All'interno del Teatro però qualcun altro, una persona col volto nascosto da una maschera infantile, ha fotografato l'omicidio.
Da quel momento in poi per Roberto Tobias inizia un incubo ben peggiore: l'uomo viene continuamente minacciato ed aggredito, le persone accanto a lui cominciano ad essere uccise mentre il musicista finisce per non sentirsi più sicuro nemmeno dentro la propria casa.
Per paura l'uomo non svela niente né alla moglie Nina e nemmeno ai suoi migliori amici, ma quando le morti cominceranno ad essere troppe, quando anche la sua amante Delia finirà sotto i colpi dell'assassino Roberto Tobias non potrà più far finta di niente.
Quando anche Nina sarà partita un sempre più spaventato Roberto Tobias potrà contare solo sull'aiuto di tre persone: del clochard "Diomede" detto Dio, del suo amico detto "il Professore" e di Gianni Arrosio un bizzarro investigatore gay con alle spalle 84 casi non risolti.
La soluzione all'enigma può celarsi all'interno dei sogni che sempre più spesso accompagnano le notti del musicista?
Ci sono incontri che sembra non possano mai avvenire, sopratutto per quanto riguarda il Cinema.
Si tratta spesso di universi che collidono, di collaborazioni che sembrerebbero impossibili.
Bud Spencer e Dario Argento, per esempio.
Si tratta di due personalità artistiche agli antipodi l'una dell'altra, di due maniere di intendere la Settima Arte apparentemente inconciliabili, a cui non penserebbe nessuno, nemmeno il più sfrenato appassionato di Cinema di Genere.
Eppure è avvenuto, c'è stato un caso in cui questo è successo.
4 Mosche di Velluto Grigio arriva nel 1971 ed è il terzo e conclusivo capitolo della cosiddetta "Trilogia degli Animali", così chiamata per il vezzo da parte di Argento di inserire animali nel titolo - anche se a parere di chi scrive il film più riuscito della trilogia, non è tanto questo terzo capitolo, quanto il secondo e cioè, Il Gatto a Nove Code precedente in quanto a realizzazione di qualche mese rispetto a 4 Mosche di Velluto Grigio, ma questa è solo una mia idea personale.
Nel 1971 quello di Dario Argento è ormai un nome associato al genere giallo anche se risulta già chiara la tendenza a dirigersi verso l' horror, verso il perturbante e la cosa si nota grazie al sempre maggior numero di elementi onirici e trascendentali che il regista romano inserisce nei suoi film.
Non fa eccezione questa pellicola, anzi si può definire il vero punto di passaggio verso l' horror.
Per poterli girare questi film Argento si è anche trasformato in produttore, ha coinvolto suo padre Salvatore ed insieme hanno messo su una loro casa di produzione la SEDA Spettacoli, laddove SEDA non è altro che un acronimo di Salvatore e Dario Argento, in un secondo momento poi sono arrivati anche capitali francesi e dalla Germania dell'Ovest che hanno permesso di salvare baracca e burattini (ed infatti 4 Mosche di Velluto Grigio in pratica si trasforma in una coproduzione tra Italia e Francia) consentendo così a Dario di affrontare le sue prime regie in un clima di maggiore sicurezza economica.
Nel 1971 invece il napoletano Carlo Pedersoli, ex nuotatore olimpico si è già tramutato ormai da almeno cinque anni in Bud Spencer, l'idolo degli spaghetti western e delle scazzottate.
Sempre dal 1967 è anche già nata la coppia campione d'incassi con il veneziano Mario Girotti, meglio conosciuto come Terence Hill
I vari Don Matteo e Padre Speranza (1) sono ancora lontani dal venire però Spencer \Pedersoli sente già il bisogno di recitare in ruoli diversi rispetto a quelli che gli stanno venendo offerti.
