POLVERE ALLA POLVERE Un Racconto. Quarta ed Ultima Parte.

DISCLAIMER: è solo un racconto, ricordate che è solo un opera di fantasia.
L' autore, napoletano purosangue, non condivide in alcun modo il razzismo di alcuni personaggi e ovviamente condanna la pedofilia del suo cattivo principale.
La violenza contro chi non si può difendere è il crimine peggiore che si possa immaginare.




Due. Ne restavano solo due.
La creatura che non aveva più corpo assaporò il momento. Presto, molto presto la caccia si sarebbe conclusa.
Un urlo bestiale parti dal profondo del suo essere.
Ogni singolo corpuscolo di polvere all'interno del Forte gli rispose.

1910.
Si era alzato il vento. La sagome dal forte li stava aspettando, ponteggi e raccordi rivestivano le parti ancora non terminate.
Mattiussi si rese conto di odiare quel posto.
* * * * *
Qualcuno stava arrivando, Carugati ormai era pronto. Fogli del libro erano stati inseriti ovunque tra i mattoni, il sangue degli "incidenti" che aveva causato tra gli operai lo aveva fertilizzato.
I bambini erano stati solo una distrazione dal piano.
Il suo gioco.
"Potete arrivare in quanti volete. Ormai io sono pronto".
Mentre si rivestiva le sue mani accarezzarono il ripiano impolverato.
* * * * *
Un airone la spaventò, ebbe una fugace visione delle ali nere dell'animale.
L' Airone aveva più paura di lei.
per un attimo ripensò alla sua vita,alla sorella, agli uomini che l'avevano toccata, ad Antonio, l'unico che l'avesse fatta sentire importante, alle sue paure: paura dell'uomo nero, paura delle streghe, paura di rimanere da sola ed invecchiare abbandonata da tutto e da tutti.
In quel momento decise che non avrebbe mai più permesso alla paura di prenderla.
Accelerando il passo riprese il suo cammino.
* * * * *

* * * * *

" Signor Capitano. E' troppo tardi per informarla che ho dimenticato di portare con me il mio Carcano?"
" Si, Fusaro è troppo tardi. Con soldati come te mi chiedo se vinceremo mai una guerra".
Mattiussi frugò nello zaino che si era portato e ne cacciò fuori una pistola.
"Tieni questa vecchia Bodeo potrebbe andare bene per te. Mi raccomando mi aspetto di riaverla indietro pulita e in ordine"
Il giovane prese l'arma con gratitudine, e se pure notò che l'arma era quasi totalmente in pessimo stato, se pure notò che il capitano teneva per sè una più moderna e meglio tenuta Glisenti non disse niente.
"Ah, Fusaro" lo fermò Mattiussi mentre entravano dentro al Forte " Un ultima cosa."
"Si, Signor Capitano?"
"Veda di stare attento".

* * * * *
Don Manuele Calzavara nonostante la fatica non la smetteva di far suonare la Campane della Chiesa.
La gente era in giro a cercare una bambina sperduta, doveva fare qualcosa per incitarli.
Rivolse un pensiero all'altare co
n la croce.
"Se credessi ancora veramente in te, forse farei una preghiera per chiederti di farla ritrovare presto"
Ma era il continuo silenzio di Dio ai suoi dubbi che continuava a ferirlo.
In silenzio il vecchio prete mentre contiuava a suonare la campane decise che forse era arrivato il momento di chiedere perdono per tutti i figli illeggitimi che aveva avuto.
* * * * *
Il colpo improvviso aveva steso a terra il Capitano, senza che il Militare se ne fosse reso conto, un impalcatura gli era caduta addosso. E adesso stordito dal dolore, con la coda dell'occhio riusciva a vedere solo la sagoma di Fusaro svenuto accanto a lui.
"Buonasera Mattiussi, vedo ci siamo fatti prendere in trappola come dei bambini"
* * * * *
Carugati si avvicinò lentamente alle macerie, a Mattiussi ricordò un serpente che si avvicina alla sua preda. Lento sinuoso. E velenoso.
Solo il volto contraddiceva quella calma apparente, rivoli di sangue rappreso scendevano dalle tempie, disegnando strani ghirigori, quasi un tatuaggio carminio, Mattiussi studiò le tracce del sangue.
Fino a scoprire il corpo nudo e morto di Adele.
"Non potevi resistere, eh? Dovevi farlo di nuovo vero razza di mostro?
Come in Africa? Ma cosa hai in quella testa malata?"
"Non sono malato, non sono mai stato così lucido. Ma tu non potrai mai capire".
Mattiussi si liberò dai calcinacci, con dolore riusci a rialzarsi, fronteggiò l'altro.
"Lucido? Tu sei un oltraggio, sei un insulto ad ogni cosa. Tu dovresti essere in manicomio. O morto!"
"E con quale esercito mi fermerai? Come mi ucciderai senza armi ?"
Mattiussi cercò la sua Glisenti, spaventato non la trovò.
"Oh povero piccolo, cerca meglio. Potrei averla presa io"
Dalla pistola saldamente nelle mani di Carugati partì il colpo. Mattiussi ricascò a terra mentre un fiore rosso si apriva nella sua spalla.


