PREFAZIONE A "IL MIGLIO VERDE", ALCUNE CONSIDERAZIONI SPARSE PRIMA DELLA RECENSIONE

Piano piano si ricomincia. Per il sottoscritto è stata un'estate diciamo "impegnativa"
A giorni scriverò il mio post ufficiale del ritorno dove vi racconterò tutto quanto, per adesso vi cuccate questo divertisement.


Ho poche certezze nella vita, anzi per essere totalmente sincero mano a mano che invecchio queste certezze invece di aumentare diventano sempre di meno, ma, parlando di letteratura, almeno di una cosa rimarrò sempre sicuro .
Cioè che se un domani ci sarà un qualche storico e studioso che vorrà affrontare seriamente le vicende della narrativa mondiale del XX° ( e degli inizi del XXI° ) secolo e degli autori più influenti della nostra epoca non potranno prescindere dal nome di Stephen King.

So che molti non saranno d'accordo con me, dopotutto stiamo parlando di un autore da sempre etichettato come "popolare", parecchi critici "alti" contesteranno il fatto che si tratta di uno scrittore dedito a generi come il perturbante o il fantastico in senso lato. Obiezioni di cui sicuramente tener conto, ma -a parte il fatto che King sia stato ampliamente "sdoganato" da tanto, tanto tempo- bisogna considerare un paio di cose. La prima è che da sempre, praticamente da quando i nostri antenati hanno inventato la scrittura, il vero gradiente di successo di una data cultura, di una specifica letteratura, non è stato dato solamente dalle opere "elitarie" ma da quelle che hanno dimostrato di saper parlare ai cuori e alle menti del più alto numero di persone. La storia che noi definiamo come nostra contemporanea non sarà fatta solo dei Charles Bukowski o dei Philip Roth ma anche dei vari Stephen Edwin King, dei George R.R. Martin  e quant'altro.
L'Iliade, l'Odissea, l'Eneide, l'Epopea di Gilgameš ( o Gilgamesh, che dir si voglia) sono grande arte, grande poesia, stupende testimonianze storiche, religiose, ma ai loro tempi sono state anche meravigliose forme d'intrattenimento.
Si ho detto proprio intrattenimento.
Non c'erano forse Aedi o poeti o artisti che giravano per le corti a recitare e a rappresentare questi componimenti? Non dovevano rappresentare un momento di intrattenimento, elitario o per le masse che fosse?
Questi artisti non si guadagnavano forse da vivere così?


Prima che qualcuno tra voi fraintenda e chiami la Neuro, non sto certo paragonando King a Omero o a Virgilio, non sto sostenendo che  IT e Shining abbiano lo stesso immortale valore di una Iliade o delle Bucoliche, lo so benissimo che si tratta di opere che semplicemente giocano in due campionati diversi.
Sto sostenendo una cosa profondamente diversa e cioè che per molti contemporanei di Virgilio, Omero o Ariosto (giusto per prendere periodi e autori diversissimi tra loro) leggere o ascoltare qualcuno che recitasse le opere di questi artisti sia stato "anche" un momento d'evasione.
E magari- non possiamo saperlo ma sarei pronto a scommetterci che sia successo - anche all'epoca ci sarà stato qualche Guardiano della Morale o qualche Difensore dei Veri Valori Tradizionali o magari qualche Massimo Esperto che avrà trovato disticevole leggerli, farli leggere agli altri.
Oppure ci sarà stato qualcuno che avrà sostenuto che in fondo quell'Omero non valeva niente e che era meglio leggere autori più bravi e che di sicuro avrebbero lasciato un maggiore segno nella Storia come Arctino di Mileto o Cinetone di Sparta.

La storia delle creazioni umane è piena di cambiamenti, rispensamenti, evoluzioni e sorprese, ricordiamoci però che spesso e volentieri l'evoluzione nel mondo dell'arte è venuta più dai cosidetti autori e dalle cosidette opere "popolari" che da altro. Dopotutto ricordiamoci che in vita -e questo lo testimoniano i suoi storiografi ufficiali- in vita un certo Vincent Van Gogh vendette un solo quadro.
E quanto vengono valutate le opere di Van Gogh oggi?
Ovviamente, come sempre, sto semplificando di brutto ma in questo modo spero di avervi fornito qualche elemento di riflessione, il succo è, chiunque di noi vorrà un giorno compilare una ipotetica storia della narrativa dei nostri giorni  non potrà prescindere dal nome di Stephen King.

