Franco Battiato e la Fantascienza I. - Guest Post di Jacopo Berti

Torna anche la rubrica Visti da Lontano, in questo caso vi propongo una tripletta di post scritti da Jacopo Berti.  L'occasione è duplice, da un lato si è parlato molto del recente premio Nobel a Bob Dylan e quindi mi sembrava appropriato parlare dei rapporti tra musica e letteratura, in questo caso segnatamente tra musica e fantascienza.  In secondo luogo, recentemente questo post di Miki Moz ha riaperto il dibattito sullo strumento blog, sulla sua vita e sul perché molti blog poi vengano abbandonati.
Il Meme Egoista è stato  un blog molto interessante, da tempo non viene aggiornato ( a proposito Jacopo, sicuro di non voler tornare a bloggare? Non vuoi ripensarci?) però nella sua breve vita ha pubblicato articoli interessanti ed anche se sapete come io non ami molto i guest post lo scopo di questa rubrica è anche quello di recuperare dall'oblio cose interessanti.
Come questo articolo (pubblicato originariamente QUI)
Ci rivediamo tra qualche giorno, con un post scritto da me e dedicato ad un mistero della storia russa, che intervallerà la tripletta dedicata a Berti e a Battiato.

INTRODUZIONE

La scomparsa, qualche mese fa, di David Bowie e la conseguente – non nuova e senza dubbio legittima – associazione del suo nome alla science fiction mi hanno portato a ragionare su quali siano le forme d'arte o, più in generale, i tipi di media per i quali si può parlare di fantascienza.
Per quanto possano essere diversi i criteri definitori e motivate le rinunce a una definizione, nella maggior parte dei casi siamo in grado di riconoscere come fantascientifici un romanzo o un racconto, un film o un fumetto; una qualsiasi produzione apertamente narrativa. Certo, non si ci sono solo opere che costituiscono il “centro” del genere e che vi vengono ascritte col più ampio consenso: esistono anche opere meno inquadrabili, che suscitano dibattiti sui sottogeneri e sulle “periferie” del genere stesso; discussioni che non necessariamente approdano a un punto fermo. Ma, in entrambi i casi, si sa almeno a cosa guardare: in primo luogo ai contenuti (temi e topoi, immaginario, personaggi…); in secondo luogo – secondarietà sulla quale si può comunque discutere – alla forma (stile, struttura, linguaggio…).

Con queste premesse, che dire dunque della musica? Può essa definirsi fantascientifica in senso stretto, prescindendo dai testi e dai contesti ai quali è associata? Arte difficilmente oggettivabile, arte che esiste solo quando è eseguita o riprodotta, la musica sembra insofferente a qualunque caratterizzazione tematica forte. Persino il fatto che “tema” sia un termine musicale autonomo suggerisce che, tema a se stessa, la musica possa accogliere solo in un certo senso temi che siano altro da sé.
Se è vero che la musica può avere una profonda vocazione narrativa e descrittiva, bisogna anche dire che la narrazione e la descrizione musicale sono veicoli di senso e di significato che però non giungono a individuare un referente.
Difficilmente riconducibile alla fantascienza in modo diretto, la musica ne è però degnissimo complemento. Penso ovviamente alle canzoni e alle colonne sonore e noto come, in effetti, alcuni generi musicali siano “più fantascientifici” di altri, nel senso che sono più spesso abbinati a contenuti legati alla science fiction. Penso al “rock”, alla musica “classica” a quella “elettronica” (perdonate l’uso spudorato delle virgolette per evitare la complessità: consideratele apposte ogni volta che ricorrono questi termini). Per questi tre generi, credo che le caratteristiche intrinseche non possano essere distinte da considerazioni storiche.
Se associo la musica classica (o comunque l’impianto orchestrale classico) alla fantascienza non riesco a decidere se sia più perché entrambe hanno gli strumenti per accedere all’attrattiva di un’epica fuori dal tempo o se sia invece perché, intuìto quanto sopra, tale genere musicale sia stato legato indissolubilmente alla science fiction attraverso le fanfare di Strauss in 2001 Space Odissey o attraverso la colonna sonora di Star Wars, composta da John Williams alla maniera de I pianeti di Holst.
Se vi associo il rock di un Bowie (per non parlare dello “Space rock”), oltre all’evidenza dei testi, è perché in un dato contesto storico fantascienza e musica rock furono tra le manifestazioni più di spicco di un anelito ribelle e anticonformista e finirono naturalmente associati? O perché vi è invece un legame più profondo, preesistente, di ethos, forme e strutture?
Se penso alla musica elettronica e sperimentale come colonna sonora perfetta per un film o per la lettura di certa narrativa di fantascienza – e qui il discorso è ancor più complesso – sono debitore della colonna sonora del Pianeta proibito e dello straordinario Vangelis di Blade runner? Oppure è perché una certa musica sperimentale è estrapolazione rivolta al futuro del mondo sonoro contemporaneo allo stesso modo in cui la fantascienza è estrapolazione del contesto sociale, antropologico e tecnologico? O, ancora, per il sottile piacere dell’ambiguità tra la funzione diegetica o extradiegetica del suono in un film di fantascienza? In altre parole: ciò che sentiamo nelle due colonne sonore sopra citate è il possibile rumore di ciò che vediamo o la sua trasposizione simbolica? E, per tornare alla classica e a SW, il ripetuto frizzare, quasi un suono bianco, delle spade laser è in primo luogo nella sceneggiatura o nella partitura?
Poche certezze, tanti interrogativi. Che rivolgo a me stesso e a chi ha avuto la pazienza di leggere fin qui. Una cosa invece posso dare per assodata: ovvero che più ancora di Bowie e delle colonne sonore di film amati, il mio punto di riferimento a cavallo tra musica e fantascienza è Franco Battiato.



