INTERVISTA CON SERGE LEHMAN

Quest'intervista uscirà oggi anche su IFET,

 Prima di cominciare desidero ringraziare alcune persone che hanno reso possibile questa intervista, il primo è il grande Jean-Claude Dunyach che mi ha messo in contatto con Lehman, la seconda è Domenico "Helldoom" Attianese che ha curato la traduzione dal francese ( Domenico tu non lo sai ma sei stato appena promosso sul campo mio traduttore ufficiale dal francese per future traduzioni LOL). Io me la cavo con quella lingua ma volevo che fosse tutto perfetto e Domenico lo ha reso più che perfetto.
In quanto a Serge Lehman infinita è la mia gratitudine per essere stato così disponibile.
Come sempre però qualsiasi imprecisione e\o errore va addebitato solo alla mia persona.



Alla fine della versione italiana potrete trovare la versione originale in francese: il mio augurio è che questo blog possa col tempo diventare sempre più un rifugio per tutti gli appassionati di Fantascienza indipendentemente dalla loro nazionalità.
Buona lettura a tutti!

Avant de commencer, je tiens à remercier certaines personnes qui ont rendu cette interview possible, le premier est le grand Jean-Claude Dunyach qui m'a mis en contact avec Lehman, le deuxième est Domenico "Helldoom" Attianese qui a supervisé la traduction du français (Domenico vous je ne sais pas, mais vous étiez promu sur le champ mon traducteur officiel du français pour les traductions futures LOL). Je suis je faire avec cette langue, mais je voulais que ce soit parfait. 

Quant à Serge Lehman est mon infinie gratitude pour avoir été si utile. 
Comme toujours, cependant, des inexactitudes et \ ou erreur doivent être attribués qu'à moi-même. A la fin de la version italienne, vous pouvez trouver la version originale en français: mon espoir est que ce blog finira par devenir de plus en plus un paradis pour les amateurs de science-fiction indépendamment de leur nationalité.

Bonne lecture!


Nick:   Benvenuto su Nocturnia, grazie per aver accettato di rispondere a questa intervista. 
Per cominciare ti chiedo di parlarci dei tuoi inizi cioè del momento in cui hai deciso di diventare uno scrittore.

Serge Lehman :    Sono diventato uno scrittore all’età di dieci anni, dentro una biblioteca pubblica. Fu aperto davanti a me un grande armadio di ferro che conteneva i primi 500 volumi de “Anticipation Fleuve Noir” la grande e famosa collezione di SF francese.
All’epoca, quei libri avevano tutti un razzo stampato sul retro. Ho visto questi cinquecento razzi decollare nell’armadio e ho capito subito cosa avrei fatto nella mia vita.

Nick:  Quali sono stati gli autori che ti hanno maggiormente influenzato? Naturalmente puoi citare libri, fumetti, film e serie televisive.

Serge:   Le influenze provengono da tutti i generi e da tutti i Media. Se volessimo focalizzare l’attenzione su pochi di loro, potrei citare Jules Verne, H. P. Lovecraft, i fumetti sperimentali di Moebius come Il Garage Ermetico, la serie tv “ Il Prigioniero ”, Michel Jeury, P. K. Dick, Jorge Luis Borges…e a questo punto la lista è già troppo lunga.

Nick:  La tua è una fantascienza molto politica, ed in questo segui la tradizione della fantascienza francese, a cui però combini (felicemente secondo me) un tocco di allegoria e di surrealismo tutti tuoi. E' sbagliato definirti come uno scrittore molto politico?

Serge:   Si, ho scritto fantascienza politica tra il 1995 e il 2000. Questo in Francia, è un po’ una tradizione, comunque…è avvenuto dopo la caduta del Muro di Berlino, quando abbiamo iniziato a veder formarsi temi d’attualità legati alla globalizzazione. Mi sembrava importante mettere in scena queste tendenze in forma speculativa e conflittuale.
Ma, per quanto riguarda tutta la mia carriera, non credo che mi si possa qualificare come “scrittore politico”.
Per concludere, la coerenza interna dei lavori e il loro valore estetico sono sempre più importanti del messaggio.

Nick:   A questo proposito che definizione daresti alla fantascienza francese e in cosa secondo te si differenzia (per esempio) da quella  americana?

