SEI DONNE PER L'ASSASSINO ! (1964)

Una giovane modella viene brutalmente ammazzata nel corso di una sfilata in una villa romana da un misterioso assassino mascherato. Nonostante questo la proprietaria della villa, la contessa Cuomo ed il suo amministratore nonché amante Massimo Morlacchi decidono di continuare con le sfilate. Proprio durante una di queste,il diario di Isabella,la ragazza uccisa, viene ritrovato da Nicole un'altra delle modelle della maison. Diversi segreti sono sul punto di venire a galla e per questo gli omicidi, sempre più brutali uno dopo l'altro, proseguono. Le indagini condotte dall'ispettore Silvestri si rivelano difficili sin dall'inizio. Tutte le persone indagate, tutti i dipendenti dell' Atelier paiono nascondere qualcosa, a volte qualcosa di estremamente torbido. Nessuno pare essere completamente innocente.
E c'è ancora un assassino da fermare.

Sin dalla coloratissima e, a tratti, lisergica sigla si ha come la sensazione di essere stati presi e catapultati di peso in una sorta di universo parallelo. La sequenza delle immagini presenta i vari personaggi che vedremo di lì a poco in scena tratteggiati come se fossero dei manichini, delle marionette senza personalità né anima. L'avvolgente colonna sonora ritmica con velature baroccamente jazz a cura del veterano Carlo Rustichelli accompagna la sequela contribuendo all'effetto complessivo. Il risultato è duplice: per un verso conosciamo tutti i protagonisti,dall'altro, dall'altro il modo con cui vengono inquadrati con i volti avvolti da colori accesi ed ombre profonde rivelando così,quasi anticipando la filosofia propedeutica della trama che nel film non incontreremo eroi o figure "senza macchia e paura" ma solo esseri, ambigui, profondamente imperfetti e carichi di tutti i possibili vizi capitali esistenti. La stessa colonna sonora la ritroveremo durante le scene di alcuni dei numerosi omicidi cosa questa che, accompagnata al sadismo (per l'epoca) degli stessi renderà il tutto ancora più straniante.


A completare l'effetto straniamento ci saranno i colori e la fotografia: i rossi, i blu, i verdi e i fucsia accesi dovuti all'impiego della tecnologia dell' Eastmancolor così da dare una immagine totalmente visionaria.
Se parte dei meriti va riconosciuto al montatore Mario Serandrei e al soggettista Marcello Fondato è però indubbio che il vero dominus di tutta l'operazione risulta essere il regista Mario Bava.

Bava è uno dei numi tutelari dell' horror Made in Italy, i suoi film gotici hanno fatto la storia della cinematografia di genere mondiale ma, altrettanto importanti, altrettanto d'ispirazione sono stati i suoi thriller.
In particolare questo Sei Donne per l'Assassino girato nel 1964 ha posto le basi (la maggior parte di queste perlomeno) per la scuola del Giallo al'italiana. Molte delle regole che negli anni successivi saranno impiegate a piene  mani da registi come Dario Argento o di quelli degli slasher americani in pratica nascono qui, in questa pellicola.

Qui si sviluppa, per esempio, il concept dell'assassino senza volto e dall'identità misteriosa, così come è sempre in Sei Donne per l'Assassino uno dei primi (se non il primo in assoluto) film in cui viene introdotto il principio del body count, cioè dell'alto numero di omicidi in un sol film.
Omicidi- come detto- sempre più crudeli ed efferati al punto che all'epoca della sua uscita il film ricevette diverse accuse di sadismo.
Accuse che oggi farebbero forse sorridere,così come oggi risulterebbero risibili alcune soluzioni narrative però è indubbio che un paio di scene risultano ancora oggi abbastanza forti.
Così come ancora oggi risultano molto convincenti le scelte stilistiche, scenografiche e di regia.
Mario Bava da sempre ottimo artigiano sia negli effetti speciali sia della macchina da ripresa impiega in questo film al suo meglio tutta la sua personale sensibilità e poetica.
Una delle sue maggiori capacità, cosa che gli è sempre stata riconosciuta anche in vita, è stata quella di riuscire a tirar fuori immagini straordinarie ed effetti di prim'ordine anche con l'impiego di soluzioni di ripiego e mezzi risicatissimi. In Sei Donne per l'Assassino però, trattandosi di una coproduzione tra Italia, Francia e Germania (anche per motivi fiscali la sede legale della società di produzione tedesca era nel situata nel Principato di Monaco), il regista sanremese per una delle poche volte nella sua vita poté contare su un budget un poco più alto.

