streghe.
Sto parlano delle Janare della Campania cioè la versione Beneventana della Old Hag scozzese,( anche se nel libro Coltri ne dà l'identificazione alternativa rendendole più simili alle streghe classiche). Sto parlando della stessa Caccia o "Corsa" selvatica che dà il titolo al libro, e su questo lascio a voi il piacere leggendo il romanzo, di scoprire cosa sia veramente questa "Corsa".
Se fossi un vero critico, uno di quelli bravi, direi che Coltri va alle radici di molti archetipi letterari, senza impoverirli rendendoli stereotipi. Ma, dato che , non sono un vero critico. Non sono neanche uno di quelli bravi, ma solo un cialtrone illetterato mi limito a dire che LA CORSA SELVATICA è una gran bella storia, e che unisce una bella ambientazione ad una, ancor più bella capacità di scrittura .
Tecnicamente il Romanzo è praticamente diviso in due parti.
Nella prima, quasi preparatoria e propedeutica alla seconda, viene narrata l'infestazione di alcune zone sui Monti Lessini,quasi al confine del Tirolo Austriaco, contagi misteriosi, operazioni di stregoneria,anzi di " stregheria", secondo la dicitura dell' epoca. Nonché le indagini di un gruppo di agenti "un po speciali" del regno Sabaudo. Questa è la parte più corale, ma anche la più frammentata. Aggiungo anche, di aver trovato un po deludente il fatto che in questa prima parte, vengano introdotti tanti personaggi , Covre tanto per dirne uno, solo per essere poi accantonati quasi subito. Forse in questo caso qualche pagina in più, non avrebbe guastato; e credetemi, per dirlo io che, invece, sono sempre contrario ai romanzoni , allungati a dismisura .
Con la seconda parte, con l' arrivo del personaggio di Zamin, al borgo-fortezza, il romanzo ingrana decisamente, ed in maniera compatta verso la progressione finale. Come detto, non tutto è perfetto: alcuni nodi non vengono totalmente sciolti,non tutto viene spiegato, ed un paio di scene, sembrano un po affrettate. Ma, in compenso Coltri riesce a dimostrarsi un buon scrittore d'atmosfere, di ambientazioni. Riesce a dare sensazioni, emozioni.
E' poco ? E' molto ?
Almeno per me, Se sono stato qui a parlarne è molto..