Serge:   La SF francese ha una caratteristica molto particolare: Si è formata, dalle sue origini fino ad oggi, sulla fusione di tre correnti letterarie: I Romanzi di Avventure Straordinarie  a la “Jules Verne”, il Romanzo Scientifico “adulto” rappresentato da J. H. Rosny aîné  e H.G.Welles e la “Patafisica”*, l’assurdo umorismo pseudoscientifico di Alfred Jarry che  più tardi diventerà surrealismo.
Queste tre correnti sono state identificate, prima della guerra del 14 dai primi teorici del genere, e continuano a rimpolparlo ancora oggi.



 Nick:  Rileggendo i romanzi della serie F.A.U.S.T si ha la sensazione che Chan Coray, il protagonista abbia avuto una lunga gestazione ed evoluzione, risultando quasi come un patchwork di diversi personaggi pre-esistenti, di  numerose fonti d'ispirazione e che abbia molti padri illustri. E' un impressione sbagliata la mia?

Serge:    Questo è vero. Chan Coray, l'eroe di F.A.U.S.T, è un personaggio per me molto vecchio. L’ho inventato quando ero ancora al liceo. A quel tempo, mi piacque la serie tv “Mission impossible” e sognavo un eroe del genere, una sorta di tecnico super-spia o addirittura un operaio. James Bond con le mani nell’olio. Non scrissi nulla al momento, ma il personaggio è rimasto con me, e nel corso degli anni ho cercato di dargli forma in altri modi, in alcune Space-Opera ispirate da I Lupi del cielo di Edmond Hamilton o in un mondo fantastico che doveva molto ad Amber il ciclo di Roger Zelazny. Ma curiosamente, è stata la cronaca politica della metà degli anni '90, che gli ha permesso di trovare la sua forma definitiva e questa forma è molto vicina a quello che era in origine: una  super-spia proletaria.



Nick:   In F.A.U.S.T descrivi un Europa politica rimasta come unico baluardo contro le speculazioni delle Multinazionali, a distanza di tempo dalla stesura della serie e vedendo l'attuale Comunità Europea più preoccupata del rigore economico che dei valori europei, che sensazione provi verso questa Europa?

Serge: La creazione di una potenza europea, integrata e in grado di svolgere il suo ruolo a livello mondiale sembra essere l’unico progetto che abbia senso se vogliamo continuare a fare politica con un minimo di presa sulla realtà. Per ora, ne siamo lontani.

Nick:  Nel periodo a cavallo tra gli anni 2001-2005 smetti di scrivere - o comunque scrivi molto di meno. Da cosa è dipesa questa scelta? 


Serge:  All’inizio degli anni 2000 mi resi conto che avevo realizzato tutti i miei sogni d’adolescente e ho iniziato a provare un forte senso d’ipocrisia
Ho lavorato con Enki Bilal allo scenario di Immortal ad Vitam e ho aperto la pagina di una rubrica settimanale da gestire per L'Humanitè **…e all’improvviso mi chiesi cosa avessi fatto di buono per meritarmi tutto ciò.
Decisi di scrivere il proverbiale “Grande Romanzo”, un’Ucronia che ho preparato per due anni: Metropolis. Ma non l'ho terminato, è stato difficile.
Per tre anni non ho scritto nient’altro che il mio diario, sono tornato a pubblicare nel 2005.



Nick:  Parallela all'attività di scrittore da sempre ne affianchi una come sceneggiatore di fumetti, in particolare la tua creazione più famosa è la serie de La Brigade Chimerique (scritto assieme a Fabrice Colin) con cui non solo crei un genere vero e proprio quello del "radiumpunk" ma compi un operazione parallela a quella compiuta da Alan Moore con  League of Extraordinary Gentlemen, immaginando un Europa in cui la Grande Guerra ha visto la nascita di personaggi come  Nyctalope, il Golem, Gregor Samsa, il Dottor Mabuse, Gog, Cagliostro, Marie Curie e tanti altri praticamente cooptati dalla letteratura francese ed europea a cavallo tra fine anni '800 ed anni '30 e trasformanti in Super Eroi .
Com'è nata l'idea ed il concept per La Brigade?


Serge:  L’idea de La Brigade è una conseguenza inaspettata dei lavori preparatori per Metropolis ed è anche una risposta a quello che ho detto poco più sopra riguardo alla potenza europea.
Credo che se non succede nulla sul continente non ci sarà mai nessun senso di appartenenza.
Non c’è nessun popolo europeo, è vero…ma c’è una civiltà europea, ed è incredibile che non si senta nessun tipo di sentimento collettivo.
La Brigade era anche un modo per mostrare che l'Europa prima della caduta, si presenta comunque come un mondo coerente e degno di essere difeso.
Ma, piuttosto che passare attraverso le “normali” figure culturali, tutto è stato trasposto su un piano supereroistico. Proprio perché questi personaggi suscitano forti emozioni.
Volevo che i lettori sentissero quel senso di perdita.

