Salve a tutti!
Con molto piacere vi offro l'intervista che ho fatto alla scrittrice napoletana Simonetta Santamaria.
Fatemi sapere cosa ne pensate, nel frattempo ringrazio Simonetta per la pazienza che ha avuto con me durante il tempo intercorso dal momento in cui le ho chiesto la sua disponibilità fino al giorno in cui le ho effettivamente mandato le domande.
Nick: Ciao Simonetta, benvenuta su Nocturnia: è un vero piacere averti con noi. Oggi sei considerata come una delle più interessanti scrittrici italiane di genere horror ma quali sono stati i tuoi inizi? Cosa in particolare ti ha avvicinato al genere?
Simonetta Santamaria: Alla luce delle crescenti pubblicazioni e relative pertinenze, oggi credo di appartenere più al thriller: sai, la parola Horror stampata sulla copertina fa ancora molta paura al lettore medio e ci sono molte prevenzioni in merito. Diciamo che le mie sono storie forti, di grande tensione e profonde implicazioni psicologiche, con un elemento soprannaturale che le contraddistingue. Ma niente mostri, vampiri o lupi mannari: quelli lasciamoli al cinema hollywoodiano. I miei romanzi sono sempre ambientati nella realtà assoluta; mi piace giocare sul filo del rasoio che divide la razionalità dalla follia. Ho sempre scritto cose del genere, non credo potrei – e saprei – scrivere di altro.
Simonetta Santamaria: Ho iniziato da bambina ad amare Salgari, Verne e Poe, e poi ho scoperto King con cui sento di avere un certo feeling, per il modo in cui lui concepisce la tensione letteraria. Ecco, molti suoi romanzi io li vedo più attinenti al thriller che al’ horror, ma lui ormai si porta appiccicata addosso un’etichetta che, tra l’altro, negli Stati Uniti ci si può permettere senza essere messi al’ angolo. In televisione, ricordo la paura mista all’attrazione vedendo il dr Jekill di Giorgio Albertazzi. Tra i fumetti, ovviamente, Dylan Dog.
Simonetta Santamaria: Napoli è una città tra luci e ombre, tra la solarità e il mistero, e noi napoletani questo doppio ce lo portiamo senz' altro dentro. Ma non basta; la passione per certi tipi di storie ce lo devi avere nel dna, indipendentemente dalla città dove sei nato o cresciuto. In particolare, nei miei romanzi Napoli fa da sfondo ma non è mai protagonista perché il focus è la storia; in questo modo vorrei che ogni lettore potesse riconoscere nella mia Napoli la propria città del cuore.
Nick: Una delle tue opere più famose è la raccolta DONNE IN NOIR del 2005. Da cosa nasce l'idea di una antologia con protagoniste sole donne? E quali sono state le maggiori ispirazioni per i singoli racconti?
Il Premio Lovecraft. |
Nick: Sempre nel 2005 ti poni all'attenzione della critica e dei lettori con il tuo racconto QUEL GIORNO SUL VESUVIO che si è aggiudicato il Premio Lovecraft. Quanto conta per uno scrittore la vittoria di un premio così importante?
Simonetta Santamaria: Molto, se il premio è di rilevanza nazionale. Se non lo è, resta comunque un buon banco di prova. Il Lovecraft mi ha dato la visibilità, mi ha fatto entrare in un mondo che non mi conosceva, in cui mi sono fatta le ossa. La gavetta è una tappa necessaria per uno scrittore che vuole davvero esserlo.
Simonetta Santamaria: No, affatto. Già in Italia siamo sommersi di miti importati, non ci servono pure autori italiani che scimmiottano americani o svedesi. Dobbiamo portare avanti la letteratura di casa nostra, di qualunque genere si tratti, perché non abbiamo niente da invidiare agli stranieri. Quindi meglio parlare di luoghi che ci appartengono perché è lì che si sente il vero pulsare del cuore dello scrittore.