Ed è infatti un personaggio atipico quello che Argento gli offre, tanto per cominciare non si tratta di un ruolo da protagonista ma uno da comprimario, da spalla del primattore quasi. Ecco quindi nascere il personaggio di Diomede (per gli amici Dio) un barbone filosofo, riflessivo e cerebrale che vive in una baracca sulla rive di un fiume, una sorta di metafisico Virgilio che aiuterà il protagonista Roberto Tobias a dipanare la matassa dell'enigma che lo sta uccidendo.
Non si tratta nemmeno di una invenzione originale di Dario Argento quanto piuttosto di una sorta di citazione, di un omaggio nei confronti dell'omonimo personaggio inventato da Fredric Brown nel romanzo La Statua che Urla, spesso utilizzato dal regista come fonte d'ispirazione.
E si verifica quasi un effetto straniante nell'assistere alla performance recitativa di Spencer, sensazione acuita dalla decisione dei produttori de 4 Mosche di Velluto Grigio di non far recitare l'attore napoletano con la sua voce e nemmeno con quella di Glauco Onorato suo doppiatore storico, bensì con quella di Sergio Graziani (che spesso invece aveva doppiato Terence Hill), anche se verso la fine, quasi non si volesse rischiare troppo, si decide di rientrare nei binari facendo riappropriare l'interprete partenopeo della propria fisicità e rendendolo così protagonista di un gesto d'azione, con una bella scazzottata.
In sintesi, facendogli compiere quello che tutto il pubblico si aspettava da lui sin dal primo istante.
Del resto, una delle costanti di questa fase produttiva "argentiana" sta proprio nell'impiego di attori tipici della commedia all'italiana- o comunque specializzati in ruoli brillanti- all'interno di ruoli drammatici o, in alternativa, in parti che parodiano grottescamente un ruolo drammatico; gli esempi si sprecherebbero: per rimanere nell'ambito di 4 Mosche di Velluto Grigio basterebbe ricordare il bravo Stefano Satta Flores, noto volto di tante commedie, ma anche di tanti ruoli drammatici. Satta Flores (attore sfortunato e ingiustamente poco ricordato) qui impreziosisce con la sua presenza il film interpretando un personaggio di contorno, cioè uno dei tanti amici che gravitano attorno al mondo di Roberto Tobias, in uno dei tanti ruoli che potremmo tranquillamente definire di "depistaggio" all'interno della sceneggiatura. Ma l'esempio più lampante è sicuramente quello di Oreste Lionello.
Quello di Lionello era un altro nome in gran spolvero in quel periodo a cavallo tra la fine degli anni '60s e l'inizio dei '70s, cabarettista di lungo corso, era particolarmente amato dal grande pubblico per i suoi doppiaggi dei film Disney e per essere la voce di Woody Allen, in questo caso Argento per l'interpretazione del ruolo semiserio del "Professore", l'altro clochard pronto ad aiutare il protagonista, sembra quasi chiedergli di trattenersi, di limitarsi, di lavorare per sottrazione, di farsi notare il meno possibile.
Oreste Lionello ( Il Professore); Michael Brandon ( Roberto Tobias) e Bud Spencer ( Diomede) |
Argento dopotutto sembra quasi utilizzare i suoi film come una sorta di strumento terapeutico, come atto di auto analisi per esorcizzare le proprie paure e le proprie fissazioni e per fare questo spesso nei suoi film parte da elementi autobiografici.
E l'elemento autobiografico da cui parte la scusa per realizzare 4 Mosche di velluto Grigio è forse uno dei peggiori che ci possano essere.
Quello della crisi di coppia.
Argento così sceglie per il ruolo del protagonista Roberto Tobias un attore che somigli vagamente a lui (l'americano Michael Brandon ) e per il ruolo di Nina Tobias invece chiama Mimsy Farmer un'attrice che ricordi nel fisico a Marisa Casale all'epoca moglie del regista romano, con cui stava per rompere a causa della relazione con Marilù Tolo, e dopo aver fatto questo li mandi in scena a manifestare la dissoluzione del "suo"di matrimonio.
E lo fa perché quelli del cinema, quello dell'esagerazione e dell'auto analisi sono gli unici linguaggi che Argento riesce a parlare e a comprendere, l'unico che sia sia capace di esorcizzare i demoni che l'uomo si porta dietro.
