Per chi volesse approfondire QUI trovate una scheda biografica su Soffritti.
Buona lettura a tutti! Attendo i vostri commenti!
Nick: Ciao Donald, benvenuto su Nocturnia. E' un piacere averti ospite. Come prima domanda ti chiedo di raccontarci i tuoi inizi. In particolare cosa ti ha avvicinata al mondo del fumetto e dell’illustrazione?
Donald Soffritti: Grazie a te Nick per questa piacevolissima intervista!
Parto con il dirti subito che non volevo fare il disegnatore di fumetti. Proprio no. Li ho sempre amati e letti, sono cresciuto con loro, Topolino, Braccio di Ferro, Nonna Abelarda, Beppe e Cucciolo, le Sturmtrupper, Lupo Alberto, Il Giornalino, i fumetti della Warner ecc, però l’idea di disegnarli non mi era mai passata per la testa, ed è per questo motivo che sono arrivato in Disney a 30 anni suonati.
Amavo molto la caricatura e il mio sogno era quello di diventare un caricaturista da quotidiani. Mi piaceva raccontare qualcosa che iniziasse e finisse subito, in un unica illustrazione. La narrazione a fumetti mi annoiava, non avevo la pazienza di aspettare 20 o 30 pagine prima di vedere il prodotto finito. È chiaro che era questione di immaturità mia. Poi conoscendo Bonvi successe l’inaspettato e mi ci sono ritrovato dentro da un giorno all’altro fino al collo, impreparato, ovviamente.
Nick: Oltre ai fumetti citati che ti hanno avvicinato al fumetto, quali sono stati i disegnatori che consideri a tutt’oggi tuoi maestri?
DS: Quando leggevo fumetti leggevo le storie che mi attiravano come disegno. L’ho sempre fatto e lo faccio ancora. L’impatto grafico lo considero ancora molto importante. Lo so che è sbagliato, ma è più forte di me… non sono ancora riuscito a superare questo scoglio. Gli autori in quegli anni non venivano citati sulle storie, li ho scoperti tutti in età più adulta quando cominciarono a mettere icrediti. Per quanto riguarda Topolino, la mia formazione la devo a Cavazzano, DeVita, Carpi, Scarpa, Asteriti, Mottura, Barbucci, Celoni, Mastantuono, Intini… Freccero l’ho cominciato ad apprezzare in un secondo momento, così come Faccini. Li studiavo tutti, cercavo di capire come funzionasse il disegno Disney ma da solo era dura, mi confondevo solo le idee, anche perché gli stili erano abbastanza diversi e le regole si adeguavano agli stili. Extra Disney tutto ciò che era caricaturale e grottesco, quindi ricito Cavazzano con il suo lavoro per il mercato francese, Walter Molino per le caricature, poi Bonvi e Silver per le gag e l’umorismo.
Topolino #3095 Cover by Soffritti Copyright Disney /Panini |
Nick: Se non ricordo male, ti sei diplomato in Pittura all'accademia di Belle Arti di Bologna nel 1990. Quanto conta per un disegnatore, anzi per un artista, la frequenza di scuole o di accademie artistiche? Oppure conta di più il talento?
DS: Contano moltissimo entrambi. Di base deve esserci assolutamente talento, per lo meno se si vuole fare la differenza. Le scuole, che sono fondamentali, servono per darti i mezzi giusti e le regole per raggiungere l’obiettivo. Senza un vero talento però, con solo una predisposizione artistica, i mezzi non possono fare miracoli, possono portarti alla mediocrità. Il gradino in più per andare verso l’alto lo devi avere dentro. Questo vale per qualsiasi settore artistico, sia chiaro.
Nick: Sempre se non ricordo male, hai esordito prima come illustratore per la redazione ferrarese de "Il Resto del Carlino" e poi -finalmente - come disegnatore nel 1993 su "Sturmtruppen" del grande Bonvi. Che ricordi hai di Bonvi? Possiamo dire che lui è stato uno dei tuoi primi veri scopritori?
DS: A Bonvi devo tutto. Fu lui che vedendo un personaggio che avevo disegnato mi disse di svilupparlo, lui me lo avrebbe pubblicato. Da li iniziò tutto. Mettendomi al lavoro cominciai a farmi piacere e a divertirmi anche con la sequenza narrativa, non solo con illustrazioni di una sola vignetta. Mi ci sono dovuto abituare non senza fatica, ma una volta entrato nell’ottica della narrazione a vignette consecutive dell’arte sequenziale ho scoperto un mondo meraviglioso e pieno di stimoli dal quale non sono più uscito.
