INTERVISTA CON JONATHAN MABERRY

Introduzione e Ringraziamenti:
Ci sono alcune persone senza le quali quest'intervista non sarebbe stata possibile. 
Prima di cominciare desidero quindi ringraziare Jonathan Maberry per essere stato molto disponibile e per essersi prestato alle mie domande.
Ringrazio altresì gli amici Alessandro Manzetti  che mi ha messo in contatto con lo scrittore ed Angelo Benuzzi per aver tradotto l'intervista dall'inglese all'italiano.
Con questa intervista il blog Nocturnia festeggia la ricorrenza di Halloween.
Buona lettura a tutti !

(For english version, please scroll down )
Nick : Benvenuto su Nocturnia, Jonathan . È un piacere averti come ospite. Come prima domanda vorrei chiederti di tornare con la memoria ai tuoi inizi e al momento in cui hai deciso di diventare uno scrittore.

Jonathan Maberry:  Ho sempre voluto scrivere. Non ricordo di aver mai voluto fare qualcosa di diverso. Prima di poter leggere e scrivere raccontavo storie con i giocattoli. Lungo la strada ho provato di tutto… articoli sulle riviste, rubriche, manuali, libri di testo, cartoline di auguri, sceneggiature, recensioni, narrativa e fumetti. Cominciai a vendere i miei scritti alle riviste quando ancora andavo all’ università. Ho venduto il mio primo articolo a venti anni. Ho venduto il mio primo libro non di narrativa (JUDO AND YOU) quando ne avevo trentatre. Ho venduto il mio primo romanzo (GHOST ROAD BLUES) quando ne avevo quarantasette, e ho venduto il mio primo fumetto (PUNISHER: NAKED KILLS) quando ne avevo cinquanta. Solo Dio sa cosa farò dopo. Probabilmente sceneggiature per il cinema. Le cose sembrano andare in quella direzione.

Nick: Hai sempre dichiarato che nella tua infanzia due cose ti hanno salvato: la passione per la lettura e la pratica delle arti marziali. Vuoi parlarcene?

Jonathan Maberry: Sono cresciuto in un quartiere molto violento della periferia di Philadelphia, e in una casa ancora più violenta. Mio padre era un criminale e un uomo molto crudele. Cominciai a studiare le arti marziali da piccolo, praticandole di nascosto con un amico e suo padre. Sapevano di mio padre e volevano aiutarmi a diventare forte abbastanza da sopravvivere. Come risultato riuscii a fermare il ciclo di abusi [del padre, n.d.t.] e impedire a mio padre di fare del male ad altre persone. Durante la mia infanzia non ci era permesso avere libri a casa. Li tenevo nella casa di mia nonna o nelle case di amici. Ma anche da piccolo sapevo che i libri – e la conoscenza che contenevano – sarebbero stati il mio biglietto per uscire da quel quartiere. Le arti marziali mi permisero di sopravvivere e i libri mi diedero gli strumenti di cui avevo bisogno per crearmi una vita migliore in un altro posto.
Queste esperienze influenzarono quello che ho scritto. Diventai un istruttore di arti marziali e creai dei programmi di autodifesa per donne, bambini e disabili. Ho anche scritto centinaia di articoli e dozzine di saggi sull’ importanza della sicurezza e la difesa personale. Quando cominciai a scrivere narrativa nel 2004, avevo la tendenza a raccontare storie di persone che dovevano superare grandi minacce e che crescevano a causa di quelle sfide.

Nick:  E’ chiara l’influenza che Richard Matheson e George Romero hanno su di te. A parte loro quali sono stati gli scrittori e i registi che ti hanno influenzato di più come lettore e come spettatore prima ancora che come scrittore? (Naturalmente puoi anche citare spettacoli, fumetti, musica e qualsiasi cosa ti venga in mente).

Jonathan Maberry: Mi sono inbattuto in Matheson e Bradbury quando ero alle scuole medie, e per me sono stati mentori oltre che influenze. Più o meno nello stesso periodo incontrai Harlan Ellison, Arthur C. Clarke, L. Sprague de Camp e alcuni altri. Ognuno di loro mi diede dei consigli e mi incoraggiò a leggere e a imparare.
Ma ci sono stati altri scrittori i cui lavori mi hanno influenzato nel mio sviluppo come scrittore. James Lee Burke, Graham Masterton, James Herbert, Shirley Jackson, e Peter Straub. Forse l’influenza maggiore però è stata John D. MacDonald con i suoi romanzi su Travis McGee.
Ho preso molta ispirazione dalla musica. Tom Waits, Leonard Cohen, Kris Kristofferson, Kurt Weil, Ira Gershwin, Bob Segar, Bob Dylan, e gli Steely Dan hanno avuto ciascuno un forte impatto sul mio modo di pensare e su come mi sono espresso.

