Qualche anno fa ero uno degli animatori di Il Futuro è Tornato una webzine dedicata alla fantascienza, qualcuno di voi se la ricorda? Tra le varie rubriche ce n'erano alcune create da me, quella che però amavo maggiormente era senza ombra di dubbio Visti da Lontano, che presentava recensioni di film o libri di genere fatte però da persone che non erano lettori o appassionati abituali di questo settore.
Su Nocturnia ho voluto recuperare la rubrica, ampliandola un poco non limitandola solo ai blogger non frequentatori della fantascienza com'era su Il Futuro è Tornato ma aggiungendo anche interventi di professionisti del settore, già in passato, per esempio, ho ospitato articoli come quello su UT scritto dalla scrittrice Cristiana Astori. Oggi vi propongo una recensione di un romanzo italiano scritta da un professore liceale, una di quelle persone che sembrerebbero lontanissime dalla fantascienza.
Attenzione però! Ho detto "sembrerebbero"....Questa in fondo è pur sempre Visti da Lontano
ATTIS
Sogni dal terzo pianeta di Stefano Spataro
A " Nocturnian" Guest Post.
“L’uomo viaggiava mesi nell’universo intero, alla ricerca di nuovi spazi, di spazi davvero liberi. E solo ed esclusivamente per costruirci una prigione”. C’è dichiaratamente ironia in questa frase che sintetizza il contenuto del primo romanzo del tarentino Stefano Spataro.
La Terra è in una situazione di catastrofe ambientale e, dopo Marte e parte della Luna, è la volta di Attis, un complesso sistema planetario con due soli, a dover essere “terraformato”: per arrivarci bisogna attraversare il Portale di Ozymandias, che separa la nostra Galassia da quella di Attis .
I nomi non credo siano senza significato.
Il nome del pianeta, Attis, rimanda al mito omonimo, carico di molteplici valenze simboliche, alludendo all’androgine primordiale, unione del principio maschile e di quello femminile ma anche al tema dell’autocastrazione, in cui la figura della Madre (la donna), Principio cosmico universale, è in posizione preminente, mentre l’uomo è ad essa subordinato ed è soggetto alle pulsioni autodistruttive dell’umanità.
Ozymandias era il nome con cui i greci indicavano il faraone Ramses II, divenuto con una poesia di Percy Shelley potente monito all’umanità dell’inevitabilità del declino e della decadenza di ogni impero, per quanto potente, e il cui testo è stato spesso utilizzato nel cinema: basti citare qui “Alien Covenant” di Ridley Scott.
”Al momento dell’attraversamento del Portale lo spazio e il tempo non sono più quelli che noi conosciamo”. Non si sa bene cosa avvenga, ma qualcosa di particolare avviene: si confonde la realtà delle cose e questo avviene soprattutto a livello inconscio; sogno e realtà si intersecano e si confondono e, in particolare, il sogno si palesa come “precursivo rispetto agli eventi”. Il sogno non è ricordo di una realtà vissuta ma è “prefigurazione” di essa, per dirla con Auerbach.
Il sogno del protagonista del romanzo non è un buon viatico per il viaggio e per l’esperienza del tutto nuova ed originale che egli si trova ad affrontare e non è senza significato che esso abbia come allocazione proprio il Portale di Ozymandias. Sta al lettore saperlo individuare.
I temi affrontati nel romanzo sono quelli dell’ecologia e dei rapporti Stato-cittadino, del libero arbitrio e del condizionamento, della ricerca individuale e collettiva della felicità . Qualche volta c’è un eccesso di spiegazione sociologica o parascientifica, ma, comunque senza che con questo il lettore venga distolto dall’azione che procede con ritmo e buona suspence.
Il pianeta doveva essere disabitato; invece, ben presto i nostri viaggiatori - tecnici, operai, guardie e galeotti- entrano in contatto con strane entità di aspetto femminile. L’incontro è straordinariamente positivo, tale da azzerare nei nostri, anche nei criminali più efferati, ogni istinto aggressivo.
In breve, si viene a “creare una sorta di società utopica in un mondo extraterrestre, dove ognuno si trovava in un completo stato di condivisione con l’altro”. “ Una sorta di condivisione estatica dell’esistenza, qualcosa di troppo umano per essere considerato semplicemente umano”.
Naturalmente il Principio di Realtà e della Ragion di Stato si impone sul Sogno e sull’Utopia. Al Governo degli Stati Uniti, alla cricca che lo rappresenta, non interessa creare un “Nuovo Mondo” con nuove leggi e una nuova moralità, dove ognuno si ritrovi perfettamente nell’altro e si viva serenamente e in armonia, ma semplicemente un nuovo mercato per sviluppare i propri inconfessabili traffici e mantenere intatto il proprio dominio. Non aggiungerò altro per non sminuire il piacere della lettura. Aggiungerò soltanto che l’ultimo capitolo s’intitola “Amore e Morte”.
All’ultimo capitolo segue un Epilogo. A mio parere esso è superfluo, come pure il Capitolo I, ma questo giudizio è forse frutto pregiudizievole della mia predilezione per la dimensione “breve” del racconto.
Da vecchio professore qualche consiglio vorrei darlo all’ottimo scrittore che promette di essere il giovane Autore di “Attis”. Non abbia fretta di pubblicare, sottoponga a severa revisione i suoi scritti e, soprattutto, si affidi a un buon revisore di bozze.
Taranto, 11/03/19
Francesco Antonio Suriano
Bio.
Francesco Antonio Suriano, nativo di Nova Siri, in provincia di Matera. È stato docente in vari licei, si interessa di storia e letteratura. Ha pubblicato alcuni articoli su Galaesus, rivista storica del Liceo Archita di Taranto, tra i molti un articolo su Leonardo Sciascia (Il Cavaliere e la Morte), Paolo Maurensig (La variante di Lüneburg), Giovanni Verga (Di là del mare in Novelle Rusticane), Tacito (La imitazione letteraria nella Germania).
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8 ore fa
2 commenti:
Davvero bella questa tua rubrica e molto interessante la recensione
@ Daniele Verzetti il Rockpoeta
Spero anche di riuscire a rimpolparla questa rubrica, magari un giorno potrei chiedere una recensione anche a te, che ne diresti? :)
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