Ne giovano gli attori, membri di un cast non certo stellare o di nomi di primissimo piano, ma tutti impiegati al loro meglio.
Il protagonista maschile Massimo Morlacchi venne interpretato dall'americano Cameron Mitchell, un attore conosciuto in patria principalmente per i suoi ruoli western ma che nel nostro paese aveva stretto un discreto sodalizio con Bava realizzando con lui ed altri registi numerosi horror e peplum.
Dotato di un volto spigoloso e di una imponente presenza scenica Mitchell era l'uomo giusto per incarnare ruoli di figure ambigue, controverse, con un forte lato oscuro, se non veri e propri antagonisti. Anche in questo frangente la sua interpretazione fu precisa e rigorosamente adatta al ruolo.
Invece a dar volto alla contessa Cristiana Cuomo troviamo l'ungherese Eva Bartok, un'attrice oggi ricordata più per i suoi matrimoni che per i film interpretati, ma che negli anni '60s proprio perché faceva parte di quel nutrito gruppo di artiste fuoriuscite dall' Europa Orientale ed attive nel Cinema internazionale che con la loro presenza, ha contribuito a far nascere il "Mito" della Donna dell' Est ed anche una certa nostalgia della Mitteleuropa pre-Muro di Berlino.
Sei Donne per l'Assassino comunque rappresentò per la donna l'ultimo ingaggio di rilievo, subito dopo,complice l'ennesimo scandalo sentimentale, si sarebbe ritirata dalle scene
Facente parte della "quota" proposta dalla parte tedesca della produzione fu l'attore Thomas Reiner, scelto per vestire i panni dell'ispettore romano Silvestri.

Cameron Mitchell ( 1918-1994)
Dopotutto erano ancora gli anni in cui il Cinema italiano, specie quello di genere, possedeva una grande attrattiva, una enorme fama e faceva sì che schiere e schiere di attori stranieri fossero sempre pronti a sbarcare armi e bagagli nella Hollywood sul Tevere (alle volte mi viene perfino da pensare che "fossimo più in Europa" allora che adesso). Una delle attrici coinvolte,la statunitense Mary Dawn Arden ( nel film interpreta la modella Peggy), testimoniò che durante la lavorazione del film di Bava nei primi giorni di ripresa si parlavano almeno sei lingue diverse e che uno dei suoi compiti non ufficiali -su richiesta dello stesso regista- fu quello di adattare i dialoghi in una forma di inglese colloquiale in maniera che tutti gli attori si esprimessero almeno nello stesso modo.

Eva Bartok ( 1927-1998)
Reiner un paio di stagioni dopo ottenne una certa fama in patria interpretando un personaggio ricorrente nella serie di fantascienza Le Fantastiche Avventure dell'Astronave Orion ( in originale Raumpatrouille - Die phantastischen Abenteuer des Raumschiffes Orion). Nonostante alcuni particolari secondari, l'interprete tedesco riuscì a dimostrarsi credibile nella sua rappresentazione di un funzionario di polizia romano, va detto però che in molte scene la recitazione minimalista e a tratti quasi svogliata di Reiner risulta quasi schiacciata se confrontata con quelle degli altri membri del cast.

