"La Città è la Città. Soltanto la Città rimane sempre forte e indistruttibile, perché la Città è eterna!" Questo almeno pensano gli abitanti della Città. Una comunità dove da tempo immemore convivono, apparentemente in pace, umani e popolazioni inumane. Poi un giorno quando muore l'anziana Sindaca vecchi rancori e nuovi odi escono alla luce. La famiglia a gestione matriarcale che da decenni governa la Città si trova a dover fronteggiare un inaspettato pericolo, un nuovo movimento politico battezzato "Il Pugno dell'Uomo" che in nome della purezza etnica si prepara a realizzare un nuovo genocidio. La Storia è una severa maestra, ma come si fa a non ripetere gli errori di un passato lontano? Una vicenda corale ambientata in un mondo lontano alla luce di due lune che non possono che osservare silenziose gli sforzi dei pochi per impedire la morte di molti.
Lo so, come sempre arrivo in ritardo e mi metto a parlare di un romanzo che tra pochi giorni non sarà più nelle edicole. Ma fedele al principio del meglio tardi che mai dedico due righe a questo Il Pugno dell'Uomo, l'ultimo romanzo di Davide Del Popolo Riolo. Come sanno gli appassionati di fantascienza italiani l'Urania novembrino è tradizionalmente dedicato alla presentazione del romanzo vincitore del contest del Premio omonimo. L'occasione diventa spesso anche un modo per discutere non solo delle singole opere ma anche dello stato di salute e di qualità delle produzione letteraria di stampo fantascientifico nello Stivale. Pregi, difetti, cose migliorabili, scelte narrative riuscite e, non nascondiamocelo per alcune edizioni del passato, anche qualche polemica.