A COME ANDROMEDA (1972): LA VERSIONE ITALIANA.

Questa storia si svolge in Inghilterra l'anno prossimo


Così cominciava lo sceneggiato A COME ANDROMEDA, con una frase che apriva ai dubbi, e del resto il dubbio, la rassegnazione, l'atmosfera di rinuncia che si respira nel corso della storia avvolgono lo spettatore per tutte e cinque le puntate dello sceneggiato.
Nel 1972 la fantascienza era un genere emergente ed anche la Rai, perennemente in cerca di storie decise di proporre qualcosa. Però allora come adesso i vertici della Tv di Stato non brillavano certo per coraggio ed iniziativa, quindi decisero di andare sul sicuro acquistando dalla BBC i diritti di una vecchissima produzione : A FOR ANDROMEDA di Fred Hoyle.
Per chi fosse interessato ne ho parlato QUI e qui apro una parentesi... ripensando adesso a quella che è stata una delle mie prime recensioni anche se sono passati solo tre mesi, mamma mia, ma quanto ero saccente?
Chiusa la parentesi.

Dicevo del poco coraggio della Rai, non solo presero un copione già esistente, e forse qui parliamo di uno dei primi esempi di format ma ridussero le puntate dalle sette della serie originale a cinque, in più decisero di ridurre al minimo gli elementi fantascientifici per privilegiare l'aspetto spionistico e poliziesco.
Un'idea vincente, invece fu quella di affidare l'adattamento ad Inisero Cremaschi un vero scrittore di fantascienza, se vi capita cercate qualche suo racconto, anzi ancora meglio cercate anche e sopratutto i racconti di Gilda Musa, sua moglie e non ne rimarrete delusi.
Cremaschi puntò tutto sulla caratterizzazione dei personaggi, cosa che nella versione inglese, era appena abbozzata. Pur mantenendo la storia abbastanza fedele all'originale inglese lo scrittore parmense riusci a creare un opera originale ed autonoma.
Lo scrittore si tolse oltretutto qualche sfizio ritagliandosi il ruolo dello scommettitore Ian Olboyd che compare nella prima e nella terza puntata. Ottima fu anche la scelta del regista; si decise di puntare sul modenese Vittorio Cottafavi, perfettamente a suo agio con i temi fantascientifici ed investigativi e che qualche anno prima aveva girato sempre per la Rai I RACCONTI DI PADRE BROWN.


Cottafavi ebbe per fortuna mani libere nella scelta del Cast,e del resto la Rai dell' epoca poteva contare su tanti attori e tecnici provenienti dal teatro. Quindi per i ruoli dei protagonisti John Fleming e Judy Adamson vennero agevolmente scelti Luigi Vannucchi (DELITTO E CASTIGO) ed una giovanissima Paola Pitagora ( I PROMESSI SPOSI) , tuttavia un grosso errore venne compiuto proprio nella scelta di Andromeda, il personaggio più importante. Cottafavi inizialmente si orientò sulla cantante Patty Pravo convinto della sua scelta ottenendo però una mezza rivoluzione da parte degli altri attori, Vannucchi in testa, poco propensi ad assecondare gli atteggiamenti divistici della cantante veneziana.


Dopo qualche settimana (e dopo pochissime scene girate) la Pravo si ritirò, voci non confermate parlarono,probabilmente a ragione, di stress nervoso dovuto ai frequenti litigi sul set. In un certo senso questa fu la vera fortuna dello sceneggiato: la Pravo fu infatti sostituita da Nicoletta Rizzi un attrice sconosciuta ma perfetta per il ruolo. La Rizzi, infatti, pur non essendo particolarmente bella dimostrò un certo magnetismo e rese bene la figura dell'Aliena.
Dal canto suo Vannucchi rese bene il suo Fleming, non più un personaggio tagliato con l'accetta ma una persona piena di contraddizioni dall'inizio in cui decifrato il messaggio proveniente dalla Nebulosa di Andromeda si dimostra entusiasta per giungere ai dubbi che,unico tra i personaggi, dimostra pian piano sulle reali intenzioni degli Alieni, fino alla battaglia verbale, fisica e sentimentale che lentamente si compie tra Fleming e l'Aliena.
Completarono il cast alcuni dei migliori caratteristi dell'epoca come Sandro Tuminelli(LA FRECCIA NERA) nel ruolo di Barnett il capo della INTEL, il consorzio criminale che cercherà fino all'ultimo di impossessarsi del calcolatore alieno ed il lombardo Giampiero Albertini (altro attore di cui prima o poi bisognerà riparlare) e che di solito impegnato in ruoli da "buono" e che qui invece interpreta un odioso generale americano mentre per la regola del contrappasso Franco Volpi di solito impegnato in ruoli da cattivo venne reclutato da Cottafavi in A COME ANDROMEDA per un personaggio da "buono".



