INTERVISTA CON LAVIE TIDHAR


Riprendiamo con le grandi interviste di Nocturnia
serie che mi sta dando grandi soddisfazioni.
Se le cose andranno come dovrebbero andare nei prossimi mesi continuerete a  vedere alternarsi su queste pagine virtuali ancora parecchi personaggi interessanti e di primo piano. 
Adesso è il momento di dare ospitalità allo scrittore, di origine israeliana, ma vero e proprio "globetrotters" Lavie Tidhar autore del romanzo Wanted  (in originale Osama) di cui ho parlato QUI.


Ci sono due persone che debbo ringraziare: la prima è ovviamente Lavie Tidhar, la seconda è l'amico e sodale Angelo Benuzzi che mi ha passato la mail dello scrittore.
Parlare di Lavie Tidhar - e parlare "con" Lavie Tidhar- significa allargare ancora di più l'attenzione verso il fantastico di matrice internazionale. Un fantastico che è infinitamente più vivo e vitale di quanto si possa immaginare.
Leggete e sappiatemi dire.
(For english version please scroll down )

Nick:  Benvenuto su Nocturnia Lavie. Grazie per aver accettato. Come prima domanda ti chiedo di parlarci del primo momento in cui hai deciso di diventare uno scrittore.

Lavie Tidhar:  E 'una buona domanda! Penso di aver sempre voluto essere uno scrittore, sin da quando ho scoperto l'esistenza dei libri. Ricordo che ho cercato di scrivere  già da quando ero molto giovane, sai, forse avrò avuto 10 anni o giù di lì, ma, ovviamente, non avevo idea su come procedere effettivamente a questo proposito ... ho scritto diverse storie brevi quando avevo 16, 17 anni, ma poi ho cominciato a scrivere poesie, e per molto tempo mi sono considerato come un poeta prima di ogni altra cosa (il mio primo libro, uscito nel 1998 è stata una raccolta di poesie ebraiche).
In un certo senso è stato come, se dentro di me sentissi, di aver bisogno di vivere la  vita, prima di poter scrivere qualcosa di onesto.
 Ritengo di aver cominciato a scrivere seriamente narrativa solo attorno agli anni 2002-2003  - ma da quel momento non ho più smesso!




Nick:  In particolare cosa ti ha avvicinato alla fantascienza e alla narrativa fantastica in generale e quali sono stati gli scrittori che ti hanno maggiormente formato come lettore prima ancora che come scrittore? (Naturalmente puoi citare anche film, serie televisive, fumetti, musica e quant'altro ti venga in mente...)

Lavie:  Non so mai come rispondere a questa domanda - c'è qualcosa nel modo in cui funziona il mio cervello che insiste a guardare la realtà in una sorta di maniera distorta, lateralmente. Non necessariamente perché so che c'è!
Ma onestamente credo che la fantasia possegga un insieme di strumenti che è possibile utilizzare per esaminare il mondo reale, e che descrivendo realtà alternative  possiamo davvero parlare di questo.
Questo è quello che ho cercato di fare.

Sono stato influenzato da un gran numero di scrittori, da tutti quelli che ho letto. Da bambino, ho avuto la fortuna di poter avere a disposizione un sacco di libri tradotti, per lo più provenienti dall' Europa, quindi libri di scrittori come Michael Ende, Tove Jansson, Selma Lagerlof, Erich Kastner e così via, e, come sai, i libri per bambini sono pieni di fantasia e grottesco.
Forse non sono mai cresciuto.

Nick. La tua esperienza di vita è molto interessante: sei nato in Israele e in quel paese hai vissuto per i primi anni della tua vita (anzi se non ricordo male hai abitato in un kibbutz), poi hai vissuto in Inghilterra, Sud Africa e a Vanuatu. 
In che modo questo girovagare ha influenzato il tuo modo di scrivere?

Lavie:  Beh, credo che lo faccia in diversi modi. Qualcuno mi ha fatto notare una volta che la maggior parte di ciò che scrivo riguarda il viaggio, il movimento (si nota molto in Osama, per esempio), e ho scritto molto sui i luoghi in cui ho vissuto. Vanuatu in particolare ha influenzato la mia scrittura da quando ho dovuto imparare e  parlare il bislama - una forma di pidgin * inglese che è la lingua ufficiale lì - e che  spesso inserisco nelle cose che scrivo.
 Lo trovo affascinante


Nick : Noi in Italia conosciamo poco della scena fantascientifica israeliana, dei suoi autori di spicco, degli editori più importanti e dei suoi premi (a parte il Premio Geffen**). Ci racconti qualcosa in proposito?