* * * * *
Le voci avevano risvegliato Fusaro, non ne era certo ma gli era sembrato di sentire delle voci di bambini che lo incitavano a riprendere conoscenza.
Con la mente ancora annebbiata puntò la sua Bodeo contro Carugati.
* * * * *
La prostituta si mise a rassettare, quella notte era proprio nata sbagliata. Prima la bambina scomparsa, poi le campane avevano preso a strepitare senza mai fermarsi.
Non che la disturbasse, anzi, provava simpatia per Adele e per la sua famiglia.
Erano gli unici in paese che la trattavano come una persona normale.
Ma quel piccolo soldatino era venuto a chiamare il Tenente proprio mentre era con lei.
Quel Tenente non era un cliente come gli altri, le piaceva davvero; si era scoperta a desiderare che lui la portasse via da quel tipo di vita, che le donasse una vera casa ed una famiglia.
Magari dei figli belli come Adele.
Allora perchè le sembrava di sentire proprio la voce di Adele che la implorava di avvertire il Tenente di ammazzare l'altro in qualsiasi modo ma non con del metallo?
* * * * *
Non andava : i colpi esplosi non si erano nemmeno avvicinati a quel mostro di Carugati.
Il primo proiettile che Fusaro aveva sparato gli aveva appena sfiorato la tempia sinistra, mentre il secondo pareva essersi conficcato nel muro.
O l'attendente Fusaro aveva dimenticato come si mira, o qualcosa stava deviando i colpi.
"Ma guarda lo schiavetto si è risvegliato, spara pure quanto vuoi non ce la farai mai a colpirmi. C'è qualcosa di più grande che è dalla mia parte"
Puntellandosi sulle gambe, Mattiussi era riuscito a rialzarsi, il dolore della spalla era insopportabile, le tempie gli martellavano cantiche di derisione.
Fu costretto ad appoggiarsi al muro per sorregersi, un sasso appuntito stretto nella mano.
" Cosa conti di fare razza di pazzo. Prova a venirmi a prendere, dai Alvise io e te, fai l'uomo per una volta".
Carugati rise ancora una volta, la pistola in mano, si avvicinò lentamente verso il tenente.
"Vedi Mattiussi, ci sono cose che non concepiresti nemmeno in giro là fuori, cose con cui ho fatto un patto. Cose che mi farebbero tornare sempre e comunque.
Adesso te lo richiedo, come pensi di fermarmi ?"
Mattiussi spalle al muro si preparò a lanciare il sasso, si preparò a morire se avesse fallito, silenziosamente salutò Fusaro che abbandonata la pistola inceppata cercava ora di liberarsi dalle macerie; rimpianse anche di non aver potuto salutare per bene la prostituta.
E poi inspiegabilmente rise in faccia al suo avversario
"Ma certo che non ti fermerò io" facendo una linguaccia
" Ci penserà lei".
Alvise Carugati incredulo osservò la punta del coltello fuoriuscire dal suo torace, dietro Dora piangendo ebbe cura di spingere la lama più a fondo che poteva.
"Per mia sorella, carogna!"
L'uomo lasciò cadere la pistola,il corpo improvvisamente rigido.
"Ecco... se c'era una cosa che non mi aspettavo...è che facesse così male".
Poi in un colpo solo cadde, l'ultima cosa che si spense in lui fu la luce folle dei suoi occhi.
La polvere sul pavimento lo abbracciò.