A COME ANDROMEDA ebbe il merito di introdurre nell'immaginario collettivo italiano dell'epoca concetti come la clonazione, i computer( o calcolatori come venivano chiamati allora) ed infatti uno dei punti forte della scenografia fu un vero computer fornito dalla Honeywell, la serie andò in onda tra il gennaio ed il febbraio del 1972 e pur essendo un buon successo venne comunque considerato dai vertici aziendali una mezza delusione per motivi che oggi farebbero ridere: lo sceneggiato, infatti non riusci ad entrare nella classifica dei dieci programmi che in quell'anno superarono i diciotto milioni di telespettatori. Cifre oggi abbastanza impossibili da raggiungere, questo basto per rallentare la programmazione di altre produzioni di fantascienza. Rallentare, non fermare; ci furono altri sceneggiati dello stesso tenore, come GAMMA (sempre con la Rizzi) e LE UOVA FATALI. Ma nessuna così curata come A COME ANDROMEDA.
Negli anni successivi, tre dei suoi interpreti ebbero destini tragici,al punto da uscire dalle pagine dello spettacolo per entrare in quelle della cronaca nera ma di questo parlerò nel prossimo post.

22 commenti:

Temistocle Gravina ha detto...

Ma quante cose ci sono in quella tua testolina fosforiflettente? Bravo! Recensione perfetta!
Temistocle

Nick Parisi. ha detto...

Sapevo che avresti apprezzato TIM, stasera rispondo alla tua mail.
Ciao.

Lucrezia Simmons ha detto...

Fantastico...
Sai che per una buffa coincidenza avevo recensito secoli fa anche io?
Ovviamente non ero minimamente all'altezza di questo post...

Ferruccio Gianola ha detto...

Una delle cose più belle che abbia mai visto:-)

Belushi ha detto...

Post strepitoso.Sei ormai sinonimo di grande qualità.Bravissimo.Spero, in un futuro prossimo, di poter leggere qualcosa su "La Venere d'Ille" (1979)di Mario e Lamberto Bava con Marc Porel e la Nicolodi,a me molto caro.Ancora complimenti.Ciao Nick!Un grande saluto!!!

Anonimo ha detto...

Recensione fantastica , bravissimo!

Nick Parisi. ha detto...

@ Lady.
Vado in cerca della tua recensione.
@ Ferru.
Siamo d'accordo. Sarò ripetitivo, ma mi piacerebbe se la Rai ( o una qualsiasi rete Italiana) tornasse a fare produzioni del genere.

Nick Parisi. ha detto...

@ Belushi.
Grazie mille, ma tu sei molto più bravo di me. Su Bava arriveranno alcuni articoli, de "La Venere d'Ille io ricordo di averla vista tra le altre volte nel 1994 in una mitica edizione dii FUORI ORARIO di Ghezzi, ne riparleremo molto volentieri.
@ Misia.
Grazie, sei sempre gentilissima.

Michela ha detto...

Mannaggia quante cose mi sono persa! di questo non avevo idea, grazie Nick :)
Chissà come sembrerebbero questi sceneggiati vedendoli ora...

Nick Parisi. ha detto...

Ciao Michela.
Io credo che questi sceneggiati oggi sembrerebbero qualcosa di alieno, e non parlo solo del bianco e nero, parlo dei tempi lunghi, del tipo di recitazione di stampo teatrale degli attori. La Rai di tanto in tanto li replica e infatti si nota la loro "alienità" rispetto a quelli di adesso. personalmente io credo, che sceneggiati come questo di cui ho parlato siano realizzati con una cura ed una professionalità superiori a quelli odierni.
Ciao un abbraccio.