Cast di cui fanno parte, tutti in ruoli minori, per la quota italiana diversi volti ricorrenti del nostro Cinema. In questa sede mi limiterò a ricordare il romano Enzo Cerusico, Franco Ressel (qui ribattezzato Roussel) un caratterista napoletano solitamente più a suo agio nelle commedie brillanti a fianco di Toto o Fabrizzi. e l'habituè di tanti film gotici Luciano Pigozzi, un uomo che ebbe la ventura di assomigliare troppo a Peter Lorre e per questo finì spesso con l'interpretare ruoli di personaggi sgradevoli in decine di film horror .
Sei Donne per l'Assassino si rivela una lunga cavalcata verso il delirio, una lucida discesa nell'abisso, le varie figure in scena sono trattate in maniera quasi lombrosiana, a tratti sembra perfino che la loro caratterizzazione sia stata presa di petto da un manuale di criminologia. In particolare sono le figure maschili quelle che ci fanno le figure peggiori dal momento che si rivelano un concentrato di tutte le peggiori deviazioni e bassezze possibili, più stereotipate risultano invece le figure femminili bisogna però ricordare che questa era, purtroppo, la norma nel Cinema horror fino a  pochi decenni fa prima che cambiasse lo zeitgeist dei tempi anche sullo schermo.

Rivedere la pellicola oggi significa farsi trascinare in un non ben definito "Altrove"temporale. Pur essendo virtualmente ambientato a Roma non ritroviamo nessuna caratteristica che possa risultare riconducibile ad un ben preciso luogo geografico o ad un momento specifico e forse è stata proprio questa voluta indeterminatezza a contribuire al successo internazionale della produzione. Bava era- tra le altre cose- un maestro nel tratteggiare credibili "Non Luoghi" Cinematografici, era il suo modo di turlupinare (in senso buono) gli spettatori offrendo loro delle visioni estremamente immaginifiche e  sovrabbondanti scenografie, sia pure lavorando sempre al risparmio. Si parla spesso di "sospensione dell 'incredulità" per spiegare il fascino di una qualsiasi opera di fantasia.
Questo è uno degli casi più lampanti e positivi.

Ancora adesso la pellicola viene considerata come un piccolo kult in diversi paesi. In Germania dove è conosciuta col titolo Blutige Seide ( Seta Insanguinata) è estremamente popolare, lo  stesso è avvenuto in Francia e negli States dove la conoscono come Blood and Black Lace (Sangue e Pizzo Nero)
Tutto perfetto?
Non proprio.
Sempre l'attrice Mary Arden, pur parlando sempre benissimo di Mario Bava, ha rivelato di non essere mai stata pagata dai produttori per il suo lavoro nel film.
Certe cose sembrano non cambiare proprio mai.

20 commenti:

Mariella ha detto...

Sempre perfette e inappuntabili le tue recensioni. Ancor prima di leggere il post, solo guardando le foto, ero subito arrivata a Bava e Argento.
Mi piacerebbe poterlo vedere, sai dirmi se si riesce a recuperarlo da qualche parte, tipo gli archivi Rai o su Prime?

Unknown ha detto...

Il meglio a volte lo abbiamo avuto in questo Paese, e nemmeno lo ricordiamo, assurdo che Marione Bava sia più amato all’estero che in Italia, senza questo film Freddy Kruger non avrebbe avuto il suo celebre cappello, giusto per citare uno dei tanti effetti del cinema di Bava. Gran post sono i film che vanno ricordati sempre perché sono dei classici. Cheers!

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Concordo con Mariella, le tue recensioni sono sempre inappuntabili ed anche interessanti!

Nick Parisi. ha detto...

@ Mariella
Argento -e non solo lui-hanno preso molto da Bava e questo film in particolare ha influenzato buona parte dello splatter statunitense. Boogeyman come Freddy Krueger sono nati grazie al'assassino mascherato di Sei Donne per L'assassino. Per quanto riguarda la visione del film, beh è stato editato in DVD prima dl Sinister e poi in edizione economica nel 2016 dalla Gazzetta dello Sport, ti faccio sapere se esistono dei link legali di streaming sul film, dammi un paio di giorni.

