17
mercoledì
dicembre

INTERVISTA CON JEAN-PIERRE FONTANA!

 Benvenuti! oggi vi propongo la mia intervista con lo scrittore francese Jean-Pierre Fontana, una delle personalità più importanti del mondo della fantascienza francofona.
Ringrazio lo scrittore per la sua disponibilità, la sua gentilezza ed anche per al sua pazienza...dal momento che mi ha rilasciato questa intervista a fine settembre ed io a causa dei miei problemi lavorativi e col PC riesco a pubblicarla solo in questo momento, cosa di cui mi scuso con l'autore.

Una scheda su Jean-Pierre Fontana la trovate QUI.
L'intervista uscirà in contemporanea anche su IFET.
A tutti voi auguro una buona lettura, aspetto i vostri commenti!

( Pour la version française, se il vous plaît faites défiler vers le bas!)


NickBenvenuto su Nocturnia Jean-Pierre è un onore averti ospite del mio blog. Come prima domanda di raccontarci il momento in cui hai deciso di diventare uno scrittore


Jean-Pierre Fontana: Non posso dirti il momento esatto. In quinta elementare, l'insegnante di francese aveva proposto a noi studenti di scrivere un saggio su un viaggio. Io allora ho scritto un'avventura nei pianeti del sistema solare. E in cambio, ho avuto dal mio insegnante questo apprezzamento come nota a margine: "Le tue fantasie non mi interessano !" È possibile che in quel momento io stessi stavo pensando di diventare uno scrittore? Ho anche avuto un amico con cui avevamo programmato di scrivere, non so ... un romanzo, una storia ... Scherzi a parte, credo che sia stato durante il mio servizio militare - che allora da noi in Francia durava 28 mesi - che ho ho iniziato seriamente a pensarci, scarabocchiando alcune storie nei momenti che passavo all'interno  dell' ufficio che mi avevano assegnato.




Nick: Cosa ti ha avvicinato in particolare alla fantascienza? E da cosa nasce il tuo amore per questo genere?

 Fontana:  Ooh la la! La cosa risale alla mia infanzia. Io credo di aver letto uno dei miei primi romanzi quando avevo 7 o 8 anni. Nell' armadio delle scarpe, ho trovato un libro senza copertina. Era Il Tunnel Sottomarino, di Luigi Motta*, edito dalle edizioni Tallardier.
 Un autore italiano! Probabilmente i miei genitori lo avevano comprato prima della guerra a mio fratello, che aveva  16 anni più di me, l'ho letto, e  finalmente mi sono immerso in questo posto. Ricordo anche che all'epoca ricevevamo il settimanale La Domenica del Corriere le cui illustrazioni mi affascinavano ... In seguito, naturalmente, ho scoperto Jules Verne e soprattutto primi romanzi de della serie "Anticipationdell'editore Fleuve Noir, la "Rayon Fantastique" da Hachette e Gallimard. Da allora, mi sono aperto a tutti i generi e senza trascurare i "classici"
Non ho mai smesso di leggere fantascienza.

Nick: Quali sono stati  gli scrittori che ti hanno  colpito maggiormente come lettore prima ancora che come scrittore? Naturalmente puoi citare anche film, telefilm, musica e quant'altro ti venga in mente.


Fontana:  Tra i primi romanzi che mi hanno segnato e che occupano un posto speciale nei miei ricordi, credo di poter parlare, in disordine; Ora Zero di Vargo Statten, Schiavi degli Invisibili di Eric Frank Russell, Il Triangolo Quadrilatero di William F.TempleI Sovrani delle Stelle di Edmond Hamilton, Crociera nell'Infinito di Alfred E. Van Vogt, Cronache Marziane di Ray Bradbury, Assurdo Universo di Fredric Brown ...


Nick Alcune date fondamentali per la tua vita e la tua carriera: la prima è il 1964 quando  fondi "Mercury". "Mercury" quella che probabilmente è stata la prima fanzine francese dedicata alla fantascienza (se non la prima sicuramente una delle prime) Qual è stato l'impatto che ha avuto "Mercury" in Francia? E qual'è stato l'impatto che ha avuto nella tua vita? (ed anche negli altri collaboratori)

Fontana:  Questa è una domanda particolarmente imbarazzante. In primo luogo, Mercury non è la prima "fanzine" francese di fantascienza. Diciamo che è nata nella seconda ondata di pubblicazioni ciclostilate nei primi anni sessanta. Ma si distinse subito dalle altre per la qualità della stampa, la diversità degli articoli, il numero di pagine relativamente grandi per quei tempi. Probabilmente è diventata famosa grazie alla sua apertura al fumetto, al cinema, e alle arti, e anche perché  molti scrittori famosi all'epoca le hanno affidato dei testi: Michel Demuth, Nathalie Henneberg, Pierre Versins, Claude Seignolle e così via, e invece per l'Italia, Lino Aldani, Piero Prosperi, Luigi Naviglio ... Infine, ci sono stati il grande dossier su Jean Louis Bouquet per cui Mercury è citata ancora ai nostri giorni. Jean Louis Bouquet,  è stato un pioniere del cinema e scrittore, tra le altre cose autore de, La Cité foudroyée è considerato uno dei maestri della letteratura fantastica francese del Novecento. Il doppio numero che abbiamo siamo realizzato, con numerosi documenti e fotografie non è mai stato eguagliato. Per quanto riguarda l'impatto della fanzine ... Dal decimo numero, la circolazione ha raggiunto le cinquecento o seicento copie, che era il massimo possibile con le risorse di cui disponevamo. Non c'era invenduto. Io stesso ho una copia ... purtroppo. Vorrei aggiungere che la qualità raggiunta è stata frutto del coinvolgimento di Gerard Temey  e di Jacques Chambon oltre al sottoscritto. Se io non so cosa sia capitato al primo, dal momento che l'ho perso di vista dopo il 1970, per quanto riguarda il secondo,  ti posso dire che Jacques Chambon, ha rapidamente guadagnato un posto importante nel mondo della fantascienza in Francia perchè è diventato un traduttore riconosciuto e un importante direttore letterario per editori come Denoël e Flammarion. E 'stato anche uno dei giurati del Grand Prix de l'Imaginaire che io ho presieduto.