Mimsy Farmer e Michael Brandon in una scena del film |
Ma il Dario Argento di questa fase della sua carriera ( di "questa" fase della sua carriera, ricordiamocelo sempre) si dimostra anche un osservatore impetuoso e partigiano della società e delle sue trasformazioni, e così la pellicola si dimostra anche un affresco del modo di vivere dei giovani negli anni '70s, della comuni musicali.
Ma non solo.
L'attore francese Jean-Pierre Marielle ( a sinistra) è il detective Arrosio. |
Ma principalmente perché è rimasto "individuo" punto e basta.
Argento conferma così di essere particolarmente interessato alla caratterizzazione dei personaggi, non alla coerenza della sceneggiatura, non alla sua credibilità; che, infatti, come in molti altri film del regista si rivela piena di ingenuità ed imprecisioni, ma ai personaggi.
Quanto più sopra le righe sono tanto più affascinante Dario Argento trova lavoraci sopra.
Per il ruolo di Arrosio i coproduttori francesi impongono un grande attore transalpino: Jean-Pierre Marielle che, come tutti i grandi, si presta alle esigenze della regia spogliandosi di tutti gli eccessi, e di tutte le pomposità dello stile recitativo francofono.
4 Mosche di Velluto Grigio è un Thriller imperfetto, non completamente riuscito ma carico di soluzioni e di momenti a volte anche geniali. Una summa di cosa è, di cosa promette e di cosa stia diventando il Cinema argentiano.
Nel bene come nel male.
Si parte dai topoi classici del giallo: delitti (veri o presunti) e castighi; ricatti e morti violente; indagini sulle tracce e sugli indizi lasciati dal misterioso assassino e conseguente sconvolgente rivelazione finale.
Quello che cambia è il modo personale con cui Dario Argento svolge questo compitino.
Che è un modo estremamente visivo e visionario.
Argento ( il Dario Argento di questa fase della sua carriera, non quello che verrà poi, lo ripeto) dimostra di essere estremamente a suo agio con la tecnica cinematografica, un maestro delle soluzioni visive, un esegeta delle inquadrature e della prospettiva. Un uomo che sa raccontare sensazioni, emozioni e paure perché ne è completamente assorbito. Alla stessa maniera i film che ne vengono fuori sono pieni di grandi panorami architettonici, di urbanistiche razionali ed asettiche, di spazi ariosi ed inquadrati come l' Eur di Roma o Villa D'Este a Tivoli.
Perché Argento in fondo (l' Argento di questa fase della sua carriera, non quello che verrà poi) ama distruggere la razionalità, ama sporcarla con il sangue, l follie, le umane abiezioni e la morte.
I Gialli argentiani sono questo, gli horror argentiani che arriveranno in seguito non faranno altro portare alle estreme conseguenze tutte queste premesse.
Col tempo però qualcosa si rompe, il rapporto tra sceneggiature vissute ma imperfette e le grandi capacità tecniche, ma sopratutto il modo di raccontare questa amalgama si rivelerà sempre più disequilibrato.
Il risultato?
Diversi flop e parecchi fallimenti al botteghino.
Probabilmente , ma è solo la mia impressione, Dario Argento ha smesso di raccontare le proprie pulsioni e paure.
O forse semplicemente ha solo smesso di crederci.
Per quanto riguarda nello specifico questo 4 Mosche di Velluto Grigio, beh...il film ebbe un singolare destino. Pur avendo ottenuto ottimi incassi la pellicola in pratica sparì per lungo tempo dalla circolazione. Per decenni, almeno fino al 2009 non fu mai più proiettato in sala, né trasmesso in televisione e nemmeno fu possibile produrne VHS o DVD ( poté circolare solo un primitivo riversaggio in Super 8) a causa di controversie sul diritto di distribuzione.
Una serie di altri accadimenti quali la scadenza dei contratto con il distributore ed il fallimento della SEDA Spettacoli fecero il resto.
Solo di recente, nel 2009 la situazione si è sbloccata e la famiglia Argento ha potuto far circolare di nuovo il film.
