IL CINEMA ITALIANO CHE NON TI ASPETTI #3: MACISTE ALL'INFERNO (1926)

Esistono diversi pregiudizi attorno al Cinema italiano, ma anche troppi luoghi comuni. Una convinzione sbagliatissima sviluppatasi in questi ultimi decenni, come ben sanno tutti gli appassionati e gli esperti nostrani della settima arte, è che nel nostro paese si possano e si debbano realizzare solo film che "mimino" la realtà, di conseguenza a lungo sono stati considerati come "socialmente accettabili" solo quei pochi film d'autore o le tantissime commedie che ancora si producevano, dimenticando così che per tanti anni i registi nostrani hanno prodotto tantisissimi horror\ thriller\ poliziotteschi o western diventati kult mondiali. Per fortuna si tratta di un luogo comune che, sia pur molto lentamente, si sta infrangendo, anzi stiamo assistendo ad una,sia pur piccola, inversione di tendenza grazie all'azione di tanti validi registi. Poi però ci sono anche delle abitudini, magari involontarie, magari anche legittime, portate avanti dagli esperti nostrani e dalle "teste pensanti" delle nostre televisioni.

Mi riferisco ad una politica attuata dalla maggior parte delle emittenti italiane nel trascurare interi decenni (diciamo fino al 1939) della produzione cinematografica italiana allontanandola dalla programmazione delle varie reti televisive. I motivi possono essere tanti: le pellicole mute possono risultare ostiche a molti, buona parte delle commedie prodotte durante gli anni '30s spesso risultano superate o ricche di riferimenti ad una estetica o morale diciamo così vicine agli ideali del regime fascista. Senza contare fattori più tecnici: obiettiva lentezza di alcune produzioni, il  cambio dei gusti del pubblico o le difficiltà nel reperire diverse pellicole in buone condizioni e così via.

Eppure facendo così spesso si finisce per far cadere nel dimenticatoio alcune cose interessanti. Nel corso delle puntate precedenti di questa serie ho cercato di recuperare dall'oblio due pellicole atipiche (QUI e in due puntate QUI e QUI) uscite nel lontano passato, oggi arrivato alla fine dei questo ciclo, vado più indietro nel tempo per occuparmi esattamente di un film muto.

Come molte delle cose di cui mi occupo però anche stavolta ci saranno diramazioni impreviste.

 
PREMESSA.

Nel 1914 complice anche l'atmosfera guerrafondaia e patriottica che, un po ovunque si sta respirando in giro, negli stabilimenti di Torino (con puntate anche all'estero)  si decide di creare uno dei primi veri kolossal mondiali.

Si tratta del Cabiria di Giovanni Pastrone.

La trama, un corposo miscuglio di avventura, romanzi storici ed epici, e storia di amore, narra di Cabiria ("Nata dal Fuoco") una giovane patrizia romana resa schiava dai cartaginesi e destinata ad essere sacrificata sull'altare del Dio Moloch (e la scena dei bambini bruciati nel fuoco dell'idolo fa il suo effetto anche oggi) dove verrà salvata in extremis dal romano Fulvio Axilla e dal suo forzuto servitore Maciste. Contemporaneamente agli eventi narrati Annibale varca le Alpi con i suoi elefanti, dando così il via alla seconda guerra punica, con effetti dirompenti sulle vite dei vari personaggi.


Cabiria fu un successo mondiale, con punte clamorose in paesi come la Francia e gli USA dove, fu il primo film ad essere proiettato nei locali della White House. A collaborare al successo dell'operazione furono partecipazioni importanti come quella dello spagnolo Segundo de Chomòn, all'epoca il miglior operatore del pianeta e valido regista di suo, nonché del poeta Gabriele D'Annunzio. Proprio la presenza del nome di D'Annunzio all'epoca generò numerosi equivoci facendo attribuire all'artista pescarese la paternità totale delle idee e della trama. In realtà si trattò di una cinica ma fruttuosa operazione commerciale di Pastrone: da un lato il regista aveva il desiderio di inserire un nome di richiamo sulle locandine, dal canto suo D'Annunzio stava attraversando una delle sue periodiche fasi di crisi economica, di conseguenza per ripianare i debiti acconsentì di buon grado ad associare la sua fama all'opera. Ma i contributi del poeta si limitarono alla scelta dei nomi dei vari personaggi e alla stesura delle didascalie che comparivano nella pellicola. Il giovane stato tendeva ad auto accreditarsi come nuova potenza regionale, sopratutto nell'area del Mediterraneo e tutti avevano compreso che il nascente medium cinematografico poteva rappresentare un ottimo biglietto da visita.