Nick: Altre due date importani nella tua vita sono state il 1972 quando organizzi il primo dei tanti Club per appassionati (nella tua città Clermont-Ferrand) da te creati ed il 1974 quando organizzi la tua prima convention di fantascienza . Da quel momento in poi sono accadute tantissime cose, compresa la nascita del Grand Prix de l'Imaginaire, probabilmente il più importante premio francofono per la narrativa di fantascienza. A distanza di tempo quale ritieni sia l'importanza che rivestono per appassionati e per gli operatori del settore meccanismi come i festivale e i premi letterari? Quali sono i loro maggiori vantaggi e quali (se ce ne sono ) i loro peggiori difetti?

Fontana:  Io non sono sicuro di capire appieno il significato della domanda. Tuttavia, cercherò di rispondere. Un Festival, come lo sono, ad esempio gli Utopiales di Nantes o gli Imaginales di Epinal, per citarne due tra i più importanti, permettono agli autori di incontrare il loro pubblico e al pubblico di scoprire il loro mondo,  partecipando a conferenze, tavole rotonde ... Ma sono soprattutto gli abitanti o residenti dei comuni limitrofi chepossono beneficiare della manifestazione. Gli appassionati più lontani, spesso non possono permettersi economicamente il biglietti, l'alloggio,i  trasporti ... Ma i Festival sono un bene innegabile per promuovere la nostra letteratura. Allo stesso modo un Premio Letterario ha il vantaggio di mettere in evidenza un libro, un autore, un traduttore ... e se l'editore interessato comprende bene il messaggio, il trofeo che ha premiato il destinatario può aumentarne le vendite o offrirgli nuovi contratti. Non so dirti se in questo caso, ci sono svantaggi ad essere premiato. Il guaio è che c'è un solo vincitore. Anche se nel caso del Prix de l'Imaginaire, i candidati sono ora segnalati sul sito del Premio o al momento del rilascio dei diplomi. Questo amplia la gamma di alcune opere importanti da segnalare al pubblico.

Nick: L'ultima data fondamentale è il 1976 quando pubblichi uno dei tuoi romanzi più importanti: Sheol
Sheol (ancora inedito in Italia) è un romanzo che contiene molti elementi classici del genere distopico e post apocalittico. Sheol contiene anche alcuni elementi tipici della fantascienza anni 70 come l'esplorazione della sessualità ed altri attualissimi ancora oggi come il rapporto tra uomo e natura, la devastazione ( o mutazione della medesima) ed il paragone tra passato e futuro. Da cosa nasce questa commistione di temi?

Fontana:  Francamente, non lo so. Tutto questo è ormai molto lontano nella mia memoria. A quel tempo, lavoravo in una amministrazione che si occupava di pianificazione urbanistica, ambiente, trasporti. Probabilmente ho inserito un po' di quelle mie preoccupazioni di quando nella scrittura di scrivere questo romanzo (che ha avuto anche una edizione in Spagna). Ma credo che fosse anche in sintonia con i tempi: la guerra fredda, il pericolo atomico, le prime crisi energetiche. E come in ogni buona storia,  in primo piano ci deve essere l'uomo e una storia d'amore è un grande motore di azione, dal momento che quando si dice amore, a volte si dice sesso. E noi eravamo ancora in un periodo in cui le unioni carnali venivano dissacrate.

Nick: In particolare, possiamo dire che la vera tematica costante della tua narrativa, specialmente nella narrativa breve (penso a racconti come La Caresse de l'Aube- La Carezza dell' Alba scritto nel 2005 e tradotto anche in Italia) sia l'attenzione verso il cambiamento ed l'evoluzione? 

Fontana: Mi considero più come un autore di racconti che come ad uno scrittore di romanzi, ed ilracconto permette di trattare più rapidamente un tema, una preoccupazione che nasce improvvisamente. La maggior parte della mia produzione letteraria è davvero un riflesso di questo orientarsi  al futuro.  Opere come "Ora ti apro, amore mio!" apparso in Italia su Galassia No. 234 (01/ 09/1978) "Caccia alla volpe", che è apparso su Un Ambigua Utopia  2 (04/1979), "E lo chiamerò Emanuele" Futuro Europa n ° 50 (05 / 2008), "Il sorriso di Monna Lisa" presentato su Futuro Europa n ° 49 (02/2008) sono la traduzione delle mie preoccupazioni del momento. Per quanto riguarda "La Carezza dell'Alba" quel racconto gioca su più tavoli: l'evoluzione della specie,  le mie domande sull'universo, ma anche per rimanere nell'attualità, sulla teoria emessa da Jacques Benveniste sulla memoria dell'acqua, teoria che il professor Luc Montagnier ha poi ripreso per conto suo.

Nick: Scrivi spesso però anche sotto pseudonimo, come mai questa scelta?


Fontana: Quando ho iniziato, ho usato uno pseudonimo come molti scrittori francesi, anzi, come molti scrittori europei. Questo era ancora una pratica comune. Fino al giorno in cui mi sono fermato sullo pseudonimo di Guy Scovel che mi andava benissimo. Tutta la mia serie La Geste du  Halaguen, che è un compromesso tra fantascienza e fantasy è stato scritto sotto pseudonimo.



 Nick: Tra tutti i tuoi pseudonimi, il più famoso è quello di Guy Scovel. Ho letto alcune tue dichiarazioni in cui sostieni che in alcuni casi opere che hai scritto come Guy Scovel hanno venduto  più  di altre opere che hai scritto come Jean-Pierre Fontana. E' vero? E nel caso, secondo te quali sono i motivi?

Fontana:  Per quanto riguarda lo pseudonimo Guy Scovel, ricordo che i lettori della rivista Fiction, in particolare, l'avevano ben accolto. E ricevevo nella posta dei lettori commenti piuttosto lusinghieri. Io avevo inventato questo nome partendo da zero, combinando le iniziali delle due costellazioni: Sco, scorpione, e Vel, la vela, poi un giorno mentre guardavo le Olimpiadi,ho scoperto che esisteva un nuotatore americano di nome Scovel. Così ho abbandonato questo soprannome preferendo scrivere sotto il mio nome. Ma non c'è dubbio che l'intonazione italiana abbia fatto fatica a passare. Ma non voglio entrare nei dettagli. Forse, anzi, mi sto abituando a questa idea.

 Nick:  Tra tutte le cose che hai scritto nel corso della tua carriera, quali ti hanno dato più soddisfazione, quali consiglieresti a chi non ha mai letto niente di tuo e quali invece oggi come oggi non riscriveresti o scriveresti in maniera diversa? 


