In attesa di pubblicare la seconda parte del Dossier dedicato alla Black Dahlia ( arriva lunedì, nel caso qualcuno lo chiedesse ) spero che gradiate questo articolo dedicato al grande Philip K. Dick.
Mi riesce difficile poter dare una descrizione lineare della vita di Philip Kindred Dick, non tanto per la vita complicata dello scrittore, le vite degli artisti lo sono molto spesso.
No, è difficile poter dare un quadro asettico della storia personale di Philip K. Dick, perchè sto andando ad affrontare una vita complicata, piena di sofferenza e nella quale se dovessi trovare un unico comun denominatore non avrei nessun dubbio a scegliere la parola paranoia.
Lo scrittore nasce a Chicago il 16 Dicembre 1928 in una famiglia che non è nè ricca nè felice e già con la nascita arrivano le prime sofferenze: la sorella gemella Jane, muore quasi subito e lo scrittore che non la conoscerà mai ne sentirà la mancanza, si sentirà sempre legato a lei odiando invece la madre descritta come una gran nevrotica nonchè come colei che abbandonerà la famiglia al suo destino.
Ricordate le parole dette all'inizio del post?
Vita complicata; sofferenza; paranoia. Continuate a ricordarle fino alla fine di questo post e poi ne riparliamo.
Phil frequenta l'Università di Berkeley ma abbandona subito a causa dello scoppio della Guerra di Corea, il giovane risulta di sottostare alle esercitazioni obbligatorie a cui gli studenti si devono sottoporre.
Un gesto coraggioso, che però farà entrare il giovane in una spirale di sospetto ben peggiore.
L'incontro con la fantascienza avverrà per caso, la leggenda narra di una rivista acquistata per errore, altri contestano questa ricostruzione, questo però diventerà uno degli elementi che nel corso degli anni finiranno per comporre la mitologia sulla sua figura.
Sia come sia Philip K. Dick comincia a scrivere e nel 1952 l'uomo esordisce con un suo racconto.
Ma la sua vita continua a non essere facile, cinque mogli si accompagneranno a lui nel corso degli anni: la prima abbandonata quasi subito dallo scrittore per potersi dedicare alla scrittura, la seconda, una militante Comunista di origini ìgreche si rifiuterà di seguirlo durante uno dei frequenti trasferimenti dello scrittore.
Dick ha già cominciato a scrivere Fantascienza ma non è felice, lui vorrebbe trasformarsi in uno scrittore mainstream; sarà con la terza moglie che le cose precipiteranno. Anne Rubinstein è una vedova con tre figlie di Marin County ed è un carattere forte: Philip K. Dick ci tenterà davvero con lei e proverà a integrarsi.
Senza successo.
L'insuccesso delle sue opere non fantascientifiche crea forti frustrazioni nell'uomo, lui sospetta perfino che la moglie abbia assassinato il precedente marito.
L'uomo scappa a San Francisco.
Sospetti; sofferenza; paranoia. Ricordate?
Quello che arriva a San Francisco è un uomo distrutto, dedito all'uso di anfetamine e completamente depresso.
Certo ha scritto "Ubik" e "Il Cacciatore di Androidi", però abbandonato anche dalla quarta moglie Dick si ritroverà a vivere praticamente in una comune assieme ad altri sbandati.
In questa fase, avverrà l'evento più controverso di tutta la vita dello scrittore: l'uomo dichiarerà di aver ricevuto delle perquisizioni all'interno del proprio appartamento, forse da parte dell' FBI.
Anche per questo l'autore si trasferisce in Canada.
Neanche lì sarà felice.
Sospetti; sofferenza; paranoia; droghe. Ricordate?
Sempre più povero ma ormai disintossicato Dick rientra a Los Angeles nel 1972.
Convinto di sentire le voci.
L'artista compone l' "Esegesi" e "La Trilogia di Valis", conosce anche Tess, la sua quinta moglie e per la prima volta nella sua vita può godere di una certa tranquillità economica.