Il destino, la realtà-se preferite- a volte sa essere molto più fantasiosa della finzione e dell'umana immaginazioni..
O delle volontà di un autore.
NOTE:
(1) Personaggio interpretato da Spencer per un film televisivo prodotto dalla RAI e girato da Ruggero Deodato. Il film dedicato alle vicende di un battagliero parroco all'interno di un carcere minorile calabrese sarebbe dovuto essere l'episodio pilota di una vera e propria serie televisiva. La Rai però dopo aver prodotto il primo episodio nel 2001 ha preferito sospendere il progetto parcheggiando il film per anni nei suoi archivi.
Il film su "Padre Speranza" è stato trasmesso solo nel 2005 un' unica volta.
ADDENDUM del 29/04/2016:
Del cinema di Dario Argento si sta occupando anche Ivano Landi:
Ed anche Riky Giannini : QUI: https://caffediriky.blogspot.com/2020/09/4-mosche-di-velluto-grigio-splendido.html?showComment=1599828116649#c6664583240962820793
34 commenti:
Il decadimento stilistico di Argento in effetti è una delle metamorfosi stilistiche più dibatture d'Italia. Probabilmente nei primi anni '70 aveva in se delle tensioni tali da partorire idee che non nascevano dalla sola fantasia dell'autore ma da un forte travaglio interiore che, una volta svanito, si è portato via anche gli spunti cinematografici migliori.
Ricordo bene che "Quattro mosche" era compreso nel ciclo di film di Argento trasmesso dalla rai in prima serata. Mi sembra fosse all'inizio degli anni '80, perché il ciclo arrivava fino a "Suspiria". Da allora non ho più avuto occasione di rivederlo.
Anche a me è rimasto impresso il ruolo di Bud Spencer, mentre ho finito per dimenticarmi di Lionello e Mimsy Farmer.
@ Ariano Geta
Fino ad un certo punto (diciamo fino alla prima parte degli anni 90 e se mi chiedi un film potrei citare "Opera") Dario Argento è stato un grande, dopo almeno io ho assistito ad un decadimento che non riesco a spiegarmi. Le ultime cose che ho viste, penso ad esempio al film su "Dracula" o alla "Terza Madre" sfiorano l'inguardabile ed il ridicolo. Non riesco a spiegarmi tutti i motivi di questa involuzione. In parte credo che questo sia dipeso dal fatto che è cambiato il modo di fare Cinema, in parte perché Argento forse non si è aggiornato, un poco forse perché per decenni hanno provato a convincerci che in Italia l'unico tipo di Cinema socialmente accettabile fosse quello realista.
Non so spiegarmi, spero solo prima o poi di vedere un nuovo grande film di Argento.
@ Ivano Landi
Quella fu una delle ultime volte che " 4 Mosche di Velluto grigio" fu trasmesso in Tv.
Bud Spencer interpreta davvero un bel ruolo molto atipico. Soprattutto per chi come me è cresciuto negli anni 70 con i film della coppia Bud Spencer -Terence Hill a guardare questo film sembra di essere finito all'interno di un universo parallelo.
Premetto che questo film mi era piaciuto molto, ovvio che la valutazione che ne faccio è contestualizzata al periodo e al genere. In merito a Bud Spencer (Pedersoli), forse Argento si ricordava degli esordi come attore drammatico (tra tutti "siluri umani"). Una piccola nota polemica, bonaria davvero, trovo riduttivo ricondurre lo sfortunato e bravissimo Stefano Satta Flores a semplice attore di commedia, è stato un grande attore drammatico e anche in molte commedie ha rappresentato eroi tragici pur nella loro comicità involontaria, come ad esempio in "c'eravamo tanto amati" o nel precedente "I Basilischi".
Avrei detto che Ivano si sarebbe ricordato di Mismy farmer, l'ha incontrata recentemente in un suo post, anche se non direttamente dedicato a lei.
Bellissimo post e analisi molto professionale, come sempre sei bravissimo. Mi sono goduto tutto l'articolo. Grande Nick.