Fontana:  E' difficile per un autore raccomandare un titolo rispetto ad un altro. Shéol, naturalmente, è quello che io considero come uno dei miei romanzi di maggior successo. Mi piace anche La Colonne d' Emeraude che è stato ristampato sotto il titolo di Quand Pleure le Crépuscule, che è al tempo stesso la storia della distruzione di un mondo da parte dei Terrestri avidi di ricchezza, il conflitto interiore di un prete che scopre che gli alieni in questo mondo sono di una bellezza simile a quella di Dio e non può sopportarne la visione, e anche -nota di speranza- la rinascita di questo mondo, perché i pianeti sono esseri viventi. Un romanzo ambientalista in tutto e per tutto. E, senza dubbio, il mio Gest du Halaguen  di cui i primi due volumi da me scritti sono stati pubblicati da l'editore L'Atalante (Naalia de Sanar e L' Age Noir de l' Empire ) e dopo riproposti da edizioni Marabout e che dovrebbe essere un ciclo di 4 volumi dei cinque inizialmente programmati. Ma i capricci della vita mi hanno fermato nella sua stesura. Spero che un giorno non lontano, mi potrò dedichare al suo completamento. Questo è senza dubbio il grande progetto della mia piccola carriera di scrittore. Un romanzo in più parti effettivamente iniziato più di 40 anni fa.

Nick: Parliamo adesso di un' altra  parte fondamentale de tuo lavoro. Ti dedichi molto all'attività di traduttore,  in particolare hai adattato numerose opere di autori italiani  per il mercato francofono. 
Quanto hanno influito le tue origini  nella nascita dell'interesse verso la fantascienza italiana?



Fontana:  Difficile a dirsi. L' Italia mi ha sempre attratto, certamente perché i miei genitori erano italiani. Ma è senza dubbio vero che sia stata la pubblicazione del primo Fiction Spécial dedicato ad alcuni autori italiani e realizzato da Roland Stragliati a fungere da detonatore. Così ho iniziato a tradurre degli italiani su Mercury. Alla convention di Carrara ( sarà stato il 1966 credo), dove ero stato invitato, ne ho incontrati diversi tra quelli tra loro. Poi ho conosciuto Lino Aldani, e quando il redattore capo della rivista Fiction, che conosceva il mio interesse verso la fantascienza, mi ha offerto di creare un nuovo numero speciale,  ho scelto i testi assieme a Lino, scelto i testi  Certi li ho tradotti io.  Altri li ho dati da tradurre ad altre persone. E il numero speciale è uscito. Tempo dopo, il mio amico Jacques Goimard, che dirigeva i  Pocket ( presso Presses de la Cité) della serie dei Livres d'Or de la Science- Fiction, mi ha chiesto di preparare una raccolta dedicata all' Italia. Anche questo lavoro, l'ho realizzato assieme a Lino.

 NickQuello del traduttore è un lavoro fondamentale, direi che è quasi uno dei più importanti per definire il gradimento del lettori nei confronti di un testo, anche per questo è uno dei più difficili Quali sono le difficoltà maggiori che tu hai affrontato nel tuo lavoro di traduttore? E sopratutto, esistono scrittori più facili da tradurre di altri? E si per quali motivi?


Fontana:  La traduzione è un lavoro stimolante ed emozionante. In primo luogo, dobbiamo comprendere appieno il testo. Poi ci si deve immergere nello stile dell'autore. E rendere nella propria lingua, quindi in francese per quanto mi riguarda, un testo che sia il più fedele possibile, in fondo, come in forma. nel caso della lingua italiana poi la cose sono anche alquanto complicate dall'utilizzo di dialetti. Lino, che era di Pavia, a volte utilizzava dei termini locali e mi faceva, quando era possibile, un disegno per spiegarmi di cosa si trattava. Credo che questo avvenne nel caso del suo racconto "Screziato di Rosso". Anche Piero Prosperi mi ha posto un problema con il suo racconto "Crepi il Lupo" il cui titolo è intraducibile o avrebbe un significato totalmente diverso se tradotto letteralmente. Per quanto riguarda Selene Verri, ho dovuto combattere con un altro termine intraducibile nel suo racconto "Le Brioche Sognano Pecore Ripiene ?". A volte, bisogna rompersi la testa per trovare una formula che corrisponda grosso modo a quello che intendeva dire l'autore. Fortunatamente, non è un caso che si presenta  molto spesso.  Vorrei aggiungere ancora solo una precisazione. Dal momento che i miei genitori erano nativi della zona di Venezia, ho avuto meno problemi con quel dialetto che a volte utilizzavano e che, sin  da bambino, comprendevo perfettamente. 



Nick:  Oltre la tua attività di traduttore, sei sempre stato molto attivo nel proporre, valorizzare e diffondere in Francia la fantascienza italiana, con articoli, dossier, antologie e tante altre cose. Recentemente hai contribuito ad un numero speciale della rivista Galaxies, ma in passato hai lavorato su numerose altre riviste o raccolte o antologie come  Demain… L'Italie, (1979) Stessa cosa, ma in misura minore- a causa delle dimensioni più ridotte del mercato italiano- hai fatto con la fantascienza francese in Italia (io stesso ricordo  un tuo interessante articolo del 2004 sulla rivista Robot e cito anche una tua partecipazione  alla Grande Enciclopedia della Fantascienza.) Secondo te quali sono le maggiori differenze e quali i maggiori punti in comune  tra la fantascienza francese e quella italiana?

Fontana:  Non so se ci siano dei punti in comune, tranne che per un certo tipo di storie, da entrambi i lati delle Alpi si nota l'influenza  della fantascienza anglosassone. Ma c'è una notevole differenza quando la fantascienza diventa ... beh ...  politica, attuale, critica, sociale. E in questo caso, penso che gli autori italiani offrono qualcosa di molto diverso e originale, nel senso che le loro storie hanno veramente legami col  proprio paese, nella propria regione. Gli esempi sono tanti. Renato Pestriniero sua ambienta le sue storie a Venezia. "Enver e la Principessa"  di Luca Masali si svolge in Adriatico. "L'ultimo Papa", di Roberto Vacca affronta il futuro della sede di San Pietro ... e Valerio Evangelisti consegna l' Italia alla mafia  in "Capobastone".
Queste cose avvengono raramente  con gli autori francesi.


Nick: In questi ultimi anni da molte parti si è detto che il fantastico letterario sia entrato in crisi, in particolare la fantascienza viene accusata di non essere più capace di attrarre i lettori. Qual'è la tua opinione in proposito?