C'è perfino una piccola soddisfazione : il regista Ridley Scott sta girando Blade Runner, un film ispirato ai suoi racconti.
Per una volta nella sua vita lo scrittore è perfino sereno.
Ma un intera esistenza di stravizi reclama il suo dazio, nel 1982 lo scrittore muore per infarto.
E non fa nemmeno in tempo ad assistere alla conclusione delle riprese del "suo" film.Con lui in un certo senso scompare un intero universo; un universo, forse non totalmente rivelato, forse non completamente liberato dalla mente dell'uomo. Quando Philip k. Dick era al suo meglio riusciva a riversare i suoi demoni sulla carta, quando era al suo peggio i suoi demoni, le sue sofferenze, le sue paranoie i suoi sospetti
gli avvelenavano la vita.
Alla fine, purtroppo, hanno vinto i demoni.
RECENSIONE: A LEZIONE CON MATTEO E GIOIA DI SILVIA BRANDANI
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Buongiorno Gattolettori,
oggi vi parlerà di un libro che affronta temi veri e reali.
*A lezione con Matteo e Gioia*
*di Silvia Brandani*
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2 ore fa
12 commenti:
Complimenti ma, non sono d'accordo sull'ultima riga, i demoni di PK Dick non hanno vinto.
I demoni interiori non aiutano mai a scrivere, sono una zavorra, un peso, una maledizione, poi uno legge di PK Dick Lovecraft oppure di King, il drogato ubriacone King, oppure la storia di un altro e crede che avere i fottuti demoni sia bello, aiuti a scrivere dia l'ispirazione e faccia anche molto figo, chic. Balle, è come correre la maratona con la zavorra di 100 Kg addosso, solo i migliori riescono a farcela, magari pagando un prezzo altissimo, gli altri la maggioranza si perde per strada e al diavolo scrivere, si cerca di sopravvivere.
Quindi no non hanno vinto. PK DicK nonostante tutto ce l'ha fatta, è riuscito a scrivere, è lui il vincitore.
@Coriolano
Quando parlo di demoni interiori non intendo dire che essi aiutino a scrivere, semmai il contrario. Ad esempio, se Fritz Leiber non avesse passato la maggior parte della sua vita a combattere contro l' alcolismo non pensi anche tu che ci avrebbe potuto regalare qualche capolavoro in più? Allo stesso modo possiamo parlare dell' "uomo" P.K. Dick.
È un dato di fatto che l' "uomo" Dick fosse schiavo delle sue paranoie, che queste gli abbiano spesso danneggiato la vita. Mentre per quanto riguarda la sua opera -anch' essa frutto delle ossessioni dell' autore- non credi che sarebbe stata molto diversa se, ad esempio Dick fosse stato un uomo molto meno tormentato? Che poi Dick sia riuscito a sconfiggerle spesso mentre scriveva questo è indubbio. Ma si trattava di vittorie temporanee, questo almeno lo penso io, ma sono disposto a parlarne!;)
Che sia riuscito a scrivere, a non lasciare tutto nel cassetto ad ammuffire in attesa del chissa quando che mai sarebbe venuto, il fatto che abbia fatto quello che voleva fare, per me è un grande successo. E' morto e avrebbe potuto fare di più, ma non è morto stando fermo a sognare/sperare/illudersi di chissacché, lui voleva scrivere e lo ha fatto, poi poteva fallire o riuscire ma questo, almeno per me è irrillevante, la cosa importante è che si è mosso nonostante tutta la zavorra che lo frenava, che cercava di trascinarlo a fondo.
Per me questa è una vittoria, certo poi è un mio giudizio soggettivo. Avrebbe potuto fare le stesse cose senza le sue paure/ossessioni/fobie/ansie etc etc? beh Asimov mi pare che la sua vita l'abbia vissuta senza problemi, e scrivendo tanto e cose interessanti, così forse anche PK Dick avrebbe potuto fare altrettanto, e scrivere il doppio, magari con molte meno ossessioni e più in pace con se stesso.