Bartolomeo "Maciste" Pagano (1878-1947) in "Maciste all'Inferno"
 
Le cose andarono meglio di quanto previsto, per questo si pensò immediatamente ad una serie di film che riprendessero almeno alcuni degli attori e dei protagonisti di Cabiria. Beh, la scelta fu perfino più facile del previsto.

NASCITA DI UNA STELLA.

In Cabiria recitavano molti volti nuovi ma anche autentiche stelle del momento,  tuttavia gli occhi e le preferenze del pubblico non andarono certo né verso la protagonista Cabiria (Lidia Quaranta) o all'eroe senza macchia e senza paura Fulvio Axilla (Umberto Mozzato) o verso Italia Almirante Manzini una delle Dive del Muto di quel periodo, oltretutto figlia di un ex ufficiale garibaldino, che nel film compariva in un ruolo di supporto. No, le simpatie maggiori andarono tutte in un'unica direzione: verso il personaggio di Maciste, un enorme, gigantesco, campione dei diritti dei più deboli, costantemente pronto a correre in difesa di Cabiria, di Fulvio e delle altre figure più bisognose di protezione.

In sintesi, il prototipo, non solo dei successivi semidei peplum ma anche degli ancora più futuri supereroi.

Bartolomeo Pagano (a sinistra) nella locandina di "Maciste Alpino" (1916)

Per interpretare il forzuto character era stato scelto un uomo di cui tutto si poteva dire tranne che fosse un attore professionista. Si trattava di Bartolomeo Pagano, un ex camallo (1) genovese. Sul come Pagano fosse riuscito a sbarcare sullo schermo nel corso degli anni si sono succedute numerose leggende. La più famosa vuole che a notarlo in maniera estremamente casuale mentre lavorava fosse stato lo stesso Pastrone o comunque un attore suo collaboratore abituale. Altre versioni meno fantasiose ma probabilmente più veritiere sostengono che Pagano sostenne una regolare selezione per il ruolo. Sia come sia la sua figura divenne in brevissimo tempo estremamente popolare, non solo in Italia ma anche in mezza Europa

Da quel momento Bartolomeo Pagano divenne il protagonista eponimo di una lunga serie di pellicole dell'era del muto. Alcune girate dallo stesso Pastrone, altre addirittura realizzate in Francia e Germania , ma comunque si trattò di una lunga sequela di film che sarebbe durata fino al 1926.

Nel 1915 si fece un primo tentativo con il lungometraggio "Maciste".

La Trama? La più meta-cinematografica possibile, perfino per il 1915. 

 Una ragazza, la tipica donzella in pericolo, perseguitata da uno zio crudele desideroso di impadronirsi del di lei partimonio, dopo aver visto Cabiria in una sala cinematografica e a aver assistito alle scene di Maciste va a chiedere aiuto proprio all'attore Bartolomeo Pagano.

I giochi erano fatti. Era stato creato il primo grande vendicatore degli oppressi del Cinema italico.

La maggior parte delle volte le avventure "macistiane" si rivelarono pura evasione, spesso sconfinavano nella mera propaganda come avvenne nel guasconesco "Maciste Alpino" (2) girato nel 1916 nel pieno del climax della  Prima Guerra Mondiale. Tuttavia qualche sconfinamento interessante nei territori del fantastico ci fu.

E furono eclatanti.

 MACISTE ALL' INFERNO.

Nel 1925 si era arrivati ad un punto di svolta, dopo più di una decina di anni di storie ripetitive il ciclo stava cominciando ad avvitarsi su sé stesso, c'era bisogno quindi di sangue nuovo. Ma si sa, quando si cerca qualcosa di nuovo in Italia e nel Cinema si finisce sempre per guardare al passato.

E cosa c'è di più classico dell '"Inferno" di Dante?