Lavie:  C'è una scena abbastanza attiva. Un aspetto di questa scena è rappresentata dal  fandom - ci sono conventions, ci sono persone che scrivono racconti per riviste on-line o per concorsi di scrittura. L'altro  aspetto è rappresentato più  da romanzieri considerati come mainstream che però spesso scrivono anche  fantasy o  fantascienza. Penso, ad esempio al romanzo del mio amico Shimon Adaf, intitolato Sunburnt Faces, uscito di recente anche in italiano. E 'per lo più un romanzo realista, ma penso che sia un brillante esame di tutta la questione del fantastico, e io davvero non smetterò mai di consigliarlo. Il titolo italiano è Volti Bruciati dal Sole ed è stato pubblicato da Atmosphere Libri.

Nick:  Il tuo romanzo più famoso è "Osama" (tradotto da noi in Italia col titolo Wanted) del 2011, di "Osama" mi è piaciuto molto il tuo continuo giocare tra mondo reale e mondo letterario, tra i toni del realismo e quelli del surrealismo. 
Alla fine, la morale del romanzo sembra essere che non esistono veri e propri confini tra reale ed immaginario. E' anche la tua posizione personale? E quanto ti rispecchia questa posizione?

Lavie:  Non proprio, penso che siamo bloccati con la realtà in cui stiamo vivendo.
Ma guardare a realtà alternative ci permette di esaminare quella in cui viviamo . Come siamo arrivati ​​a questo punto, e dove ci stiamo dirigendo?
Credo che queste siano davvero grandi domande.

Nick:  Mano a mano che mi addentravo nella lettura di "Wanted"ho però avuto la sensazione che il romanzo contenesse anche la tua personale critica alla gestione e alla mistificazione che l'amministrazione Bush ha fatto di quella tragedia ( gli uomini che cercano di fermare il protagonista nella sua ricerca ) e contro tutti quei mezzi d'informazione che hanno trasformato i fatti avvenuti dal 2001 in poi in una sorta di scontro tra l'Occidente contro una persona sola ( i romanzi di Mike Longshott). E' un impressione sbagliata la mia?



La versione italiana di Osama
edizioni Gargoyle.

Lavie:  Penso che sia abbastanza precisa! Ho immaginato il discorso nato attorno alla "guerra al terrore" come chiave di lettura, come se fosse un romanzo a buon mercato, sai, una sorta di pulp fiction.  "L' Asse del Male" e tutto il resto.
E qui si pone la domanda: quando la nostra realtà inizia a somigliare ad un brutto romanzo, allora in che maniera noi potremmo trasporla in un romanzo?

Nick:  Ti propongo un giochino: mettiamo che vogliano trasporre "Wanted" al Cinema. Quali attori tra quelli attuali vedresti bene nei ruoli dei vari personaggi? E nel caso ti vedresti bene nel ruolo di Mike Longshott?

Lavie:  Sai, che onestamente io non ci mai pensato? Voglio dire, si è parlato di una versione cinematografica di Wanted \ Osama per un po ', stavo anche lavorando sulla versione sceneggiatura del racconto, ma non ho mai pensato al casting. Quindi, questa è una domanda davvero interessante! Non so,  tu cosa ne pensi?

Nick:  E' vero che "Wanted" e racconti come "My Travels with Al-Queda" in realtà sono stati generati da alcune esperienze personali tue e dei tuoi familiari?

Lavie: In una certa misura, sì. Ero a Dar-es-Salaam nel 1998 durante i bombardamenti alle ambasciate americane, e a Nairobi una settimana dopo, dove ho visto i resti dell'ambasciata. Per uno strano scherzo del destino, ho anche alloggiato nello stesso hotel dove un paio di mesi prima erano stati i terroristi. E poi la cosa sembrava seguirci un po' in giro per il mondo- il Sinai nel 2004, Londra nel 2005, ma queste sono solo alcune tra le tante combinazioni.