Nick:  Il tuo romanzo di esordio è GHOST ROAD BLUES (2006) nel quale introduci lo scenario di Pine Deep e il concetto di eternità del male che tornerà spesso nella tua narrativa. In GHOST ROAD BLUES spesso usi una forte conoscenza del folklore e del paranormale. Da dove viene la tua passione per il folklore e per l’occulto?

Jonathan Maberry:  Mi ci ha coinvolto mia nonna. Era una vecchia signora meravigliosamente spaventosa. Lei era nata ad Halloween. Aveva dei corvi come animali da compagnia. E leggeva I tarocchi e le foglie del tè per le signore del circondario. Mi insegnò molto sulle cose occulte e credeva nella maggior parte di esse. Mi incoraggiò anche leggere a proposito del folklore, le vecchie storie e le ballate, ma anche i pareri di antropologi, archeologi e medici. Mi incoraggiò ad avere una visione equilibrata di quello che chiamava “il mondo più largo”. Qualche anno fa scrissi parecchi saggi sull’occulto e il soprannaturale tra cui VAMPIRE UNIVERSE, THE CRYPTOPEDIA, THEY BITE e WANTED UNDEAD OR ALIVE.

Nick:  GHOST ROAD BLUES ha vinto il Bram Stoker Award nel 2007 (il primo di molti) Quanto è importante per la carriera di un autore vincere grossi premi? E cosa ha cambiato per te?

Jonathan Maberry:  Non scrivo pensando a vincere premi. Il fatto che il mio primo romanzo abbia vinto il Bram Stoker Award è stato una sorpresa per me. E' stato anche un evento molto indicativo perché avevo scritto quel libro solo per vedere se potevo valere qualcosa come romanziere. Non avevo mai scritto narrativa prima. Non avevo idea se sarebbe stata buona o completamente da buttare. Il premio mi aiutò a rispettare quello che stavo facendo e mi ha incoraggiato molto a continuare con la narrativa. Ora, sette anni dopo, sto scrivendo il mio 22esimo romanzo e ho completamente scelto la vita del romanziere. Oggi scrivo raramente saggistica.

Nick : Un’altra costante nella tua narrative è l’uso che fai di molti elementi della cultura pop. Per esempio in BAD MOON RISING ( pubblicato nel 2008), hai usato molte icone horror come Debbie Rochon, Ken Foree e Tom Savini (per inciso quando ho intervistato Debbie Rochon  lei mi ha detto di essere stata molto felice di apparire in BAD MOON RISING). Usi consapevolmente la cultura pop nei tuoi scritti?

Jonathan Maberry: La cultura pop è dovunque nella vita reale, così mi è sembrato giusto usarla nella mia narrativa. BAD MOON RISING ha il suo punto focale in una convention horror. Questo tipo di eventi hanno sempre delle celebrità come ospiti. Così, piuttosto che inventare celebrità fittizie, ho chiamato alcune delle persone che conoscevo nel giro dell’horror e gli ho chiesto se potevo includerle nella storia. Sono stati tutti d’accordo e mi sono divertito a farlo. Per dire, una delle celebrità che ho usato nel libro era un giovane cineasta  chiamato James Gunn che aveva scritto la sceneggiatura per il remake di DAWN OF THE DEAD. È lo stesso James Gunn che adesso ha scritto e diretto GUARDIANS OF THE GALAXY.

Nick: In Italia sei conosciuto per la serie di Benny Imura (nata con ROT & RUIN,  del 2010) nella quale descrivi un mondo post apocalittico dove teenager come Benny Imura vivono in una realtà popolata da zombie. Perché credi che la figura dello zombie affascini così tanto i lettori? E perché affascinano te?

Jonathan Maberry:  Mi sono interessato per la prima volta ai morti viventi mangia-carne a dieci anni quando con un amico mi intrufolai nel vecchio Midway Theater a Philadelphia per assistere alla prima mondiale di NIGHT OF THE LIVING DEAD
Il mio amico era traumatizzato. 
Io ero affascinato.
 Da allora ho visto ogni possibile film sugli zombie e ho letto tutti i libri sugli zombie che ho potuto. Sai, gli zombie non sono i miei unici mostri preferiti – sono parecchio parziale anche verso i vampiri e i lupi mannari – ma amo i miei concittadini non viventi. Ho anche scritto un saggio su di loro: ZOMBIE CSU: THE FORENSICS OF THE LIVING DEAD. È da lì che è partito il mio interesse.