 Nick:  La Brigade Chimerique sia a livello grafico che a livello narrativo rappresenta un interessante trait d'union tra la tradizione americana e quella francofona. In questo senso qual'è stata per te come autore e come narratore la sfida più impegnativa nel corso della serie?

Serge:   Una sfida, no. Un contesto inevitabile per la narrazione. Le storie di Supereroi hanno un ritmo naturale, fin dai primi fumetti o quasi: 20-30 pagine ed escono ogni mese.
Per un lettore europeo, abituato agli albi franco-belgi, questa divisione della narrazione è una caratteristica dei supereroi quasi quanto i mantelli e i superpoteri.
Così, abbiamo subito deciso che la narrazione de La Brigade avrebbe seguito questa linea: dodici episodi di venti pagine ciascuno, come fosse una miniserie da edicola. Era uno degli elementi di base del progetto.

Nick.  M'interessa adesso affrontare una questione più generale, quella del mercato editoriale: in molti paesi, Italia compresa, anche a causa della crisi economica gli spazi per l'editoria di fantascienza sono sempre più ridotti, collane storiche chiudono, i lettori diminuiscono. Com'è invece la situazione in Francia? Editori gloriosi come Fleuve Noir, L'Atalante e J'ai Lu riescono ancora a garantire spazi? Un debuttante ha ancora futuro nel campo della fantascienza?
Da addetto ai lavori qual'è la tua opinione in merito?

Serge:   Al giorno d’oggi non mi occupo abbastanza di editoria da poterti rispondere

Nick:  Recentemente è venuto tragicamente a mancare Roland C. Wagner uno dei pilastri della fantascienza francese ed europea, ti andrebbe di tracciarci un TUO ricordo su di lui?
 

Serge: La morte di Roland mi ha toccato profondamente , ed è raro che passi settimana senza che pensi a lui.
Non eravamo però molto vicini - questo è il minimo che si possa dire . Era stato molto controverso negli ultimi anni . Aveva difeso posizioni antagoniste sulla SF in Francia e, per dei ragazzi come noi, nati nel settore e con nessun altro desiderio che entrare a farne parte, i disaccordi potevano subito trasformarsi in conflitti violenti . Ma, tutto questo è finito. Oggi , lo ricordo come un tipo pieno di umorismo , che amava il partito . E lui mi manca .

Nick: Quali sono i tuoi colleghi che segui con maggiore attenzione ed interesse?

Serge :  Thomas Day, Xavier Mauméjean, Catherine Dufour, Jérôme Noirez, L. L. Klotzer, Alain Damasio, Jean-Philippe Jaworski, Léo Henry…e ce ne sono altri, l’attuale generazione è eccezionale.

Nick:  Progetti futuri: a cosa ti stai dedicando adesso e cosa dobbiamo aspettarci da Serge Lehman nel prossimo futuro?

Serge:  Continuerò con i fumetti. Con Gess scriveremo almeno altri tre albi su Nyctalope, uno dei grandi personaggi de La Brigade Chimerique, ma in una versione più fedele a quella dei romanzi di Jean de La Hire.
Dopotutto, Nyctalope è spesso considerato il primo supereroe moderno***, merita di avere una sua serie.
Ho anche adattato alcuni aspetti di Metropolis sotto forma di una miniserie di quattro numeri, con Stèphane de Caneva.
Ma, quest’anno, sto cercando soprattutto di iniziare un romanzo. E’ passato moltissimo tempo, ne ho davvero voglia.

Nick:  Bene, e tutto, nel ringraziarti ancora una volta per aver accettato questr'intervista, come da tradizione di questo blog ti rivolgo la classica domanda finale di Nocturnia: ci sarebbe stata una domanda a cui avresti risposto volentieri e che io invece non ti ho rivolto?

Serge:   Che tu mi avessi chiesto se io amo l’Italia e io ti avrei risposto di Si.

*Nota: La Patafisica, in letteratura è la scienza delle soluzioni immaginarie
** Nota.: L'Humanitè è un quotidiano francese con tendenze politiche decisamente di Sinistra. 
*** Creato nel 1908 da Jean de La Hire  (pseudonimo del Conte Adolphe d' Espie ) il personaggio di Nyctalope è praticamente il primo vero Supereroe della narrativa "pulp". I suoi racconti in Francia hanni continuato ad uscire fino a tutti gli anni 50s


ENTRETIEN AVEC SERGE LEHMAN-LA VERSION FRANÇAISE.