@ massimiliano riccardi
Accetto di buon grado la tua bonaria polemica.
Ora premetto che Satta Flores era un attore che mi piaceva molto ( oltretutto era anche mio conterraneo). Ed è verissimo che diede prova di grandi recitazioni drammatiche, ricordo tra le altre " C' Eravamo Tanto Amati". Sicuramente ho generalizzato un po troppo , ma purtroppo vedi, di lui come per tanti altri attori del Cinema italiano oggi come oggi si ricordano il ricordo che rimane è quello delle Commedie .
È riduttivo lo so, è un peccato lo so ma è così.
La tua critica comunque è sensata quindi implementerò la parte del' articolo su Stefano Satta Flores ricordando la sua partecipazione a tanti filn d' autore come "C' Eravamo Tanto Amati".
In fondo glielo devo a questo attore così bravo
Ciao Nick, non ho mai pensato a tutto quello che hai scritto tu per il semplice motivo che il filmm mi era piaciuto moltissimo anche se il terrore era stato molto :))
Mi piaceva il genere, le musiche da brividi se non ricordo male, il senso di terrore e ansia che mi incutevano.
Complimenti a te per il post e l'analisi molto più vasta della mia :))
@ Patricia Moll
Il film è effettivamente molto piacevole, anche se come ho scritto nel post, di tutta la trilogia degli animali il mio preferito è " Il Gatto a Nove Code". Le musiche, l' atmosfera e le inquadrature del primo Argento restano conunque fenomenali ed intensissime.
Ciao Nick, ho tentennato prima di scrivere il riferimento a Satta Flores, pensavo di passare per saputello guastafeste, ma da amante del cinema non sono riuscito a trattenermi. E' vero quello che dici sulla memoria del pubblico, e io aggiungo: "purtroppo". E' stato un grande, anche se sfortunato, attore. Lo rivedo sempre con piacere e malinconia. A proposito, ricordi quello sceneggiato RAI bellissimo che si intitolava "accadde ad Ankara"? Lì era stato meraviglioso, un precursore delle spy story che andarono di moda di li a poco nei vari telefilm. Scusami ancora se ti sono sembrato inopportuno. Di nuovo bravo per il post.
Sai che alla fine ho quasi il sospetto che la rassegna televisiva di cui parlavo arrivasse addirittura fino a "Tenebre"?
Poi, lo so che vado controcorrente ma a me "Dracula" è piaciuto, certamente più di quello di Coppola. Comunque mi sono promesso di rivederlo e ti so dire se confermo o no il giudizio. A suo tempo l'ho guardato dopo aver letto solo critiche negative...
@Massimiliano
Mimsy Farmer la ricordo in più di un film, ma in questo in particolare no.
@ massimiliano riccardi
Non sei stato inopportuno e la tua passione ti fa onore.
Comprendo benissimo perché:
A) Sono un grande amante del Cinema ed uno dei miei pallini sono proprio i caratteristi italiani.
B) La critica quando è motivata è sempre beneaccetta. Sono i maestrini che non sopporto, ma non è il tuo caso che hai espresso un commento motivato e condivisibile.
Amo molto i grandi sceneggiati, questo da te citato mi manca però.
Andrò a cercarmelo, quindi grazie per avermelo segnalato.
@Ivano, ma sì, era un menaggio scherzoso legato al fatto che l'abbiamo incontrata in un tuo post: il maestro e Margherita.
@ Ivano Landi
Io il Dracula di Argento l' ho visto a spizzichi perchè non riuscivo a farmelo piacere . Proverò a rivederlo di nuovo anche io magari cambio idea chi lo sa?
Al' epoca non mi piacque questo si.
È vero che ultimamente sembra diventato uno sport criticare Argento, la risposta che mi sono dato io è che forse colpiscono lui per antipatia nei confronti della figlia Asia e dei suoi atteggiamenti non sempre simpatici.
Sai che trovo la Farmer molto più carina adesso rispetto a quando era giovane?
Ciao Nick!