A proposito del perché io penso siano così popolari? 
Tutte le grandi storie drammatiche – al diavolo, anche tutte quelle buone – si basano sulle persone. Non su eventi o  mostri o  problemi, ma a proposito di come queste cose cambiano la vita dei personaggi nella storia. Moby Dick non è focalizzato su una balena e non è a proposito di Dio. È un’esplorazione di come un uomo psicologicamente danneggiato è  stato distrutto dalla sua rabbia con l’universo. 
È a proposito di Ahab. E a proposito di Starbuck e degli altri. La balena – non un granché. Questo perché la balena è raramente in scena durante il romanzo.


Questo è certamente vero nelle storie di zombie. Guarda a NIGHT OF THE LIVING DEAD.
La maggior parte del film ha luogo dentro una casa. Certo, ci sono scene con gli zombie che vanno in giro, mangiando insetti e bussando alle porte, ma non è il cuore della storia. Il vero dramma è un gruppo di persone mal assortite intrappolante insieme in una crisi condivisa. Lo stesso succede in entrambe le versioni di DAWN OF THE DEAD. La maggior parte della storia ha luogo dentro il centro commerciale. Gli zombie sono la storia di contorno. Sono la minaccia condivisa, e la stessa storia poteva funzionare con una guerra nucleare, una piaga di locuste, motociclisti fuorilegge stile Mad Max o qualsiasi altro disastro. Il punto del copione sarà sempre a proposito di come il disastro cambia le vite dei personaggi, contorce le loro relazioni, e gli porta via i loro affetti. 
Questa è la definizione di dramma.

Nick:  I tuoi romanzi della serie su Benny Imura così come sembrano horror sembrano un vero romanzo di formazione. E’ un po’ come se tu ci dicessi che le nuove generazioni devono sempre pagare e provare a risolvere gli errori delle generazioni precedenti. E' un impressione sbagliata la mia?

Jonathan Maberry:  E’ assolutamente vero. 
I romanzi come ROT &a RUIN si basano su qualcosa di più  del diventare grandi. Vertono  sul cambiamento di un modo di vedere il mondo. Quando incontriamo Benny  nel primo libro ha una visione molto naif e limitata del mondo. Una visione che è distorta dalle sue reazioni emotive a cose che non capisce. Nel corso di quattro romanzi lo vediamo imparare cosa sia realmente il mondo e come sia un posto differente rispetto a quello che credeva. Vediamo le sue emozioni e i suoi tratti psicologici evolvere mentre impara la verità, e ancora di più quando realizza che la conoscenza porta con sé una certa responsabilità. Benny alla fine del quarto libro, FIRE & ASH, è una persona molto differente rispetto a quella che abbiamo incontrato nel primo libro.

Uno dei romanzi della serie
su Benny Imura  nell'edizione italiana
 della Delos

Nick:  Sei tornato a parlare di zombie nel recente LA NOTTE DEGLI ZOMBIE  (2011). Vuoi raccontarci di questo tributo ai film di Romero ?


Jonathan Maberry:  LA NOTTE DEGLI ZOMBIE ( titolo originale: DEAD OF NIGHT ) e il nuovo FALL OF NIGHT (che debutta negli USA il 2 Settembre) sono omaggi a George Romero. Nella mia mente questi libri sono parte dello stesso mondo. Gli zombie sono gli stessi, e il crollo della società segue il modello di Romero.


 E' una cosa voluta. Amo I film di Romero e lo ammiro come pensatore e filmaker  visionario. In gran parte questi libri sono NIGHT OF THE LIVING DEAD con una verosimiglianza scientifica maggiore.


Nick : Potresti darci una tua personale definizione di "Horror"?


Jonathan Maberry:  L'"horror " è infernalmente difficile da definire. Tutti sembrano avere un concetto differente sul suo significato, principalmente perché siamo tutti spaventati da cose diverse. Horror e paura sono  concetti molto personali. 


Per me, l' "Horror è quando qualcuno si introduce nella tua vita in un modo che appare essere oltre il tuo controllo. Così per me la cosa include LO SQUALO e CONTAGION e  IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI  nello stesso genere di SALEM'S LOT  e NIGHT OF  THE LIVING DEAD.
L'edizione italiana de
Dead of Night  pubblicata in
Italia da Delos  
Nick: Come vedi lo stato di salute della narrativa horror  contemporanea e quali tra i tuoi colleghi scrittori segui con maggiore attenzione e interesse?