Voici la version originale de langue française de l'interview avec l'écrivain et scénariste Serge Lehman.
Serge, Merci encore pour tout.
Et vous lecteurs français: Bienvenue !







Nick:  Bienvenue à Nocturnia , merci de bien vouloir répondre à cette interview . Pour commencer , j’aimerais que vous nous parliez de vos débuts, du moment où vous avez décidé de devenir écrivain.

Serge Lehman:  Je suis devenu écrivain à l’âge de dix ans, dans une bibliothèque municipale. On a ouvert devant moi une grande armoire en fer qui contenait les cinq cents premiers volumes de « Anticipation Fleuve Noir », la grande collection populaire de la SF française. A l’époque, ces livres avaient tous une petite fusée imprimée sur le dos. J’ai vu ces cinq cents fusées en train de décoller dans l’armoire et j’ai su instantanément ce que je ferais de ma vie.

Nick: Quels sont les auteurs qui vous ont le plus influencé ? Bien sûr, vous pouvez citer des livres, des bandes dessinées, des films et des séries télévisées . .

Serge:  Les influences proviennent de tous les genres, et de tous les supports. S’il faut en souligner quelques-unes, je dirais Jules Verne, H. P. Lovecraft, les bandes dessinées expérimentales de Mœbius comme Le garage hermétique, la série télé "Le Prisonnier" , Michel Jeury et Philip K. Dick, Jorge Luis Borges… La liste est déjà trop longue.

Nick:  Votre science-fiction est très politique, avec (heureusement pour moi) une touche de surréalisme et d’allégorie. Peut-on vous qualifier « d’écrivain politique » ?

Serge:  Entre 1995 et 2000, oui, j’ai fait de la science-fiction politique. C’est un peu une tradition, en France, de toute façon… On était juste après la chute du Mur de Berlin, on commençait à voir se former les problématiques actuelles liées à la mondialisation. Ça me semblait important de mettre en scène ces tendances sous une forme spéculative et conflictuelle. Mais sur l’ensemble de ma carrière, je ne crois pas qu’on puisse me qualifier d’écrivain politique. En dernier ressort, la cohérence interne des œuvres et leur portée esthétique sont toujours plus importantes que le message.

Nick:  À cet égard , quelle est selon vous la définition de la science-fiction française et en quoi diffère-t-elle à votre avis de (par exemple) de son homologue américaine ?

Serge:  La SF française a une caractéristique bien particulière : elle s’est formée, dès l’origine ou presque, sur la fusion de trois courants littéraires : le roman d’aventures extraordinaires à la Jules Verne ; le roman scientifique « adulte » représenté par J.-H. Rosny aîné et H. G. Wells ; et la pataphysique – l’humour pseudoscientifique absurde d’Alfred Jarry, qui entendrera plus tard le surréalisme. Ces trois courants ont été identifiés dès avant la guerre de 14 par les premiers théoriciens du genre, et ils continuent de l’irriguer aujourd’hui.


Nick: En relisant les romans de la série F.A.U.S.T , j’ai eu le sentiment que Chan Coray avait connu une longue gestation et évolution. Il me fait l’effet d’un patchwork de personnages préexistants.

Serge:  C’est vrai. Chan Coray, le héros de F.A.U.S.T , est un très vieux personnage pour moi. Je l’ai inventé quand j’étais encore au Lycée. A l’époque, j’aimais beaucoup la série télé "Mission Impossible""et je rêvais d’un héros comme ça : une sorte de super-espion technicien, ou même prolétaire. Un James Bond les mains dans le camboui. Ça n’a rien donné sur le moment mais le personnage est resté avec moi et, au fil des années, j’ai essayé de le transposer dans d’autres univers, dans des space-operas inspirés des Loups des étoiles de Edmond Hamilton, ou bien dans un monde de fantasy qui devait beaucoup au cycle de Roger Zelazny, Ambre. Mais curieusement, c’est l’actualité politique du milieu des années 90 qui lui a permis de trouver sa forme définitive et cette forme est très proche de ce qu’elle était au départ : un super-espion prolétarien.

Nick :  F.A.U.S.T décrit une Europe politique dernier rempart contre les spéculations des multinationales. Avec le recul (vingt ans se sont écoulés depuis l’écriture du premier roman) et en voyant l’Union européenne actuelle, obsédée par la politique d’austérité, que ressentez-vous ?