Nick:  Grazie ad "Wanted" hai vinto il Word Fantasy Award e sempre grazie a quel libro molti critici ti hanno accostato a P. K. Dick. 
Che effetto ti fanno le due cose?

Lavie: Vincere il premio è stato molto bello. Devi capire che all'inizio nessuno voleva pubblicare Wanted. Ha ottenuto più rifiuti di quanto io  ne possa contare. La gente era spaventata da questo libro. Quindi, vincere il premio è stato una sorta di conferma, per continuare a credere nel libro, anche quando a lungo è sembrato che non sarebbe stato nemmeno  pubblicato.

Essere paragonato con Philip K. Dick è sempre lusinghiero, e, naturalmente, lui ha avuto una grande influenza su di me, ma non credo che nessun potrà mai scrivere come lui. Ma ogni volta che mi sono bloccato, sono andato a rileggermi alcuni romanzi scritti da P.K .D


Nick:  Sei molto attivo nella proposizione della narrativa di fantascienza internazionale, in particolare per l'editore Apex hai curato le antologie The Apex Book of World SF. Ti andrebbe di presentarle al pubblico italiano?

Lavie: Ho curato tre antologie di narrativa speculativa internazionale - il che significa fantascienza, fantasy e horror. Il primo volume è uscito nel 2009, mentre il terzo è uscito da poco. Penso che siano qualcosa di molto unico per quanto li riguarda. C'erano state alcune antologie simili molti anni fa - praticamente nel secolo scorso! - Ma erano sempre state editate da qualcuno che o era americano o era britannico. Penso che gli Apex Books of World SF  rappresentino una sorta di un'istantanea degli ultimi anni, e di quanto la fantascienza internazionale abbia fatto breccia nel mercato inglese. Per me fare queste antologie è stata sempre una cosa ideologica da fare, una sorta di dichiarazione e una sfida per il mondo della fantascienza anglofona.

Nick:  Durante la stesura delle antologie della collana degli Apex Book of World SF quali sono gli autori che ti hanno colpito di più ? E quali sono state le produzioni nazionali che ti hanno più sorpreso positivamente e per quali motivi?

Lavie:  Naturalmente, io non vorrei fare preferenze, ma ritengo che, in tempi recenti, Benjanun Sriduangkaew, una scrittrice proveniente dalla Thailandia, abbia scritto una serie di racconti davvero impressionanti che oltretutto le hanno fatto ottenere una nomination per il Campbell Award.
 Credo in futuro sentiremo molto parlare di lei.

Nick:   Proseguendo con questi argomenti: vorrei che ci parlassi anche della antologia Hebrewpunk.

 Nick: HebrewPunk è stato uno dei miei primi progetti. Volevo prendere il tradizionale tipo di storia "pulp", e ri-scriverla utilizzando una mitologia ebraica. Ho scritto il primo racconto, "The Heist", con tre personaggi, e non appena l'ho terminato ho capito che avrei voluto creare una storia per ciascuno di questi personaggi, e che avrei raccolto il tutto in unico volume. Sono tutti racconti "pulp", tutti con una diversa formula di storia  (un'avventura ambientata durante la Seconda guerra mondiale, una storia del Lost World, un racconto su un Dope Fiend ***), ma tutti basati su vere ambientazioni storiche  ( la malavita londinese del 1920s, la Transilvania della seconda guerra mondiale, l' Africa di fine secolo) . Ho scritto la storia finale, "Uganda", una volta che la raccolta  era pronta per per la pubblicazione, e si può vedere al suo interno, credo, come si sia  gradualmente evoluta la mia scrittura.

Lavie Tidhar con la statua del
World Fantasy Award vinta
per Osama.

Nick:  Con diverse opere come i romanzi del ciclo "The Bookman" o la annunciata miniserie  a fumetti "Adler" scritta da te e disegnata da Pal Mc Caffrey ti sei molto avvicinato a tematiche Steampunk. Cosa ti attrai maggiormente nel genere?

