MADRE DELLE OSSA (2020).

Dalla Sinossi Ufficiale: In origine: tre villaggi e i loro abitanti, una fabbrica di porcellana e i suoi segreti, intere generazioni cresciute in simbiosi con antiche creature. All’alba del XX secolo la guerra sconvolge la vita della comunità e, insieme agli invasori, l’attacco della spietata polizia della notte tenta di sradicarne l’esistenza assediando i luoghi dove la popolazione ha trovato rifugio. I profughi si nasconderanno, muovendosi tra gli interstizi della modernità, per mantenere vivi i ricordi e la memoria, nell’attesa di una rinascita 

"Madre delle Ossa" è uno di quegli incontri inaspettati. Un libro che si compra presagendo di trovare determinate cose all'interno delle sue pagine, salvo poi scoprire tra le righe della narrazione ben altro. Altro a livello di trama, di atmosfere e struttura. Ma proprio per questo la lettura si rivela una esperienza avvolgente e totalizzante. Brevi racconti di poche pagine, a volte semplicemente una o due, più raramente molto più strtturati e lunghi, tutti coesi nel narrare un unico grande affresco.

Un affresco gestito in maniera decisamente non lineare, con alcuni sfasamenti e balzi temporali ma dove tutto si combina in una macrostoria molto più generale e con diversi legami tra le varie microvicende. A volte viene spiegato tutto a volte, l'autore David Demchuk invece si limita a suggerire all'orecchio del lettore legami, presupposti e conseguenze racconto per racconto.

Il tutto viene gestito da Demchuk con uno stile tale da far ipotizzare che dietro a quanto narrato esistano altre vicende, che il tutto faccia parte di una vicenda ben più grande.

 La vera bravura dello scrittore però sta nel far si che i singoli racconti siano comunque perfettamente godibili e leggibili singolarmente.

Il canadese Demchuk prima di scrivere Madre delle Ossa ( in originale Bone Mother) ha scritto a lungo in veste di giornalista e drammaturgo e la cosa si nota nello stile dei vari racconti che, per la maggior parte, ricordano dei monologhi teatrali.

Ne nasce un immenso scorcio che ha i toni del weird più che dell'horror, uno scorcio che narra di confini.

David Demchuk.
 Confini letterari, geografici certamente, ma anche riguardanti il rapporto tra creature umane ed inumane.

L'operazione in questo senso è duplice ma che parte dalle stesse premesse, per entrambe David Demchuk sfrutta a piene mani il suo bagaglio culturale e le origini familiari. Il primo aspetto è puramente etnografico, l'autore molto probabilmente rievoca quel mondo di frontiera, anzi quel complesso e difficile mosaico che un tempo era tutta l'Europa dell'Est con territori e popolazioni confuse ma non mescolate, un mondo nel quale un conto è quanto fosse scritto sulle cartine geografiche e ben altro invece si verificava nella quotidianità, con villaggi abitati da popolazioni rumene che confinavavano con villaggi ucraini, russi o a maggioranza ebraica. Terre dove bastava fare un passo per ritrovarsi in un contesto alieno e non sempre amichevole. Popolazioni vicine ma che non sempre interagivano in maniera amichevole l'uno con l'altro. Lingue diverse ma affini e centinaia di parole per indicare la stessa cosa.

Questo è il primo passo.

Il livello successivo sta nel recupero delle creature, delle leggende, delle antiche fedi e del folklore di quei territori e di quelle popolazioni. Anche in questo caso "Madre delle Ossa" racconta della convivenza e, a volte, di integrazione tra due popolazioni quella umana e quella "inumana". ma non sempre si riuscirà a capire chi è più dalla parte del giusto e chi meno.

A tutto ciò Demchuk aggiunge altri elementi, come la sua passione per la cultura Queer.

Il risultato complessivo è una lunga cavalcata, anche temporale, dall'Ucraina rurale di prima della seconda guerra mondiale all'ipertecnologico Canada del XXI secolo. La diaspora dei superstiti di quell' antico mondo e la lotta contro chi vorrebbe cancellarne la memoria, singolo ed organizzazioni ( o corpi segreti come la cosidetta "Nichni Politsiyi" , la misteriora e oscura "Polizia della Notte", che compare in alcuni racconti- un elemento che mi sarebbe piaciuto vedere più sviluppato o quantomeno più definito)

Uno scenario volutamente frammentato e frammentario che però impreziosisce maggiormente il valore di uno dei migliori debutti nell'horror degli ultimi tempi.

Una certa dose ulteriore del fascino del libro è data dalla presenza di numerosi scatti del fotografo rumeno Costică Acsinte (QUI e QUI) che in un certo senso danno volto ai protagonisti dei vari racconti. Meritorio il fatto che si cerchi di salvare questo patirmonio visivo.

Nel Nord America The Mother Bones è stato pubblicato nel 2017 per i tipi di ChiZine Publications mentre da noi ci hanno pensato i "barbuti" di Zona42.

AUTORE: DAVID DEMCHUK

TITOLO: MADRE DELLE OSSA

TRADUZIONE: CLAUDIA DURASTANTI

PAG. 256 CARTACEO: EURO 15,90  

DIGITALE: EURO 6,99

EDIZIONI: ZONA42.


10 commenti:

Arwen Lynch ha detto...

Interessante, è uscito da poco?

Nick Parisi. ha detto...

@ Arwen Lynch
Più o meno da un anno, mese più mese meno.

Arwen Lynch ha detto...

oh bene ^_^

Obsidian M ha detto...

Come sai, questi tuffi nel folklore di culture di paesi per noi "alieni" mi affascina molto e mi sta venendo la voglia di leggere qualcosa di Demchuk. Trovo notevole il fatto che un canadese di nascita sia riuscito a far sue vecchie leggende dell'Europa orientale e a proporle, da quanto ho capito leggendo il tuo post, come se le avesse vissute di persona

Nick Parisi. ha detto...

@ Arwen Lynch
^____________^

Nick Parisi. ha detto...

@ Obsidian M
Da quello che credo di aver capito, Demchuk ha riversato e adattato nelle pagine del romanzo tante delle credenze popolari e delle creature del folklore della sua tradizione familiare. La famiglia di Demchuk proviene dall'Est Europa, da una zona al cinfine tra l'Ucraina e altre nazioni, luogho da sempre fecondi di incontri-scontri etnici e culturali, logico quindi che possiedano un bagalio culturale molto ampio. Un consiglio, sono molto interessanti anche le foto utilizzate nel libro e la storia del Museo nato in Romania per tutelare l'intera collezione fotografica.
Apprezzo molto questo tipo di storie.

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Molto interessante mi attira moltissimo.

Nick Parisi. ha detto...

@ Daniele Verzetti il Rockpoeta
È una bella sorpresa, te lo assicuro.

SamSimon ha detto...

Sembra interessante questo libro. Forse non c'entra niente, ma da come l'hai descritto mi hai fatto venire in mente (cambiando genere) Martian Chronicles di Bradbury, con le sue storie apparentemente frammentate ma che poi formano un unicum ben definito. Magari mi sbaglio di grosso...?

Nick Parisi. ha detto...

@ SamSimon
Ci sono alcune differenze, quelle di Demchuk ad esempio sono storie brevissime di poche pagine, a volte anche solo una o due, quindi dei brevi flash. Poi non sono sempre messe in ordine cronologico. Comunque si la tecnica di base è quella, con le dovute differenze però. ;)

Ricordando il passato

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