Buon Primo Maggio a Tutti \ Tutte!

 In queste ultime settimane sono stato più assente del solito, almeno rispetto alla media degli ultimi mesi.


 

In realtà sarei stato pronto a riprendere i vecchi ritmi però assieme ai soliti problemi logistici in questi ultimi periodi si sono aggiunte rogne burocratiche (che mi auguro di veder risolti entro la prossima settimana) ed una cosa bella, che svelerò a tempo debito. Insomma tempo ce ne è stato poco.

Aggiungiamoci che tra un paio di giorni compirò cinquantatre anni (eh si, proprio il Primo di Maggio) e la cosa, dal momento che non sono più un tenero virgulto ma sto entrando nella fase dell' "Usato Sicuro" per me è tempo di bilanci su alcune scelte di vita del recente passato ( niente di trascendentale, nessuna discussione sui massimi sistemi) solo voglia di pensare un poco a me e meno ai problemi quotidiani

Mi prendo alcuni giorni per festeggiare ed anche per riprendere un poco il fiato, ci rivediamo il tre o il quattro di maggio con nuovi post.

Nel frattempo trascorrete un grande Primo di maggio a tutti quanti voi!

"LA CASA DALLE FINESTRE CHE RIDONO" (1976)- Recensione .

 Attenzione il presente post potrebbe contenere immagini o contenuti che alcuni lettori potrebbero ritenere forti. Le immagini presenti appartengono agli aventi diritto e ai detentori dei copyright. Nel frattempo: BUON 25 APRILE A TUTTI!
 
PREMESSA:

La mia intenzione è ricordare il recentemente scomparso Gianni Cavina, un attore- per me- fenomenale ma non sempre apprezzato quanto avrebbe meritato, nella stessa maniera ho l'occasione di parlare di alcuni lavori davvero fondamentali per il Cinema tout court, quali quelli di Pupi Avati.

 

Bob Tonelli & Gianni Cavina ne "La casa dalle Finestre che Ridono"
 

 Nei primi anni di vita del blog prima di iniziare i miei post ripetevo spesso una premessa, ogni tanto - tipo oggi- mi piace ripescarla, dato l'argomento trattato: chi scrive non è un esperto della materia e non pretende di esserlo, quanto piuttosto un appassionato, quindi quelle che leggerete sono le mie opinioni legittime come le altre, opinabili quanto le altre. Non si tratta di vangelo ma delle sensazioni che il film ha generato in me in quanto spettatore ed appassionato, come tali vanno prese, mi auguro che- da appassionato ad appassionati facciano nascere in chi legge la voglia di vedere o rivedere il film e nel caso di far nascere in voi le vostre di sensazioni e di emozioni.Così come mi auguro di poterne parlare assieme, in questo spazio virtuale o davanti ad una bella birra fredda \ calice di vino\ tazza di caffè fumante fate vobis in base alle vostre preferenze. Niente arricchisce più il cuore e la mente quanto il parlare di cultura, perchè questo è per me: Cultura! Se siete interessati all'argomento vi consiglio di recuperare anche il precedente post. E quello di un paio di anni fa.

SINOSSI: 

 Stefano, un giovanissimo restauratore viene chiamato dal sindaco di un piccolo paese della provincia di Ferrara per occuparsi di un inquietante affresco che da tempo sta marcendo all'interno della locale chiesa.  L'opera in questione, "Il Martirio di San Sebastiano" risulta realizzata da un oscuro pittore locale, un certo Buono Legnani morto suicida, conosciuto anche come il "Pittore delle Agonie", per la sua ossessione nel voler ritrarre uomini e donne in punto di morte, e sul cui nome circolano diverse leggende una più sinistra dell'altra. Stefano affascinato dall'affresco si convince di avere a che fare con il lavoro di un grande artista, ma sembra essere il solo. Gli abitanti del posto sembrano vivere in un costante regime di paura e di omertà, perfino il parroco in più riprese mette in guardia Stefano dal lasciarsi troppo coinvolgere dalla vicenda. In passato Legnani aiutato dalle due sorelle pare essere stato coinvolto in più di un mistero e tante, troppe sono le persone scomparse nel nulla dopo aver incontrato il sinistro trio. Gli unici disposti a voler parlare dei fatti sono Francesca, una maestra anche lei appena arrivata in paese e con la quale Stefano intreccia una relazione, l'amico Antonio ed un bizzarro personaggio chiamato Coppola, proprio quest'ultimo, un nevrotico ed alcolizzato tassista si rivela essere in possesso di informazioni importanti sul passato .  I misteri si moltiplicano e quando Antonio muore improvvisamente dopo aver promesso a Stefano di portarlo a visitare una "Casa dalle Finestre che Ridono" che potrebbe cominciare a dare qualche risposta.la situazione precipita di colpo. Ben presto Stefano si trova precipitato in un vero e proprio vortice di eventi più grandi di lui. Riuscirà a trovare le risposte che cerca? E sopratutto riuscirà a sopravvivere?