Lavie:  Oh, sai, mi piace divertirmi con la scrittura. Mi piace il cazzeggio. Ho passato gli ultimi due anni a scrivere  un romanzo dark molto ambizioso, così, per essere sincero, volevo solo tornare a scrivere il genere di cose divertenti che apprezzo tanto.  Lo Steampunk è interessante perché è ironico, è  post-moderno, ma con esso si possono ancora fare confronti con la nostra storia reale, inoltre ritengo che l'epoca vittoriana sia fondamentale per poter farci comprendere il contesto del mondo moderno. In quell'epoca hanno disegnato i confini all'interno dei quali, a distanza di così tanto tempo, ancora ci muoviamo. Quindi sto lavorando su del nuovo materiale, tra cui, spero, una nuova miniserie a fumetti con sfumature steampunkish ... Ho trovato un grande artista per disegnarla, quindi teniamo le dita incrociate.

Nick:  Tra tutti i romanzi e racconti da te scritti, quali consiglieresti ai lettori italiani come esemplificativi della tua narrativa? 

Lavie: Beh, finora, solo Osama (Wanted) è stato tradotto in italiano. Ma, dal momento che si ritiene sempre l'ultimo lavoro migliore dei precedenti, quindi se è possibile, consiglio di dare un occhiata al mio nuovo romanzo, A Man Lies Dreaming, che uscirà nel mese di ottobre.

Nick:  Progetti futuri: di cosa ti stai occupando adesso e cosa ci dobbiamo aspettare da Lavie Tidhar nel prossimo futuro?

Lavie: Ci sarà un mio nuovo romanzo - si tratta di un libro su Adolf Hitler! Immagino un  Adolf Hitler alternativo che lavora come investigatore privato nella Londra del 1939. Sarà  un romanzo molto dark, ma anche, credo, abbastanza divertente, almeno per me. Sto lavorando su un sacco di roba in questo momento - un paio di possibili libri per bambini, un nuovo fumetto, qualche storia breve a tema politico, inoltre sto raccogliendo appunti per un ulteriore prossimo romanzo, una storia alternativa ambientata tra Israele, la Palestina e il Medio Oriente ...

Nick: Bene Lavie è tutto. Ti ringrazio ancora e nel salutarti ti rivolgo la classica domanda finale di Nocturnia: esiste una domanda a cui avresti risposto volentieri e ce io invece non ti ho rivolto?

Lavie:  Penso che l'intervista sia completa così! Ti ringrazio molto per avermi coinvolto.

* Il  pidgin è una sorta di idioma nato dall' unione di molte lingue diverse. Di solito nasce o dalla mescolanza di popolazioni diverse o nelle ex colonie europee asiatiche o africane.
In particolare il pidgin english si parla ancora in molte ex colonie britanniche e si è formato grazie alla mescolanza tra la lingua inglese ufficiale e le parlate preesistenti.

** Il Geffen è il più importante premio letterario israeliano per quanto riguardi il settore fantascientifico. Deve il suo nome da un importante traduttore.

***  Dope Fiend: letteralmente significa morfinomane.

INTERVIEW WITH LAVIE TIDHAR.- THE ENGLISH VERSION !



Today I present you the interview with  Lavie Tidhar,  author of the Osama novel, winner of the World Fantasy Award. 

I am very grateful  with Lavie Tidhar for his kindness and also for the great interview he granted me. 
I wish everyone a good read. 

Nick:  Welcome to Nocturnia Lavie. Thank you for accepting. As a first question I ask you to tell us about the first time when you decided to become a writer.

Lavie Tidhar:  It’s a good question! I think I always wanted to be one, ever since I discovered books. I remember trying to write very young, you know, maybe when I was 10 or so but, of course, I had no idea how to actually go about it... I wrote a fewvshort stories when I was 16, 17, but then I began to write poetry, and for a long time I saw myself as a poet first (my first book was a collection of Hebrew poetry, in 1998). I felt, in a way, I needed to live life first before I could write anything honest. I only started writing fiction seriously around 2002-2003 I think –  and then I never stopped!

Nick:  In particular what has drew you to science fiction and fantasy fiction in general, and what were the writers you have size more as a reader even before that as a writer? (Of course you can also mention films, television series, comic books, music and whatever else comes to mind ...)

Lavie: I never know how to answer this – there’s something in the way my brain works that insists on looking at reality in a skewed sort of way, sideways. I don’t necessarily know why that is! But I honestly believe that fantasy has a set of tools you can use to examine the real world, that by talking about alternate realities we can really talk about this one. That’s what I’ve been trying to do.