Serge: La création d’une Europe-puissance, intégrée et capable de jouer son rôle à l’échelle globale, me paraît toujours être le seul projet qui ait un sens si on veut continuer à faire de la politique avec un minimum de prise sur le réel. Pour l’instant, on en est loin.



Nick:  Entre 2001 à 2005, vous avez arrêté d'écrire. Que s’est-il passé ?  

Serge:  Au début des années 2000, je me suis rendu compte que j’avais réalisé tous mes rêves d’adolescent, et je me suis mis à éprouver un très fort sentiment d’imposture. Je travaillais avec Enki Bilal au scénario d’Immortel Ad Vitam, j’avais une page de tribune libre chaque semaine dans L’Humanité… Et d’un seul coup, je me demandais comment j’avais bien pu mériter ça. J’ai décidé de faire le proverbial « grand roman », une uchronie que je préparais depuis deux ans déjà : Metropolis. Et je n’y suis pas arrivé. Ça été dur. Pendant trois ans, je n’ai rien écrit d’autre que mon journal. Je suis revenu à l’édition en 2005.

 Nick:  En parallèle à votre activité littéraire, vous écrivez des scénarios de bande dessinée. Je pense en particulier à « La Brigade Chimérique » qui est votre série la plus connue. Non seulement elle crée un nouveau genre, le « radiumpunk » mais elle relève de la même opération que « La ligue des gentlemen extraordinaires » d’Alan Moore. Elle imagine une Europe où la Grande Guerre a engendré des personnages comme le Nyctalope, le Golem, Docteur Mabuse, Gregor Samsa, Gog, Cagliostro, Marie Curie et bien d’autres – des personnages issus de la littérature française et européenne des années 30. Ces personnages sont traités comme des super-héros. Comment sont nés l’idée et le concept de la Brigade ?

 Serge:  L’idée de La Brigade est une conséquence inattendue du travail préparatoire sur Metropolis. Et c’est aussi une réponse à ce que j’ai dit plus haut sur l’Europe-puissance. Je crois que si rien ne se passe sur le continent, c’est qu’il n’existe pas de sentiment d’appartenance. Il n’y a pas de peuple européen, c’est vrai… Mais il y a une civilisation européenne et je trouve incroyable qu’elle ne soit l’objet d’aucun affect collectif. La Brigade, c’était aussi une façon de montrer ça : l’Europe d’avant la chute, se percevant elle-même comme un monde cohérent et digne d’être défendu. Mais plutôt que de passer par les figures « normales » de la culture, on a tout transposé dans le plan des superhéros. Justement parce que ces personnages suscitent des affects très forts. On voulait que les lecteurs éprouvent le sentiment de perte.


Nick:  Au niveau graphique et narratif, La Brigade Chimérique crée un lien entre les traditions américaine et française de la bande dessinée. Etait-ce pour vous, comme auteur et conteur, le plus grand défi de ce travail ?

 Serge: Un défi, non. Un cadre inévitable pour la narration. Les histoires de superhéros ont un rythme naturel, depuis le début des comics ou presque : elles font entre 20 et 30 pages et elles paraissent chaque mois. Pour un lecteur européen, habitué aux albums franco-belges, ce découpage du récit est presque aussi caractéristique des superhéros que les capes et les superpouvoirs. Donc, on a décidé tout de suite que la narration de La Brigade suivrait ce mouvement : douze épisodes d’une vingtaine de pages chacun, comme si on faisait une mini-série publiée en kiosque. C’était un des éléments de base du projet.

Nick: Une question plus générale concernant le marché de l’édition. Dans de nombreux pays, dont l’Italie, la crise a réduit l’espace dévolu à l’édition littéraire et les lecteurs se font rares. Quelle est la situation en France ? Des éditeurs célèbres comme le Fleuve Noir, L’Atalante, J’ai Lu, parviennent-ils à préserver leurs parts de marché ?

Serge: Je ne m’occupe plus assez d’édition aujourd’hui pour pouvoir vous répondre.


Nick: Roland C. Wagner est mort récemment, et tragiquement. Il était l'un des piliers de la science-fiction française et européenne. Quel souvenir gardez-vous de lui ?