A scrivere soggetto e sceneggiatura della nuova opera venne chiamato il pubblicista torinese Riccardo Artuffo soprannominato "Fantasio" (altre volte "Nemo" o "Artù" ) a causa delle idee folli che inseriva nelle sue storie, che ebbe l'intuizione di inserire l'oramai popolare divo genovese nelle atmosfere della "Commedia dantesca". I ricchi e sorprendenti (per l'epoca) effetti speciali vennero creati ancora una volta dall'espertissimo Segundo De Chomon, mentre la regia fu affidata al milanese Guido Brignone uno dei più talentuosi cineasti in circolazione in quel momento. La maggior parte delle scene furono girate tra le valli delle Alpi piemontesi e in almeno un paio di occasioni si ha notizia di incidenti avvenuti tra la troupe e le popolazioni locali, con più di un contadino spaventato da quelle che riteneva vere apparizioni diaboliche.


Quello che ne venì fuori, il risultato finale fu una gigantesca e anarchica sarabanda di scene e situazioni orrorifiche, perturbanti, epicamente grottesche ma sempre totalmente soprananturali. Una discesa in degli Inferi magicamente fantasy. Anime torturate, creature oscure e tanto tanto sadiche, scenografie gigantesche e coinvolgenti, Non mancano le scazzottate tipiche dell'interprete principale: nel film Maciste combatte a mani nude contro orde di demoni, ad un certo punto diventa un diavolo lui stesso, affronta le tentazioni di seducenti diavolesse facendo quello che gli riesce meglio, tentare di aiutare una donzella in pericolo.

Due parole sulla trama, un misto tra fantasy, epica e soprannaturale.

La vicenda comincia con la partenza dall'abisso di un gruppo di demoni guidati dal perfido Barbariccia con lo scopo di trascinare con loro quante più anime umane. Giunti sulla Terra Barbariccia, che nel frattempo ha assunto la fittizia identità del Dottor Nox tenta prima Maciste e poi Graziella, una sua giovane vicina. Non solo entrambi resistono, ma Maciste con la sua forza umilia i demoni. Dopo questo primo scontro l'eroico mattatore salverà più volte prima Graziella e poi il suo bambino dagli intrighi infernali, fino al giorno in cui un tranello di Barbariccia farà finire Maciste nell'Ade. Da quel momento l'uomo cercherà con ogni costo di tornare nel mondo dei vivi, ma contem

poraneamente dovrà guardarsi sia dagli intrighi di Barbariccia sia dalle attenzioni indesiderate di Proserpina e di sua figlia Luciferina.

Visto con gli occhi di uno spettatore moderno, a livello puramente narrativo Maciste all'Inferno presenta numerose ingenuità e tante soluzioni che oggi apparirebbero risibili.Inoltre il richiamo continuo all'effeto salvifico della religiosità cristiana potrebbe ottenere un effetto repulsivo in parecchi tra noi. Tuttavia non solo è un rappresentativo prodotto dei suoi tempi ma dal punto di vista visuale ancora oggi risulta affascinante, specie nelle scene corali.

Bisogna anche aggiungere che la produzione riscontrò diversi problemi con la censura. Molte nudità femminili si rivelarono fin troppo conturbanti per la pudica mentalità degli anni '20 s del secolo scorso. Di conseguenza pur essendo pronto già nel 1925 per essere proiettato al grande pubblico in maniera continuativa solo a partire dall'anno successivo e solo dopo molti tagli.

Superati tutti questi scogli tuttavia Maciste all'Inferno si dimostrò un grande successo ed ottenne anche molte recensioni più che positive.  A partecipare alla buona riuscita dell'operazione contribuirono anche gli attori coinvolti. Ora, naturalmente si tratta- ancora una volta- di nomi completamente caduti nel dimenticatoio ma che erano di primo piano ai tempi della lavorazione del film. Di uno di loro però, di Umberto Guarracino,  uno dei primi grandi cattivi del nostro cinema, che in quest'occasione veste i panni di Pluto \ Plutone il Re dell'Inferno ho già parlato QUI

L'angelicata Graziella è invece la francese Pauline Polaire, un'attrice d'oltralpe molto attiva anche nella nascente industria cinematografica italiana, mentre Proserpina è interpretata da una delle tante ex fiamme di D'Annunzio, la divetta di origine abruzzese Elena Sangro responsabile di buona parte delle scene più attaccate dai benpensanti dell'epoca.