Nick: Nel 1997 entri ufficialmente nella scuderia della Disney come inchiostratore, inchiostrando "Le GM e la pentola dell'arcobaleno" disegnata da Stefano Turconi. Adesso vorrei che tu andassi indietro con la memoria e ricordassi per noi le sensazioni che hai provato quando la storia uscì con il tuo nome.
DS: Non è facile spiegare a parole un’emozione così grande… Era il coronamento di un sogno al quale avevo sempre creduto e per il quale mi ero sempre sbattuto per raggiungerlo. Quando comprai quel numero delle GM ero veramente al settimo cielo, forse ho anche lievitato da terra, non lo so. Ero contentissimo, realizzato, ignaro che quello era solo l’inizio di una avventura meravigliosa che continua tutt’ora.
Nick: Per la Disney collabori a diverse testate e hai illustrato numerosi personaggi, ma molti lettori ti associano in particolare a PP8 cioè Paperino Paperotto, qual'è il tuo rapporto con questo personaggio?
DS: Paperino Paperotto ce l’ho nel cuore. Ho iniziato ad inchiostrarlo e a conoscerlo, sulle matite del suo creatore grafico, Alessandro Barbucci per poi essere stato, insieme a Stefano Turconi, il primo a portarne avanti le veci. Credo che con Stefano lo abbiamo fatto in contemporanea o giù di li. Io lo adoro, così come adoro tutti gli altri personaggi che attorno a lui danno vita al mondo di Quack Town. Disegnare bambini mi piace tantissimo, ti danno la possibilità di deformali e farli recitare in maniera anche esagerata, buffa divertente e dinamica… quando c’è azione poi, do il meglio di me stesso. Di storie con loro ne ho disegnate parecchie, ma non potevo disegnare sempre e solo quello, così cominciarono a darmi storie anche con altri personaggi Disney. Un bel giorno però poi mi chiamò l’allora direttrice di Topolino Claretta Muci che mi propose di occuparmi della parte grafica di un nuovo magazine che avevano appena approvato, ovvero PP8. I paperotti di Quack Town erano tornati nella mia vita! Il target era molto basso, per bambini delle elementari. Si parlava di investigatori privati, di agenti segreti, di fantasia e anche di azzardo stilistico molto importante per il periodo. La parte onirica infatti l’avevo fatta tutta spigolosa, compresi i personaggi stessi che erano da sempre intoccabili graficamente. Dopo un anno però l’avventura finì.
Nick: Per la Disney hai partecipato anche a "W.I.T.C.H", uno dei primi progetti di quell'editore non strettamente legato all'universo dei Topi e dei Paperi. "W.I.T.C.H" ha rappresentato un benefico stimolo per il mercato italiano ed anche per la Disney italiana. Cosa ha rappresentato invece per te personalmente?
DS: Anche li devo dire che ho un ricordo meraviglioso. Ho inchiostrato Barbucci su Topolino per un po’ di tempo. Un bel giorno mi chiamò parlandomi di questo progetto ancora segretissimo sul quale stava lavorando e aveva piacere che lo stile di inchiostrazione fosse il mio. Ne fui onoratissimo ma avevo una paura folle. Quando ho iniziai ad inchiostrare la prima pagina ero tesissimo. Riflettevo tantissimo su qualsiasi segno che dovevo fare con la paura esagerata di sbagliare. Poi pagina dopo pagina mi rilassai e anche la fluidità del segno divenne più armoniosa. Con Ale lavorammo in tempo reale al primo numero, fianco a fianco nel suo appartamento di Milano, lui sul suo tavolo faceva le matite e io di fianco sul mio le inchiostravo. Tanti bei ricordi! Poi quando venne il momento di creare lo staff di disegnatori da preparare per disegnare il magazine mi tirò dentro e partì una nuova ed eccitante avventura! Feci insieme a lui anche il numero 5, lui i layout e io le matite definitive, poi da solo feci il numero 12. Le chine che per questioni di tempo erano state attribuite a quelle che divennero le inchiostratrici ufficiali del progetto ovvero Roberta Zanotta e Marina Baggio.
Nick: Si parla spesso di "Scuola Disney"ma quanto è cambiata (tra variazioni di gusti, del mercato e in passaggi di editore) e come da quanto sei entrato tu?