Mi rendo conto che King ha i suoi difetti, i suoi limiti, la sua scrittura possiede luci ed ombre, ha altenrato testi riusciti ad altri meno, momenti creativi felici con veri e propri deserti dell'immaginazione, ha scritto pagine entusiasmanti (e che a volte sfioravano il capolavoro) intervallandole con altre che parevano composte svogliatamente.
Questo però si può dire per tutti gli artisti.

Se però si volesse trovare dei meriti nel suoi stile potremmo dire che l'uomo di Bangor, Maine sa essere decisamente molto empatico coi suoi lettori e coi suoi personaggi, decisamente si è dimostrato più volte in grado di toccare i punti giusti. In particolare i suoi personaggi non sono mai tagliati con l'accetta ma sempre estremamente sfaccettati, immersi nel loro tempo, con le loro passioni, i loro hobby e i loro difettucci e spesso afflitti da mali in grado da farli risultare ancora più umanizzati (Paul Edgecombe il protagonista de Il Miglio Verde soffre di un grave caso di infezione alle vie urinarie).

Inoltre -e questa forse è una cosa che non sempre si nota quanto si dovrebbe- è che quasi tutto l'opus letterario del nostro è un unico, totale e totalizzante inno alla nostalgia e ai giorni perduti.
Si dice sempre che uno scrittore finisce sempre per mettere qualcosa di sé stesso nelle cose che scrive, non so quanto sia vero in generale, ma questo sicuramente può valere per Stephen Edwin King.
E la cosa è collegata con quanto si diceva prima riguardo ai personaggi.
Fateci un attimo caso, un'altra costante kinghiana è il rapporto incompiuto tra genitori e figli.
Che in entrambe le cose c'entri il ricordo di quel padre uscito un giorno per fare una passeggiata e mai più rientrato, o il trauma di quell'amico morto investito da un treno (esperienza che l'autore poi riverserà nel suo The Body \ Il Corpo) è evidente, che ci sia o meno l'elemento soprannaturale, King parla di padri e figli (provate a leggere o a rileggere La Bambina che Amava Tom Gordon oppure Il Gioco di Gerald e poi ne riparliamo). In buona sostanza King eleva dei peana all'innocenza perduta: che si tratti della sua personale, quella dell' America poco importa.
Cosa è IT se non un peana all'infanzia ormai passata, cosa sono lo stesso IT o quel 22\11\63 di cui parlai anni fa (QUI) se non una ricostruzione mitizzata degli anni '50s e dell'inizio dei '60s, quando la generazione uscita dalla Guerra si stava avviando verso il benessere economico?
 E quando lo stesso scrittore era ancora solo un bambino.
Ognuno di noi può capire queste sensazioni, dopotutto ognuno di noi ha avuto e vissuto la sua età dell'oro, i suoi personali anni magici, tutti noi siamo stati bambini e adolescenti poi, King semplicemente trova le parole giuste per farcelo ricordare.
Anche con tutte le inquetitudini e le contradizioni che ci portava quell'età, con i timori dei Mostri pronti a ghermirci nel Buio.

Anche Il Miglio Verde affronta il tema del ricordo del passato, ma in chiave diversa stavolta. In questo caso l'arco temporale affrontato arriva fino agli anni '30s,lo scrittore così s'inserisce a modo suo nel Non-Dibattito che da sempre interseca la società statunitense riguardo alla pena di morte e in un tema ancora più caldo, quello della discriminazione. Mi chiedo se nel 1996 lo scrittore avesse immaginato che a distanza di quasi 25 anni saremmo stati ancora qui a parlare di razzismo e discriminazione in maniera ancora più virulenta.
Il Miglio Verde, nato  dall'insonnia come le migliori cose di King, è un ennesimo dialogo a distanza, sopratutto per la sua peculiare storia editoriale.
 Ne riparleremo a breve....

22 commenti:

Ariano Geta ha detto...

Bentornato :-)
Non ho letto il libro (non impazzisco per King, l'unico suo romanzo che ho letto, "Dolores Claiborne", non mi ha preso) però in questo caso ho visto il film, quindi conosco quanto meno la storia (poi lo so bene che le riduzioni cinematografiche spesso si prendono delle licenze rispetto al romanzo al quale si ispirano).

Obsidian M ha detto...

Io mi chiedo se King si sarebbe mai immaginato che dopo tanti anni ancora tanta gente lo legge e ne scrive. Andavo ancora a scuola quando un mio compagno di scuola mi prestò "It". Ne rimasi ovviamente folgorato e, tra le tante cose, quasi non credevo di essere riuscito a portare a termine un tomo di un migliaio di pagine. Purtroppo dopo "It" ho letto ben poco altro di lui, anche se giuro che ci ho provato. "Il miglio verde" fa eccezione ma forse venni facilitato da quell'uscita da edicola in sei agili micro-volumetti...