Fontana: Credo che l'attuale crisi della fantascienza sia passeggera. Non è la prima volta e certamente non sarà l'ultima. La causa probabilmente è dovuta al pessimismo della gente che ha difficoltà a credere nel futuro ... e che la fantascienza tende a mostrare in cattiva luce. Questo spiega il successo attuale della fantasy o il bit lit *:  E' estremamente più facile guardare al passato,  in particolare al  medioevo, o agli esseri soprannaturali ... Certamente però occorre spiegare che la fantascienza è il riflesso del presente più che del futuro, e che anche nelle situazioni più terribili proposte dagli autori, l'avventura, l'evasione, i sogni sono in attesa per il lettore e che il risultato non è necessariamente fatale.
La speranza rimane sempre, anche nella peggiore tragedia.

Nick: Tra i tuoi colleghi scrittori quali segui con maggiore attenzione ed interesse?

Fontana:  Non ho autori privilegiati, per così dire. Ma, naturalmente, ci sono simpatie naturali che ti fanno osservare più rapidamente, con maggiore interesse ,i testi degli amici. E' ovvio che mi interesso senza alcun dubbio msggiormente ad  alcuni autori come Catherine Dufour, Jean-Pierre Andrevon, Jean-Claude Dunyach, Michel Pagel e altri. Ma provo a leggere tutti i libri che ricevo, per non parlare dei racconti. E ci sono molti nuovi autori. E alcuni  stanno guadagnando progressivamente slancio. Cerco sempre di incoraggiare e di pubblicare i nuovi autori con  Galaxies-Mercury.

Nick: Progetti futuri: a cosa stai lavorando e cosa ci dobbiamo aspettare da Jean-Pierre Fontana nel prossimo futuro?


Fontana: Ho appena scritto due nuovi racconti per Galaxies: "La Cité sous le Volcan" per un omaggio a Jules Verne e al suo capitano Nemo e "Demain Matin au Chant du Colt" -  una citazione di un film di Sergio Sollima* - che unisce i videogiochi e il deserto di un mondo apocalittico.  Ora ne sto scrivendo un altro per un'antologia in tema medioevale ... In alternativa, ho cominciato a scrivere il romanzo più o meno autobiografico che inizia nell'anno1920 quando i miei genitori si sono incontrati, e in questo caso, dovrò rivolgermi alla mia immaginazione, perché io molte cose su di loro risalenti a quei tempi quasi non le conosco dal momento che li ho persi quando ero ancora minorenne  più di 50 anni fa. E, naturalmente, ho intenzione di riprendere  il più rapidamente possibile il terzo Volume del mio ciclo La Geste du Halaguen iniziato molto tempo fa. Ma ho molti altri progetti in corso. L' edizione di una raccolta completa delle opere di Jean Louis Bouquet per esempio. E continuerò a lavorare per Galaxies e per L'Écran fantastique . E siccome dirigo un'organizzazione che intende realizzare il prossimo anno, nel 2015 un Salone del Libro accoppiato con mostra di dipinti di pittori fantastici e che pubblicherà una rivista semestrale il cui primo numero uscirà a breve, sul tema de  "I Vulcani", devo ammettere che ho un ben fitto calendario. Ma continuerò ancora a pubblicare autori italiani, naturalmente, su Galaxies e anche sulla rivista che ho citato poco fa, battezzata Gandahar, in omaggio alla serie di romanzi del mio amico Jean-Pierre Andrevon. 

NickBene, Jean-Pierre, siamo arrivati alla fine di questa intervista, ti ringrazio ancora e nel salutarti ti rivolgo la classica domanda finale di Nocturnia: esiste una domanda a cui avresti risposto volentieri e che io invece non ti ho rivolto?

Fontana: Avremmo potuto parlare dei miei rapporti con il Cinema. O di quando ho incontrato Luigi Cozzi a Roma poco prima dell' uscita del film  Starcrash -Scontri Stellari oltre la Terza Dimensione. O della mia partecipazione come giurato al Festival del Cortometraggio di Clermont-Ferrand.  O della mia collaborazione al monumentale lavoro di Jean-Pierre Andrevon dal titolo Cent ans et plus de cinéma fantastique et de science-fiction100 anni e più di ... Ma sarebbe stato proprio necessario? Ho seguito un po 'di tutto. Con più o meno successo. Ma sempre con entusiasmo. Per quasi dieci anni, ho insegnato corsi di fantascienza all'Università e nei prossimi giorni sarò coinvolto in alcuni collegi nella mia zona per parlare di fantascienza agli studenti. Spero di farli appassionare alla nostra letteratura preferita. Questa modestamente sarebbe la mia ambizione.

Ti ringrazio davvero per avermi permesso di esprimermi....

* Luigi Motta:(1881-1955) giornalista, commmediografo italiano è stato anche uno degli scrittori di protofantascienza italiana. E' famoso anche per aver scritto numerosi apocrifi Salgariani.

* bit lit: sottogenere della Urban Fantasy, spesso confuso con il paranormal romance. Il bit lit descrive in linea di massima le avventure di un personaggio (il più delle volte di sesso femminile, spesso anche dotata di poteri magici o con un origine soprannaturale) che si trova a dover affrontare contemporaneamente sia nemici soprannaturali che le disavventure della vita quotidiana, Il termine è stato coniato in Francia per indicare una collana della casa editrice Bragellonne ma si è diffuso molto anche in America.

* Sergio Sollima: grandissimo regista e sceneggiatore italiano. Tra le sue regie più famose cito il Sandokan televisivo girato per la RAI nel 1976 di cui prima o poi parleremo.

ENTRETIEN AVEC JEAN-PIERRE FONTANA- VERSION EN FRANÇAIS !



Bienvenue! Aujourd'hui je vous propose mon entrevue avec l'écrivain français Jean-Pierre Fontana, l'une des personnalités les plus importantes du monde de la science-fiction francophone.
Je remercie l'auteur pour sa disponibilité, sa gentillesse et aussi pour la patience ... depuis que je ai donné cette interview à la fin Septembre et je peux le publier seulement à ce moment, et pour cela je me excuse auprès de l'auteur .
Je vous souhaite une bonne lecture, attends vos commentaires!