Maciste all'Inferno fu uno degli ultimi grandi exploit per Bartolomeo Pagano, conclusa la serie di Maciste dopo un altro paio di pellicole, continuò a recitare fino al 1929, poi però andò incontro ad un ben triste destino.

 Quello che era stato considerato come uno degli attori più pagati del suo decennio nonché uno degli uomini più forti della sua generazione cominciò a soffrire di gravi problemi fisici, l'artite e i forti reumatismi causati dalla sua precedente attività lavorativa, costrinserò l'ex divo a ricorrere sempre più spesso alla sedia a rotelle. Morì completamente immobilizzato e semi dimenticato nel 1947.

Aveva vinto le sue battaglie, ma era rimasto forse fin troppo prigioniero del personaggio che altri avevano creato attorno a lui. 

Un destino fin troppo comune per molti, anzi troppi artisti.

NOTE:

(1) Camallo: così a Genova vengono chiamati i facchini e gli scaricatori di porto. Il termine forse ha origini arabe. 

(2) Di "Maciste Alpino" fino a poco tempo fa sopravvivevano solo due copie originali più qualche riproduzione, nel 2014 il film è stato restaurato grazie alla collaborazione tra la Cineteca Nazionale di Torino e la Biennale di Venezia.

22 commenti:

Luz ha detto...

Ma sai che mi ricordo di Bartolomeo Pagano? Non poteva che essere lui. Sono nata nel '71 e fino alla fine degli anni Settanta qualcuno dei film di Maciste veniva ancora trasmesso. Ricordo perfino un compagno di scuola delle elementari che minacciava tutti facendosi chiamare Maciste. Quanto a Cabiria, conoscevo solo Le notti di Cabiria di Fellini, per altro film celebratissimo nel museo del cinema di Torino.

Riky Giannini ha detto...

Visto oggi a me sembra veramente un film geniale per i suoi tempi! Cioé parliamo del 1926! Ho visto e letto opere moderne molto più deboli dal punto di vista narrativo, se facciamo una contestualizzazione.
Certo Maciste si salva con la sua forza, ma soprattutto con la preghiera del bambino, ma è normale, siamo nel 1926! La religione era ancora al centro della vita dell'italiano. A me piace questo spunto finale, ci sta eccome.

Ariano Geta ha detto...

Indubbiamente credo che la diversa sensibilità artistica e l'anacronistico stile espressivo siano un ostacolo pressoché insormontabile per lo spettatore italiano odierno. D'altronde, questa diversità riguarda anche cinematografie distanti da noi a livello solo geografico (per dire: tanti dei film contemporanei prodotti a Bollywood sarebbero dei flop in Italia, ma sono perfettamente realizzati per il gusto dello spettatore medio indiano). E d'altro canto, parecchie presunte "commedie" del nostro cinema cinepanettoniano all'estero sarebbero percepite con molta sorpresa, mi immagino appunto un indiano che guarda Boldi e De Sica e pensa: "Ma davvero gli italiani si divertono guardando questa roba qui?".
Forse questi film del passato dovrebbero essere valorizzati almeno come fotografia, come montaggio. Magari tentare qualcosa di simile a quello che fecero qualche decennio fa mettendo insieme i frammenti sopravvissuti di "Metropolis" e le musiche di Giorgio Moroder. Ma anche in questo caso, in effetti, sarebbe roba per pochi spettatori da cinema d'essai. Però potrebbe contribuire al restauro e al "salvataggio" di queste pellicole che rischiano di scomparire anche fisicamente.

Nick Parisi. ha detto...