Donata Ginevra ha detto...

gran bella recensione, as usual!! oramai che te lo dico a fa'?!?! sembrano le recensioni delle Garzantine, bravixximo!

Nick Parisi. ha detto...

@ liber@.
Mercì. :)

Fra Moretta ha detto...

Ottimo articolo Nick,in effetti oggi sarebbe fantascienza la realizzazione di un simile sceneggiato.Anche se... sono il solo a ricordarsi un Dracula televisivo targato Rai,del 2002 che si intitolava "Il bacio di Dracula"?(e che pur non essendo perfetto non era male.)

Nick Parisi. ha detto...

Si lo ricordo, pensa che IL BACIO DI DRACULA era una cooproduzione Italo-tedesca (più qualche altro paese)ed il produttore italiano era l'attuale patron della GARGOYLE. Si non era perfetta, però perlomeno era un prodotto dignitoso.
Prima o poi ne parlerò, prima lo devo rivedere per poter fare una recensione discreta.

EDU ha detto...

Interessantissima riesumazione. Forse l'ho visto con mia madre da piccolo. Ricordo qualche scena e poco altro. Ah quando la Rai faceva davvero servizio pubblico! ^__^

Nick Parisi. ha detto...

@Edu.
La Rai ha smesso da tempo di fare servizio pubblico, come hai giustamente notato anche tu, le potenzialità per fare anche adesso qualcosa d'interessante le avrebbe ancora; il problema è che preferiscono ripetere stancamente le stesse cose,ed in questo ci perdiamo tutti.

occhio sulle espressioni ha detto...

Bravo Nick, lucida disanima dell'opera e del contorno, infatti non hai dimenticato di citare il fatto che anche allora c'erano problematiche di rischio e di sicuro non era tutto rose e fiori. Ciò non toglie che certi lavori rimangono nella storia e, come ti dicevo in un'altra occasione, in un corso di operatore di ripresa frequentato recentemente si è parlato proprio di questi sceneggiati come gran esempio di tecnica.
Io l'ho visto in replica tempo dopo, non il mio preferito in assoluto, ma valentissimo e riguardato più volte.
Attendo ansioso la "La Venere d'Ille", opera abbastanza replicata, fortunatamente...

Nick Parisi. ha detto...

@Occhio sulle espressioni.
Bentornato anche a te. Ottimo intervento il tuo,
Insomma dovrò proprio farlo questo post su "La Venere d'Ille", tra parentesi Bava padre è un piccolo mito per me.

Iguana Jo ha detto...

Bello questo recupero delle produzioni fantastico/fantascientifiche passate.

Io non ho memoria di questa serie, che all'epoca ero di quelli che "a nanna dopo carosello", ma i post come questo fanno davvero venir la voglia di (ri)vederla.

Nick Parisi. ha detto...

Ciao Iguana. Quell'"a nanna dopo carosello", ha segnato un intera generazione. Me compreso.
Ricordo che da piccolo riuscivo comunque ad infilarmi di soppiatto. Per fortuna adesso ci sono i mezzi per poter recuperare queste cose.

Anonimo ha detto...

Oggi a 34 anni dalla morte di Luigi Vannucchi, trovo per caso questo blog. Grazie per l'analisi acuta e veritiera, grazie di averlo ricordato qui e nel ritratto delle morti legate a questo sceneggiato. Non c'è (e non c'è mai stata) volontà di ricordarlo da parte delle "istituzioni" ma sarebbe commosso dall'affetto e stima che ancora hanno per lui tante persone. Saremmo onorati di averti fra i fans della sua pagina Fb.

Nick Parisi. ha detto...

Gentile anonimo.
Di solito non rispondo agli anonimi ma c'è qualcosa nella sua mail che mi spinge a violare, per quest' unica volta la mia regola.
Luigi Vannucchi era un grande attore ma oggi è solo uno dei grandi dimenticati di un epoca, mi fa molto piacere che ci siano persone come lei a ricordarlo.
L'onore sarebbe il mio le assicuro...purtroppo, per motivi personali di privacy che sarebbe troppo lungo spiegare, non sono su facebook,spero di non risultare in questo modo troppo offensivo nei confronti suoi e degli altri appassionati di Vannucchi.
le sono comunque grato per il gentile messaggio e per gli apprezzamenti.

Ricordando il passato

Ricordando il passato
 
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