Nick: Nel 2008 esce invece il romanzo DOVE IL SILENZIO MUORE in cui riprendi lo scenario napoletano per una storia che parla di morte e rinascita, di maledizioni ed antichi medaglioni egizi. Da dove ti è venuta l'ispirazione di unire i misteri napoletani con quelli egizi?
Simonetta Santamaria: Tutto nasce per caso. Leggendo dei testi egizi mi sono imbattuta nella figura dell’ Ouroboros, simbolo di rigenerazione ed eternità, della vita che rinasce dalla morte, e me ne sono innamorata al punto da farmene tatuare uno sulla spalla sinistra. E visto che nella storia che avevo in mente si incastonava alla perfezione, ho osato.
Nick : Mi pare di aver letto che la Villa che fa da sfondo alle vicende del romanzo esista realmente a Napoli... è vero?
Simonetta Santamaria: Esiste, ma non a Napoli. Infatti ho creato il Borgo Marina Piccola apposta per ambientarla come avevo in mente. Ovviamente il tutto con le necessarie modifiche letterarie.
Lomellina in Giallo 2013 |
Nick: Ti va di parlarci di IO VI VEDO, la tua ultima opera?
Simonetta Santamaria: È un thriller in cui stravolgo il protagonista trasformandolo da integerrimo poliziotto ad assassino. Ma attenzione, ho detto assassino, e non killer. Perché le sue motivazioni sono così umane che molti lettori hanno decretato per lui un verdetto di assoluzione. È un personaggio che riesce a creare empatia, il che vuol dire che ciò che prova e vive non è distante da quello che potremmo provare e vivere tutti noi.
Nick: Per IO VI VEDO, sei stata recentemente impegnata in un tour promozionale su e giù per lo stivale. Qual è stata la risposta del pubblico ?
Simonetta Santamaria: Molto buona, primo perché la storia piace e molti – credeteci o no – ci si riconoscono. Poi perché la Tre60 ( che è un nuovo marchio Tea ) edita i suoi hard cover a 9 euro e 90, un prezzo decisamente anticrisi. Anche per provare il genere, 10 euro si possono investire.
Nick: Da parecchio tempo specialmente in rete è sorta una discussione riguardo alle nuove frontiere dell'editoria, in particolare sugli eBook, e le opinioni sono spaccate a metà tra chi ritiene che gli eBook possano rappresentare il futuro e chi invece preferendo il cartaceo ritiene che il libro digitale sarà il definitivo colpo di grazia per il mondo della lettura, qual è la tua opinione in proposito?
Simonetta Santamaria: Sicuramente gli eBook hanno aperto un altro fronte sul mercato, e questo è un bene. Io resto legata al cartaceo perché mi piace guardare i libri nella mia libreria, sfogliarli, sentirne il profumo, il tocco della carta. Ma forse è perché siamo figli di un’altra generazione. In ogni caso uno non esclude l’altro.
Nick: DRM: si o no?
Simonetta Santamaria: Sì, per proteggere i diritti d’autore. Scaricare materiale multimediale gratuito fa comodo a tutti, diciamocelo, ma purtroppo questo va a detrimento della produzione e delle vendite.
Nick: Quale tra le cose che hai scritto finora, consideri come maggiormente rappresentativa della tua narrativa al punto da consigliare a chi non ti ha ancora mai letta e quale invece oggi come oggi riscriveresti in maniera diversa?
Simonetta Santamaria: Be’, il tempo passa e la scrittura si evolve, quindi l’ultimo nato pare sempre il migliore in quanto più attuale. Forse riscrivere qualcosa solo se dovessi ripubblicarla, altrimenti lasciamo le tracce dell’evoluzione anche nei nostri libri.
Simonetta Santamaria: Spero sempre migliore. Shirley Jackson ha detto: “Nessun organismo vivente può mantenersi a lungo sano di mente in condizioni di assoluta realtà”; quindi lunga vita al genere fantastico. Il lettore deve però imparare ad aver fiducia dello scrittore italiano. E come dico sempre, non è necessario comprare un bestseller per avere una buona lettura. Investire in un’opera di casa nostra potrebbe portare a grandiose scoperte letterarie.