Gran bel post, sei riuscito a farmi tornare alla mente particolari che la mia memoria aveva nascosto da qualche parte :D anche dopo aver visto in prima persona alcuni dei posti interessati girando per Torino.
Però devo anche rimproverarti ( :P ) per non aver fatto alcun accenno ad un particolare che a me sta abbastanza a cuore: la colonna sonora!
A parte gli scherzi, in questo caso particolare ricordo tra le curiosità, una meravigliosa opera del maestro Morricone, nonostante i presunti litigi in corso di realizzazione, e una possibilità sfumata con un grande gruppo rock storico (dannati vincoli legali e limitazioni economiche).
@Max Riccardi: i basilischi! che mi hai fatto ricordare! :D
@ PiGreco
Ciao e bentornato! :)
Non ho ancora parlato delle colonne sonore per due motivi: il primo è che a breve dovrei parlare almeno di un altro film di Argento e allora parlerò anche delle musiche, in particolare di quelle dei Goblin. In secondo luogo: proprio perchè sul presunto litigio tra il regista e Morricone all' epoca del film ho sentito così tante versioni diverse che ho preferito evitare di parlarne. Avrei scritto solo un post pieno di gossip
Vero è che la colonna sonora è un elemento importante dei film di Argento, quindi ne riparleremo presto.
Non ho presente la Farmer attuale. Però c'è chi invecchia molto bene... Ottavia Piccolo, per esempio.
Bello che ci stiamo occupando in contemporanea dell'Argento nazionale... Anch'io a maggio esco con il secondo post.
@ Ivano Landi
Sai cosa faccio?
Linkerò i tuoi post in calce ai miei.
Perfetto Nick, attendo con tanta curiosità ;)
Mmm, lo scambio di link può essere un'idea, però dovrebbe esserci a monte una certa logica.
@ Ivano Landi
Se non ti va evito, non ci sono problemi di sorta. ;)
Questo film, assieme al "gatto a nove code", è effettivamente uno dei prodotti ingiustificatamente trascurati di Argento. Eppure è stato un film geniale, seppur avendo voluto ripetere nel finale lo stesso trucchetto che già Argento aveva usato ne "l'uccello dalle piume di cristallo", dove la chiave del mistero era nascosta nel titolo fino a quel momento incomprensibile. Personalmente non ricordo alcun passaggio televisivo.. fortunatamente negli anni sono state realizzate diverse uscite in DVD, la maggior parte delle quali in formato da edicola.
Sull'annosa questione della caduta di qualità dei lavori di Argento sopraggiunta ad un certo punto della sua carriera, la spiegazione non può che essere una sola, vale a dire la sua separazione da Daria Nicolodi avvenuta nell'anno dell'uscita di Phenomena, cioè del suo ultimo lavoro decente. Non voglio dire che il genio di famiglia fosse esclusivamente la Nicolodi (nel senso di ghost-writer), ma quasi certamente il suo apporto è stato fondamentale. Lo proverebbe anche il fatto che i due si incontrarono sul set di Profondo Rosso, che fu il film che per Argento rappresentò il vero salto di qualità.
@ Obsidian Mirror
Concordo con te riguardo ad "il Gatto a Nove Code" infatti ti preannuncio che presto, parlerò proprio di questo film.
Sulla questione della crisi di Dario Argento, la tua potrebbe essere una spiegazione convincente. La Nicolodi ha contribuito molto alle sceneggiature dei film di Argento e sicuramente era brava come sceneggiatrice.
Io credo che oltre questo abbia contribuito anche la scelta del regista romano di voler contribuire alla carriera della figlia Asia, facendola lavorare in alcuni suoi film.
E di Asia Argento si potranno dire tante cose ma sicuramente come attrice non ha certo fornito prove indimenticabili.
Parere personale.
A me è piaciuto di più de Il gatto a nove code. Gusti personali. Bella l'idea della imago mortis, secondo cui la retina conserva l'ultima immagine vista prima della morte.