Pirkaf ha detto...

Beh, è lo scrittore a cui sono più affezionato, ma oggi non so se riuscirei a dire che è il mio preferito.
Ritengo comunque che Il Miglio Verde sia sicuramente tra i suoi romanzi più belli.
Ma ci sarà modo di parlarne più avanti, visto che mi sembra tu voglia analizzarlo più profondamente.

Gioacchino Di Maio ha detto...

Per quel poco di King che ho letto concordo sul fatto che si sente spesso tra le pagine una certa nostalgia degli anni passati, non so se sia voluta oppure altro, certo è che King risulta un narratore del nostro tempo, mettendo a fuoco anche ironicamente la società americana, con quei personaggi tipici, anche di bassa estrazione, sempre legati alla collettività di un popolo che pare alla ricerca di se stesso e delle proprie paure.

Nick Parisi. ha detto...

@ Ariano Geta
Grazie per il bentornato! ;)
Credo che King abbia goduto di una pessima pubblicità, proprio a causa della tante riduzioni cinematografiche e televisive delle sue opere, la maggior parte di queste hanno stravolto le sue opere se non rovinandole del tutto.
Per fortuna una delle poche eccezioni è stato il film che tu hai citato, quel "Il Miglio Verde" di Frank Darabond, che secondo me è stato tra i pochi che hanno reso onore al libro originario.
Un grande abbraccio.

Nick Parisi. ha detto...

@ Sabriel
Purtroppo "Doctor Sleep" non l'ho ancora letto, ce l'ho però fa parte di quella pila di cose che debbo recuperare, chi è stato a casa mia (e sopratutto nel mio garage riattato a biblioteca) come TOM e Simona sa di quello che parlo.
King è bravissimo a rendere umani i suoi personaggi e questa secondo me è la sua vera forza, indipendentemente dai temi che tratta.
Un grande saluto e a presto.

Nick Parisi. ha detto...

@ Obsidian M.
Penso che due cose siano respingenti per chi voglia leggere King, la prima è che -come hai fatto notare anche tu- è che i suoi romanzi sono quasi sempre belli lunghi (IT e l'Ombra dello Scorpione per esempio) e di conseguenza molti li escludano a priori (anche io spesso ho dovuto escluderli come letture) e come secondo elemento visto che non c'è praticamente nessuna opera dello scrittore americano che non sia stata almeno una volta adattata per il Cinema o la televisione la maggior parte delle persone è convinta di conoscerli già. De "Il Miglio Verde" parlerò abbondantemente anche della sua storia editoriale.
Un abbraccio a te e alla Simona.

Nick Parisi. ha detto...

@ Pirkaf
Si del Miglio parlerò a breve, riguardo a King penso che tutti l'abbiamo letto e letto parecchio ma se poi dovessimo inserire il suo nome in una lista degli autori preferiti sarabbe sicuramente ai primi posti ma non nella posizione più alta del podio, come Asimov per la fantascienza King è uno di quegli autori che si cominciano a leggere quando ci si vuole avvicinare ad un genere, lui è l'apripista e per questo rimane sempre nel cuore, poi però come nella fantascienza dopo Asimov si passa ai vari Stross, Reynolds ed Hamilton nel fantastico si comincia con King e poi si passa ai vari Ketchum e compagnia cantando.

Nick Parisi. ha detto...

@ Gioacchino Di Maio
Mi piace molto il tuo commento, hai reso molto bene quello che secondo me è il vero succo della narrativa kinghiana.
Un grande abbraccio.

MAX ha detto...

Beh...dai alla fine meglio essere un king “nazional popolare “ dicendola alla Pippone Baudo con fior di quattrini in tasca e miglia di libri venduti in vita che un Van Gogh morto matto e la cui arte è stata riconosciuta post mortem!
BEN TORNATO Mr Parisi ...io del maestro credo di aver letto solo Le notti di Salem o erano le streghe..boh?
Non mi ha mai attirato tanto...Il miglio verde però merita assolutamente.
Ciao

MAX ha detto...

Ci manca: morto senza un soldo , riferito al pittore dei girasoli 🌻

Recenso ha detto...

Bentornato. Ammappete che bella dissertazione, bravo. Io dico sempre: "Ogni storia ha i suoi lettori".
Benedetta sia la varietà.
Un abbraccio, Nick ☺

Mariella ha detto...

Ciao Nick, bentornato!
Sai, King, è un autore che o ti piace o non ti piace per nulla, ma che sia un ottimo autore non ci sono dubbi.
Lasciamo che siano "i posteri" a classificarlo.
L'unico libro letto è stato IT, una vita fa. Poi non sono già riuscita a leggerlo. Ma credo sia giusto dargli altre possibilità.
De Il miglio verde amai i film come molti.
Attendo la tua recensione.
Un abbraccio.