IL FILM:

Nell'agosto del 1976, le cronache parlano nello specifico del giorno 16, appena dopo ferragosto, nelle sale del Belpaese veniva distribuito un piccolo film, opera di un regista, non certo debuttante, ma che era ancora alle prime fasi di una carriera che sarebbe stata lunga ed enormemente feconda. Il film era un concentrato di elementi thriller ed horror, fornito di un titolo lungo ma non chilometrico come invece dettava la moda del periodo "La Casa dalle Finestre che Ridono" ed il regista era il bolognese Giuseppe "Pupi" Avati.

LA CASA DALLE FINESTRE CHE RIDONO: IL RICORDO DI EMANUELE TAGLIETTI

 In questi giorni sarebbe dovuto uscire il mio post con la recensione del film culto di Pupi Avati, a quanto pare però il post così com'è viola le norme di Google, non intendo contestare. se esistono delle norme significa che saranno sicuramente importanti. Nell'attesa che il post sia sottoposto a revisione (e sopratutto che mi facciano capire cosa sia successo) per non fare torto a nessuno e nemmeno ad Emanuele Taglietti che mi ha voluto omaggiare dei suoi ricordi in merito al film al quale ha contribuito, vi presento il suo commento. Quando il post sarà ammesso riunirò il tutto.

Nel frattempo: Buon 25 Aprile a tutti!

BONUS CARD: IL RICORDO DI EMANUELE TAGLIETTI.

Mio padre Otello era un pittore decoratore che iniziò a lavorare come pittore di scena nel film Ossessione nel 1942. Divenne un pittore molto conosciuto nell'ambiente del cinema. Si trasferì a Roma dove rimase fino al 1964, anno in cui tornò a vivere a Ferrara per stare accanto a mia mamma, gravemente ammalata. Io invece rimasi a Roma dove iniziai a lavorare nel cinema come assistente scenografo, dopo essermi diplomato al Centro Sperimentale Di Cinematografia. Nel 1974 lascio il cinema per un nuovo lavoro: copertinista per la Edifumetto e contemporaneamente insegnante di pittura all'Istituto d'arte. Naturalmente, di tanto in tanto collaboravo con mio padre per lavori di decorazione e quadri soprattutto di soggetto religioso. Nell'estate del 1975 Pupi Avati commissiona a Otello un dipinto di circa cm 270 x 250, ad imitazione di un affresco. Trattandosi di un lavoro molto impegnativo, Avati suggerisce a Otello di farsi aiutare da me... e così fu. Oltre a diverse foto, la lettera di incarico conteneva le indicazioni del regista, dalle quali traspariva l'interesse e la preoccupazione per un elemento scenico importantissimo per il film. 

Cominciammo subito a preparare lo studio. Trattandosi del garage sotto casa, non potevamo lavorare su un pannello ligneo, perché lo "studio" aveva il soffitto troppo basso. Quel giorno ero impegnato con la scuola, perciò Otello da solo si occupo della preparazione. L'indomani sarebbe arrivato Avati ed io ero di nuovo impegnato con la scuola. Quando arrivò, aveva con sé altre foto che riguardavano altri quadri di piccole dimensioni, forse sei o sette che dovevano apparire dello stesso stile e rappresentare soggetti maschili, truccati in maniera molto effeminata. Lo stile doveva essere naif e molto personale. Ci alternavamo al lavoro, io andavo il pomeriggio e mano a mano che si progrediva, alzavamo la tela arrotolandola dall'alto.. Per dipingere usavamo i colori lavabili "Morgan" piccoli barattoli di circa 2 etti, veramente eccezionali.
 