Jonathan Maberry:   L 'horror è stato malato per molto tempo, ma la situazione sta cambiando. Quello che è successo è che appena l' horror cominciò ad emergere come genere letterario negli anni '70 e nei primi '80, l'affermarsi dei film slasher lo  marchiò nella pubblica percezione. La gente guardava più film di quanto leggesse libri. Dato che i film slasher  erano venduti come horror, la pubblica percezione divenne quella che vedeva l' horror come un genere misogino e sanguinario senza freni. È una visione ingiusta, ma era quella dominante. Come risultato, la narrativa horror fu marginalizzata come  una cosa sanguinaria e indecente e niente di più. Completamente sbagliato, ma era così. E questa visione è continuata nel 21esimo  secolo.


 È stata rinforzata dai film torture porn come HOSTEL e  SAW. Comunque, l'avvento di horror di qualità, sfumato, in televisione ha cambiato la percezione. Serie come BEING HUMAN, DEAD SET, THE WALKING DEAD, AMERICAN HORROR STORY, TRUE BLOOD, TEEN WOLF, e altre cominciano ad attrarre un pubblico più vasto. Film come PARANORMAL ACTIVITY, THE CONJURING e altri sono diventati più popolari degli slasher. Questo ha avuto un impatto diretto sulle vendite di romanzi horror e ora horror non è più una brutta parola. Gli scrittori horror stanno cominciando ad avere carriere migliori. E non potrei essere più contento. Non solo come scrittore ma come fan del vero genere horror.


Nick : Una domanda che nessuno ti fa mai: spesso appari in fotografia con il tuo cane (si chiama Rosie, giusto?). Quanto ami gli animali e quale relazione hai con loro?

Jonathan Maberry:   Amo gli animali. Ho sempre avuto cani e gatti, e sono stati amici meravigliosi. Quando ho sposato mia moglie, Sara Jo, avevamo dei gatti, ma erano vecchi e sono morti. Andammo avanti due anni senza animali domestici e la cosa cominciava a farci impazzire. Andavamo a visitare il rifugio per animali vicino solo per coccolare gli animali. Alla fine decidemmo di prendere un cane. Volevamo un cane più piccolo perchè volevamo che potesse viaggiare con noi. Cercammo per mesi e poi vedemmo Rosie. Era  nel reparto 'high kill', il posto dove i cani vengono eliminati se non sono adottati in fretta. Come l'abbiamo vista l'abbiamo adottata. È un misto di rat terrier e Cavalier King Charles. Ed è furba e divertente e noi amiamo assolutamente questa piccola palla di pelo. Rosie è  diventata molto popolare tra i  miei lettori e riceve persino lettere dai fan.


Rosie SuperStar!

Nick:  Piani futuri: a cosa stai lavorando ora e cosa possiamo aspettarci da Jonathan Maberry nel prossimo futuro?

Jonathan Maberry:  Sono nel mezzo dell'anno più impegnativo della mia carriera. Per ora. Ho 
appena chiuso il settimo libro della serie di Joe LedgerPREDATOR ONE, in uscita a Marzo), e ho finito di editare THE ORPHAN ARMY, il primo della nuova serie di romanzi di fantascienza/horror per ragazzi chiamata THE NIGHTSIDERS. Che debutta l'estate prossima. Adesso sto scrivendo GHOSTWALKERS, un romanzo originale ispirato dal gioco di ruolo DEADLANDS.  Sto anche editando parecchi nuovi volumi della serie V-WARS, il mio mondo condiviso con apocalisse vampira. Questa serie sarà trasmessa in televisione con Tim Schlattmann come direttore della serie che in passato è stato produttore esecutivo di DEXTER

E  sto editando tre volumi di una nuova serie di antologie su X-FILES, per la IDW. In più, sto scrivendo la storia mensile per I fumetti di V-WARS e per ROT & RUIN
E... c'è un sacco di roba nuova in arrivo che presto  annuncerò. Il mio prossimo libro in uscita è FALL OF NIGHT, un romanzo  sugli zombie che è il seguito di DEAD OF NIGHT e il prequel di ROT & RUIN
Queste ultime cose  non sono certo letture  per ragazzi!

Nick:  Bene, è tutto! Ringraziandoti ancora, ti saluto con la classica domanda finale di Nocturnia:  c'è una domanda a cui avresti voluto rispondere e che io non ti ho rivolto?

Jonathan Maberry: la gente ha cominciato a chiedermi se scriverò per la televisione adesso che ho un paio di serie in fase di sviluppo. Probabilmente lo farò, se me ne daranno l'opportunità. Anche se adesso sono follemente impegnato con romanzi, racconti brevi e fumetti.