Ariano Geta ha detto...

La cosa curiosa infatti è che i film italiani "di seconda fascia", tipo gli horror o gli spaghetti-western, o anche (perché no?) quelli con Bud Spencer e Terence Hill, a distanza di decenni sono quelli che comunque vengono ricordati come capaci di creare idee nuove e spunti cinematografici poi sfruttati anche all'estero. Mentre i tanti film "impegnati" lodati dalla critica sono finiti nel dimenticatoio.

Nick Parisi. ha detto...

@ Cassidy
Bava in Italia è stato sempre sottovalutato, quando era vivo a parte alcuni intellettuali come Bevilacqua o la Laura Betti non era molto apprezzato da giornalisti e critici, quando invece veniva considerato importante come Fellini negli altri paesi. Hai ragione su Krueger e hai fatto bene a ricordare il particolare.

Nick Parisi. ha detto...

@ Daniele Verzetti il Rockpoeta®
Grazie!Sei molto gentile!

Nick Parisi. ha detto...

@ Ariano Geta
Pensa che in Ungheria hanno dedicato una statua a Bud Spencer perché per loro i suoi film rappresentano un inno alla libertà e alla difesa dei più deboli. Durante il Comunismo i film della coppia Hill-Spencer erano tra i pochissimi film occidentali che riuscivano ad entrare in quel paese e per loro era è rimasto un mito. Non credo che molti artisti "impegnati" possano dire lo stesso.

Babol ha detto...

Lo ricordo inevitablmente un po' ingenuo ma anche efferato e sadico nel suo indugiare sui volti sofferenti delle povere modelle. E poi, ha aperto la via al giallo all'italiana, è un capolavoro!

Nick Parisi. ha detto...

@ Babol
Concordo! Forse un poco ingenuo in alcuni momenti, però indiscutibilmente un film seminale sia per il Giallo che per lo slasher.

MAX ha detto...

Il problema per me è che non lo conosco poi così tanto.
Anzi forse non lo conosco proprio.
Poi non so se sia contemporaneo a Fulci ad esempio.
Sono comunque nomi che hanno fatto la storia del giallo e dell’horror all’italiana.
La storia appunto.
Poi il film è datato 1964 ...guarda Nick anche se non l’ho visto mi da tanto l’idea di essere un film lento.
Non mi sento predisposto verso quel tipo di cinema.
Però se Craven deve il capello di krueger al maestro Bava, forse qualche chance si potrebbe pure dargliela.
La mia paura ( esperienza personale) e di trovare questi film così datati noiosi.
Ciao

Obsidian M ha detto...

Guardandi questo film ci si rende conto che Dario Argento non si è inventato proprio niente. La fotografia è la stessa di Suspiria, cos' come l'esterno sulla villa sotto la pioggia. Di profondo rosso abbiamo la scena della vasca da bagno... per non parlare dell'assassino con impermeabile e guanti neri. Argento di suo ha aggiunto giusto quel tocco sadico che indiscutibilmente gli appartiene.
P.S.: Da non confondere con "Cinque donne per l'assassino" (1974) di Stelvio Massi.

Nick Parisi. ha detto...