@ Luz
Io sono del 1969, quindi più o meno siamo cresciuti nello stesso periodo, hai ragione, fino alla fine degli anni '70s l'emittente di Stato (io per scherzare dico "quando la Rai era ancora la Rai") trasemtteva ancora molti di questi film, addirittura io ricordo di averne visti parecchi durante le trasmissioni pomeridiane della "Tv dei Ragazzi", altri tempi davvero! :)
"Maciste all'Inferno" invece ricordo di averlo visto una domenica mattina su Rai3 sempre verso la fine degli anni '70s, non credo che adesso nessuna emittente italiana, nemmeno quel "Cine34" che sostiene di sostenere il cinema italiano ma che di fatto presenta solo commedie (e quasi esclusivamente commedie realizzate dalla berlusconiana "Medusa" ) lo farebbe.

Nick Parisi. ha detto...

@ Riky
Il tuo è uno spunto interessante, io spesso finisco per passare come un nostalgico, eppure penso che ci fosse più voglia di rischiare in passato rispetto adesso che sembra fatto tutto col bilancino. Sicuramente quelli erano i primi anni del Cinema e tante regole che adesso sembrano codificate allora non c'erano, era tutto un mondo ancora pioneristico. Certo i gusti saranno cambiati, però mi sembra che fossero più rappresentativi dell'Italia di quel periodo i film come "Maciste all'Infeno" di quanto possano essere rappresentative dell'Italia di oggi tante produzioni televisive come quelle di Rai o Mediaset che giocano solo su stereotipi ormai superati.

Nick Parisi. ha detto...

@ Ariano Geta
Per fortuna esistono istituzioni ed enti come la Cineteca di Bologna o il Museo del Cinema di Torino che restaurano e salvano molti film che altrimenti andrebbero perduti, però è vero: i gusti sono cambiati e molte cose che un tempo venivano considerate eccelse oggi farebbero ridere o peggio annoierebbero. Il valore della memoria però è indubbio e bisogna sempre cercare di salvaguardare tutte le testimonianze del passato, film compresi.

Mariella ha detto...

È stato un gran piacere leggere il tuo post. E te lo dico da perfetta ignorante in materia. Mi ricordo che da bambina/ragazzina alla tele davano diversi film dedicati a Maciste ma erano a colori e tipici degli anni '60. Mi era del tutto sconosciuta l'intera filmografia italiana a cui ci riconduci oggi. Ho sempre apprezzato la "lentezza" di quel cinema e l'estrema espressività degli attori. Ed è un peccato che non ce ne sia traccia sui palinsesti televisivi attuali. Sono scomparsi, come le comiche di Stanlio e Olio (mi piace chiamarli così in italiano) e i film di Charlie Chaplin. Riflettendoci tutto quel cinema di cui abbiamo goduto da ragazzi e che ora è scomparso. Fagocitato dalla estrema velocità di fruizione a cui ci ha costretti quest'epoca ingorda e mutevole.
Scusa la divagazione.

Obsidian M ha detto...

Nono sono mai andato patto per il genere peplum ma, d'altra parte, qualsiasi film moderno dove c'è gente che si mena mi annoia a morte. Questi vecchi film invece mi piacerebbe recuperarli. In parte per quell'intrigante particolare metacinematografico che citi, ma anche perché ho una particolare curiosità per l'epoca del muto, che trovo sempre affascinante. L'unico problema nel guardare un film di quell'epoca è che non riesco a fare a meno di pensare che gli attori che vedo sullo schermo sono tutti morti da tempo... e mi sale una tristezza infinita.

Pirkaf ha detto...

Da bambino quando andavo nel paesino dai miei zii e cugini e mi ospitavano per l'estate ricordo intere maratone pomeridiane con i film di Maciste solo che io mi pare di ricordarne alcuni a colori.

Nick Parisi. ha detto...

@ Pirkaf
Probabilmente quelli che avrai visto sono i Maciste mitologici, quelli che in gergo vengono definiti peplum. Ma non c'entrano niente col Maciste degli anni 20, Bartolomeo Pagano veniva chiamato così perché quello era il soprannome che gli era stato dato, ma a parte "Cabiria" i film che ha fatto non c'entravano nulla con le avventure finto-romane. Certo i film di Pagano nel corso degli anni vennero tagliati\ doppiati e a volte anche colorati con le tecniche a mano, però non ti so dire se poi vennero trasmesse in questa veste.

Nick Parisi. ha detto...

