INTERVISTA CON PASQUALE FRISENDA

Con enorme soddisfazione vi propongo l'intervista con il disegnatore Pasquale Frisenda.
Frisenda è uno dei disegnatori di punta di Tex, in precedenza ha lavorato a lungo su uno dei migliori fumetti di questi ultimi anni, il bellissimo (e purtroppo chiuso) Magico Vento, che per tanti anni ha rappresentato un interessante ibrido tra il western e l'horror.
Ringrazio Pasquale Frisenda per la sua gentilezza e per la sua disponibilità.
A tutti voi auguro, come sempre, una buona lettura.
Fatemi sapere le vostre opinioni su questa intervista.

Nick: Come prima domanda ti chiedo di raccontarci i tuoi inizi. In particolare cosa ti ha avvicinato al mondo del fumetto e dell’illustrazione?

Pasquale Frisenda:  Ho sempre avuto, fin da bambino, un interesse per le immagini, abbinato alla voglia di disegnare.
Due cose che si sono poi sviluppate parallelamente negli anni.
Il fumetto è stato dunque una scoperta importante per me in tal senso.
Per cercare di approfondire la conoscenza del fumetto, nell'86 anni mi iscrissi ad un corso della Scuola d'Arte Applicata del Castello Sforzesco di Milano, e, finito quell'impegno, poco tempo dopo trovai i primi spazi lavorativi: in "Cyborg", una rivista di fantascienza di quegli anni, e soprattutto nel "Ken Parker magazine", la seconda serie dedicata all'antieroe di Berardi e Milazzo.

Nick: Quali sono stati i disegnatori e i fumetti che ti hanno colpito e formato maggiormente come lettore prima ancora che come disegnatore? E quali artisti consideri come tuoi maestri?

Frisenda:  Di riferimenti nel corso del tempo ne ho avuti tantissimi, e ne ho ancora tanti, sia come lettore che come disegnatore, ma per fare qualche nome direi almeno Hugo Pratt, Gino D'Antonio, Aldo Di Gennaro, Dino Battaglia, Sergio Toppi, Gianni De Luca, Giovanni Ticci, Roberto Diso, Magnus, Attilio Micheluzzi, Vittorio Giardino, Ferdinando Tacconi, Renzo Calegari e ovviamente Ivo Milazzo, e poi Hermann, Jean Giraud, Jean-Claude Mézières, Caza, Francois Boucq, Francois Bourgeon, André Juillard, Jordi Bernet, Alfonso Font, Carlos Gimenez, Frank Quitely, e questo per quanto riguarda almeno il fumetto italiano ed europeo (ma di nomi ora ne sto lasciando fuori anche troppi), ma non posso non citare anche Alberto ed Enrique Breccia, Arturo Del Castillo, José Munoz, Jorge Zaffino, Juan Giménez, Domingo Mandrafina, Horacio
Altuna, e ancora Richard Corben, José Luis Garcia-Lopez, Michael Golden, David Mazzucchelli e John Buscema, per quanto riguarda il fumetto sud e nordamericano.
Tutti loro sono stati delle fonti inesauribili di spunti, idee e soluzioni per poter procedere nella mia strada, tentando, per come ho potuto, di trovare poi una mia sintesi tra le lezioni apprese dal lavoro di tutti loro.


Nick:  Hai frequentato la Scuola del Fumetto di Milano, quanto pensi siano importanti per un disegnatore la frequenza di scuole o corsi specifici?O ritieni che sia più importante il talento naturale?

Frisenda: I percorsi che un disegnatore può intraprendere per formarsi possono essere tanti e direi tutti validi, sia che studi da autodidatta che in una scuola.
Ci sono ovviamente delle differenze, dovute principalmente al fatto che se si è seguiti si possono forse affrontare meglio alcuni passaggi ed ostacoli, ma non è detto comunque che li si superi, e quello dipende unicamente dal carattere e anche dal talento della singola persona.

Nick:  Il tuo debutto avviene Nel 1988 sulla rivista "Cyborg" quando disegni la storia "Tenebra"su testi di Michele Masiero. A distanza di tanto tempo che sensazioni provi rispetto a quella storia e ai tuoi primi passi?

Frisenda:  Mah, direi di affetto, sicuramente, perché ha significato il primo impegno professionale affrontato, ma, proprio per quello, in quella storia sono presenti ancora molte ingenuità e incertezze, dovute all'età e all'inesperienza.
Ci rivedo però ancora tutta la voglia di fare di quel periodo, ed è il principale motivo per cui mi capita ancora di sfogliare quell'albo ogni tanto.