INTERVIEW WITH JONATHAN MABERRY- THE ENGLISH VERSION.

Introduction and Acknowledgments 
There are a few people without whom this interview would not have been possible. 
Before we begin I would like to thank Jonathan Maberry for being very helpful and for answering my questions. 
I also thank my friends Alessandro Manzetti  who put me in touch with the writer and Angelo Benuzzi for translating the interview from English into Italian. 
With this interview blog Nocturnia celebrates the days of Halloween. 
Happy reading!
Nick: : Welcome to Nocturnia Jonathan. It's a pleasure  having you my guest. As first question I ask you to return with your memory at your beginnings and the moment you decided to become a writer. 
Jonathan Maberry: I’ve always wanted to write. I can’t remember ever wanting to do anything different. Before I could actually read and write I told stories with toys. Along the way I’ve tried everything…magazine features, columns, how-to books, textbooks, greeting cards, plays, reviews, fiction, and comics. I began selling my writing to magazines while still in college. I sold my first article when I was twenty. I sold my first nonfiction book (JUDO AND YOU) when I was thirty-three. I sold my first novel (GHOST ROAD BLUES) when I was forty-seven, and sold my first comic book (PUNISHER: NAKED KILLS) when I was fifty. God only knows what I’ll do next. Probably screenplays. Things seem to be going that way.

Nick:  You've always said that during your childhood you have saved two things: a passion for reading and the practice of martial arts. Would you talk about? 

J. Maberry : I grew up in a very violent neighborhood in Philadelphia, and in an even more violent home. My father was a criminal and a very abusive man. I began studying martial arts when I was little, doing it on the sly with a friend and his father. They knew about my father and wanted to help me get tough enough to survive. As a result I was able to eventually stop the cycle of abuse and keep my father from doing more harm to other people. During my childhood we were not allowed to have books at home. I kept my at my grandmother’s house, or in the homes of friends. But even when I was little I knew that books –and all the knowledge they contained—would be my ticket out of that neighborhood. So, the martial arts kept me alive, and the books gave me the tools I needed to make a better life for myself in another place.

Those experiences influenced what I wrote. I eventually became a martial arts teacher and created self-defense programs for women, children, and the disabled. I also wrote many hundreds of articles and dozens of nonfiction books on safety awareness and self defense. When I began writing fiction in 2004, I tended to tell stories about people who have to overcome great threats, and who rise to that challenge.

Nick : It's clear the influence that Richard Matheson and George Romero had on you. Apart from them what were the writers and directors who have most influenced you as a reader and fan even before that as a writer? (Of course you can also mention the show, comics, music and everything that comes to mind. )

J. Maberry: I met Matheson and Bradbury when I was in middle school, and they were mentors as well as influences. Around the same time I met Harlan Ellison, Arthur C. Clarke, L. Sprague de Camp and a few others. Each of them offered advice and encouraged me to read and learn.
But there are other writers whose works influenced me as a developing writer. James Lee Burke, Graham Masterton, James Herbert, Shirley Jackson, and Peter Straub. Perhaps the single most powerful influence was John D. MacDonald and his Travis McGee novels.
I also draw a lot of inspiration from music. Tom Waits, Leonard Cohen, Kris Kristofferson, Kurt Weil, Ira Gershwin, Bob Segar, Bob Dylan, and Steely Dan have each had strong impacts on my thinking and ways of expressing myself.



Nick: Your Debut novel is GHOST ROAD BLUES  (2006 ) in which you introduce the scenario of Pine Deep and the concept of the eternity of evil that then return often in your fiction. In GHOST ROAD BLUES often also uses a strong knowledge of folklore and the paranormal. Where does your passion for folklore and the occult? 

J. Maberry:  My grandmother got me hooked on it. She was a wonderfully spooky old lady. Born on Halloween. She had crows for pets. And she read tarot cards and tea leaves for the ladies in the neighborhood. She taught me a lot about the things that go bump in the dark, and she believed most of it, too. She also encouraged me to read the folklore, the old stories and ballads, but also the commentary by anthropologists, archaeologists, and medical doctors. She encouraged a balanced view of what she called the ‘larger world’. Some years back I wrote several nonfiction books about the occult and supernatural including VAMPIRE UNIVERSE, THE CRYPTOPEDIA, THEY BITE and WANTED UNDEAD OR ALIVE.