L'Affresco de "Il Martirio di San Sebastiano"
 
Tra i quadri e la grande tela del San Sebastiano impiegammo circa due mesi di lavoro. Credo che Avati sia venuto ancora un paio di volte a Ferrara, poi presa fiducia, ci lascio lavorare con tranquillità. Terminato il lavoro, il tutto fu trasportato a Minerbio, paese del bolognese. Li vicino, in zona molto isolata si trovava la chiesa di San Giovanni in  Triario, dove ci aspettavano i macchinisti della troupe con un ispettore di produzione. La chiesa era aperta e nella prima cappella sulla destra era già stato predisposto un ripiano con appoggiato un grande pannello ligneo che avrebbe supportato il finto affresco. A quel punto io tornai a Ferrara, dove mi aspettava una lezione di disegno dal vero. Il resto del lavoro lo svolse Otello da solo. Tornai a Minerbio qualche giorno dopo, durante le riprese, e fui sorpreso dall'effetto muffa che Otello aveva creato. Imitava a perfezione la barbetta che fa il Salnitro sui muri intrisi di umidità. Aveva usato sapone da barba spray, spargendola su tutta la superfice col palmo della mano. Lasciata asciugare era abbastanza docile per il bisturi che il restauratore Capolicchio avrebbe tolto poco a poco.
 
San Giovanni in Triario oggi. Foto di Emanuele Taglietti.
 
Ricordo che questa non era la prima volta che Otello utilizzava questa tecnica. Nel film Giulietta degli Spiriti, dove io lavoravo come assistente di Piero Gherardi, vidi mio padre invecchiare una parete con questa tecnica. Dopo tanti anni, preso da curiosità tipica dell'età senile ho voluto rivedere quel luogo, rivivere quei ricordi. Lunedì di Pasqua sono tornato a Minerbio. Era una bellissima giornata e sul piazzale, in uno stand si friggevano delle deliziose Crescentine. Dopo 45 anni finalmente entro nella chiesa di San Giovanni in Triario a Minerbio. Ora all'interno della chiesa è allestito un museo della religiosità popolare, mentre all'epoca era piuttosto spoglia. Accompagnato da responsabile del museo, ho scattato alcune foto dell'interno e della cappella utilizzata per il film. La prima cappella a destra.
 

 
La cappella dell'affresco oggi. Foto di Emanuele Taglietti

 
San Giovanni in Triario oggi. Foto di Emanuele Taglietti

 
 
San Giovanni in Triario oggi. Foto di Emanuele Taglietti

 
 
 
Emanuele Taglietti ( Ferrara 1943) è pittore, scenografo, arredatore, illustratore, fumettista, copertinista. Ha prestato la sua opera nel Cinema lavorando con tutti i più grandi (nei primi anni assieme al padre Otello), tra gli altri cito: Elio Petri; Dino Risi; Ettore Scola; il già ricordato Pupi Avati e Federico Fellini ( per il quale ha curato la scenografia e l'arredamento in "Giulietta degli Spiriti" e il mai realizzato "Il Viaggio di G. Mastorna"). Per la Televisione ha lavorato per gli sceneggiati '"Odissea" (1968), al "Jekyll" di Albertazzi (1969) e  al "Marco Polo" (1982) di Giuliano Montaldo.
A partire dal 1973 ha lavorato anche nel campo del fumetto collaborando con la casa editrice Edilfumetto in particolare nel ruolo di copertinista, collaborazione durata fino all'anno 1988. Ha collaborato anche con Rizzoli e Mondadori.
Sarebbe però riduttivo limitare l'attività di Emanuele Taglietti a queste attività, Taglietti ha prestato il suo lavoro in numerosi campi: ha insegnato a più riprese e per più centri importanti pittura e decorazione, si è occupato di restauro di quadri antichi e molto altro.
Nel 2014 l'editore britannico Korero Press ha pubblicato un volume della collana Sex and Horror che raccoglie molte delle copertine realizzate da Taglietti.
 

Accade in Italia # 81- le Segnalazioni di Pasqua.

 Questo sarebbe dovuto essere un post da pubblicare dopo Pasqua però visto che nei prossimi giorni sarò offline ne approfitto per farvi anche gli auguri!  Io, mia moglie Venusia e perfino la nostra gatta Trixie vi facciamo i nostri migliori auspici di Buona Pasqua, passate delle meravigliose giornate, divertitevi, rilassatevi, festeggiate voi, le vostre famiglie e tutte le persone alle quali volete bene!

Ci rivediamo tra qualche giorno. Ed ora spazio alle segnalazioni:

FUMETTI

 α) "MEGARETTE" DI A.PIRONDINI,F.GOVONI, G.PILATO BY WEIRD BOOK.

 

 In un vicino futuro, lo scontro tra due specie umane provocherà una guerra che, nell’arco di trecento anni, aprirà scenari neoprimitivi in cui Anna, una ragazzina dotata di poteri straordinari, e per questo ritenuta divina, si troverà a deciderne le sorti nelle vesti della gigantessa Megarette.

Megarette è un fumetto in tre volumi scritto da Andrea Pirondini e disegnato da Fabio Govoni e Giacomo Pilato.