Nick: Bienvenue à Nocturnia Jean-Pierre est un honneur de vous faire visiter mon blog. En tant que première question à nous dire sur le moment où vous avez décidé de devenir écrivain 

Jean-Pierre Fontana: Je ne saurais dire très exactement. En classe de cinquième, le professeur de français nous avait proposé une rédaction sur un voyage. J'avais écrit une aventure dans les planètes de système solaire. Et en retour, j'avais eu cette appréciation dans la marge : "Vos élucubrations ne m'intéressent pas !" Est-ce que, à cette époque, je songeais déjà à devenir écrivain ? J'avais aussi un ami avec lequel nous envisagions d'écrire, je ne sais plus… un roman, une histoire… Plus sérieusement, je crois bien que c'est durant mon service militaire – à l'époque 28 mois – que j'ai commencé sérieusement à y songer en griffonnant quelques histoires à mes moments perdus dans le bureau que j'occupais.


Nick : Qu'est-ce qui vous a attiré en particulier à la science-fiction? Et qu'est-ce que votre amour pour ce genre?

Jean-Pierre Fontana: Ouh la la ! La chose remonte à mon enfance. Je crois bien que l'un des premiers romans que j'ai lu, c'était lorsque j'avais 7 ou 8 ans. Dans le placard à chaussures, j'avais trouvé un livre sans couverture. C'était Le tunnel sous la mer, de Luigi Motta, paru aux éditions Tallandier. Un auteur italien ! Sans doute mes parents se l'étaient-ils procuré avant la guerre pour que mon frère, âgé de 16 années de plus que moi, le lise, et il avait fini par atterrir à cet endroit. Je me souviens aussi qu'ils recevaient chaque semaine La Domenica del Corriere dont les illustrations me fascinaient… Un peu plus tard, naturellement, j'ai découvert Jules Verne et, surtout, les premiers romans de la collection "Anticipation" du Fleuve Noir et les "Rayon Fantastique" de chez Hachette et Gallimard. Depuis, tout en m'ouvrant à tous les genres et sans négliger les "classiques", je n'ai jamais cessé de lire de la science-fiction.


Nick:  Quel Étaient les écrivains qui vous ont impressionné plus comme un lecteur avant même que comme un écrivain? Bien sûr, vous pouvez également mentionner des films, séries TV, musique et tout ce que vous pouvez penser.

Jean-Pierre Fontana: Parmi les premiers romans qui m'ont vraiment marqué et qui occupent une place à part dans mes souvenirs, je pense que je peux citer, dans le désordre, L'heure zéro, de Vargo Statten, Guerre aux invisibles, de Eric Frank Russell, Le triangle à 4 côtés, de William Temple, Les Rois des étoiles, d' Edmond Hamilton, La faune de l'espace, d' Alfred E. Van Vogt, Les Chroniques Martiennes, de Ray Bradbury, L'univers en folie, de Frédric Brown

Nick:  Quelques dates importantes pour votre vie et votre carrière: le premier a été 1964, lorsque les fonds "Mercury". "Mercury" ce qui a probablement été le premier fanzine français consacré à la science-fiction (si ce n'est pas la première certainement l'un des premiers) Quel a été l'impact qu'il a eu "Mercury" en France? Et quel était l'impact qu'il a eu sur votre vie? (et d'autres collaborateurs) 

Jean-Pierre Fontana: Voilà une question particulièrement embarrassante. Tout d'abord, Mercury n'est pas le premier "fanzine" français de science-fiction. Disons qu'il est né lors de la seconde vague de publications ronéotées, au début des années soixante. Mais il s'est très vite distingué des autres par la qualité de l'impression, la diversité des articles, le nombre de pages relativement considérable pour l'époque. Sans doute aussi a-t-il acquis sa renommée grâce à son ouverture vers la bande dessinée, le cinéma, les arts, sans oublier que de nombreux écrivains célèbres à l'époque lui ont confié des textes : Michel Demuth, Nathalie Henneberg, Pierre Versins, Claude Seignolle et j'en passe, et pour l' Italie, Lino Aldani, Piero Prosperi, Luigi Naviglio… Enfin, il y a eu le gros dossier consacré à Jean Louis Bouquet qui vaut à Mercury d'être encore cité de nos jours. Jean Louis Bouquet, qui fut un pionnier du cinéma et le scénariste, entre autre, de La Cité foudroyée, est considéré comme l'un des maîtres de la littérature fantastique française du XXème siècle. Le numéro double que nous avons réalisé, illustré de nombreux documents et photos, n'a jamais eu d'équivalent. Quant à l'impact du fanzine… Dès le dixième numéro, le tirage atteignait les cinq ou six cents exemplaires, ce qui était le maximum possible avec les moyens dont nous disposions. Il n'y avait aucun invendu. Je n'en ai moi-même qu'un seul exemplaire… malheureusement. J'ajoute que la qualité obtenue est le fait de l'implication de Gérard Temey et de Jacques Chambon en sus de moi-même. Si je ne sais pas ce qu'est devenu le premier, perdu de vue après 1970, en ce qui concerne le second, Jacques Chambon, celui-ci a très vite acquis une place importante dans le monde de la science-fiction en France puisqu'il a été un traducteur reconnu et un directeur littéraire important chez Denoël, puis chez Flammarion. Il fut également l'un des jurés du Grand Prix de l'Imaginaire que je présidais.


Nick;  Deux autres dates ont été 1972, lorsque importani organiser le premier de nombreux fans du club (dans votre ville de Clermont-Ferrand) que vous avez créé et 1974 quand vient la première convention de science-fiction. Partir de ce moment tantisisme choses se sont passées, y compris la naissance du Grand Prix de l'Imaginaire, probablement prix francophone le plus important pour la science-fiction fiction. Une distance de temps qule vous pensez est l'importance pour les fans et les mécanismes de l'industrie tels que festival et prix littéraires? Quels sont leurs principaux avantages et ce (le cas échéant) leurs pires défauts?


Jean-Pierre Fontana: Je ne suis pas certain d'avoir parfaitement saisi le sens de la question. Néanmoins, je vais essayer de répondre. Un Festival, tel que se présentent par exemple les Utopiales de Nantes ou les Imaginales d' Épinal, pour n'en citer que deux des plus importants, permettent aux auteurs de rencontrer leur public et au public de découvrir leur monde, d'assister à des conférences, des tables rondes… Mais ce sont surtout les citadins ou les habitants des communes limitrophes qui profitent de l'évènement. Les amateurs plus lointains ne peuvent souvent pas, financièrement, s'offrir les billets d'entrée, l'hébergement, le transport… Mais c'est un atout indéniable pour promouvoir nos littératures. Un Prix littéraire offre l'avantage de mettre en relief un livre, un auteur, un traducteur… et si l'éditeur concerné relaie bien le message, la distinction qui a récompensé le récipiendaire peut booster les ventes ou lui offrir de nouveaux contrats. Je ne sais pas si, dans ce cas, il y a des inconvénients à être primé. L'ennui, c'est qu'il n'y a qu'un seul élu. Encore que, dans le cas du Prix de l'Imaginaire, les nominés sont désormais signalés sur le site du Prix ou lors de la remise des diplômes. Ce qui élargit quelque peu l'éventail des œuvres remarquables à signaler au public.