* * * * *
Il corpo di Adele era stato coperto da un mantello, Dora in silenzio, le pettinava i capelli.
L'Attendente Fusaro avrebbe voluto avvicinarsi alla donna, ma non riusciva dentro di se, si rese conto, non riusciva a trovare le parole giuste.
Mattiussi lo prese da parte:
"Dobbiamo parlare. Su una cosa quel bastardo aveva ragione, siamo contro qualcosa di più grande di noi".
"Che intende dire?"
"Che la sua famiglia lo ha protetto da vivo e sicuramente farà di tutto per proteggere la sua memoria adesso che è morto. Fusaro, ci massacreranno, non solo noi ma anche alla tua donna".
" Ma signora ha ammazzato quella bambina"
Mattiussi, respirò profondamente, e poi continuò guardando il suo aiutante direttamente negli occhi.
" Antonio, mi ascolti: io ci sono già passato. E' la nostra parola contro quella delle protezioni della famiglia di questo bastardo : mentiranno; corromperanno; insabbieranno le cose finchè non ci distruggeranno. A stento ne sono uscito fuori dalla Somalia e vedrai, se li conosco bene, la tua donna è quella che rischia di più".
Fusaro volse lo sguardo verso Dora, osservò la ragazza che cominciava a singhiozzare mentre ricomponeva la sorella e poi sconfitto annuì.
"Mi dica come intende procedere".
Mattiussi tremava mentre rispondeva " Lo seppelliremo qui, lo faremo io e lei, tanto la costruzione di questo locale è quasi conclusa, dopodomani piastrelleranno ed amen, nessuno ne saprà mai niente".
"Mi creda Antonio, è la soluzione migliore per tutti: l'Alto Comando non farà troppe domande, la sua famiglia preferirà credere che sia fuggito e saranno costretti a occupare tempo e denaro per mettere a tacere i sospetti su di lui, piuttosto che a distruggere noi, tanto vedrà tempo qualche mese e scoppierà una nuova guerra e presto tutti saranno distratti da altre cose. E noi ne usciremo puliti, tutti; io, lei e la sua ragazza".
"Ma e la bambina?"
"Al massimo diremo la verità al padre: la famiglia ha diritto di sapere, ma dovranno mantenere il segreto anche loro. Gli altri dovranno tutti pensare all'ennesimo caso insoluto".
"Va bene, mi lasci parlare con Dora."
Mattiussi rimase solo col cadavere dell'altro uomo, a terra ritrovò il sasso che un istante prima aveva cercato di utilizzare come difese contro Carugati. Lo afferrò sovrapensiero, ci giocò per un istante.
E poi lo usò per spaccare la testa del morto.
" Giusto per esserne proprio sicuri". esclamò.



2011. Epilogo.
Andrea e Stefano erano in fuga. I muri attorno a loro tremavano, a Stefano sembrava che si deformassero tanto si muovevano. Le luci attorno si accendevano e spegnevano man mano che attraversavano i locali della struttura.
"Ma è impossibile che ci sia la luce! La corrente è stata staccata da anni"
" Ecchecazzo vuoi che ti dica io? Pensa a correre!"
I due superarono alcuni corridoi, qualcosa li stava seguendo, i due potevano quasi avvertire il fiato di quel qualcosa sul collo. Solo una volta Stefano si arrischio a voltarsi indietro.
E vide.
La nuvola di pulviscolo e detriti era immensa, infinita. Correva dietro di loro riempiendo lo spazio, innondando le camerate, allagando i corridoi, l'intonaco si crepava al suo passaggio, le ragnatele avvizzivano al suo contatto.
In quel momento la luce riprese a funzionare per un breve momento e Stefano credette di scorgere al centro della nube un'allampanata figura umana.
La luce com'era tornata così cessò di nuovo. A Stefano sembrò quasi un atto di pietà.
"Presto, vieni!"
Andrea lo strattonò trasciandolo in un locale stretto e lungo, una vecchia porta ancora si reggeva sui cardini.
I due la chiusero come poterono, Andrea raccolse una tavola di legno e puntellò la porta. Poi apparentemente soddisfatto del lavoro compiuto assestò una sonora pacca sulle spalle del compagno.
"Finirà bene, vedrai".
Stefano non condivideva l'ottimismo di Andrea, ma era contento di avere l'altro vicino. Da fuori provenivano rumori che non riusciva ad identificare.
Sperò fosse solo il vento.
Accese il suo Zippo, con quello cercò di farsi luce nella stanza.
"Cosa stai facendo?" Gli chiese Andrea.
"Se ho ragione dovremmo essere finiti in una delle sale dove tenevano le batterie di cannoni, forse ci sarà una feritoia abbastanza larga per farci scappare fuori".