I’m influenced by a huge number of writers, everything I’ve read. As a kid, I was lucky to be able to read a lot of translated books, mostly from Europe, so writers like Michael Ende, Tove Jansson, Selma Lagerlof, Erich Kastner and so on, and of course children’s books are filled with fantasy and the grotesque. Perhaps I just never grew up.


Nick:  Your experience of life is very interesting: you were born in Israel and have lived in that country for the first few years of your life (in fact if I remember correctly you lived on a kibbutz), then you have lived in England, South Africa and Vanuatu . How does this wandering has influenced your writing?

Lavie:  Well, it does in several ways, I think. Someone pointed out to me once that most of what I write is travel, movement (you see it in Osama for instance), and I’ve written a lot about the places I’ve lived. Vanuatu in particular influenced my writing since I had to learn and speak Bislama – a form of pidgin English which is the official language there – and that’s fed into the way I write. I find it fascinating.

Nick:  We know little of the Israeli fiction's scene in Italy , its prominent authors, publishers and its major awards (apart from the Geffen Award). Can you tell us something about it?

Lavie:  There’s a fairly active scene. One aspect of it is a fandom – there are conventions, there are people writing short stories for online magazines or writing competitions. The other is more mainstream novelists writing fantasy or science fiction. I believe my friend Shimon Adaf’s novel, Sunburnt Faces, came out recently in Italian. It’s mostly realist, but I think it’s a brilliant examination of the whole question of fantasy, and I really couldn’t recommend it enough. The Italian title is Volti Bruciati dal Sole and it was published by Atmosphere Libri.

Nick:   Your most famous novel is "Osama" (translated by us in Italy under the title Wanted) in 2011, of "Osama" I really liked your continuous play between the real world and the literary world, including the tone of realism and those of surrealism. In the end, the moral of the novel seems to be that there are no real boundaries between the real and the imaginary. Is it your personal point of view too? And as you reflect this position?

Lavie:  Not really, I think we’re stuck with the reality we’re in. But looking at alternative realities allows us to examine the one we live in – how did we get to this point, and where do we go from here? These are really big questions, I think.

Nick:   As I delve into that reading "Osama" I had the feeling that the novel also contain your personal criticism concerning the management and mystification that the Bush administration has made about the tragedy (the men who try to stop the protagonist in his quest) and against all those media that have transformed the events that occurred from 2001 onwards in a sort of clash between the West against a single person (the novels of Mike Longshott). It 'a wrong impression mine?

Lavie:  I think that’s pretty accurate! I found the discourse around the “War on Terror” to read like cheap fiction, you know, like pulp fiction. “Axis of Evil” and all that. And it begs the question, when our own reality starts to read like a bad novel, then how can a novel possibly compare?

Nick:   I propose to you a little game: someone wanst to transpose "Osama" at the Cinema. Which actors among those present would you see well in the roles of the various characters? And in case who would you see well in the role of Mike Longshott?

Lavie:  You know, I honestly never thought of that? I mean, I’ve been talking about a film version of Osama for a while, I was even working on the screenplay version of the story, but I never thought about casting. So that’s a really interesting question! I don’t know, what do you think?


Nick:   Is it true that "Osama" and short stories such as "My Travels with Al-Qaeda" actually have been generated by some personal experiences to you and your family?

Lavie: To an extent, yes. I was in Dar-es-Salaam in 1998 during the American embassy bombings, and in Nairobi a week later, where I saw the remains of the embassy. I also, by a strange twist of fate, stayed in the same hotel as the terrorists a couple of months earlier. And then it did seem to follow us around a bit – the Sinai in 2004, London in 2005.
But it’s just one of those things.

Nick:  Thanks to "Osama" you won the Word Fantasy Award and always thanks to that book many critics have approached you to P.K. Dick. What effect do the two things?

Lavie:  Winning the award was very nice. You have to understand no one wanted to publish Osama to start with. It got more rejections than I can count. People were scared of it. So to win the award was a sort of validation, for continuing to believe in the book even when it looked like it won’t even get published.

A comparison to Philip K. Dick is always flattering, and of course he’s a huge influence, but I don’t think anyone can write like him. But whenever I’m stuck, I’ll go and read some P.K.D.!