Nick: La date clé est 1976, lorsque vous postez un de vos romans les plus importants: Shèol. Shèol (encore inédit en Italie) est un roman qui contient de nombreux éléments classiques du genre dystopique de et post-apocalyptique. Shèol contient certains éléments typiques de la science-fiction 70 années comme une exploration de la sexualité et d'autres Aujourd'hui plus moderne que la relation entre l'homme et la nature, la dévastation (ou mutation de celui-ci) et la comparaison entre le passé et l'avenir. Ce qui rend ce mélange de crainte?
 

Jean-Pierre Fontana: À vrai dire, je n'en sais rien. Et tout ceci est désormais fort loin dans ma mémoire. À l'époque, je travaillais dans une administration qui se consacrait à l'urbanisme, à l'environnement, aux transports. C'est sans doute un peu dans les préoccupations d'alors que j'ai puisé pour écrire ce roman (qui a connu aussi une édition en Espagne). Mais je crois que c'était aussi dans l'air du temps : la guerre froide, le péril atomique, les premières crises énergétiques. Et comme dans toute bonne histoire, l'humain doit être au premier plan et qu'une histoire d'amour est un excellent moteur d'action, qui dit amour dit sexe. Et nous étions là encore dans cette période où les unions charnelles se désacralisaient.

Nick: En particulier, nous pouvons dire que le thème constant réel de votre récit, en particulier dans le court métrage de fiction (je pense que des histoires comme La Caresse de L'Aube écrit en 2005 et traduit en italien) est l'accent mis sur changement et d'évolution?
 

Jean-Pierre Fontana: Je crois que je suis plus un nouvelliste qu'un romancier, et la nouvelle permet de traiter très rapidement une préoccupation qui se présente soudainement à vous. La plupart de mes nouvelles sont en effet le reflet d'un présent tourné vers le futur. "Ora ti apro, amore mio !" paru en Italie dans Galassia n°234 (1/09/1978), "Caccia alla volpe", paru dans Un ambigua Utopia n°2 (04/1979), "E lo chiamerò Emanuele", Futuro Europa n°50 (05/2008), "Il sorriso di Monna Lisa", Futuro Europa n°49 (02/2008) sont la traduction de mes préoccupations d'un moment. Quant à "La Carezza dell'Alba", elle joue sur plusieurs tableaux : celui de l'évolution des espèces, celui de mes interrogations sur l'univers, mais aussi, pour être plus dans le présent, sur la théorie émise alors par Jacques Benveniste sur la mémoire de l'eau et que le Professeur Luc Montagnier a repris depuis à son compte.

Nick: Rédiger souvent, cependant, même sous un pseudonyme, pourquoi ce choix?

Jean-Pierre Fontana: À mes débuts, j'ai utilisé un pseudonyme comme beaucoup d'écrivains français, voire européens. C'était là encore dans l'air du temps. Jusqu'au jour où je me suis arrêté sur celui de Guy Scovel qui me convenait parfaitement. Ma série réunie sous le titre La Geste du Halaguen, qui est un compromis entre la science-fiction et la fantasy a été écrite sous ce pseudonyme

Nick: Parmi tous vos pseudonymes, le plus célèbre est celui de Guy Scovel. J'ai lu certains de vos déclarations dans lesquelles vous prétendez que les travaux dans certains cas, vous avez écrit comme Guy Scovel ont vendu plus que d'autres œuvres que vous avez écrit que Jean-Pierre Fontana. C'est vrai? Et si, à votre avis, quelles sont les raisons?

Jean-Pierre Fontana: Concernant le pseudonyme de Guy Scovel, je me souviens que les lecteurs de la revue Fiction, en particulier, l'avaient bien adopté. Et j'obtenais dans le courrier des lecteurs des commentaires plutôt flatteurs. Et puis, un jour, alors que j'avais inventé ce nom de toute pièce en associant les sigles de deux constellations : Sco, le scorpion, et Vel, la voile, je découvre au Jeux Olympiques, un nageur américain du nom de Scovel. J'ai donc abandonné ce pseudo pour écrire sous mon nom. Mais sans doute que l'intonation italienne a eu du mal à passer. Mais je n'entrerai pas dans le détail. Peut-être, d'ailleurs, que je me fais des idées à ce sujet.


Nick:  Parmi Toutes les choses que vous avez écrit au cours de votre carrière, ce qui vous a donné le plus de satisfaction, que recommanderiez-vous à quelqu'un qui n'a jamais lu quoi que ce soit de la vôtre et qui sont aujourd'hui pas riscriveresti ou préférez-vous écrire d'une manière différente?

Jean-Pierre Fontana: Il est difficile à un auteur de recommander un titre plutôt qu'un autre. Shéol, naturellement, figure parmi ce que je considère comme l'un de mes romans les plus réussis. J'aime bien aussi La colonne d'émeraude, que j'ai réédité sous le titre Quand pleure le crépuscule, et qui est à la fois le récit de la destruction d'un monde par des Terriens avides de richesse, le conflit intérieur d'un prêtre qui découvre que les extraterrestres de ce monde sont d'une beauté proche de celle de Dieu et qui ne peut en supporter la vision, et aussi, note d'espoir, celui de la renaissance de ce monde car les planètes sont des êtres vivants. Un roman très écologiste en somme. Et puis, sans aucun doute, ma Geste du Halaguen dont j'ai écrit les deux premiers volumes parus à L'Atalante (Naalia de Sanar et L'Âge noir de l'Empire) après celui paru aux éditions Marabout qui devrait constituer le 4ème volume des cinq normalement prévus. Mais les aléas de la vie m'ont interrompu dans sa rédaction. J'espère qu'un jour prochain, je pourrai m'y consacrer pour l'achever. C'est sans doute le grand projet de ma petite carrière d'écrivain. Un roman en plusieurs parties commencé en fait depuis plus de 40 ans.