DS: È cambiata soprattutto la narrazione, un po’ più moderna e anche lo stile grafico che, per quello che ci è concesso, ha seguito i tempi, anche se il grande Giorgio Cavazzano con a sua narrazione impeccabile e il suo segno grafico di sintesi è attuale da trent’anni. All’ Accademia Disney ci fecero cominciare da Barks e Gottfredson, perché era importante capire prima i maestri, gli ideatori di tutta questa meravigliosa macchina. Ora l’Accademia non c’è più e gli autori nuovi si appoggiano, quando possono (ed è necessario) ad autori già navigati, perché comunque le regole di disegno per disegnare Disney ci sono e sono molto importanti. Senza di quelle disegnare in maniera corretta è impossibile.
Nick: Nel corso della tua carriera però non sei rimasto legato solo all'universo disneiano, ma hai messo il tuo talento a disposizione di tanti altri progetti sia per l'Italia che per la Francia. Per il mercato francofono in particolare hai realizzato "Alienor" per l'editore Soleil e "Toutou & Cie" per Bamboo. Parlaci di queste esperienze.
DS: Alienor fu la mia prima esperienza in assoluto sul mercato francofono, per questo motivo gli sono particolarmente affezionato. Ero in vacanza in Croazia con la mia fidanzata e un pomeriggio mi chiamò Alessandro Barbucci dicendomi che uno sceneggiatore francese, da poco sul mercato, cercava un disegnatore per un progetto. Accettai ma ero emozionatissimo. Il mercato francese non è facile, è un mercato molto critico e competente, addentrarmi in un progetto simile con un tipo di narrazione franco-belga a 4 strisce mi spaventava non poco. Amando moltissimo mettermi in discussione accettai la sfida. Lo sceneggiatore era Frederic Bremaud. Ci incontrammo al festival di Angouleme dove insieme proponemmo il progetto a Soleil con le pagine di prova che avevo fatto e colorato. Il progetto piacque e partimmo con il progetto. Facemmo due volumi poi il tutto si fermò. Con Frederic ogni tanto parliamo di portare avanti la serie e non è detto che non succeda. Le critiche alla fine furono molto buone, avevo superato l’esame! Toutou & Cie fu la seconda esperienza francese dopo Alienor e soprattutto con un editore diverso. Il progetto era sullo stile cartoon e anche per Bamboo fu un esperimento, loro sono molto conservatori con il disegno umoristico, deve essere franco- belga, alla Franquin per intenderci. Alla sceneggiatura c’era sempre Bremaud in compagnia di Matyeu Reines, che si cimentava nella sceneggiatura e alla costruzione di gag anche se lui è prevalentemente un disegnatore. Anche li due volumi. Da questa esperienza mi cercarono per portare avanti un’altra serie, chiamata” Les Quatre Quarts”, scritta da Serge Carrere e sua moglie Brigitte in collaborazione con Weissengel. Era una serie molto particolare perché si parlava di culinaria immersa nell’avventura, con in fondo le ricette trattate nell’albo. Ma anche li come esperimento non andò benissimo. Dopo il secondo volume, quello che feci io, si fermò tutto. L’ultimo progetto che realizzai poi per quel mercato fu con un comico corso soprannominato Pido. Sempre a tema umoristico era la trasposizione di una parte di un suo monologo comico nel quale prendeva un po’ in giro la Corsica e i corsi. Un volume unico.
Con la Francia per adesso sono fermo ma l’idea di riprendere c’è e sono certo che qualcosa succederà.
Nick: Che differenze riscontri (se ne riscontri) tra il mercato italiano e quello francofono? Che cosa cambia nel modo di lavorare, nei rapporti tra sceneggiatori e disegnatori,retribuzioni etc,etc?