Nick: Una tua definizione di Horror ?
Simonetta Santamaria: Quando chiudi il libro e ti guardi intorno scrutando nel buio, col cuore in fibrillazione.
Nick: Di cosa ti stai occupando attualmente e cosa dobbiamo aspettarci da Simonetta Santamaria nel prossimo futuro?
Simonetta Santamaria: Non so ancora quale sarà il prossimo romanzo che uscirà; per il momento ci stiamo dedicando alla promozione di IO VI VEDO. Ma il cantiere è all’opera.
Nick: Siamo arrivati quasi verso la fine della nostra chiacchierata; ti rivolgo la classica domanda finale di Nocturnia: c'è una domanda che non ti ho fatto e alla quale avresti voluto invece rispondere?
http://www.simonettasantamaria.net/
12 commenti:
Nick con quale libro di questa autrice mi consiglieresti di cominciare?
Ottima intervista, mi piace molto la definizione di horror "Quando chiudi il libro e ti guardi intorno scrutando nel buio, col cuore in fibrillazione".
Molti pensano che chi legga horror non abbia paura, invece è proprio quello che io cerco da questo genere di letture, il palpito, la paura del buio una mano non umana che sia allunga mentre sei tranquillo...
Ed è vero che molti pensano che le donne scrivano o leggano storie lievi, o d'amore o commedie.
Moltissime invece hanno nel cuore draghi, o mostri soprannaturali.
Mi hai incuriosita perciò aspetto il consiglio sul testo.
@ Lady Simmons
Io ti consiglierei di cominciare proprio col suo primo racconto: "Quel Giorno sul Vesuvio" che è abbastanza orrorifico, mentre invece se cerchi qualcosa più sul genere noir potresti provare con "Io vi Vedo".
La soglia tra thriller e horror è davvero labile, per cui condivido in pieno la scelta di descrivere il proprio lavoro come "thriller" a prescindere dall'effettivo contenuto. Scrivere "horror" su una copertina preclude indubbiamente un'ampia fetta di potenziali lettori che, se messi nelle condizioni di conoscere un'opera, potrebbero apprezzarla al di là dei personali pregiudizi.
@ Obsidian
Purtroppo quello della ghettizzazione subita dagli scrittori di genere nel nostro paese è una piaga antichissima, capita spesso infatti che molti libri appartenenti alla Sf o al gotico vengano presentati volutamente dagli editori come thriller. Il che è un peccato, anche perchè come hai osservato tu, il confine spesso è labile.
Molto interessante, grazie!
@ Roberto Paglia
Grazie a te per aver apprezzato.
Una bella intervista che rende merito a una delle nostre migliori autrici, capace di percorrere con efficacia generi letterari diversi. Inoltre Simonetta è anche una persona simpatica e brillante, che sa ravvivare con la sua grinta gli incontri letterari.
Come lettore, consiglierei il suo versante horror, a partire dal celebre "Quel giorno sul Vesuvio".
Fà
@ Morbidi Approdi
Ciao Fa!
Ovviamente anche per me è interessante la sua produzione horror! Come lettore ritengo che abbiamo bisogno di "una via italiana al gotico" e racconti come Quel Giorno sul Vesuvio rappresentano l' esempio giusto.
Alla prossima. ;)
Ho letto ieri sera e devo dire che questa intervista mi ha lasciato un pelino perplesso su alcuni punti... ma preferisco preferire in pv che magari ho capito male ;)
@ Eddy
Fammi sapere allora che sono curioso di sentire i punti dove sei perplesso.
Vero vero, serve più ambientazione locale, anche perché i grandi italiani del passato non hanno mai proposto una mole immensa di fantastico, tocca ai nostri tempi rimediare!
@ occhiosulleespressioni
Da sempre sono un difensore delle ambientazioni made in italy, basterebbe girare un poco per le città, per le campagne, per i luoghi storici italiani per trovare storie e dettagli adattissimi per un racconto o per un romanzo.
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