Nick:  Poco dopo sei passato a "Ken Parker Magazine". Com'è stato lavorare su su uno dei personaggi più iconici del fumetto italiano e qual è il tuo rapporto col personaggio e con i suoi due creatori storici Berardi e Milazzo ?

Frisenda:  Per me ha significato una tappa importantissima nella mia carriera, perché se non ci fosse stata avrei probabilmente lasciato perdere.
"Ken Parker" non è solo una canonica serie a fumetti, ma prevede un lavoro di ricerca tutt'altro che secondario rispetto alla realizzazione delle tavole vere e proprie, perché il mondo in cui si muove il personaggio è decisamente realistico, e quindi il compito dei disegnatori è quello di arrivare a trasmettere quella sensazione ai lettori.
Ogni personaggio che appare nelle storie è poi pensato per avere una sua personalità e tridimensionalità, quindi la caratterizzazione va oltre il volto e l'abbigliamento, ma prevede uno studio non indifferente nella sua recitazione, sia nelle espressioni che nei movimenti.
In sintesi, il lavoro fatto sulla serie di KP è stato per me una scuola di fumetto straordinaria, che mi ha permesso di capire, e per la prima volta, cosa significava essere un disegnatore di fumetti, ovvero un narratore per immagini.

Nick: In seguito il "Ken Parker Magazine" viene acquisito dalla Bonelli . Ci dai un tuo ricordo di Sergio Bonelli come uomo e come editore?

Frisenda:  Come editore direi che ci sarebbe moltissimo da dire, ma la fama e il lavoro di Bonelli parlano chiaramente per lui.
Come persona, il discorso si fa più sfaccettato, e come tutti aveva i suoi pregi e difetti, e su di lui ne avevo sentite tante, sia di cose positive (ovviamente) che negative.
Io ebbi modo di conoscerlo un po' di più durante la lavorazione del texone da me realizzato, "Patagonia", un impegno che all'inizio sentivo oltre le mie possibilità, sia per il personaggio da affrontare che per il tipo di storia, abbastanza anomala.
Bonelli mi incoraggiò molto, ed è grazie ad alcuni suoi discorsi che riuscì a trovare la chiave giusta per gestire al meglio quel progetto.
Quindi, in quell'occasione la sua attenzione e umanità furono per me determinanti, e io così lo ricordo.

Nick:  Nella Bonelli entri nello staff di "Magico Vento", per il quale disegni diversi numeri a partire dal #4 "La Bestia". Tra gli albi da te disegnati i miei preferiti sono il  # 8 ("Windigo") ed il # 38 ("Sipario Nero"). E tu di quale sei rimasto più soddisfatto e perché ? E qual era il personaggio che amavi di più disegnare all'interno di quella serie?

Frisenda:  "Magico Vento" fu una serie fantastica su cui lavorare.
Permetteva una grande libertà creativa a livello grafico (sempre intesa in un discorso narrativo, ovviamente, e non di voli pindarici fini a se stessi) e di proporre suggestioni e idee senza problemi, perché da parte dell'autore, Gianfranco Manfredi, c'era una disponibilità all'ascolto non proprio comune.
Ci sono molti albi della serie a cui sono rimasto legato, per diversi motivi, e tra questi ci sono di sicuro "Windigo", che fu l'albo con cui presi vera confidenza con il personaggio e le possibilità offerte dalla serie; "La mano sinistra del diavolo", una storia molto bella a cui ho cercato di aderire il più possibile; e "Il mostro di Hogan" (che sarà pubblicato prossimamente negli states con il suo originale titolo di lavorazione: "Vultur"), dove ogni proposta grafica venne accettata senza problemi e anzi venivo anche stimolato a fare di più.

Nick: "Magico Vento" rappresentava un interessante (e ai miei occhi riuscito) connubio tra la vera Storia del West e della frontiera americana, i miti dei Nativi mescolate (sopratutto nelle fasi iniziali e finali della testata) con tematiche horror. Tu quale di questi aspetti apprezzavi di più?

Frisenda:  Direi tutti, perché in ognuno di essi trovavo interesse e voglia di rappresentarlo al meglio su carta.
Da quel punto di vista, il mix di elementi che ha caratterizzato la serie è stato notevole.