Nick:  Parlons-en d'un «autre élément clé de votre travail. Passez-vous beaucoup d'activité dans le traducteur, en particulier, ont adapté plusieurs œuvres de compositeurs italiens pour le marché francophone.
Comment avoir influencé vos origines dans l'émergence de l'intérêt pour la science-fiction italienne?
 
Jean-Pierre Fontana:  Difficile à dire. L'Italie m'a toujours attiré, sans doute parce que mes parents étaient italiens. Mais il est sans doute vrai que la parution du premier Fiction Spécial consacré à quelques auteurs italiens et réalisé par Roland Stragliati a servi de détonateur. J'ai donc commencé à en traduire quelques uns dans Mercury. À la convention de Carrara (en 1966 je crois) où j'avais été invité, j'ai pu rencontrer certains d'entre eux. Puis j'ai fait la connaissance de Lino Aldani, et lorsque le rédacteur en chef de la revue Fiction, qui connaissait mon intérêt pour la fantascienza, m'a proposé de réaliser un nouveau n° spécial, avec Lino, nous avons choisi les textes. J'en ai traduit certains. J'en ai donné à traduire. Et le Numéro Spécial est sorti. Plus tard, mon ami Jacques Goimard, qui dirigeait chez Pocket (aux Presses de la Cité) la série des Livres d'Or de la Science-Fiction, m'a demandé de lui préparer un recueil consacré à l' Italie. Là encore, nous l'avons réalisé avec Lino.  

Nick:  Quel Du traducteur est un travail fondamental, je dirais que c'est presque l'un des plus important dans la définition du goût des lecteurs contre un texte, car c'est un des plus difficiles Quelles sont les principales difficultés que vous avez rencontrées dans votre travail traducteur? Et surtout, les auteurs sont plus faciles à traduire que d'autres? Et pour quelles raisons? 

Jean-Pierre Fontana: La traduction est un travail difficile et passionnant. En premier lieu, il faut parfaitement comprendre le texte. Il faut ensuite s'imprégner du style de l'auteur. Et rendre dans sa langue, donc en français pour ce qui me concerne, un texte qui soit le plus fidèle possible, dans le fond comme dans la forme. Le cas de la langue italienne est par ailleurs quelque peu compliqué par l'utilisation de dialectes. Lino, qui était de Pavia, utilisait parfois des termes locaux et me faisait, lorsque c'était possible, un dessin pour m'expliquer de quoi il s'agissait. Je crois que ce fut le cas dans son récit "Screziato di rosso". Piero Prosperi m'a aussi posé un problème avec sa nouvelle "Crepi il lupo" dont le titre est intraduisible ou aurait un tout autre sens traduit littéralement. Quant à Selene Verri, j'ai dû batailler avec une autre expression intraduisible dans son récit "Le brioche sognano pecore ripiene ?". Là, il faut se creuser pas mal la tête pour trouver une formule qui corresponde à peu près à ce que voulait dire l'auteur. Heureusement, le cas ne se présente pas très souvent. Juste une petite précision. Comme mes parents étaient natifs de la région de Venezia, j'avais moins de difficultés avec le dialecte qu'ils utilisaient parfois et  que, tout enfant, je comprenais parfaitement.


Nick:   En plus de votre travail de traducteur: vous avez toujours été très actif dans la proposition, l'évaluation et la diffusion de la science-fiction italienne en France, avec des articles, des dossiers, des anthologies et présentant beaucoup d'autres choses. Vous avez récemment contribué à un numéro spécial de Galaxies, mais dans le passé, vous avez travaillé sur de nombreuses autres revues ou de collections ou anthologies comme Demain... L'Italie (1979)
C'est la même chose, mais dans une moindre mesure en raison de la petite taille du marché italien, vous avez fait de la science-fiction française en Italie (je me souviens de votre propre article intéressant 2004 dans la revue Robot et je cite aussi votre participation à la Grande Encyclopédie de la science-fiction. ) Selon vous, quelles sont les principales différences et quels sont les principaux points communs entre le français et l'italien science-fiction?

Jean-Pierre Fontana: Je ne sais pas s'il y a des points communs, sinon que, dans un certain type de récits, on retrouve des deux côtés des Alpes l'influence de la science-fiction anglo-saxonne. Mais il y a une différence considérable lorsque la science-fiction devient plus… comment dire… politique, actuelle, critique, sociale. Et là, je trouve que les auteurs italiens offrent quelque chose de fort différent et d'original en ce sens que leurs récits sont implantés véritablement dans leur propre pays, dans leur propre région. J'ai plein d'exemples. Renato Pestriniero base ses nouvelles dans Venezia. "Enver e la principessa" de Luca Masali se déroule dans l' Adriatique. "L'ultimo papa", de Roberto Vacca traite de l'avenir du siège de Saint-Pierre…et Valerio  Evangelisti livre l' Italie aux mafiosi dans "Capobastone". C'est plus rarement le cas chez les auteurs français.

Nick:  Au cours des dernières années, de nombreuses régions il est dit que la grande littérature est en crise, en particulier la science-fiction est accusé de ne pas être en mesure d'attirer les lecteurs. quelle est votre opinion à ce sujet?

Jean-Pierre Fontana: Je pense de la crise actuelle de la science-fiction est passagère. Ce n'est pas la première et ce ne sera sans doute pas la dernière. La faute en incombe probablement au pessimisme des populations qui ont du mal à croire en l'avenir… et que la science-fiction a tendance à montrer sous un mauvais jour. Ce qui explique le succès actuel de la fantasy ou de la bit lit : on regarde plus volontiers vers le passé, les époques médiévales notamment, ou les êtres surnaturels… Sans doute faut-il mieux expliquer que la science-fiction est le reflet du présent plus que de l'avenir et que, même dans les situations les plus dramatiques proposées par les auteurs, l'aventure, l'évasion, le rêve sont au rendez-vous et que l'issue n'est pas forcément fatale. Dans le pire drame, l'espoir demeure.



Nick:  Parmi vos collègues écrivains tels que suivre avec plus d'attention et d'intérêt?