Nick:  You are very active in the proposition of international narrative fiction, particularly for the publisher Apex you have edited the anthology The Apex Book of World SF. Would you like to present them to the Italian public?

Lavie:  I edited three anthologies of international speculative fiction – meaning science fiction, fantasy and horror. The first one came out in 2009, and the third came out just recently. I think they’re very much unique in that regards. There were a few similar anthologies years and years ago – in the previous century, in fact! – but they were always edited by someone who was himself American or British. I think the Apex Book of World SF series represents a sort of snapshot of the last few years, and how much international SF has been making inroads into the English market. It was always an ideological thing for me to do, a sort of statement and a challenge to the world of Anglophone science fiction.

Nick:  During the drafting of the anthology The Apex Book of World SF which are the authors who impressed you the most? And what were the national productions that you have more positively surprised and for what reasons?

Lavie:  Obviously, I wouldn’t want to pick favourites, but I think, of the most recent one, Benjanun Sriduangkaew from Thailand has been impressing the hell out of everyone with a string of short stories and a nomination for the Campbell Award. I think we’ll be hearing a lot more about her.

Nick:   Continuing with these arguments: I wish we speak also of the anthology Hebrewpunk.

Lavie:  HebrewPunk was an early project of mine. I wanted to take the sort of traditional pulp story, and re-write it with a Jewish mythology. I wrote the first story, “The Heist”, with three characters, and as soon as I wrote it I knew I wanted to write a story for each of them, and that the whole thing should then be done together as a book. They’re all pulp, all using a different formula story (a WW2 adventure, a Lost World story, a Dope Fiend story) but all based on real history (1920s gangland London, WW2 Transylvania, turn-of-the-century Africa). I wrote the final story, “Uganda”, once the collection was slated for publication, and you can see, I think, the gradual evolution of my writing in it.

Nick:  With several works such as the novels of the series "The Bookman" or the previously announced miniseries "Adler" written by you and designed by Pal Mc Caffrey you're much closer to the genre of Steampunk. What will you attract more in the genre?

Lavie:  Oh, you know, I love having fun writing. I love messing about. I spent the last two years writing a very ambitious, very dark novel, and I actually wanted to go back to the sort of playful stuff I enjoy. Steampunk is interesting because it’s ironic, it’s post-modern, but you can still make real points about our history, and the Victorian era is fundamental, I think, to understand the context of the modern world. They drew the borders we still live in. So I’m working on some new stuff, including, I hope, a new comics miniseries with steampunkish overtones... I have a great artist for it, so fingers crossed!

Nick:   Of all the novels and short stories written by you, which would you recommend to the Italian public as examples of your fiction?

Lavie:  Well, I think in Italian, only Osama (Wanted) came out so far. But I always like my latest project best, so if you can, check out my new novel, A Man Lies Dreaming, which is out in October.

Nick:  Future plans: what are you working on now and what can we expect from Lavie Tidhar in the near future?

Lavie:  So, right, the new novel – it’s a book about Adolf Hitler! Adolf Hitler as a private detective in 1939 London. It’s very dark but also, I think, quite funny, at least to me. I’m working on a whole bunch of stuff at the moment – a couple of possible kids’ books, a new comics, some more political short fiction, and making notes for the next big novel, which will be about Israel, Palestine, alternate histories and the Middle East...


Nick: Well-Lavie is all about. Thank you again and I say hello in addressing the Nocturnia classic final question: Is there a question that you would gladly responded and I don't addressed?

Lavie:  I think that’s plenty! Thank you very much for having me on.

16 commenti:

Iguana Jo ha detto...

Bella e interessante. Tidhar è un autore da tenere d'occhio.

Mi spiace non si sia riusciti ad approfondire di più l'aspetto "politico" della sua letteratura, che vedere un israeliano alle prese con Osama con tutti i cortocircuiti mentali possibili immaginabili che un accostamente simile produce avrebbe offerto ulteriori motivi d'interesse.

Nick Parisi. ha detto...

@ Iguana
Ah si? E io che temevo di aver fatto una intervista fin troppo politica!;)
Meglio così allora.:D
Comunque se si vuole Lavie é una persona molto disponibile niente vieta quindi di potergli fare un altra intervista in futuro.