Nick:   Di "Magico Vento" per molti anni ne sei stato anche il copertinista. Cosa hai provato quando la testata ha chiuso? (E quali sono stati i motivi per la chiusura, solo a causa delle vendite?)

Frisenda:   Personalmente la notizia della chiusura mi dispiacque molto, perché a mio parere MV e il mondo in cui era inserito aveva ancora molto da dire e da raccontare.
In quel periodo io ero già passato a Tex, e quindi non conosco nel dettaglio i motivi della chiusura, ma credo che le vendite siano state solo uno dei motivi, e forse il meno importante.

Nick:  Dopo l'esperienza di "MV" sei passato a realizzare il Texone 2009 intitolato "Patagonia" . Col passaggio di personaggio hai dovuto cambiare qualcosa nel tuo stile e nel tuo modo di lavorare?

Frisenda:  Sì, qualche cambiamento è stato necessario.
A differenza di Magico Vento, dove un segno più grafico e persino espressionista poteva essere adeguato, in Tex le cose sono diverse e quindi si deve fare conto con le esigenze della serie a cui ci si avvicina.
E' vero che era comunque un texone, e quindi un'interpretazione un po' diversa dal solito è anche richiesta, ma in ogni caso il personaggio ha le sue regole e bisogna identificarle per realizzarlo al meglio, e anche se ci si vuole muovere dentro quelle regole per cambiarle un po'.

Nick: Se non sbaglio, grazie a "Patagonia" vinci alcuni premi, come il Gran Guinigi a Lucca. Cosa ha significato quel premio per te? Più in generale quanto pensi che contino premi e riconoscimenti nella carriera di un artista?

Frisenda: Un premio o un riconoscimento è sempre gratificante, ovviamente, e per l'autore è un momento importante, personalmente parlando, almeno, perché poi, nell'atto pratico, i premi in questo ambiente contano davvero pochissimo, per non dire nulla.

Nick:  Dopo il Texone, anzi dopo qualche anno arrivi a disegnare anche la serie regolare del popolare Ranger."Tex", inutile dirlo, è probabilmente il personaggio più famoso del mondo del fumetto italiano. Anche in questo caso ti chiedo il tuo rapporto col personaggio e anche com'è stato lavorare su di lui.

Frisenda: Come accennato prima, Tex - sia come personaggio che come serie - ha delle esigenze narrative molto precise e di cui bisogna tenere conto, perché, per quanto si sia evoluto nel tempo, sono quelle caratteristiche che ne hanno decretato il successo.
Tex ha bisogno di essere rappresentato in un certo modo, conferendogli sempre il suo spazio nelle tavole e tentare di dargli l'atteggiamento giusto, quello che compete al protagonista (a differenza di quello che accadeva in altre serie, come "Ken Parker" o "Magico Vento", ad esempio).
Le interpretazioni grafiche di Tex sono state tantissime, ma lui è l'incarnazione dell'eroe (positivo) e dell'uomo d'azione, anzi, la quinta essenza di una figura simile, e nelle sue storie questo deve emergere, al di là del segno del singolo disegnatore.
Avere la possibilità di confrontarsi con questo monumento del fumetto italiano e di disegnarlo è stato sicuramente coinvolgente, e per quanto ho potuto, ho cercato di trovare il mio modo di rappresentarlo (cosa che al tempo di "Patagonia" mi aveva chiesto Sergio Bonelli).

Nick:  Ti propongo un gioco: ti trovi davanti il Poe di Magico Vento, il Groucho di Dylan Dog e il Kit Carson di Tex Willer, quale dei tre sceglieresti come amico, quale come vicino di casa e quale come collega di lavoro. Se vuoi puoi anche dire con chi dei tre non vorresti mai avere a che fare nella vita vera.


Un esempio delle cover di Frisenda per MV


Frisenda:  Mah, come amico direi Carson, come collega Poe e come vicino Groucho (magari in un altro pianerottolo, possibilmente).

Nick: Parliamo adesso del lato tecnico del tuo lavoro: che tipo di carta utilizzi? Preferisci usare il pennino, il pennarello oppure preferisci utilizzare tecniche digitali? E quanto tempo impieghi mediamente per realizzare una tavola?

Frisenda: Come carta uso la Schoeller/Hammer (fogli lisci per il fumetto, mentre per acquerelli anche i ruvidi), mentre per l'inchiostrazione uso diversi pennarelli graduati per i contorni e il pennello per i neri.
In media mi occorrono due giorni per tavola.