DS: In primis, quello che il mercato francese ha in più di noi e che noi italiani ameremo tanto avere in Italia è il riconoscimento dei diritti d’autore oltre ad essere pagati per il lavoro svolto. In Italia adesso ci sono molti editori che si, danno diritti e royalties ma non pagano il lavoro, non danno i famosi anticipi, che ci permettono di vivere di questo mestiere. Insomma le condizioni degli editori italiani ci permettono di fare fumetti solo come secondo lavoro. In Francia invece hanno contratti e retribuzioni come dovrebbe essere dappertutto. Come modo di lavorare mi sono sempre trovato benissimo, il lavoro è svolto tra sceneggiatore e disegnatore, in maniera diretta. Man mano le pagine vengono poi inviate all’editore che, qualora lo ritenesse opportuno interviene a raddrizzare il tiro. A me è successo pochissime volte. Tecnicamente parlando, in Francia, lavorano su un tipo di narrazione a 4 strisce che permette loro di avere anche 15 vignette per pagina. Sono tante e la gestione dello spazio non è sempre così facile. C’è da dire che una volta che entri dentro al loro tipo di narrazione è fatta, non la si sbaglia più. La più grande soddisfazione che ho avuto lavorando per quel tipo di mercato venne dall’editore di Bamboo, Olivier Sulpice, che disse delle mie pagine che non sembravano neanche fatte da un italiano. Questo voleva dire che ero riuscito ad entrare dentro al loro modo di raccontare. Un grandissimo complimento per me.
Nick: Per l'Italia invece hai collaborato, a partire dal 2010 prima per "Il Misfatto" l'inserto satirico de "Il Fatto Quotidiano"e poi per "Yanez" l'inserto dell'ormai chiuso quotidiano "Pubblico". Leggendo le tue strisce ho avuto la sensazione che tu sia particolarmente a tuo agio con la dimensione della satira politica e che quella sia una strada che ti piacerebbe continuare ancora nel futuro. E' una sensazione sbagliata la mia?
DS: Hai assolutamente ragione. Sono a mio agio. Siamo nel campo che prediligo, il grottesco, il caricaturale e si, mi piacerebbe tornare a lavorarci su. Devo dire che quando mi ci sono addentrato ho goduto di un momento storico molto prolifico per la satira italiana. C’era Berlusconi che non mancava quotidianamente di tirare fuori dal cilindro magico una cavolata nuova. C’era solo l’imbarazzo della scelta. Peccato non fossimo in un film ma nella realtà.
Nick: Parliamo adesso del lato tecnico del tuo lavoro: che tipo di carta utilizzi? Preferisci usare il pennino, il pennarello oppure preferisci utilizzare tecniche digitali? E quanto tempo impieghi mediamente per realizzare una tavola?
DS: Dunque, per il lavoro manuale utilizzo prevalentemente cartoncino Fabriano A4 per il definitivo, matita micromina 0,9 con mine 2B, gomma pane e gomma bianca da matita. Utilizzo poi carta da fotocopie per schizzi, prove o disegni da riportare nella tavola. Lavoro rigorosamente su un tavolo luminoso sempre acceso. Per la china utilizzo pennelli di martora Windsor & Newton serie 7 numeri 1 e 2, un pennino e un po’ di pennarelli per i ritocchi. Come china uso quella per rapidograph della Koh I Noor. Tutto il materiale comunque è in continua evoluzione man mano che escono cose nuove da sperimentare o sui consigli dei colleghi. Da un paio d’anni sono passato al digitale, Cintiq 22HD con la quale faccio quasi tutto, ma non ho mollato assolutamente la carta e il pennello!
Disney Speciale # 074 Cover by Soffritti Copyright: Disney /Panini |
Nick: Ci descrivi una giornata tipo di Donald Soffritti?
DS: Mi alzo verso le 9,30 salvo quando porto a scuola mio figlio dove sono costretto ad alzarmi prima. Di solito vado a dormire verso mezzanotte e mezza, che diventano le due, due e mezza quando sono sotto consegna. Dopo aver fatto colazione, letto le mail e qualche notizia di attualità inizio a lavorare. Lavoro fino alle 13,30. Pranzo al volo e ricomincio. Nel pomeriggio dopo le 16, sempre se non sono sotto scadenza, suono un po’ il mio sax, mi rilassa moltissimo, ripassando i brani che suono con il gruppo. Di solito mi esercito per un oretta, relax puro. Ritorno poi ai miei disegni fino verso le 19. Ceno mentre seguo qualche serie tv e poi mi rimetto al lavoro fino appunto verso mezzanotte e mezza.
Quando invece ho mio figlio allora il lavoro si interrompe alle 16. Il resto del tempo lo dedico a lui.
Nick: Ti propongo un giochino,scegli tre storie che ritieni particolarmente rappresentative del tuo stile. Tre storie che ti sentiresti di consigliare ad un eventuale lettore che non abbia ancora mai letto niente di tuo.