Andrea adesso sembrava triste, gli posò nuovamente una mano sulle spalla:
"Stefano" gli sussurrò all'orecchio " Tu sei il mio migliore amico"
Stefano lo guardò meglio, qualcosa nel tono gli fece paura.
"Disgraziatamente ho anche un altro amico che è molto più importante di te e mi ha chiesto un favore" continuò l'altro " Mi spiace ma non posso proprio permetterti di uscire fuori di qui".
Poi lo bloccò e gli sbattè la testa sul muro.
Stefano provò a divincolarsi, ma la stretta dell'altro era troppo forte.
"Sai?" continuò Andrea "E' qui che è cominciata ogni cosa, lui è stato seppellito proprio in questa stanza, sotto questo pavimento".
"Andrea!" Mugolò Stefano, sputando sangue" Che cazzo succede ? Per favore lasciami andare..."
"Non è possibile, lui aspettava te. Non è strano? Aspettava proprio te. Oh naturalmente gli ci è voluto parecchio tempo prima di capire come potersi muovere, anzi per "tornare a funzionare" per usare le sue stesse parole. Ma nel frattempo era già un po che veniva a trovarmi. Mi ha insegnato ad essere come lui".
Sotto la porta, la polvere cominciava a infiltrarsi, immensi rivoli di terriccio cominciarono a scorrere tra le crepe del muro. Se qualcuno avesse posto un orecchio avrebbe quasi avuto la sensazione di sentire quasi un urlo di selvaggia, animalesca felicità.
"Prima mi ha chiesto di portargli piccoli animali, poi quando ha capito di essere abbastanza forte mi ha chiesto di portargli te e Luca: questioni di famiglia mi ha detto. E vuoi sapere qual è la cosa buffa? Thomas non gli serviva, avrei anche potuto lasciar stare quell'idiota razzista, portare lui è stata una mia iniziativa. Era troppo coglione per esistere".
La porta scelse quel momento per cedere, montagne di corpuscoli di terriccio si riversarono all'interno pronte a dirigersi verso di lui. Una parte ancora lucida della mente di Stefano s'illuse di poter scavalcare quella massa informe, di superarla, di saltare lontano per fuggire verso la salvezza.
Andraa spense anche quest'ultima speranza pestandogli la mano.
"Mi spiace Stefano" gli parlava con voce veramente gentile " Ma non è possibile, oggi si dovrà chiudere una storia cominciata cento anni fa".
Frugò nel taschino, ne cavò fuori un coltello. Lo portò alla gola dell'amico.
"Non ti preoccupare: non sentirai niente".
Con calma, quasi con delicatezza lo sgozzò.
" A proposito, grazie per essermi sempre stato amico".
Stefano che di cognome faceva Mattiussi, lontano discendente di un militare e di una prostituta non provò dolore, non a lungo perlomeno.
Si accasciò a terra,mentre quel poco di vita che gli era rimasta dentro rapidamente gli sfuggiva. Nel mentre moriva realizzò che se ne stava andando ancora vergine: nessuna esperienza, mai una ragazza, perfino la Lisa, la zoccola del paese, quella che si diceva fosse andata con tutti, si era rifiutata di dargliela.
E questa cosa gli sembrò perfino più crudele della morte stessa.
La polvere infine fu su di lui lo prosciugò, lo fece entrare dentro di lei.
Ma Luca non era interessato a vedere. Non più.
"Ho fatto come mi avevi chiesto, ora tocca a te".
La cosa che una volta era stata un uomo, l'entità di polvere che un tempo era stato
Alvise Carugati annuì, aveva finalmente trovato qualcuno come lui, qualcuno a cui poteva insegnare.
E avrebbe insegnato.
Luca sorrise all'entità. Ripensò al paese, ripensò ai suoi abitanti. Non avrebbero fatto nemmeno in tempo ad rendersi conto di quello che li aspettava.
Tutti glieli avrebbe portati alla cosa. O sarebbero andati loro a prenderli.
"Va bene" disse all'entità " Però cominciamo da mia sorella".
Non gli era mia andata troppo a genio quella grassona.
Quando usci dal forte mancavano poche ore all'alba. Mentre stava per montare sulla bici si rese conto di avere ancora qualche grammo di fumo conservato.
Lo gettò via.
"Non mi servi più, adesso ho qualcosa di meglio".
Gli ultimi raggi di una tumefatta luna non sembravano evitare di cadere su Forte Malibran.
Dentro rimanevano tre scheletri.
Per un poco solo i topi e la polvere rimasero a fargli compagnia,
Alla fine però rimase solo l'oscurità.
FINE.