@ Marco Lazzara
Ma è giusto,anzi meno male che non la pensiamo tutti allo stesso modo. Nel post dedicato a Il Gatto a Nove code spiegherò i motivi per cui preferisco quel film.
L'idea dell'imago mortis è davvero molto stuzzicante, Argento si faceva speso conquistare da queste teorie, anche se non avevano nessun fondamento scientifico.
Mi piacque molto e mi fece ben sperare. Invece, forse lo sai già, Argento mi ha deluso sempre più, per non parlare "Dei suspiria" con trucchi horror puerili.
Ho poco tempo ma ti leggo con grande interesse. A proposito del misterioso cadavere australiano, l'unica spiegazione plausibile, secondo me, potrebbe venire da uno di quegli intrecci di spionaggio che si stentano a capire, a volte.
Cristiana
PS Mi è piaciuto il tuo 'attaccamento' a quel capolavoro che è " L'attimo fuggente" e prima o poi tenterò dicimentarmi anch'io nel mema dei film
Riesco solo oggi a leggere con la dovuta calma e attenzione questo tuo articolo Nick, per il quale ti faccio i miei più sinceri complimenti! E' un articolo splendido che mi fa pensare a questo film - che adoro, come molti altri di Dario Argento - in modi non usuali, originali, stimolanti. Amo il cinema, ma ne sono tutt'altro che un "esperto" (così come non sono "esperto" in nessuna delle cose che amo) quindi spesso mi limito a godere della visione di un film senza rifletterci troppo e anzi, facendo persino fatica a descrivere il "perché" mi è piaciuto quel particolare film...
Dopo questa auto-professione di ignoranza :-))) rinnovo i complimenti! Grande Nick!
@ cristiana2011
Per quanto riguarda il misterioso cadavere australiano presto pubblicherò l'ultima parte del dossier quindi porta ancora un pizzico di pazienza ma presto potrai leggere le conclusioni.
Per quanto riguarda invece "L'Attimo Fuggente", si tratta di un film che ha significato davvero molto in una fase importante della mia vita.
Ti capisco bene quando parli di mancanza di tempo, pure io faccio fatica a seguire le cose, anzi mi scuso con tutti voi se non riesco a seguire i vostri blog come meritereste.
@ Fumetti di Carta (Orlando Furioso)
Mio caro amico, ti ringrazio per lo splendido e sincero commento, confessione per confessione ti dico che nemmeno io mi reputo un esperto, mi salva la curiosità di una natura compulsiva che mi porta a cercare di analizzare le varie forme d'arte.
Ma ti assicuro nemmeno io mi considero un esperto, al massimo un cialtrone ed un nerd appassionato.
Per fortuna che la mia compagna sopporta questo lato del mio carattere.....
Grazie ancora per i complimenti! E' un piacere averti tra i miei commentatori! :))))
E' sempre un piacere poter leggere recensioni così lucide e appassionate, visto poi quello che si è detto e si continua a dire in alcuni luoghi ameni, tipo che tutta la filmografia "storica", nel senso pre-caduta vertiginosa, di Argento sia frutto di una sorta di botta di culo. Io lo amo molto, moltissimo "Quattro Mosche...", è un film di grande potenza visiva e sonora, il vero preludio alla ferocia di "Profondo Rosso". Personalmente, credo che fino a "Trauma" Dario sia stato una figura importante, ingombrante, financo detestabile nel mondo dei cinematografari romani e non. Cazzo, durante gli anni ottanta, specialmente la seconda metà, è stato attivo su tutti i fronti produttivi, "Dario Argento Presenta" è stato un marchio di fabbrica nel bene e nel male (Soavi ha fatto capire quanto fosse "invadente" come produttore)e penso che lo sputtanamento avvenuto negli anni immediatamente successivi sia causa di una semplice "malattia", troppa roba per un uomo solo, il cambiamento nella produzione cinematografica lo ha lasciato indietro e pure lui non è riuscito a rinnovarsi, anzi si è addormentato su progetti anche interessanti ma troppo legati alla presenza di Asia. E credo pure che alla scrematura finale, è lui che si è rotto i coglioni e ha commesso quelle atrocità ("Il cartaio", ecc.) solo per ritirare li sordi senza passare dal via.