Jean-Pierre Fontana: Je n'ai pas d'auteurs privilégiés, si je puis dire. Mais bien sûr, il y a des sympathies naturelles qui vous font regarder plus vite, avec un peu plus d'intérêt, les textes des amis. Il est évident que je m'intéresse sans aucun doute davantage à certains auteurs comme Catherine Dufour, Jean-Pierre Andrevon, Jean-Claude Dunyach, Michel Pagel et d'autres. Mais j'essaie de lire l'ensemble des livres que je reçois, sans parler des nouvelles. Et il y a beaucoup de nouveaux auteurs. Et certains montent peu à peu en puissance. Avec Galaxies-Mercury, j'essaie d'encourager et de publier les nouvelles plumes.

Nick:  Projets Avenir: quoi travaillez-vous sur et ce qui peut nous attendre de Jean-Pierre Fontana dans un avenir proche? 

Jean-Pierre Fontana: Je viens d'écrire pour Galaxies deux nouvelles : "La cité sous le volcan" pour un hommage à Jules Verne et au capitaine Nemo, et "Demain matin au chant du colt" — avec un clin d'œil à un film de Sergio Sollima — qui réunit les jeux vidéos et le désert d'un monde apocalyptique. Je suis présentement en train d'en écrire une autre pour une anthologie sur le thème du Moyen-Âge… Sinon, j'ai commencé d'écrire un roman plus ou moins autobiographique qui commence dans les années mille neuf cent vingt lorsque mes parents se sont rencontrés, et là, je fais appel à mon imagination car j'ignore quasiment tout d'eux de cette époque puisque je les ai perdus alors que j'étais encore mineur voilà plus de cinquante ans. Et, naturellement, je compte bien reprendre au plus vite le volume trois de ma Geste du Halaguen commencé voilà bien longtemps. Mais j'ai bien d'autres projets. L'édition d'une intégrale des œuvres de Jean  Louis Bouquet par exemple. Je continue de collaborer à Galaxies et à L'Écran fantastique. Et comme je préside une association qui envisage de réaliser l'an prochain, en 2015, un Salon du Livre couplé à une exposition de toiles de peintres fantastiques et qui va éditer une revue semestrielle dont le premier numéro va sortir incessamment, sur le thème "Les Volcans", je dois avouer que j'ai un emploi du temps bien rempli. Mais je continuerai de publier des auteurs italiens naturellement, dans Galaxies et dans la revue que je viens d'évoquer à l'instant, qui s'appellera Gandahar, en hommage à la série de romans de mon ami Jean-Pierre Andrevon.


Nick: Eh bien, Jean-Pierre, nous sommes arrivés à la fin de cette interview, je vous remercie encore une fois et dire au revoir je répondre à la question classique de Nocturnia finale: Y at-il une question que vous auriez répondu volontiers et encore je ne l'aurai pas pour?

Jean-Pierre Fontana: Nous aurions pu parler de mes quelques rapports avec le cinéma. De ma rencontre avec Luigi Cozzi à Rome un peu avant la sortie de Starcrash. De ma participation au jury du Festival du Court Métrage de Clermont-Ferrand. De ma collaboration au formidable ouvrage de Jean-Pierre Andrevon intitulé Cent ans et plus de cinéma fantastique et de science-fiction… Mais était-ce bien nécessaire ? J'ai touché un peu à tout. Avec plus ou moins de bonheur. Mais toujours avec enthousiasme. Durant près de dix ans, j'ai donné des cours sur la science-fiction à l'Université et je vais ces prochains jours intervenir dans quelques collèges de ma région pour parler de la science-fiction aux élèves. J'espère les amener à s'intéresser à nos littératures préférées. C'est là très modestement toute mon ambition.

Merci en tous cas de m'avoir permis de m'exprimer.

12 commenti:

Ivano Landi ha detto...

Un'intervista lunghissima!!!
Interessante il concetto di "bit lit", che da inesperto di fantasy quale sono non avevo mai sentito nominare. Mi sembra che possa adattarsi anche a quello che scrivo io. Cercherò di approfondire...

Nick Parisi. ha detto...

@ Ivano Landi
Grazie anche per aver rotto il ghiaccio! Cominciavo a sentirmi un poco solo...probabilmente scrivo davvero interviste troppo lunghe ... LOL
Il concetto del bit lit ti assicuro era nuovo anche per me fino a qualche mese fa ...magari un giorno scriverò un post sui vari sotto generi del fantasy.

Ivano Landi ha detto...

Io l'ho anche condivisa su tutti i social. Devo però avvertirti che ci sono molti refusi che rendono difficoltosa la lettura... ti consiglio di passarla un po' al setaccio.

Nick Parisi. ha detto...

@ Ivano Landi
Ti secca mandarmi una mail con le segnalazioni dei refusi?
Mi semplificheresti il lavoro.
Sai, purtroppo ho dovuto lavorare in condizioni - come ben sai- un po' proibitive.

Ivano Landi ha detto...

Il punto è che dovrei rileggerla tutta daccapo annotando ogni refuso. Un lavoro sicuramente lungo e questa è l'ora in cui stacco il computer. Domani poi non potrò rimettermici prima delle 17. Vediamo allora...

Ariano Geta ha detto...

Intervista molto interessante. Mi ha colpito soprattutto l'odiosa nota del professore sul tema, e la considerazione dello scrittore che gli autori italiani di fantascienza ambientano spesso le loro storie in Italia, smentendo completamente l'asserzione di uno scrittore famoso (mi sembra Fruttero, ma non sono sicuro) secondo il quale un romanzo SF ambientato in Italia non avrebbe mai avuto successo.

Nick Parisi. ha detto...

@ Ivano Landi
Tranquillo. Lascia perdere. ;)
Appena mi riapproprio del mio vecchio PC (ed anche di un poco di tempo) Correggo io gli eventuali errori.

Nick Parisi. ha detto...

@ Ariano Geta
Si, furono proprio Fruttero & Lucentini ad affermare una cosa del genere....castroenria e lugo comune che purtroppo ci portiamo avanti ancora adesso.
I due hanno fatto e detto tante cose buone, ma questa affermazione indubbiamente non è tra quelle.

Ivano Landi ha detto...

Meglio così! Ieri sono stato ottimista! Sono rientrato in pieno possesso del mio tempo solo adesso :P

Nick Parisi. ha detto...

@ Ivano Landi
L'ottimismo è il profumo della vita, no?
:P

Ivano Landi ha detto...

Basta non esagerare... i profumi intossicano ^^

Nick Parisi. ha detto...

@ Ivano Landi
Incontentabile. ;)

Ricordando il passato

Ricordando il passato
 
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...
Questo sito utilizza i cookie, anche di terze parti, per migliorare servizi ed esperienza dei lettori. Se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.+InfoOK