Con questo siamo arrivati alla fine,ho completato la proposizione delracconto solo perché non mi andava di lasciare le cose incomplete. Sinceramente non è stato un gran successo. avrei pensato quantomeno che arrivasse qualche commento in più,ma certo non recrimino: io per primo quando qualcuno dei miei- molto migliori di me diciamolo pure- valenti colleghi mette online un suo racconto non sempre riesco a commentarlo.
Però debbo ammettere che mi sarei aspettato almeno un pochettino di feedback in più.
Ma va bene così, non sono mai stato uno scribacchino. E non sentirò la mancanza della scrittura di narrativa.
Sono anche cosciente di due cose:
- Uno: Il nostro paese è pieno di scrittori, quello che mancano sono i lettori.
-Due: riconosco i miei limiti, probabilmente non so scrivere. Tutto qui.
Con questo comunque termina l'esperimento della pubblicazione di racconti su Nocturnia, semplicemente non ne vale la pena.
Buona serata a tutti

21 commenti:

Lucrezia Simmons ha detto...

Nick...io ti prego di desistere dal non pubblicare più racconti su Nocturnia.
Io adoro i tuoi racconti, e non è giusto che ci privi della tua scrittura.
Ci sono periodi in cui i blog non sono visitati tanto, ma dipende da 1000 fattori, spesso anche banali.
Io ad esempio riesco a leggere molto di più nel weekend, e spesso non commento perchè sono di corsa.

Questo racconto è agghiacciante, amaro, e mi piace la "vena regionale". Spesso attingiamo sin troppo a leggende straniere, ma ammetto che anche da noi esistono luoghi, storie, atmosfere davvero sinistre...
Grazie per questo racconto.

Massimo Citi ha detto...

Caro Nick, condivido anche le virgole dell'intervento di Lady Simmons. Ci vuole pazienza nel pubblicare racconti, ma alla fine qualcosa accade. Bisogna saper attendere, ma i risultati, alla fine, ci sono. Vai avanti così. Per la qualità ci vuole più tempo :)

Temistocle Gravina ha detto...

Bello! Penso che tu abbia davanti ancora molte storie da scrivere e sicuramente lo farai altrettanto bene! L'importante è non sentire il fiato sul collo dei lettori e i giudizi di chi vorrebbe leggere sempre HPL!

Boh non so mah ha detto...

Io non ti capisco. Da quando sono tornato a recensire ho un calo di commenti da fare paura. Ma pazienza! Vuol dire che in questo momento non gli frega niente a nessuno di sapere cosa consiglio e, in effetti, non ho questo gran stile letterario... ;)
Però ho sempre questa bella domandina: perché lo faccio? Perché perdo tempo e sonno? E mi rispondo - Perché mi piace.
Poi se raccolgo consensi, meglio, altrimenti continuo imperterrito e amen.

Poi la vuoi una critica da un amico? No?
Va bene, poi cancella il commento ;)

Secondo me leggere post troppo lunghi (e soprattutto racconti) su un blog, taglia fuori una percentuale altissima di lettori. Sia fissi che casuali. I motivi li puoi immaginare: poco tempo, altri interessi, svogliatezza, etc.
Questa cosa non le puoi cancellare rinunciando a scrivere, ma aumentando il ritmo se puoi. Perché così cambi il target dei tuoi lettori, se è quello che vuoi.

Dal canto mio, io non riesco fisicamente dopo 12 ore di pc al giorno a mettermi a leggere un racconto su video. Allora (come è già capitato) chiedo agli scrittori di mandarmi il docuemento via mail, così lo schiaffo nell'ereader e poi lo leggerò. A volte, questo poi si trasforma in "mesi".
Allora non commento più, visto che il post è diventato vecchio.

Credo di essermi spiegato... spero ;)

Comunque mandami lo scritto che in coda ci ho tanta di quella roba che non lo leggerò mai...