DS: Per Disney comincio dall’ultima storia che ho appena consegnato, la Topodissea che uscirà dopo la primavera, prima dell’estate. Come maturità artistica è quella che mi rappresenta di più. Extra Disney direi i miei Superheroes Decadence, il primo numero di Vasco Comics, poi Alienor entrambi i volumi, l’episodio di Rat-Man e anche Sportivamente Kico, 200 strip a carattere sportivo scritte da Daniele Brolli. Per ultimo Bookbags, serie ideata da Giorgio Salati inizialmente come strip, poi come storia lunga per il momento sospesa dopo il primo numero ma che molto probabilmente quest’anno continuerà. Ho citato tutti questi volumi perché nell’insieme danno un idea globale dei quello che sono professionalmente, ovvero molto eclettico.
Nick: Quali tra i tuoi colleghi di lavoro segui con maggiore attenzione ed interesse?
DS: Non ce ne sono in particolare, ne stimo e ammiro moltissimi. Quando si raggiunge la maturità professionale non esiste più IL disegnatore di riferimento ma esistono I disegnatori di riferimento. Osservo tutto e apprezzo molto il lavoro dei miei colleghi. Stilisticamente ho il mio stile, riconoscibile che non ho intenzione di cambiare. Negli ultimi anni invece mi sono focalizzato molto sulla narrazione e allora qui si che un nome su tutti lo do, ovvero quello che credo il miglior narratore italiano e non: Giorgio Cavazzano. Le sue pagine sono perfette, tutto è equilibrato, al suo posto, con una composizione ineccepibile e soprattutto logica.
La narrazione è la cosa più difficile in una racconto a fumetti. Disegnare ormai lo sanno fare tutti e anche molto bene, narrare no, anche quella è una dote e da quello che vedo c’è veramente sempre da imparare.
Nick: Sono molto incuriosito dalla tua passione per il Jazz Passione che spesso coniughi con l'illustrazione Ti va di parlarcene?
DS: Volentieri! La passione per il jazz è nata nel 1989 quando ho iniziato a suonare il sax. Il sax è spesso sinonimo di jazz e da allora di musica ne ho ascoltata veramente parecchia. Non mi ritengo un vero musicista, sono prevalentemente un appassionato. Ho ancora molte lacune, sia tecniche che armoniche, perché quando entri nel mondo del lavoro, tempo di studiare se ne ha poco, e quando ne avevo di più, in gioventù, l’ho sfruttato malissimo. Però non ambisco a nulla se non a divertirmi. Da qui è nato il progetto Birds in Jazz, serie di paperizzazioni a colori di jazzisti famosi, un mio omaggio al mondo del jazz. Il progetto per adesso vede 12 illustrazioni fatte in digitale e stampate su tela 50x70 con le quali ho dato vita ad una mostra che ho portato un po’ in giro per l’Italia. Dopo più di un anno di pausa ho ripreso in mano il progetto proprio qualche giorno fa, devo arrivare almeno a 40 pezzi.
Nick: Di solito a questo punto domando sempre al mio intervistato una sua impressione sull'attuale stato di salute del fumetto italiano e su cosa si potrebbe fare per riportare lettori al media. Rigiro anche a te la stessa domanda
DS: La domanda è difficilissima. Non lo so. Tutti sembrano avere la verità in tasca ma alla fine non vedo tanti miglioramenti. I giovani non leggono più. La tecnologia ha sostituito in toto quella che era la lettura di fumetti prima degli smartphone. Frequentando anche le scuole elementari e medie, dove tengo lezioni di fumetto, le insegnanti sarebbero gioiose se i bambini leggessero fumetti visto che non leggono veramente più niente.
Di mio cerco con il mio operato di solleticare la curiosità dei bambini verso questo potentissimo mezzo di comunicazione però non so se basta. Quello che vedo è che i ragazzi hanno voglia sempre di ridere, cosa che abbiamo sempre amato tutti fare, se sono cazzate è meglio. È quella la direzione? Boh.
Non riesco a capire cosa possa attirare la loro curiosità sopra ad un fumetto cartaceo. Alle fiere è sempre pieno di gente ma i dati di vendita calano. C’è qualcosa che non torna. Per adesso non ho una soluzione se non andare per tentativi. Per i più piccoli importantissimo sono i genitori. Se in una famiglia ci sono genitori che leggono sia libri che fumetti anche loro impareranno a farlo. Forse dovremmo cominciare proprio da li.