@ MAX
I tuoi sono dubbi legittimi caro MAX, capita spesso che vedendo un film del passato, magari anche uno di quelli descritti come capolavori,questo poi ci deluda o ci annoi. Ci sono molte pellicole che invecchiano malissimo. In questo caso poi nel vederlo potrebbe capitare di dire. "Ma io questa scena l'ho già vista in quel film con Freddy Krueger o Jason Voohrees!", "Ma questo omicidio l'ha fatto anche Dario Argento in.....".Ecco tieni presente che sono stati quelli venuti dopo a prendere spunto da "Sei Donne per l'Assassino" e non il contrario, quindi i vari Argento, Craven e compagnia cantando hanno preso molto da questo film, inoltre trattandosi di un thriller, anzi uno dei primissimi slasher risulta ancora molto veloce e scorrevole come visione.Ci sono indubbiamente delle cose che oggi farebbero sorridere, complice l'evoluzione della società, per esempio la concezione che si aveva all'epoca dell'omosessualità e della convivenza di due persone non sposate e nel film si fanno alcuni velati riferimenti a queste cose, oppure a quanto poco si sapesse sulle droghe nel 1964, però per il resto io consiglierei la visione di questo film, sicuramente è invecchiato meglio di tanti altri film italiani coevi. Poi -è ovvio- i gusti personali contano sempre e quindi una cosa che può piacere a me altrettanto legittimamente potrebbe non piacere a te. E' una cosa giusta e normale questa. :)
Un abbraccio!

Nick Parisi. ha detto...

@ Obsidian Mirror
Infatti sono convinto che se non ci fosse stato Mario Bava forse oggi non avremmo avuto molte delle cose realizzate da Dario Argento e nemmeno molti dei cicli horror degli anni '70\80's. La cosa divertente è che noi in Italia di questo fatto ce ne siamo accorti dopo mentre invece negli Stati Uniti e in Francia i film di Bava venivano studiati nelle scuole di Cinema.
P.s
Vero!Da non confondere con il più tardo film di Massi, ma del resto anche quella del "copiare" i titoli era una prassi comune da noi, ricordiamoci che quando lo stesso Dario Argento esordì con successo con "L'Uccello dalle Piume di Cristallo" poi per anni uscirono decine di thriller che contenevano almeno un animale nella frase del titolo. :)

Cavaliere oscuro del web ha detto...

Recensione molto interessante e ricca di dettagli.
Sereno pomeriggio.

Marco L. ha detto...

Quindi quando si dice che la serie di Venerdì 13 è la brutta copia di Halloween, in realtà bisognerebbe invece dire che Halloween ha tratto molta ispirazione da questo film?

Maria Teresa Steri ha detto...

Molto interessante, non lo conoscevo ma mi hai fatto venir voglia di vederlo. Sembra molto all'avanguardia per quei tempi.

Nick Parisi. ha detto...

@ Cavaliere oscuro del web
Grazie! Serena settimana a te!

Nick Parisi. ha detto...

@ Marco Lazzara
La cosa è ancora più complessa:è sicuramente vero che se non ci fosse stato l'"Halloween" di Carpenter non ci sarebbe stato nemmeno il franchise di "Venerdì 13", inoltre Sean S. Cunningham il regista e deus ex machina di "Venerdì 13" sarebbe poi stato anche il regista della seconda unità del primo "Nightmare" di Wes Craven, quindi direi che ci sono state tante influenze tra le varie saghe. Però un poco tutto il cinema slasher è stato influenzato da "Psycho" in primis e poi da questo "Sei Donne per l'Assassino". In particolare il film di Bava ha codificato alcune delle regole che tutti gli altri avrebbero utilizzato. Si è più volte citato il cappello di Freddy Krueger, ma si possono citare anche altre cose: la presenza di un assassino mascherato o comunque senza volto che sembra totalmente inarrestabile, il fatto che questi utilizzi spesso armi bianche come lame o coltelli invece delle armi da fuoco oppure l'alto numero di omicidi ed anche il particolare che questi siano sempre più sadici e cruenti mano a mano che la pellicola procede.
Ecco, queste sono le influenze che un poco tutto lo slasher ha ottenuto da "Sei Donne per l'Assassino".

Nick Parisi. ha detto...

@ Maria Teresa Steri
Per molte cose è indubbiamente all'avanguardia, specialmente per la parte visiva. Per altre cose (l'aspetto sociale e dei rapporti tra uomo e donna) si vede che il tempo è passato.
La visione però la merita.

Ricordando il passato

Ricordando il passato
 
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