Nel nostro paese e nel mondo continua il delirio "Coronavirus" con la maggior parte degli italiani costretti dentro casa per la maggior parte del tempo per fare la "loro parte".
In questa strana fine d'inverno il nostro paese pare quasi sospeso, a metà strada di un guado che, ancora non si può dire, non si sa da che parte ci farà sbarcare.
L'unica cosa certa è che questa esperienza finirà per cambiare abitudini stratificate da decenni.
La settimana prossima Nocturnia tornerà alla usuale programmazione, nel frattempo però approfitto di questa situazione per compiere la mia seconda ed ultima deviazione dagli argomenti che di solito tratto.
Sarà un post diverso rispetto i temi che siete abituati a leggere ma come vedrete alla fine finiremo comunque a parlare di letteratura.
Qualche tempo fa su
Facebook con l'amico
TOM si parlava delle sorprese che possono venir fuori dai punti di
BookCrossing : secondo
TOM molto spesso in mezzo al
mare magnum dei volumi lasciati di vecchi proprietari in attesa di nuovi proprietari e lettori si possono rinvenire delle vere e proprie gemme.
Dove risiedo io a
Mira nel veneziano di questi punti ce ne sono almeno un paio, delle vere e proprie casette di legno create da una benemerita associazione di volontariato dove chiunque volendo, può prendere e lasciare i libri che gli interessano.
Quando lavoravo facendo pulizie sui treni di solito portavo presso quei punti tutti quei volumi che i viaggiatori dimenticavano o abbandonavano volutamente per i vagoni, volumi che non facevano parte delle mie letture abituali (tipo tanti
Segretissimo, altri Gialli o parecchie storie d'amore) e che altrimenti i miei colleghi avrebbero buttato assieme a tante altre cose abbandonate dai "civilissimi" viaggiatori (non avete idea o forse ce l'avete fin troppo bene di quante cose si lascino volontariamente sui treni, tanto ci sarà qualcun altro che dovrà pulire). Ultimamente poi ci lasciavo quei volumi che ho da anni ma dei quali da tempo ho perso speranza o interesse di leggere, di norma quello che ci trovavo che potesse rispondere ai miei gusti erano al massimo dei vecchi
Urania (buonissimi anche quelli, intendiamoci Eh!) o se ero proprio fortunato fortunato i romanzi di
X-Files del
Club del Libro.
Più o meno un mese e mezzo fa però le cose sono andate in maniera molto diversa.
Sin da bambino ho sempre avuto un rapporto privilegiato coi libri, a volte mi sembra che mi "chiamino da lontano"
Questa è stata una di quelle volte.
Quel giorno di un
mese e mezzo fa ho notato, quasi sepolti in mezzo agli altri un nutrito gruppo di volumi, una cinquantina circa che si differenziavano dagli altri, tutti apparentemente molto datati. i volumi dovevano essere appartenuti alla stessa collezione privata, la vecchia proprietaria forse la nonna dell'anonimo donatore nel corso degli anni aveva strappato le copertine originali sostituendoli con rilegature cartonate posticce e senza inserirgli i titoli, le copertine dei libri più antichi avevano come immagine i
leoni o i
cavalli rampanti tipici di tanti stemmi araldici, sulla maggior parte delle cover fittizie invece vedevano campeggiare la figura del
giglio stilizzato.
Dicevamo del'età dei tomi in questione.
I più recenti erano stati pubblicati nel 1931, il più vecchio era l'edizione del 1880 di Vita dei Campi di G. Verga, la prima edizione mai stampata della raccolta di racconti dello scrittore siciliano.
A scanso di equivoci lo dico subito, temo che i volumi data la particolare operazione di ricopertinatura della vecchia proprietaria non abbiano più nessun valore economico e nessun interesse per i collezionisti duri e puri.
M'interesserebbe però conoscere la storia dietro alla padrona di quei volumi, compare spesso un nome vergato in inchiostro antico, di quelli che si vergavano col pennino direttamente dal calamaio nelle prime pagine, il nome è
Pierina De Gobyen o
de Goblyen, la grafia mi sembra infantile e inesperta.
Un cognome francese? Fiammingo? Spagnolo ? Oppure di qualche antica famiglia veneta?
Non sono riuscito a trovare riferimenti soddisfacenti in rete in proposito.
Ma sarebbe interessante poter ricostruire la storia di questa vecchia collezione, magari anche per sapere se esistono altri volumi dispersi in giro.
Veniamo adesso ai libri che ho trovato.
Come visto c'è tanto
Verga, tanta
Grazia Deledda, diverse opere di
Giacosa, l'edizione del
1900 (credo che sia la seconda edizione italiana) del
Quo Vadis di
Henryk anzi di
Enrico Sienkiewicz come si usava scrivere allora italianizzando sempre i nomi propri stranieri. Ma anche tanti nomi oggi dimenticati.
La vecchia lettrice doveva avere una vera e propria predizione per il
Verismo dal
momento che ho trovato molte opere scritte da
Neera,
nom de plume dell'autrice milanese
Anna Maria Zuccari, una scrittrice molto attenta alla condizione femminile, ma che però ne giustificava la posizione subordinata rispetto agli uomini (mi chiedo cosa ne penserebbero le odierne femministe), diversi drammi di tal
Gerolamo Rovetta, che pare fosse un autore molto popolare nell'Italia di inizio
900. Oppure vi dice niente il nome di
Luciano Zuccoli?
Si trattava di un nobile italo-svizzero che era nato nel
Canton Ticino da una famiglia mista: il suo vero nome era
Luciano Von Ingenheim, ma per motivi patriottici preferì adottare il cognome della madre italiana. il Conte Zuccoli fu giornalista a Venezia, Modena e a Milano, collaborò tra le altre cose anche al Corriere della Sera, fu un autore molto popolare anche lui legato al Verismo, anche se scrisse anche un romanzo dai toni decisamente horror come Il Maleficio Occulto nel 1920 (che è uno dei volumi che ho trovato). Purtroppo Zuccoli non doveva essere una persona molto gradevole: le polemiche lo accompagnarono per tutta la vita, nel 1912 fu allontanato dalla direzione della Gazzetta di Venezia a causa del suo estremo antisemitismo e, tanto per raccontarne una, al tempo della Guerra di Libia si scagliò pubblicamente contro l'esercito italiano perché "faceva troppi prigionieri ".
Così giusto per farvi capire il livello del personaggio.
Sarebbe interessante capire anche un'altra cosa e cioè se le firme di
Grazia Deledda presenti all'interno dei suoi romanzi siano autografe oppure se si tratti solo di un timbro (credo sia vera la seconda ipotesi però chiedo aiuto e lumi a quei lettori più bibliofili del sottoscritto, ma così sempre come mia curiosità)
Come dicevo i libri dovrebbero avere perso tutto il loro valore economico, io però li conserverò gelosamente come testimonianza di una parte del passato culturale e letterario italiano.
E nel frattempo, continuerò a cercare informazioni sulla loro vecchia proprietaria.
Se qualcuno a Mira (Ve) o da altre parti mi potrà aiutare a ricostruirne la vita è il benvenuto.
Chi lo sa se un giorno non ci possa uscire fuori una bella storia per Nocturnia?