Il primo volume è una introduzione al personaggio principale di Anna, la nemesi di Megarette, e al climax della Terra futura e ai pericoli che la abitano.

Il secondo volume entra nel vivo dell’azione, dove i pericoli si manifestano prepotentemente e i misteri cominciano a svelarsi, ed entrano in scena personaggi nuovi che costituiranno la base per il terzo volume.

Il terzo volume è il viaggio verso la battaglia finale, narra la crescita e l’accettazione di Anna/Megarette come eroe e come individuo, e segna il passaggio tra adolescenza ed età adulta. Il finale svela tutti i misteri, ma al contempo apre a qualcosa di nuovo e di portata cosmica.

"LA CASA DALLE FINESTRE CHE RIDONO", ALCUNI PARERI SU UN FILM DIVENTATO DI CULTO.

 RICORDANDO GIANNI CAVINA.

Questi ultimi anni non sono stati certo benevoli con il Cinema italiano e nemmeno con il mondo dello spettacolo in senso generale. Non parlo per l'ennesima volta delle restrizioni causate dal Covid o della perennemente richiamata crisi del settore anche se, secondo me, in queste ultime annate abbiamo assistito ad una piccola rinascita della cinematografia di genere e con alcune produzioni di un certo rilievo che, magari non avranno convinto proprio tutti, come The Nest o Lo Chiamavano Jeeg Robot oppure lo stesso Il Signor Diavolo, tre film apprezzatissimi dal sottoscritto).. Stavolta intendo esprimere altri concetti, una cosa fisiologica forse, ma che però per i vecchi appassionati come il Buon Vecchio Zio Nick è devastante è stato l'assistere alla scomparsa di tanti attori ed attrici delle vecchie generazioni, nomi che hanno fatto la Storia letteralmente del mondo del Cinema, della Televisione, del Teatro italiano e mondiale. Recentemente, tra i tanti nomi (tutti importanti) è venuto a mancare il grandissimo Gianni Cavina (1940-2022), un attore che ha attraversato un po tutti i generi, i campi ed i settori, che ha lavorato con molti dei maggiori registi italiani ma che, come molti sanno, è stato spesso associato ai lavori del suo conterraneo Pupi Avati.

2021 ! UN ANNO NEL FANTASTICO ITALIANO. - L'Intervista Collettiva!

Mi ci è voluto qualche giorno in più del previsto, a causa imprevisti burocratici, ringraziando i tanti  "Uffici Complicazioni Cose Semplici" sparsi per il nostro meraviglioso Stivale, sono finalmente riuscito a pubblicare questa intervista collettiva con alcuni autori italiani. Lo scopo era  tentare di fornire un quadro sullo "Stato dell'Arte", uno sguardo, certamente parziale e non conclusivo su quanto avvenuto nel nostro paese  lo scorso anno a livello letterario. In special modo nei nostri generi preferiti: fantascienza, fantasy e horror.  Sia per il loro lavoro sia in ambito generale.  Ringrazio nell'ordine: Davide Del Popolo Riolo (D.D.P.R.) ; Diego Rossi (D.R.);  Marco Crescizz (M.C.); Alfonso F.Dama  (A.F.D) ; Linda De Santi ( L.D.S);  Giacomo Festi (G.F.); Silvia Treves (S.T.); Valeria Barbera (VB);  Maurizio Cometto ( M.Co.); Romina Braggion (R.B); Massimo Citi (Ma.C.)   Inizialmente pensavo di dividere il post in due parti, ma -visto che siamo quasi a fine settimana e dal momento che nei prossimi giorni sarò un poco assente dal web -vi propongo il post (lungo ma, spero piacevole) completo. Ringrazio gli autori intervenuti, qualsiasi errore o imprecisione è imputabile solo alla mia persona. Al termine troverete le biografie di tutti gli scrittori e le scrittrici intervenuti\e.

Buona lettura!

PARLANO GLI AUTORI!       

Davide Del Popolo Riolo
  

1) Nick: Prima di diventare scrittori\scrittrici cosa conoscevate della narrativa italiana di genere?

Davide Del Popolo Riolo : Devo riconoscere che ne sapevo poco. Ma è una mancanza cui sto cercando di rimediare

Diego Rossi: La lettura di genere italiana è ricca di autori bravissimi. Conosciamo tutti le case editrici più importanti: Urania, Fanucci, Delos, Zona42, Edizioni Della Vigna, Hypnos, Edizioni Scudo, Watson, Future Fiction, Kipple... Poi ci sono gli autori indipendenti, e tra questi ammiro Adriana Lorusso (che ho scoperto su Nocturnia) e Paolo Broccolino. 