Nick:  Descrivici una giornata lavorativa "tipo"di Pasquale Frisenda.

Frisenda: Ah, beh, è abbastanza normale: attacco la mattina verso le 9, e poi, a parte la pausa pranzo, proseguo fino a sera (a volte anche molto tardi).


Nick: Cosa significa per te l'atto del disegnare: passione,cuore,testa, fatica, lavoro, arte o cosa altro?

Frisenda: Direi tutto questo insieme.
La quantità dei vari elementi può variare da persona a persona, secondo il proprio carattere e indole, ma credo che in ogni disegnatore ci siano comunque tutti.

Nick: Tu hai lavorato con diversi grandissimi sceneggiatori come Berardi; Manfredi, Mignacco e Boselli. Per realizzare un buon prodotto quanto è fondamentale l'interazione, e la collaborazione tra sceneggiatore e disegnatore? Ci puoi spiegare per sommi capi le fasi del passaggio tra una sceneggiatura ed il fumetto completo? (Se interagisci con gli sceneggiatori, se ne parlate tra voi, se fai di testa tua in alcuni casi etc etc...)

Frisenda:  Ogni sceneggiatore ha un suo stile di racconto a cui bisogna prestare attenzione, sia per non tradirlo ma anche per trovare gli spazi per muoversi al suo interno e riuscire comunque ad esprimersi con il proprio lavoro.
Anche le sceneggiature sono diverse, e ci sono quelle "canoniche", cioè regolari, essenziali e pulite, oppure quelle accompagnate da tante immagini di documentazione, o ancora quelle che contengono schizzi e bozzetti come suggerimenti.
In linea di massima, in ogni pagina di sceneggiatura si trovano comunque tutte le indicazioni necessarie per eseguire la singola tavola a fumetti, tra descrizioni di quello che accade, didascalie e i testi nei balloon, e il compito del disegnatore è di tradurre in immagine tutto questo, rendendolo sempre leggibile, plausibile e, possibilmente, efficace.
Con alcuni sceneggiatori si riesce ad instaurare un contatto e un dialogo durante il lavoro, e quando accade è sempre una cosa positiva.

Il Ken Parker di Frisenda.

Nick:  Da anni, anzi da decenni si parla della crisi del fumetto in Italia, in tempi recenti anche la Bonelli ne ha subito gli effetti, anche se adesso sta diversificando le sue produzioni . Dal tuo punto di vista qual è lo stato di salute del settore e cosa si potrebbe fare per riportare nuovi lettori?

Frisenda:  Questa è una domanda complessa a cui non credo di poter rispondere in maniera davvero adeguata.
Attualmente il fumetto italiano (e non solo) è in trasformazione, come anche il mercato che lo può accogliere e sostenere, e cosa risulterà da questa situazione di passaggio è difficile dirlo.
Mi auguro che il fumetto, come ha sempre dimostrato di saper fare, resti un linguaggio in grado di resistere ai cambiamenti, evolvendosi, ma senza perdere la sua natura primaria: la narrazione per immagini.
Per quanto riguarda il discorso dei lettori, credo che l'unica cosa che gli editori possano fare in concreto è di valutare con attenzione i futuri progetti e di investire le proprie energie che dispongono solo su cose che davvero ritengono meritevoli, e valutando i risultati per quello che sono, se positivi o negativi, prima di andare sul mercato, indipendentemente dagli autori che li hanno realizzati, che con il servilismo e l'ipocrisia non si porta a casa nulla di buono.
Negli ultimi anni di fuffa indegna se ne è vista anche troppa, e i risultati nelle edicole dovrebbero far pensare.



Nick: Leggi ancora fumetti? E se si quali sono i tuoi preferiti?

Frisenda: Ne leggo molti di meno, ma più che altro per mancanza reale di tempo.
Cerco comunque di restare aggiornato sulle novità e seguo gli autori che mi piacciono.

Nick:  Progetti futuri: a cosa stai lavorando e cosa ci dobbiamo aspettare da Pasquale Frisenda nel prossimo futuro?

Frisenda: Ora sono al lavoro su un nuovo progetto della Sergio Bonelli Editore, un western molto particolare come stile narrativo e grafico, molto duro e realistico, che si prefigge anche di ampliare la dimensione del West raccontata in molti anni in Bonelli e in tante collane.
L'uscita è prevista per il 2018.