Si potrebbe pensare che il settantenne cantautore siciliano, eccentrico sperimentatore di forme e linguaggi eccetera, abbia solo sporadicamente incrociato la fantascienza, nelle sue peregrinazioni pop e mistiche; che, tra una visita a Teheran, un Disco d’oro e una Targa Tenco, abbia a volte trovato il tempo di fantasticare alzando gli occhi al cielo, molto prima di sapervi orbitante l’asteroide 18556 che porta il suo nome. Invece la prospettiva fantascientifica è tra le costanti della sua produzione cantautoriale, ed è alla base di alcuni suoi album.
Grande artista, musicista, interprete, intellettuale, “personaggio” a tutto tondo, Franco Battiato è, solo dopo diverse altre definizioni, “cantante” nel senso più comune del termine. Qualche mese fa, a un concerto, poco dopo la prova dell’esistenza delle onde gravitazionali – chiunque ami il Maestro, in quell’occasione pensò a La cura – ne ho avuto la riprova: con poca voce, senza falsetto e, ad essere onesti, neanche tanto pronto di riflessi, ma non importa, anzi. Battiato si è dimostrato quel che è sempre stato: poeta e narratore. Si siede, accompagna la sua performance con gesti delle mani lenti, misurati, espressivi; va fuori tempo e non si sa se lo faccia di proposito; se non arriva a prendere le note delle canzoni della sua gioventù, senza scomporsi, passa a un recitativo o a un parlato.
“Parlami dell’esistenza di mondi lontanissimi – canta, o dice – di civiltà sepolte, di continenti alla deriva. Parlami dell’amore che si fa in mezzo agli uomini, di viaggiatori anomali in territori mistici. Di più: seguimmo per istinto le scie delle comete come avanguardie di un altro sistema solare…”
Dinamiche di vasta antichità letteraria: la narrazione inizia con l’invito a narrare…
Ma non è il caso di affrettarsi. Mi fermo qui, per riprendere nel prossimo post, per cominciare dall’inizio.

15 commenti:

Ivano Landi ha detto...

Ho letto a suo tempo questa serie di tre post. Ricordo che mi piacque.

Nick Parisi. ha detto...

@ Ivano Landi
Passo i tuoi complimenti al Berti che, credo, ne sarà molto contento

Orlando Furioso ha detto...

Mi vengono in mente anche i primi tre album di Battiato (i miei preferiti della sua intera produzione) che per me, adolescente ascoltatore, avevano un fascino di molto collegato alla fantascienza che nello stesso periodo cominciavo a leggere. Dalle atmosfere comunque vagamente "spaziali" - e distopiche - a brani come "Beta" il cui testo si ispira, anzi è quasi "tratto da", Il Mondo Nuovo di Huxley, alle atmosfere futuristiche alla "Mad Max" di Aria di Rivoluzione... Per quel me adolescente la fantascienza e Battiato coincidevano in modo prodigioso! :)
Un caro saluto.