Nick: GHOST ROAD BLUES won the 2007 Bram Stoker Award (the first of many)  How important is for the career of an author to win major prizes? And what has changed for you

J. Maberry: I don’t write with any thought of winning awards. The fact that my first novel won the Bram Stoker Award came as a shock to me. It was also a very validating event because I had only written thatbook to see if I would be any good as a novelist. I’d never written fiction before. I had no idea if would be good or total trash. The award helped me respect what I was doing, and it gave me a lot of encouragement to continue with fiction. Now, seven years later, I’m writing my 22nd novel and I have fully embraced the life of a novelist. I rarely do nonfiction anymore.


Flesh & Bones
Italian edition

Nick : Another constant in your narrative is the use you engage in many elements of Pop culture. For example in BAD MOON RISING  (2008) , you've entered many horror icons such as Debbie Rochon, Ken Foree and Tom Savini (by the way when I interviewed Debbie Rochon she told me that she was very happy to appear in BAD MOON RISING) Do you use consciously Pop culture in your writings? 

J. Maberry: Pop culture is everywhere is real life, so it seems sensible to include it in fiction. BAD MOON RISING had as its centerpiece a horror convention. These kinds of events always have celebrities as guests. So, rather than invent fictional celebrities, I reached out to some of the people I knew in the horror business and asked if I could write them into the story. They all agreed and I had some fun with that. By the way, one of the celebs I used in the book was a young filmmaker named James Gunn who had written the screenplay for the remake of DAWN OF THE DEAD. That’s the same James Gunn who wrote and directed GUARDIANS OF THE GALAXY.

Nick : In Italy you're known for the series of Benny Imura (born with ROT & 
 RUIN  write in 2010) in which you describe a post apocalyptic world where teenagers like Benny Imura live in a world populated by zombies. Why do you think the figure of the zombie so fascinating to readers? And why it  fascinate you? 

J. MaberryI became interested in flesh-eating living dead at age ten when a buddy of mine and I snuck into the old Midway Theater in Philadelphia to see the world premier of NIGHT OF THE LIVING DEAD
My friend was traumatized. 
I was enthralled.
 Since then I’ve seen every zombie movie and read every zombie book I could. Mind you, zombies aren’t my only favorite monsters –I’m very partial to vampires and werewolves, too—but I do love my life-impaired fellow citizens. I’ve even written a nonfiction book about them: ZOMBIE CSU: THE FORENSICS OF THE LIVING DEAD. That’s where my fascination started.

As for why I think they’re so popular? All great drama –hell, even all good drama—is about people. Not about events or monsters or problems, but about how those things impact the lives of the characters in the story. Moby Dick isn’t about a whale and it isn’t about God. It’s an exploration of how a psychologically damaged man is torn apart by his own disappointment with the universe. It’s about Ahab. And about Starbuck and the others. The whale –not so much. That’s why the whale isn’t actually onstage very often.

That’s certainly true of zombie stories. Look at NIGHT OF THE LIVING DEAD. Most of the movie takes place inside a house. Sure, we cut to scenes of the zombies walking around, eating bugs  and banging on the doors, but that’s not the heart of the story. The real drama is a group of disparate people trapped together in a shared crisis. The same goes with both versions of DAWN OF THE DEAD. Most of the story takes place inside the mall. The zombies are the framing story. They are the shared threat, and that same story could place out with a nuclear war, a plague of locusts, Mad Max-style lawless bikers or any other disaster. The point of the piece will always be about how that disaster impacts the lives of the characters, warps their relationships, and strips away their affect.  That is the definition of drama.

Nick:  Your novels from Benny Imura Series as well as the look of horror, seem a real Bildungsroman. It 's a bit like if you tell us that new generations must always pay and try to fix the mistakes of previous generations. It 'a wrong impression mine? 

J. Maberry: That’s absolutely true. The ROT &  RUIN novels were about more than coming of age. They are about the changing of a worldview. When we meet Benny in the first book he has a very naïve and limited view of the world. That view is skewed by his own emotional reactions to things he doesn't understand. Over the course of four novels we see him learn about how the world actually is, and how that is a much different place that he assumed. We see his emotions and psychological makeup evolve as he learns the truth, and even more so as he realized that knowledge brings with it a certain responsibility. The Benny at the end of the fourth book, FIRE &  ASH, is a much different person than the one we met in the first book.

Nick: You're back to talk about zombies in the recent DEAD OF NIGHT (2011) Would you talk about this tribute to the  Romero's movie? 

J. Maberry : DEAD OF NIGHT and the new one, FALL OF NIGHT (debuting in the U.S. on Sept 2) are homages to George Romero. In my mind these books are set in the same world. The zombies are much the same, and the breakdown of society follows the Romero model. This is deliberate. I love Romero’s movies and I admire him as a visionary filmmaker and thinker. To a great degree those books are NIGHT OF THE LIVING DEAD with a closer look at hard science.