Serge: La mort de Roland m’a beaucoup touché et il est rare qu’une semaine s’écoule sans que je pense à lui. On n’était pourtant pas très proches – c’est le moins qu’on puisse dire. On s’était beaucoup disputé ces dernières années. On défendait des positions antagonistes sur la SF en France et pour des garçons comme nous, nés dans le domaine et n’ayant jamais rien voulu d’autre que d’en faire partie, les désaccords pouvaient déboucher sur des conflits violents. Mais c’est fini, tout ça. Aujourd’hui, je me souviens de lui comme d’un type plein d’humour, qui aimait la fête. Et il me manque.

Nick:   Citez quelques-uns de vos collègues dont il faut suivre le travail avec attention

SergeThomas Day, Xavier Mauméjean, Catherine Dufour, Jérôme Noirez, L. L. Klotzer, Alain Damasio, Jean-Philippe Jaworski, Léo Henry… Et il y en a d’autres. La génération actuelle est exceptionnelle.

Nick:   Quels sont vos projets ??

Serge:  Je continue la bande dessinée. Avec Gess, on va consacrer au moins trois albums au Nyctalope, l’un des grands personnages de La Brigade Chimérique, mais dans une version plus proche des romans originaux de Jean de La Hire. Après tout, le Nyctalope est souvent considéré comme le premier des super-héros modenes : il mérite d’avoir sa série à lui. J’adapte aussi certains aspects du projet Metropolis sous la forme d’un mini-cycle de quatre albums avec Stéphane de Caneva. Mais cette année, je vais surtout essayer de refaire un roman. Ça fait longtemps, maintenant, et j’en ai vraiment envie.


Nick:   Et voici la question classique des fins d’entretien sur Nocturnia : quelle est la question que je ne vous ai pas posée mais à laquelle vous auriez volontiers répondu ?

Serge:  Vous m’auriez demandé si j’aime l’Italie et je vous aurais répondu oui.

10 commenti:

MikiMoz ha detto...

Nick, complimenti, intervista fighissima ad un autore che non conoscevo.
E scopro che lavora anche sui fumetti! Wow!
Certo, io e la fantascienza siamo agli antipodi, però ho letto volentieri :)
(e il fumetto dev'essere interessante, l'Europa di quegli anni è affascinante...)

Moz-

Nick Parisi. ha detto...

@ MikiMoz
Grazie!
Ogni volta che propongo un intervista cerco sempre di proporre aspetti nuovi, a volte anche poco conosciuti. Il tutto nel tentativo di presentare quanto più possibile riguardo al fantastico in generale e mi fa enormemente piacere il riuscire ad attirare anche persone come te lontane dal genere.
p.s
Si, il fumetto La Brigade Chimerique è una figata.
:)

Argonauta Xeno ha detto...

Ti lascio qui i complimenti per l'intervista, di là il commento serio! :)

Nick Parisi. ha detto...

@Salomon Xeno
Apprezzo i complimenti e corro subito a leggere il commento serio. :)

Marco L. ha detto...

Lehman è quello che ha scritto il romanzo da cui hanno tratto Immortal, quindi. Continui a stupirmi con gli ospiti che riesci ad avere qui sul tuo blog.

Nick Parisi. ha detto...

@ Marco Lazzara
Lehman ha adattato sotto forma di soggetto esceneggiatura il bellissimo fumetto La Fiera degli Immortali di Enki Bilal, quindi da amante di Cinema; Fumetti e Letteratura è stato per me un triplo piacere averlo ospite.
Poi come Dunyach prima di lui si è rivelato una persona molto umile e disponibile, insomma : il tipo d'intervista che mi piace poter riuscire a portare a termine.

Ariano Geta ha detto...

"la coerenza interna dei lavori e il loro valore estetico sono sempre più importanti del messaggio"
frase che condivido in pieno.
L'autore in questione non lo conoscevo, però se è stato anche sceneggiatore di fumetti posso cogliere qualcosa del suo stile poiché in passato leggevo bandes dessinées françaises, anche se poca fantascienza, lo devo ammettere.

Nick Parisi. ha detto...

@ Ariano Geta
Purtroppo Lehman lo conoscono poco perchè sono stati tradotti solo due dei suoi lavori, io mi auguro che perlomeno qualche fumetto riesca ad arrivare da noi.

Iguana Jo ha detto...

Ottima intervista. Di Lehman ho letto solo il primo FAUST, un millennio fa, e non ne ho praticamente alcun ricordo. Però il personaggio smpre interessante.

Nick Parisi. ha detto...

@ Iguana
Purtroppo è passato veramente troppo tempo dalla pubblicazione dei due FAUST per poter ricordare meglio le cose. Comunque, si, il personaggio rimane interessante.:)

Ricordando il passato

Ricordando il passato
 
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