Scherzo, naturalmente!! XDXD

Nick Parisi. ha detto...

Allora veniamo alle risposte singole...
@ Lady Simmons.
Semplicemente ho fatto un esperimento e non è andato come mi aspettavo.
Dal momento che mi auguravo di ricevere qualche feedback, magari anche delle critiche al racconto, dei consigli su come migliorare, o anche dei semplici giudizi e invece questo non è avvenuto, delle due l'una: o non ho niente da dire o scrivo cose poco interessanti.
Quindi con la massima tranquillità dichiaro concluso l'esperimento.

Nick Parisi. ha detto...

@ Max.
Vedi, lo so che ci vuole tempo per la qualità, solo che in base ai risultati di questo racconto comincio a temere di non saper scrivere.
Tutto qui. ;)

Nick Parisi. ha detto...

@ TIM.
Facciamo così, se in futuro scriverò ancora qualcosa te lo manderò in anteprima.
Grazie per il parere.

Nick Parisi. ha detto...


@ Eddy
Ma certo che puoi scrivere quello che vuoi...anzi mi era mancato proprio quello nelle altre puntate del racconto, mi sarebbe bastato anche un : "questo racconto fa schifo" oppure un "carino il punto in cui..."
Però alla fine è colpa mia, è vero ho pubblicato post troppo lunghi, non solo in questo caso del racconto, ma in genere.
Ripeto, la colpa è solo mia...;)

Massimo Citi ha detto...

Lo so, si rischia di insistere fino alla maleducazione, ma se Chtuhlu mi protegge penso di fermarmi un pelo prima.
Il tuo racconto lo lessi tempo fa, quando non era ancora stato pubblicato. Ti mandai per e-mail una serie di osservazioni e rilievi ai quali rispondesti con cortesia e disponibilità. All'epoca non si parlò di pubblicazione ma di un possibile approdo ad un ALIA futuro e futuribile. Poi mi hai chiesto se sarebbe stato un problema "passarlo" sul tuo blog e non feci alcun problema. E adesso, visto che in pochi ti hanno considerato dichiari di "temere di non saper scrivere"?
No, qui c'è qualcosa che deve essermi sfuggito. Ti hanno segato al "Calvino"? Ti è tornato indietro un testo spedito a TUTTI gli editori italiani? L'editor Franchini di Mondadori ti ha scritto: "Senti Nick, piantala"?
No?
Beh, allora direi che non hai argomenti validi per sostenere di non saper scrivere.
Personalmente pubblicai il mio primo racconto sul post nel 2004, qui: http://fronteretro.blogspot.it/2004/12/racconto-di-capodanno.html. Non era un granché, come racconto, ma ci rimasi malissimo che quasi nessuno l'avesse notato, tanto che diradai i miei interventi on line fin quasi all'autoestinzione. Manco mi avessero fregato il Premio Strega.
Dopo di ché ci sono voluti circa otto anni perché ci riprovassi, questa volta decidendo di ignorare le reazioni del pubblico. Non per menefreghismo o qualsiasi altro orrore in -ismo ma semplicemente perché avevo deciso di essere abbastanza grande fa sopravvivere al silenzio generale. Soprattutto tenendo conto delle cose dette dall'ottimo Eddy.
Tutto 'sto discorsone unicamente per ripeterti che come scrittore sei (a mio parere, ovvio) un po' troppo "verde", che dovresti riuscire a staccarti di più da personaggi e vicende (prova a riscrivere il racconto dal punto di vista di Carugati, per esempio),ma che le tue idee sono buone, vanno bene e meritano.
Punto.
Scusa per l'insistenza e per la lunghezza di questo post, ma ammènonmiliquidiaccussì

Lucrezia Simmons ha detto...

Non puoi gettare la spugna solo perchè non hai ricevuto la risposta di pubblico che immaginavi.
Nick tu sai scrivere porca miseria, non so più in quante lingue devo dirtelo.
Non perdere la fiducia nella tua scrittura.
Io voglio leggere altri tuoi racconti, cosa te ne importa se vengono commentati o no?

Nick Parisi. ha detto...