Nick:  Would you give us a definition of Horror? 


J. Maberry:  Horror is devilishly tricky to define. Everyone seems to have a different take on its meaning, mainly because we are all afraid of different things. Horror and fear are very personal. For me, horror is when something intrudes into your life in a way that appears to be beyond your control. So, for me I include JAWS and CONTAGION and SILENCE OF THE LAMBS in the same genre as SALEM’S LOT and NIGHT OF THE LIVING DEAD.


Nick:  How do you see the state of health of horror fiction and which contemporary writers such as your colleagues do you follow with greater attention and interest? 

J. Maberry: Horror was sickly for a long time, but that’s changing. Wht happened is that just as horror began emerging as its own literary genre in the 1970s and early ‘80s, the rise of slasher movies tainted it in terms of public perception. More people watch movies than read books. Because the slasher pictures were marketed as horror, the public perception came to be one that viewed horror as misogynistic and relentlessly gory. That’s an unfair view, but it was the dominant one. As a result, horror fiction was marginalized as bloody and nasty and nothing more. Totally wrong, but there it is. And this view lasted well into the 21st century. It was reinforced by the torture porn movies like HOSTEL and SAW. However, the rise of quality, nuanced horror on TV changed that. Shows like BEING HUMAN, DEAD SET, THE WALKING DEAD, AMERICAN HORROR STORY, TRUE BLOOD, TEEN WOLF, and others began attracting wider audiences. Movies like PARANORMAL ACTIVITY, THE CONJURING and others became more popular than slasher flicks. This had a direct impact on the sales of horror novels, and now horror is no longer a bad word. Horror writers are starting to have better careers. And I couldn’t be happier. Not just as a writer, but as a fan of the true horror genre.



Nick: A Question that no one ever does: often you appear in photographs with your dog (named Rosie, right?). How much do you love animals and what is your relationship with them? 

J. Maberry: I love animals. I’ve always had dogs and cats, and they are wonderful friends. When I married my wife, Sara Jo, we had cats, but they were old and eventually passed. We went two years without pets and it began driving us both crazy. We actually used to visit the local SPCA just to pet the animals. Finally we decided to get a dog. We wanted a smaller dog because we wanted it to be able to travel with us. We looked for months and then we saw Rosie. She was in a ‘high kill’ shelter, the kind where the dogs are put down if they are not adopted quickly. As soon as we saw her we adopted her. She’s a mix of rat terrier and Cavalier King Charles. And she’s smart and fun and we absolutely love that little furball. Rosie has become very popular with my readersand she even gets fanmail.
Rosie & Jonathan.

Nick:  Future Plans: What are you working on now and what we can expect from Jonathan Maberry in the near future? 

J. Maberry:  I’m in the middle of the busiest year of my career. So far. I just wrapped 
the seventh book in the Joe Ledger series (PREDATOR ONE, due out in March), and I finished edits on THE ORPHAN ARMY, the first in a new series of teen science fiction/horror novels called THE NIGHTSIDERS. That debuts next summer. Currently I’m writing GHOSTWALKERS, an original novel inspired by the DEADLANDS RPG. I’m also editing several new volumes in my V-WARS shared-world vampire apocalypse series. That’s headed to TV with Tim Schlattmann as showrunner, and he was the Executive Producer on DEXTER. And I’m editing three volumes of a new series of X-FILES anthologies for IDW. Plus, I’m writing the monthly V-WARS and ROT & RUIN comics. And….there’s a bunch of new stuff coming up that we’ll be announcing. My next book release is FALL OF NIGHT, a zombie novel that’s a sequel to DEAD OF NIGHT and a prequel to ROT &  RUIN. That one’s not for kids, though!



Nick:  Well Is everything! Thanking you again, I say hello with the classic final question of Nocturnia: is there a question that you would have responded willingly and yet I will not have it for?

J. Maberry:  People have begun to ask me if I will be writing for television now that I have a couple of shows in development. I probably will, if the opportunity is offered. Though right now Im crazy-busy with novels, short stories and comics.

18 commenti:

Fra Moretta ha detto...

Ottima intervista,Maberry si è rivelato persona veramente squisita. Mi è piaciuta in particolare la parte in cui ricordava del rapporto con la nonna un personaggio veramente interessante.

Ariano Geta ha detto...