Massimo Citi ha detto...

Ottimo. Adesso passo su IBS a ordinare il libro. Maledetto Nick il Noctuniano...

Nick Parisi. ha detto...

@ MaxCiti
Quante ne combino....eh eh eh :)

Ariano Geta ha detto...

Interessante come sempre.
Da "scribacchino" non ho potuto non notare che Tidhar ha detto di aver cominciat a scrivere già da bambino, e poi per qualche anno ha scritto soprattutto poesie... Un percorso che conosco bene.
Interessante soprattutto l'idea del fanta-sociologico visto dall'angolazione di un israeliano, che purtroppo è piuttosto oppresso da problemi concreti (Kundera fa dire al personaggio di un suo romanzo che ci sono pochi israeliani che sognano di diventare scrittori perché hanno cose più pressanti e urgenti a cui pensare, viceversa i francesi non hanno un cazzo da pensare e vogliono tutti diventare scrittori... Un paradosso ovviamente).

Argonauta Xeno ha detto...

Ottima intervista, come al solito! E ben venga l'aspetto politico, soprattutto se è presente nella sua scrittura.

Ivano Landi ha detto...

Difficile immaginare che un giorno io possa leggere un suo libro dal momento che, come ho detto più volte, la mia wishlist è praticamente infinita. Adesso, per dire, mi sono messo in testa di completare tutto Patrick McGrath.
Quindi cerco di trarre più frutto possibile dalle tue interviste che stranamente risultano interessanti anche se l'intervistato magari è qualcuno di cui fino a due giorni prima non sospettavi neanche l'esistenza.

Nick Parisi. ha detto...

@ Ariano Geta
Mano a mano che vado avanti con le mie intervista noto con sempre maggior frequenza diversi elementi in comune nella vita e nelle esperienze formative degli scrittori: una è, ad esempio, il fatto di ave sempre voluto scrivere sin dalla più tenera età, la seconda è l'aver cominciato sempre dalle poesie.
E' quasi un passaggio obbligato questo qui.

Bellissimo il paradosso di Kundera, in un certo senso è molto calzante.
Ci sarebbero alcuni artisti che potrebbero smentirlo però, una è la disegnatrice di fumetti Rutu Modan, che descrive nelle sue tavole disegnate la realtà sociale e culturale israeliana (e le sue numerose contraddizioni ) con una sensibilità tutta femminile.

Nick Parisi. ha detto...

@ Salomon Xeno
Eppure mi sembrava di averli inseriti i riferimenti politici. ;)
Sigh...sob....:(
A parte gli scherzi, è vero che nella sua scrittura Tidhar inserisce molta satira politica, magari se un domani gli dovessi fare una seconda intervista questa verterà principalmente sugli aspetti "politici" della sua scrittura.

Nick Parisi. ha detto...

@ Ivano Landi
E pensa che un tempo riuscivo a leggere molto più di adesso mentre invece ora....:(
Grazie per aver apprezzato l'intervista.

angie ginev ha detto...

Bellissima intervista, ad uno scrittore molto onesto, ed onestamente non ho mai letto un suo libro, forse sarebbe il caso di provare.
Sei in gamba Nick, spero davvero che un giorno (vicino), qualcuno sia tanto intelligente da offrirti la possibilità di fare questo, professionalmente, spero che sia già accaduto, e magari io non sia aggiornata.
Sono sincera Nick, sei preparato, e bravissimo nella scrittura, e tanto appassionato. Dovrà pur accadere prima o poi.
Un abbraccio

Nick Parisi. ha detto...

@ Angie Ginev
Grazie dei complimenti! Purtroppo temo che se continua così a causa della mancanza di tempo sarò obbligato a mettere in stand by il blog. :(

angie ginev ha detto...

Un peccato solo pensarlo.....
Ciao

Nick Parisi. ha detto...

@ Angie
Spero che non succeda.....

Camilla P. ha detto...

Intervista molto interessante! Come ti ho già detto, è un autore che tengo d'occhio, quindi leggere le sue opinioni mi ha fatto molto piacere.

Nick Parisi. ha detto...

@ Camilla P.
Solo il meglio per gli amici dello zio Nick! ;)

Ricordando il passato

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