Massimiliano Riccardi ha detto...

Lo lessi quasi vent'anni fa, o forse più, e ne ho un bel ricordo. È il King che piace a me.

Nick Parisi. ha detto...

@ MAX
Si, non ebbe per niente una buona vita il pittore dei girasoli, morì poverissimo e in fama di pazzia, ma questa fu la fine della maggior parte degli artisti. Pensa che io ad Amsterdam ho visitato il museo a lui dedicato, quello che raccoglie una buona parte delle sue opere. I suoi quadri giovanili sono in effetti abbastanza bruttini ma quelli che ha realizzato a partire dal suo soggiorno parigino brillano di luce propria, sono il segno della genialità. L'umanità intera gli ha fatto un crimine non riconoscendo la sua grandezza.
Un abbraccio.

Nick Parisi. ha detto...

@ Recenso
Abbiamo bisogno della varietà, l'appiattimento è sempre un levare qualcosa. Ben detto Recenso, bravissima come sempre.

Nick Parisi. ha detto...

@ Mariella
Si è giusto, ad ogni scrittore un suo lettore, parole sante.
Un abbraccio.

Nick Parisi. ha detto...

@ Massimiliano Riccardi
Concordo, è una delle sue opere migliori.

Luz ha detto...

Anch'io credo che King sarà annoverato fra i più grandi narratori in futuro. Il punto è che ha rovesciato i consueti valori della letteratura "alta", portando un genere "basso" a quel livello. Per ragioni di stile, di costruzione della trama.
Omero e Virgilio non furono mai tacciati negativamente durante la loro età. Quando Omero veniva letto erano passati secoli dalla sua inventio, perché le storie dell'Iliade e dell'Odissea erano tramandate in via orale inizialmente, poi quando incontrarono la forma scritta Omero era già ritenuto il più grande fra i grandi. Idem per quanto riguarda Virgilio, che già in vita era ritenuto uno dei massimi poeti dell'epoca, la stessa Eneide gli fu commissionata da Ottaviano Augusto.

Nick Parisi. ha detto...

@ Luz
Se non ricordo male il primo in Italia a considerare King come uno dei migliori narratori del XX° secolo fu il grandissimo Oreste Del Buono che lo segnalò agli editori italiani, King non era ancora stato tradotto e lui consigliò un sacco di amici suoi nel settore editoriale di leggerlo e provare ad acquistarne i diritti sostenendo per l'appunto che avrebbero preso i diritti di uno dei futuri nomi da tener presente.
In quanto a Omero e Virglio lo so benissimo, ho solo voluto tener presente come il concetto di letteratura sia cambiato tantissimo nel corso dei secoli.
Se t'interessa l'argomento ho già parlato di questi autori qui:
http://wwwwelcometonocturnia.blogspot.com/2018/09/linsostenibile-leggerezza-dell-umana.html

Cristina M. Cavaliere ha detto...

Spesso gli autori etichettati come "commerciali" sono stati poi annoverati come autori di punta e sicuramente esemplificativi del loro tempo. A me viene sempre in mente Simenon e i romanzi del commissario Maigret: la sua prosa è squisita nella sua semplicità e ti viene da chiederti: "ma come fa?" Poi è chiaro, come dici, che non tutte le ciambelle riescono con il buco: gli autori hanno alti e bassi, ci sono opere più riuscite e altre meno anche tra i classici. Dipende da molti fattori non tutti controllabili.
DI King ho letto soltanto due romanzi, tra l'altro dopo aver visto i relativi film e conoscendo già la trama, e mi avevano fatto venire gli incubi: "Dolores Claiborne" e "Misery".

Nick Parisi. ha detto...

@ Cristina M. Cavaliere
mi piace molto l'esempio che hai fatto su Simenon, in fondo un poco tutto il genere noir o "giallo" che dir si voglia, è stata sdoganata negli ultimi decenni ma se si considera bene, almeno fino agli anni '70s (e mi spingo a dire anche per buona parte degli '80s) parlare di giallo o di polizieschi significava parlare di narrativa di serie B. Invece adesso grazie a scrittori-sia pur diverissimi tra loro- come Simenon, Camilleri, il francese Izzo, lo spagnolo Vazquez Montalban, tutta la scuola scandinava o il greco Markaris, il genere è stato totalmente sdoganato e molti romanzi polizieschi sono considerati veri e propri capolavori di narrativa alta.

Ricordando il passato

Ricordando il passato
 
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