@ Mariella
Di quel tipo di film di quell'epoca, gli unici che di tanto in tanto vengono trasmessi solo qualche Stanlio & Ollio, tutto il resto pare scomparso. Bisogna dire che oggi come oggi in parecchi purtroppo non li apprezzerebbero, però - ti confesso- non mi dispiacerebbe vedere uno spazio anche limitato con questivecchi film, magari cominciando proprio con qualcuno dei Maciste.

Nick Parisi. ha detto...

@ Obsidian M
Fammi capire, quindi non ti piacciono nemmeno i film con la coppia Bud Spencer & Terence Hill?
Detto tra noi a me questi film muti mi affascinano molto, quando posso cerco di recuperarli in dvd. Certo purtroppo gli attori di questi film sono tutti morti e la cosa intristisce molto anche me, però la cosa ormai disgraziatamente si può dire anche della maggior parte degli attori che comparivano nei film di Totò degli anni 50\60.

MAX ha detto...

Io te li segnalo poi spero tu non ti offenda ...però il vantaggio è che hai la prova che ho letto tutto l’articolo.
1) Kult perché usi il sostantivo tedesco?
2) pianete -miglior operatore delle pinete ..ma penso volessi dire pianeta.
3)fortuto character
4) si poteva dire(?) che ..manca il tranne
5)comunquesi tratto’
6)esperissimo
Qui ho il dubbio : discesa in un infero o volevi scrivere inferno fantasy
Pure qui: creature oscure e tanto tanto ( due volte?) sadiche
Contem Poraneamente ..non so se va bene andare a capo senza il trattino ( non è proprio bellissimo da vedere)
7)Effeto salvifico ( son io il Veneto che con le doppie ahahaha!!)
8)artite mah? Forse è meglio artrite.

Comunque di Maciste all’inferno conosco solo il film di Riccardo Freda del 1962.
Visto da ragazzino di cui conservo un ricordo positivo ma che purtroppo non più rivisto nel corso degli anni.
Infatti non sapevo niente del “tuo” Maciste ma avevo sentito parlare di Cabiria invece.
Post molto interessante ...di sicuro come tanti altri film muti ne avrò visto qualche scena nei montaggi di Blob su Rai tre .
Ciao Nick

Nick Parisi. ha detto...

@ MAX
Tranquillo non mi offendo, non ti preoccupare, anzi hai fatto bene.... in questi ultimi giorni sto diventando ancora più distratto e rincoglionito del solito... :P
Veniamo ora alle tue risposte:
1) Kult, uso apposta questo termine non è un errore, non sono solo io ad utilizzarlo in Italia in questo modo, c'è stato poi un periodo in cui mi seguivano molti lettori tedeschi, specie quando parlavo della loro fantascienza oppure intervenivo su film horroro ed è stato un modo di strizzargli l'occhiolino per farli sentire a casa. ;)
2) Infero l'ho usato come sinonimo per non stare a scrivere sempre inferno, se tu ci fai caso nel post ho anche scritto Ade qualche volta. Magari per evitare fraintendimenti scriverò il più conosciuto Inferi.
3) Tanto tanto l'ho utilizzato come rafforzativo. ;)
Tutti gli altri saranno errori miei (come ti dicevo mi sto rincoglionendo con l'età, ma tanto non sono mai stato troppo sveglio -o svegio, così usiamo un termine veneto- nemmeno da giovane. LOL) e nel pomeriggio controllo e verifico.

Il capolavoro di Freda lo conosco e lo apprezzo molto, ovviamente non c'entra nulla coi Maciste. Molto probabilmente avrei davvero visto qualche scena dei Macisti di Pagano su Rai3, mi ricordo che un tempo molto lontano, Rai3 trasmise anche integralmente il "Maciste all'Inferno" del 1926.
Ciao vecio.

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Leggere i tuoi post e respirare cultura, nel senso di fruire di arte e vita imparando dal passato per vedere poi tutti quegli anelli che si uniscono l'uno con l'altro per poi arrivare ad una sorta di genoma artistico che collega generi, momenti storici e sociali formando la storia, del cinema, ma anche della vita. Conoscevo il mito di Maciste e sapevo di alcuni film al riguardo ma tu hai saputo farci immergere in quel periodo e farci vivere quella realtà, e quei film.

Obsidian M ha detto...