Nick: Progetti futuri: a cosa stai lavorando adesso e cosa ci dobbiamo aspettare da Donald Soffritti nel prossimo futuro?
DS: Ho tre/quattro progetti sui quali devo iniziare a lavorare, tutti extra Disney. Non posso parlarne preventivamente in questo momento ma sarò ben felice di parlarvene appena avrò più certezze e soprattutto un editore!
Nick: Bene, è tutto. Ti ringrazio ancora per la tua disponibilità e ti saluto rivolgendoti la classica domanda finale di Nocturnia: c'è una domanda a cui avresti risposto volentieri e che io invece non ti ho rivolto?
DS: No, ho forzato le risposte parlando anche di quello che non mi hai chiesto… hahaha!
10 commenti:
Oddio, mi fa venire un po' di nostalgia questa intervista. Perché quando ero ragazzino la mia immancabile lettura settimanale era "Topolino". Ovviamente all'epoca c'erano altri disegnatori, ma la loro professionalità era encomiabile come quella di Soffritti.
E’ stato un grande piacere leggere quest’intervista, complimenti al sempre bravissimo Nick e all’intervistato. Come appassionata dell’universo disneiano e di fumetti in generale, ho trovato l’escursus sulla vita professionale di Donald Soffritti molto interessante.
Tra le tante cose che mi hanno colpito, ciò che mi rattrista è apprendere che oggi il mondo dei fumetti non sia apprezzato dai giovani quanto lo era in passato. Per chi ha imparato praticamente a leggere con Topolino ed è cresciuto con le storie degli autori qui nominati questo sembra impensabile, non posso che auspicare che ci sia presto una controtendenza. C’è però da dire che forse oggi c’è un’attenzione che un tempo non esisteva affatto verso i disegnatori e gli sceneggiatori, una maggiore curiosità per la creazione dei personaggi e per i retroscena delle storie.
Comunque sia, è un mondo bellissimo tutto da scoprire.
@ Ariano Geta
A chi lo dici!Pensa che io conservo ancora molti dei "Topolino" che leggevo da piccolo,erano altri tempi ed anche un altro modo di raccontare. Però "Topolino" era davvero un appuntamento fisso ogni settimana in edicola.
@ Maria Teresa Steri
E la cosa bella è che non si leggeva solo "Topolino", si poteva scegliere tra tanti cosiddetti "giornaletti"-come si diceva allora. I bambini avevano a disposizione i vari "Geppo"; "Soldino" "Nonna Abelarda" e "Braccio di Ferro".
Oggi non se ne trova nemmeno più l'ombra,forse si dovrebbe tornare da questo per riabituare i bambini a leggere fumetti.
"Le GM e la pentola dell'arcobaleno": mannaggia, una storia inedita per me! Con i disegni di un altro grande, Stefano Turconi.
Topodissea? Caspita, storia impegnativa. Sono curioso di leggerla.
Paperino Paperotto, come ebbi già a dire nel precedente post, è una saga molto sottovalutata che introduce peraltro degli ottimi personaggi secondari.
Witch è un progetto editoriale che mi ha sempre stuzzicato...peccato che per recuperarla tutta, la saga, dovrei chiedere un mutuo XD
Che dire, bravissimo Nick per l'intervista e complimenti a Donald.
@ Riccardo Giannini
Le parodie delle grandi opere sono sempre state uno dei fiori all'occhiello della produzione Disney italiana, quindi sono curiosissimo riguardo alla Topodissea, riguardo invece a PP8, devo dire che era spassosissima anche per via di tutti i vari comprimari.
Grazie per i complimenti che rigiro al bravissimo Soffritti.
Ricordo benissimo la copertina di Superheroes Decadence , bellissima!
Invece Paperino da piccolo (Paperotto) mi è sempre stato sulle palle, come ogni versione alternativa del papero più famoso del mondo.
@ Emanuele Di Giuseppe
La cover di S.E è davvero splendida,un vero capolavoro di humour.
Nick, cosa mi hai fatto scoprire! Io e mio fratello eravamo grandi fan di PP8, e ce lo rubavamo appena preso in edicola per leggerlo. Ora so a chi devo quelle belle ore passate a seguire i paperotti di QuackTown :)
@ Camilla P
Uelà! Bentornata! Penso che ti farà piacere sapere che presto tornerò a parlare dell'Universo Disney in particolare di PP8.
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