Nick:  Bene, è tutto, nel salutarti ti rivolgo la classica domanda finale di Nocturnia: esiste una domanda a cui avresti risposto volentieri e che io invece non ti ho rivolto?

Frisenda:  Mmm... no, direi che sono state abbastanza variegate.
Grazie per l'attenzione, anzi.

BONUS CARD: BIOGRAFIA DI PASQUALE FRISENDA

Pasquale Frisenda è nato a Milano il giorno 8 gennaio 1970. Comincia il suo percorso artistico e lavorativo seguendo un Corso di Fumetto e Illustrazione proprio a Milano, subito dopo comincia a lavorare con lo Studio Comix, di Ambrosini e Casertano, e pubblica la storia Tenebra (testi di Michele Masiero) sulla rivista Cyborg edita dalla Star Comics. Dopo questa prima esperienza Pasquale Frisenda entra a far parte della squadra che realizza le nuove avventure di Ken Parker, sull'omonimo Magazine questo fino al momento in cui la testata viene acquisita dalla Sergio Bonelli Editore. Il disegnatore viene quindi scelto per il nuovo personaggio horror-western di Gianfranco Manfredi, Magico Vento. Frisenda della nuova testata ne diventa anche il copertinista ufficiale disegnando tutte le cover dal n. 32 al n. 75 della serie. Successivamente lavora sul 23esimo Tex Speciale, uscito nel 2009. Attualmente fa parte del gruppo dei disegnatori di Tex, il personaggio più iconico e famoso del fumetto italiano.

Per le immagini: Magico Vento eTex copyright e diritti : SBE
Per tutte le altre: degli aventi diritto

8 commenti:

Cavaliere oscuro del web ha detto...

Una bella e interessante intervista.
Saluti a presto.

Nick Parisi. ha detto...

@ Cavaliere oscuro del web
Saluti anche a te e grazie per essere passato.

Ema ha detto...

Non credo di aver letto mai un fumetto disegnato da lui, anche se dentro qualche scatolone ho un paio di Magico Vento.
Una pagina ogni due giorni credo sia la media di molti disegnatori. Ce ne sono pochi più veloci. Da appassionato di fumetto americano, mi vengono in mente Byrne (almeno negli anni 80 e 90, dopo non so) e Bagley.
Non vorrei dire una scemenza ma secondo me è più conosciuto Diabolik anche se di pochissimo.

Ariano Geta ha detto...

Un mio coetaneo, infatti quando ho letto l'elenco dei disegnatori che più lo hanno influenzato ho rivisto la mia adolescenza (nel mio caso solo come lettore).
Come al solito devo farti i complimenti, avere un addetto ai lavori da intervistare è uno spunto, ma fargli domande non banali è un pregio dell'intervistatore.

Nick Parisi. ha detto...

@ Emanuele Di Giuseppe
Credo che quella tra Tex e Diabolik sia una dura lotta, entrambi sono personaggi che hanno fatto la storia del fumetto italiano ed internazionale, dovendo stilare una classifica dei fumetti più popolari sono sicuro che Diabolik si piazzerebbe sicuramente tra le primissime posizioni e Tex farebbe altrettanto, credo che la differenza stia tutta nel target dei lettori, fino a qualche tempo fa il ladro mascherato di Clerville aveva lettori diversi da quelli di "Aquila della Notte", oggi le cose invece sono -fortunatamente- più mescolate.
Magari poi sbagliamo entrambi e scopriamo che invece il personaggio più iconico e conosciuto del fumetto italiano è, per esempio, Corto Maltese. :P

Nick Parisi. ha detto...

@ Ariano Geta
Troppo buono come sempre. ;)
Le influenze sono certamente quelle della nostra generazione, più di una volta nel leggere i nomi degli artisti citati da Frisenda il mio cuore ha avuto un sobbalzo di nostalgia e di reminiscenza.

marisa forzani ha detto...

Enrique Breccia, Arturo Del Castillo, José Munoz, Jorge Zaffino, Juan Giménez, Domingo Mandrafina, Horacio
Altuna...!!! Anche per me fanno parte di molti ricordi di fumetti come Lancio Story e il mitico Stelio Rizzo!
Una bellissima intervista con tanti passaggi sulla creatività! Bravi 😊

Nick Parisi. ha detto...

@ marisa forzani
Per le nostre generazioni si tratta di autori e di fumetti mitici! Presto dovrei provare a contattare uno degli autori che hai citato....nel frattempo, incrociamo le dita!

Ricordando il passato

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