MikiMoz ha detto...

In effetti è una retrospettiva interessantissima (e ottimo tu che l'hai recuperata, ottima rubrica e grazie per la citazione^^).
Di musica spaziale ne ho sentita diversa, sicuramente il prog aiuta molto come sound...
Battiato, è vero, ha dalla sua quelle liriche molto particolari.
Più che fantascienza in sé (sarà che non la sopporto e quindi la voglio idealmente allontanare :p) mi fa pensare a fantascienza legata al mistero e altri mondi (spaziali) possibili.
Non è un caso che comunque ami brani con le medesime atmosfere, di altri artisti (Univers e No Frontiere dei Litfiba, ad esempio).
Battiato comunque lo ha fatto anche negli ultimi periodi con Shock in my town :)

Moz-

Ariano Geta ha detto...

Oddio, proporre Battiato come esempio di musica fantascientifica è una sicuramente una bella sfida. Vediamo se i prossimi post riusciranno a convincermi.

Nick Parisi. ha detto...

@ Fumetti di Carta (Orlando furioso)
Nelle prossime due puntate si parlerà di tutta la produzione di Battiato, quindi anche dei dischi che hai nominato tu.
Distopico è un termine giusto per descrivere le atmosfere del primo Battiato. ;)

Nick Parisi. ha detto...

@ MikiMoz
Era giusto che parlassi del tuo post visto che ha ottenuto una grande echo nella blogosfera e , per quanto mi riguarda, tutte le cose che fanno parlare e meditare le persone meritano di essere citate e pubblicizzate, questo indipendentemente da come la si pensi in proposito sull'argomento.

Nick Parisi. ha detto...

@ Ariano Geta
Ne riparliamo a fine della tripletta.

Ivano Landi ha detto...

@ Ariano Geta
Ti confermo che Battiato in un'intervista per il lancio di "Mondi Lontanissimi" ha dichiarato di aver voluto creare testi che unissero misticismo e fumetto di fantascienza.

Glò ha detto...

Battiato è uno degli artisti italiani che conosco meglio e trovo assai stimolante questo associarlo alla sci-fi, credo in modo pertinente ed intelligente dalla premessa. Alla fine Battiato più volte si è dichiarato come un "viaggiatore" in un senso molto ampio e ho idea che ne leggerò nei prossimi post...

Nick Parisi. ha detto...

@ Glò
Infatti, la tematica del viaggio è sempre presente nell'opera di Battiato ed il rapporto con la narrativa anche.
Vedrai che i prossimi post non ti deluderanno.

Obsidian M ha detto...

Pur avendo abbandonato la musica di Battiato do "L'arca di Noè" (quindi praticamente da subito) ho apprezzato moltissimo questa serie di posta quando uscì sul "Meme egoista".
Lo rileggo volentieri e mi unisco all'invito di riaprire un blog durato troppo poco.

Nick Parisi. ha detto...

@ Obsidian Mirror
Infatti e spero che quel Berti d'un Jacopo Berti ci stia sentendo in questo momento e che si decida a tornare a bloggare.

Timetrapoler ha detto...

Grazie, Nick, per il repost del mio lavoro su Battiato e la Fantascienza!
Sono contento dell'apprezzamento espresso qui, ma anche che già allora quegli articoli siano stati letti da più di qualcuno: pensavo che non interessassero poi tanto.
Spero che sarete soddisfatti anche della seconda e la terza parte, che sono molto più analitici (e, se già non conoscete bene Battiato, vi faranno ascoltare buona musica).

Quanto al mio blog, ho intenzione di ricominciare a scrivere, prima o poi. L'ho abbandonato per le troppe cose da fare. Ma per fortuna non dureranno all'infinito!

Nick Parisi. ha detto...

@ Timetrapoler
Benvenuto su Nocturnia, visto che belle soddisfazioni arrivano da questo blog e dai suoi lettori ultra informati?
Intanto ti preannuncio che la seconda parte esce domani.
Dimenticavo, sbrigati a tornare con il tuo blog. ;)

Ricordando il passato

Ricordando il passato
 
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