@ Max.
Veniamo adesso alle tue obiezioni.
Allora, non è solo per la scarsità di commenti che ho reagito così.
In passato per molto, troppo tempo mi è stato ripetuto da alcune persone di cui mi fidavo (compresa una mia ex ) che non avevo nessuna qualità in quanto scrittore, questo unita alla mia già scarsa autostima ha fatto il resto.
Ultimamente questo stesso racconto era stato stroncato da qualcuno di cui non voglio fare il nome.
Pubblicando il racconto sul blog mi sarei aspettato almeno un minimo di reazioni in più, se non altro per potermi fare un idea aggiuntiva.
Detto questo ribadisco che se un domani lo vorrai per un tuo eventuale ALIA il racconto è tuo, anche rivisto e corretto.
Seconda cosa, da amico apprezzo la tua franchezza (ccanisciunoèfesso), non sei stato per niente maleducato, ma anzi nella tua foga riconosco la preoccupazione di un amico.
Punto. ;)

Nick Parisi. ha detto...

@ Lady Simmons.
Anche tu ti sei spiegata molto bene, non temere.
Come con TIM e come con Eddy e Max, qualora dovessi scrivere altri racconti li leggerete.

S_3ves ha detto...

Ciao Nick, mi sono letta tutti i commenti e, dato che scrivo anch'io e apprezzo pareri e suggerimenti sui miei racconti (dai lettori motivati, specie se scrivono anche loro, c'è sempre da imparare), vorrei leggere Polvere alla polvere. Mi faresti il favore di mandarmelo a questo indirizzo? s_3ves(at)fastwebnet.it
Prometto un commento(in cambio ti chiederò il tuo sul prossimo racconto che mettero sul blog).

Nick Parisi. ha detto...

@ S_3ves.
Ti ho mandato il racconto, fammi sapere se ti è arrivato.
Sarà un piacere leggere il tuo.

S_3ves ha detto...

arrivato, grazie! A presto.

Argonauta Xeno ha detto...

Alla fine, l'ho letto anch'io!
Devo dire che nel mio caso mi aveva un po' frenato la lunghezza (se il post è lungo, vado in panico). L'ho letto tutta in una volta, nei ritagli di tempo.
Passiamo al commento.
La storia prende abbastanza nei due capitoli centrali. L'inizio è un po' lento, ma è duvuto al fatto che è spezzata in due tronconi temporali, che hai gestito bene. Sul finale, ti posso fare due appunti. In primis, la parte del sacerdote sembra un po' messa lì senza una ragione particolare - o forse a me è sfuggita. Poi non ricordo l'altro appunto che ti volevo fare, quindi mi fermo qui.
Infine, ti incoraggio a proseguire. Se ti diverte scrivere, naturalmente. Pubblicare racconti è un buon modo per crescere come scrittore, anche se arrivano due commenti per volta.
Comunque è fisiologico. La narrativa la commentano in pochissimi!

Nick Parisi. ha detto...

@ Salomon.
Grazie per i giudizi, grazie anche per aver letto il racconto: la figura del prete l'avevo immaginata antenato di uno dei ragazzi,in una delle prime versioni aveva un ruolo anche maggiore, infatti avevo messo lo stesso cognome al prete e anche ad uno dei ragazzi.
Grazie ancora.

Unknown ha detto...

Che dire: se non ti metti a scrivere più spesso non mi considero MAI pIU' tua nipotuzza. Chiaro? Cavoli sei forte! Sono stata lontana qualche giorno ma quando sono tornata ho avuto una gran bella sorpresa, con questa conclusione. Bella davvero. Non saprei che cosa dire, vai avanti così che vai alla grande!

Nick Parisi. ha detto...

@ Donata.
Accidenti...dopo questi complimenti e questa minaccia dovrò per forza mettermi a scrivere altri racconti.
Adesso mi metto al lavoro. ;)

occhio sulle espressioni ha detto...

Lascia perdere il pubblico, caro bro, c'è una larga fetta che vuole sempre qualcosa "in cambio", altrimenti latita.
Io ho scoperto un racconto che, come ti dicevo, mi ha preso senza facessi in tempo a stamparmelo come faccio sempre, che ti fa ragione, che ho diviso mentalmente in due tronconi: uno sul marcio societario, l'altro su un "incomprensibile" di stampo lovecraftiano, con un Altrove inumano.
Insomma, per me una buona storia, altroché!

Nick Parisi. ha detto...

@ Occhio.
Nelle mie intenzioni c'era proprio l'idea di creare questi due tronconi, questi due filoni, diciamo.
Mi fa piacere esserci riuscito.;)

Ricordando il passato

Ricordando il passato
 
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