Marco Crescizz:  Prima di cimentarmi nella scrittura, quindi prima dei 18 anni, tra gli italiani conoscevo i classici che si studiavano a scuola. Buzzati, Calvino, Rodari, Baricco. I primi che mi vengono in mente. L'approccio alla materia era principalmente scolastico/accademico.

Alfonso F. Dama:  poco o nulla. All’epoca ne girava poca sia nelle edicole che nelle librerie e non c’era il web

Linda De Santi: Poco. Avevo letto alcuni romanzi di Tullio Avoledo e Valerio Evangelisti per la fantascienza, conoscevo il nome di Licia Troisi per il fantasy. Non ne sapevo molto più di così.
 
 

Giacomo Festi:  Ciao Nick, e grazie per l’ospitata!
Beh, la narrativa fantastica mi è sempre piaciuta. Ho iniziato coi cartoni animati e i film fantastici, inoltre ero abbonato a Il Giornalino che faceva degli ottimi dossier per i più piccoli sulla mitologia greca, che divenne una delle mie passioni. Poi come tutti quelli della mia generazione sono stato un figlio di Peter Jackson, che con le sue trasposizioni tolkieniane ha fatto conoscere quel monumentale romanzo a tutti.
Ecco, credo sia stato lì che iniziò la mia passione vera e propria verso il fantastico, sfociando poi nelle sue derivazioni.
Di italiano però, lo ammetto... sapevo davvero poco. Erano altri tempi e internet non era entrato così prepotentemente nelle vite di tutti noi. Mi piaceva molto Valerio Evangelisti, ma in gioventù ho peccato di eccessiva esterofilia

Silvia Treves: Quando ero ragazzina, a casa c’erano libri ovunque e i miei leggevano con il medesimo interesse mainstream e fantastico, in particolare fantascienza. Di conseguenza io non ho mai imparato a sparare la letteratura di genere dal mainstream: per me, tra gli scrittori italiani, Calvino e Capuana (e più tardi Landolfi, Buzzati e Morselli), stavano nel medesimo luogo mentale di Aldani, Cremaschi, Gilda Musa, Catani… Il mio periodo di “semplice lettrice”, però, non è durato molto. Ho provato a scrivere abbastanza presto, alcuni miei vecchi raccoglitori sono pieni di quei tentativi. E quando si comincia a scrivere, indipendentemente dalla qualità delle storie prodotte, si guardano le cose in modo diverso: per esempio si fa maggiore attenzione, anche quando si legge, alla struttura dei testi e delle frasi, alla scelta delle parole… Molti autori e autrici italiani non compaiono in questa prima domanda perché li ho letti in seguito.


Valeria Barbera
 

Valeria Barbera : Ciao a tutti. Purtroppo, conoscevo poco e niente. Essendo della generazione X e nata in provincia di Napoli, sono cresciuta nel mondo offline, senza poter frequentare community o leggere i volumetti di Urania, collana sconosciuta anche agli edicolanti. Grazie a internet ho rimediato.

Maurizio Cometto: Ho iniziato a scrivere nel 1995 e a pubblicare nel 1997, quindi stiamo parlando di un periodo molto lontano nel tempo, tanto che mi è difficile pescare nei ricordi per capire cosa conoscessi in merito all’epoca. Credo che di certo avessi già letto almeno Calvino e Buzzati. Di una cosa sono certo: ero un grande fan dei fumetti Bonelli e dei Disney italiani. Autori come Alfredo Castelli, Tiziano Sclavi e  Romano Scarpa hanno molto formato il mio immaginario e la mia scrittura. E sappiamo bene comesoprattutto i primi due pescassero a piene mani nel fantastico.

Romina Braggion: Nick, grazie per avermi definita scrittrice. Se per “genere” intendi fantascienza, conoscevo quasi nulla.

Massimo Citi:  Conoscevo relativamente poco della sf scritta da italiani. Mi regalarono un’antologia, «I labirinti del terzo pianeta» che apprezzai particolarmente ma poco più. Conoscevo e amavo Buzzati ma in generale leggevo soprattutto traduzioni.Poco prima di iniziare a scrivere lessi Gilda Musa, Inisero Cremaschi e Lino Aldani epoco dopo, grazie a Robot, lessi e apprezzai Daniela Piegai, Vittorio Catani e Vittorio Curtoni. Ma cominciai scrivendo una storia di sf lunghissima – peraltro mai pubblicata – e diverse storie soprannaturali: in entrambi i casi poco a che vedere con la sf classica.

Ricordando il passato

Ricordando il passato
 
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