Vabbè, finito il papiello. Sempre un piacere passare da queste parti, Nick!!! Ciao!!!
@ Belushi
La tua è probabilmente una delle analisi più azzeccate che abbia mai letto riguardo al declino di Argento, probabilmente è vero che ad un certo punto il "nostro" non sia più riuscito a seguire tutto quanto, come è vero che come produttore non sia riuscito ad aggiornarsi e a seguire le trasformazioni del mercato. Vero anche il particolare che come presenza la sua fosse molto ingombrante e che quindi si sia fatto molti nemici (ricordiamo che la fama di Argento ad un certo punto eclissò quella di registi come Bava e Fulci che erano in circolazione da molti più anni di lui). Logico che ci fossero molte persone pronte a gioire e ad amplificare ogni suo insuccesso, diceva Ferrari che:" in Italia ti perdonano tutto fuorché il successo", espressione che la dice tutta.
Quindi penso che qualche ragione la tua analisi ce l'abbia.
Ritorno solo un' istante su Asia Argento, più volte mi sono soffermato su di lei e penso si sarà capito che non sia la mia preferita. Spiego meglio il mio parere: fisicamente ammetto che non è il mio tipo di donna, avrà di certo uno sguardo magnetico, ma per il resto credo che come attrice sia stata sopravvalutata solo grazie al cognome che porta, anzi se avesse impiegato il suo tempo ad essere meno "personaggio" e più "interprete" forse qualcosa di meglio lo avrebbe potuto fare.
Ciao grande Belushi!!!
Mah..
Uno dei primi film giallo-thriller di Argento dei primi anni 70 poi finito dimenticato per decenni a causa del successo dei film successivi e di alcune beghe giudiziarie con le case di produzione che non permisero la visione sul piccolo schermo e nell’ home-video fino a poco tempo fa. Uscito in un periodo in cui i film gialli d’ imitazione italiani con un animale nel titolo abbondavano, convinse il regista a prendersi una pausa per cercare altre strade espressive, compresa una commedia storica di ambientazione risorgimentale con Celentano di scarso successo che lo riportò a girare altri film horror e thriller sempre più efferati e visionari.
Qui siamo ancora lontani dai fiumi di sangue di film come “Profondo Rosso” e “Suspiria”, con lo stile più affinato del primo film “L’uccello dalle piume di cristallo” si cerca di creare una atmosfera opprimente per lo spettatore e il personaggio protagonista, un giovane batterista con bella moglie che viene perseguitato senza motivo da uno sconosciuto maniaco omicida che in principio lo aveva fatto seguire da un uomo vestito di nero, inscenando un finto omicidio commesso dal protagonista, per poi uccidere delle persone vicino a lui. Trama contorta e a tratti grottesca con un contorno di personaggi da commedia interpretati da Lionello, Marielle, Setta-Flores e Spencer che cercano di smorzare la cupezza della storia tra un omicidio e l’altro. Il colpevole è il solito insospettabile con un movente particolarmente assurdo e le quattro mosche del titolo sono l’ indizio rivelatore della sua identità.
Il resto del cast è composto da poco noti attori e attrici stranieri, tra i quali risaltano solo per la loro bella presenza la bionda Mismy Farmer e la mora Francine Racette. Il protagonista Micheal Brandon era un esordiente americano futuro interprete di film ignoti che nei primi anni 80 sposerà una attrice di telefilm più famosa di lui. La colonna sonora di Morricone sembra più adatta a un penoso melodramma che a non a un thriller. La scena finale ha ispirato non poco quella del più celebre e truculento “Profondo Rosso”. Comunque un film giallo-thriller oggi datato ma che comunque può essere rivisto, anche perché l’ inventore dell’ horror-thriller italiano ha poi girato di peggio.
Il retroscena della moglie di Argento non lo sapevo..
domanda Nick, come ti spieghi il sogno premonitore? Cioé, come fa Tobias a dire "Ma quello del sogno non ero io"?
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