Ahahah! No, ovviamente Bud Spencer e Terence Hill non rientrano nella categoria di film che guardo malvolentieri!
Sulla questione del "tutti morti", gli attori dei film anni Sessanta mi fanno un diverso effetto. Sarà forse perché li sento parlare o perché esistono documenti filmati della loro vita fuori da quella cinematografica. Gente come Totò, Fabrizi o i De Filippo sono stati ospiti in trasmissioni televisive e si aveva in quel modo l'opportunità di vederli nel loro "aspetto normale"...

Nick Parisi. ha detto...

@ Daniele Verzetti il Rockpoeta®
Ti ringrazio per i complimenti, come avrai capito tutto nasce dalla mia curiosità. Ci sono periodi storici che mi affascinano parecchio, tanto per dirne una darei non so cosa per poter vedere com'era davvero la Parigi dell'era della Belle Epoque o la stessa Italia nel periodo a cavallo tra la arande Guerra e l'inizio degli anni 30's, o com'era la Roma degli anni '60s. il Cinema poi rappresenta una testimonianza incredibile di come fossero tante cose, crdenze, mode, idiosincrasie e persone di quei periodi. Il Cinema muto con le prime dive e divi della storia di quest'arte,volti e nomi completamente dimenticati oggi ma che all'epoca godevano di grandissima fama per questo ogni tanto, quando vedo che le cose si combinano bene con gli argomenti nocturniani il post in merito cerco di inserirlo nella programmazione.

Nick Parisi. ha detto...

@ Obsidian M
Questo è vero, sono tempi più vicini a noi ed è più facile trovare testimonianze sulla "vita normale" degli attori degli anni cinquanta e sessanta, per esempio ogni tanto su Rai Storia replicano un programma sulla fine dell'anno 1957 con collegamenti dalle varie città, nel collegamento romano si vede un borghesissimo Aldo Fabrizi che giunge con i suoi amici a Fontana di Trevi come un cittadino qualsiasi.
Impagabile.

Long John Silver ha detto...

Bellissimo post, mi hai "diabolicamente" inchiodato sulla sedia fino alla fine :P

Comunque hai ragione sono film che andrebbero rivalutati, magari in sezione apposita di Rai Play o di un canale che preservi e aiuti la fruizione agli interessati. Comunque ho visto che si trova abbastanza facilmente, magari in un futuro prossimo gli darò un'occhiata.

Comunque è veramente amaro il destino dell'attore che impersonò Maciste, sembra quasi la trama di una qualche vecchia leggenda greca con un dio ostile (o una musa troppo invidiosa).

Nick Parisi. ha detto...

@ Long John Silver
Un destino amaro quello di Bartolomeo Pagano, ma purtroppo condiviso anche da quello che fu il suo maggior rivale di quei tempi, cioè quel Luciano Albertini che in tempi coevi interpretò una serie simile ma dedicata al personaggio di Sansone, di Albertini ne avevo parlato a suo tempo nel post sul film scomparso de Il Mostro di Frankenstein che ho citato anche nel presente articolo.
A quanto pare gli attori del cinema muto non ebbero un bel destino....

Cristina M. Cavaliere ha detto...

Mio papà era un ragazzo all'epoca dell'uscita di questi film con Maciste e me li ha nominati lui per primo con affetto.
Non ho visto Cabiria o i film su Maciste, ma sono sempre rimasta affascinata, e nello stesso tempo sgomenta, dal dio Moloch, e hai ragione: la scena dove i bambini vengono bruciati vivi è spaventosa ancora oggi! La locandina è un'opera d'arte.

Nick Parisi. ha detto...

@ Cristina M. Cavaliere
Per quanto riguarda le locandine amo molto queste cose, un tempo veramente non badavano a niente pur di realizzare opere meravigliose, specialmente durante i primi anni del XX° secolo.
In quanto alla scena "incriminata", ho spesso ripetuto di quanto detesti la violenza sui bambini anche quando si tratta di scene di finzione e quella scena in particolare è inquietante anche perché il regista Pastrone insiste molto sulla fase del sacrificio umano, oggi come oggi se rigirassero il film per quella scena si beccherebbero una bella denuncia al Moige.

Ricordando il passato

Ricordando il passato
 
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