@ Coriolano
Ecco, hai fatto un paragone interessante: non a caso oggi noi leggiamo sia Asimov che Dick, li troviamo affianco nelle librerie ed entrambi vengono considerati scrittori importanti. Ma le vite sono molto diverse, se tu dovessi chiedere chi sia il migliore tra i due, il più talentuoso penso che la maggior parte delle persone ti risponderebbe senza alcun dubbio Dick, io invece non so cosa ti risponderei perché erano due talenti molto diversi: Asimov forse era anche più inquadrato e portato verso materie differenti da quelle di Dick, che invece era più "creativo". Ma alla fine, forse non è questo il dato importante. Poi, sicuramente Dick non era il fallito che molti descrivono, probabilmente era una persona profondamente insoddisfatta, ma di certo-ed in questo concordo con te- non certo il pazzoide fallito che molti credono.
Era sicuramente geniale e il fatto che isa riuscito a scrivere-nonostante i suoi demoni inferiori- quella si che è una grande vittoria.
Avevo già letto qualcosa della vita di Dick, indubbiamente una persona assai problematica. Chissà se in assenza di tali problematiche avrebbe scritto le stesse cose o libri del tutto diversi...
@ Ariano
È la stessa cosa che mi chiedo anche io. Forse avrebbe scritto comunque, magari però i suoi libri sarebbero stati profondamente diversi.
Ogni opera è strettamente legata al proprio autore. Credo che lo scopo di un'introduzione critica sia proprio mettere in luce questo fatto, e gli aspetti che, dalla vita dell'autore, arrivano a permeare l'opera. Il più delle volte, invece, le introduzioni divagano su questioni anche interessanti ma prive di questo focus. Credo che il quadro da te dipinto sia abbastanza vivido da dare un'idea del Dick uomo, essenziale a capire (se interessa, perché le storie restano belle anche senza conoscere questi dettagli) questo legame.
@ Salomon
Ormai mi segui da un po di tempo e penso che avrai visto che quello che m'interessa maggiormente è raccontare storie di vite umane, m'interessa l'uomo dietro lo scrittore\ attore\regista\ evento storico.
Diciamo che articoli come questo sostituiscono le introduzioni che da lettore mi piacerebbe leggere.
;)
Non conoscevo così approfonditamente la vita di Dick. Di lui sapevo dell'uso di droghe (Un Oscuro Scrutare) e delle paranoie schizofreniche (Ubik) e delle ossessioni religiose (Trilogia di Valis).
Resta comunque uno degli autori i cui racconti mi hanno colpito maggiormente e hanno acceso la mia immaginazione.
@ Marco lazzara
Come prima cosa, benvenuto su Nocturnia! ;)
Di episodi della vita di Dick da narrare ce ne sarebbero tanti, basti pensare al famoso episodio del raggio rosa. Diciamo che conoscendo la vita di Dick si capiscono un pochettino meglio i significati di alcuni suoi racconti e romanzi.
Grazie del benvenuto!
Quello che dici di Dick è vero: una mia amica mi dice sempre che era schizofrenico.
L'episodio del raggio rosa non lo conosco: raccontamelo!
Avevo letto tempo fa quello di uno strano foglietto che l'aveva indotto a credere di essere tenuto sotto sorveglianza o qualcosa del genere.
@ Marco
L' episodio risale alla prima metà degli anni 70s probailmente nel 1974, lo stesso Dick affermò di essere stato trapassato da un raggio di colore rosa che gli immise nel cervello una gran quantità di nozioni esoteriche sulla reale natura del mondo. Tieni presente che questo accadde durante il periodo della malattia del figlio dello scrittore, che comunque erano gli anni 70s in cui le droghe psicotrope circolavano come se fossero caramelle e che Dick probabilmente era schizzofrenico e paranoico.
Vero anche il fatto che Dick per un certo periodo sia stato convinto di essere sorvegliato dai federali, anche per questo motivo lo scrittore decise di trasferirsi in Canada.
V
Vero anche il fatto che Dick ler un certo
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