Interessante perché fa scoprire un personaggio prima ancora che uno scrittore.
Illuminante il ricordo della sua difficile infanzia e la frase in cui afferma che studiava arti marziali e leggeva libri perché sapeva che lo avrebbero portato fuori dall'inferno della sua vita domestica e soprattutto dal quartiere degradato in cui viveva. Fa capire come dietro uno scrittore ci deve essere anche e soprattutto un uomo che crede nell'importanza dei libri prescindendo dall'ambiente in cui è cresciuto e in cui ci si aspetta che egli viva la sua vita.

Nick Parisi. ha detto...

@ Fra Moretta
Amavo le mie nonne, però mi sarebbe piaciuto avere una parente come la nonna di Maberry.

Nick Parisi. ha detto...

@ Ariano Geta
Mi credi? Avrei voluto far leggere le parole di Maberry a tutti i politici italiani di questi ultimi anni. In particolare a tutti coloro che hanno disinvestito sulla cultura, in primis, quello che disse che con la cultura non si mangia.
Maberry è la dimostrazione del contrario.

Unknown ha detto...

Non ho mai letto niente di Maberry, ad essere sinceri non lo conoscevo proprio ;)
Bella intervista, leggerò qualcosa di suo di sicuro :D

Nick Parisi. ha detto...

@ Francesco Savini
Se ami il genere "zombie" allora credo che Maberry faccia al tuo caso.

Massimo Citi ha detto...

Leggendo poco horror conoscevo Mayberry esclusivamente di nome. Bella intervista, comunque, di quelle che fanno venir voglia di leggere qualcosa nonostante i gusti personali siano a distanze siderali dal genere frequentato dall'autore.

Nick Parisi. ha detto...

@ Massimo Citi
Grazie per aver apprezzato!Lo so che siete due mondi diversi, però è bello che tu abbia apprezzato.

Ivano Landi ha detto...

Incredibile la potenza delle nonne! Anch'io ho avuto una nonna halloweeniana che mi ha influenzato molto in quello che scrivo.
L'altra cosa che mi unisce all'intervistato è l'avere alle spalle tredici anni di arti marziali di cui due come insegnante.
Quello che ci separa inesorabilmente è il numero di opere scritte e pubblicate :P

Nick Parisi. ha detto...

@ Ivano Landi
La nostra forse è stata la generazione che ha maggiormente avuto contatto con le nonne, io ho avuto due nonne adorabili, ma erano due donne molto cittadine, molto "nonnina della pubblicità". Con tutto il bene che ho voluto - e che voglio- alle mie defunte nonnine mi sarebbe veramente piaciuto avere delle nonne "halloweeniane" come la tua e quella di Maberry.
Suppongo che mi sarei divertito parecchio da bambino.

daniela ha detto...

E' mitico, e poi ama gli animali, io amo chi ama gli animali, la tua intervista è davvero fantastica, e questo scrittore è riuscito a ribaltare la sua vita...grazie alla sua scrittura, alla sua ricerca. Trovo che sua nonna sia stata un'anima fondamentale, che gli ha aperto porte fuori dall'ordinario...
Bravo Nick, Bravo, ogni volta lo so mi ripeto,ma cosa ci posso fare se le tue interviste sono tutte fantastiche? Certo anche lui non scherza..
Ciao...

Nella Crosiglia ha detto...

Grazie Nick caro di questo bel regalo..un'intervista con i fiocchi, dove anche i lati più nascosti, segreti , simpatici e crudi sono venuti a galla come palline da ping pong..
Applauso , mio caro amico!

Nick Parisi. ha detto...

@ Angie
Come si fa a rimanere insensibili davanti a storie come quelle di Rosie o della nonna di Maberry.
Sono racconti come questi che mi ricordano il perché io ami tanto fare le interviste.

Nick Parisi. ha detto...

@ Nella Crosiglia
Grazie. ;)

Coriolano ha detto...

Alcune parti me le segnerò da qualche parte, magari sottolineandole più e più volte.
E no, non sto scherzando.
Complimenti Nick.

Nick Parisi. ha detto...

Coriolano
Ti ringrazio per le bellissime parole! Naturalmente il merito va tutto al mio intervistato, è lui con le sue risposte ad aver reso insostituibile l'intervista.

Obsidian M ha detto...

Ne ho lette tante di interviste ed ogni volta mi sorprendo ancora di più. Questa volta ti sei davvero superato e il tuo ospite si è dimostrato davvero disponibile come pochi.
Davvero Maberry ha venduto il primo romanzo a 47 anni? Questo potrebbe essere di stimolo per molti aspiranti scrittori che dopo anni di delusioni stanno pensando di mollare...

Nick Parisi. ha detto...

@ Obsidian
Direi di si, veramente potrebbe essere uno stimolo per molti scrittori.

Ricordando il passato

Ricordando il passato
 
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